Fagin l’Ebreo

In un momento in cui stereotipi, pregiudizi, fake news ed episodi di intolleranza occupano drammaticamente lo scenario civile e sociale, 001 Edizioni dà alle stampe Fagin l’ebreo, un graphic novel scritto e disegnato dal genio americano Will Eisner. In Fagin, l’ebreo Will Eisner, maestro del fumetto e riconosciuto padre del graphic novel, si confronta audacemente con un gigante della letteratura, Charles Dickens, rileggendo uno dei suoi romanzi più popolari, Oliver Twist, dal punto di vista di uno dei personaggi più famosi dell’opera, l’”ebreo” Moses Fagin.

Eisner realizza un’opera rigorosa, animata da un forte impegno civile, dando voce al disprezzato Fagin per mettere in luce le nefaste conseguenze dell’uso degli stereotipi, in questo caso di carattere razziale.

Un’edizione prestigiosa che è partita dalla riscansione ad alta qualità di tutti gli originali delle tavole disegnate e che ha permesso di recuperare tantissimi dettagli persi nelle precedenti edizioni. Dopo L’ultimo giorno in Vietnam, continua l’edizione in grande formato cartonato delle principali opere di Eisner dove grazie alla cura della stampa il bianco e nero del segno dell’autore emerge con forza e carattere.

L’edizione è arricchita da uno scritto di Eisner, da una prefazione di Brian Michael Bendis e da un saggio critico di Jeet Heer. Dalla parte dei vinti, ovvero “rileggere” una storia per raccontare la verità…

“Esaminando le illustrazioni dell’edizione originale di Oliver Twist, trovai indiscutibili esempi di diffamazione razziale all’interno della letteratura classica. Il ricordo dell’uso che ne fecero i nazisti durante la Seconda guerra mondiale, circa cento anni dopo, aggiunse prove alla persistenza di certi stereotipi negativi. Combatterli era diventato per me una sorta di ossessione, e non mi rimase scelta: dovevo realizzare un ritratto rispettoso di Fagin, raccontando la storia della sua vita nell’unico modo che mi si addicesse. Questo libro, dunque, non è un adattamento di Oliver Twist! E’ la storia di Fagin l’ebreo”.

(Will Eisner)

“Io sono Fagin, l’ebreo di Oliver Twist. Questa è la mia storia, rimasta sconosciuta e ignorata nel libro di Charles Dickens”.

(Moses Fagin)

La storia dimentica spesso le ragioni dei vinti, mentre le spregiudicatezze dei vincitori si trasformano di solito in abili strategie. Will Eisner non ci sta, vuole ribaltare le regole. Nel 2003 scrive Fagin L’Ebreo, decidendo di raccontare, utilizzando il fumetto, la storia di Oliver Twist dal punto di vista del perdente, ovvero di Fagin. Moses Fagin. Fagin “l’ebreo”.

Eisner immagina che Fagin e Dickens, il personaggio e il suo creatore, si incontrino, in carcere, la notte prima che Fagin sia impiccato. Fagin racconta la “sua” versione dei fatti allo scrittore, con la speranza che questi comprenda meglio le sue ragioni e che, finalmente, la verità venga alla luce.

Il libro di Dickens (pubblicato per la prima volta nel 1837) descriveva una Londra travolta dalla rivoluzione industriale, incapace di salvaguardare gli orfani e di frenare lo sfruttamento delle fasce deboli. E’ in questa storia di poveri che si colloca il personaggio di Fagin, lo sfruttatore ebreo, avido di ricchezza e incapace di amare, a meno che non sia per il proprio vantaggio. Fagin è il carnefice e il giovane e candido Oliver la sua vittima. Eisner prova, invece, a stravolgere l’immagine losca, ambigua e, tutto sommato, carica di malvagità del personaggio che Dickens offre ai suoi lettori. Lo fa semplicemente ponendosi una domanda: e se fosse Fagin a raccontarla, questa storia? Se fosse Fagin a spiegare come ha fatto a diventare quel turpe personaggio che corrompe l’innocenza di Oliver, avviandolo a una carriera criminale?

Su questo presupposto Eisner costruisce il suo romanzo (che è una vera e propria contro-narrazione), raccontando non solo del passato del vecchio ebreo, ma anche dello scenario storico in cui è ambientata la vicenda: i rapporti tra l’Inghilterra dell’800 e la comunità ebraica, specialmente quella degli Aschenaziti, e suoi tentativi d’integrazione. Eisner non tralascia, ovviamente, il racconto della storia di Oliver, l’incontro tra Fagin e il crudele Sikes, così come tutte le dolorose e tristi vicende che Dickens aveva messo sulla carta.

