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I tre Caballeros compie 80 anni: un leggendario viaggio musicale e fantastico nell’America Latina

Il film d’animazione “I tre Caballeros” è una delle opere più originali e creative di Walt Disney, che combina live-action e animazione in un’avventura attraverso l’America Latina. Il film è il secondo dei cosiddetti “film collettivi” della Disney, realizzati durante la seconda guerra mondiale come parte della politica di buon vicinato con i paesi latino-americani, promossa dal Dipartimento di Stato degli Stati Uniti.

I tre Caballeros compie oggi ben ottant’annidebuttò infatti a Città del Messico il 21 dicembre 1944, mentre uscì negli Stati Uniti il 3 febbraio 1945 e in Italia il 14 luglio 1949!

Il protagonista indisccuso del film è Paperino, che per il suo compleanno riceve da alcuni amici sudamericani un pacco contenente tre regali: un film, un libro sul Brasile e un libro sul Messico. Ogni regalo è l’occasione per scoprire le bellezze, le tradizioni e la cultura di quelle terre lontane, accompagnato da due simpatici personaggi: José Carioca, il pappagallo brasiliano già apparso nel precedente “Saludos Amigos”, e Panchito Pistoles, il gallo messicano che si unisce al gruppo nel terzo segmento del film.

Il film è composto da sette episodi, ognuno con uno stile e una tecnica diversi, che mescolano realtà e fantasia, documentario e musical, comicità e surrealismo.

Il primo episodio, “Aves Raras”, mostra le varie specie di uccelli che popolano l’America Latina, tra cui il pinguino Pablo, che sogna di vivere in un clima più caldo, e il gauchito volante, un bambino argentino che cavalca un asino alato. Il secondo episodio, “Baia”, è una visita guidata alla città brasiliana di Bahia, dove Paperino e José Carioca ballano e corteggiano le belle ragazze locali, tra cui la cantante Aurora Miranda. Il terzo episodio, “Las Posadas”, racconta la tradizione natalizia messicana della ricerca di un alloggio per la Sacra Famiglia, con una canzone interpretata da Panchito Pistoles. Il quarto episodio, “Messico: Pátzcuaro, Veracruz e Acapulco”, è un tour turistico in alcune località messicane, dove Paperino e i suoi amici incontrano le artiste Carmen Molina e Dora Luz. Il quinto episodio, “La Piñata”, è una festa in onore di Paperino, che riceve una piñata piena di sorprese. Il sesto episodio, “You Belong to My Heart”, è una romantica serenata cantata da Dora Luz, che trasporta Paperino in un mondo onirico e astratto. Il settimo e ultimo episodio, “Donald’s Surreal Reverie”, è una sequenza psichedelica e caotica, in cui Paperino insegue le donne in vari scenari fantastici, tra cui una spiaggia, un tappeto volante, un sombrero gigante e un cactus antropomorfo.

“I tre Caballeros” è un film innovativo e sperimentale, che sfrutta le potenzialità espressive dell’animazione per creare effetti visivi sorprendenti e coinvolgenti. Il film è anche un omaggio alla musica e alla cultura latino-americana, che Disney conobbe personalmente durante i suoi viaggi in quei paesi. Il film presenta diverse canzoni originali, composte da musicisti locali, che contribuiscono a creare un’atmosfera allegra e festosa. Il film è inoltre arricchito dalla presenza di diverse star del cinema e della musica dell’epoca, che si esibiscono in numeri musicali accattivanti e divertenti.

“I tre Caballeros” è un film che nonostante compi ben ottant’anni merita ancora di essere riscoperto e apprezzato, sia per il suo valore artistico che per il suo significato storico e culturale. Il film è una testimonianza della visione creativa e cosmopolita di Walt Disney, che seppe realizzare un’opera originale e divertente, capace di avvicinare e far dialogare due mondi diversi, ma affini: quello nordamericano e quello latino-americano

Le Principesse Disney: una fiaba tra Magia, Storia e… problemi di Salute

Altissime torri, acque cristalline, boschi incantati e maestosi castelli. Le Principesse Disney ci hanno da sempre accompagnato in mondi incantati, dove sogni, magia e avventure si intrecciano in storie senza tempo. Ogni bambina ha sognato almeno una volta di diventare una principessa, di vivere una fiaba e realizzare i propri desideri. Le principesse Disney sono da sempre un faro di ispirazione, modelli di coraggio e forza, che mostrano come, con determinazione e speranza, tutto sia possibile.

Oggi, il mondo delle Principesse Disney è costituito da 12 icone: Biancaneve, Cenerentola, Aurora, Ariel, Belle, Jasmine, Pocahontas, Mulan, Tiana, Rapunzel, Merida e Vaiana. Ognuna di loro rappresenta una storia unica, con sfide e avventure da vivere, ma anche con un messaggio di fiducia in se stesse. Nonostante non tutte siano ufficialmente delle “principesse” o si sposino con un principe (come nel caso di Mulan e Merida), tutte sono diventate simboli di determinazione, coraggio e speranza.

Le avventure di queste eroine non sono solo raccontate nei film d’animazione, ma hanno anche dato vita a remake e serie televisive, e i loro volti sono presenti in un’infinità di prodotti pensati per i fan. Dai giochi da collezione, come le bambole con i loro iconici abiti, a videogame che permettono di vivere direttamente le loro storie. Disney ha fatto delle Principesse un fenomeno di culto, amato da grandi e piccini in tutto il mondo.

Dietro a queste storie, però, si nasconde anche un mondo di innovazione e sperimentazione nell’arte dell’animazione. La Disney, con Walt Disney alla guida, è stata pioniera nel campo dei cortometraggi animati, con il suo capolavoro “Topolino”. La vera svolta, però, arrivò con l’introduzione del primo film completamente animato, “Biancaneve e i sette nani” (1937). Nonostante i rischi economici e le difficoltà tecniche, il film fu un successo clamoroso e segnò l’inizio della leggenda delle principesse. In seguito, furono molte altre le pellicole che segnarono un cambiamento epocale nel mondo dell’animazione, come “Pinocchio”, “Fantasia” e successivamente “La Bella Addormentata nel Bosco” (1959), un film che mise in evidenza l’evoluzione delle tecniche grafiche. Dal rotoscopio, che riprendeva attori veri per rendere i movimenti più realistici, alle prime incursioni della grafica computerizzata, come nel caso di Belle in “La Bella e la Bestia” (1991), che è la prima principessa a ballare con l’ausilio di tecniche digitali. E non dimentichiamo il cosiddetto “rinascimento Disney” degli anni ’90, che con opere come “La Sirenetta”, “La Bella e la Bestia” e “Aladdin” ha rivoluzionato il mondo dell’animazione, portando il pubblico in nuove dimensioni visive.

La magia non finisce qui, perché le storie delle principesse Disney non sono solo fiabe di coraggio e riscatto, ma anche metafore di cambiamenti tecnici e artistici che hanno ridefinito l’industria dell’animazione. Ogni principessa, con la sua personalità e il suo stile, ha rappresentato un passo avanti in una nuova era per il cinema d’animazione, utilizzando le più moderne tecnologie, come la computer grafica, per dare vita a mondi incredibili. Personaggi come Ariel, Belle, Jasmine, Mulan e Rapunzel hanno affrontato tecniche artistiche innovative, mentre Merida, con la sua chioma di riccioli ribelli, ha portato la computer grafica al massimo livello di dettaglio.

