Departures (Okuribito) del regista Takita Yojiro

Departures (Okuribito) del regista Takita Yojiro è stato il Miglior Film Straniero agli Oscar 2008 (battendo fra gli altri l’Israeliano Valzer con Bashir ). Departures ha vinto ben 78 premi ed è stato, a sorpresa, campione di incassi in patria. Il film è uscito in Giappone nel settembre dello scorso anno. Il film è basato su una storia particolarissima…scritta dallo stesso attore protagonista,Motoki Masahiro: la storia di un funerale,la storia di un nokanshi.La storia della ricerca della felicita.Anche se siintreccia con la storia di un divorzio fra due persone che si amano molto.

Departures Trailer

 
I funerali giapponesi sono una realta che gli occidentali raramente sperimenteranno nella loro vita,o forse mai nel quale hanno un ruolo centrale le figure dei le cure del nokanshi (letteralmente, maestro di deposizione nella bara),un professionista che lava e riveste la salma.Non si tratta di un semplice lavoro di “ripulitura” ma di un compito dal rituale raffinato, eseguito con gesti sapienti ed eleganti, che comunica anche compassione per il defunto.  Il protagonista del film,Kobayashi Daigo interpretato dall’attore Motoki Masahiro è un nokanshi. Il film è la sua storia Ed è la storia di un funerale molto particolare: quello di un giovane transessuale,morto come donna, anche se i suoi parenti si sono scordati di informare del fatto Daigo,ed il suo capo che lo scopre solo mentre  stà effettuando la preparazione – la scoperta,  del sesso della salma ha il tono divertente tipico della vena di humour macabro del regista del film Takita.


 
 
 Il film inizia con il protagonista Daigo, violoncellista in un’orchestra che è stata appena sciolta,con pochi soldi decide di tornare al nord, nella casa che la madre,morta solo due anni prima gli ha lasciato a Yamagata. Daigo in cerca di lavoro finisce per rispondere ad un’agenzia, che crede,inizialmente un’agenzia per viaggi,anche se la gioiosa e appariscente receptionist (Yo Kimiko) gli rileva subito che loro spediscono i clienti all’altro mondo non nelle isole del Pacifico.  Accetterà di essere assunto nel piccolo ufficio del nokanshi locale anche per l’ottima paga,  ma si troverà a dover fare i conti con un passato ritenuto ormai dimenticato e con i tabù di cui è intrisa la società nipponica e da cui viene influenzata anche sua  moglie  Mika interpretata da Hirosue Ryoko.  Mentre lentamente Daigo –  chiuderà i conti con il suo passato, da bambino era stato abbandonato dal padre e lasciato solo dopo la morte della madre amatissima – prenderà coscienza e consapevolezza del valore  del suo lavoro,così disprezzato dalla comunità  e così necessario alle persone lentamente il filo forte che lo lega a sua  moglie  Mika, interpretata da Hirosue Ryoko,verrà eroso e infine spezzato. La moglie di Daigo gli chiederà di scegliere fra  i morti o lei.

 
 Il regista Takita Yojiro, che ha una oramai lunga carriera alle spalle (iniziata nel 1985)  ha realizzato il soggetto scritto dallo stesso attore protagonista del film, Motoki Masahiro,in una maniera particolarmente interessante: le macchine da presa accompagnano l’apprendistato del nokanshi,un lavoro considerato impuro ma necessario alla comunità in un modo lieve.

Kogals: Shibuya109

Ragazze biondissime dal look californiano, con la pelle perennemente troppo abbronzata per una nipponica. Merito dello spray tanning, di cui le nipponiche vanno letteralmente pazze, se non fosse perché è una moda che arriva dagli States. Le kogals sono fortemente influenzate dalle icone americane, soprattutto californiane: adottano un trucco sgargiante, tingono i capelli di biondo, frequentano i centri solari per lo Spray Tannino, l’abbronzatura spray istantanea. Una vera mania, al punto che molti piccoli locali nelle zone commerciali di Tokyo  sono stati convertiti in cabine per lo Spray Tanning, affollati soprattutto durante la pausa pranzo.

