Hayao Miyazaki: Artigiano dell’animazione giapponese

Avete mai sentito parlare di Hayao Miyazaki? No? Ma come è possibile? Quest’uomo è un vero e proprio genio dell’animazione giapponese, capace di dar vita a personaggi emblematici come Totoro, Nausicaä, Principessa Mononoke e Chihiro. Insomma, sono sicuro che almeno una volta nella vostra vita vi siete imbattuti in uno dei suoi capolavori. Miyazaki è il cofondatore e il principale motore dello Studio Ghibli, una vera e propria fabbrica di meraviglie animate. Grazie a lui, i film d’animazione hanno finalmente abbandonato l’etichetta di “intrattenimento per bambini” o di “cortometraggi da festival” e sono diventati dei veri e propri capolavori.

Ma cosa rende Miyazaki così speciale?

Beh, oltre ad essere un appassionato di aviazione e meccanica, è riuscito a unire influenze occidentali alla mitologia giapponese in modo magistrale. Molti dei suoi film si basano su romanzi per ragazzi europei o americani, come “Conan il ragazzo del futuro” di Alexander Key o “Il castello errante di Howl” di Diana Wynne Jones. E non solo ha saputo far propri questi libri, ma ha anche inserito nelle trame temi a lui molto cari, come la salvaguardia dell’ambiente e il pacifismo. Un vero mago dell’animazione, insomma!

Ma la sua bravura non si ferma qui. Miyazaki è uno di quei talenti poliedrici che sanno fare tutto: è sceneggiatore, disegnatore, produttore e regista. Insomma, un asso in tutte le carte. E non dimentichiamo che ha aperto la strada a una nuova generazione di cineasti, che stanno finalmente facendo sentire la propria voce.

Se siete curiosi di conoscere meglio questo artigiano dell’animazione giapponese, non potete perdervi questo libro di Stéphanie Chaptal. Vi accompagnerà lungo tutta la sua straordinaria carriera, dagli esordi come intercalatore nel lontano 1963 fino al suo ultimo film “E voi come vivrete?”. Ma non sarà una semplice carrellata di dati e informazioni, no. Il libro vi offrirà un nuovo punto di vista sul suo lavoro, tracciando un sottile filo rosso tra la realtà e il sogno, proprio come nelle sue opere immortali. Insomma, una lettura imperdibile per tutti gli amanti dell’animazione e del buon umorismo!

Conan il ragazzo del futuro (The incredible tide) di Alexander Key

The Incredible Tide è il romanzo di Alexander Key da cui è stato tratto il fortunato anime Conan il ragazzo del futuro, diretto da Hayao Miyazaki, in collaborazione con Isao Takahata. Il romanzo è stato nuovamente edito ùin Italia da Kappalab  si aggiunge di nuovi interessanti titoli, in più Kappalab si riconferma una casa editrice e attenta alla diffusione delle culture di tutto il mondo con una serie di libri per gli appassionati di Giappone.

Il più disastroso conflitto mondiale di ogni tempo causa maremoti e terremoti che innalzano le acque degli oceani fino a sommergere i continenti.  In un mondo in cui le sole terre emerse sono quelle che un tempo erano vette e altipiani, i pochi sopravvissuti cercano così di riorganizzarsi e di riprendere i contatti coi loro simili. Il giovanissimo Conan, rimasto solo su una minuscola isola perduta nell’immenso oceano, è destinato a giocare un ruolo chiave per la rinascita della civiltà umana: inizia cosi la sua appassionante avventura, alla ricerca della dolce Lanna e di suo nonno, luminare della scienza braccato dagli emissari della grigia città di Industria, che sembrano non aver imparato nulla dal cataclisma. Intanto, là in mezzo al mare, la verde isola di High Harbor è pronta ad accogliere a braccia aperte chiunque desideri far ritorno alla vita semplice di un tempo, abbandonando le armi, la tecnologia inquinante e l’egoismo.

The Incredible Tide è un romanzo profondamente antimilitarista e dai risvolti ecologisti, e già da anni viene proposto ai ragazzi come libro di lettura nelle scuole. Chi conosce bene il mondo dei Ghibli sa perché il premio Oscar Hayao Miyazaki ne fu colpito al punto di trasporlo in una delle più amate serie animate giapponesi di tutti i tempi.