Eppure, dietro la magia e la bellezza di queste storie, si cela una verità che potrebbe sfuggire ai più: le Principesse Disney, seppur amate da tutti, non sono esenti dai rischi della vita reale. In un recente studio del British Medical Journal, un team di esperti ha analizzato i rischi per la salute a cui sono soggette le nostre eroine preferite. E, sfortunatamente, i loro problemi di salute non sono pochi. Per esempio, Biancaneve, vittima delle angherie della matrigna, potrebbe soffrire di stress e malattie cardiovascolari, mentre Jasmine, che cresce isolata nel palazzo, rischia gli effetti della solitudine. Belle, che entra in contatto con la Bestia, è esposta a malattie infettive potenzialmente letali. Cenerentola, invecchiata da polvere e microplastiche, potrebbe avere danni ai polmoni. E non dimentichiamoci di Pocahontas, che affronta il rischio di fratture dopo il suo tuffo dalla scogliera. Aurora, con il suo lungo sonno, potrebbe soffrire di malattie cardiache e diabete.

Anche Raperonzolo non è immune a rischi, visto che la sua prigionia nella torre le causa violenze psicologiche e fisiche, mentre il suo lungo e pesante capello potrebbe portarla a soffrire di alopecia da trazione. Insomma, anche le principesse Disney hanno i loro problemi di salute da affrontare, e forse la vera magia che dovremmo insegnare loro, e a noi stessi, è quella di prendersi cura di sé, affrontando con coraggio e determinazione anche le sfide più grandi.

E se anche le Principesse Disney dovessero affrontare questi problemi, chissà che, con un po’ di mindfulness e un po’ di magia, possano finalmente vivere per sempre felici e, soprattutto, in salute.

Oggi celebriamo Walt Disney con “Disney – 100 anni di magia”: la docu-serie evento su History Channel

Il 5 dicembre 1901 nasceva Walt Disney, un visionario che ha rivoluzionato per sempre l’industria dell’intrattenimento, donando al mondo personaggi, storie e sogni che continuano a vivere nel cuore di milioni di persone. Non c’è modo migliore per onorare il suo lascito se non immergersi in “Disney – 100 anni di magia”, la docu-serie evento che ha debuttato in esclusiva su History Channel dal 3 dicembre, ogni martedì alle 21.50. Un appuntamento imperdibile per nerd e appassionati di cultura pop, questa serie in sei episodi offre uno sguardo unico su un secolo di storie, innovazioni e magie targate Disney.

Un viaggio straordinario attraverso la storia Disney

La docu-serie racconta come un giovane animatore di Chicago sia riuscito a trasformare i suoi sogni in una delle più grandi potenze culturali e commerciali del mondo. Ogni episodio è un’immersione totale nelle tappe fondamentali che hanno definito il mito della Disney, intrecciando genio creativo, sfide imprenditoriali e rivoluzioni artistiche senza precedenti.

Si inizia con la nascita di Topolino, creato nel 1928 come simbolo di speranza e ottimismo in un periodo di grandi difficoltà economiche. Questo piccolo topo, divenuto un’icona globale, rappresentava non solo il genio di Walt Disney, ma anche il desiderio di raccontare storie in cui il pubblico potesse riconoscersi.

Il secondo episodio si concentra su un’impresa monumentale: Biancaneve e i sette nani. Uscito nel 1937, questo primo lungometraggio animato a colori e con sonoro sincronizzato non solo ridefinì il concetto di cinema d’animazione, ma dimostrò anche il potere della narrazione visiva, conquistando il pubblico e salvando la Disney da una possibile bancarotta.

Dal sogno alla realtà: Disneyland e il merchandising

Con il terzo episodio ci si sposta nel 1955, anno in cui Walt Disney inaugura Disneyland, il primo parco a tema al mondo. Questo progetto visionario trasformò un’area polverosa della California in un regno magico che incarna l’idea stessa di fuga dalla realtà. Disneyland non è solo un parco: è un’esperienza immersiva, un luogo dove l’immaginazione prende vita e la fantasia diventa realtà.

La quarta puntata svela come Disney abbia rivoluzionato anche il mondo del merchandising, trasformando i suoi personaggi in veri e propri simboli culturali. Uno degli esempi più celebri è l’orologio di Topolino, le cui braccia servivano da lancette: un oggetto semplice ma capace di creare un legame indelebile tra i fan e il mondo Disney.

Utopie e innovazioni senza tempo

Il quinto episodio ci porta negli anni ’60, quando Walt Disney, mai stanco di sognare, concepì il progetto di una città del futuro, l’EPCOT (Experimental Prototype Community of Tomorrow). Sebbene non sia stato realizzato come originariamente immaginato a causa della sua morte nel 1966, EPCOT rappresenta ancora oggi un simbolo di innovazione e speranza per un mondo migliore.

La serie si conclude con un episodio che celebra sei innovazioni tecnologiche targate Disney, dall’introduzione del sonoro sincronizzato all’animazione digitale. Ogni conquista è una testimonianza dell’influenza di Walt Disney sull’industria dell’intrattenimento e sulla cultura mondiale.

Walt Disney: un’eredità immortale

Con 26 Premi Oscar vinti, Walt Disney detiene il record assoluto nella storia dell’Academy. Da Fantasia a Mary Poppins, passando per Bambi e Steamboat Willie, le sue creazioni hanno segnato la storia del cinema e continuano a ispirare generazioni di artisti e spettatori. La docu-serie non è solo un tributo al genio di Walt, ma anche un viaggio emozionante che rivela i momenti di lotta, speranza e trionfo che hanno reso possibile la magia.

Per chi ama l’animazione, la cultura pop o semplicemente le belle storie, “Disney – 100 anni di magia” è un’esperienza imperdibile. Unisciti a questo viaggio, ogni martedì su History Channel, e rivivi la storia dell’uomo che ci ha insegnato a credere che, con un po’ di magia e un piccolo topo dalle grandi orecchie, tutto è possibile.

Buon Compleanno Walter Elias Disney. La storia del Sogno Americano che ha rRivoluzionato la pop culture

Walter Elias Disney, una delle figure più iconiche e influenti del ventesimo secolo, è stato un genio creativo che ha rivoluzionato il mondo del cinema d’animazione e ha lasciato un’impronta indelebile nella storia del business americano. Nato il 5 dicembre 1901, Disney è stato l’artefice di un incredibile viaggio che lo ha portato, partendo da una fattoria nel Midwest americano, a diventare uno degli imprenditori più di successo di tutti i tempi. La sua vita e la sua carriera hanno segnato non solo un’epoca, ma anche un intero modo di pensare e fare impresa, dando forma a un impero che ha saputo mescolare fantasia e innovazione in un modo che nessuno avrebbe mai potuto prevedere.

Walt Disney nacque come quarto di cinque figli in una famiglia che nel 1906 decise di trasferirsi da Chicago a Marceline, una cittadina del Missouri. La sua infanzia, tuttavia, non fu quella che ci si potrebbe aspettare da un bambino che cresce in un ambiente rurale. La sua vita era fatta più di fatica e impegno che di gioco spensierato, visto che sin da giovane dovette assumersi responsabilità familiari, in particolare dopo che suo padre si ammalò. A Kansas City, dove la famiglia si trasferì a causa delle difficoltà economiche, Walt e il fratello Roy lavoravano nella consegna dei giornali, attività che divenne per Walt un primo contatto con il mondo del lavoro e della creatività.