Eisner mescola didascalie esplicative con vignette in cui pochi segni bastano a restituire tutta l’emozione dei sentimenti. Le sue tavole non hanno gabbia, le vignette non conoscono spaziature e si possono collegare idealmente e contemporaneamente l’una con l’altra. Ma questa scelta grafica non comporta né caos, né inquadrature ardite. Piuttosto, spesso vi sono grandi vignette a tutta pagina, in cui i personaggi prendono la scena come fossero i protagonisti di una rappresentazione teatrale. Lo sguardo avvincente, nuovo e partecipato di Eisner verso la materia della narrazione sembra donare una straordinaria ricchezza alla sua arte, sempre complessa ed evocativa.

La sua sentita introduzione, così come il ricco apparato iconografico finale sulle rappresentazioni di Fagin nell’800, dimostrano il forte interesse dell’autore rispetto al pregiudizio e alla semplificazione del raccontare.

Dall’introduzione di Will Eisner a proposito di Fagin l’ebreo

“Stavo facendo ricerche sulla narrativa popolare, forse inconsciamente, perché sicuramente contengono il meglio della narrativa più duratura. E lentamente mi resi conto che in questi racconti ai malvagi o ai personaggi ci si riferiva sempre con una connotazione etnica. Per esempio, c’è un italiano? Subito veniva chiamato “l’italiano” o qualcosa del genere, per tutto il racconto, e si smetteva di usare il suo nome. Oppure “il negro”. E questo mi portò a rendermi conto che siamo tutti esposti a stereotipi creati da altri. E che questo ha delle ricadute sulla nostra stessa etica”.

Rileggendo Oliver Twist di Charles Dickens, con grande stupore scoprii che per tutto il libro Fagin veniva chiamato “l’ebreo”, senza che nessun altro venisse indicato o riconosciuto attraverso una categoria. Iniziai così a fare un po’ di ricerche e imparai che all’epoca, attorno al 1740, gli Ebrei immigrati in Inghilterra erano di una stirpe specifica. Le caricature, come quelle dell’epoca di Cruikshank, erano tutte sbagliate e contribuirono a creare un personaggio che in effetti non esisteva. È la stessa cosa che capita negli USA con la Mafia e i fuorilegge italiani; di solito, nella narrativa americana i malavitosi sono italiani. Il che è ingiusto, ma il punto è che abbiamo creato degli stereotipi che, come un virus, si iniettano nel nostro corpo intellettuale”.

“Nel libro, sono stato molto attento a non accusare Dickens di antisemitismo. Dickens non è stato antisemita, è stato cinico. E più tardi si è reso conto delle proprie responsabilità: in una edizione successiva di  Oliver Twist ha corretto alcuni dei riferimenti a Fagin. Sono convinto di avere lavorato in un ambito che in questo linguaggio non era mai stato trattato e spero di riuscire ancora a scoprire nuove strade.”

L’AUTORE

Will Eisner (1917-2005) è riconosciuto internazionalmente come una leggenda del fumetto e come il padre del graphic novel. Eisner è stato uno dei primi veri autori di fumetti, attivo sin dalla nascita dell’industria fumettistica americana, e i suoi traguardi professionali hanno segnato ogni passaggio significativo della maturazione del medium come espressione letteraria e artistica. E’ stato un innovatore nell’arte del fumetto, creando molti personaggi e serie memorabili, tra cui The Spirit, che debuttò nel 1940, e ha influenzato un’intera generazione di giovani fumettisti con il suo storytelling e il suo design innovativo. The Spirit, capitolo imprescindibile del canone letterario del fumetto, ha continuato a ispirare generazioni di lettori di fumetti. Nel 1978, il seminale graphic novel di Eisner, Contratto con Dio,  ha rivoluzionato il fumetto, aprendo la strada al cambiamento da intrattenimento periodico usa e getta a una forma culturale innovativa e duratura.

Eisner ha realizzato in seguito altri venti libri a fumetti durante i suoi anni di “pensionamento”, collezionando vari premi sia negli Stati Uniti che all’estero, e affermando il graphic novel come forma letteraria dalla vita propria. I premi più importanti del mondo del fumetto nordamericano, i Premi Eisner, sono intitolati in suo onore.

Nel 2002 Eisner ha ricevuto dalla Jewish Society il Lifetime Achievement Award per “avere contribuito all’apprezzamento della cultura ebraica nella società”.