Alexander Hill Key è stato uno scrittore statunitense  attivo soprattutto nel genere fantascientifico: gran parte della sua opera è stata concepita per essere diretta specialmente ad un pubblico giovanile. A diciannove anni vendette il suo primo dipinto ad un editore. Visse a Chicago per 16 anni, in condizioni di miseria fino alla Grande depressione, quando fu costretto a scrivere per ottenere commissioni per i suoi disegni. Illustrò e scrisse per la gran parte delle riviste per ragazzi, e illustrò anche diversi testi scolastici. Durante la Seconda guerra mondiale si arruolò in Marina, e alla fine della guerra stessa ritornò nuovamente in Florida. Si sposò con Alice Towle il 21 dicembre del 1945. Con la famiglia Key si stabilì alla fine in un angolo remoto delle Smoky Mountains, in una casa-studio. Nel 1972 Key vinse il Lewis Carroll Shelf Award per The Forgotten Door (La Porta Dimenticata). Nel 1975 la Walt Disney Pictures traspose sul grande schermo il suo romanzo Escape to Witch Mountain (uscito in Italia col titolo di Incredibile viaggio verso l’ignoto), e nel 1978 il relativo seguito Return from Witch Mountain (uscito in Italia col titolo di Ritorno dall’ignoto). In Italia l’opera di Alexander Key – appassionato amante della natura – caratterizzata dal suo obiettivo di risvegliare nel lettore l’interesse per l’ambiente oltre l’ambito urbano, è poco conosciuta. In molti ricordano soprattutto il titolo The incredible tide, che appariva nei titoli dell’anime Conan il ragazzo del futuro, tratto dal suo romanzo che in Giappone ebbe maggior presa.

Conan il ragazzo del futuro

Conan il ragazzo del futuro è la storica serie tv ispirata al romanzo “Incredible Tide di Alexander Key, edito in Italia da Kappalab. L’anime “Mirai Shonen Konan” esordì il 4 aprile del 1978 sull’emittente giapponese NHK, diretto da Hayao Miyazaki, in collaborazione con Isao Takahata. Nei primi periodi l’opera magistrale del duo che presto avrebbe fondato il leggendario Studio Ghibli, si era rivelata un flop, a causa di vari ritardi ed errori di programmazione, divenne poi un cult in vari paesi del mondo.

Nel mese di luglio dell’anno 2008, la razza umana sfiorò la completa estinzione. In pochi istanti, le armi elettromagnetiche cancellarono più di metà degli esseri viventi dalla faccia del pianeta. Il cataclisma causò uno spostamento traumatico dell’asse terrestre, e i continenti finirono quasi interamente sommersi dalle acque. Conan, un ragazzo nato dopo la catastrofe, vive su un isola deserta insieme a suo nonno, senza aver mai avuto contatti con altre persone. Un giorno sull’isola arriva Lana, una ragazza in fuga dagli uomini di Indastria, e unica a poter svelare il segreto dell’energia solare. Dopo essere stata nuovamente rapita, Conan intraprenderà un lungo viaggio per salvarla, un’avventura meravigliosa che lo porterà, attraverso innumerevoli pericoli, a conoscere tanti nuovi amici.

Conan, il Ragazzo del Futuro (Trailer)

Come riporta Wikipedia, nell’anime è facile distinguere ad una sola occhiata il bene (i contadini, la natura) dal male (l’industria e le macchine) anche se molte persone ritenute in principio malvagie si trasformano aiutando il protagonista nella lotta alle macchine e alle armi, responsabili della guerra che ha devastato la Terra. I personaggi hanno costumi semplici. Gli abitanti di Indastria hanno delle divise, differenti in base al grado di importanza nella rigida scala sociale della città; le donne vestono quasi sempre abiti femminili, (solo Mosley fa eccezione); gli scienziati del Comitato sono minimamente caratterizzati. Se i paesaggi naturali sono curati in tutto il dettaglio possibile per gli standard degli anni settanta, gli ambienti artificiali sono invece volutamente grigi e spogli. Un tema ricorrente è la nostalgia e il confronto tra passato e presente. Lungo tutta la storia sono evidenti i richiami alla società del passato (città sommerse, resti della vecchia società dispersi ovunque sulle isole e nel Nucleo della Torre Triangolare, immagini del passato nella Torre del Sole, ecc.) e al dolore per quanto è andato perduto. Tuttavia molti personaggi ritengono che la vita nell’epoca attuale sia migliore di quella precedente al cataclisma (emblematici a questo proposito sono il nonno di Conan e il sindaco di Hyarbor), e non rimpiangono l’abbandono della mentalità che imperava prima della terza guerra mondiale. Anche la scienza viene guardata con occhio molto critico, in quanto possibile responsabile di grandi distruzioni. Il dottor Rao si rivela essere uno degli scienziati che lavorarono al progetto della bomba magnetica; ossessionato dal rimorso per il grande male commesso, in tutta la storia si adopera per salvare quante più persone possibile, così “da compensare con un po’ di bene all’immenso male che ha fatto”. Il dottor Rao si oppone disperatamente a che l’energia solare, l’ultimo segreto tecnologico di cui è depositario, finisca nelle mani sbagliate, causando altri lutti. Anche il consiglio degli scienziati di Indastria (il Comitato) ha una connotazione negativa: nessuno degli scienziati che lo compongono è un uomo malvagio, tuttavia questi uomini vivono arroccati nella Torre del Sole, circondati dalla tecnologia. Nella loro torre d’avorio non si accorgono delle macchinazioni di Lepka per il potere, né del fatto che gran parte della popolazione di Indastria vive in condizioni di schiavitù, vessata dai seguaci del malvagio dittatore (che sempre dalle parole del dottor Rao, è “l’ultimo [rimasto] di quelli che distrussero il mondo”).