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I cinque elementi: tra leggenda, mitologia, religione e pop culture

I cinque elementi, o Wu Xing, sono un concetto fondamentale della cultura cinese, che si ritrova in vari ambiti, dalla filosofia alla medicina, dalle arti marziali alla feng shui. Si tratta di una visione del mondo basata sull’interazione dinamica di cinque forze o principi, che si manifestano in diverse forme e fenomeni. Questi cinque elementi sono: Acqua, Legno, Fuoco, Terra e Metallo. Ognuno di essi ha delle caratteristiche, delle relazioni, delle analogie e delle simbologie che ne esprimono il significato e la funzione.

Origini e sviluppo

La teoria dei cinque elementi risale presumibilmente al periodo delle primavere e degli autunni (722-481 a.C.), una fase storica caratterizzata da conflitti e innovazioni culturali. Il primo a esporre questa dottrina fu il filosofo cinese Chou Yen (350-270 a.C.), che la basò sulle osservazioni dei cicli naturali e dei mutamenti stagionali. Secondo Chou Yen, i cinque elementi sono le cinque fasi di trasformazione del Qi, l’energia vitale che pervade l’universo. Il Qi si muove secondo due modalità opposte e complementari: lo Yin, che rappresenta il principio femminile, passivo, freddo, oscuro e contrattivo, e lo Yang, che rappresenta il principio maschile, attivo, caldo, luminoso e espansivo. L’alternanza e la combinazione di Yin e Yang generano i cinque elementi, che a loro volta si influenzano reciprocamente secondo due cicli: quello di generazione e quello di controllo.

Il ciclo di generazione, o ciclo madre-figlio, descrive come ogni elemento alimenti e sostenga quello successivo, secondo queste relazioni:

  • Il Legno alimenta il Fuoco
  • Il Fuoco crea la Terra (dalle ceneri)
  • La Terra produce il Metallo (dalle miniere)
  • Il Metallo genera l’Acqua (per condensazione)
  • L’Acqua nutre il Legno (innaffiando le piante)

Il ciclo di controllo, o ciclo nonno-nipote, descrive come ogni elemento limiti e regoli quello che lo segue a distanza, secondo queste relazioni:

  • Il Legno controlla la Terra (con le radici)
  • La Terra controlla l’Acqua (con gli argini)
  • L’Acqua controlla il Fuoco (spegnendolo)
  • Il Fuoco controlla il Metallo (fondendolo)
  • Il Metallo controlla il Legno (tagliandolo)

Questi due cicli rappresentano l’equilibrio e l’armonia dell’universo, dove ogni elemento ha un ruolo e una funzione. Se uno di essi si indebolisce o si rafforza eccessivamente, si crea uno squilibrio che può portare a disastri naturali o malattie. Per questo, la teoria dei cinque elementi è stata applicata anche alla medicina tradizionale cinese, che mira a ristabilire l’equilibrio del Qi nel corpo umano, attraverso l’uso di agopuntura, erbe, massaggi, alimentazione e altre pratiche.

Caratteristiche e analogie

Ogni elemento ha delle caratteristiche proprie, che lo rendono diverso dagli altri e lo collegano a diversi aspetti della realtà. Queste caratteristiche sono spesso espresse attraverso delle analogie, che ne facilitano la comprensione e la memorizzazione. Alcune delle analogie più comuni sono:

  • Il Legno è associato al colore verde, alla stagione primaverile, alla direzione est, al clima ventoso, al pianeta Giove, all’organo fegato, alla virtù benevolenza, all’emozione rabbia, al sapore acido, al numero 8, all’animale drago, al suono grido.
  • Il Fuoco è associato al colore rosso, alla stagione estiva, alla direzione sud, al clima caldo, al pianeta Marte, all’organo cuore, alla virtù cortesia, all’emozione gioia, al sapore amaro, al numero 7, all’animale fenice, al suono risata.
  • La Terra è associata al colore giallo, alla stagione intermedia tra le altre quattro, alla direzione centro, al clima umido, al pianeta Saturno, all’organo milza, alla virtù fiducia, all’emozione preoccupazione, al sapore dolce, al numero 5, all’animale unicorno, al suono canto.
  • Il Metallo è associato al colore bianco, alla stagione autunnale, alla direzione ovest, al clima secco, al pianeta Venere, all’organo polmone, alla virtù giustizia, all’emozione tristezza, al sapore piccante, al numero 9, all’animale tigre, al suono pianto.
  • L’Acqua è associata al colore nero, alla stagione invernale, alla direzione nord, al clima freddo, al pianeta Mercurio, all’organo rene, alla virtù saggezza, all’emozione paura, al sapore salato, al numero 6, all’animale tartaruga, al suono sussurro.

