Shrek: la saga che ha rivoluzionato l’animazione

Shrek è una saga cinematografica d’animazione prodotta dalla DreamWorks Animation. Il primo film, Shrek, è stato distribuito nel 2001 e ha riscosso un enorme successo di critica e pubblico, vincendo l’Oscar come miglior film d’animazione. La saga è composta da quattro film, l’ultimo dei quali è stato distribuito nel 2010.

L’importanza di Shrek nella storia dell’animazione

Shrek è una saga importante per la storia dell’animazione per diversi motivi. Innanzitutto, ha contribuito a rivoluzionare il modo in cui i film d’animazione vengono realizzati. Shrek è stato il primo film d’animazione a utilizzare la tecnica della computer grafica per creare personaggi e ambienti realistici e coinvolgenti. Questa tecnica ha consentito agli animatori di dare vita a creature e mondi fantastici in modo mai visto prima.

In secondo luogo, Shrek ha contribuito a democratizzare l’animazione. I film d’animazione erano tradizionalmente considerati un prodotto per bambini, ma Shrek ha dimostrato che potevano essere apprezzati anche da un pubblico adulto. Il film è ricco di umorismo, satira e riferimenti culturali che hanno conquistato spettatori di tutte le età.

In terzo luogo, Shrek ha contribuito a cambiare il modo in cui le fiabe vengono raccontate. I film d’animazione tradizionali spesso presentavano versioni edulcorate delle fiabe classiche. Shrek, invece, ha proposto una versione più ironica e irriverente delle fiabe, sfidando i canoni tradizionali.

I personaggi e i temi di Shrek

Shrek è un film che si distingue per i suoi personaggi carismatici e per i suoi temi profondi. Il protagonista, Shrek, è un orco che vive da solo in una palude. Shrek è un personaggio complesso e affascinante, che è allo stesso tempo simpatico e antipatico. È un orco solitario e scontroso, ma è anche gentile e compassionevole.

I personaggi secondari di Shrek sono altrettanto interessanti. Il Principe Azzurro è un personaggio arrogante e inetto, che è l’esatto opposto di Shrek. Fiona è una principessa che è stata maledetta e trasformata in un orco. Fiona è una donna forte e indipendente, che non ha bisogno di essere salvata da un principe.

I temi di Shrek sono diversi e importanti. Il film esplora temi come l’accettazione di sé, il valore dell’amicizia e l’importanza dell’amore. Shrek è un film che insegna agli spettatori di tutte le età l’importanza di essere se stessi e di accettare gli altri per quello che sono.

Curiosità

Shrek ha avuto un’evoluzione lunga e travagliata. Prima di assumere le fattezze che conosciamo oggi, il film ha subito diversi rimaneggiamenti, a causa di difficoltà nella ricerca di una propria identità.

In uno dei primi piani, Shrek doveva essere un ibrido di animazione e riprese dal vero. I personaggi sarebbero stati inseriti in digitale in un mondo reale, con l’utilizzo della motion capture.

Tuttavia, questo approccio non convinse i produttori. Nel 1997, dopo due anni di sviluppo, fu proiettato un test che fu definito “terribile, non era convincente, non era divertente e non ci piaceva”. La DreamWorks decise quindi di chiudere bottega e ripartire da zero.

Per realizzare il film, la DreamWorks chiese aiuto alla Pacific Data Images, che all’epoca era al lavoro su Z la formica. La PDI diede al film l’aspetto definitivo e un’identità ben precisa, che lo rese un successo mondiale.

La storia di Shrek è un esempio di come un film possa nascere da un lungo e complesso processo creativo. L’evoluzione del film è stata fondamentale per il suo successo, che lo ha reso uno dei film d’animazione più amati di tutti i tempi.

Conclusione

Shrek è una saga cinematografica che ha avuto un impatto profondo sulla storia dell’animazione. Il film ha contribuito a rivoluzionare il modo in cui i film d’animazione vengono realizzati, democratizzato l’animazione e cambiato il modo in cui le fiabe vengono raccontate. Shrek è un film che ha lasciato il segno nella cultura popolare e che continuerà ad essere apprezzato da generazioni di spettatori.

Il 24 giugno è Fairy Day

Il 24 giugno si festeggia il Fairy Day, la giornata mondiale dedicata alle fate e al mondo magico.  Questo particolare giorno è un’occasione e per tutti coloro che credono a questi poteri e misteri antichissimi, gente che non esclude questo mondo fatato dal loro cuore!

