Batman a Milano: ironia sui social per affrontare la sicurezza

Milano, come Gotham City? Forse no, ma da qualche settimana un Batman dei social network sta facendo parlare di sé. Con ironia e leggerezza, questo vigilante mascherato pattuglia la città, prendendo la metro, facendo selfie con i passanti e invitando a non gettare cartacce a terra.

Un fenomeno virale su TikTok: il profilo di “Sono Batman” ha già raccolto oltre 2,5 milioni di visualizzazioni e mezzo milione di like. La sua identità rimane un mistero, ma la sua presenza ha acceso un dibattito sulla sicurezza a Milano, tema molto sentito, soprattutto dalle donne.

Dall’ironia di Grissinbon al Protettore di Gotham: in un contesto di crescente insicurezza, la figura di Batman diventa un modo per affrontare la situazione con leggerezza, pur non sottovalutando la gravità del problema. Un esempio di come l’ironia possa essere uno strumento efficace per sensibilizzare su questioni importanti.

Le donne dell’intelligenza artificiale in Italia

Introduzione:

L’intelligenza artificiale (IA) è un campo in rapida crescita che sta rivoluzionando molti settori, e l’Italia non è da meno. In questo articolo, daremo uno sguardo alle donne che stanno contribuendo a dare forma al futuro dell’IA nel nostro paese.

Università e centri di ricerca:

L’Italia vanta un’ampia gamma di donne talentuose che lavorano nel campo dell’IA in ambito universitario e di ricerca. Tra queste, citiamo:

  • Stefania Bandini: docente presso l’Università di Milano Bicocca, si occupa di intelligenza artificiale collettiva per la modellazione e la simulazione di sistemi complessi.
  • Annalisa Barla: docente di informatica presso l’Università di Genova, si concentra sull’applicazione dell’apprendimento automatico e dell’IA per la comprensione e la visualizzazione di dati complessi.
  • Sara Bernardini: docente presso l’Università La Sapienza di Roma e la Royal Holloway University of London, è responsabile della ricerca su IA e Data Science presso il National Oceanography Center di Southampton.
  • Monica Bianchini: docente presso l’Università di Siena, si occupa di machine/deep learning per dati strutturati, bioinformatica ed elaborazione di immagini.
  • Francesca Buffa: docente presso l’Università Bocconi, applica l’intelligenza artificiale alle scienze della vita, in particolare alla genomica e alla trascrittomica.

Politica e cultura:

Anche nel mondo della politica e della cultura, le donne stanno assumendo un ruolo di primo piano nel dibattito sull’IA. Tra le figure più note, troviamo:

  • Viviana Acquaviva: astrofisica, data scientist ed esperta di machine learning, è membro della Commissione per l’IA formata dal Governo.
  • Anna Ascani: Vicepresidente della Camera, è promotrice della “Legge sulla trasparenza dei contenuti generati dall’AI”.
  • Anna Maria Bernini: Ministro dell’Università e della Ricerca, sottolinea l’importanza di un’IA fondata sull’uomo e sulla persona.
  • Maria Chiara Carrozza: Presidente del CNR, esperta di bioingegneria e neurorobotica, è membro della Commissione per l’IA formata dal Governo.

Aziende:

Le donne ricoprono ruoli di leadership anche in diverse aziende italiane che operano nel campo dell’IA. Tra queste, citiamo:

  • Susana Rodriguez Escudero: Chief Digital & Marketing Officer in L’Oréal Italia.
  • Marina Geymonat: Director, Enterprise Data, AI & Analytics, Capgemini Invent Italy.
  • Carla Masperi: Chief Executive Officer di SAP Italia.
  • Nicoletta Mastropietro: Direttore di Innovation, Digital e R&D del Gruppo A2A.
  • Marzia Polito: Software engineer lead a Google, specializzata in geometria algebrica, computer vision e machine learning.

