Animatrix: i cortometraggi

Animatrix (The Animatrix) è una raccolta di cortometraggi animati ispirati direttamente al primo celebre film della saga dei fratelli Wachowski, Matrix, co-produzione nippo-americana della Warner Bros, della Madhouse e dello Studio 4°C. I registi/autori di Matrix hanno contribuito a quest’operazione scrivendo i primi tre dei nove episodi presenti in Animatrix.

I nove cortometraggi sono diretti da alcuni tra i maggiori registi giapponesi di anime. Ognuno di essi, di durata variabile, narra una storia diversa, è indipendente e realizzato con uno stile volutamente differente. Si va dalle scene simulate in computer grafica del primo episodio (L’ultimo volo dell’Osiris), a cartoni animati dallo stile più tradizionale, fino ad esiti decisamente sperimentali come per l’ultimo episodio (Matriculated). È riconoscibile inoltre l’influenza dell’arte giapponese.

“L’ultimo volo della Osiris” (9’21”)

(scritto da A & L. Wachowski, Diretto da Andy Jones, Animazione Square USA, inc)

Primo dei quattro cortometraggi scritti direttamente dai fratelli Wachowski, narra di un allenamento speciale a bordo dell’Over Craft Osiris, in cui un uomo e una donna combattono bendati all’interno di Matrix in un sensuale combattimento con katane. Ma il loro letale idillio viene fermato dall’attacco che la loro nave subisce da parte dell’esercito delle macchine che stanno tentando di raggiungere Zaion, la città degli uomini. La nave compie una frenetica fuga per avvertire gli uomini della minaccia incombente. Ci riesce ma nessuno del suo equipaggio rivedrà mai la città. Andy Jones, animatore per Square e dunque di  Final Fantasy utilizza una sofisticatissima tecnica in cq, in questo corto “L’ultimo Volo della Osiris” realizzando dapprima un meraviglioso duello fra due innamorati all’interno di Matrix e dunque la rocambolesca fuga dell’Over Craft Osiris. Suggestivo quando usci probabilmente poteva essere definito perfetto, ora risente parecchio delle nuove tecnologie e non regge il confronto con le nuove produzione di CG.

https://www.youtube.com/watch?v=qsh9tuxU8qg


“SECONDO RINASCIMENTO” parte I (8’57”) e parte II (9’06”)

(scritto da A & L. Wachowski, animazione Studio4°C, diretti da Mahiro Maeda)

Due episodi davvero imperdibili per tutti i fan di Matrix perchè proprio in queste due produzioni si possono scoprire le dinamiche storiche per le quali la società umana si è dovuta piegare al volere delle macchine diventando le “pile inesauribili” che Morpheus mostra a Neo nella primo film. Diretto da Mahiro Maeda (Blue Submarine N.06), questo doppio cortometraggio utilizza un sapiente mix di animazione tradizionale e cg, il risultato è estremamente pulito, intelligente con con un stile narrativo forte a tratti cruento . E’ scritto dai stessi fratelli Wachowski, e risente, in maniera profonda, della prolissità tipica degli autori, tutto è spiegato e narrato in maniera inequivocabile, niente viene riassunto da espedienti visivi e lasciato all’intuizione del pubblico, la fruizione risulta dunqe, a tratti, assai noiosa. Interessante e ben realizzato ma è importante sottolineare quanto questo doppio cortometraggio ricordi in maniera impressionante una serie di Oav del 1997, di Hiroyuki Ochi, Armitage The Third, ed è curioso come il primo film di questa serie di chiami proprio Dual Matrix. Pura casualità, tributo o plagio?

The Animatrix - The Second Renaissance Part I (1/2) [HD]

The Animatrix - The Second Renaissance Part II (1/2) [HD]

Storia di un ragazzo (9’21”)

(scritto da A & L. Wachowski,, animazione Studio4°PC, diretto da Shinichiro Watanabe)

Il migliore fra i quattro cortometraggi scritti direttamente dal dinamico duo Wachowski.Questa volta il protagonista della narrazione è la Fede, la fede che porta un individuo normale a credere in qualche cosa che non riesce a comprendere ma che sarà invece il mezzo per la sua salvezza.Un normale studente crede così tanto in Neo che riesce a liberarsi da solo dalle catene di Matrix, senza la famigerata Pillola e, svegliatosi nell’hovercraft di Morpheus, riesce a scorgere con il suo primo sguardo da essere libero i lineamenti dell’eletto. Watanabe, autore di serie storiche tra le quali Cowboy Bebop, utilizza per questo cortometraggio uno stile assai particolare assai lontano dal tipico tratto manga al quale siamo abituato. L’animazione è iperrealista, quasi utilizzasse normali fotogrammi cinematografici ricolorati, uno stile che richiama moltissimo il Signore degli Anelli di Ralph Bakshi ma anche il nostro Gianluigi Toccafondo.Piccola notarella, questo corto è legato direttamente alle pellicole cinematografiche, lo studente salvato dalla sua fede è proprio il ragazzo che vediamo apparire in Matrix Revolution, il giovane e “mai visto” amico di Neo, che si distingue nella battaglia di Zaion.

Animatrix Kid's Story - Invisible Sound Production

PROGRAMMA (7’01”)

(scritto da Yoshiaki Kawajiri, animazione MadHouse Studios)

Ne Il Programma, il Maestro Yoshiaki Kawajiri (Ninja Scroll) ci propone un duello mozzafiato nell’universo virtuale di Matrix utilizzando un tratto moderno e stilizzato ma che ricorda le antiche stampe belliche nipponiche. In una storia che ci riporta quello che può essere una sorta di test per ogni ribelle umano contro le macchine, Kawajiri pecca un po di autocelebrazione, gli spettatori si possono tranquillamente aspettare da un momento all’altro, l’apparizione di Jubee Kibagami (il protagonista di Ninja Scroll).

The Animatrix | Program

RECORD DEL MONDO (8’25”)

(scritti da Yoshiaki Kawajiri, animazione MadHouse Studios,diretto da Koji Morimoto)

Molto particolare è l’episodio Record del Mondo, in cui un atleta riesce con le sue sole capacità, a rompere la barriera che divide la realtà dall’inganno di Matrix. Il suo essere unico gli permette solo per un secondo di rendersi conto della sua esistenza ma anche di come poter sfruttare questa situazione al meglio. Diverso il suo approccio invece nel secondo corto Record del Mondo  realizzato con Takeshi Loike e diretto da Morimoto. L’animazione utilizzate è molto innovativa e ricorda molto il neo tratto coreano. Risulta particolarmente dettagliata in cui è perfetta la realizzazione del guizzo tonico dei muscoli dell’atleta protagonista della narrazione, discutibili invece la caratterizzazione dei personaggi e soprattutto degli Agenti di Matrix, che non assomigliano per nulla allo loro controparte cinematografica.

World Record

Aldilà (12’30”)

(scritto e diretto da Koji Morimoto, animazione Studio4°PC)

Sicuramente il miglior episodio di questa raccolta un vero gioiello sia dal punto di vista dell’animazione che narrativo. Yoko una ragazza, tipicamente gals, alla ricerca del suo gatto smarrito si ritrova in una casa da tutti considerata da tutti stregata. Nella casa effettivamente succedono cose strane, cascate d’acqua provenienti dal nulla, oggetti sospesi nell’area, improbabili raffiche di vento che muovono giornali inesistenti. Trovato il gatto smarrito Yoko si imbatte in un gruppo di ragazzini intenti a testare questa strano ambiente, che per gioco si lanciano in giochi funambolici impossibili ma ben noti a tutti coloro che conosco la saga di Matrix. Questa costruzione è solamente un bug, un errore di calcolo nel sistema di Matrix che viene prontamente cancellato dagli agenti che irrompono nella casa e sgombrano i ragazzini.Il giorno dopo della casa infestata non ci saranno neanche le macerie e la nostra giovane protagonista non potrà che rammaricarsi del fatto che il suo stesso sangue cade a direttamente al suolo senza rimanere sospeso.Bello, estremamente poetico con una regia superlativa che trasforma tutti gli effetti tipici di Matrix,acrobazie inaudite, bullet time et similia, in un infantile gioco denso di curiosità.Morimoto come già Kawajiri in PROGRAMMA, cita se stesso nel film Magnetic Rose della serie “Memories by Katsuhiro Otomo” in cui  si ritrova questa situazione in bilico tra reale e irreale. L’animazione è puramente manga, molto limpida e solare. Ricorda molto Miyazaki, sia per i colori che per l’attenzione nei cosiddetti “movimenti semplici” di Yoko tipica del maestro nipponico. Le tonalità usate, gli stessi chiari e scuri degli oggetti e della casa stessa sono esse stesse parte integrante della narrazione in un fluido mix di storia ed immagini.

