L’Empire: la galassia lontana lontana di Bruno Dumont

Il film “L’Empire” di Bruno Dumont rappresenta un’opera cinematografica che si distingue per la sua profondità e originalità, offrendo agli spettatori uno sguardo coinvolgente su un universo fantastico e surreale. Girato in tutta Europa, tra regge sontuose e cattedrali suggestive, il film ha ricevuto grande successo al Festival Internazionale del Cinema di Berlino, dove ha ottenuto l’Orso d’Argento Premio della Giuria. Distribuito da Academy Two, il film uscirà al cinema il 6 giugno, regalando al pubblico un’esperienza cinematografica unica e indimenticabile.

'The Empire': first trailer for Bruno Dumont's sci-fi

La trama del film, che si presenta come una parodia della celebre saga di Star Wars, porta gli spettatori in un mondo epico dove si scontrano due potenze spaziali nella Côte d’Opale. Dietro la vita quotidiana di un villaggio di pescatori sulla Costa d’Opale si nasconde la lotta tra clan rivali per il controllo dell’epica vita parallela dei cavalieri dei regni interplanetari. Il nascere di Margat, il Principe risorto, la Bestia della Fine dei Tempi, scatena una feroce battaglia che riflette la realtà di un quartiere operaio.

Dumont mescola abilmente commedia e dramma, realtà e immaginario, creando un’atmosfera unica e coinvolgente. Le suggestive locations scelte per le riprese e le interpretazioni magistrali degli attori contribuiscono a rendere il film un’esperienza straordinaria per gli spettatori.

Il regista francese ha fatto della Côte d’Opale, con la sua umanità deforme e disagiata, un territorio che ospita il suo cinema di genere. Il conflitto apocalittico tra bene e male, espresso attraverso astronavi e battaglie extraterrestri, si svolge in uno scenario suggestivo che mescola storia e fantasia. “L’Empire” è un’opera che riflette il desiderio di Dumont di abbracciare sia il cinema industriale hollywoodiano che quello d’autore europeo, creando un film che promette di conquistare il pubblico con la sua trama avvincente e le sue atmosfere coinvolgenti. Distribuito da Academy Two, il film uscirà al cinema il 6 giugno, regalando agli spettatori un’esperienza cinematografica indimenticabile.

 

La seconda stagione di Invincible

Invincible, la serie animata tratta dal fumetto di successo di Robert Kirkman, ha ottenuto grandi risultati su Prime Video. La trama segue le vicende di Mark Grayson, un adolescente normale che scopre di possedere superpoteri dopo il suo diciassettesimo compleanno, grazie al padre Nolan, il supereroe più potente del mondo.

Invincible S2 - Trailer Ufficiale | Prime Video

La seconda stagione di Invincible riprende dai drammatici eventi della prima, con Mark/Invincible che deve affrontare le conseguenze della sua lotta con suo padre, Nolan/Omni-Man. Mark si trova ad affrontare nuove sfide, tra cui l’università, la sua relazione con Amber e nuove minacce oscure. Questa stagione conferma l’eccellenza della serie già mostrata nella prima. Il ritmo è più calcolato e ponderato, permettendo ai personaggi di svilupparsi in profondità e rendendo gli eventi ancora più avvincenti. La gestione delle storyline secondarie, precedentemente un punto debole, è ora migliorata e bilanciata nelle varie puntate.

Tuttavia, c’è un aspetto che delude: la gestione del villain di stagione, Angstrom, che non riesce a eguagliare il carisma e il pathos di Omni-Man. Questo rappresenta un punto negativo in una stagione altrimenti migliorata e coinvolgente.

Nonostante alcuni difetti, la seconda stagione di Invincible si distingue per la profondità dei personaggi, le storie emozionanti e la narrazione fluida. La serie merita sicuramente di essere vista per la sua qualità complessiva e il pubblico non vede l’ora di scoprire cosa riserverà il futuro per Mark e il suo mondo di supereroi.

L’anime di Capitan Harlock: 45 anni sbarcava in Italia

Quarantacinque anni fa, precisamente il 9 aprile 1979, un iconico pirata spaziale fece il suo sbarco in Italia. Si trattava di Capitan Harlock, il leggendario eroe degli irregolari. L’anime debuttò su Rai Due, e sebbene all’inizio non riscosse un grande successo, in poco tempo conquistò il cuore di tutti gli spettatori diventando un icona pop tra generazioni.

La Terra del 2977 è un luogo piuttosto tranquillo, addirittura noioso. Tuttavia, i terrestri, totalmente dipendenti dalle macchine, sono vittime di una totale indolenza e solo pochi spiriti liberi cercano di combattere questa inconsapevole e diffusa apatia. Tra loro ci sono il Capitano Harlock, un pirata dello spazio, e l’equipaggio della sua nave spaziale, l’Arcadia, armata con cannoni laser e un rostro a prua capace di squarciare le navi nemiche. Il potente Ministro Kirita, comandante militare terrestre, li dà la caccia. Ma lui non è l’unico nemico del nostro eroe. Harlock si accorge che i Mazons, un popolo di esseri vegetali guidato dalla Regina Raflesia, stanno per invadere la Terra indifesa. Anche dopo averli sconfitti, Harlock si sente rifiutato dal Ministro Kirita, il quale teme che la ventata di libertà che Harlock porta con sé possa contaminare la sua gente. Amareggiato, Harlock ritorna da solo sull’Arcadia a solcare la solitudine dello spazio, lasciando all’equipaggio il compito di creare un mondo migliore.