Startup:

L’Italia è un terreno fertile per le startup innovative, e molte di queste sono guidate da donne. Tra le startup più interessanti, troviamo:

  • U-Care: sviluppa dispositivi medici digitali basati su AI e analytics per la gestione dei pazienti in rianimazione.
  • Translated: offre traduzioni professionali create da esperti con il supporto della tecnologia e dell’intelligenza artificiale.
  • Brandplane: ha sviluppato un’applicazione in cloud per facilitare i contenuti di marketing aziendale.
  • Syndiag: crea strumenti di ginecologia digitale per supportare i medici nell’interpretazione oggettiva delle ecografie di controllo.
  • Plinio.Ai: propone un software per il controllo di gestione automatizzato.

Conclusione:

Le donne che abbiamo citato in questo articolo sono solo alcuni esempi delle tante che stanno contribuendo allo sviluppo dell’IA in Italia. Il loro lavoro è fondamentale per costruire un futuro in cui l’IA sia utilizzata in modo responsabile e inclusivo.

Pink*: giocare per abbattere il patriarcato!

In occasione della Festa della Donna, parliamo di Pink un gioco da tavolo femminista* che sta spopolando tra le attiviste e le giocatrici più progressiste.

Cos’è Pink?*

Creato da tre donne, Pink* è un gioco di ambientazione e critica sociale che affronta temi come la disparità di genere, le discriminazioni e il sessismo.

Come si gioca?

Da 2 a 6 giocatrici si muovono su tre plance componibili, raccogliendo risorse e affrontando le sfide del patriarcato. Il tutto con l’aiuto di carte “azione” che rappresentano gesti di autodeterminazione e buone pratiche per decostruire gli stereotipi di genere.

Perché giocare a Pink?*

Pink* non è solo un gioco divertente, ma un vero e proprio strumento di sensibilizzazione. Permette di:

  • Riflettere sulle discriminazioni di genere: il gioco mette in luce le barriere che le donne incontrano nella vita quotidiana, come il sessismo, il razzismo, l’abilismo e la transfobia.
  • Imparare a decostruire gli stereotipi: le carte “azione” propongono esempi concreti di come contrastare il patriarcato nella vita di tutti i giorni.
  • Condividere esperienze e creare una comunità: Pink* è un’occasione per confrontarsi con altre donne e attiviste, rafforzando la rete di supporto femminista.

Oltre il gioco:

Pink* è solo un tassello nella lotta per l’emancipazione femminile. La vera sfida è portare avanti questa battaglia nella vita di tutti i giorni, con azioni concrete e impegno costante.

In questa Festa della Donna, prendiamo spunto da Pink per riflettere sulle discriminazioni di genere e giocare insieme per un futuro più equo e inclusivo!*

Altri spunti di riflessione:

  • Quali sono le sfide che le donne affrontano nel tuo ambiente di lavoro o di studio?
  • Come puoi utilizzare la tua voce e il tuo potere per contrastare il patriarcato?
  • In che modo puoi supportare le altre donne nella lotta per l’uguaglianza?

Fatti sentire!

Condividi le tue esperienze e opinioni sui social media usando l’hashtag #PinkGiocoFemminista.

Insieme, possiamo cambiare le cose!

Wonder Women. Il fumetto è femmina

Wonder Women. Il fumetto è femmina: dall’8 marzo fino al 09 aprile 2024 sarà possibile visitare una mostra speciale nelle stazioni del Minimetrò di Perugia: un’iniziativa celebrativa dedicata alle grandi fumettiste della storia e ai personaggi femminili più iconici del fumetto. L’evento, organizzato da Minimetrò e Biblioteca delle Nuvole, si inserisce nel contesto della festa della donna.

Le opere selezionate dalla Biblioteca delle Nuvole saranno esposte presso le stazioni del Minimetrò per un mese, permettendo al pubblico di immergersi nel mondo dei fumetti creato da talentuose autrici. La mostra sarà inaugurata sabato 9 marzo alle ore 11 presso la Stazione Pincetto, con la presenza di 8 artiste di Becoming X – Art+Sound Collective e le loro opere.

Queste talentuose artiste indosseranno le magliette dell’Associazione Un’Idea per la Vita di Laura Cartocci per sensibilizzare sul tema della prevenzione. Un’occasione unica per scoprire e celebrare il contributo delle donne nel mondo del fumetto, rendendo omaggio alle figure femminili che hanno reso indimenticabili le storie raccontate attraverso le strisce disegnate.