ANIMATRIX BEYOND ENGLISH

Detective Story (9’31”)

(scritto e diretto da Shinichiro Watanabe, animazione Studio4°PC)

Uno dei migliori episodi della raccolta. Raccontato con uno stile in bianco nero molto particolare, ma non innovativo, in cui Watanabe ritorna invece alla tipica atmosfera noir delle sue produzioni. In una metropoli avvolta dalla pioggia, un investigatore privato, stipendiato dagli agenti di Matrix, investiga su Trinity e sulle attività della giovane Hacker, il suo intuito lo porterà a scoprire ben più di quello che si aspettava all’inizio, scoverà la ribelle e capirà la verità. Una storia tenta di ‘riportare’ atmosfere alla Sam Spade e che ricorda in maniera impressionante Blade Runner. Questo è sicuramente l’episodio più controverso di tutti gli Animatrix, da una parte la popolazione dei critici di internet si è schierato nel definirlo un piccolo capolavoro, dall’altro è stato aspramente definitivo come un’operazione assai ruffiano. Un corto di classe, pieno di citazioni storiche, movimento, brillante con una regia presente e attenta. Non siamo ai livelli di Aldilà ma mi è particolarmente piaciuto

The Animatrix - A Detective Story [Fandub] (First Half)

Immatricolato (15’40”)

(scritto e diretto da Peter Chung, animazione DNA)

Una macchina che assapora l’umanità e che si ribella alla sua stirpe per passare dalla parte di Zion. Questa è la trama di quest’ultimo cortometraggio di Animatrix. L’unione tra macchina e uomo che può avvenire soltanto in un mondo virtuale in cui la macchina si può liberare dei sui circuiti ed esprimere libero la sua anima. Questo episodio di Peter Chung (Alexander), mischia al tratto animato una particolare animazione 3D tipica degli “ambienti virtuali” degli anni ’90, in una variopinto caleidoscopio in cg. La narrazione cede il passo alle immagini, risulta inconcludente e ha notevoli buchi nella sceneggiatura. Un bellissimo esercizio di stile ma non il capolavoro che potrebbe sembrare.

Matriculated/LeeFoss

95° anniversario Warner Bros: Iconic Moments Steelbook

Warner Bros., leggendaria casa di produzione cinematografica e televisiva statunitense, sussidiaria di Time Warner fu fondata nel 1918 quando i quattro fratelli Harry (presidente), Albert, Sam e Jack Warner fondarono il primo studio sul Sunset Boulevard di Hollywood, a quel tempo il nome era Warner Bros. West Coast Studios ed è solo 5 anni più tardi, nel 1923 che la società mutò il nome in Warner Bros. Pictures, con sede negli studi di Burbank, California, negli Stati Uniti. Nel 1925, acquista il circuito di distribuzione della Vitagraph e l’anno successivo sviluppa un accordo con la Western Electric per il sistema sonoro Vitaphone, che consiste nell’utilizzo di tracce sonore registrate su disco sincronizzate alle immagini durante la proiezione. Nel 1926, lo studio produce il primo film con sistema Vitaphone, Don Giovanni e Lucrezia Borgia (Don Juan) di Alan Crosland, con John Barrymore. Nel 1927 sorprende tutti producendo il film Il cantante di jazz, diretto ancora da Crosland con Al Jolson, che contiene una sequenza sonora; la novità tecnologica permette alla Warner di ottenere un Premio Oscar speciale per l’importante apporto allo sviluppo del cinema.

Oggi la Warner Bros, che ormai fa parte del gruppo d’imprese Time Warner cui fa capo la società Time Inc., si è specializzata anche nella produzione televisiva (WB Television), realizzando serie di successo come Streghe, Dawson’s Creek, Smallville e Settimo cielo. Ora la WB Television, data la forte perdita di telespettatori, ha deciso di fondersi con il canale UPN, di proprietà della CBS. Si è così dato vita a un nuovo canale, la The CW, che prenderà i programmi di punta delle due emittenti in difficoltà. Resteranno programmi come Supernatural, Gilmore girls (Una mamma per amica), 7th Heaven (Settimo cielo), Smallville. La programmazione di alcune serie spariranno per questioni di budget, come Everwood, che chiuderà i battenti alla quarta stagione, e verranno create nuove serie. I proventi delle nuove serie in progettazione saranno divisi tra WB e CBS.

In occasione del suo 95° anniversario, Warner Bros. celebra la ricorrenza con una speciale collezione limitata di 13 titoli selezionati tra alcuni dei più grandi capolavori della storia cinematografica in edizione Blu-ray steelbook disponibili dal 18 aprile in esclusiva su Amazon.it e DVD-store.it. La collection Iconic Moments Steelbook ripercorre i momenti più iconici della storia del cinema, dal kolossal biblico Ben-Hur all’adattamento della graphic novel 300, passando per il gangster movie ambientato negli anni ‘50 Quei bravi ragazzi, fino ai cult movie degli anni ’80 I Goonies e Gremlins che continuano ancora oggi ad ispirare e influenzare acclamati film e serie tv. Oltre a I Goonies, potrete emozionarvi di nuovo con il mito Steven Spielberg anche grazie a L’impero del sole. Il genere sci-fi viene esplorato dal cult Matrix e, in chiave umoristica, dalla black comedy di Tim Burton Mars Attacks! Non possono infine mancare i titoli di due dei registi più amati di sempre: i classici Shining, Arancia meccanica e Full Metal Jacket di Stanley Kubrick e Inception e Interstellar di Christopher Nolan, uno dei nomi più influenti nel panorama contemporaneo.  Tutti i cinefili sono invitati a celebrare la storia della major con questa collana di titoli da collezionare e sfoggiare anche grazie a una grafica minimale e accattivante: ogni copertina ha infatti una nuova locandina con una bellissima immagine iconica.

01 – Shining. Da una sceneggiatura co-adattata dal romanzo di Stephen King, Stanley Kubrick trae interpretazioni intense, ambientazioni minacciose e carrellate oniriche, fondendole, uno shock dopo l’altro, in una pietra miliare del cinema horror. Jack Nicholson, in un’interpretazione indimenticabile (“Sono il lupo cattivo”), è Jack Torrance, che si trasferisce all’elegante ed isolato Overlook Hotel come custode invernale con sua moglie (Shelley Duvall) e suo figlio (Danny Lloyd). Torrance non era mai stato in quel luogo, o forse si? La risposta è in una spettrale distorsione temporale carica di sangue e di follia.

02 – Matrix. Percezione: il mondo che abbiamo ogni giorno sotto gli occhi è reale. Realtà: questo mondo è una beffa, un complesso inganno ordito dalle onnipotenti intelligenze artificiali che ci controllano. Proprio così. Acrobazie fatte con la mente. Immagini stupefacenti per tecnologia. Azione mozzafiato. Keanu Reeves e Laurence Fishburne guidano la lotta per liberare l’umanità in MATRIX, il cyberthriller da vedere e rivedere, scritto e diretto dai fratelli Wachowski (Bound – Torbido inganno). La storia è incandescente e gli effetti speciali delineano nuovi territori della cinematografia, imprimendole violente vibrazioni. Percezione: Matrix é elegante, acuto, quanto di meglio nel genere della cyberevasione dalla realtà. Realtà: idem.