Queste analogie non sono da intendersi in modo letterale, ma simbolico. Esse servono a mostrare le affinità e le differenze tra i cinque elementi, e a creare un sistema coerente e armonico di classificazione e interpretazione della realtà.

Influenza e diffusione

La teoria dei cinque elementi ha avuto una grande influenza sulla cultura cinese e su quella di altri paesi asiatici, come il Giappone, la Corea e il Vietnam. Essa ha ispirato diverse scuole di pensiero, come il confucianesimo, il taoismo e il buddismo, e ha dato origine a vari metodi di divinazione, come il I Ching, il Feng Shui e la numerologia. Ha anche influenzato le arti, la letteratura, la musica, la poesia, la pittura, la scultura, l’architettura, la calligrafia, la cucina, le arti marziali e la medicina.

La teoria dei cinque elementi ha anche suscitato l’interesse e la curiosità di molti studiosi occidentali, che hanno cercato di confrontarla con la teoria dei quattro elementi (Terra, Acqua, Aria e Fuoco) elaborata dai filosofi greci antichi. Alcuni hanno sottolineato le somiglianze e le convergenze tra le due teorie, altri le differenze e le divergenze. In generale, si può dire che la teoria cinese è più dinamica e relazionale, mentre quella greca è più statica e sostanziale. La teoria cinese enfatizza il processo di trasformazione e interazione tra i cinque elementi, mentre quella greca si concentra sulla composizione e combinazione dei quattro elementi.

La teoria dei cinque elementi ha anche avuto una notevole risonanza nella cultura popolare, soprattutto nel campo della fantasia e della fantascienza. Molti romanzi, film, fumetti, videogiochi, anime e manga si sono ispirati a questa teoria, creando mondi, personaggi, storie e magie basati sui cinque elementi. Alcuni esempi sono: Avatar – La leggenda di Aang, Il Signore degli Anelli, Harry Potter, Naruto, Final Fantasy, Star Wars, Dragon Ball, Sailor Moon, Pokémon e molti altri.

Conclusione

La teoria dei cinque elementi è una delle espressioni più originali e profonde della cultura cinese, che riflette la sua visione olistica e armonica dell’universo. Essa offre una chiave di lettura e di comprensione della realtà, basata sulle relazioni e le interazioni tra le diverse forze e forme che la costituiscono. Essa ha anche una valenza pratica e operativa, che si traduce in vari ambiti della vita quotidiana, dalla salute alla spiritualità, dall’arte alla scienza, dalla politica alla morale. Essa ha infine una valenza universale e attuale, che la rende interessante e stimolante per chiunque voglia approfondire la sua conoscenza e arricchire la sua esperienza

Cosa sono i Manga?

Abitualmente siamo soliti collegare, in Italia, alla parola Manga il significato di fumetti di sola provenienza nipponica (con una produzione per bambini e ragazzi), ma testualmente il termine Manga ha il significato di “immagini casuali”, l’etimologia del termine è esattamente Man = casuale e Ga = disegno. In Giappone il ruolo dei Manga è notevolmente importante, sono veicolo d’informazione e di cultura e come tali sono considerati alla stregua di libri e film.

Facilmente riconoscibili per le loro caratteristiche stilistiche: i Manga presentano spesso figure infantili e i personaggi mostrano continuamente occhi eccessivamente grandi quasi senza proporzioni. L’origine di questi elementi distintivi (principalmente i famosissimi “occhini”) si fa risalire ad Osamu Tezuka (3 novembre 1928-9 febbraio1989), stimato autore di manga tanto da essere designato con la qualifica di: “Il dio dei Manga”. Fu egli stesso a dichiarare che per alcuni suoi personaggi tra cui “Kimba, il leone bianco”, s’ispirò alla forma del “Bambi” disneyano, di Topolino e di “Betty Boop” di Max Fleischer.