Nel 1919, Walt decise di separarsi dal padre e di intraprendere la sua carriera da solo. In quel periodo, conobbe Ubbe Ert Iwerks, un talentuoso disegnatore che divenne suo amico e collaboratore per tutta la vita. I due cominciarono a lavorare insieme in vari studi di animazione, e fu in questi anni che Walt sviluppò la sua passione per il mondo dei cartoni animati. Nel 1920, Walt e Ub aprirono uno studio di animazione proprio, dove tentarono di lanciare il personaggio di “Oswald the Lucky Rabbit”, che, nonostante un primo successo, non portò i frutti sperati a causa di un conflitto con il distributore, la Universal. Tuttavia, fu proprio da questo fallimento che nacque una delle storie più straordinarie della storia del cinema.

Nel 1928, Walt Disney decise di creare un nuovo personaggio, uno che fosse tutto suo, e fu così che nacque Mickey Mouse. Il topo più famoso del mondo, simbolo di Disney, fece il suo debutto con il cortometraggio “Plane Crazy” e successivamente con “Steamboat Willie”, il primo film sonoro con Mickey come protagonista. La scelta di aggiungere il sonoro a un personaggio animato fu una vera e propria rivoluzione nell’industria cinematografica, che consacrò Disney come una figura di riferimento per il mondo dell’animazione. Ma la strada verso il successo non fu mai facile per Walt, che dovette affrontare anche il tradimento del suo amico e collaboratore Ub Iwerks. Nonostante tutto, Walt non si lasciò abbattere e continuò a produrre opere che segnarono la storia dell’animazione.

Negli anni successivi, Disney consolidò la sua fama con opere che avrebbero cambiato per sempre il panorama cinematografico. Nel 1932, il corto “Fiori e Alberi” divenne il primo cartone animato a colori, mentre nel 1937 il suo studio lanciò “Biancaneve e i Sette Nani”, il primo lungometraggio d’animazione della storia, che segnò l’inizio di una serie di successi. Film come “Pinocchio”, “Fantasia” e “I Tre Porcellini” consolidarono la sua posizione come leader indiscusso dell’animazione, e negli anni successivi, con l’introduzione della Multiplane Camera, che permetteva effetti tridimensionali, Walt continuò a innovare e a emozionare il pubblico con opere come “Dumbo” e “Bambi”.

Nel 1950, un periodo di difficoltà venne superato con il successo di “Cenerentola”, seguito da altri film leggendari come “La Bella Addormentata nel Bosco” e “Peter Pan”. Ma non fu solo nel cinema che Walt Disney lasciò il suo segno. Dopo aver immaginato un luogo dove i sogni dei bambini potessero diventare realtà, nel 1955 inaugurò Disneyland, il primo parco a tema che divenne subito un simbolo della sua visione. L’idea di Walt di creare un luogo dove le persone potessero “diventare bambini di nuovo” si concretizzò in un progetto che oggi è conosciuto in tutto il mondo, dando vita a una nuova forma di intrattenimento che ancora oggi continua a ispirare milioni di persone.

Il 1959 vide l’uscita di “La Bella Addormentata nel Bosco”, un capolavoro che univa tradizione e innovazione, con la creazione di uno dei villain più temuti di sempre, Malefica. Ma, nonostante l’incredibile successo che Walt stava raccogliendo, negli anni ’60 dovette affrontare anche delle sfide personali e professionali. La sua ultima opera, “Mary Poppins”, uscì nel 1964 e fu un trionfo, diventando il più grande successo che la Disney avesse mai conosciuto. Purtroppo, nel 1966, Walt Disney morì, lasciando un vuoto enorme nel mondo dell’animazione e della cultura popolare. La sua eredità, però, continua a vivere attraverso le sue opere, i suoi personaggi e il suo impero.

Walt Disney ha incarnato lo spirito del sogno americano, quello del “self-made man” che, partendo dal nulla, ha creato qualcosa di straordinario. La sua filosofia era semplice ma potente: “Se puoi sognarlo, puoi farlo”. Con questa convinzione, ha trasformato il suo sogno in una realtà che ha ispirato generazioni intere, diventando non solo un imprenditore di successo, ma anche un simbolo di creatività, innovazione e speranza. Le sue storie, i suoi personaggi e i suoi parchi a tema sono diventati parte integrante della cultura globale, e oggi, a più di mezzo secolo dalla sua morte, Walt Disney rimane un’icona senza tempo, un uomo che ha cambiato il mondo con la forza della sua immaginazione.

Vigevano, nella notte di Halloween: il Concerto delle Streghe a Vigevano

La sera di Halloween anche a Vigevano è d’uopo evocare gli spiriti: Giovedi 31 Ottobre 2024, alle ore 21.45, presso la suggestiva cornice dell’Auditorium San Dionigi (Piazza Martiri della Liberazione n. 45), Diapason Consortium, realtà protagonista della stagione musicale vigevanese, propone, ad inaugurare la XI Stagione delle Serate Musicali, un concerto di musica classica e arie d’opera dedicato ai demoni, ai fantasmi e alle streghe così come sono stati raccontati dal grande repertorio musicale ottocentesco romantico.

Si gradisce la presenza del pubblico abbigliato a tema: sono benvenute le streghe, i demoni, i vampiri, i fantasmi, etc. Presenta Enrico Ercole, giornalista e musicofilo.

Si parte con la grande “Scena della Gola del Lupo” tratta dall’opera “Il Franco Cacciatore” (1821): in un bosco abitato da spiriti, sotto una luna che gronda sangue, si stringe un patto scellerato tra un uomo disperato e il Demonio: vengono forgiate le sette pallottole dannate che compiranno il maleficio. Composta da Carl Maria von Weber, questa grande scena, reputata un vero e proprio manifesto dell’opera romantica tedesca, viene proposta per la prima volta in concerto grazie alla partecipazione del Coro Bottega dei Suoni e della Corale Maestri Cantori e ai solisti Zhaochi Xu (Kaspar) e Danilo Formaggia (Samiel). Non può poi mancare un classico del repertorio “demoniaco”: “Una Notte sul Monte Calvo” di Modest Musorgskij (1867), eseguita dal vivo nella versione per pianoforte a quattro mani da Federica Casella e Antonio Bologna e in accompagnamento alle immagini del mitico capitolo finale del capolavoro d’animazione “Fantasia” di Walt Disney in cui vediamo un potente demone evocare a sé spiriti e demoni apparendo sulla vetta del Monte Calvo.

Il Diavolo è ancora protagonista della grande aria “Sono lo spirito che nega” tratta da “Mefistofele” di Arrigo Boito (1868) eseguita dal basso Zhaochi Xu: Mefistofele elogia le sue arti demoniache chiamando a sé i demoni con il tetro fischio che ha fatto guadagnare a questa pagina il soprannome di “Aria del Fischio”.