La fata è una creatura leggendaria, presente nelle fiabe o nei miti di origine principalmente italiana e francese, ma che trova comunque figure affini nelle mitologie dell’Europa dell’Est, oltre che in quelle inglesi dove sono chiamate fairy. Le fate sembrano ereditare i loro poteri ed il loro aspetto da alcuni personaggi della mitologia classica, ovvero principalmente dalle ninfe e dalle Parche da cui prendono il nome Fatae, ovvero coloro che presiedono al Fato. Come le ninfe, esse sono spiriti naturali che hanno sembianze di fanciulla; come le Parche presiedono al destino dell’uomo, dispensando vizi o virtù.

Una leggenda islandese, poi convertita in un racconto cristiano da parte dei monaci missionari, afferma che Eva era intenta a lavare i suoi figli, quando Dio le rivolse la parola; allora ella, impaurita, nascose i figli che ancora non aveva lavato. Quando Dio le chiese se tutti i suoi figli fossero presenti, Eva gli rispose di sì e ciò suscitò la collera di Dio, il quale dichiarò: “Come tu hai nascosto i tuoi figli alla mia vista, così essi rimarranno per sempre nascosti alla tua!“; tramite questo racconto si presume quindi che le fate un tempo fossero mortali puniti per colpa dei peccati di Eva.

Le prime fate appaiono nel Medioevo come proiezione delle antiche ninfe, donne ammalianti della foresta dedite all’amore,ma vengono per la prima volta ufficializzate verso la fine del Medioevo prendendo l’aspetto classico delle dame dell’epoca, che indossavano ingombranti copricapi conici (hennin) e lunghi abiti colorati. Man mano venne attribuita loro la verga o bacchetta magica che possiamo ritrovare anche nell’Odissea (Circe e Ermes), dove ha tuttavia attributi divini e non solo magici.

Una tradizione popolare, diffusa nelle campagne influenzate dalla cultura celtica, afferma che questi esseri fatati siano “angeli caduti”, condotti fuori dal paradiso da Lucifero ma non abbastanza crudeli da essere rinchiusi nell’inferno e quindi destinati ad abitare sulla terra; inoltre si afferma che in base al luogo del loro atterraggio essi assumano le caratteristiche dell’ambiente, come, ad esempio, le fate che sono cadute nell’acqua si sono trasformate in ondine o ninfe marine.

Fondamentalmente l’assonanza ha portato ad associare la fata alla fairy inglese e celtica (presenti in alcune commedie dello stesso William Shakespeare), ovvero a certi esponenti del cosiddetto «piccolo popolo» (sidhe), esseri minuscoli e con le alucce. Sebbene le fate, a parere di alcuni, abbiano poco a che vedere con questi ultimi, l’etimologia di fairy proverrebbe dal francese faie che a sua volta deriva proprio dall’italiano antico fatae («dame fatate» o indovine). Il termine fairy sarebbe stato adottato dalla lingua inglese come un’abbreviazione di faie-rie, ovvero «stato di incantamento», espressione che poi ha finito per designare non solo la condizione di questi esseri, ma gli esseri stessi. Il folclore inglese ha poi rimpicciolito le loro fattezze, ricomprendendo sotto di esse tutti i cosiddetti esseri elementari che presiedono al rigoglio delle piante e alle trasformazioni della natura, assimilandole alle pixies.

Successivamente ogni fiabista ha aggiunto particolari al loro carattere. Uno spaccato di come sono le fate lo troviamo ne La bella addormentata sia di Perrault sia dei fratelli Grimm ed ancora in Pinocchio, dove alla fata turchina viene ufficialmente assegnato il colore blu, colore del sovrannaturale e della magia.

Che cos’è un Mito?

“Fin dal suo apparire sulla terra l’uomo si è posto delle domande riguardanti la sua esistenza: come si è formato il mondo? Com’è nato l’uomo? Che cosa accade all’uomo quando muore? Che cosa fanno le divinità? E vi ha risposto raccontando le favolose imprese di dèi, di eroi, di demoni, di mostri, del Sole, della Luna, della Terra… Nasceva cosí la mitologia. Ogni popolo ha la sua mitologia, perché nei personaggi mitologici sono trasfusi comportamenti e sentimenti del popolo autore del racconto; e perché ogni popolo ha nella mitologia le proprie radici.”