Zio Paperone e i segreti del deposito

Dai disegni originali ai progetti degli architetti per raccontare la storia di Zio Paperone e svelare per la prima volta i segreti e le planimetrie del suo fantastico deposito!

Avarissimo, self-made duck, papero più ricco del mondo, in quasi settant’anni di onorata carriera Paperon de’ Paperoni è diventato uno dei personaggi più amati del fantastico universo Disney. Dal 13 giugno al 27 settembre WOW Spazio Fumetto – Museo del Fumetto di Milano (Viale Campania 12) gli dedica una mostra davvero unica per raccontare la sua straordinaria storia, personale ed editoriale, con un insolito e avvincente viaggio tra i segreti più segreti del suo deposito! Quanto denaro contiene quel bizzarro edificio blindato che domina Paperopoli dall’alto di una collina? Quanto è grande? Quali sistemi di sicurezza lo proteggono dagli assalti della Banda Bassotti e della fattucchiera Amelia? Dove e come vive il papero più ricco del mondo? Quante monete può contenere davvero? Se esistesse veramente come sarebbe fatto? Quanto dovrebbe essere grande un edificio per contenere davvero i 9 fantasticatilioni, 4 biliongilioni, 6 centifrugalilioni, 8700 dollari e 16 cents che dice di possedere Zio Paperone? A tutte queste domande e a tante altre risponde la mostra Zio Paperone e i segreti del deposito, nata da un’idea di Ferdinando Zanzottera e realizzata da WOW Spazio Fumetto, Andrea Tardito, Luca Sgambi e Ferdinando Zanzottera con il Patrocinio della Scuola di Architettura Civile (corso di studi in Architettura delle Costruzioni) del Politecnico di Milano e in collaborazione con il settimanale Topolino.

La mostra Zio Paperone e i segreti del deposito propone un percorso a tappe che accompagna il visitatore alla scoperta di questo fantastico personaggio e di tutto il suo mondo. Si inizia quindi con una sezione dedicata al grande disegnatore americano Carl Barks, creatore del personaggio, che lo disegnò per la prima volta nel 1947 per una storia intitolata “Il Natale di Paperino su Monte Orso”. Chiaramente ispirato a Ebenezer Scrooge, l’odioso e avarissimo protagonista de Il canto di Natale di Charles Dickens, Paperone (in originale Uncle Scrooge) conquistò subito il cuore dei lettori diventando sempre più protagonista a fianco di Paperino, Qui Quo e Qua e di tutti gli altri paperi Disney. Grazie a tavole originali e albi rari provenienti dall’archivio della Fondazione Franco Fossati (come il numero 677 di Topolino Giornale che nel febbraio 1948 ce lo mostra nella sua prima apparizione italiana) e la riproduzione delle pagine delle storie più amate si possono scoprire i lati più affascinanti e divertenti del suo carattere: eccolo dunque impegnato a seguire decine di lucrosi affari, tirare sul prezzo d’acquisto di qualche nuova azienda, respingere gli assalti dei visitatori troppo insistenti a suon di pedate meccaniche o ad allagare Paperopoli di lacrime quando scopre di aver guadagnato un nichelino in meno!

Una sezione della mostra è poi dedicata alla sua straordinaria famiglia, una vera e propria dinastia di Paperi di cui abbiamo imparato ad amare molti esponenti, dal nipote Paperino ai nipotini Qui, Quo e Qua, da Gastone a Nonna Papera, fino a Paperoga: ma quale grado di parentela li lega uno all’altro? Grazie a un’installazione multimediale interattiva realizzata appositamente per la mostra da GlobalMedia si potranno scoprire tutti i legami di parentela della grande dinastia dei paperi ricostruita dal disegnatore americano Don Rosa nel 1993 grazie ad anni di studi genealogici e fumettologici e a una fitta corrispondenza con Carl Barks. Ovviamente molto spazio sarà dedicato anche ai nemici di sempre, che da anni cercano di assaltare la fortuna del ricco Zione: dalla Banda Bassotti alla strega Amelia che vuole impossessarsi della mitica Numero Uno, la prima monetina guadagnata da Paperone. Amelia, creata nel 1961 da Carl Barks, non vive a Paperopoli, bensì alle pendici del Vesuvio. E per rendere ancora più evidente la sua italianità, per meglio rappresentare il fascino di questa strega affascinante e pericolosa Barks si ispirò a un’altra eccellenza nostrana, la splendida attrice Sophia Loren. E proprio alla produzione italiana di storie Disney, la più prolifica al mondo, sarà dedicato molto spazio: dagli autori storici come Romano Scarpa, a maestri come Giorgio Cavazzano e Marco Rota fino agli ultimi autori di ultima generazione come Corrado Mastantuono e Andrea Freccero, una galleria di tavole e copertine originali dedicate a Paperone ci aiuta a scoprire come sia cambiato graficamente il personaggio ma anche il suo carattere.