Giuseppe Verdi ci regala poi una pagina davvero suggestiva, eseguita dal coro Bottega dei Suoni insieme alla Corale Maestri Cantori, con il canto delle streghe “Che faceste? Dite su” tratto dal “Macbeth” (1847), in cui il potere terreno entra a stretto contatto con quello soprannaturale: le streghe predicono il futuro a Macbeth e Banco e… sarà un futuro di sangue.
Il violino di Tânia Camargo Guarnieri sarà protagonista indiscusso di una delle pagine più note del repertorio violinistico: il mitico “Trillo del Diavolo” di Giuseppe Tartini (1713). Leggenda vuole, su testimonianza dello stesso Tartini, che il brano sia stato eseguito dal Diavolo comparsogli in sogno.

Il Diavolo torna, anche se solo nell’evocazione del suo terribile nome, nell’aria “Quell’uom dal fiero aspetto” eseguita da Danilo Formaggia tratta dall’opera “Fra Diavolo” (1829) di Daniel Auber: un temutissimo brigante viene chiamato Fra Diavolo per via della fierezza del suo aspetto e il timore che incute al suo apparire!

 Con Camille Saint-Saëns si arriva alla notissima “Danza macabra” (1874), eseguita al pianoforte da Antonio Bologna: con il classico humor che era tipico del compositore francese il brano, dai temi notissimi al grande pubblico, racconta di una notte in cui in un cimitero la Morte suona un violino scordato, si aprono le tombe e ne escono scheletri e spiriti. Per accompagnare il pubblico in questo viaggio, durante l’esecuzione verrà proietto un vero e proprio capolavoro dell’animazione: “Skeleton Dance”, prodotto da Walt Disney nel 1929.

Dato il numero limitato di posti, si raccomanda la prenotazione sul sito web diapason.it.

Pippo. No, il miglior amico di Topolino non è un cane

Pippo, uno dei personaggi più amati e riconoscibili della Disney, ha suscitato curiosità e dibattiti fin dalla sua prima apparizione. Con il suo carattere buffo, il suo linguaggio strampalato e le sue incredibili avventure, Pippo ha conquistato il cuore di generazioni di spettatori. Ma chi è davvero Pippo? È un cane, come Pluto? O è qualcosa di completamente diverso? Recentemente, lo storico doppiatore di Pippo ha voluto fare chiarezza su questo punto, mettendo fine a molte speculazioni. 

Le Origini di Pippo

Pippo, Goofy in inglese, fece la sua prima apparizione nel cortometraggio “Mickey’s Revue” nel 1932. Creato da Walt Disney e da Art Babbitt, Pippo è stato inizialmente concepito come un personaggio secondario, ma ben presto ha conquistato un posto di rilievo accanto a Topolino e Paperino. Il suo design originale lo ritraeva come un cane antropomorfo, con grandi orecchie flosce, un cappello e una personalità goffa ma adorabile.

Nel corso degli anni, Pippo è diventato protagonista di numerosi cortometraggi, fumetti e serie televisive. La sua evoluzione ha visto cambiamenti nel design e nella personalità, ma ha sempre mantenuto quella caratteristica combinazione di ingegnosità e buon cuore che lo rende così affascinante.

Pippo è un cane?

Uno dei dibattiti più accesi riguardanti Pippo è la sua vera natura. Essendo un personaggio antropomorfo, Pippo cammina su due zampe, parla e interagisce con altri personaggi in modo umano. Questo ha portato molti a chiedersi se sia davvero un cane, soprattutto considerando la presenza di Pluto, il cane di Topolino, che invece si comporta come un cane tradizionale, camminando su quattro zampe e abbaiando.

Recentemente, Bill Farmer, lo storico doppiatore di Pippo, ha voluto fare chiarezza su questo argomento. In un’intervista, Farmer ha dichiarato:

“Pippo non è un cane. Pluto è un cane, ma Pippo sembra solo appartenere alla famiglia dei cani nello stesso modo in cui un lupo non è un cane, ma appartiene alla famiglia dei cani. Penso che Canis Goofus sia il termine tecnico latino per indicare cosa sia Pippo È solo Pippo”.

La distinzione tra Pippo e Pluto è fondamentale per capire la natura del personaggio.

Mentre Pluto rappresenta il cane domestico, con comportamenti e caratteristiche tipiche di un animale, Pippo è stato creato per essere un personaggio antropomorfo. Questa differenza è evidente non solo nel loro aspetto e comportamento, ma anche nel loro ruolo all’interno dell’universo Disney. Pluto è il fedele compagno di Topolino, leale e adorabile, ma con capacità limitate rispetto agli esseri umani. Pippo, d’altra parte, è un personaggio complesso con emozioni, capacità di parlare e interagire con il mondo in modo simile agli altri personaggi umani. Questa complessità lo rende unico e lo distingue chiaramente da Pluto.

Il Fascino di Pippo

Una delle ragioni per cui Pippo è così amato è la sua capacità di rappresentare l’ingenuità e la bontà d’animo. La sua goffaggine e la sua predisposizione a mettersi nei guai lo rendono un personaggio con cui molti possono identificarsi. Nonostante i suoi difetti, Pippo affronta la vita con ottimismo e determinazione, insegnando lezioni di resilienza e positività. Pippo è anche un personaggio versatile, capace di adattarsi a diversi contesti e storie. Che si tratti di avventure comiche, situazioni domestiche o viaggi fantastici, Pippo riesce sempre a portare il suo caratteristico umorismo e la sua visione del mondo. Questo lo ha reso un pilastro dell’universo Disney e un personaggio intramontabile.

Pippo nel Mondo Contemporaneo

Nel corso degli anni, Pippo ha continuato ad evolversi, rimanendo rilevante per le nuove generazioni. Serie come “Ecco Pippo!” (Goof Troop) ei film “In viaggio con Pippo” (A Goofy Movie) e “Estremamente Pippo” (An Extremely Goofy Movie) hanno introdotto Pippo a nuovi pubblici, esplorando il suo ruolo come padre e la sua relazione con il figlio Max. Questi racconti hanno arricchito il personaggio di Pippo, aggiungendo profondità e sfumature alla sua personalità. Da semplice spalla comica, Pippo è diventato un personaggio con una storia e delle emozioni complesse, in grado di affrontare temi come l’amicizia, la famiglia e la crescita personale.

Pippo è molto più di un semplice personaggio Disney. È un’icona culturale che ha saputo conquistare il cuore di milioni di persone in tutto il mondo.

La chiarezza fornita dal suo storico doppiatore, Bill Farmer, ha messo fine al dibattito sulla sua natura, sottolineando che Pippo è semplicemente Pippo. Nonostante le somiglianze con un cane, Pippo appartiene a una categoria tutta sua, con la sua unica combinazione di umanità e comicità.

La sua capacità di far ridere e di insegnare lezioni di vita lo rende un personaggio senza tempo, capace di adattarsi e di rimanere rilevante attraverso le generazioni. Pippo continuerà ad essere amato e apprezzare, non solo per le sue buffonate, ma anche per il suo cuore grande e la sua inesauribile capacità di portare gioia e sorrisi.

87 anni e non sentirli! La mitica 313 di Paperino: tra gag e leggende metropolitane

Tutta Italia ha festeggiato i 90 anni di Paperino, il paperotto più amato del mondo! Ma c’è qualcos’altro che merita di essere celebrato: la sua iconica auto, la 313! Ebbene sì, anche la mitica 313 ha la bellezza di 87 anni, ed è a tutti gli effetti una vettura storica dal valore (affettivo) inestimabile.