Apparte alcune singolarità, i personaggi dei Manga hanno
, nel corso della storia scritta dall’autore, un inizio e una fine. Di fatto un personaggio vive, interpreta e finisce la sua storia e uscirà di scena senza ripresentarsi in storie diverse, fatta eccezione, come già accennato per alcuni personaggi particolarmente adorati dal pubblico. Questi ultimi appunto potranno rivivere le loro storie attraverso un “passaggio” da Manga ad Anime. Le Anime sono letteralmente interpretabili con il termine “animazione”, in Italia  tale termine viene convertito semplicemente come “cartone animato”.

I generi possono essere molti
: amore, fantascienza, sport, storie per bambini ed erotismo. (Questi ultimi a loro volta sono chiamati con il termine giapponese Hentai, tale denominazione racchiude tutte quelle categorie che vanno dai fumetti, opere, riviste, videogiochi che hanno evidenti  riferimenti pornografici e sessuali). Parlando delle Anime non si può non citare “ghost in the shell”(questo è il titolo inglese, ma l’originale è Kookatu Kidootai la cui traduzione più attinente è “Gruppo Tattile Mobile Armato”),  regia di Mamoru Oshii, tratto dall’omonimo Manga di Masamune Shirow ambientato in un futuro dominato dalla cibernetica dove gli essere umani saranno sempre di più un composito tra uomo e macchina ( a mio parere fantastico!).

E’ rilevante non confondere i Manga con i Manwha
, questi sono fumetti coreani, probabilmente per persone meno ”addette al mestiere” potrebbero sembrare molto simili, quasi identici. I giapponesi nella loro produzione di fumetti sono molto ”nazionalistici” e opere venute da altri paesi sono spesso respinte o ridisegnate e riadattate ai loro canoni “estetici”. Il pubblico dei Manga è chiaramente diviso in settori e oltre alla divisione di base tra generi vi è all’interno un’altra ripartizione  dettata per così dire dal”sesso”  degli appassionati dei Manga.

Precisamente le storie d’avventura sono dedicate ad un pubblico di ragazzi e adulti maschi e la  disposizione delle vignette è alquanto semplice, al contrario il genere creato  per le ragazze: lo Shojo ha una disposizione particolarmente innovativa. Per accentuare i sentimenti che entrano a far parte della storia i disegnatori (dalla fine degli anni Settanta sono specialmente, disegnatrici), cancellano le linee separatrici che si trovano tra una vignetta e l’altra. Lo Shojo Manga copre una fascia d’età che và dai dieci anni agli ultimi anni dell’adolescenza, in questi fumetti è predominante l’uso d’elementi simbolici (esempio le decorazioni floreali), adottati per descrivere gli stati d’animo dei personaggi della storia.

Loligoth VS il Fenomeno Emo

L’ultima trasgressione del Sol Levante porta il nome, infantile e terrificante insieme, delle  Loligoth. Il Gothic Lolita è una moda adolescenziale, nata in Giappone fine anni ’90 grazie a Mana, ex leader del gruppo Malice Mazer, una rock band che si oppone alla cultura Kogal (di cui parleremo dopo), più conformista. Mana è anche il creatore di Moi-même-Moitiè, la prima e fondamentale fashion label per le gosurori, l’originale nome giapponese del fenomeno loligoth. Si tratta di ragazzine dai 14 ai 21 anni, agghindate come se venissero fuori da una stampa della Londra vittoriana.

Estete e poco comunicative.

Barocche e inquietanti, con la loro pelle di porcellana, gli occhi bistrati, i merletti e le crinoline. Si portano dietro infantili feticci horror come piccole bare, pipistrelli, cappelli a cilindro o bamboline deformi. Sono le rappresentanti di una sottocultura che marcia sempre piu numerosa a Tokyo, tra i quartieri di Shibuya e Harajuku, così come a Osaka. Una sottocultura che ruba a piene mani dai fumetti manga, e che conta già su una rivista dedicata, “Gothic & Lolita Bilble”.  E Tetsuya Nakashima ha già dedicato loro un film, la commedia “Kamikaze girls”. Negozio di riferimento di questa tribù è il Marui Young, nel quartiere di Shibuya, dove si possono trovare le linee disegnate da Mana: Egl (Elegant gothic lolita) e l’unisex Ega (Elegant gothic aristocrat). Le gothic lolita non hanno nulla a che vedere con la cultura dark, né tantomeno con l’immagine delle lolita trasmessa dal romanzo di Nabokov. Sono le portavoci di una pubertà elitaria ch oggi viene raccontata dal volume “Gothic & Lolita” di Masayuki Yoshinaga e Katsuiko Ishikawa, di prossima pubblicazione per Phaidon.