A tal proposito non poteva mancare una sorpresa in diretta dalle pagine del settimanale Topolino: in mostra, infatti, sono esposte in grande anteprima le tavole della nuova saga estiva La grande corsa (contro il tempo) scritta da Bruno Enna e disegnata da Alessandro Perina. La storia, che si svolge interamente a Paperopoli, ha inizio proprio nelle stanze del Deposito dove, a consolare un affranto Zio Paperone, ritroviamo tutti i componenti della famiglia dei Paperi ignari del fatto che, da lì a poco, si ritroveranno a viaggiare nel tempo partecipando a un incredibile Gran Premio di Paperopoli che mette in palio la salvezza della Numero Uno.

Dopo aver ben compreso chi sia Zio Paperone, il visitatore approda al deposito, ossia al “tempio” in cui lo Zione custodisce ciò a cui tiene di più: il suo patrimonio! Citato per la prima volta nel 1951, disegnato da Carl Barks per la storia Paperino e la banda dei Segugi, per quel che apprendiamo nella storia di Don Rosa Bassotti contro deposito (2001), il deposito è stato costruito dall’architetto Frank Lloyd Drake nel 1902, sorge sulla collina Ammazzamotori che domina Paperopoli e rappresenta uno dei simboli più riconoscibili della città, come il Colosseo per Roma o la Torre Eiffel per Parigi. Del resto la storia della città di Paperopoli è strettamente collegata a quella del deposito: nel 1579 Sir Francis Drake fonda un forte, che battezza Drake Borough, che nel 1818 viene ceduto al colono Cornelius Coot, che lo rinomina Forte Paperopoli. Coot crea la milizia Truppe delle Marmotte (in inglese Woodchucks Militia) e con queste truppe difende la collina del forte dagli attacchi degli inglesi prima e successivamente dagli indiani e dagli spagnoli. Nel 1899 suo nipote Casey Coot, cede la proprietà del vecchio forte a un giovane Paperon de’ Paperoni, che successivamente vi costruirà il suo famoso deposito. Lo spirito che anima lo Zione è dunque lo stesso che mosse i Padri Pellegrini che colonizzarono il Nuovo Mondo e non a caso il disegnatore Don Rosa collega storicamente la costruzione dell’edificio e dell’intera città di Paperopoli al mito fondativo americano. Con il trascorrere degli anni e delle storie a fumetti la città ha assunto caratteristiche sempre più definite, tanto che nell’estate 2014 sulle pagine del settimanale Topolino è apparsa a puntate una vera e propria guida turistica della città, di cui sono esposte alcuni splendidi bozzetti a matita disegnati dall’autore italiano Blasco Pisapia.

Dalla città intera si passa poi a vedere nel dettaglio la vita quotidiana nel deposito: oltre alla vasca contenente i celeberrimi tre ettari cubici di denaro, verranno passati in rassegna l’ufficio dove zio Paperone conclude lucrosi affari, la biblioteca dove recupera notizie sui tesori disseminati in ogni parte del mondo e le altre aree del deposito. Nonostante sia forse l’edificio più famoso del mondo dei fumetti, il deposito ha spesso cambiato forma, seguendo le idee del vulcanico Paperone e degli altrettanto geniali autori che ne hanno narrato le avventure. Non mancheranno poi i sistemi di difesa messi a punto negli anni per difendere il Deposito da seccatori, questuanti e nemici vari, dai cannoni spara aglio per Amelia al classico cannone per i Bassotti. Il deposito, la sua struttura, le sue stanze saranno analizzate con rigore filologico dagli esperti Andrea Tardito, architetto e appassionato Disney, e Ferdinando Zanzottera, già docente di Storia dell’Architettura (Politecnico di Milano).