Era il 1937 quando la piccola cabrio rossa – ispirata all’American Bantam Speedster – fece il suo debutto nel cartone animato “Paperino innamorato”. Per conquistare il cuore della sua fiamma, Paperino la acquistò in un villaggio del Messico, scambiandola con un asinello. Come spesso capita con le auto usate, la 313 si rivelò subito un mezzo un po’ problematico: motore difettoso, freni ballerini e radiatore fragile. Ma aveva un asso nella manica: un clacson a tromba che non passava certo inosservato!

Nonostante i suoi acciacchi, la 313 iniziò a comparire regolarmente nelle strisce a fumetti di Paperino, a partire dal giugno del 1939. La sua prima immatricolazione ufficiale arrivò però solo il 22 marzo 1940. Da quel momento in poi, la cabrio rossa divenne una presenza fissa nelle avventure del paperotto, ancor più enfatizzata a partire dal 1943 grazie alle storie di Carl Barks, il leggendario disegnatore che diede vita a Paperone, Amelia, Gastone e Archimede.

Ma da dove viene la 313?

Gli sceneggiatori, inventando nomi di case automobilistiche fittizie, raccontarono che si trattava di una Belchfire Runabout del 1934, assemblata con pezzi di diverse auto: un motore Mixwell a due cilindri, una carrozzeria Dudge del 1922 e semiassi Paclac (un mix tra Packard e Cadillac). A distinguerla dai modelli americani dell’epoca, la trazione anteriore e un cambio a quattro marce.

Sopravvissuta a mille peripezie, la 313 di Paperino acquisì addirittura una sua anima.

Nel 1995, gli autori Michelini e Massimo De Vita realizzarono la striscia “Paperino e il segreto della 313”, dove si narravano le origini della vettura. Secondo la storia, Paperino ne divenne proprietario durante le riprese di un film in Messico. Grazie all’intervento di uno stregone, la 313 ottenne una “scintilla di vita”, diventando capace di agire sempre per il bene del suo paperotto e salvarlo da situazioni pericolose, anticipando addirittura i moderni sistemi Adas.

La 313 non è solo un’auto, è un simbolo.

Un pezzo di storia del fumetto e della cultura pop che ha accompagnato generazioni di lettori e spettatori. Un mito che continua a far sognare e divertire grandi e piccini.

Buon compleanno, 313!

Buon Compleanno Paperino! Donald Duck compie 90 anni!

Il popolarissimo personaggio di Donald Duck, noto in Italia come Paperino, ha fatto il suo debutto il 9 giugno 1934 nel cortometraggio animato “The Wise Little Hen” (La Gallinella Saggia), parte della serie Silly Symphonies. Da quel momento, Paperino è diventato uno dei personaggi più amati della Disney, apparendo in oltre 150 cortometraggi e mediometraggi cinematografici. Questo papero dal carattere irascibile e dai molteplici stati d’animo è riuscito a catturare il cuore di generazioni di fan, grazie alla sua capacità di rappresentare le gioie e le frustrazioni della vita quotidiana.

Qualche curiosità in pillole

  • In lingua originale la prima voce di Paperino apparteneva a Clarence “Ducky” Nash, che dopo cinquant’anni fu sostituito dall’animatore della Disney Tony Anselmo;
  • Il secondo nome di Paolino Paperino è Fauntleroy;
  • Paperino ha una stella sulla Hollywood Walk of Fame e nel 1958 presentò la cerimonia di consegna degli Oscar® insieme a Bob Hope, Jack Lemmon, David Niven, Rosalind Russell e James Stewart;
  • Lo zio di Paperino è Paperon de’ Paperoni, magnate scozzese e intrepido avventuriero. Paperone crede nel risparmio, nel duro lavoro, nell’ingegno e nella dedizione nei confronti degli affari;
  • Qui, Quo e Qua, i nipoti combinaguai di Paperino, vivono con la loro mamma Dumbella “Della” Duck a Paperopoli nello stato del Calisota (USA) e Paperino si prende spesso cura di loro;
  • Paperino appare in milioni di fumetti venduti in oltre 40 paesi in tutto il mondo;
  • All’interno dell’area EMEA, Paperino è apparso in dozzine di serie e programmi televisivi Disney, tra cui La Casa di Topolino su Disney Channel e Disney Junior e I Corti di Topolino su Disney Channel e Disney XD; 
  • Paperino è apparso in ogni spettacolo di Disney On Ice fin dal debutto di Walt Disney’s World On Ice nel 1981;
  • Lo spettacolo Walt Disney’s World On Ice – Donald Duck’s Birthday ha debuttato in Europa nel 1988: era uno show pieno di starnazzi, perseveranza e amicizia creato per celebrare il compleanno di Paperino;
  • Nel 2017 Paperino è stato il protagonista di una collezione di moda targata Gucci. Questa linea d’abbigliamento comprendeva T-shirt, felpe con cappuccio, maglieria e scarpe. Anche le case di moda JC De Castelbajac e Monnalisa hanno creato svariati articoli di moda che avevano per protagonista il famoso papero.

Donald Duck è un papero bianco con becco e piedi arancioni. Solitamente indossa una blusa e un berretto da marinaio. Secondo l’albero genealogico ideato da Don Rosa in base alle indicazioni contenute nelle storie a fumetti di Carl Barks è figlio di Ortensia de’ Paperoni (sorella di Paperon de’ Paperoni) e Quackmore Duck (figlio di Nonna Papera). Ha una sorella gemella, Della Duck, madre di Qui, Quo, Qua. La prima apparizione del personaggio risale al 1934 nel cortometraggio La gallinella saggia diretto da Wilfred Jackson nel quale Paperino è il vicepresidente del Circolo dei pigri che ha come presidente Meo Porcello. I due si riveleranno degli inguaribili scansafatiche.

Con Carl Barks si ha la crescita del personaggio e i successivi approfondimenti nel carattere. Agli inizi della sua carriera Barks realizza una gag nel corto Modern Inventions dove una macchina-barbiere rade il fondoschiena di Paperino, scambiandolo per la sua testa, iniziando una lunga collaborazione con Jack Hannah col quale prima fa esordire Qui, Quo e Qua nel corto I nipoti di Paperino e poi realizzando la sua prima storia a fumetti, Paperino e l’oro del pirata, che è anche la prima storia avventurosa mai scritta con Paperino protagonista negli Stati Uniti. La creatività di Barks porta la Western Publishing, editore dei fumetti Disney, a pubblicarne i lavori nella collana Walt Disney’s Comics and Stories, dove realizza storie di vita quotidiana di non più di dieci tavole, e Four Color, dove realizza storie di ampio respiro che contribuiranno a porre le basi per il Paperino avventuroso che, negli anni successivi, andrà a caccia di tesori accompagnando lo zio Paperone. Del primo gruppo si ricordano Paperino nel tempo che fu!, dove Paperino e nipoti fanno un viaggio nella California del 1848, in quelle del secondo abbiamo Paperino e il mistero degli Incas, una storia che porterà i paperi a Testaquadra, una città dove tutto è quadrato e le cose rotonde sono vietate, a parte la bussola del professor Sentimento Cuorcontento di Sacramento (California), conservata come cimelio nel museo locale oppure Paperino sceriffo di Valmitraglia nella quale il personaggio entra a contatto anche con il vecchio west americano, o Paperino e l’anello della mummia ambientata nell’Egitto, o i misteri dell’Africa Nera ambientazione di storie come Paperino e il feticcio, Paperino nell’Africa più nera e Paperino e la valle proibita.Oltre alle avventure in giro per il mondo Barks impegna il personaggio in gag dove è impegnato in molti lavori spesso improbabili (p.e., accordatore di campanelli, propagandista di farina, venditore di frullini, incantatore di serpenti) tutti destinati al fallimento. L’unico lavoro “permanente” è quello di lucidatore di monete al servizio di Paperone pagato «30 centesimi di dollaro all’ora» nonostante l’inflazione.L’ampia mole di storie e di parenti creata da Barks gli suggerisce, nel corso degli anni cinquanta, di realizzare un albero genealogico a suo uso e consumo, dal quale anni dopo il disegnatore Don Rosa trarrà ispirazione per realizzare l’albero genealogico dei paperi, dal quale risulta che Paperino è il figlio di Quackmore Duck, uno dei figli di Nonna Papera, e di Ortensia de’ Paperoni, sorella dello zio Paperone, nonché fratello gemello di Della Duck, la madre di Qui, Quo e Qua.