Un fenomeno per nulla rinchiuso nei confini del Sol Levante, se pensiamo ai numerosi epigoni occidentali: Tokyo Hotel, 30 Seconds to Mars, Good Charlotte. Rock band, molto manga e molto emo, formate da poco più che adolescenti, adorate da poco più che adolescenti. I più esemplari sono i Tokyo Hotel, gruppo pop rock tedesco formato da quattro teen agers, tutti nati tra il 1988 e il 1989, che spopolano tra gli adolescenti di tutta Europa. Si ispirano nello stile tanto alla cultura emo, nata nell’ambito musicale negli anni ’80 come estrema frangia dell’hardcore, quanto a quella delle loligoth giapponesi. Non a caso, il cantante è caratterizzato da una forte ambiguità sessuale. Inizialmente si pensava fosse una ragazza, per poi scoprire che è un ragazzo, magrissimo, truccato e con i capelli altissimi, tanto da sembrare un personaggio di Dragon Ball o di Final Fantasy.

piazza del popolo - emo , dark ecc.. ecc..

Il termine emo si riferisce ad un genere musicale inizialmente compreso all’interno del punk rock. Tuttavia, nelle sue forme più moderne, il genere include anche sonorità di origine più melodica ed indie rock. Si comincia a parlare di “emo” intorno al 1984. Di fondamentale importanza per la genesi dello stile furono gli Hüsker Dü con il loro album Zen Arcade, pubblicato, nel 1984 e i Naked Raygun con Throb Throb, nel 1985. Questi lavori, sebbene siano comunque per la gran parte etichettabili come hardcore punk, furono infatti diversi dal sound hardcore più grezzo e violento visto sino ad allora, e contenevano una maggiore attenzione sia ai testi che alla tecnica musicale, tanto da influenzare moltissimo la scena musicale di Washington DC tanto che fu proprio in questa zona che venne usato per la prima volta il termine emo per definire band in sostanza sempre hardcore ma con sonorità più melodiche e ricche. I nomi più significativi sono Rites of Spring, Embrace (il gruppo di Ian MacKaye precedentemente leader dei Minor Threat che dopo fonderà insieme al cantante dei Rites of Spring i Fugazi, band anch’essa di grande importanza per l’emo nel finire degli anni ottanta), One Last Wish, Gray Matter, Fire Party e leggermente dopo Moss Icon e i The Hated. La prima ondata emo iniziò a scemare con lo scioglimento nei primi anni ’90 di molte delle band citate.

Come fecero le ultime band indie-emo, anche le nuove leve strizzarono l’occhio al mainstream, creando uno stile musicale che ha introdotto il termine emo nella cultura popolare. Se in passato il termine emo era usato per descrivere una grande varietà di band, ai giorni nostri il termine ha assunto un significato ancora più ampio, non necessariamente indicativo di un preciso genere musicale.

Attualmente più che in passato l’emo è arrivato a comprendere una moltitudine di bands, molte delle quali hanno poco in comune col genere, o quantomeno con la sua prima ondata. Il termine ha assunto un significato così ampio che è diventato difficile descrivere cosa effettivamente intenda. Si tende quindi a definire emo i gruppi e gli stili musicali che sono influenzati solo in parte da quest’ultimo, nella sua versione piu recente e melodica, e che quindi si distacca dall’emo originale. Il sound che oggigiorno viene definiti emo presenta decise influenze pop punk ed anche alternative rock. Il termine emo è attualmente associato a gruppi come 30 Seconds to Mars, My Chemical Romance, Fall Out Boy, Good Charlotte.

L’emo è spesso associato ad un certo tipo di moda relativa all’abbigliamento skate.

Attualmente, sia i ragazzi che le ragazze usano spesso jeans stretti ed aderenti, hanno una lunga frangia asimmetrica in testa e gli occhi truccati di nero. Sono frequenti t-shirt aderenti raffiguranti le band preferite, cintura con le borchie colorate con tonalità accese, scarpe da skater o in generale scarpe nere, converse o vans.