L’anime “Capitan Harlock” è stato prodotto dalla Toei Doga tra il 1978 e il 1979 ed è composto da 42 episodi. Purtroppo, devo ammettere che la prima serie dedicata al pirata spaziale non è tecnicamente eccellente. L’animazione è approssimativa e gli accostamenti di colori spesso improbabili. Anche se il mecha è innovativo, presenta alcune imperfezioni. Ad esempio, il movimento delle astronavi a volte non rispetta le leggi della fisica. Tuttavia, nonostante queste pecche, la qualità dell’animazione è comunque buona, considerando che il team tecnico era impegnato contemporaneamente in altre serie TV come “Galaxy 999” e “Starzinger”. Invece, il character design è splendido: i personaggi sono ben resi nella loro fisionomia e i loro movimenti sono realistici. La fotografia tiene molto in considerazione le inquadrature del manga, sfruttando le linee cinetiche e i fermo-immagine artistici. Inoltre, la qualità dei disegni è molto buona.

Nella prima serie dell’anime si fa spesso riferimento al computer dell’Arcadia, che altro non è che il cervello del defunto amico di Harlock, Toshiro. Toshiro ama Esmeralda ed è ricambiato. Dal loro amore nascerà Maiu, la bambina della prima serie a cui Harlock regala un’ocarina. Infine, un elogio a favore di Kirita, che durante la prima serie dimostra di essere uno degli ultimi valorosi uomini terrestri e, diventato amico di Capitano Harlock, difende da solo l’accesso alla sala computer dell’Arcadia contro decine di Mazons. L’astronave si salverà solo al costo della vita del grande generale, che viene lanciato nello spazio in una capsula e riceve gli onori e il massimo rispetto dal suo ex-nemico Harlock.

Colonna sonora

Il soundtrack è eccezionale. Come spesso accade negli anime di Matsumoto, la colonna sonora supera l’eccellenza. Avvalendosi di professionisti del calibro di S. Yokohama e S. Kikuchi, abili nel creare possenti muri sonori orchestrali, Matsumoto utilizza al meglio la lezione di Stanley Kubrick in “2001: Odissea nello spazio”, unendo sinfonie orchestrali a ambientazioni spaziali. Tutto lo sfondo si basa sulle versioni strumentali delle sigle.

La sigla di apertura “Captain Harlock no uta” (“La canzone di Capitan Harlock”) è veramente una bellissima canzone. È facilmente riconoscibile in molti arrangiamenti e viene spesso utilizzata per sottolineare momenti d’azione (è la musica di sottofondo di questo articolo!). All’inizio della sigla si sente il rumore delle onde del mare (un’idea splendida).

La sigla di chiusura è “Warera no tabidachi” e, al contrario del cliché comune, non è una canzone dolce e cadenzata, ma un allegra melodia che potrebbe tranquillamente essere usata come sigla di apertura. Anche questa viene utilizzata in vari arrangiamenti come sottofondo musicale (anche in situazioni d’azione).

Il pezzo fondamentale dell’anime è sicuramente la melodia triste che prende il nome di “Mayu’s ocarina theme”. Un brano estremamente delicato che inizia con un semplice duetto strumentale arpa/ocarina e che pian piano si arricchisce dell’apporto di un’intera orchestra, coinvolgendo emozionalmente l’ascoltatore: è l’esempio perfetto di ciò che intendo per “sensazioni sonore”…

 

La leggendaria sigla italiana

In Italia chi non ricorda la splendida sigla “Capitan Harlock” della “Banda dei Bucanieri” meriterebbe la pubblica flagellazione (magari a colpi “Fivelandia 3500”). Sotto il nome “La banda dei Bucanieri” si celano i “Micronauti” autori di splendide sigle come “Remì”, “Anna dai capelli rossi”, “Daitarn 3”, “Capitan Futuro”, “Hello Spank” e molte altre… La sigla è stata composta dal duo “Albertelli/Tempera” e presenta una storia non comune: il testo che era stato scritto per questa canzone era un altro che fu scartato dalla dirigenza Rai perché giudicato anarchico. Anche gli autori riconobbero l’errore, e ritornarono sui propri passi modificando il testo.Il basso è suonato da Ares Tavolazzi (il bassista degli “Area”), la batteria da Ellade Bandini (che suona spesso con Guccini), mentre il sintetizzatore, le tastiere e la direzione degli ottoni sono di Vince Tempera. Pubblicato dalla “Cetra” nel 1979 con “I Corsari delle Stelle” (di Albertelli/De Luca) come lato B.

Quando si tratta di brani “storici” come questo è difficile essere obiettivi nel giudicare perché forte è la tentazione di lasciarsi andare a celebrazioni enfatiche. La sigla è cantata da Michel Tadini (vero nome Alberto Tadini) che è lo stesso cantante di “Ufo Robot”. La sigla sembra cantata a due voci, ma probabilmente è lo stesso Tadini che sfruttando la sovraincisione le faceva entrambe. È possibile che il coro sia composto da Ares Tavolazzi, Massimo Luca, Michel Tadini e Fabio Concato.Tadini a quell’epoca andava in TV vestito da Harlock con una band agghindata a tema.