03 – Full Metal Jacket. Un superbo cast è pronto a entrare in azione nella splendida saga dedicata da Stanley Kubrick alla Guerra del Vietnam e al processo disumanizzante che trasforma delle persone in assassini professionisti. Joker (Matthew Modine), Animal Mother (Adam Baldwin), Palla di lardo (Vincent D’Onofrio), Otto palle (Dorian Harewood), Cowboy (Arliss Howard) e altri ancora – sono tutti spediti in un infernale campo di addestramento e vessati da un inflessibile sergente (Lee Ermey) che considera gli aspiranti marines come animali, vermi e anche meno. “Lee, voglio che sembri vero” disse Kubrick a Ermey prima di iniziare le riprese “Non potrei darti niente di diverso” gli rispose l’ex-sergente dei marines. L’azione è selvaggia, la storia spietata, i dialoghi affilati da un umorismo pungente. Full Metal Jacket, dal rigore dei campi d’addestramento all’incubo dei combattimenti a Hue City, fa subito centro nel mondo del cinema.

04 – Inception. Christopher Nolan dirige un’avventura fantascientifica che si snoda nel mondo dei sogni. L’abilità di Dom Cobb (Leonardo Di Caprio) nell’estrarre preziosi segreti dal subconscio delle persone lo ha reso un professionista nel mondo dello spionaggio industriale …ma anche un ricercato. Ora, se riusciranno a portare a termine un’inception, impiantando un’idea invece di rubarne una, Cobb e la sua squadra porterebbero a compimento il crimine perfetto.

05 – Interstellar.  Dal regista Christopher Nolan (Inception, la trilogia de Il Cavaliere Oscuro) il racconto della più importante missione nella storia dell’umanità mai intrapresa da un team di esploratori. Il premio Oscar Matthew McConaughey interpreta l’agricoltore, ex pilota, Cooper, che è costretto ad abbandonare la sua famiglia e ad intraprendere un viaggio al di là della galassia, per scoprire se il genere umano possa avere un futuro tra le stelle. Con il premio Oscar Anne Hathaway e la candidata all’Oscar Jessica Chastain.

6 – 300. L’epico graphic novel di Frank Miller (Sin City) pervade lo schermo con sangue, lampi, tuoni, e timore reverenziale nel suo feroce stile visivo fedelmente ricreato con la sapiente miscela di live-action e CGI animation. Nel raccontare l’antica battaglia delle Termopili, descrive lo scontro titanico nel quale Leonida e 300 spartani combatterono fino alla morte contro Serse e il suo imponente esercito persiano. Vivi la storia in punta di spada in una realizzazione del tutto innovativa.

07 – L’impero del sole. L’Impero del Sole di Steven Spielberg è un film spettacolare e pieno di azione che racconta di un piccolo ragazzo e di una grande guerra. Quel ragazzino è Jim Graham, un giovane inglese il cui spirito indomabile si innalza libero superando i rigidi confini di un campo di concentramento giapponese durante la II Guerra Mondiale. Attraverso i suoi occhi arrivano a noi il fascino e gli orrori della guerra. E assistiamo all’abbandono dell’infanzia da parte di Jim, che cresce e si rafforza nella lotta per la sopravvivenza.

08 – Arancia meccanica. Spacca, pesta, ruba, canta, violenta e balla il tip-tap. Il teppista in bombetta Alex (Malcolm McDowell) si diverte così, a tragiche spese degli altri. Il suo viaggio di andata e ritorno da delinquente amorale a bravo cittadino che ha subito il lavaggio del cervello forma l’arco dinamico della visione di Stanley Kubrick del futuro violento del romanzo di Anthony Burgess. Contestato alla sua uscita, Arancia Meccanica è stato premiato come miglior film e miglior regia ai New York Film Critics Awards ed ha ottenuto quattro candidature agli Oscar, tra le quali miglior film. La sua forza è ancora in grado di sedurci, di sconvolgerci e di tenerci in pugno.

09 – Quei bravi ragazzi. Tratto da Wiseguy, un libro di memorie scritto da Nicholas Pileggi e diventato un best-seller. Quei bravi ragazzi regala uno spaccato della vita criminale ancora ineguagliato. Diretto e co-sceneggiato da Martin Scorsese fu giudicato nel 1990 miglior fi lm dall’associazione di critici cinematografici di New York e Los Angeles e dalla National Societies of Film Critics; l’American Film Institute l’ha inoltre nominato nella sua lista dei migliori 100 fi lm americani della storia. Sostenuto da interpretazioni straordinarie, vanta un cast che include tra gli altri Robert De Niro, Ray Liotta, Lorraine Bracco e Paul Sorvino, senza dimenticare Joe Pesci che grazie a questo ruolo vinse l’Oscar come Miglior Attore non Protagonista.

 10 – Gremlins. Rand Peltzer, un inventore fallito, compra a Chinatown, nella bottega di un vecchio saggio, un regalo di Natale per il figlio Billy. Si tratta di un delizioso animaletto, un “Mogwai”, che non può soffrire assolutamente la luce, l’acqua e non deve mangiare dopo la mezzanotte. Billy però, pur non volendo, trasgredisce queste disposizioni e succede un finimondo: dal grazioso e mite animale nascono dei mostriciattoli orripilanti e malvagi che iniziano a seminare il terrore nella cittadina americana dove vive la famiglia Peltzer. Fanno dispetti di ogni genere e distruggono tutto ciò che trovano, attaccano anche l’uomo: così un biologo, lo sceriffo e il suo aiutante, l’autista di uno spazzaneve e sua moglie, l’acida Mrs. Deagle ne fanno le spese. Sembra che non ci sia più scampo. L’intero paese è in balia dei piccoli mostri che si moltiplicano a vista d’occhio. Per fortuna Billy, aiutato da Kate, la sua ragazza, riesce, con un abile stratagemma e a rischio della propria vita, a sterminarli tutti. Alla fine ricompare a casa Peltzer il vecchio saggio cinese che, con fare burbero, si riprende il piccolo e dolce Mogwai di Billy, affermando severamente che la natura è fondamentalmente buona ma l’uomo, con la sua incoscienza e irresponsabilità, deturpa ogni cosa e scatena il caos e le forze del male.

11 – I Goonies. Nato dall’immaginazione di Steven Spielberg, presenta una banda di piccoli eroi alle prese con un’avventura piratesca piena di sorprese che supera i loro sogni più audaci. Seguendo una misteriosa mappa del tesoro fino ad uno spettacolare regno sotterraneo pieno di tortuosi passaggi, strane trappole esplosive e una nave pirata dispersa da tempo piena di dobloni d’oro, i ragazzi devono cercare di sfuggire ad una famiglia composta da persone bizzarre e malvagie e… ad un mostro dalle buone maniere, con un volto che solo una madre riuscirebbe ad amare. Un classico dei film di avventura per famiglie, e, dall’inizio alla rocambolesca fine, un tesoro della cinematografia ricco di azioni mozzafiato, effetti strabilianti e tensioni da brivido.

12 – Mars Attacks! Contemplate le stelle che brillano nella galassia. Jack Nicholson (in un doppio ruolo), Glenn close, annette bening, Pierce Brosnan, Danny devito e moltissimi altri! Tremate all’arrivo di malvagi invasori verdi armati di pistole a raggi, dotati di enormi cervelli viscidi – e animati grazie ai più sofisticati effetti speciali. Trattenete il fiato mentre l’assemblea legislativa degli stati uniti viene distrutta (ma non temete, restano ancora 2 dei 3 organi governativi a lavorare per noi). Rabbrividite quando la terra comincia a respingere l’attacco grazie ad un’arma inaspettata. Beccatevi questa, marziani.

13 – Ben-Hur. Durante l’impero di Tiberio a Gerusalemme, Messala, capo di una legione romana, fa imprigionare e ridurre in schiavitù il nobile Ben Hur un tempo suo amico. Ben Hur finisce ai remi a bordo di una galera romana, ma durante una battaglia salva la vita al comandante Quinto Arrio e viene liberato. Dopo qualche tempo torna in Palestina per ricercare i suoi familiari e saldare il conto. Sfida Messala nella corsa delle bighe nel circo e ha una vittoria schiacciante, lasciando il suo avversario a terra ferito. Prima di morire però Messala gli rivela che sua madre e sua sorella in verità non sono morte, ma sono state esiliate nella Valle dei Lebbrosi. Esther, la donna che non ha mai smesso di amare Ben Hur, lo convince a cercarle e portarle da Gesù di Nazareth, che si dice abbia poteri taumaturgici, ma arrivano in tempo solo per vederlo salire il Calvario e morire sulla croce. Il cielo si fa buio e le due donne, improvvisamente, guariscono.

