Meta: cloni digitali per prevenire e curare le malattie

Dopo il “flop” del metaverso, Meta sembra determinata a continuare nella sua ricerca legata a alle intelligenze artificiali e il loro utilizzo in varie discipline tra cui spicca il settore healthcare. Mark Zuckerberg , ha condiviso tramite un post su Instagram il suo impegno costante nel cercare soluzioni innovative per aiutare gli scienziati a curare, prevenire e gestire qualsiasi malattia entro il corso di questo secolo.

In particolare, Meta avrebbe intenzione di dare il via a un nuovo progetto all’interno della CZI, la fondazione no-profit dello stesso Zuckerberg, che mira a creare una cellula virtuale in grado di prevedere il comportamento di ogni sua controparte reale all’interno del corpo umano, sia in uno stato di salute che malattia.

L’obiettivo di Zuckerberg è quello di creare un modello che sia in grado di replicare il funzionamento di ogni cellula del corpo umano, consentendo agli scienziati di studiare le reazioni di queste cellule a farmaci, trattamenti medici o altri agenti esterni, indipendentemente dal fatto che si tratti di patogeni o cure. Se fosse possibile creare una simulazione di questo livello utilizzando le tecnologie attuali, potrebbe rappresentare una vera e propria rivoluzione nel campo della medicina e della ricerca medica.

Per realizzare il suo obiettivo, Zuckerberg intende utilizzare l’intelligenza artificiale.

Nel suo post su Instagram, il CEO di Meta ha spiegato che stanno costruendo uno dei cluster computazionali legati all’IA più potenti al mondo nel settore scientifico no-profit. Si spera che questo sforzo possa aiutare gli scienziati a fare nuove scoperte e trovare nuove cure. Al momento, non esistono ancora simulazioni del funzionamento di ogni cellula del corpo umano, principalmente a causa della grande potenza di calcolo richiesta da questo tipo di applicazioni e della complessità dello sviluppo. Nonostante Zuckerberg sia convinto delle possibilità offerte dall’IA in questo ambito, la sua tesi deve ancora essere verificata. È possibile che l’intelligenza artificiale possa essere la chiave per la cura e la prevenzione delle malattie? Solo il tempo potrà dircelo.

Digital Medicine: videogiochi come strumenti terapeutici

I videogiochi non sono solo un passatempo divertente, ma possono anche essere degli strumenti terapeutici in grado di curare o alleviare alcuni disturbi fisici e mentali. Questa è la sfida che si pone l’innovativa branca della medicina digitale, che sfrutta le potenzialità dei giochi interattivi per offrire soluzioni personalizzate e coinvolgenti ai pazienti. In questo articolo vedremo alcuni esempi di come i videogiochi terapeutici stanno cambiando le regole della cura e della prevenzione.

Il 2020 è stato l’anno in cui i videogiochi terapeutici hanno fatto il loro ingresso ufficiale nel panorama sanitario, quando negli Stati Uniti è stato approvato il primo gioco su prescrizione medica: EndeavorRx. Si tratta di un gioco per dispositivi mobili che mira a migliorare l’attenzione e la concentrazione dei bambini affetti da sindrome da deficit di attenzione e iperattività (ADHD). Il gioco consiste nel guidare un veicolo spaziale attraverso diversi scenari, evitando ostacoli e raccogliendo oggetti. Il gioco si adatta al livello di abilità del giocatore e fornisce un feedback immediato sulle sue prestazioni. Secondo gli studi clinici, il gioco ha dimostrato di ridurre i sintomi dell’ADHD e di aumentare la funzione cerebrale dei bambini che lo hanno utilizzato per almeno quattro settimane. Ma EndeavorRx non è l’unico esempio di videogiochi terapeutici. Esistono infatti diverse applicazioni che si basano sul principio della gamification, ovvero l’utilizzo di elementi tipici dei giochi (come punteggi, livelli, sfide, ricompense) per rendere più motivanti e piacevoli le attività terapeutiche. Queste applicazioni possono essere usate sia in ambito clinico che domestico, e possono monitorare i progressi dei pazienti e fornire loro dei suggerimenti per migliorare il loro stile di vita.

Un campo in cui i videogiochi terapeutici stanno avendo un grande impatto è quello della riabilitazione motoria.

Grazie alla realtà virtuale e ai sensori di movimento, i pazienti possono esercitare le loro capacità motorie in modo divertente e sicuro, stimolando anche le loro funzioni cognitive. Un esempio è la Wii Balance Board della Nintendo, una piattaforma sensibile al peso che si collega alla console Wii e permette di giocare a diversi giochi che richiedono equilibrio e coordinazione. Questa piattaforma è stata usata con successo per migliorare l’equilibrio funzionale e dinamico nei bambini con paralisi cerebrale, ma anche per trattare altre patologie neurologiche come la malattia di Parkinson, la sclerosi multipla e i casi di ictus.