In Italia, Paperino fa il suo debutto nel 1935, apparendo per la prima volta in un supplemento del settimanale Topolino, pubblicato dalla Casa Editrice Nerbini. Con il passaggio dei diritti alla Mondadori, nel 1937 Paperino ottiene una sua testata, il settimanale Paperino, edito dall’A.P.I. Da quel momento, il papero più famoso del mondo inizia ad apparire regolarmente su tutte le testate Mondadori che pubblicano materiale Disney.Le prime storie italiane di Paperino sono state realizzate tra il 1937 e il 1940 da Federico Pedrocchi, spesso con l’aiuto di altri autori come Nino Pagot. In queste storie, Paperino era protagonista di lunghe avventure, ben prima che accadesse negli Stati Uniti, dove all’epoca le strisce a fumetti di Al Taliaferro erano principalmente auto-conclusive. Bisognerà aspettare Carl Barks nel 1942 per vedere storie avventurose simili negli USA. In quegli anni, era abbastanza facile introdurre nuovi personaggi per le storie di Paperino, data l’assenza di comprimari stabili. Tuttavia, quasi nessuno dei personaggi introdotti da Pedrocchi sopravvisse al suo autore. Nel corso degli anni, molti altri autori italiani si sono occupati di Paperino, tra cui Luciano Bottaro, Giovan Battista Carpi e Romano Scarpa. Successivamente, il testimone è passato a Giorgio Cavazzano, Massimo De Vita e Marco Rota, che hanno continuato a sviluppare e arricchire le avventure del nostro amato papero.

La Giornata Mondiale del Pinguino

Il 25 aprile si celebra la Giornata Mondiale del pinguino, nata per sensibilizzare l’opinione pubblica sulle minacce che corrono questi uccelli a causa del riscaldamento globale e delle attività umane. Nel mondo ci sono 18 specie di pinguini che vivono nell’emisfero meridionale: 12 specie fra i ghiacci dell’Antartide sino alle acque della Nuova Zelanda, mentre altre 4 fra Africa australe e Sud America dove possono trovarsi ad affrontare anche alte temperature. Le rimanenti si trovano fra Australia e Nuova Zelanda. Il pinguino delle Galapagos è quello che vive più a nord di tutti, avendo oltrepassato l’equatore. Anche in Italia vivono e si riproducono numerosi pinguini anche se negli acquari, parchi marini e bioparchi.

Per festeggiare i Pinguini, vogliamo portarvi in un viaggio alla scoperta di questi fantastici uccelli nella storia dell’Animazione!

Silly Symphonies

Nel 1934 una delle Silly Symphonies della Disney, si intitola Peculiar Penguins, diretta dal pilastro della casa Wilfred Jackson. Nel corto due pinguini si corteggiano cercando di fuggire da uno squalo famelico. Per caratterizzarne i movimenti, Walt Disney ha portato gli animatori, per la prima volta, a osservare l’animale dal vero. In particolare si ricorda la splendida canzone “There’s nothing so peculiar as a penguin, unless it’s you and I“: “Non c’è niente di particolare come un pinguino, a parte me e te“.

I tre caballeros

Nel 1944 appare il famoso pinguino Pablo the Cold-Blooded Penguin di I tre caballeros della Disney: unico pinguino freddoloso, si organizza per emigrare all’Equatore, ma una volta lì giunto, sente la nostalgia del fresco. “Mai contento”, sentenzia la voce fuori campo, “ma in fondo questa è la natura umana.”

https://youtu.be/Fh4-bF6KKqo

Mary Poppins

Non c’è lavoro narrativo, da parte del grande animatore Ollie Johnston nel far danzare i pinguini-camerieri di Mary Poppins con uno scatenato Dick Van Dyke nel 1964, ma questa capacità di reinterpretazione del movimento raggiunge il risultato più alto e il confronto con l’essere umano è esplicito nella stessa inquadratura, visto che da un lato Dick imita i pinguini e dall’altro loro sembrano naturalmente indossare livree.

Pingu 

Passano vent’anni e il tempo libero dei bimbi più piccoli è felicemente occupato in tv dalla stop-motion dell’animatore tedesco Otmar Gutmann. La saga di Pingu (1986-1998, più due stagioni nel 2004-2005) è ritmata su un gramelot impostato dall’attore italiano Carlo Bonomi, che fu anche La Linea di Cavandoli. Sono gentili storie borghesi e piccole avventure, dove si punta alla totale identificazione con un mondo simile a quello dei piccoli spettatori, raccontato per sprazzi di cinque minuti.

 

I pantaloni sbagliati

Nel 1993 è ancora una volta la stop-motion a dar vita a un pinguino, ma osservato dall’occhio inglese della Aardman Animations, denso di humor nero e follia: nel secondo corto di Wallace & GromitI pantaloni sbagliati (vincitore dell’Oscar e diretto da Nick Park), un pinguino si finge affittuario servizievole dell’inventore Wallace, ma solo il suo cane Gromit comprende che si tratta di un infido malfattore, per giunta ricercato. Mentre in Pingu si cerca l’espressività  con doppiaggio e movimenti esasperati del becco, Park nel suo corto fa l’opposto, zittendo l’animale e dotandolo di movimenti leggeri (e calcolati), incorniciati da una indecifrabile inespressività del viso.

La saga di Madagascar

Il film “Madagascar” è uscito nel 2005 e riguarda un gruppo di animali che fuggono da uno zoo di New York per trovare il loro amico Alex il leone. Altri animali molto presenti assieme ai lemuri sono appunto i Pinguini, che sono il cervello di molte delle operazioni per raggiungere Alex. In un secondo momento molte altre opere di animazione sono state scritte e prodotte sulla base dell’opera originale. Grazie al grande successo delle prime produzioni, i film d’animazione sui pinguini sono entrati a far parte del nostro intrattenimento quasi quotidiano.

Happy Feet

“Happy Feet” è stato rilasciato nel 2006, con la voce di Robin Williams, come uno dei personaggi principali. Racconta la storia di una colonia di pinguini Imperatore in Antartide, che devono imparare una certa canzone per trovare il loro compagno. Una volta fatto questo, la coppia sarà in grado di aiutarli a completare la canzone. Uno dei pinguini, non ha una buona voce per cantare, quindi non è apprezzato dalla sua colonia. Si unisce ad un gruppo di single dove vive varie avventure, attraverso le quali trova il suo posto nel mondo.