Mansplaining: cos’è e come riconoscerlo

Ti è mai capitato di essere interrotta da un uomo che ti spiegava qualcosa che già sapevi benissimo? Se sì, hai probabilmente avuto a che fare con il mansplaining, un termine che descrive l’atteggiamento paternalistico e condiscendente con cui alcuni uomini assumono quando parlano con una donna, dando per scontato che lei non sappia nulla di un determinato argomento.

Etimologia e significato:

  • Il termine “mansplaining” è un neologismo nato dall’unione delle parole inglesi “man” (uomo) e “splaining” (da “explain”, spiegare).
  • Fu coniato nel 2008 dalla scrittrice Rebecca Solnit nel suo blog “Men Explain Things to Me”.

Caratteristiche principali:

  • Atteggiamento paternalistico: l’uomo assume il ruolo di “sapiente” che spiega alla donna qualcosa che lei, a suo avviso, non può capire da sola.
  • Condiscendenza: il tono di voce e il linguaggio del corpo dell’uomo possono essere condiscendenti e infantilizzanti.
  • Presunzione di superiorità: l’uomo presume di avere una conoscenza maggiore della donna sull’argomento in questione, anche se non è necessariamente vero.

Esempi di mansplaining:

  • Un uomo che spiega a una donna come funziona il suo lavoro, anche se lei ha più esperienza di lui in quel campo.
  • Un uomo che interrompe una donna che sta parlando per darle la sua “opinione” non richiesta.
  • Un uomo che spiega a una donna il significato di una parola che lei già conosce.

Come riconoscerlo:

  • Fai attenzione al tono di voce e al linguaggio del corpo dell’uomo.
  • Considera se l’uomo sta davvero dando un contributo utile o se sta solo cercando di mostrarsi superiore.
  • Se ti senti a disagio o infastidita dal comportamento dell’uomo, è probabile che si tratti di mansplaining.

Come reagire:

  • Puoi semplicemente ignorare l’uomo e continuare a parlare.
  • Puoi educatamente fargli notare che sta assumendo un atteggiamento paternalistico.
  • Puoi ironizzare sulla situazione e sdrammatizzare.

Perché è importante parlarne:

  • Il mansplaining è una forma di microaggressione che può contribuire a rafforzare gli stereotipi di genere.
  • Può far sentire le donne a disagio e insicure, limitando la loro partecipazione in diversi contesti.
  • È importante sensibilizzare su questo tema per promuovere una comunicazione più rispettosa e inclusiva.

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Perché Leonardo DiCaprio non esce con ragazze di più di 25 anni?

Leonardo DiCaprio è uno degli attori più famosi e di successo al mondo. È anche noto per la sua vita sentimentale, che ha sempre attirato l’attenzione dei media. In particolare, DiCaprio è stato spesso visto in compagnia di giovani donne, spesso di età inferiore ai 25 anni.

Questo ha portato a speculazioni sul motivo per cui l’attore non sembra uscire con donne più grandi. Alcune persone hanno suggerito che DiCaprio sia semplicemente attratto da donne più giovani, mentre altri hanno ipotizzato che l’attore abbia una sorta di “complesso di Peter Pan”.

In realtà, la verità è probabilmente più complessa di così. Ci sono probabilmente una serie di fattori che contribuiscono alla preferenza di DiCaprio per le donne più giovani.

Fattori psicologici

Uno dei fattori che potrebbe influire sulla preferenza di DiCaprio per le donne più giovani è la sua psicologia. Alcuni esperti hanno suggerito che l’attore possa essere alla ricerca di una donna che gli dia l’impressione di essere più giovane e più attraente.

In effetti, DiCaprio ha spesso parlato della sua paura di invecchiare. In un’intervista del 2013, ha detto: “La cosa che mi spaventa di più è invecchiare e perdere la mia attrattiva”.

Fattori sociali

Un altro fattore che potrebbe influire sulla preferenza di DiCaprio per le donne più giovani è la società in cui vive. La cultura occidentale tende a idealizzare la giovinezza e la bellezza. Questo potrebbe rendere le donne più giovani più attraenti per gli uomini, come DiCaprio, che sono alla ricerca di una partner che corrisponda agli standard di bellezza dominanti.

