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Replay: Il Graphic Novel Intimo di Jordan Mechner che Racconta la Storia della Sua Famiglia

Jordan Mechner, noto per essere il genio creativo dietro il leggendario videogioco “Prince of Persia”, ci regala con il graphic novel Replay un’opera che si discosta dal mondo dei videogiochi e si immerge in una riflessione profonda sulla sua identità e sulla storia della sua famiglia. Questo libro, ancora inedito in Italia, è un’avvincente esplorazione delle radici familiari di Mechner, che racconta le vicende di tre generazioni attraverso il prisma di una memoria che si intreccia con eventi storici devastanti e significativi. Replay non è solo una biografia, ma un viaggio emozionante e visivamente coinvolgente che offre uno spunto di riflessione sulle sfide dell’identità in un mondo che cambia continuamente.

Un’eredità tramandata: Le radici di Mechner

Nato nel 1964, Jordan Mechner ci accompagna attraverso una storia familiare che affonda le sue radici in eventi cruciali del XX secolo. La sua famiglia, di origine ebraica, ha vissuto in prima persona le atrocità della persecuzione, affrontando la fuga dalle terre dell’Impero Austro-Ungarico e sopravvivendo agli orrori della Shoah. Il graphic novel si apre con il racconto di come questa famiglia, segnata da traumi e disperazione, abbia avuto il coraggio di ricostruirsi negli Stati Uniti, in un contesto che cambiava rapidamente. In un intreccio che mescola la vita di Mechner con quella dei suoi antenati, Replay diventa il racconto di una memoria che non si dimentica, una storia che attraversa continenti e generazioni, mantenendo viva la speranza nonostante le difficoltà.

La forza di Replay sta proprio nella capacità di mescolare la narrazione personale con il contesto storico. La Shoah, la fuga dall’Europa e la ricerca di una nuova vita in America non sono semplicemente sfondi, ma diventano parte integrante della narrazione, influenzando in modo profondo le scelte e le esperienze della famiglia di Mechner. La figura del padre, per esempio, emerge come un simbolo di resilienza, ma anche di lotte interiori che si riflettono nella vita quotidiana della famiglia.

Un graphic novel che va oltre la biografia

Replay è molto di più di una semplice cronaca di eventi storici. È un’opera che esplora tematiche universali, come l’identità, la memoria, la perdita e la continuità del legame familiare. Ogni pagina del libro è una riflessione sul significato di essere se stessi in un mondo che non smette mai di evolversi. Mechner, attraverso il suo tratto grafico preciso e la cura nell’impaginazione, crea un’atmosfera intima, fatta di immagini che raccontano quanto le esperienze del passato possano influenzare il nostro presente.

Un aspetto straordinario di Replay è l’intensità emotiva che riesce a trasmettere. Mentre alcune pagine si concentrano sulla bellezza dei ricordi, altre ci spingono a confrontarci con il dolore della perdita, rendendo il lettore partecipe di un viaggio che tocca le corde più intime della sua umanità. Ogni tavola è un’opera d’arte in sé, con un uso sapiente del colore e dei dettagli che arricchiscono la narrazione, immergendo il lettore non solo in una storia, ma in un’esperienza sensoriale che diventa difficile dimenticare.

Perché leggere Replay?

La risposta è semplice: perché Replay è una storia che conquista, che non solo emoziona, ma che ci invita anche a riflettere sul nostro passato, sulle origini da cui proviamo e sul significato profondo della famiglia. La narrazione di Mechner è fluida, coinvolgente e sempre appassionante, capace di tenere il lettore incollato alle pagine dalla prima all’ultima. Ogni capitolo è un passo in più verso una comprensione più profonda di sé e del mondo che ci circonda.

Inoltre, il graphic novel è una vera e propria opera d’arte. Le tavole di Replay sono eleganti e curate nei minimi dettagli, con una palette cromatica che sottolinea le emozioni che emergono dalla storia, creando un equilibrio perfetto tra narrazione visiva e scritta. Non è solo una lettura; è un’esperienza che risveglia sensazioni, ricordi e riflessioni. Un libro che, seppur raccontando la storia di una singola famiglia, diventa un simbolo di resistenza, di lotta per la propria identità e per il proprio posto nel mondo.