A chiudere il percorso espositivo è l’accattivante sezione curata dall’ingegnere Luca Sgambi, professore a contratto alla Scuola di Architettura Civile del Politecnico di Milano, e dei suoi studenti del corso di laurea magistrale in Architettura – Architettura delle Costruzioni, che durante l’anno accademico 2013-2014 hanno affrontato la progettazione strutturale dell’edificio. Svelato per la prima volta nella storia da Don Rosa negli Stati Uniti nel 2001 per la storia Bassotti contro Deposito, il progetto tecnico strutturale del deposito di Zio Paperone è stato sviluppato in aula, con rigore e metodo scientifico, attraverso lezioni stimolanti, originali e divertenti che hanno coinvolto e appassionato tutti gli studenti del corso. Dall’analisi della storia del personaggio di Zio Paperone si sono individuati i requisiti che sono stati assunti come vincolanti per le successive scelte progettuali. Per esempio, la contestualizzazione della città Paperopoli nello stato del Calisota, topograficamente coincidente con l’Alta California, è stata la motivazione didattica per affrontare temi legati all’ingegneria sismica e per esaminare fenomeni di interazione dinamica (sloshing) difficilmente offerti dai corsi universitari in Architettura. La progettazione della vasca delle monete ha richiesto l’ideazione e l’esecuzione in aula di prove sperimentali per ricavare parametri ingegneristici (indice dei vuoti e angolo di natural declivio delle monete) chiaramente non presenti nella letteratura tecnica, nonché una lunga fase di brainstorming e di conceptual design per individuare la struttura più idonea a sopportare l’enorme spinta generata dai 35.000 metri cubi di monete contenuti nel deposito! La parte del deposito adibita a uffici ha visto gli studenti impegnati nella progettazione di strutture civili, composte da travi e pilastri in calcestruzzo armato e coperture in travi reticolari in acciaio. Il tutto grazie alla collaborazione di esperti delle discipline tecnologiche (architetto Gabriele Nizzi), impiantistiche (ingegnere Antonio Cammi) e compositive (architetti Andrea Botta e Fabio Lepratto) che con passione e competenza si sono sentiti coinvolti in questo progetto. Un ringraziamento speciale alla società HSH S.R.L. di Padova (http://www.hsh.info/) che ha fornito un software di calcolo professionale (Straus 7) per lo studio dettagliato del comportamento strutturale.

Grazie alla collaborazione del laboratorio +Lab del Politecnico di Milano, diretto dalla professoressa Marinella Levi, Zio Paperone, la città di Paperopoli e il deposito prenderanno vita in installazioni, plastici e statuette realizzati attraverso l’innovativa tecnologia della stampa 3D: a partire dai disegni degli autori Disney verranno disegnati i modelli tridimensionali, riprodotti poi in laboratorio con la stampa in materia plastica. Sarà inoltre presente una mappa interattiva multimediale della città di Paperopoli, realizzata da GlobalMedia, grazie a cui sarà possibile vedere spettacolari animazioni tridimensionali degli edifici più conosciuti della città. Agli artisti de La fabbrica delle miniature invece il compito di modellare una vera e propria statua del vecchio papero e di realizzare con minuzia di particolari l’interno del deposito, con uffici, sala del tesoro e camera da letto. Per rimarcare l’aspetto scientifico e didattico della mostra, durante tutto il periodo di esposizione verranno organizzati incontri con professori universitari, scienziati e architetti che sviscereranno, in modo adatto a un pubblico di tutte le età, i temi che la mostra tocca: urbanistica, statica, ingegneria dei materiali e molto altro. Si scoprirà così se la invenzioni di sceneggiatori e disegnatori ha basi scientifiche o sono completamente irreali. Inoltre incontri con autori, laboratori di disegno, dimostrazioni di stampa 3D, laboratori di “riciclo creativo” – attività molto amata da Zio Paperone! – e molto altro animeranno i weekend di WOW Spazio Fumetto.

Anche la celebre cake designer Barbara Perego non ha voluto rinunciare alla sfida creando un deposito/torta davvero magnifico quanto appetitoso creato interamente in pasta di zucchero! Durante il periodo della mostra verranno anche organizzati laboratori di fumetto in collaborazione con la redazione di Topolino, per ragazzi dagli 8 anni in su. Architetti, progettisti e fumettisti del futuro grazie all’aiuto di sceneggiatori, disegnatori e giornalisti del giornale, creeranno nuove storie dedicate al Deposito e a Zio Paperone.

Dal 13 giugno  al 27 settembre 2015. Presso WOW SPAZIO FUMETTO – Museo del Fumetto, dell’Illustrazione e dell’Immagine animata di Milano, Viale Campania 12 – Milano Info: 02 49524744/45 – www.museowow.it – Ingresso 5 euro (ridotto 3 euro) Orario mostra: da martedì a venerdì, ore 15.00-19.00; sabato e domenica, ore 15.00-20.00. Chiusura estiva: da lunedì 3 agosto a lunedì 31 agosto

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