Mappa cronologica dei miti nel mondo

Dire cosa è un mito è tutt’altro che facile e non è facile chiarirlo poiché spesso si confonde il mito con “menzogna”, con invenzione insensata e gratuita. Poiché si vive di convinzione che nelle formazioni sociali odierne il mito non avrebbe posto, sostituito da descrizioni ben più “vere”, quelle scientifiche.  Infine, forse l’equivoco maggiore (equivoco che è frutto di un’interpretazione riduttiva del termine mythos, che significa, certo, “racconto”, ma deriva da una radice indoeuropea che ha ben altre connotazioni. Tale radice è mn, da cui, per esempio, mnemonico e memore in italiano. Mentre in inglese mind (mente).  Il termine “mito”, dunque, indica di più del semplice narrare: è il ricordo, il pensiero, la mente. In parole più semplici è il porsi dell’uomo nel mondo, il suo modo di rappresentare il reale e la consapevolezza che ci sta dell’altro al di là e al di fuori del reale immediatamente percepibile: qualcosa che ci sfugge, ma dal quale ci provengono misteriosi segni, un qualcosa in cui vorremmo fonderci per percepire a pieno l’essenza del mondo.

Il mito è qualcosa che ci riconnette all’universo, che ci affratella alle stelle, ai fiori, alle piante, all’acqua, agli animali (quest’ultimi messaggeri dell’aldilà), a ogni essere che vive, vissuto e che vivrà. In tal senso il mito non è soltanto “racconto”, ma è tutt’uno con la “parola” intesa in un significato più ampio di linguaggio universale. Momento in cui l’inconscio, la parte profonda che in noi oramai è repressa da tempo, poiché considerata pericolosa, preme per tradursi in tutti i modi in qualcosa di comunicabile, in cui si trasforma in un gesto suscettibile di ricollegarsi all’aldilà da cui sgorgano vita e morte, bellezza e orrore, cibo e fame, acqua e sete, all’immensità del cielo e delle galassie. Entrare nell’ aldilà, scendere nel mondo infero o salire alle sfere celesti. Ecco l’aspirazione suprema di cui è fatto il mito.

L’intera cultura è un mito. La cultura è il nostro essere nel mondo e il mito, che è il nostro linguaggio plasma il mondo in cui viviamo e il nostro modo di vivere in esso. Potrebbe definirsi un tutt’uno con quello che la psicoanalisi definisce “inconscio”.  Il mito pertanto, si colloca al di fuori della storia, non deriva da un evento concreto. Nel mondo della concretezza, il momento mitico (onirico, estatico, artistico, creatore) si traduce in canto, racconto, scultura, immagine, ma anche guerra e violenza, in aspirazione all’amore e in brama di distruzione. Se il mito viene confuso con la sola narrazione, ciò accade perché nelle società in cui esiste la scrittura la parola parlata ha prevalenza su altre forme di espressione. Ma presso i residui gruppi “primitivi” la scultura o l’immagine dipinta sulle pareti di una grotta, la danza, il ritmo del canto, hanno la stessa valenza della narrazione. Va poi fatta una distinzione anche tra mito e “favola”.

Il mito è fuori dal tempo; la favola è a cavallo tra temporalità e atemporalità (c’era una volta…).  Nel mito narrato, non ci sono personaggi con una fisionomia ben marcata e precisa, ma figure emblematiche, riassunto della condizione umana, del nascere, vivere e perire, dell’inesplicabile avventura di affrontare pericoli, a percorrere terre e mari, a cercare, come l’Ulisse di Dante, di “non vivere come bruti ma cercare virtù e conoscenza”.  Di solito nei miti compaiono gli antenati, cioè gli archetipi della condizione umana, molto spesso animali e compaiono divinità o meglio spiriti messaggeri.

Nella favola, invece, ci viene “insegnato” che l’uomo non è più nomade o cacciatore, ma agricoltore e che dal Neolitico in poi, ha creato società gerarchiche, in cui i re si sono impadroniti dell’aldilà. Il re-sacerdote è diventato il fulcro del divenire umano, è il simbolo dell’intera società. Manifestazione in terra del divino nell’umano. Può essere buono o cattivo, crudele o mite, saggio o stolto: quello che importa è la dimostrazione della sua superiorità. La favola è al servizio del potere. Il quale potere impone la morale (il mos), essa fustiga i cattivi costumi, svela errori e malizie, ma a patto che a convalidare il bene e deprecare il male siano i grandi di questo mondo.