Michio Kaku tra Multiverso, Matrix, Iperspazio e Forza

Fisico e teorico americano molto rispettato, Michio Kaku, famoso per la formulazione della teoria rivoluzionaria delle stringhe, sostiene di aver trovato le prove dell’esistenza di una forza sconosciuta e intelligente che governa la natura. O meglio qualcosa o qualcuno simile al concetto di Dio come creatore e organizzatore dell’universo.

Possiamo trovare un parallelo con la Forza in cui si parla in Star Wars? Vediamo cosa è la forza: è un campo di energia generato da tutti gli esseri viventi che pervade l’universo e tutto ciò che esso contiene, venerato dai Cavalieri Jedi che sono in grado di sfruttarlo per ottenere poteri sovrannaturali. La Forza è percepibile dalle creature viventi tramite i midichlorian, particelle minuscole, contenute in tutte le cellule.

Michio Kaku ha utilizzato una tecnologia creata nel 2005, che gli ha permesso di analizzare il comportamento della materia su scala subatomica, basandosi su un “primitivo tachioni semi-radio” (ipotetiche particelle in grado di muoversi a velocità superluminali, cioè particelle teoriche, prive di qualsiasi contatto con l’universo). Si tratta di materia pura, libera dalle influenze dell’universo che la circonda.

Si tratterebbe quindi di una sorta di Matrix. Gli esseri umani vivrebbero quindi in una sorta di “Matrice”, cioè un mondo governato da leggi e principi concepiti da una specie di grande architetto intelligente. “Sono giunto alla conclusione che siamo in un mondo fatto da regole create da un’intelligenza, non molto diversa da un gioco per computer, ma naturalmente, più complessa” […]“Credetemi, tutto quello che fino a oggi abbiamo chiamato caso, non ha alcun significato, per me è chiaro che siamo in un piano governato da regole create e non determinate dalle possibilità universali, Dio è un gran matematico” ha detto lo scienziato.

Vediamo anche cosa è Matrix: la matrice rappresenta una sorta di cyberspazio o realtà simulata creata dalle macchine. «Matrix è ovunque. È intorno a noi. Anche adesso, nella stanza in cui siamo. È quello che vedi quando ti affacci alla finestra, o quando accendi il televisore. L’avverti quando vai a lavoro, quando vai in chiesa, quando paghi le tasse. È il mondo che ti è stato messo davanti agli occhi per nasconderti la verità.»

La teoria delle stringhe si basa su corde sottili che vibrano in un iperspazio,  richiede necessariamente un universo multidimensionale. Con la M-theory (è una versione più avanzata della teoria delle stringhe), alcuni pensano che il nostro universo sia una specie di membrana che galleggi in un iperspazio a undici dimensioni. Alcune di queste sette nuove dimensioni possono essere molto grandi, anche infinite. Sfortunatamente, siamo bloccati nella nostra membrana e non possiamo saltare nell’iperspazio. L’inflazione si basa sull’idea che il nostro universo un tempo conobbe un’espansione rapidissima. Questo è successo una volta ma può succedere ancora. I big bang accadono continuamente, se così fosse, gli universi potrebbero dividersi in due bolle di sapone più piccole e questo può accadere in qualsiasi momento. Questa è la teoria più realistica degli universi paralleli. Questo viene chiamato multiverso. Per spiegare l’inflazione interviene la teoria delle stringhe in cui tali universi potrebbero essere simili a bolle di sapone che galleggiano nell’iperspazio a undici dimensioni. La maggior parte di questi universi paralleli sono probabilmente morti e consistono di una nebbia senza vita di particelle subatomiche, obbedienti a diverse leggi della fisica. Ma taluni di questi universi potrebbero anche assomigliare molto al nostro.

Quindi passiamo a Star Trek: Un universo parallelo (o un universo alternativo) è un universo separato e circoscritto, esistente come conseguenza di scelte differenti e loro risultati, differenti a quelli dell’universo principale. Teoricamente, esistono infiniti universi paralleli, uno per ogni possibile esito di ogni possibile evento che accada in ciascun istante di ogni linea del tempo. (Se ne parla in particolare nella puntata 7×11 di Star Trek TNG, ma le storie basate su universi alternativi sono abbastanza frequenti in TNG).

A voi le conclusioni.

Il Matrixismo ovvero la religione di Matrix!

Il franchise di Matrix non si è limitato a essere solo una serie di film di successo, ma ha ispirato addirittura la nascita di una religione chiamata Matrixismo. Questo fenomeno ha avuto inizio nei primi anni 2000, quando un gruppo di fan ha creato questa religione basata interamente sulla saga dei fratelli (ora sorelle) Wachowski.

Il Matrixismo, noto anche come The Way of the One, è una religione ispirata alla trilogia di Matrix. Questo movimento è emerso grazie a un gruppo anonimo nell’estate del 2004 e ha affermato di contare circa 300 membri entro maggio 2005, mentre il sito web della religione su GeoCities sosteneva di avere oltre 16.000 membri. Sebbene si sia discusso se i seguaci del Matrixismo fossero seri riguardo alla loro pratica o se si trattasse di una parodia della religione, la religione (reale o meno) ha comunque attirato l’attenzione dei media.

Il primo film di Matrix, uscito nel 1999, ha avuto un successo straordinario e ha ridefinito il genere della fantascienza, raggiungendo un pubblico più vasto e diversificato. Un’opera che esplora la filosofia postmoderna e analizza la società digitale, il film rimane unico e straordinario, senza sequel all’altezza del suo capostipite.

Il Matrixismo ha fatto il suo debutto nel 2004 su Yahoo! Geocities grazie a un gruppo di appassionati che hanno creato una religione basata sui principi e simboli della saga di Matrix. Il simbolo ufficiale della religione è il kanji giapponese che significa “rosso”, in riferimento alla pillola rossa scelta da Neo per iniziare il suo viaggio. Inspirato alle idee di ʻAbdu’l-Bahá, un leader religioso della Fede baháʼí che promuove l’unità tra le religioni del mondo e tra le persone, il Matrixismo propone una reinterpretazione mistica e simbolica della realtà.

Basandosi su concetti presenti nella saga di Matrix, il Matrixismo offre ai suoi adepti un approccio mistico e simbolico alla realtà che li circonda, condividendo regole che includono la credenza nella Profezia dell’Uno, l’uso delle droghe psichedeliche come sacramento, il riconoscimento della natura semi-soggettiva della realtà e la pratica di una o più religioni del mondo. Una nuova forma di spiritualità nata dall’ispirazione di un mondo di fantascienza che ha conquistato non solo le sale cinematografiche, ma anche il cuore e la mente dei suoi fan.

Satyrnet e il Cosplay: un arte che “si crea e si vive”

Il cosplay è un fenomeno culturale che consiste nel travestirsi e impersonare personaggi di fantasia tratti da anime, manga, videogiochi, fumetti, film, serie TV e altre opere di narrativa. Il termine cosplay è una contrazione di costume play, che sottolinea l’aspetto ludico e performativo di questa pratica. I cosplayer, ovvero coloro che si dedicano al cosplay, non si limitano a indossare i costumi dei loro personaggi preferiti, ma cercano di imitarne anche le espressioni, le pose, i gesti e le battute. Il cosplay è quindi una forma di espressione artistica e di apprezzamento per le opere di cui i cosplayer sono fan.

Il cosplay ha origini lontane e complesse, che coinvolgono diverse culture e generi. Sebbene molti pensino che il cosplay sia nato in Giappone, in realtà esso ha avuto inizio negli Stati Uniti alla fine degli anni ’30, quando un uomo americano di nome Forrest J. Ackerman si presentò a una convention di fantascienza con un abito futuristico. Non si trattava di un personaggio specifico, ma di un tentativo di ricreare l’atmosfera del genere a cui la convention era dedicata. La sua idea ebbe successo e presto le convention furono popolate da persone in costume, che ricevevano premi per i loro sforzi.