L’abbigliamento emo trae le sue radici dalla scena hardcore punk americana degli anni 80 (proprio dove l’emo in origine era incluso), dove i suoi intepreti seguivano l’abbigliamento skater in stile anni 80, che differentemente da quello più recente, si basava su indumenti tendenzialmente stretti ed aderenti, tatuaggi, magliette corte e capelli corti o rasati, e anzi non vi era traccia della caratteristica frangia. Lo stile emo oggi si è distinto dall’originale sia nel look che nello stile musicale.

La recente moda dei “nuovi” emo ha condizionato le tendenze generali dove oggi questi indumenti sono largamente utilizzati e reperibili nei negozi. Il primo look emo, è quindi riconducibile alla scena hardcore punk/post-hardcore e straight edge anni 80, diversamente da quello più recente, che seppur presenti diversi elementi in comune, ha più affinità con la scena pop punk e melodic hardcore americana riconducibile agli anni 90/00. Più che al punk è riconducibile all’hardcore.

 

Celestia Le Ciel & Merveille Magique

 Celestia Le Ciel e Merveille Magique sono due nomi per un progetto unico. Due i membri: Lleu e Laciel. Due i mondi fantasy nei quali sono ambientate le storie che descrivono con le loro canzoni. Merveille Magique: dove vivono le fate, e il leader è Lleu; Celestia le Ciel: dove vivono gli angeli, e la leader è Laciel. Lo stile è Visual-kei, ma a differenza del Visualkei “classico” in cui si alternano melodie rock e metal a sonorità quasi industrial, qui troviamo uno stile decisamente più melodico.
 
Sebbene ci si possa aspettare che abbiano iniziato come due band sin dall’inizioMerveille Magique e Celestia Le Ciel sono state sviluppate separatamente. Il primo gruppo a debuttare è stato Merveille Magique, intorno al dicembre 2001. Hanno iniziato lentamente, pubblicando diversi demo-tape. Tra dicembre 2001 e febbraio 2002, pubblicarono quattro demo-tape, iniziando con Merveille∞Celestial I e ​​finendo con Merveille∞Celestial IV . Dopo un altro anno, la band ha avuto la sua prima esibizione. Era il 28 aprile 2003, al Saitama-Urawa Narciss. Seguirono altri concerti nella stessa regione e il primo settembre tennero il loro primo concerto a Tokyo. Lo stesso giorno pubblicarono anche il singoloEien no Aoi bara . Seguirono altre esibizioni a Tokyo e dintorni, e pubblicarono il singolo Merveille∞Celestial V il 10 Dicembre.

Mentre hanno continuato a esibirsi fino a marzo 2004, i Merveille Magique si sono presi una pausa per dare i riflettori ai Celestia Le Ciel . Dopo una serie di esibizioni, a luglio pubblicarono il loro primo demo-tape, Celestial .

Nel 2005, è arrivato il momento delle nuove attività dei Merveille Magique , e hanno pubblicato il singolo Power of Magic a marzo. Ad aprile seguì un singolo dei Celestial Le Ciel , intitolato Memory of the Celestial. Le due band hanno pubblicato insieme un album di accoppiamento a dicembre chiamato Fairy Tales of Celestial World .

A dicembre si sono esibiti per la prima volta all’estero in un evento in Germania. Da quel momento in poi, le due band non hanno pubblicato nulla di nuovo, ma hanno continuato le loro attività all’estero. Nel 2007 si sono esibiti in Germania, Austria e Italia. L’anno successivo si sono esibiti di nuovo in Austria e in Italia.

 
 

Nicola in Giappone. Un viaggiatore del cyberspazio

Nicola un personaggio davvero. E’ sardo.Lavora in un aereoporto.Ha una grande passione del mondo nipponico e a differenza di me che poi sono un pigrone – apparentemente faccio tante cose – è riuscito a realizzare,nel concreto la sua vita…ed è andato,come tante persone in Giappone.
 
Quando è tornato ha avuto una bellissima idea,non solo ha aperto un blog dedicato ai suoi viaggi nipponico,ma approfittando della sua esperienza ha deciso di riempirlo oltre che di note di costume di grande interesse,di video,di foto – è tenuto benissimo questo suo blog – anche di una bella serie di informazioni pratiche sulla vita concreta nipponica. Molto interessanti. Uno sguardo a volte molto smagato,anche se appassionato. Illuminato. E non è una sviolinata.