Ne consegue che non sempre è facile distinguere la favola dal mito. Poiché quest’ultimo non ha una morale, non insegna niente: il mito constata semplicemente le infinite potenzialità dell’uomo e della realtà che lo circonda. La società dunque, si fonda su miti, che sono di ogni tempo e luogo, anonimi e universali. I miti mutano indipendentemente dalla nostra volontà conscia e non è detto che siano necessariamente “buoni”. Oggi, per esempio, a trionfare è il distruttivo mito della conquista e dello sfruttamento del mondo… ma se questo avviene è perché dentro di noi, accanto alle pulsioni di vita coesistono anche quelle di distruzione e morte. Componenti integranti della nostra natura e hanno parte cospicua, come la guerra, il sacrificio e lo spargimento di sangue nei miti di ogni parte del mondo. I miti narrano imprese umane e divine. Ad esempio in un mito indiano, i demoni combattono per la supremazia senza però riuscire a risolvere la contesa. Allora gli dei si fabbricano una nuova arma munita di una lama tagliente, l’uomo, il quale tiene sì a bada i demoni, ma poi minaccia gli dei. A questi non resta per fermarlo, che mettere in lui il male: sonno, lussuria, pigrizia… vizi di ogni genere. Altrimenti, se non avesse vizi che lo distraggono, l’uomo sarebbe, per come dicono i latini “ sicut deus “ , prenderebbe il posto degli eterni; e gli dei per tenerlo assoggettato pongono il fuoco in terra e il vento e il sole in cielo per infliggergli continui tormenti e ammonimenti.

A tal proposito si può notare che il divino, l’aldilà, la sfera del sacro, non è solo fonte di bene ma anche di distruzione e che “vita e morte, bene e male sono la faccia della stessa medaglia “, quello che nel sol levante viene rappresentato con Yin e Yang.  I miti, dunque, significano l’accettazione dell’inevitabile sorte, ed è per questo che in essi tanta parte ha il destino, l’imperscrutabile decreto delle Parche che a piacimento tagliano il filo della vita.

Le Parche, nella Mitologia Greca

Ma per dire tutto questo non occorrono certo corposi saggi e incomprensibili trattati. La vita è anche riso, allegria, danza e tutti questi “racconti” vogliono darci un’idea dell’infinita ricchezza dei miti, ma anche mostrarci che contengono un’ironica, spesso sfrontata e provocatoria saggezza poetica, il tesoro al quale ciascuno di noi può attingere nei propri sogni, senza inaridire però la fonte della nostra creatività.

Fonti:

  • Miti e leggende da tutto il mondo, Arnoldo Mondadori Editore. 1991
  • Robert Graves, I miti greci, Longanesi Milano 1988

 

 

 

Le Fiabe delle Opere Liriche – Guglielmo Tell & Hansel e Gretel

Dopo la pubblicazione del libro “La Leggenda della Principessa della Montagna” che ha riscosso un ottimo riscontro di critica e di pubblico e altre belle pubblicazioni, continua il progetto dei libri de “Le Fiabe delle Opere Liriche”, la collana presentata da Josè Carreras. “Guglielmo Tell & Hansel e Gretel” di Paolo Menconi, è un volumeneideato per raccontare ai bambini le storie e le avventure dei protagonisti delle più importanti Opere liriche in forma di fiaba: il libro di fiabe è disponibile su Amazon in formato cartaceo ed e-book

Intervista a Paolo Menconi, autore de Le Fiabe delle Opere Liriche.

Come è nata questa idea?

Paolo Menconi: L’Italia è il Paese dell’Opera Lirica, dove quest’arte è nata e si è sviluppata diventando un’eccellenza della nostra Cultura. Per portare più persone ad amare l’Opera è nata l’idea di raccontare ai bimbi, in forma di fiaba, le vicende dei protagonisti e le appassionanti storie delle Opere Liriche. Era già stato pubblicato il libro con Aida & Turandot e, in questi giorni, è uscito quello con le vicende di Guglielmo Tell, famoso eroe svizzero che ha lottato per la libertà del suo Paese, e Hansel e Gretel, la storia di due bambini coraggiosi che sconfiggono una malefica strega.”

Il Maestro Josè Carreras nella presentazione del libro parla della forza della Musica: La Musica ha un grande potere: aiuta lo spirito, la mente e l’anima. Questa sua forza travolgente le consente di unire i popoli, di avvicinare le persone, di eliminare i confini, gli interessi personali, oltre a renderla una terapia efficacissima che aiuta a lottare contro gravi malattie e a guarire: la Musica è speranza e vita. Questa è la straordinaria magia della Musica e dell’Opera Lirica: una magia sulla quale basiamo tutte le nostre azioni e con la quale conduciamo le nostre battaglie per costruire una società migliore. É questa la meritevole intenzione che ha ispirato questo libro. 

Paolo, parliamo del futuro: attualmente sei un manager, ma tra i tuoi progetti c’è anche quello di dedicarti interamente alla scrittura?

Paolo Menconi: Confesso che mi piacerebbe moltissimo scrivere a tempo pieno. Sto già lavorando a nuove pubblicazioni, alcune di carattere professionale e altre dedicate a fiabe ricche di avventure coinvolgenti e che faranno vivere ai lettori, grandi e piccini, profonde emozioni! Per tornare al presente e a Le Fiabe delle Opere Liriche, auguro una buona lettura a tutti!”.