La fortuna del brano, caratterizzato da una melodia molto appropriata ai temi della serie, è il sapiente utilizzo delle trombe e della grancassa rinforzati negli accenti da un basso favoloso. Ascoltandola attentamente (magari con le cuffie), si può notare un gioco instancabile e virtuoso del basso, che dona alla melodia quel ritmo brioso che le è proprio. L’arrangiamento è completato da una batteria altrettanto buona che fa il suo dovere sfruttando un charleston dal suono nobile e un ride argentino. È evidente subito la bravura del batterista, che guida il pezzo con autorità e riempie i vuoti con i campanelli. Le chitarre sono due: una “clean” dal suono brillante che ritma per tutto il brano (risultando essenziale negli incisi ma poco profonda nelle strofe) e l’altra con un suono distorto, protagonista nei bridge (con un celebre riff). Ad essere sinceri, l’unica cosa che non mi piace è quell’intermezzo musicale che riprende il tema delle strofe, per il resto rimarrà epico il trionfante intro: “Capitan Harlock SOL-DO”.

Anche se le sigle dei Micronauti non brillano per i testi, questo è un caso a parte. Come vi ho detto, il testo originale parlava di libertà e anarchia, e non penso che sia stato completamente rifatto. Probabilmente è stato “epurato” di alcuni vocaboli o concetti scomodi. Frasi come “Il suo teschio è una bandiera che vuol dire Libertà” lasciano intravedere la bellezza dell’antico testo, che mi piacerebbe conoscere. Ritornando al testo “ufficiale” si possono fare gli soliti appunti (cioè che fu fatto guardando solo le prime puntate) e, sinceramente, non mi soddisfa pensare ad Harlock solo come “pirata spaziale” e non come antieroe romantico.

Per il resto il testo è meraviglioso, poetico come pochi. Chiaramente non è un testo facilmente riproducibile da un bambino, sia per la velocità della canzone sia per il susseguirsi di parole troncate che rendevano oggettivamente difficile la loro identificazione.Il video della sigla di apertura comprende parecchi spezzoni tratti dalla serie, mentre il video di chiusura è più attinente all’originale. Una menzione va fatta per la splendida sleeve di copertina, ammiratela perché è la migliore copertina di 45 giri che ci sia.

La ventesima stagione di Grey’s Anatomy

Disney+ ha annunciato che Grey’s Anatomy tornerà in Italia il 25 aprile sulla piattaforma streaming per la sua attesissima ventesima stagione, con nuovi episodi settimanali ogni giovedì. Le prime diciannove stagioni sono già disponibili in streaming.

Grey’s Anatomy è considerata una delle più grandi serie televisive contemporanee. Il medical drama, giunto alla sua ventesima stagione, segue un gruppo di medici del Grey Sloan Memorial che si trovano quotidianamente ad affrontare decisioni di vita o di morte. Cercano conforto l’uno nell’altro e, a volte, più di una semplice amicizia. Insieme scoprono che nella medicina e nelle relazioni non è tutto bianco o nero.

Grey’s Anatomy vede protagonisti Ellen Pompeo (Meredith Grey), Chandra Wilson (Miranda Bailey), James Pickens Jr. (Richard Webber), Kevin McKidd (Owen Hunt), Caterina Scorsone (Amelia Shepherd), Camilla Luddington (Jo Wilson), Kim Raver (Teddy Altman), Jake Borelli (Levi Schmitt), Chris Carmack (Atticus “Link” Lincoln), Anthony Hill (Winston Ndugu), Alexis Floyd (Simone Griffith), Harry Shum Jr. (Benson “Blue” Kwan), Adelaide Kane (Jules Millin), Midori Francis (Mika Yasuda) e Niko Terho (Lucas Adams).

Tra le prime guest star annunciate per questa stagione ci saranno Jessica Capshaw che riprenderà il suo ruolo nei panni di Arizona Robbins, mentre Alex Landi tornerà nel ruolo del dottor Nico Kim. Nel frattempo, Natalie Morales arriverà al Grey Sloan Memorial Hospital per interpretare Monica Beltran, un chirurgo pediatrico il cui pragmatismo e la cui lucidità l’hanno resa una delle migliori nel suo campo. La sua volontà di spingersi oltre i limiti può essere ammirevole e seccante, ma è sempre finalizzata a fornire cure di alta qualità ai suoi pazienti. Freddy Miyares si unisce al cast con un ruolo ricorrente nel ruolo di Dorian, un paziente intelligente, affettuoso e simpatico che è stato coinvolto in un grave incidente e sta lottando per il suo futuro.

Shonda Rhimes è l’ideatrice e la produttrice esecutiva di Grey’s Anatomy. Meg Marinis è showrunner e produttrice esecutiva. Betsy Beers, Mark Gordon, Debbie Allen ed Ellen Pompeo sono produttori esecutivi. La serie è prodotta da ABC Signature, parte dei Disney Television Studios.

L’alba dei morti dementi compie vent’anni!

Il leggendario film “L’alba dei morti dementi” (Shaun of the Dead), primo capitolo della Trilogia del Cornetto, insieme a “Hot Fuzz” e “La fine del mondo,usciva al cinema esattamente 20 anni fa, il 9 aprile 2004! Diretto da Edgar Wright, interpretato da Simon Pegg e Nick Frost, che ne sono anche gli sceneggiatori, questo capolavvoro è una commedia horror che rappresenta una parodia del genere zombie, in particolare un omaggio al film “L’alba dei morti viventi” di George A. Romero.