Fu solo nel 1984 che Nobuyuki Takahashi, il fondatore di Studio Hard, portò la pratica da una convention di fantascienza a Los Angeles in Giappone e iniziò a incoraggiare i fan degli anime a fare lo stesso alle loro convention. Da allora, il cosplay si diffuse rapidamente in Giappone e nel resto del mondo, diventando uno dei fenomeni più caratteristici della cultura otaku. Il Giappone divenne il centro nevralgico del cosplay, con eventi come il Comiket e il World Cosplay Summit che attiravano migliaia di partecipanti e spettatori ogni anno.

Il cosplay non è solo un hobby, ma anche una forma di comunicazione e di appartenenza a una comunità. I cosplayer condividono la loro passione attraverso forum, siti web, social media, riviste e fanzine dedicate al cosplay. Si scambiano consigli, trucchi, tutorial e pattern per realizzare i costumi più accurati e originali possibili. Si incontrano anche in occasioni informali per discutere dei loro progetti, lavorare insieme ai costumi, archiviare i cosplay storici e socializzare con persone che hanno gli stessi interessi. Alcuni cosplayer partecipano anche a concorsi, shooting fotografici o performance teatrali basate sui loro personaggi.

Il cosplay è un’arte con la A maiuscola, che si crea, si indossa e si vive. Negli ultimi anni ha occupato un posto di rilievo nel panorama mediatico italiano, grazie anche al lavoro di promozione e gestione di eventi dedicati da parte di Satyrnet e del suo fondatore Gianluca Falletta. Satyrnet ha sempre cercato di valorizzare questo fenomeno a livello mediatico fin dal suo arrivo in Italia, organizzando eventi come il Lucca Comics & Games, il Romics e il Napoli Comicon. Ma non solo: Satyrnet ha anche portato il cosplay a livello accademico universitario, cercando di promuovere i numerosi aspetti positivi che questo movimento ha alle spalle con convegni e seminari. Tra questi spicca il primo corso universitario italiano dedicato al cosplay presso l’Università degli Studi Roma Tre. Il corso ha lo scopo di analizzare il cosplay sotto vari punti di vista: storico, sociologico, psicologico, artistico ed economico.

Il cosplay è quindi un fenomeno ricco e variegato, che coinvolge diverse sfere della cultura popolare e che offre ai suoi praticanti la possibilità di esprimere la loro creatività e la loro identità attraverso i personaggi che ammirano.

Animatrix: La Colonna Sonora

In Animatrix, le storie, le immagini, gli stili si mischiano in un turbinio cromatico e narrativo che trascina i fruitori in un viaggio totale in cui ci si immerge nella realtà stessa di Matrix. In tal modo la colonna sonora dei nove episodi che compongono questa raccolta è parte integrante di questo viaggio pur essendo essa stessa composta da generi diversissimi tra loro diventando protagonista indiscusso della scena e sostituendosi in alcuni tratti alla sceneggiature.

 

Come il fratelli (ora sorelle) Wachowski hanno convocato alcuni tra i migliori autori dell’animazione nipponica così anche per l’o.s.t. sono riunite le firme più autorevoli del panorama tecno pop, coordinati da Jason Bentley, dj-produttore, a  cui si uniscono le musiche originali della trilogia cinematografica create dal geniale talento di Don Davis, già autore Disney. Melodie tecnologiche, fraseggi classici, sonorità arcane, bassi elettroniche si susseguono in questa colonna sonora come a sottolineare anch’essa la dualità persistente tra uomo e macchina.

 

Adrenalico, afro, spaziale è il brano “Conga Fury” dei Juno Reactor che esalta la corsa contro il tempo dell’hovercraft ne L’ultimo volo dell’Osiris, un battito cardiaco accelerato che si spegne nella desolazione della morte. Tre tracce importanti per il doppio cortometraggio de Il secondo rinascimento, “Martenot Waves” “Supermoves” “Ren 2”, ben rendono l’atmosfera di guerre, l’ocalusto dell’umanità densa di angoscia e terrore. “Who Am I?” eseguito dalla Peace Orchestra, è il tema principale dell’episodio Storia di un ragazzo, ed è anche la domanda incessante che si pone il giovane protagonista della pellicola. Sonorità inquietate e tecnologica ricorda in alcuni tratti lo stile degli Art of Noise.

 

“Hands Around My Throat” (Death in Vegas) descrive l’affanno della giovane protagonista del corto Aldilà, giunta in una casa stregata, bug di Matrix, fugge dalle forze degli Agenti che vogliono riportate l’ordine. Il pezzo parte in modo retrò, il suono di un grammofono che lasca ben presto lo spazio ad unmusicalità di maggiore ampiezza fino a concludersi al ritmo incalzante delle chitarre distorte. Peccato manchi, sempre di questo episodio, la musica dolce e suggestiva, sulla quale una piuma lascia cadere si trasforma in colomba. Mix imperdibile lo crea il gruppo hippop/funky Supreme Beings of Leisure che con “Under The Gun” fornisce il sottofondo per Storia di un detective. La voce sintetizzata e i bassi elettrici si mischiano discretamente con la chitarra acustica e gli ottoni in un sound retrò ma pregno di sperimentazione

 

Dalla colonna sonora dei film cinematografici, infine, sono presenti le tracce Red Pill, Blue Pill (da Matrix) e The Real (da Matrix Reloaded), Dense di estratti dai dialoghi originali di Neo e soci, Don Davis le ha inserite come per ribadire la continuità tematica tra le tre pellicole cinematografiche, Animatrix e questa stessa colonna sonora. In definitiva una colonna sonora molto bella, fruibile perfettamente anche da coloro che non hanno visto la raccolta Animatrix, consigliabile dunque non solo per gli appassionati della saga ma per tutti i fruitori della musica elettronica.

 

Matrix Reloaded

Il sequel di Matrix più che ricaricato, come ci indica il titolo, è pompato, ingigantito, ma in sostanza svuotato della sua identità.In un continuo di effetti speciali, di voli alla Superman, si perde completamente l’essenza e l’originalità del primo Matrix. Per non sbagliare i fratelli Wachowski, hanno preferito seguire la scia di altri film, puntare sugli effetti speciali, sulle scene grandiose piuttosto che sull’essenza di Matrix, sul passaggio attraverso la linea telefonica fra un mondo reale cupo e buio ed uno fittizio, quello in cui noi crediamo di vivere, creato dalle macchine per tenere gli uomini sotto il loro giogo. Il film si apre con immagini che ricordano altri film del genere, e si chiude nella maniera più scontata possibile per un episodio numero due. Fra combattimenti, inseguimenti, fughe a bordo di una Ducati si inserisce una Monica Bellucci che conferma le sue doti di pessima attrice (e già chiamarla attrice potrebbe essere un complimento) quanto mai fuori luogo, e in un ruolo brevissimo. Insomma begli effetti speciali, film che si lascia guardare, ma dove è Matrix? Forse l’anno lasciato al primo episodio.
Valeria Doddi

Tra “Matrix” e la fantascienza c’è una Bellucci di troppo – così divina quando è muta, così terrena quando lo script, impietosamente, le impone qualche battuta. Tra “Matrix” e la fantascienza a cui siamo affezionati – quella di “2001 Odissea nello spazio” o quella di “Blade runner”, per intenderci – c’è una dose di misticismo troppo ossessivamente orientata a tematiche avventistiche ed una piega new age che ricorda più le patinate pagine di un rotocalco da parrucchiera che le ammuffite volute di un rotolo tibetano.Tra “Matrix” e il pubblico c’è l’irriverente e scanzonato gusto dei Wachowski Brothers per la sfrontata esagerazione, per il “tutto è concesso” a patto di rimpinzare lo spettatore di maestosi effetti speciali e travolgenti onde sonore al fine di renderne satolle le orecchie e gli occhi e farlo uscire, stordito ma soddisfatto, dalla sala cinematografica.