Mini Fiabe (e altre storie) di Paolo Massagli

Cut-Up Publishing presenta Mini Fiabe (e altre storie), un elegante volume a fumetti cartonato per la collana Ecate curata da Stefano Fantelli. Ormai le fiabe classiche ci sono state proposte in tutte le salse possibili, ma è comunque impossibile restare indifferenti quando un autore particolare come Paolo Massagli decide di darne la propria visione.  L’autore ci porterà ad esplorare gli aspetti più oscurisensuali e gotici di tanti personaggi delle fiabe che ci sono familiari da sempre, con i quali siamo cresciuti tutti. Da Biancaneve a Cenerentola, dalla Bella Addormentata a Trilli di Peter Pan, da Pinocchio ad Alice nel Paese delle Meraviglie, passando per Pollicino e Raperonzolo, solo per citarne alcuni. 

Nella prefazione, Giuseppe Di Bernardo scrive:

“Le pagine a fumetti di Paolo Massagli sono piene di uno spietato humor più nero della pece infernale con la quale sembrano illustrate. Il grottesco diventa creepy e wired, ma lo è da molto prima che questi aggettivi diventassero cool e social. Grazie al suo talentuoso pennello, i corsetti, i meccanismi, le cuciture, gli innesti metallici e i bendaggi, diventano sublime bellezza. Le illustrazioni sono disturbanti e allo stesso tempo seducenti, cariche di una tensione erotica annodata alla celebrazione della morte, Eros e Thanatos, bianco e nero che stanno in perfetto equilibrio come nello Yin e Yang”.

Mini Fiabe (e altre storie) uscirà a maggio, ma fino al 30 aprile è disponibile in prevendita, scontato e con la spedizione gratuita, sullo shop di Cut-Up Publishing.

Il Fantastico Mondo del Fantastico al Castello di Lunghezza

In uno scenario fiabesco come il castello di Lunghezza, Il Fantastico Mondo del Fantastico offre un’esperienza unica e indimenticabile per grandi e piccini. Un viaggio nella fantasia che si fonde armoniosamente con il tempo libero, lo spettacolo, l’intrattenimento, la natura e la storia. In questo parco tematico, dedicato all’immaginazione e alla magia, è possibile vivere le avventure dei personaggi mitici come principesse, cavalieri, supereroi e personaggi dei racconti amati dai bambini. Il castello di Lunghezza, ricco di storia e di fascino, diventa il palcoscenico ideale per balli, animazioni e spettacoli che trasportano i visitatori in mondi fantastici e incantati.

il fantastico Mondo del fantastico il ballo delle principesse La bella e la bestia

Il Ballo delle Principesse offre l’opportunità di incontrare le famose principesse come Aurora, Bella e Cenerentola, mentre le Segrete del Castello si possono esplorare in compagnia della misteriosa Morticia Addams. E poi c’è il Laboratorio di Frankenstein, la Cripta del Conte Dracula, la Batcaverna di Batman e le Avventure di Pinocchio, tutte esperienze coinvolgenti e coinvolgenti che trasportano i visitatori in un’atmosfera unica e suggestiva.

Frankenstein al castello di Lunghezza

Il parco alberato che circonda il castello ospita numerosi eventi e spettacoli che rendono l’esperienza de Il Fantastico Mondo del Fantastico ancora più ricca e coinvolgente. Un luogo dove non esiste l’età per sognare e lasciarsi trasportare dalla magia e dall’immaginazione, in un’atmosfera non realistica ma sorprendentemente autentica.

La foresta incantata e altre storie

Auralia propone “La foresta incantata e altre storie”, un libro fantasy composto di un racconto fantastico principale, di straordinaria dolcezza, e sette piccole e avventurose storie fantastiche, molto diverse tra loro ma aventi in comune il tema della foresta incantata. La foresta incantata e altre storie è un libro colmo di avventure, animato da streghe di straordinaria bellezza, minuscole fate, animali magici, creature fiabesche, un adorabile orfanello, orchi, briganti e oggetti magici. Una lettura adorabile e spensierata per bambini, giovani adulti e adulti che a-mano il genere.