L'alba dei morti dementi - TRAILER - Edgar Wright.

La trama segue le disavventure di Shaun, un trentenne svogliato e disorganizzato, che si trova ad affrontare un’epidemia di zombie che sta dilagando a Londra, insieme al suo migliore amico Ed, alla fidanzata Liz e ad altri personaggi bizzarri e divertenti. Shaun vive a Crouch End, nella periferia di Londra, e lavora come dipendente in un negozio di elettrodomestici. La sua vita è piena di difficoltà: i colleghi più giovani non lo rispettano, ha problemi con il patrigno Phillip e il coinquilino Pete, che non sopportano il suo amico Ed, un perdigiorno obeso che vive a casa sua senza contribuire all’affitto. Inoltre, il suo rapporto con la fidanzata Liz è in crisi a causa delle serate trascorse al Winchester, il locale preferito di Ed.Dopo una giornata disastrosa, Shaun si ritrova ubriaco con Ed, ma vengono interrotti da Pete che racconta di essere stato attaccato da “dei drogati” per strada. Il coinquilino si sfoga con Shaun per la presenza di Ed in casa e per il suo stile di vita. Il mattino seguente, una serie di eventi straordinari si susseguono, con un’invasione di zombie che Shaun fatica a notare a causa della sbornia della sera precedente. Ed e Shaun si trovano costretti a difendersi dai non morti, imparando che l’unica soluzione è tagliare la testa o distruggere il cervello degli zombie.Decidono di rifugiarsi al Winchester durante l’apocalisse zombie e, dopo varie peripezie, riescono a salvarsi insieme a Liz, David e Dianne. Lungo il cammino affrontano momenti di tensione e perdite, ma alla fine vengono salvati dall’intervento dell’esercito britannico. Sei mesi dopo, la vita sembra essere tornata alla normalità, anche se gli zombie sopravvissuti vengono sfruttati per compiti secondari e spettacoli televisivi assurdi. Shaun riflette sulle sue esperienze passate, seduto sul divano con Ed diventato zombie, mentre Liz gli prepara un tè. La scena si conclude con Shaun e Ed che giocano ai videogiochi nel capannone degli attrezzi. La sopravvivenza in un mondo post-apocalittico diventa una nuova routine, in un’atmosfera ironica e surreale che racconta di un futuro in cui gli zombie sono parte integrante della società moderna.

Uno dei punti di forza del film è la sua capacità di mescolare con maestria humour nero, citazioni e parodie del genere horror, e una trama che, nonostante la follia che la circonda, riesce a mantenere una certa coerenza e a far evolvere i personaggi in modo credibile.Simon Pegg e Nick Frost formano una coppia comica perfetta, con la loro amicizia e la loro chimica on-screen che risulta essere estremamente divertente e simpatica. Anche i personaggi secondari sono ben delineati e contribuiscono a rendere la pellicola ancora più interessante e divertente.

La regia di Edgar Wright è dinamica e frenetica, con un montaggio veloce e scattante che si adatta perfettamente allo stile del film. La colonna sonora è una miscela di musica rock e pop degli anni ’80 e ’90, che contribuisce a creare un’atmosfera retrò e divertente.

In sintesi, “L’alba dei morti dementi” è un film divertente, originale e ben fatto, che riesce a mescolare con maestria humour nero, citazioni e parodie del genere horror, e una trama che, nonostante la follia che la circonda, riesce a mantenere una certa coerenza e a far evolvere i personaggi in modo credibile. Consigliato a chi ama il genere zombie e a chi cerca una commedia divertente e originale.

 

“Capitan Harlock: L’Arcadia della mia giovinezza” al cinema il 20, 21 e 22 maggio

Per me un pirata è sinonimo di libertà. Ho compreso fin da giovane che un drappo pirata può rappresentare le vestigia di noi stessi, quando combattiamo per un ideale.

L’Arcadia è un microcosmo, l’unione di tante persone che si aiutano a vicenda e non sanno se faranno mai ritorno dalle loro avventure.

LEIJI MATSUMOTO 

È il 9 aprile del 1979 quando il pubblico italiano “incontra” per la prima volta uno dei personaggi più iconici dell’intera animazione giapponese in una serie tv divenuta leggendaria. Il film “L’Arcadia della mia giovinezza” (Waga Seishun no Arcadia) è stato realizzato dalla Toei per conto della Tokyu nel 1982. È il primo segmento della vita di Harlock ed è il film pilota della seconda serie TV intitolata appunto “Waga Seishun no Arcadia – Mugen Kido SSX”. Come la serie, “L’Arcadia della mia giovinezza” non è tratta da un manga di Matsumoto, il quale si limita a fare solo la supervisione. La storia è molto ben curata e ci fornisce la risposta a molte curiosità.

Ci presenta Toshiro, il costruttore dell’Arcadia, la regina Esmeralda, il primo amore di Harlock (una certa Maya) e soprattutto scopriamo come Harlock si è procurato la ferita che lo ha reso orbo. Tecnicamente è un gran bel film, realizzato con maestria e soluzioni all’avanguardia. La colonna sonora di stampo epico rafforza le scene di battaglia, mentre ogni singolo personaggio viene curato nel design. Impressionanti sono le astronavi realizzate con sorprendente e maniacale cura da uno staff veramente eccellente. Kazuo Komatsubara è cresciuto molto rispetto alla prima serie di Harlock e i risultati lo dimostrano. Certo, i personaggi non hanno raggiunto la loro maturità e anche lo stesso Harlock è molto diverso da come siamo abituati a vederlo, ma vederlo non dispiacerà a nessuno.