Surf’s Up

Nel 2007 è uscito il film “Surf’s up” incentrato su alcuni pinguini che vivono sulla spiaggia e partecipano a gare di surf. Cody è il protagonista del film e il suo desiderio è quello di diventare come Zake “Big Z” Topanga, un famoso surfista che Cody ammira sin da quando era piccolo. La sua occasione si presenta quando il talent scout Mike Abramovitz si dirige a Ghiacciano Terme in cerca di concorrenti.

La Marcia dei Pinguini

Un film molto realistico fatto da Disney sulla vita dei pinguini si chiama “Marcia dei pinguini“. Si tratta di pinguini Imperatore, che fanno il viaggio dalla loro casa ai luoghi di riproduzione. Chiunque abbia mai pensato che la vita fosse semplice per un pinguino, dopo aver visto questo film di Hollywood ha cambiato idea. Anche se non è così divertente come i film di cui sopra, è sicuramente qualcosa che la famiglia può guardare insieme e poi discutere.

I pinguini di Madagascar

Skipper il leader, Kowalski il cervello, Soldato il giovane volenteroso, Rico l’esperto d’armi: eccoli I pinguini di Madagascar, il gruppo di spie più esilarante, elegante e poco ortodosso del mondo che approda al cinema grazie alla DreamWorks Animation. I pinguini di Madagascar è il titolo sia di una serie televisiva a cartoni animati, andata in onda su Nickelodeon negli Stati Uniti dal 2008 al 2015 e in Italia dal 2009 al 2013. È una serie spin-off del franchise di Madagascar, la serie è ambientata dopo Madagascar 2 (2008) e un anno prima di Madagascar 3 – Ricercati in Europa. Inoltre nel 2014 è uscito un film d’animazione diretto da Eric Darnell e Simon J. Smith: la pellicola segue gli eventi di Madagascar 3 – Ricercati in Europa.

Giotto, l’amico dei pinguini 

Giotto, l’amico dei pinguini (2015) – Giotto è un pastore maremmano e nella fattoria del suo padrone, Swampy, in una cittadina di Warrnambool, località sul mare in Australia, ha un compito bene preciso: fare la guardia alle galline. Piccoli pinguini che abitano l’isolotto di fronte alla costa sono minacciati dai continui attacchi delle volpi che hanno imparato ad attraversare il canale e Giotto è chiamato a salvarli. Il film è tratto da una storia vera.

Vita da giungla: alla riscossa!

Vita da giungla: alla riscossa! – Il film (2017) – La tigre Natacha è riuscita a salvare un uovo dalle grinfie del suo rivale Igor. Da quell’uovo nasce il pinguino Maurice che ha sempre pensato di poter essere una tigre.

Penguin Highway

Penguin Highway (2018) – Una città giapponese è invasa, dal nulla, da una moltitudine di pinguini. Aoyama, un bambino di nove anni serio e intelligente, decide di capirne di più su questo strano fenomeno e scopre che tutti gli animali seguono un determinato percorso che chiamerà “Penguin Highway” (“autostrada dei pinguini”).

La coppia che visse a Disneyland per 15 anni: una storia (quasi) segreta!

Hai mai sognato di vivere a Disneyland? Ebbene, una coppia di americani, Owen e Dolly Pope, ha trasformato questo sogno in realtà, vivendo nel magico parco divertimenti californiano per ben 15 anni, dal 1955 al 1971!

Come è stato possibile?

Tutto iniziò quando Walt Disney in persona li contattò per la loro esperienza con i cavalli, affidando loro la gestione della “Fattoria dei pony”, una delle principali attrazioni equestri del parco. Inizialmente alloggiarono in una roulotte vicino all’attrazione, ma ben presto ottennero un permesso speciale: vivere nella “Casa dei Papi”, un’elegante dimora nascosta agli occhi dei visitatori nella zona di Frontierland.

La loro vita a Disneyland

Owen e Dolly si occupavano amorevolmente dei cavalli, addestravano i pony per le attrazioni e gestivano la fattoria. La loro casa era un vero e proprio rifugio, immersa nella natura e lontana dal caos del parco.

Un’esperienza unica

Per 15 anni, Owen e Dolly sono stati gli unici abitanti di Disneyland, custodi di un segreto magico che nessuno, tra i milioni di visitatori, ha mai sospettato.

Il loro ritiro e l’eredità

Nel 1971 la coppia si trasferì in Florida per continuare a lavorare per la Disney, avviando il Tri Circle D Ranch. Si ritirarono definitivamente nel 1975, lasciando un’eredità unica e una storia incredibile che ha fatto sognare generazioni di appassionati.

Dove si trova oggi la loro casa?

La “Casa dei Papi” è stata purtroppo demolita nel 2016 per far spazio a una nuova attrazione a tema Star Wars. Ma la storia di Owen e Dolly Pope rimane viva, un capitolo magico nella leggenda di Disneyland.

I Cast Member di Disneyland: creatori di emozioni quotidiane!

Vi siete mai chiesti perché la Disney si riferisce ai suoi dipendenti come “Cast Members” e non associati o lavoratori? È perché Walt Disney credeva che i suoi parchi a tema fossero un palcoscenico e che i membri del cast fossero gli artisti! Questi dipendenti non sono solo lavoratori, ma veri e propri attori che portano avanti lo spirito magico di Disney. I Cast Members sono i veri eroi dietro il successo dei Parchi Disney e del Disney Store. Essi svolgono un’ampia gamma di mansioni, dalle attività di vigilanza per garantire la sicurezza dei visitatori, alla gestione delle attrazioni e al rendere reali i personaggi Disney per gli ospiti.

Ogni Cast Member ha un ruolo importante all’interno dell’organizzazione del parco. Alcuni sono responsabili della sicurezza e delle regole delle attrazioni, mentre altri interpretano i celebri personaggi Disney per rendere l’esperienza dei visitatori ancora più memorabile.

I Cast Members sono riconoscibili per le loro targhette con il nome realizzati seguendo la tematizzazione della zona in cui lavorano. Oltre ai tagname, un aspetto interessante del lavoro dei Cast Members è il loro coinvolgimento nel processo di scambio di spille Disney. Ogni membro del cast ha un cordino con diverse colorazioni, che determina l’età fino alla quale le spille possono essere scambiate.

La gentilezza e la positività sono al centro della formazione dei Cast Members, che devono sempre essere cortesi e accoglienti con i visitatori di tutte le età. I parchi a tema Disney sono luoghi magici dove grandi e piccini possono vivere momenti di gioia e felicità, grazie al lavoro instancabile dei Cast Members che si dedicano a rendere ogni visita un’esperienza straordinaria. Per mantenere l’atmosfera incantata dei parchi, i Cast Members devono rispettare alcune regole rigide, tra cui evitare di dire alcune parole specifiche, come “non lo so”. È essenziale che i dipendenti siano preparati a dare risposte immediate e a creare un’atmosfera di magia e divertimento per tutti gli ospiti.