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Una Foresta incantata, capace di celare e rivelare, di accogliere e nascondere, streghe di straordinaria bellezza, minuscole fate, animali magici, creature fiabesche, un adorabile orfanello con il sogno di una vita migliore, palazzi pietrificati, orchi e briganti, oggetti magici e incantesimi, principi, principesse, spiriti del vento e giganti, un crescendo di avventure e magie, sono alcuni degli ingredienti di questa incantevole raccolta di racconti fantastici inediti focalizzata sul tema della foresta incantata e destinata a lettori di ogni età, amanti delle storie fantastiche.  Tra le sue pagine, tutti potranno trovare qualcosa di rassicurante e ammirevole, di coinvolgente e di appagante, di strabiliante e di avventuroso, uno svago o una pausa di felicità. Nella raccolta troverete brevi storie fatate, ritmate, avventurose e coin-volgenti nella loro immediatezza, e un racconto fantastico di ampio respiro: La Foresta incantata, una bellissima storia, scandita da un ritmo del tutto sereno e accogliente, pervasa da un senso di dolcezza e gentilezza, difficilmente trovabili in altri racconti dello stesso genere. In questo delicato racconto Il piccolo protagonista fugge da un mondo ostile e inospitale per trovare nella foresta tutto l’amore, la serenità e l’accoglienza di cui aveva bisogno e che gli darà modo di affrontare di nuovo la vita.Magia e dolcezza, avventura e meraviglia, possibilità e pericoli si fondono e si confondo nella Foresta incantata…

Gli adulti apprezzeranno in questo racconto la poesia e ritroveranno quella sensazione, forse perduta, del calore che solo può trasmettere una persona saggia e materna, sempre presente, anche se invisibile, che sa tutto di noi, che si presenta ad aiutarci nelle difficoltà, che diffonde la sua saggezza e la sua bontà autorevole su tutto quello che ci circonda. Il calore, la magia, la dolcezza rendono possibile ogni cosa, asciugano le lacrime del dolore della sofferenza, danno la forza e il coraggio per crescere e diventare migliori ma arriva però un momento in cui occorre prendere la propria strada e andare avanti con i propri passi…

Come una favola si trasforma in un gioco di ruolo

Quando si parla di fiabe, ci si riferisce a storie fantastiche dove vengono narrati fatti immaginari riguardanti personaggi, luoghi e avvenimenti. E spesso, in queste fiabe, troviamo elementi magici o soprannaturali che rendono la narrazione ancora più affascinante. D’altra parte, i giochi di ruolo rappresentano un’attività ludica in cui i partecipanti interpretano personaggi all’interno di un mondo fittizio, seguendo regole e trame predefinite o create da loro stessi. Ma come possiamo trasformare una fiaba in un’ambientazione per un gioco di ruolo? Vediamo insieme alcuni suggerimenti utili per fare proprio questo.

Il primo passo da compiere è scegliere una fiaba che sia sufficientemente conosciuta e che possieda elementi interessanti da esplorare, come personaggi, ambienti, conflitti, temi, e via dicendo. Per esempio, potremmo selezionare la fiaba di Cappuccetto Rosso, la quale ci racconta la storia di una ragazzina che deve portare dei dolci alla nonna malata, ma che si imbatte in un lupo cattivo durante il cammino.

Una volta scelta la fiaba, è importante analizzare attentamente la sua struttura, individuando i punti focali della trama, i ruoli dei personaggi e le loro motivazioni, le sfide e i pericoli che devono affrontare, nonché le soluzioni e le conseguenze delle loro azioni. Nell’esempio di Cappuccetto Rosso, i momenti chiave sono: la partenza della bambina da casa della madre, l’incontro con il lupo nel bosco, il dialogo tra i due, il piano del lupo per arrivare prima a casa della nonna e ingannare Cappuccetto Rosso, e infine l’intervento del cacciatore che risolve la situazione.

Successivamente, si può procedere all’ampliamento della fiaba, aggiungendo dettagli, varianti o modifiche volte a renderla più ricca e adatta a un gioco di ruolo. In questo modo si possono inventare nuovi personaggi, ambientazioni, sottotrame, regole di gioco, temi o messaggi. Per esempio, si potrebbe ambientare la fiaba in un mondo medievale-fantastico, in cui il lupo è in realtà un licantropo al servizio di una strega malvagia intenzionata a rapire Cappuccetto Rosso per usarla in un rituale magico. Si potrebbero introdurre personaggi secondari come animali parlanti, banditi, soldati o maghi, che possono aiutare o ostacolare i protagonisti. Si possono aggiungere ulteriori sfide o alternative di gioco, come enigmi, combattimenti o prove di abilità o moralità. E si possono persino modificare le prospettive o le alleanze dei personaggi, rendendo il lupo più simpatico o la nonna ambigua.