CAPITAN HARLOCK. L’ARCADIA DELLA MIA GIOVINEZZA: al cinema solo il 20, 21, 22 maggio

45 anni dopo, il pirata dello spazio creato dalla fantasia del geniale Leiji Matsumoto torna al cinema con”Capitan Harlock: L’Arcadia della mia giovinezza“, l’anime che narra la giovinezza del celebre corsaro. L’evento speciale sarà la più grande reunion al cinema dei fan di Capitan Harlock, pensata per festeggiare l’anniversario in compagnia dei personaggi storici della serie (da Tochiro a Emeraldas passando per Mayu). L’appuntamento nelle sale è fissato per il 20, 21, 22 maggio (elenco a breve su nexodigital.it) grazie alla Stagione degli Anime al Cinema 2024, un progetto esclusivo di Nexo Digital distribuito in collaborazione con Yamato Video.

Spietato, idealista, leale e incorruttibile, Capitan Harlock è il pirata spaziale più famoso dell’animazione giapponese. Benda nera a coprire un occhio, cicatrice che gli attraversa il volto, un lungo mantello nero, stivali che anticipano il suo arrivo con passo leggero ma autoritario. Capitan Harlock è prima di tutto un personaggio nato a fumetti nel 1977 per mano di Leiji Matsumoto, che al corsaro dello spazio aveva in realtà dedicato più di un’opera, quelle dove il protagonista è conosciuto come il “proto-Harlock”. In un manga del 1972, Gun Frontier, ambientato nel vecchio West, Harlock fa per esempio la conoscenza con il giapponese Tochiro: colui che diventerà nella fenomenologia della serie il suo migliore amico, nonché il costruttore geniale della nave Arcadia. Il pirata diventa una star nel 1978 quando Toei dà vita alla celeberrima serie animata in 42 episodi diretta da Rintarō. Nell’anime l’Arcadia cambia colore rispetto al fumetto, un colore blu notte. Inoltre, per accentuare il tono drammatico e nostalgico della trama viene creato il personaggio di Mayu: la piccola è molto affezionata a Harlock e in più di un’occasione giocherà un ruolo centrale nell’affetto e nelle decisioni del pirata. Se in Giappone il corsaro spaziale occupa le pagine dei principali mensili specializzati in animazione e viene omaggiato da numerosi libri illustrati, in Italia la popolarità della serie si fa registrare anche grazie al successo della sigla cantata da La banda dei bucanieri (Fonit Cetra), scritta da Luigi Albertelli con Vince Tempera.

In “Capitan Harlock: L’Arcadia della mia giovinezza” la guerra contro gli Illumidiani é perduta, la libertà una chimera. Un valoroso guerriero torna, stanco ma indomito, sul suo pianeta occupato: il suo nome è Harlock. Le città sono in rovina e i governanti corrotti non hanno esitato a vendersi all’invasore. Ma c’è ancora qualcuno che combatte per la libertà: Maya, la “voce” della resistenza; Zoll, il mercenario di Tokarga deciso a vendicare il suo popolo; Emeraldas, una piratessa spaziale. E infine Tochiro, legato ad Harlock da un’amicizia che si trasmette da generazioni, il geniale costruttore di una possente astronave che porta il nome di un’utopia: Arcadia. La battaglia per la libertà sta per iniziare.

L’unico grave difetto di questo film (e anche della serie che seguirà) è che l’Arcadia, da ibrido astronave/galeone, diventa (sembra per una questione di diritti) una fredda astronave di solido acciaio; splendida nell’insieme, ma ben lontana dallo stridente lirismo della “vera” Arcadia. In Italia venne trasmesso per la prima volta nel 1990, quando Italia 7 lo spezzettò in cinque parti e li trasmise come episodi della serie. Del film ne esistono due versioni: quella trasmessa da Italia 7, che contiene la vecchia sigla TV e presenta diverse censure (e se non ricordo male un altro doppiaggio) e quella della Yamato Video che presenta un’edizione più curata senza tagli e con il ripristino della bellissima sigla di coda… Infatti, nella versione di Italia 7 (che io possiedo), mentre assistiamo al mesto finale, la triste musica che scandisce gli eventi viene interrotta dalla, pur bellissima, ma inadeguata sigla della “Banda dei Bucanieri”.

La nuova Stagione Anime al Cinema è un progetto esclusivo di Nexo Digital distribuito in collaborazione con Yamato Video e con i media partner Radio Deejay, MYmovies.it, Lucca Comics&Games e ANiME GENERATION. Dopo Capitan Harlock. L’arcadia della mia giovinezza l’appuntamento della Stagione degli Anime al cinema proseguirà con Lupin III. La pietra della saggezza (1978).

Il 9 aprile è la Giornata Mondiale dell’Unicorno

Il 9 aprile è stato scelto per festeggiare l’insolita Giornata Mondiale dell’Unicorno (Unicorn Day)! Simbolo di purezza e nobiltà, l’Unicorno è una creatura che è diventata negli ultimi anni, anche grazie ai social network, una figura iconica di un mondo fiabesco e incantato fatto di magia, unicità e, soprattutto, tolleranza.