“Matrix reloaded” ha un inizio travolgente, al ritmo del bullet-time snocciola sequenze mozzafiato, impossibili riprese da operatore acrobata, angolazioni che smentiscono gli assiomi di Euclide e della sua geometria. Neo (Keanu Reeves) ha imparato a volare e lo fa come fosse Superman. Indossa un soprabito di foggia orientale che ricorda la tunica sacerdotale del Don Camillo di guareschiana memoria; non c’è un Peppone da combattere ma l’agente Smith moltiplicato per dieci, anzi, per cento, che ormai ha un conto personale da regolare con Neo. Neo-Gesù ha fattezze e movenze da Messia, dispensa grazie e miracoli alla popolazione di Zion, è annunciato da San Giovanni Battista – Morpheus (Laurence Fishburne) sempre più convinto della giustezza della profezia che ne aveva previsto la venuta. Deve guardarsi dalla grazie ammaliatrici di Persephone (Monica Bellucci) moglie insoddisfatta, novella Salomè, che in cambio di un bacio di Neo – ah, cos’è un bacio? – gli consegna il maestro di chiavi – Ghostbusters! – l’unico a possedere gli strumenti per aprire la porta che consentirà la salvezza di Zion dalle duecentocinquantamila seppie – immaginatevi che risotto che ci si potrebbe fare – assassine che stanno per raggiungere la sepolta città dei ribelli. Ma per salvare l’umanità umana – l’altra giace ancora nei vasconi ancora affardellata da cavi e cavetti – Neo dovrà effettuare una scelta, anzi la Scelta. Aprire la porta che consentirà di strappare alla morte gli abitanti di Zion o volgersi verso l’altro uscio dove dietro si cela il salvataggio della donna amata, Maria Maddalena- Trinity (Carrie-Anne Moss)?

E qui ci tocca un quarto d’ora di dissertazione su caso e causalità, libero arbitrio ed equazioni, statistica delle emozioni ed ingegneria elettronica: sapida filosofia al silicio che dopo due ore buone di visione risulta francamente indigesta, anche agli stomaci più resistenti. “Matrix Reloaded” è comunque un film da vedere assolutamente al cinema. Per apprezzare scene veramente eccezionali – MAI VISTE PRIMA – come il combattimento di Neo contro l’agente Smith e i suoi cloni, la mirabolante fuga di Trinity su una Ducati fiammante, lo scontro frontale al rallentatore di due enormi autoarticolati: il Tempo secondo i Wachowski. To be continued… arrivederci a novembre 2003 per “Matrix Revolution”. Nel frattempo, riposate le orecchie, abbiate riguardo per i vostri occhi…

Daniele Sesti

Hugo Weaving: il leggendario Agente Smith

Un gruppo di “uomini” ha il compito di proteggere e difendere Matrix dagli interventi di questi ribelli.  Comandati dall’inquieto e letteralmente indomabile Agente Smith, essi cercano di ottenere le informazioni di cui hanno bisogno con metodi stupefacenti e allo stesso tempo terrificanti: –

“And tell me, Mr. Anderson, what good is a phone call if you are unable … to speak! …”.

Fondamentale il ruolo dell’agente Smith (e naturalmente dei suoi due colleghi: Brown e Jones), programmi senzienti creati da Matrix per controllare direttamente dall’interno la situazione della realtà di Matrix. Come Morpheus disse a Neo durante il suo addestramento: “Se non sei uno di noi, allora sei potenzialmente uno di loro…” gli agenti sono i guardiani di ogni accesso, custudiscono le chiavi di tutte le porte, sono integrati nel sistema e possono in qualsiasi momento prendere il controllo della proiezione mentale di qualsiasi uomo o donna collegato al sistema. Ed infatti i componenti del compatto trio vestito alla Blues Brothers daranno filo da torcere agli eroi ribelli…

Il ruolo del minaccioso agente Smith è stato affidato all’australiano Hugo Weaving, uno dei protagonisti del capolavoro  Priscilla, la regina del deserto. I Wachowski erano rimasti molto impressionati dalla sua interpretazione in Priscilla e Proof ed erano ansiosi di incontrarlo.

«Hugo è venuto a Los Angeles per il nostro provino. È stato straordinario ed ha accettato ben volentieri di sottoporsi all’addestramento che il ruolo richiedeva, dimostrando una grande professionalità».

Weaving ha dichiarato:

«Matrix è molto diverso dai film che sono abituato ad interpretare… ma la prospettiva di lavorare con registi e scrittori di talento come Larry e Andy era troppo allettante perché la rifiutassi. Il mio personaggio, l’agente Smith, è complesso e impegnativo. Il suo compito è far rispettare la legge e niente può fermarlo, è una macchina in apparenza invincibile. Eppure, Smith rivela certe tipiche debolezze umane quali la rabbia, l’orgoglio e l’arroganza. La sua straordinaria forza si accompagna ad un’inquietante visione della vita e del mondo che lo rende un personaggio davvero stimolante da interpretare».

Dopo mesi di allenamenti a Los Angeles (i combattimenti nel film sono sostenuti dagli attori stessi) e di riprese a Sydney, Weaving ha dovuto subire un intervento chirurgico ad un’anca, ma tutti gli attori hanno avuto problemi più o meno seri… anche se Fishburne si dichiara in gran forma e Reeves, a detta degli amici, ha riconquistato piena fiducia in se stesso.

Hugo Weaving è uno tra i più celebri attori australiani. Si è laureato presso il National Institute of Dramatic Art nel 1981 e da allora ha lavorato con successo per il teatro, il cinema e la televisione. Nel 1998 ha vinto il premio dell’Australian Film Institute come miglior attore per The Interview diretto da Craig Monahan. Nel 1991 aveva già vinto quel premio AFI per Priscilla, la regina del deserto diretto da Stephen Elliot. L’attore ha preso parte anche ad altri numerosi film, telefilm e miniserie per la televisione australiana. Brillante interprete teatrale, Weaving ha preso parte alle produzioni della Sydney Theatre Company di Macbeth, The Perfectionist e Arcadia Con la Melbourne Theatre Company ha interpretato Much Ado About Nothing, Ring Around the Moon e Private Lives per la State Theatre Company of South Australia.

La Filosofia di Matrix

Nel 1999 usciva un film che avrebbe rivoluzionato completamente la cinematografia, tanto per gli effetti speciali quanto per i contenuti proposti: si trattava di Matrix, un vero e proprio compendio filosofico da gustare al cinema. Alla base del successo l’avvincente vicenda, la bravura del protagonista (Keanu Reeves), la raffinatezza degli effetti speciali, la spettacolarità dei combattimenti di arti marziali. Tutto qui? Forse no: c’è anche una visione del mondo che richiama vivamente alla mente diverse tappe della tradizione filosofica occidentale. Il protagonista, Neo (interpretato da Keanu Reeves), da qualche tempo vive assillato da interrogativi cui non riesce a dare risposte che lo soddisfino: é come se, dentro di sè, avvertisse che in ogni atomo della realtà che lo circonda c’é qualcosa che non quadra. Egli viene contattato da Morpheus, un famigerato ‘pirata virtuale’ ricercato dalle autorità: quest’ultimo é infatti convinto che Neo sia un uomo al di fuori del normale, destinato a salvare l’intera umanità dal dramma che la affligge; ma di che dramma si tratta? Morpheus ha contatto Neo proprio perchè si é accorto che ha presagito questo dramma che si protrae da secoli ed é convinto che spetti a lui aiutarlo: l’intero genere umano é soggiogato alle macchine, delle quali un tempo si serviva: dopo una ribellione da parte di queste ultime, i ruoli si sono invertiti: le macchine sfruttano gli uomini per sopravvivere e li tengono incatenati, avvalendosi della loro energia. Nell’ambito delle percezioni, il mondo che abbiamo ogni giorno sotto gli occhi é reale, ma nell’ambito della realtà, esso é una beffa, non esiste: si tratta solo di immagini virtuali inviate al nostro cervello dalle macchine che ci tengono schiavi. Dunque, ogni cosa che ci circonda non ha un fondamento al di fuori della nostra mente: le macchine, le case e le strade non sono altro che immagini virtuali inviate al nostro cervello dalle macchine dominatrici; il mondo intero é un programma (Matrix appunto), un inganno ordito dalle onnipotenti intelligenze artificiali che ci controllano. Naturalmente Neo, per quanto avesse potuto presagire che qualcosa non andava, era lungi dall’immaginare tutto questo e, in un primo tempo, non riesce a capacitarsene. Questo é il dialogo del primo incontro tra Neo e Morpheus:

Morpheus: Immagino che in questo momento ti sentirai un po’ come Alice che ruzzola nella tana del Bianconiglio.