Fattori pratici

Infine, è anche possibile che la preferenza di DiCaprio per le donne più giovani sia semplicemente una questione pratica. Le donne più giovani sono spesso meno mature e meno esigenti rispetto alle donne più grandi. Questo potrebbe rendere le relazioni con le donne più giovani più facili e meno impegnative per DiCaprio.

Un suo amico stretto ha rivelato ad un giornale che quando le ragazze raggiungono i 25 anni, di solito cercano di più: vogliono sposarsi e mettere su famiglia. La vita sposata non è però nei piani di Leonardo Di Caprio. Non vuole una famiglia e non vuole avere a che fare con donne che potrebbero mettergli pressione in tal senso.

Conclusione

In definitiva, il motivo per cui Leonardo DiCaprio non esce con ragazze di più di 25 anni è un mistero. È probabile che siano coinvolti una serie di fattori, tra cui fattori psicologici, sociali e pratici.

Il nauseante egocentrismo social sulla morte di Giulia Tramontano

Come fosse la finale di Sanremo da commentare. Come quelli che pubblicano una scontata battuta sul tornare al lavoro di lunedì o sulla difficoltà di alzarsi con l’ora legale, nel tentativo di  raccogliere qualche like e sentirsi accettati dal mondo.

Come e oltre, insomma, ogni facile nannimorettismo in cui “mi si nota di più se ne parlo con una mia opinione, se ne riporto un’altra rimanendo defilato, oppure se non ne parlo proprio”. La tragedia di Giulia Tramontano, “il delitto di Senago”, si è trasformata in poche ore – e purtroppo continua ad esserlo da giorni – in un gigantesco specchio in cui finisce per riflettersi l’egocentrismo del “popolo dei social”. Tuffandocisi sopra come un cane affamato sull’osso da spolpare.

Se sulla gravità del gesto e sulla disumanità dell’uomo (?) Alessandro Impagnatiello l’intero universo è d’accordo, è vero anche che orde di mitomani hanno deciso di sfruttare l’occasione per parlare di sé, per postare una facile foto “acchiappa clic” su Instagram o per fare un video su tiktok.

Il nauseante egocentrismo social sulla morte di Giulia Tramontano
La tragedia della povera Giulia sfruttata da cinici egocentrici pur di avere qualche like sui social

Ci sono i vip che hanno pubblicato gli screenshot dei “like” che la povera Giulia gli metteva, pur di avere la scusa per parlarne e “fare hype”, gonfiare le visualizzazioni. Ci sono i wannabeinfluencer che hanno messo il loro faccione in primo piano per sparare frasi fatte, con musica strappalacrime, su quella ragazza che non conoscevano. E che magari mai avrebbe voluto finire protagonista di ogni bacheca di ogni singolo essere umano di questo Paese, con la propria intimità scandagliata non solo dai titolari dell’inchiesta (questo sì che è giusto e ha un senso), ma da ficcanaso che sono andati a studiare i suoi post, a leggere i suoi commenti, a vedere a chi “metteva un like”.

Viene in mente quella striscia di Zerocalcare, “Quando muore uno famoso”, in cui un qualsiasi cinico essere X, mentre sta a casa sua in pantofole, commenta con toni eccessivamente accalorati il passaggio a miglior vita di qualcuno di minimamente conosciuto (in quel caso il pupazzo Uan): non gliene importa nulla, è freddo e cinico. Ma sfrutta l’occasione per dire la sua. Per postare il suo ricordo speciale. Per parlare di un aneddoto. E così ogni volta, la tragedia finisce per essere messa in secondo piano per fare spazio all’Io.

Così è successo anche per Giulia. La cui vicenda ovviamente – è bene ribadirlo – colpisce l’anima, i pensieri, le riflessioni di ogni persona degna di questo nome. Ma che è stata trasformata per l’ennesima volta nell’argomento su cui tuffarsi, su cui far discutere ogni falso esperto che mai ha avuto la fortuna di conoscerla, ma ne parla come se fosse una sua amica.