Lo Steampunk negli anime e manga

Lo Steampunk è un particolare genere narrativo e stilistico che utilizza estetiche del periodo industriale, a cavallo tra ottocento e novecento, per identificare una tecnologia avanzata, futuristica. Una sorta di esperimento transtemporale che spalanca il genere fantascientifico ad originali sfumature retrò creando un notevole impatto visivo. È impossibile determinare con precisione l’origine di questo particolare genere, l’utilizzo di elementi di un passato più o meno recente in un contesto fantascientifico è intrinseco in questo genere sin dai tempi di Jules Verne. Il loro utilizzo può essere pratico, per ricordo, per citazione o per semplice ispirazione momentanea, ma da solo non può essere considerato distintivo per la classificazione di un genere a sé stante, almeno finché non viene teorizzato un paradigma comune da utilizzare nell’analisi. Solo recentemente è stato stabilito un minimo comune denominatore che ha definito in modo univoco i canoni dello steam punk.

Questi elementi erano già presenti nei primi anni cinquanta in Osamu Tezuka, considerato il padre del fumetto giapponese, nella sua trilogia fantascientifica: Lost World (1948), Metropolis (1949) e Next World (1951), in cui sono evidenti i riferimenti all’Europa del primo Novecento. Il secondo manga, Metropolis, prende chiaramente ispirazione dall’omonimo film di Fritz Lang del 1926, ed è stato trasformato in un’opera animata nel 2002 grazie all’opera di Rintaro e Katsuhiro Otomo. Questa trilogia è il risultato di una mente geniale, ma non rappresenta ancora un genere a sé stante, poiché rimane un esperimento quasi isolato per vent’anni.

Negli anni settanta, i disegnatori giapponesi, chiamati mangaka, hanno fatto una “scoperta” che ha influenzato molto il modo di creare e fruire l’animazione in quel periodo e negli anni successivi. Un’influenza che non era direttamente collegata alla fantascienza, ma che ha avuto un grande impatto su quello che poi sarebbe stato definito steam punk. Riyoko Ikeda, nel 1972, ha fatto conoscere al popolo giapponese la storia e i costumi europei della fine del Settecento, con la sua serie storica “Versailles no Bara” (Lady Oscar). Il Giappone si è appassionato all’epopea della giovane aristocratica francese, e la Parigi della Rivoluzione Francese è entrata prepotentemente nella cultura di massa giapponese, tanto che sono state create numerose serie ispirate a quel periodo storico negli anni seguenti.

Giusto qualche anno dopo l’uscita dell’opera di Ikeda, il maestro Leiji Matsumoto, nel 1976, ha introdotto il gusto retrò nella fantascienza pura, utilizzando navi spaziali simili a galeoni del Settecento nella sua celebre serie “Capitan Harlock”, in cui il mitico capitano con la benda sull’occhio ha trasformato il suo veliero in una navicella spaziale. Lo stesso autore ha regalato al mondo, due anni dopo, un’altra serie storica, “La corazzata Yamato” (1978), in cui le astronavi erano chiaramente ispirate alle navi da battaglia della seconda guerra mondiale.

Contemporaneamente alle avventure della Yamato, un’altra serie ha rappresentato un’altra pietra miliare per questo fenomeno: “Conan il ragazzo del futuro”, dove il maestro Hayao Miyazaki ha introdotto per la prima volta le problematiche relative a un futuro post guerra atomica, quasi a esorcizzare la paura del popolo giapponese nei confronti di una nuova minaccia nucleare. La serie ha avuto un successo mondiale e ha posto Miyazaki nell’olimpo del cinema d’animazione.