Oltre a ciò, per poter interpretare i personaggi della fiaba e interagire con il mondo creato, sarà necessario sviluppare un sistema di gioco. Si possono utilizzare sistemi esistenti oppure crearne di nuovi, a seconda delle preferenze e delle esigenze del gruppo. Sarà importante stabilire regole per determinare le caratteristiche e le abilità dei personaggi, le modalità di risoluzione delle azioni e dei conflitti, i livelli di difficoltà e di successo, nonché le conseguenze positive e negative delle scelte dei giocatori. Inoltre, bisognerà definire i ruoli dei partecipanti al gioco, cioè chi fa da narratore o da arbitro (il cosiddetto “master” o “game master”), chi interpreta i personaggi principali (di solito chiamati “giocatori” o “player”) e chi interpreta i personaggi secondari (i cosiddetti “personaggi non giocanti” o “NPC”).

Per poter giocare sarà necessario anche preparare tutto il materiale necessario, come schede dei personaggi, mappe delle ambientazioni, regole di gioco, dadi o altri strumenti per generare casualità, penne e fogli per prendere appunti, e così via. Si potranno utilizzare elementi scenografici o sonori per rendere il gioco ancora più coinvolgente e immersivo. Infine, si potrà dare il via al gioco, seguendo la trama della fiaba originale oppure creandone una completamente nuova basata sugli elementi della fiaba stessa. Sarà compito del master descrivere le scene e i personaggi, proporre le sfide e le situazioni, gestire le reazioni e le risposte del mondo, adattando la storia in base alle scelte e alle azioni dei giocatori. I giocatori, invece, dovranno interpretare i propri personaggi, esprimere le loro intenzioni e le loro emozioni, collaborare o competere tra loro, e affrontare le conseguenze delle loro decisioni. La durata del gioco potrà variare da poche ore a diversi giorni, a seconda della complessità e della lunghezza della storia.

E questo è solo un esempio di come si può trasformare una fiaba in un’ambientazione per un gioco di ruolo. Ovviamente, le possibilità sono infinite e ogni fiaba può offrire spunti diversi per creare un gioco originale e divertente. L’importante è usare la fantasia e la creatività e, soprattutto, divertirsi!

Fiabe e favole: come distinguerle e perché è importante

Le fiabe e le favole sono due generi letterari molto antichi e diffusi, che hanno affascinato e divertito generazioni di lettori di ogni età. Tuttavia, non sempre si ha chiara la differenza tra questi due tipi di narrazione, che spesso vengono confusi o usati come sinonimi. In realtà, esistono delle caratteristiche distintive che permettono di riconoscere e classificare correttamente fiabe e favole, e di apprezzare meglio il loro valore culturale e formativo.

Cos’è una fiaba?

La fiaba è una forma di racconto popolare, che ha origine dalla tradizione orale e che si è poi consolidata nella letteratura scritta. La parola fiaba deriva dal latino fabula, che significa “favola”, ma anche “storia” o “racconto”. La fiaba ha una struttura semplice e lineare, con una trama breve e una conclusione positiva. Le storie narrate sono ambientate in un mondo fantastico, dove si mescolano elementi reali e magici, come fate, streghe, draghi, oggetti incantati, ecc. I personaggi principali sono spesso umani, che devono affrontare delle prove o dei pericoli per raggiungere la loro felicità. Essi sono caratterizzati da pochi tratti psicologici, e rappresentano dei modelli ideali o degli stereotipi, come il principe azzurro, la principessa, l’orfano, la matrigna, il cacciatore, ecc. La fiaba ha una funzione educativa e simbolica, in quanto trasmette dei valori morali e delle verità universali, attraverso l’uso di metafore e allegorie. La fiaba si rivolge principalmente ai bambini, ma può essere apprezzata anche dagli adulti, in quanto offre una chiave di lettura della realtà e delle sue contraddizioni.

Fra i più celebri autori di fiabe, possiamo citare Charles Perrault, che nel XVII secolo raccolse e rielaborò le fiabe popolari francesi, come Cenerentola, Il gatto con gli stivali, La bella addormentata nel bosco, ecc. I fratelli Grimm, che nel XIX secolo fecero lo stesso con le fiabe tedesche, come Biancaneve, Hänsel e Gretel, Cappuccetto Rosso, ecc. Giuseppe Pitrè, che nel XIX secolo fu il maggior studioso e divulgatore delle fiabe siciliane, come La gatta cenerentola, Il re porco, La bella e la bestia, ecc. Hans Christian Andersen, che nel XIX secolo scrisse delle fiabe originali, ispirate alla sua vita e alla sua sensibilità, come La sirenetta, Il brutto anatroccolo, La regina delle nevi, ecc. Aleksandr Nikolaevič Afanas’ev, che nel XIX secolo compilò la più grande raccolta di fiabe russe, come Vasilisa la bella, Il pesciolino d’oro, Il gallo d’oro, ecc.