Qualcuno, il cantante Pupo, ha pensato bene di scrivere una lettera aperta in cui ricorda che anche lui come Impagnatiello, ha da anni una relazione con due donne. Ma lui la sa gestire, “voglio tranquillizzare tutti e soprattutto le mie due donne, mia moglie Anna e la mia compagna Patricia, non ho intenzione di uccidere nessuno”. Sentivamo il bisogno di questa lettera? Di questa riflessione?

 

Quello che è accaduto a Giulia Tramontano è diventato anche l’ennesima occasione per i creatori seriali di hashtag. Il più famoso è #losapevamotutte e sta a significare che l’aberrante delitto di questa ragazza sembrava già scritto nel momento in cui si erano diffuse le prime notizie sulla sua scomparsa. Si può essere d’accordo (accettando poi una banalizzante e scontata tesi per cui quando scompare una ragazza, automaticamente l’uomo più vicino è colpevole), ma a cosa porta questo hashtag? Non è una campagna social di sensibilizzazione, non è un messaggio proattivo, non è un modo per lanciare l’allarme. È forse solo la scusa per poter fare un bel post sul proprio social?

Sarebbero altre, forse, le battaglie utili da fare via hashtag. La diffusione dei numeri dei centri antiviolenza ad esempio. O la richiesta di un potenziamento degli stessi o dei fondi a loro disposizione. Sarebbe utile una campagna in cui si spiega quali sono i segnali da fare alle forze dell’ordine quando si è in difficoltà. Oppure di come – semplicemente chiedendo una “mascherina 1522” in farmacia – si possa far partire un protocollo di protezione.

Questi sono gli hashtag che vogliamo. Che non hanno necessariamente bisogno del pancione in primo piano e del bel viso di lei. Un viso che purtroppo – proprio in virtù di quella bellezza – si è trasformato persino in “fotogallery” su tanti siti di pseudo informazione.

 

Intendiamoci: l’informazione, quella seria, quella “di settore”, ha tutto il diritto e anche il dovere di fare il suo. Ma parliamo di giornali o di trasmissioni tv che spesso parallelamente alla cronaca diffondono anche campagne di sensibilizzazione. Così non accade invece a chi – oramai soprattutto siti di seconda categoria ma pieni di visualizzazioni – pubblica notizie di gossip affiancate al viso di questa ragazza, con tanto di video, degli approfondimenti morbosi su “le reazioni dei social”.

Almeno questo, risparmiamolo alla povera Giulia. A cui risparmieremo, su questo nostro sito – ci scusiamo per i più morbosi – l’ennesima pubblicazione della sua foto con il pancione o del suo viso al tramonto.

Ci sono altri modi per aiutare le indagini e sensibilizzare sulla lotta alla violenza sulle donne.

I Migliori Personaggi Femminili Seducenti di One Piece

Molti manga giapponesi, soprattutto quelli per un pubblico di ragazzi, tendono a rappresentare i personaggi femminili in modo seducente per attirare lattenzione del pubblico maschile. Il desiderio di apparire attraente, sia per i lettori che vogliono sognare una relazione romantica con un personaggio, che per le ragazze che vogliono sembrare più attraenti, è un tema ricorrente in molti manga. Anche se alcuni manga hanno personaggi femminili che non sono così seducenti, è comune vedere personaggi femminili con curve voluttuose, occhi grandi e labbra rosa che vengono usati come veicolo per promuovere unimmagine di bellezza.

One Piece è uno dei più popolari anime della storia, con una trama ricca e un mondo vasto e interessante. Uno degli elementi che rendono One Piece così divertente è il suo cast di personaggi femminili seducenti. Dai pirati alla principessa, da donne del mare a streghe, ci sono personaggi femminili di tutti i tipi in One Piece. Alcuni di loro sono persino più memorabili dei personaggi principali.

Ecco alcune delle donne più seducenti di One Piece.

Nami è uno dei personaggi femminili più iconici di One Piece. È la navigatrice e contabile della ciurma di Cappello di Paglia, ed è anche una delle più abili strateghe. Ha una personalità carismatica e un aspetto incredibilmente attraente. Inoltre, la sua abilità nel combattimento è pari a quella dei suoi compagni maschi, il che la rende ancora più interessante.