Marieke van der Poel, fondatrice di Proef, azienda specializzata nell’individuazione delle prossime tendenze, spiega in un’intervista sul San Francisco Chronicle.

 “Se si pensa all’influenza di Instagram e a quanti vogliano presentare se stessi come una persona divertente, è facile capire come colori glitterati o tinte pastello possano essere la scelta giusta … La tecnologia porta a una fuga dalla realtà, ma rende anche più popolari i colori forti e tutte quelle cose che appaiono interessanti sullo schermo”.

Nato dalle storie tradizionali sumeriche, indiane e cinesi, che lo descrivevano dotato di poteri taumaturgici e in grado di apparire solo in caso di eventi straordinari, l’Unicorno è stato trasformato, anche a causa di malintesi linguistici, in un animale forte, pericoloso, dalle sembianze di bufalo (per gli Arabi) e poi di Cavallo Bianco (per il Cristianesimo e, in generale per l’occidente). La religione cristiana fa dell’unicorno un simbolo di castità, purezza, verginità; il carro del trionfo della Castità è trainato da Unicorni. Può anche essere raffigurato con un paio di ali e chiamato alicorno, crasi tra unicorno e Pegaso.

Detto anche Liocorno (mai salito sull’Arca di Noè come cita la famosa canzone per bambini), l’Unicorno si distingue dalla sua controparte ippica per un unico, grande corno a spirale posto in mezzo alla fronte, detto Alicorno. Nella mitologia occidentale, si pensava che rimuovendolo, l’animale avrebbe perso i suoi poteri magici (era un potente anti-veleno) e sarebbe morto. La pratica dell’uso come antidoto dei corni di unicorno (in realtà rari denti di narvalo, corna di orice o falsi costruiti ad hoc) ha avuto una certa diffusione nell’Europa Medioevale: ad esempio, nell’inventario del tesoro papale di Papa Bonifacio VIII del 1295, veniva riportata menzione di quattro corne di unicorni, lunghe e contorte (…) utilizzati per fare l’assaggio di tutto ciò che era presentato al Papa. Per ottenere un magico corno di un Unicorno, Lorenzo il Magnifico pagò 6.000 fiorini; Papa Giulio III 90.000 corone, la Repubblica di Venezia 30.000 ducati. Nel 1533 Clemente VII ne offrì uno a Francesco I; Mazzarino ne possedeva due, uno dei quali era lungo 213,36 centimetri e valeva 2.000 sterline. Ma il più famoso è quello che, nel 802, Carlo Magno ricevette in regalo dal califfo Haroun Al Rashid.

La sua effigie compare nei bestiari medievali che ricordano le leggendarie qualità dell’animale, a cominciare dal potere del suo corno di scoprire e neutralizzare i veleni ma con l’avvento dell’era moderna, la creatura cominciò a uscire da tali volumi “leggendari” per entrare nelle prime opere “scientifiche” di sistematica naturalistica; tuttavia, nel corso del XIX secolo, l’impossibilità di trovare un esemplare indirizzerà la scienza naturalistica a escludere definitivamente l’unicorno dalla lista degli animali esistenti.

Simbolo araldico degli Estensi a Ferrara e dei Borromeo a Milano, l’Unicorno, anzi il Leocorno, era (ed è tutt’ora) uno dei protagonisti del Palio delle contrade di Siena: tra le 17 contrade ve n’è appunto una rappresentata da un cavallo col corno in testa. Similmente, anche nel Palio di Ferrara, la contrada di Santa Maria in Vado Porta, come effigie del suo rione, un unicorno sui colori giallo e viola. La leggenda narra che l’impresa della contrada fosse la purificazione delle acque del Po ottenuta proprio grazie a un unicorno, che con i suoi poteri magici rese la zona di Ferrara florida e irrigabili i campi.

L’Unicorno è stato più volte raffigurato nel corso dei secoli nell’Arte, come simbolo di purezza verginale. Citiamo il dipinto di Luca Longhi, La dama e l’unicorno (1550 ca.), conservato presso il Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo, e l’Affresco la Vergine con l’unicorno, opera di Domenichino, esposto al Palazzo Farnese (1602 ca.). Due unicorni sono anche stati raffigurati in una delle Cappelle della chiesa di San Maurizio al Monastero Maggiore di Milano, nella quale viene rappresentato il suffragio universale.

 

Legend (1985) - Unicorn Scene

L’immagine dell’unicorno compare nella letteratura in diversi prodotti mediali. Di solito, l’unicorno viene raffigurato seguendo i tratti comuni alla tradizione, a volte con aggiunte o modifiche riguardanti poteri magici e comportamento: ad esempio, nel libro Harry Potter e la Pietra Filosofale è citata la presenza nella Foresta proibita di un unicorno, il cui sangue avrebbe il potere di rendere immortali tutti coloro che lo bevono. Nel libro L’ultimo Unicorno di Peter S. Beagle questa creatura mitologica ha invece il potere di mantenere rigogliosa un’intera foresta e di riportare in vita chi è morto da poco tempo. Si discosta invece dalla tradizione Guy Gavriel Kay che nella Trilogia di Fionavar crea Imraith-Nimphais, un unicorno alato di colore rosso, la cui nascita è stata voluta da una dea come guerriero contro Rakoth Maugrim il Distruttore. Altri esempi sono L’unicorno nero di Terry Brooks, La fine del mondo e il paese delle meraviglie di Haruki Murakami, Il cavallino bianco di Elizabeth Goudge. Umberto Eco, invece, nel romanzo Il nome della rosa lo descrive in questi termini: “Ma l’unicorno è una menzogna?”. Nell’Industria cinematografica come non citare l’Unicorno di Legend che ha realizzato una grande magia: non adatto a sconfiggere il Male, ha lanciato la carriera sfolgorante di Tom Cruise oppure il film che ha segnato il ritorno di Steven Spielberg alla regia “Le avventure di Tintin – Il segreto dell’Unicornoun film d’animazione del 2011. Per quanto riguarda invece l’ambito musicale, Lady Gaga lo ha utilizzato come iconadel suo secondo album Born This Way dedicandogli anche la traccia Highway Unicorn (Road to Love). Tanto è l’amore per questa creatura che  per l’artista italo-americana si è fatta tatuare un Unicorno sulla coscia, a simboleggiare il suo appoggio alla comunità lgbt+.

