L’apocalisse si muove a un ritmo tutto suo, lo sappiamo. Ma quando si tratta della saga di Zombieland, la sua marcia non è frenetica e famelica, bensì cadenzata con una lentezza quasi monastica, un ticchettio ironico e programmato che eleva la sua natura pop e dissacrante a un vero e proprio rituale. Il mondo nerd sta già segnando il calendario, perché il regista che ha trasformato un’orda di non-morti in un autentico culto generazionale, Ruben Fleischer, ha appena fatto una promessa solenne: la trilogia di Zombieland si completerà nel 2029.
Non si tratta di una semplice mossa produttiva, ma del compimento di un vero e proprio schema narrativo e industriale: l’uscita del terzo capitolo rispetterà infatti una cadenza decennale. Come già accaduto tra il 2009 e il 2019, la saga riemergerà dalle rovine della sua apocalisse ogni dieci anni esatti, quasi come se la sua timeline non fosse scandita dalle zanne degli zombie, ma dal ritmo ineluttabile di una stramba liturgia personale.
Il Giuramento per E-mail del Sedicesimo Anniversario
La scintilla che ha riacceso la speranza e dato concretezza al progetto è nata da un gesto che è pura nostalgia da sopravvissuti. Fleischer stesso ha rivelato che il cast e l’intero team creativo si sono scambiati una catena di e-mail per celebrare il sedicesimo anniversario del primo film. Quella che è iniziata come una rimpatriata digitale si è trasformata in un vero e proprio giuramento: ritrovarsi un’ultima volta nel 2029 per chiudere il cerchio.
È affascinante notare come questa tempistica decennale si allinei in modo impeccabile con l’essenza stessa di Zombieland. Il franchise ha sempre scommesso sull’idea di Regole: le famigerate massime di sopravvivenza di Columbus, le leggi non scritte di un mondo devastato che insegnano quando correre, quando sparare e, soprattutto, quando evitare i bagni pubblici. Adesso, quella che era una geniale meccanica narrativa interna si proietta sulla produzione stessa: la Regola del Decennio. Un ritmo lento, insolito per un blockbuster, che quasi impone una pausa zen tra un massacro gore e una battuta fulminante e autoironica.
Un’Alchimia Intatta: Non Si Deride il Genere, Lo Si Ama
Fleischer, interpellato dalle testate statunitensi, ha chiarito che l’intenzione di chiudere la trilogia non è mai venuta meno. È sopravvissuta nel tempo come una torcia mitica, passata di mano in mano tra regista, sceneggiatori e gli interpreti. Lo spirito che rende unico Zombieland – l’alchimia esplosiva tra Emma Stone, Woody Harrelson, Jesse Eisenberg e Abigail Breslin, l’ironia metanarrativa, la capacità di giocare con il genere horror senza mai deriderlo – richiede tempo per essere ritrovato, dosato e lucidato a dovere. Quel mix inimitabile non può essere affrettato.
L’idea che la saga si manifesti ciclicamente ogni dieci anni è anche sorprendentemente coerente con l’intero panorama dell’horror e della cultura nerd. Ogni decennio sembra avere la sua ossessione: prima i vampiri, poi gli zombie, poi le creature lovecraftiane, tutte pronte a riaffermare ciclicamente la propria supremazia pop. Fleischer, non a caso, ha ammesso che il suo futuro professionale sarà affollato di creature fameliche, includendo nel suo mirino non solo zombie, ma anche vampiri e altre icone gotiche e pulp.
L’Hype Lento e Costante come un Non-Morto
Il vero ostacolo, quello che alimenta l’aura mitica del progetto, è il mondo esterno. L’industria cinematografica è da anni in balia di scioperi, slittamenti e imprevisti che possono mettere in ginocchio anche i franchise più solidi. Ma è proprio questa precarietà hollywoodiana che rende l’idea di ritrovare il quartetto di attori riunito nel 2029 un evento di valore quasi sentimentale. In un’era dominata dallo streaming e dai modelli produttivi ultra-accelerati, l’impegno per un ritorno ciclico suona come un patto narrativo con il pubblico: “Ci vediamo tra dieci anni nello stesso posto, con la stessa energia”.
Zombieland è, dopotutto, una storia di sopravvivenza, ma in modo più profondo, è una storia di famiglia. Una famiglia bizzarra, litigiosa, improvvisata eppure incredibilmente memorabile. Ritrovarli dopo un decennio è come rivedere vecchi amici che hanno attraversato un mondo devastato e che, nonostante tutto, hanno ancora una risata in tasca e la voglia di raccontare nuove avventure.
L’attesa per il 2029, lungi dall’essere frustrante, alimenta un hype del tutto particolare: un hype che non è fulmineo come un trailer a sorpresa, ma cresce lento e inesorabile, proprio come uno zombie che avanza barcollando ma non si ferma mai davvero. E quando quel terzo capitolo finalmente arriverà, sarà naturale sedersi e sorridere pensando: “Benvenuti di nuovo a Zombieland.”
E voi, appassionati lettori di CorriereNerd.it, cosa vi aspettate dal finale di questa epopea decennale? Un Zombieland più folle, più meta o più malinconico? Unitevi alla conversazione e venite a dircelo nei commenti!