Replay non è solo il racconto di Jordan Mechner, ma una testimonianza universale di tutte le famiglie che hanno vissuto momenti di sofferenza, di cambiamento e di riscatto. È un libro che merita di essere letto, non solo per la sua bellezza visiva, ma per la sua profondità emotiva e storica. È una riflessione sul nostro passato e su come esso continui a vivere in noi, nelle nostre azioni, nei nostri sogni e, soprattutto, nelle nostre radici. Speriamo che presto un editore italiano decida di tradurlo, per permettere anche ai lettori italiani di scoprire questa gemma che ha il potenziale di lasciare un segno indelebile nel cuore di chi lo leggerà.

Le Pietre d’inciampo: la strada della memoria

Le Pietre d’inciampo (ted. Stolpersteine) sono una iniziativa dell’artista tedesco Gunter Demnig per depositare, nel tessuto urbanistico e sociale delle città europee una memoria diffusa dei cittadini deportati nei campi di sterminio nazisti. L’iniziativa, attuata in diversi paesi europei, consiste nell’incorporare, nel selciato stradale delle città, davanti alle ultime abitazioni delle vittime di deportazioni, dei blocchi in pietra ricoperti al di sopra con una piastra di ottone.

L’iniziativa è partita a Colonia nel 1995 e ha portato, a inizio 2016, all’installazione di oltre 56.000 “pietre” (la cinquantamillesima pietra è stata posata a Torino) in vari paesi europei: Germania, Austria, Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia, Polonia, Paesi Bassi, Belgio, Lussemburgo, Norvegia, Italia, Francia, Spagna, Svizzera, Grecia, Ucraina, Slovenia, Croazia, Romania ed Russia.

La memoria consiste in una piccola targa d’ottone della dimensione di un sampietrino (10 x 10 cm.), posta davanti alla porta della casa in cui abitò la vittima del nazismo o nel luogo in cui fu fatta prigioniera, sulla quale sono incisi il nome della persona, l’anno di nascita, la data, l’eventuale luogo di deportazione e la data di morte, se conosciuta. Questo tipo di informazioni intendono ridare individualità a chi si voleva ridurre soltanto a numero. L’espressione “inciampo” deve dunque intendersi non in senso fisico, ma visivo e mentale, per far fermare a riflettere chi vi passa vicino e si imbatte, anche casualmente, nell’opera.

Le pietre d’inciampo vengono posate in memoria delle vittime del nazismo, indipendentemente da etnia e religione.

Il ragazzo che liberò Auschwitz di Roberto Genovesi

In occasione del Giorno della Memoria, al Museo Maxxi di Roma si svolgerà, il prossimo 23 gennaio 2023 alle ore 18.00, un appuntamento dedicato al nuovo romanzo del giornalista, scrittore, sceneggiatore e autore televisivo Roberto Genovesi, in cui è la fotografia a raccontare la crudeltà dei campi di sterminio e l’orrore del nazismo. L’evento è in collaborazione con Fondazione Museo della Shoah e Newton Compton Editori. Introduce Gennaro Sangiuliano, Ministro della Cultura e Alessandro Giuli, Presidente Fondazione MAXXI; intervengono Ruth Dureghello Presidente Comunità Ebraica di Roma, Roberto Genovesi autore del libro, Giampaolo Rossi esperto di comunicazione e nuovi media e Mario Venezia Presidente Fondazione Museo della Shoah – Roma.

Il 27 gennaio 1945 le truppe dell’Armata Rossa entrano nel campo di concentramento di Auschwitz, trovandosi di fronte alle prove di uno dei crimini di guerra più mostruosi della storia moderna. Insieme ai soldati russi, varca il cancello anche un manipolo di fotografi e reporter. Tra loro c’è Vady, un ragazzo ucraino poco più che adolescente che, dopo aver visto i genitori morire per mano dei tedeschi, si è offerto volontario per garantire al fratellino la prote­zione della Croce Rossa sovietica.

In veste di assistente di due fotografi di guerra, con cui stringerà un profondissimo rapporto di amicizia, Vady scopre dunque gli orrori nascosti nelle viscere di Auschwitz e poi del vicino Birkenau, documentandoli con una vecchia Leika.

In quegli scatti non compaiono solo morte e sfacelo: appare anche una ragazzina, che sembra esistere però soltanto all’interno delle foto di Vady. Il desiderio di trovarla lo spingerà ad addentrarsi in quel che resta dei campi di sterminio, mettendolo di fronte a nefandezze inenarrabili, ma consentendogli, con la sua inseparabile macchina fotografica al collo, di regalare al mondo alcune delle foto più importanti della seconda guerra mondiale.