Neo: L’esempio calza.

Morpheus: Lo leggo nei tuoi occhi: hai lo sguardo di un uomo che accetta quello che vede solo perché aspetta di risvegliarsi. E curiosamente non sei lontano dalla verità. Tu credi nel destino, Neo?

Neo: No.

Morpheus: Perché no?

Neo: Perché non piace l’idea di non poter gestire la mia vita.

Morpheus: Capisco perfettamente ciò che intendi. Adesso ti dico perché sei qui. Sei qui perché intuisci qualcosa che non riesci a spiegarti. Senti solo che c’è. È tutta la vita che hai la sensazione che ci sia qualcosa che non quadra nel mondo. Non sai bene di che si tratta, ma l’avverti. È un chiodo fisso nel cervello, da diventarci matto. È questa sensazione che ti ha portato da me. Tu sai di cosa sto parlando…

Neo: Di Matrix.

Morpheus: Ti interessa sapere di che si tratta, che cos’è? Matrix è ovunque, è intorno a noi, anche adesso nella stanza in cui siamo. È quello che vedi quando ti affacci alla finestra o quando accendi il televisore. L’avverti quando vai al lavoro, quando vai in chiesa, quando paghi le tasse. È il mondo che ti è stato messo dinanzi agli occhi, per nasconderti la verità.

Neo: Quale verità?

Morpheus: Che tu sei uno schiavo. Come tutti gli altri sei nato in catene, sei nato in una prigione che non ha sbarre, che non ha mura, che non ha odore, una prigione per la tua mente. Nessuno di noi è in grado purtroppo di descrivere Matrix agli altri. Dovrai scoprire con i tuoi occhi che cos’è. È la tua ultima occasione: se rinunci, non ne avrai altre. Pillola azzurra: fine della storia. Domani ti sveglierai in camera tua e crederai a quello che vorrai. Pillola rossa: resti nel paese delle meraviglie e vedrai quanto è profonda la tana del Bianconiglio. Ti sto offrendo solo la verità, ricordalo. Niente di più.

(….)

Morpheus: Hai mai fatto un sogno tanto realistico da sembrarti vero? E se da una sogno così non ti potessi più svegliare, come potresti distinguere il mondo dei sogni da quello della realtà?

Neo, sebbene in un primo momento si dimostri alquanto reticente, decide di collaborare con Morpheus e di tornare nel ‘mondo vero’ per poi combattere contro le macchine e liberare l’umanità dalle catene. Dunque Morpheus induce Neo ad assumere una pastiglia, con un effetto formidabile: Neo si libera dalle catene dalle quali era avviluppato e termina la propria esistenza come schiavo delle intelligenze artificiali: apre gli occhi per la prima volta. Infatti, quel che fino ad allora aveva visto, non erano altro che immagini virtuali percepite dal suo intelletto, e non dai suoi occhi:

Morpheus: Benvenuto nel mondo vero.

Neo: Sono morto, vero?

Morpheus: Tutto l’opposto.

Scena 3

Neo, cui si devono ricostituire i muscoli atrofizzati, apre gli occhi.

Neo: Mi fanno male gli occhi.

Morpheus: Perché non li hai mai usati.

Scena 4

Morpheus e Neo all’interno di Struttura, programma di caricamento simile a Matrix.

Neo (toccando una poltrona): Questo non è reale?

Morpheus: Che vuol dire reale? Dammi una definizione di reale. Se ti riferisci a quello che percepiamo, a quello che possiamo odorare, toccare e vedere, quel reale sono semplici segnali elettrici interpretati dal cervello.
Questo è il mondo che tu conosci (Morpheus accende un televisore e mostra immagini del nostro mondo): il mondo com’era alla fine del XX secolo e che ora esiste solo in quanto parte di una neurosimulazione interattiva che noi chiamiamo Matrix. Sei vissuto in un mondo fittizio, Neo. Questo è il mondo che esiste oggi (Morpheus mostra le immagini di città distrutte, oscurate da una spessa coltre di nubi). Benvenuto nella tua desertica, nuova realtà. (…)
Un corpo umano genera più bioelettricità di una batteria da 120 volt ed emette oltre 6 milioni di calorie. Sfruttando contemporaneamente queste due fonti le macchine si assicurarono a tempo indefinito tutta l’energia di cui avevano bisogno. Ci sono campi, campi sterminati, dove gli esseri umani non nascono, vengono coltivati. A lungo non ho voluto crederci, poi ho visto quei campi con i miei occhi, ho visto macchine liquefare i morti affinché nutrissero i vivi per via endovenosa. Dinanzi a quello spettacolo, potendo constatare la loro limpida raccapricciante precisione, mi è balzata agli occhi l’evidenza della verità. Che cosa è Matrix? È controllo. Matrix è un mondo creato al computer per tenerci sotto controllo al fine di convertire l’essere umano in questa (una pila).

Neo: No! non è possibile! Io non ci credo!

Morpheus: Non ho detto che sarebbe stato facile: ho detto che ti offrivo la verità.