 

FESTA dell'UNICORNO | Cosplay Fantasy Fest | Filmed by Mirko Malavolta

Anche ai giorni nostri esistono dunque rappresentazioni iconiche di questa creatura: in primis non possiamo non citare il grande evento estivo che si svolge ogni anno in Toscana, per la precisione a Vinci (Firenze), la Festa dell’unicorno: una tre giorni dedicata al mondo fantasy, con matrimoni elfici, disfide magiche, le sireneidi, la parata degli Elfi. Oltre 400 spettacoli, distribuiti nelle otto aree di cui si compone la manifestazione: ogni sera un concerto diverso con ospiti attesissimi e conosciuti nel panorama nerd o band epic metal.

UNICORN CAFE in Thailand 🦄 🌈

A Bangkok c’è la Unicorn Café, un risto bar interamente a tema unicorno. Una statua di un enorme unicorno troneggia all’ingresso del locale che è tematizzato, all’interno, con creature dai colori pastello di ogni forma e dimensione: sulla carta da parati, sui divani, sul soffitto. Anche i tantissimi dolci propositi sono in linea con questo mood spensierato: tutti iper colorati e, ovviamente, che garantiscono un glicemico. Nel locale si può noleggiare il pigiama da Unicorno, per essere in perfetto stile con il cafe!

 

Floating Unicorn Island Is Straight Out Of A Dream

Nelle Filippine c’è l’Inflatable Island, un gigantesco parco giochi galleggiante di oltre 4.200 mq, tutto a tema unicorno. Inflatable Island, che si affaccia sul Mare Cinese Meridionale, nella Baia di Subic, offre un nutrito menu di attrazioni: scivoli gonfiabili, torri, ponti, altalene ed anche un trampolino per tuffarsi a pochi metri dalla spiaggia! Per la realizzazione del progetto è stato fatto un investimento di circa 20 milioni di dollari. Qui troneggia l’Unicornzilla, l’unicorno gonfiabile più grande del mondo.

Probabilmente, grazie l’espressione anglosassone “unicorns and rainbows” ovvero “va tutto bene, tutto fantastico”, vuoi per la sua dimensione asessuata, quasi angelica, l’unicorno ha iniziato ad essere associato alla bandiera arcobaleno della comunità lgbt+, come portavoce di slogan finalizzati a superare il concetto di genere durante i gay pride.

La Mummia (The Mummy) torna al cinema per i suoi 25 anni!

Il film La Mummia del 1999, diretto da Stephen Sommers e interpretato da Brendan Fraser, rappresenta un’iconica produzione cinematografica che ha conquistato il cuore del pubblico sin dalla sua uscita, avvenuta ormai 25 anni fa. Questo cult del cinema, che mescola abilmente avventura, azione e fantasy per creare un’esperienza coinvolgente e emozionante per gli spettatori,  ha reso celebre Fraser e ha dato il via a una vera e propria saga, con due sequel, uno spin-off e persino un remake. Insieme a lui, un cast di talentuosi attori come Rachel Weisz, John Hannah, Kevin J. O’Connor e Arnold Vosloo, che ha emozionato il pubblico in un’avventura epica attraverso l’antico Egitto.

La mummia (film 1999) TRAILER ITALIANO

La trama segue l’archeologo Rick O’Connell, interpretato da Fraser, e la sua squadra mentre scoprono accidentalmente la tomba maledetta della principessa egizia Imhotep, interpretata da Arnold Vosloo. Quando Imhotep viene risvegliato dalla sua maledizione millenaria, inizia a seminare il caos e la distruzione lungo il suo cammino, cercando vendetta per il suo antico destino. Nel caso in cui non lo sapeste, La Mummia del 1999 è in realtà un remake di un classico del 1932 diretto da Karl Freund. Questa versione più recente ha saputo reinterpretare in chiave moderna la storia originale, mantenendo viva l’essenza del film originale e catturando l’immaginario di una nuova generazione di spettatori. Se siete appassionati del genere, non potete perdervi l’occasione di approfondire la storia e il successo di La Mummia.

Il film è ricco di momenti di azione mozzafiato e effetti speciali spettacolari che catturano l’attenzione dello spettatore dall’inizio alla fine. Le scene d’azione sono ben coreografate e coinvolgenti, creando un senso di suspense e adrenalina che tiene incollati allo schermo.