 

Anche perchè non sono tutte rose e fiori nel mondo nipponico – da leggersi con attenzione alcuni post sulla polizia nipponica….da cui occorre stare “lievemente” alla larga. Non è una melassa di roba il suo blog Nicola in Giappone è da tenere nei preferiti. Assolutamente da considerare e leggere è il blog che gestisce sul cinema nipponico,la grandissima parte di questi film in italia non li vedremo mai. Ed aldilà della curiositas resta che alcuni sono dei bei film sul serio…
 

P.S. la Suica la vorrei anche io

Grazia a Domenico V per la nota

Chi non ha mai ballato la Caramelldansen?

 
Uno dei tormentoni internettiani di maggior successo, con versioni sia disegnate che dal vivo basate su anime, videogiochi e chi più ne ha più ne metta. Stiamo parlando della Caramelldansen! Tecnicamente Caramelldansen” è la prima traccia dell’album Supergott il gruppo svedese Caramell, pubblicato nel novembre 2001 e pubblicato come singolo nel 2008 nella sua versione velocizzata remixato da DJ SpeedyCake. La canzone ha guadagnato la popolarità sul web nella seconda metà del 2006, grazie a 4chan ed è diventato un fenomeno di Internet.
 
La canzone è nota maggiormente come Uma uma dance, poiché la frase «U-u-ua-ua», che in svedese non ha senso, è stata erroneamente tradotta in «U-u-uma-uma» e in giapponese uma  significa “carino”. Anche altre parti del testo svedese sono state intese diversamente: la frase «Dansa med oss, klappa era händer» (lett. “Balla con noi, batti le mani”) è interpretata nel dialetto del Kansai come «Barusamiko-su yappa irahen de» (lett. “Non voglio l’aceto balsamico”). Si può dire che la canzone abbia una propria interpretazione alternativa in Giapponese.
 

Caramelldansen ウッーウッーウマウマ (゚∀゚) Japan 2008 Version (SE)

 
Il meme ha iniziato da un’animazione Flash a 15 fotogrammi-ciclico, in cui Mai e Mii, personaggi della visual novel giapponese Popotan, hanno eseguito una danza con le mani sopra la testa di imitare le orecchie di coniglio. Sullo sfondo del video cera, infatti, il coro della versione più veloce, di Caramelldansen”, cantata da Malin e Katia di Caramell. Questa versione è conosciuta come la Caramelldansen SpeedyCake remix.
 

Popotan uscì come gioco per PC in Giappone il 12 dicembre 2002. Dopo che l’anime fu mandato in onda, dal 17 luglio al 2 ottobre 2003, iniziarono a comparire sul web brevi animazioni GIF contenenti sequenze di esso e, dopo non molto, furono pubblicati anche frammenti dell’intro del videogioco.

Il fenomeno si diffuse sempre più e ogni fan cominciò a creare la propria animazione personalizzata, rappresentando vari personaggi di videogiochi e anime che ballavano la danza con le mani sopra la testa. All’inizio si trattava solo di animazioni GIF, ma più avanti si diffusero anche video e animazioni Flash (come quella su 4chan), che come sottofondo avevano sempre la canzone Caramelldansen (SpeedyCake remix). La maggior diffusione di questo meme fu nel 2007, nel quell’anno una serie consistente di versioni personalizzate della danza furono pubblicate sul sito di video sharing Nico Nico Douga[1] e, in seguito, riportate anche su YouTube sia dai fan che dagli autori originali. Interessante è il fatto che, in Giappone, la canzone si diffuse con il nome fittizio di Uma uma dance, derivato dall’interpretazione sbagliata dei versi «U-u-ua-ua» alla fine del ritornello e questo titolo dà il nome al periodo di maggior diffusione del meme, denominato «Uma uma boom».

 

Caramelldansen in cosplay a Lucca!

Cosa vuol di dire Kigurumi?

Il termine giapponese “Kigurumi” si riferisce al fenomeno del gioco delle bambole viventi, dove individui indossano costumi completi con calzamaglia e maschera di resina che raffigura un personaggio umano dei manga. Questa pratica, diffusa in Giappone e in Occidente, presenta delle differenze significative rispetto al Cosplay, in cui i partecipanti si travestono da personaggi senza utilizzare maschere complete e calzamaglie.