Come abbiamo visto, il genere steam punk ha radici profonde nel decennio in cui l’animazione giapponese si è diffusa in tutto il mondo. Negli anni ’70 erano iniziate a comparire in Rai opere come quelle sopra menzionate, che, insieme alla fantascienza “classica” di Go Nagai, hanno gettato le basi per quella che ora chiamiamo “j-culture” in Italia. Da queste solide radici sono nate, nei decenni successivi, diverse produzioni più o meno interessanti che hanno suscitato l’interesse collettivo verso questo tipo di fantascienza, creando un corpus di opere notevoli.

Negli anni ’90, una serie in particolare ha suscitato grande interesse perché ha lanciato una nuova scuola di animazione. Lo studio neonato Gainax, fondato da Hideaki Hanno, ha creato nel 1990 l’anime “Fushigi no Umi no Nadia“, il Mistero della Pietra Azzurra, una storia che, per ambientazione e stile, sembra uscita dai romanzi di Jules Verne. In un’epoca a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento, due ragazzi cercano di risolvere il mistero di una strana pietra, un’avventura epica a bordo del Nautilus del Capitano Nemo che li porterà nelle profondità aliene di Atlantide. Più astronavi che sottomarini, il Gratan e l’Harpfish hanno influenzato la fantasia di una generazione di appassionati.

Con l’arrivo del terzo millennio, numerose produzioni animate hanno riproposto in modi diversi l’utilizzo di uno stile narrativo transtemporale, anche se non ancora propriamente steam punk. Hiroshi Aramata, in “Alexander“, ha trasportato l’antica Macedonia in un futuro non precisato, in cui le epiche battaglie di Alessandro Magno sono condotte con lance e astronavi, in un vortice cromatico e stilistico impeccabile. Kazuya Minekura ha creato un’ambientazione originale in “Saiyuki“, ispirandosi alla favola mitologica del “Scimmiotto di Pietra”: elementi futuristici sono inseriti in un contesto tipico dell’era Sengoku, simile al Medioevo fantasy occidentale. Magia, armi bianche, pistole, esperimenti genetici, demoni e dei si uniscono in un’unica trama narrativa con grande fluidità. In “Trigun” di Yasuhiro Nightow, lo spazio siderale si mescola alle praterie dell’America del XIX secolo. Un fanta-western in cui si uniscono i tipici elementi del genere americano e le tematiche più angoscianti del futuro scientifico, come le ricerche sul DNA e la creazione dell’essere perfetto.

Passato e futuro, abbiamo visto, si sono uniti più volte nel fumetto e nell’animazione giapponese, ma solo ultimamente si possono ritrovare produzione che riescono a fissare in maniera univoca quei paletti utili alla creazione di un paradigma d’analisi. In particolare si possono evidenziare questi tratti comuni in tre produzioni editoriali recentissime, si manifesta dunque questo minimo comune denominatore che fissa definitivamente il genere Steam Punk.

In primis Last Exile, dello studio Gonzo, narra di guerra in un mondo di nuvole, in un contesto fantascientifico e che prende spunto pesantemente dall’estetica occidentale dei primi quarant’anni del ‘900.In seconda battuta Full Metal Alchemist, in cui ancor di più si uniscono alla tematica futuribile non solo elementi del secolo scorso ma anche una finestra sulla magia e l’alchimia.Ultimo sguardo va invece per lo straordinario lungometraggio animato di Katsuhiro Otomo, di recentissima uscita nelle sale italiane, Steam Boy. Film che ha giustamente avuto l’onore di chiudere l’ultimo festival di Venezia e che ci porta in piena rivoluzione industriale, quando le nuove invenzioni meravigliavano il mondo e si confidava in un futuro migliore. Last ExileFull Metal Alchemist e Steam Boy rappresentano dunque il massimo esempio di questo genere e ne tracciano le linee guida per le future produzioni, a livello di stile, tratto e narrazione.

Lo SteamPunk, in definitiva, pone la sua estetica nella Rivoluzione Industriale o nel periodo immediatamente successivo; periodo nel quale le immense macchine d’acciaio prendono vita dall’energie del Vapore, una rivoluzione globale che da inizio all’era moderna. Lo stile grafico usa dunque tonalità cromatiche retrò, sfumate, quasi come se i disegni fossero posti su una pellicola antica e rovinata. I protagonisti sono appartenenti alla classe operaia, raramente a quella borghese: la nobiltà rappresenta da una parte l’ordine costituito ma anche il nemico da sconfiggere. L’acciaio domina su tutto, non solo nello stile e nell’uso del colore, ma anche e sopratutto nella narrazione. Colore Metallico costantemente velato dal vapore delle macchine.

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