Finalmente Neo accetta la nuova condizione e, insieme agli altri uomini liberatisi dalle macchine, si dà da fare per restituire la libertà all’intero genere umano, non senza difficoltà: infatti, per compiere tale operazione occorre rientrare in Matrix, nel malefico programma virtuale che il genere umano si é abituato a chiamare ‘mondo’ ed esso brulica di nemici, ossia di intelligenze artificiali nelle vesti di esseri umani. Alla fine, comunque, Neo e Morpheus riescono nell’impresa e il genere umano può dirsi libero. Ma, al di là della storia avvincente e frizzante, sullo sfondo di Matrix vanno ravvisate le più disparate concezioni filosofiche: il film ruota tutto attorno all’opposizione tra mondo vero e mondo fittizio, spacciato per vero: l’opposizione tra la vera verità e la falsa verità, insomma tra verità e menzogna, tra verità e apparenza, un dualismo cardinale in tutta la filosofia occidentale fino a Nietzsche. La verità è altra rispetto a quella che ci appare; addirittura forse c’è qualcuno ci fa balenare di fronte un bel gioco di vuote fantasmagorie, per ingannarci e tenerci sottomessi in catene. Il film potrebbe in parte essere fatto valere come una rappresentazione del pensiero (gnoseologico e politico) di Platone . Ricordiamo infatti che già il filosofo greco aveva distinto tra mondo vero (il mondo delle idee) e mondo apparente (il mondo sensibile in cui viviamo). In particolare Matrix sembra riscrivere il mito della caverna di Platone. Riassumiamolo brevemente: all’interno di una caverna uomini schiavi sono incatenati alla roccia, costretti a guardare di fronte a sé verso il fondo della caverna. Fuori della caverna si erge un muretto, dietro al quale camminano, nascosti, degli uomini che portano sulle proprie spalle statue rappresentanti tutte le cose esistenti. Dietro a questi uomini arde un fuoco che proietta sul fondo della caverna le ombre delle statue; gli uomini schiavi, costretti a guardare davanti a sé e impossibilitati a voltarsi, scambiano le ombre che appaiono sulla parete della grotta per la vera realtà. Se uno schiavo riuscisse a scappare, dice Platone, inizialmente sarebbe accecato dalla luce del sole, ma poi finalmente riuscirebbe a vedere chiaramente la verità, di cui le ombre sono solo una pallida copia. Se poi volesse tornare nella caverna per rivelare agli altri schiavi la verità, non sarebbe creduto ed anzi verrebbe ucciso. Neo in qualche modo rappresenta l’uomo-filosofo che riesce a uscire fuori della caverna (Matrix) e a vedere finalmente la vera realtà. All’inizio egli è abbagliato dalla luce, ma, una volta abituatosi e una volta riconosciuta la verità, torna nella caverna, in Matrix, per liberare gli altri uomini. La verità però fa paura e non tutti gli uomini hanno il coraggio, la costanza, l’interesse di accettarla, e chi invece la proclama rischia anche di fare una brutta fine… Cypher, il traditore del film, il compagno di Neo e Morpheus che svela i piani alle intelligenze artificiali, rappresenta questa umanità pigra, timorosa, legata alle proprie sicurezze, dunque ostile ai profeti della verità: è meglio restare ignoranti piuttosto che conoscere verità che possano stravolgere radicalmente la nostra vita, questo è il succo del discorso di Cypher . Fortunatamente però Neo non subisce la stessa sorte di Socrate (avremmo certo preferito il contrario, visto che l’omicidio di Socrate fu reale, mentre il successo di Neo rimane comunque il lieto fine di un film di fantascienza…) e riesce a restituire la libertà al genere umano.. Matrix può anche essere letto come la trascrizione del dubbio cartesiano. Per Cartesio di tutto posso e devo dubitare: dei miei sensi che spesso mi ingannano, dell’esistenza del mondo esterno, della distinzione tra sogno e realtà, ed anche delle presunte verità matematiche. Chi mi assicura che ciò che vedo esista, oltre che nella mia testa come idea, anche nella realtà? Così come i sensi mi ingannano quando il remo immerso in acqua mi appare spezzato per un inganno ottico, chi non mi dice che essi non mi dicano mai la verità? Ma, per voler portare il dubbio all’esasperazione, chi mi assicura che 2 più 2 faccia 4? Magari sono stato creato da un dio maligno, che si diverte a ingannarmi, mi fa credere che 2 più 2 faccia 4, mentre invece fa 5… E se fossi stato creato da un genio maligno, il quale impiega tutta la sua onnipotenza per farsi beffe di me, la realtà che mi circonda potrebbe benissimo non esistere fuori dalla mia testa: si potrebbe solo trattare di una sfilza di immagini virtuali inviate al mio cervello dal genio maligno (e così é in Matrix). L’unica cosa che si salva dal dubbio è la mia esistenza come essere pensante: dubito di tutte le cose appena elencate, quindi ci deve essere qualcosa che dubita: ciò che dubita deve per forza esistere. Solo di qui posso cominciare a costruire un sapere certo, saldo e inconfutabile. Anche Neo è chiamato a mettere in dubbio tutte le sue antiche certezze ed egli lo fa, sebbene con una certa riluttanza iniziale. Ciò che gli è sempre apparso come la verità, è in realtà un inganno, una tremenda impostura, un mondo fittizio costruito ad arte dalle macchine (il genio maligno di Cartesio). Il primo passo per trovare la verità sarà anche per lui prendere consapevolezza di sé, convincersi di essere “l’inviato”, riconoscersi come Neo e non come signor Anderson (il suo nome nel mondo fittizio) : anche Neo, come Cartesio, é chiamato a mettere in dubbio ogni cosa per prendere atto della propria esistenza come soggetto pensante; e il fatto di esistere come soggetto pensante é l’unica verità certa di cui egli disponga in partenza. Ma in Matrix possono essere anche scorti i portati della filosofia di Schopenhauer: centro della filosofia del pensatore tedesco è la distinzione (di forte sapore kantiano) tra fenomeno e noumeno. Il primo è il mondo della rappresentazione, il mondo così come noi ce lo rappresentiamo, quindi il dominio dell’apparenza, il “velo di Maya”, il regno dell’illusione e della menzogna che nasconde la verità. Il noumeno è invece la stessa verità che si cela dietro il fenomeno e la nostra rappresentazione, una verità dura e crudele: tutto è Volontà, tutto è cieco e irrazionale impulso di vivere. Tale Volontà non ha altro scopo che riprodurre se stessa. Da questo punto di vista anche l’amore non è che un’illusione tramite cui la vita, ingannando i singoli, perpetua se stessa, viene a coincidere con l’attività sessuale, finalizzata com’è alla pura e semplice riproduzione delle specie. Anche in questo caso non mancano significativi parallelismi con il nostro film: il mondo virtuale creato con Matrix non è che un bel gioco illusionistico, atto a nascondere la verità, ovvero il dominio e l’istinto di sopravvivenza delle macchine. I singoli uomini non hanno alcun valore se non come mezzi per garantire la continuità della specie delle macchine: essi “sono coltivati” da queste per ottenere alla fine delle pile con cui alimentare la propria vita. Come vincere la Volontà di vivere? Per Schopenhauer attraverso tre stadi: 1) l’arte (farsi “puri occhi del mondo” di fronte alle opere d’arte); 2) l’etica della pietà, della giustizia e della carità (mettersi nei panni degli altri, assumendo su di sé la loro sofferenza, amandoli disinteressatamente); 3) l’ascesi (ritornare nel nulla-tutto del Nirvana). Anche per Neo la salvezza passa, mutatis mutandis, attraverso i medesimi passaggi: compatire Morpheus e amare Trinity, contemplare con distacco i codici e linguaggi informatici che costituiscono il mondo virtuale, scorgere la nullità stessa di questo mondo (“Il cucchiaino non esiste” dice ad un certo punto Neo). Tuttavia, in Matrix vi sono anche elementi della filosofia di Nietzsche : in primo luogo, in tutto il film non si fa mai riferimento a Dio, nè per chiedergli aiuto nè per lamentarsi della disastrosa condizione in cui é ridotta l’umanità: Dio non c’é; non é forse questo uno dei tanti aspetti di quel nichilismo, previsto in modo profetico dallo sfolgorante profeta del Superuomo, che avrebbe imperversato nell’
era moderna? Viene sì profetizzata la venuta di un ‘messia’, di un salvatore: ma egli esula del tutto dalla sfera divina, è un uomo imbevuto di eroismo (Neo) e, in quanto tale, non può sentire come estraneo tutto ciò che è umano ( Homo sum: nihil humani alienum mihi puto aveva già detto Terenzio secoli addietro), come la disgrazia e la servitù in cui è ridotta dell’umanità. E sotto questo profilo si possono cogliere anche agganci con la filosofia di Marx: per l’uomo l’essenza suprema é non già Dio, ma l’uomo stesso e infatti il fine della missione dell’intrepido Neo é proprio la liberazione del genere umano, non la venerazione di un presunto Dio; ed egli lotta per ridare la libertà a tutto il genere umano, non a presunte “razze” superiori, come spesso si è voluto erroneamente credere che il superuomo nietzscheano fosse tenuto a fare. Neo sembra poi essere un personaggio nietzscheano al pari di Zarathustra per le caratteristiche del superuomo che egli incarna: consapevole della propria superiorità, egli si realizza pienamente nella guerra condotta contro le intelligenze artificiali; cosciente della catastrofica situazione e della fasullità del mondo, egli non risolve la propria volontà in un ‘no’ alla vita, ma in una piena accettazione degli eventi ( amor fati ), facendo prevalere ed estrinsecando la propria infinita volontà di potenza. Ma la filosofia che più di ogni altra informa il film è, a mio avviso, quella di Marx : la rivolta della massa umana contro le macchine può essere letta come la rivoluzione proletaria profetizzata dal filosofo comunista; il fatto stesso che tutti gli uomini siano schiavi e costretti a ‘vendere’ la loro forza lavoro generando un plusvalore per le macchine, può avere una singolare chiave di lettura: Marx era convinto dell’esistenza di una legge tendenziale di caduta del saggio di profitto , con la conseguente progressiva concentrazione del capitale in poche mani. E questo, a sua volta, forma, secondo Marx, un binomio indisgiungibile con l’ immiserimento crescente degli operai : con l’avvento delle macchine, che possono sostituire il lavoro di molti operai, aumentano i disoccupati e, quindi, anche l’offerta di forza-lavoro sul mercato, cosicchè anche per questo aspetto i salari tendono a diminuire: aumenta la povertà e il numero dei disoccupati, di conseguenza il capitalista può tenere più bassi i prezzi dei salari e guadagnarci di più. E in Matrix il processo descritto da Marx é giunto al culmine: tutta l’umanità é una massa di operai controllati dai macchinari. Non solo: l’uomo ” diventa un semplice accessorio della macchina ” troviamo scritto nel Manifesto del partito comunista e ciò che vediamo in Matrix altro non è se non il frutto estremo di questo asserto. La stessa accanita guerra che le macchine portano avanti contro Morpheus e Neo rievoca per molti aspetti la caccia spietata contro lo spettro del comunismo che viene delineata nell’incipit del Manifesto .

 

a cura di Diego Fusaro

tratto da wwwfilosoficonet

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