Boa Hancock è la regina dellisola di Amazon Lily, nonché lunica donna dei Sette Ammiragli della Marina. È una bella donna dai capelli biondi, con due lunghi codini che le cadono sulle spalle. Indossa un abito da pirata stile cinese con una gonna corta e una giacca con il simbolo della pirateria. È una donna molto orgogliosa e testarda che non è facile da impressionare. È anche molto forte, in grado di sconfiggere gli avversari con facilità. 

Nefertari Vivi è unaltra donna seducente di One Piece. È la regina di Alabasta e una delle più abili strateghe del mondo di One Piece. È una donna forte, saggia e compassata, ma con un grande senso dellumorismo. Vivi è anche una grande sostenitrice della giustizia e della pace e ha una personalità che riempie il cuore di coloro che lascoltano.

Infine, cè Nico Robin. È una delle streghe più potenti di One Piece, ed è anche una delle più belle. È anche un grande sostenitore della libertà e delluguaglianza, e ha una personalità gentile e compassionevole. Robin è uno dei personaggi più amati di One Piece e una delle donne più seducenti della serie.

Donne, Dadi & Dati: “Gioco di Ruolo e Discriminazione”

Recentemente ci sono state numero novità in Dungeons & Dragons, in primis l’entrata in squadra della Wizard of the Coast della youtuber Kate Welch come game designer per D&D. Inoltre, l’espansione “Mordenkainen’s Tome of Foes” ha introdotto una caratteristica unica, permettendo a certi elfi benedetti dalla propria divinità di cambiare sesso una volta al giorno. Queste novità hanno scatenato discussioni intense e dibattiti vivaci all’interno della comunità online, compresi gruppi e pagine italiane. Il movimento nelle acque del panorama ludico ha portato alla luce alcuni tesori, come le prime ricerche accademiche su temi legati all’identità di genere e all’orientamento sessuale nel gioco di ruolo, raccolte nel volume “Role-Playing Game Studies” di Transmedia Foundations. Tuttavia, sono anche emerse alcune problematiche, facendo emergere il bisogno di una maggiore consapevolezza e riflessione su questi temi.

È in questo contesto che nasce il gruppo di ricerca “Donne, Dadi & Dati” (DD&D) nell’aprile 2018.

Il gruppo ha cercato di delineare una fotografia accurata della comunità italiana di giocatori e giocatrici di ruolo, creando una pagina Facebook intorno a cui si sono raccolte persone di diverse età, generi, origini e competenze. Il gruppo è composto da persone provenienti da vari background, tra cui attivisti per i diritti delle minoranze, studenti di materie umanistiche, divulgatori di gioco di ruolo e appassionati.

Il principale obiettivo di DD&D è stato quello di raccogliere dati reali e testimonianze per fornire una base concreta al dibattito sulla discriminazione delle minoranze, che è sempre più rilevante in questo periodo di cambiamenti sociali. L’indagine ha cercato di capire se esistono discriminazioni all’interno delle comunità di gioco di ruolo in Italia e di valutare la loro entità. Nel corso della ricerca, si è posta una particolare attenzione alle discriminazioni basate sul genere e sull’orientamento sessuale, denunciate ripetutamente sui social media e nei gruppi di gioco di ruolo.

È importante sottolineare che il gruppo di ricerca non ha iniziato con un presupposto specifico da dimostrare, ma piuttosto con l’intenzione di offrire una descrizione completa della situazione attuale. La base di dati raccolti verrà utilizzata per sviluppare ricerche e analisi più specifiche in futuro. Questa indagine non pretende di esaurire il tema, ma mira a fornire una prima panoramica della situazione per stimolare ulteriori studi sul gioco di ruolo nel contesto italiano.

Per condurre l’indagine, si sono utilizzati strumenti di ricerca statistica come sondaggi e questionari anonimi online, cercando di raggiungere un campione il più ampio e variegato possibile. I risultati principali dell’indagine sono presentati in questo documento, insieme a riflessioni critiche sui temi emersi dai dati raccolti.

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