Nei Kigurumi, il costume è completo e viene indossato sopra una calzamaglia che copre interamente il corpo, incluso il volto e le mani. La maschera, realizzata solitamente in casa in modo molto dettagliato e preciso, è fatta di resina e riproduce le fattezze di un personaggio umano dei manga. Al contrario, nel Cosplay, i costumi possono essere parziali e non c’è l’obbligo di utilizzare una maschera completa.

Mentre in Occidente si possono trovare esempi simili di Kigurumi nelle mascotte che animano parchi a tema come Disneyland e Gardaland, in Giappone questa pratica è particolarmente diffusa durante le fiere del fumetto, dove i Dollers, coloro che praticano il Kigurumi, si esibiscono con costumi elaborati e maschere dettagliate.

Le maschere di resina utilizzate nei Kigurumi sono spesso realizzate artigianalmente e possono raggiungere prezzi elevati, superando anche i 1000 $. Questo costoso processo di creazione contribuisce alla rarità e al valore delle maschere nel mondo del Kigurumi.

In conclusione, il Kigurumi rappresenta una forma particolare di cosplay in cui l’attenzione ai dettagli e la completezza del costume creano un’esperienza unica sia per chi lo pratica che per chi ne rimane affascinato. La pratica dei Dollers, con le loro maschere di resina e costumi complessi, continua a suscitare curiosità e interesse tra gli appassionati del mondo dei manga e delle fiere del fumetto.

Koi no mon

Aoki Mon è un giovane giapponese particolare: è vergine, vive con i suoi genitori ed è creatore di Manga. Le sue tavole però non sono realizzate su semplice carta ma i suoi personaggi prendono vita su normali sassi di varie dimensioni. Una scelta artistica che non porta al ragazzo la fama sperata ne tantomeno i soldi necessari. Aoki dunque cerca di sbancare il lunario con altre attività non propriamente artistiche trovandosi in situazioni paradossali in cui le stesse pietre animate sono protagoniste. Un giorno incontra per caso una sua collega disegnatrice, Koino, e con lei inizia un unione lavorativa e sentimentale condita con esilaranti imbarazzi, scontate difficoltà e fughe inaspettate.

 

Koi No Mon (Trailer)

Il tutto in un contesto, quello del fumetto Giapponese e dei suoi appassionati. che fa da sfondo partecipante alle vicissitudini dei due amanti. In queste situazioni si innestano figure emblematiche, come gli stessi genitori di Koino, anziani cosplayer professionisti che partecipano nella trama in maniera singolare e divertente. Punto di svolta della trama è un concorso per autori emergenti al quale i due ragazzi decidono di partecipare per testare la loro professionalità ma anche il loro rapporto. Concorso al quale partecipa il noto fumettista Marimoda, interpretato dallo stesso regista, infatuato dalla giovane Koino e gestore di un importante locale per autori di Manga…
 

Koi no mon è stato il film rivelazione della Settimana Internazionale della Critica 2004. Una pellicola giapponese innovativa, diverte e satirica che ha come sfondo la cultura Otaku ovvero degli appassionati nipponici del fumetto e dell’Animazione. Una mondo particolare che non prevede una netta distinzione tra realtà ed immaginazione. Costruito come un Manga utilizzando cromatismi esasperati, con accelerazioni della visuale tipiche del fumetto e soprattutto con numerosi variazioni dal tracciato narrativo principale. Un film ambientato in un universo per alcuni versi folle, multicolore vicino, se possibile al film “Tano da morire” di Roberta Torre più che ai maestri del cinema drammatico nipponico.

 

 

I registi Tsukamoto Shinya e Miike Takeshi sono parte integrante del filo narrativo interpretando essi stessi alcuni personaggi di svolta e non semplici cammeo cercando di realizzare una critica profonda ma priva di pregiudizi del popolo degli Otaku prendendosi gioco di tutti i codici espressivi e semiotici che gli stessi fruitori utilizzano per socializzare. Una malinconia mal celata di una generazione di post adolescenti Giapponesi che trova la sua realtà sociale in un mondo artefatto in cui aliena se stessa.

 

 

 

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