Ci sono tante “tradizioni” che i Cast Member onorano ogni giorno! Prendiamo ad esempio Pirati dei Caraibi. Secondo la leggenda, un saldatore di nome George morì in circostanze misteriose durante la costruzione della prima versione dell’Attrazione nel 1973 e da allora i membri del cast devono salutare George e dargli la buonanotte, altrimenti l’attrazione potrebbe avere problemi. Ed è lo stesso discorso per la leggendaria Tower of Terror: i membri del cast sono rigorosi nel rispettare le tradizioni create dai loro predecessori, comprese scambiarsi gelosamente le lettere da fattorino.  Anche in altre attrazioni, come Rock ‘n’ Roller Coaster, i membri del cast lasciano il loro segno attraverso piccoli gesti come firme sui muri o dando nomi ai pipistrelli di Haunted Mansion.

Insomma, i membri del cast di Disney World si prendono molto sul serio la preservazione delle tradizioni e delle leggende legate alle attrazioni, tutto per garantire che i visitatori possano godersi un’esperienza indimenticabile. Ecco perché rispettare George o salutare il proprio pipistrello potrebbe non essere solo un gesto superstizioso, ma una vera e propria regola non scritta per garantire magia e divertimento a tutti coloro che varcano le soglie del parco. Grazie al loro impegno e alla loro passione, i Cast Members contribuiscono a creare un mondo incantato dove i sogni si avverano per grandi e piccini.

Disney: Censura e Tracotanza Postmoderna

Nel mondo del cinema e dell’intrattenimento, pochi nomi risuonano con la stessa forza di Disney, un colosso globale che ha costruito la sua fortuna sulla magia, il sogno e l’immaginazione. Con un valore che supera i 200 miliardi di dollari, la casa di Topolino ha intrapreso un percorso che ha suscitato non poche polemiche, soprattutto negli ultimi anni, abbracciando l’agenda del “politicamente corretto”. Ma cosa significa esattamente questo per Disney, i suoi film e i suoi amati cartoni animati?

L’evoluzione della Disney nel corso dei decenni è stata notevole, passando da una fabbrica di sogni a una piattaforma globale che, oggi più che mai, cerca di rispondere alle esigenze della società moderna. A partire dagli anni 2000, infatti, la Disney ha dato sempre più spazio a minoranze etniche, di genere e sessuali, cercando di rispecchiare la diversità che caratterizza il mondo contemporaneo. Non si tratta solo di una questione di rappresentazione, ma anche di sensibilità nei confronti di temi delicati come la discriminazione, il sessismo e la violenza.

La Censura della Storia: Un Esempio da “Steamboat Willie”

Prendiamo ad esempio il celebre cortometraggio Steamboat Willie del 1928, un classico senza tempo che ha dato il via alla carriera di Mickey Mouse. Questo film potrebbe essere oggi oggetto di censura, per via delle sue scene che potrebbero risultare offensive per alcune sensibilità contemporanee. In Steamboat Willie, Topolino viene bullizzato dal suo collega Pietro Gambadilegno in una scena che, secondo alcuni critici moderni, potrebbe essere vista come una forma di “violenza gratuita”. È questo l’inizio di un processo che ha portato la Disney a rivedere, modificare o addirittura eliminare contenuti che un tempo erano considerati parte integrante della sua identità.

Ma è davvero necessario intervenire in questo modo? La storia, quella vera, è fatta anche di disuguaglianze, discriminazioni e violenze. Tuttavia, con il passare dei decenni, la società ha fatto enormi passi avanti sul fronte dei diritti civili, della parità di genere e della lotta contro il razzismo. È giusto, quindi, che anche il grande intrattenimento evolva, adattandosi alle sensibilità contemporanee, ma non si rischia di perdere qualcosa di fondamentale, come la capacità di raccontare storie vere e autentiche, che talvolta sono anche crude?

La “Cancel Culture” e i Cambiamenti della Disney

Un altro aspetto che ha caratterizzato il cambiamento della Disney in questi ultimi anni è l’adesione alla cosiddetta “cancel culture”, un movimento che mira a rifiutare pubblicamente e a “cancellare” le figure o i contenuti che sono considerati offensivi o non conformi agli standard morali e politici odierni. Un esempio di questa tendenza è il caso di un’università che ha deciso di cambiare il nome di una delle sue torri perché il filosofo David Hume, il cui nome la torre portava, aveva espresso opinioni razziste in passato. La Disney, come molte altre grandi aziende americane, ha intrapreso una strada simile, cercando di fare i conti con il passato e di “ripulirlo” dalle ombre della discriminazione.

Non è difficile immaginare che questo approccio non sia stato ben accolto da tutti. Molti, infatti, si sono interrogati sulla necessità di modificare il passato per adattarlo agli standard attuali. La storia, anche quella del cinema, non dovrebbe essere un campo di battaglia per una revisione politica, ma un luogo in cui si riflette sul progresso umano, che è sempre stato irregolare e contraddittorio.

Elon Musk e la Difesa della Libertà Creativa

In questo contesto, non sono mancati gli interventi di figure fuori dal coro, come Elon Musk. Il patron di Tesla e SpaceX ha pubblicamente espresso il suo disappunto nei confronti della Disney, decidendo di coprire le spese legali di chi, all’interno dell’azienda, fosse stato discriminato o licenziato per non aver rispettato le rigide politiche aziendali sul “politicamente corretto”. Un caso che ha attirato l’attenzione è stato quello di Gina Carano, l’attrice che è stata licenziata dalla serie The Mandalorian per alcune sue dichiarazioni sui social network. Musk ha sottolineato come la Disney, a suo avviso, stia sacrificando la libertà di espressione e la creatività per conformarsi a un pensiero unico che rischia di soffocare la diversità di opinioni.

Il Dilemma degli Standard di Inclusione

Un altro aspetto controverso riguarda gli standard di inclusione imposti dalla Disney stessa. Un documento interno all’azienda stabilisce che almeno il 50% dei personaggi nei suoi film e cartoni animati debba appartenere a “gruppi sottorappresentati”, tra cui minoranze etniche, persone LGBTQ+ e altre categorie. Questa regola ha sollevato preoccupazioni in molti settori, tra cui quello artistico, dove si teme che l’obiettivo di rappresentazione possa prevalere sulla qualità narrativa e creativa. In un mondo in cui l’inclusività è giustamente un valore, non si rischia di creare una forzatura che mina la libertà artistica degli autori?

La Lezione di Steamboat Willie e la Libertà Creativa della Disney

Alla fine, una lezione potrebbe arrivare proprio da Steamboat Willie, che, nonostante le sue problematiche per i valori di oggi, racconta una storia di coraggio, resilienza e di un Topolino che, pur subendo violenza, riesce a cavarsela con astuzia. In un certo senso, la Disney dovrebbe ricordare questa lezione e non censurare la sua stessa storia. In un’era in cui il politically correct sembra prevalere su ogni altra cosa, la compagnia rischia di soffocare la propria identità e di mettere in pericolo la libertà creativa, che è sempre stata una delle sue caratteristiche distintive. In conclusione, la strada intrapresa dalla Disney ci invita a riflettere su dove stiamo andando. Se è vero che l’inclusività è un valore fondamentale, è altrettanto importante non perdere di vista ciò che rende un’azienda come Disney un’icona culturale globale: la capacità di raccontare storie che, a volte, sono difficili, ma che alla fine ci insegnano più di quanto immaginiamo.