Ma La Mummia non è solo un film d’azione, è anche una storia emotiva che ruota attorno ai personaggi principali. Fraser e Weisz hanno una chimica incredibile sullo schermo, portando una profondità ai loro personaggi che va oltre la semplice avventura e l’azione. I rapporti tra i personaggi sono ben sviluppati e aggiungono uno strato di profondità alla trama complessiva. Inoltre, la fotografia del film è mozzafiato, con paesaggi spettacolari e ambientazioni dettagliate che contribuiscono a creare un’atmosfera magica e misteriosa. La colonna sonora avvincente e coinvolgente completa l’esperienza cinematografica, aggiungendo un ulteriore livello di emozione e tensione.

L’entusiasmo per La Mummia è tale che, in occasione del suo 25esimo anniversario, il film tornerà a deliziare gli spettatori nei cinema statunitensi il prossimo 26 aprile.

Questa notizia ha reso felici i numerosi fan che hanno apprezzato il mix di avventura, azione e spettacolarità che caratterizza questa pellicola. Non è escluso che in futuro possa essere organizzato un evento simile anche nelle sale italiane, per permettere anche al pubblico nostrano di rivivere l’emozione di questo capolavoro. La Mummia rimane un film avvincente e divertente che riesce a catturare l’immaginazione dello spettatore con la sua miscela unica di azione, avventura e fantasia. Con una trama avvincente, effetti speciali impressionanti e interpretazioni straordinarie, questo film è un must per gli amanti del genere e per chiunque cerchi una fuga emozionante dalla realtà.

Dune: Prophecy – Tutto quello che c’è da sapere sulla serie tv prequel

Cari amanti di Dune, preparatevi a immergervi nuovamente nell’universo straordinario creato da Frank Herbert grazie al prossimo arrivo della serie televisiva Dune: Prophecy su HBO Max, a completamento dei film di Denis Villeneuve.

L’attesa per Dune: Prophecy, originariamente conosciuta come Dune: Sisterhood, è grande e sebbene al momento non sia stata comunicata una data di uscita precisa, sia Warner Bros Discovery che la piattaforma di streaming Max hanno confermato che lo show debutterà nell’ultimo trimestre del 2024, esclusivamente su Max. In Italia, potrebbe essere disponibile su Sky e NOW, come spesso accade per le serie HBO, ma essendo questa una produzione Max, la distribuzione potrebbe seguire altre modalità, come accaduto in passato per altre serie della piattaforma.

Dune: Prophecy nasce in parallelo ai film di Villeneuve, dopo che Legendary Entertainment ha acquisito i diritti televisivi e cinematografici del franchise nel 2016. L’annuncio ufficiale della serie è arrivato nel 2019 da Legendary Television, confermando che si tratterà di uno spin-off dei film di Villeneuve, il quale sarà coinvolto come produttore esecutivo. Le riprese della serie sono iniziate a novembre 2022 a Budapest e in Giordania, stessi luoghi principali di ripresa dei film, per concludersi a dicembre 2023. Il cast vanta nomi come Emily Watson, Olivia Williams, Travis Fimmel, Marco Forte, Giada Anouka, Chris Masson, Jodhi May e Josh Heuston.

Dune: Prophecy promette di esplorare il misterioso passato delle Bene Gesserit, approfondendo ulteriormente l’universo di Dune creato da Herbert e completando la visione offerta dai film di Villeneuve. Con un cast stellare e una nuova avventura in arrivo, Dune: Prophecy è un imperdibile appuntamento per tutti i fan del mondo di Dune!

Disneyland: verso un nuovo mondo Avatar?

Concept art svela un’immersiva Pandora

Emozionanti novità per gli amanti di Avatar e di Disneyland! Il Disney Parks Blog ha svelato una suggestiva immagine concept art che ipotizza un’attrazione a tema Pandora, il pianeta alieno del film di James Cameron, all’interno del parco californiano.

L’immagine, che potete ammirare qui sopra, mostra un’area immersiva che permetterebbe agli ospiti di vivere un’esperienza indimenticabile all’interno di Pandora. Tra giostre, ambientazioni mozzafiato e luoghi da esplorare, si tratterebbe di un’esperienza simile a quella già offerta da Star Wars: Galaxy’s Edge.

Tra sogni e realtà: Disneyland Forward

Tuttavia, è importante sottolineare che si tratta al momento solo di concept art. Il design finale potrebbe differire e, soprattutto, la realizzazione di questa attrazione non è ancora certa.

Come riportato da Gamespot, l’espansione di Disneyland e California Adventure dipende dall’approvazione di Disneyland Forward, una proposta di modifica delle leggi urbanistiche locali di Anaheim. Se approvata, questa proposta consentirebbe la realizzazione di nuovi progetti all’interno dei parchi.

Al momento non è chiaro se l’attrazione Avatar farà parte del parco originale o se verrà inserita in un nuovo parco a tema. Inoltre, senza l’approvazione di Disneyland Forward, la realizzazione del progetto potrebbe rimanere un sogno irrealizzato, con tempi di attesa potenzialmente lunghi.

Avatar Frontiers of Pandora: l’avventura continua

Nonostante l’incertezza sul futuro di Pandora a Disneyland, gli appassionati del film possono comunque immergersi nel magico mondo alieno grazie ad Avatar Frontiers of Pandora, un’attrazione già presente all’interno di Disney World in Florida.

Resta da seguire l’evolversi della situazione per scoprire se Disneyland darà vita a questa nuova, emozionante avventura a tema Avatar.

Exit mobile version