Roberto Genovesi è giornalista professionista, scrittore, sceneggiatore e autore televisivo. Direttore artistico di Cartoons on the bay, il festival dell’animazione televisiva e cross-mediale della Rai dopo essere stato vice responsabile dei canali RaiSat Ragazzi, Rai Yoyo, Rai Gulp, ha collaborato ai più importanti periodici e quotidiani italiani tra cui «L’Espresso», «Panorama», «TV Sorrisi e Canzoni», «la Repubblica». Considerato tra i maggiori esperti italiani di videogiochi, insegna Teoria e Tecnica dei linguaggi interattivi e cross-mediali in più università. Con Sergio Toppi ha realizzato le biografie a fumetti di Federico di Svevia, Carlo Magno, Archimede di Siracusa e Gengis Khan. Nella collana Urania di Mondadori ha pubblicato il romanzo Inferi On Net. Con la Newton Compton ha pubblicato La legione occulta dell’Impero Romano, Il Comandante della Legione Occulta, La mano sinistra di Satana (acquistato in Spagna da Algaida Editorial) e Il Templare Nero.

 

Un cielo stellato sopra il ghetto di Roma

Segreti, un  passato nascosto e una misteriosa lettera. Un cielo stellato sopra il ghetto di Roma di Giulio Base racconta la storia della Shoah attraverso  la ricerca della verità da parte di un gruppo di ragazzi. Una strada innovativa di racconto che vuole coinvolgere proprio le nuove generazioni, trasferendo alle loro coscienze e riflessioni la più tragica lezione della storia dell’umanità. Un progetto che ha ricevuto il patrocinio della Comunità Ebraica di Roma. 

Giulio Base sottolinea:

Della Shoah non si parlerà mai abbastanzaQuando poi lo si fa rivolgendosi ai più giovani, coltivando la memoria come fosse un giardino da non lasciare mai privo di cure, ciò vale ancor più. In questa storia vive non solo un teen drama, non solo un intreccio adolescenziale, non è la pietà per le vittime dello sterminio, che pure è presente, ad animare il plot, ma la ricerca di quel che accadde, la voglia di sapere, di scoprire, di divulgare acciocché quell’orrore non debba mai più ripetersi”.

Girato lo scorso dicembre  a Roma, proprio nella splendida cornice del quartiere ebraico, del Lungotevere e dell’Isola Tiberina. In Un cielo stellato sopra il ghetto di Roma’ di Giulio Baseuna produzione Altre Storie e Clipper Media con Rai Cinema,  il passato si intreccia col presente: il ritrovamento di una lettera contenente una misteriosa fotografia ingiallita che ritrae una bambina porterà un gruppo di giovani studenti alla ricerca della verità. Cercando di svelare il mistero che si cela dietro la foto, i ragazzi affrontano un viaggio attraverso la memoria di un passato doloroso e difficile da dimenticare come quello del rastrellamento del quartiere ebraico di Roma. E pur appartenendo a confessioni religiose diverse, provano a trasformarlo nell’occasione per una riflessione collettiva camminando insieme nel loro primo impegno esistenziale, personale, culturale. 

 

Nel cast troviamo Bianca Panconi, Emma Matilda Lió, Daniele Rampello, Irene Vetere, Francesco Rodrigo, Marco Todisco, Aurora Cancian,  Alessandra Celi, con la partecipazione di Lucia Zotti, l’amichevole partecipazione di Domenico Fortunato  e un cameo di  Giulio Base. 

Il film, scritto da Giulio Base insieme a Israel Cesare Moscati, regista e sceneggiatore recentemente scomparso e da Marco Berettasi avvale della fotografia di Giuseppe Riccobene, delle scenografie di Walter Caprara e dei costumi di Magda Accolti Gil. il montaggio del film è stato affidato a Mauro Ruvolo, il suono è a cura di Piero Parisi e le musiche originali di Pietro Freddi, a cui si aggiunge la canzone  ‘Tutto quello che un uomo’  di Sergio Cammariere. Il film è stato prodotto da Cesare Fragnelli e Sandro Bartolozzi. 

 

La Shoah spiegata ai bambini

La Shoah spiegata ai bambini Paolo Valentini, Chiara Abastanotti Uno strumento per cominciare a parlare della Shoah con i più piccoli.

Nella bottega di una sarta chiamata Nuvoletta Gentile, Bottoni, Fili di Seta, Aghi, Ditali, Spille e Tessuti lavorano in armonia per realizzare splendidi abiti da sposa. Fino all’arrivo del nuovo sindaco, il Generale coi Baffi, che impone le sue leggi crudeli a tutti gli abitanti del Piccolo Villaggio. Questo libro è uno strumento per cominciare a parlare della Shoah con i più piccoli. Età di lettura: da 6 anni.