Cos’è una favola?

La favola è un altro genere letterario molto antico e popolare, che deriva anch’esso dal latino fabula, ma che ha un significato diverso da quello di fiaba. La favola è una forma di racconto breve e inventato, che ha lo scopo di illustrare una verità morale o un insegnamento di vita. La favola si basa su una situazione realistica, che può essere tratta dall’esperienza quotidiana o dalla storia. I personaggi principali sono spesso animali, che parlano e si comportano come gli esseri umani, e che simboleggiano dei vizi o delle virtù, come l’astuzia, la forza, la pigrizia, la generosità, ecc. La favola si conclude con una morale, che esplicita il messaggio che l’autore vuole trasmettere al lettore. La favola ha una funzione didattica e critica, in quanto mette in evidenza i difetti e le contraddizioni della società e dell’individuo, e propone dei modelli di comportamento positivi o negativi. La favola si rivolge a un pubblico eterogeneo, che può essere composto da bambini o da adulti, in quanto offre una riflessione sulle questioni etiche e sociali.

Fra i più famosi autori di favole, possiamo ricordare Esopo, che nel VI secolo a.C. fu il primo a scrivere delle favole in greco, come La volpe e l’uva, La lepre e la tartaruga, Il lupo e l’agnello, ecc. Fedro, che nel I secolo d.C. tradusse e adattò le favole di Esopo in latino, aggiungendo anche delle sue, come Il leone e il topo, Il corvo e la volpe, La rana e il bue, ecc. Jean de La Fontaine, che nel XVII secolo riprese le favole di Esopo e di Fedro, e le arricchì con la sua ironia e il suo stile elegante, come La cicala e la formica, Il leone e il moscerino, La lepre e la tortora, ecc. John Gay, che nel XVIII secolo scrisse delle favole originali in versi, con una forte satira sociale e politica, come Il topo di città e il topo di campagna, Il leone e il pastore, Il corvo e il pavone, ecc. Giovanni Meli, che nel XVIII secolo fu il maggior poeta siciliano, e che compose delle favole in dialetto, con una vena umoristica e popolare, come Lu cani e lu lupu, Lu cavaddu e lu surci, Lu leuni e lu cigniali, ecc. Rudyard Kipling, che nel XIX secolo scrisse delle favole ambientate nell’India coloniale, con una grande fantasia e una profonda conoscenza della natura, come Il libro della giungla, Il gatto che andava da solo, Come nacque l’alfabeto, ecc.

Come distinguerle e perché è importante

Come si può notare, fiabe e favole hanno delle caratteristiche ben distinte, che le rendono facilmente riconoscibili e classificabili. Tuttavia, ci sono dei casi in cui la distinzione tra questi due generi può essere meno netta, e può creare delle ambiguità o delle eccezioni. Ad esempio, la storia di Amore e Psiche, narrata da Apuleio nel II secolo d.C. nel suo romanzo Le metamorfosi, viene spesso definita come una favola, tanto che lo stesso autore la chiama “favola milesia”. In realtà, si tratta di una fiaba, in quanto presenta degli elementi tipici di questo genere, come la presenza di incantesimi, di storie d’amore, di divinità, di prove da superare, e di un lieto fine. Inoltre, non ha una morale esplicita, ma una funzione simbolica e allegorica, che richiede una lettura più profonda e interpretativa. Allo stesso modo, la storia dei Musicanti di Brema, raccolta dai fratelli Grimm nel XIX secolo, sebbene sia catalogata come una fiaba, sembra appartenere alla categoria delle favole, in quanto presenta degli animali protagonisti, che interagiscono in un contesto realistico e che rappresentano delle qualità umane, come la solidarietà, la furbizia, la libertà, ecc. Inoltre, ha una morale implicita, che suggerisce al lettore di non arrendersi di fronte alle difficoltà e di cercare sempre una soluzione creativa.

Questi esempi mostrano come non sempre sia facile o possibile distinguere tra fiabe e favole, e come a volte ci siano delle sovrapposizioni o delle contaminazioni tra questi due generi. Tuttavia, ciò non significa che fiabe e favole siano simili o equivalenti, ma che richiedono una maggiore attenzione e una maggiore sensibilità da parte del lettore, che deve saper cogliere le sfumature e le differenze che li caratterizzano. Saper riconoscere e classificare correttamente fiabe e favole è importante, non solo per una questione di ordine o di precisione, ma soprattutto per una questione di gusto e di comprensione

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