Un altro campo in cui i videogiochi terapeutici stanno dimostrando la loro efficacia è quello della gestione delle malattie croniche, come il diabete, l’obesità e l’asma. Queste malattie richiedono infatti una costante attenzione da parte dei pazienti, che devono monitorare i loro parametri vitali, seguire una dieta equilibrata e praticare attività fisica regolare. I videogiochi terapeutici possono aiutare i pazienti a raggiungere questi obiettivi, fornendo loro informazioni, consigli e incentivi. Un esempio è Tako Dojo, un gioco per bambini con diabete di tipo 1, che li aiuta a gestire la loro condizione in modo ludico e educativo. Il gioco li trasporta in un mondo di fantasia ispirato alla cultura giapponese, dove possono creare il loro avatar e allenarsi in una palestra virtuale chiamata Dojo. Qui imparano a controllare i loro livelli di energia e a conoscere i principi di una sana alimentazione. Il gioco li incoraggia anche a inserire i dati relativi alla loro glicemia, alla loro insulina, alla loro dieta e alla loro attività fisica, e li premia con dei punti e dei trofei.

Infine, un campo in cui i videogiochi terapeutici stanno offrendo delle soluzioni innovative è quello della salute mentale.

I disturbi psicologici, come la depressione, l’ansia, il disturbo post-traumatico da stress e i disturbi dell’umore, sono infatti tra le principali cause di disabilità nel mondo, e spesso non ricevono una diagnosi e un trattamento adeguati. I videogiochi terapeutici possono essere di grande aiuto per i pazienti che soffrono di questi disturbi, offrendo loro un ambiente sicuro e accogliente in cui esprimere le loro emozioni, affrontare le loro paure e migliorare la loro autostima. Un esempio è IamHero, un gioco per bambini e adolescenti con disturbo da deficit di attenzione o iperattività (DDAI). Il gioco li immerge in una realtà virtuale in cui devono affrontare delle sfide che richiedono attenzione, memoria, pianificazione e problem solving. Il gioco li aiuta anche a rilassarsi, a gestire lo stress e a sviluppare delle abilità sociali.

In conclusione, i videogiochi terapeutici rappresentano una nuova frontiera della medicina digitale, che sfrutta le potenzialità dei giochi interattivi per offrire soluzioni personalizzate e coinvolgenti ai pazienti. Questi giochi non sostituiscono le terapie tradizionali, ma le integrano e le arricchiscono, offrendo ai pazienti un maggior controllo e una maggiore motivazione nel loro percorso di cura e prevenzione.

La gamification: una rivoluzione nel settore healthcare

Il gioco, soprattutto quello digitale, non è solo divertimento. Può anche essere uno strumento per migliorare la qualità della vita, l’apprendimento e la produttività. Questo è il concetto di gamification, ovvero l’uso delle tecniche e delle tecnologie dei videogiochi in ambiti diversi da quello ludico. Questo approccio sfrutta la nostra inclinazione naturale a imparare, competere, raggiungere obiettivi e socializzare, e può essere utilizzato per migliorare le pratiche di salute. Finora, l’approccio ludico nel settore sanitario è stato principalmente utilizzato in app e dispositivi per incoraggiare le persone a fare esercizio fisico, gestire la dieta, controllare condizioni croniche o gestire lo stress. Ad esempio, Pokemon Go ha dimostrato che giocare a un videogioco può far aumentare l’attività fisica del 26% rispetto alla norma.

È affascinante pensare che le app possano migliorare la nostra salute in modo divertente e aiutarci a gestire problemi complessi come malattie croniche e salute mentale. Anche la American Medical Association riconosce il potenziale delle applicazioni mobili per la pratica medica. Tuttavia, ci sono ostacoli da affrontare prima di adottare app di gamification nel settore sanitario. È importante garantire la sicurezza e la privacy dei dati sensibili degli utenti. Le app devono essere attentamente valutate per garantire che coinvolgano i pazienti nella loro salute, preservando la loro privacy.

Le mHealth (medicina da mobile) e la gamification saranno parte integrante del futuro dell’assistenza sanitaria, insieme alla telemedicina. Questi approcci non solo miglioreranno l’accesso alle cure, ma coinvolgeranno attivamente i pazienti. Quando la gestione della salute diventa semplice e divertente, i risultati migliorano. La qualità della vita di ogni individuo potrà così migliorare notevolmente, e l’approccio alla salute sarà adatto a tutte le età.

La gamification nel settore healthcare può basarsi sulle simulazioni computerizzate, che consentono di verificare ipotesi scientifiche e di creare scenari virtuali. In ambito sanitario, la gamification può avere diversi benefici, sia per la prevenzione che per la cura di varie patologie.

Un esempio è l’uso della gamification per il trattamento delle dipendenze da sostanze, che coinvolgono fattori genetici, fisiologici e psicologici. Grazie alla realtà virtuale, il terapeuta può far rivivere al paziente le situazioni più critiche in modo realistico ma controllato, aiutandolo a sviluppare strategie di resistenza e di recupero.

Un altro esempio è l’uso della gamification per promuovere uno stile di vita sano, sia per favorire una corretta alimentazione, sia per contrastare i disturbi del comportamento alimentare. Attraverso la realtà virtuale, il paziente può confrontare la propria immagine corporea con una rappresentazione oggettiva, o simulare situazioni stressanti legate al cibo, per elaborare soluzioni efficaci.

La gamification è particolarmente adatta ai pazienti più giovani, che sono abituati al linguaggio dei videogiochi. Per questo, molte sperimentazioni sono state condotte in reparti pediatrici, soprattutto in oncologia. I videogiochi sono usati come strumento educativo e motivazionale, per spiegare ai bambini la natura della malattia e l’importanza delle terapie. La gamification trova applicazione anche in neurologia, come strumento di riabilitazione cognitiva e neuromotoria, che può essere effettuata anche a casa. Inoltre, la gamification è utile per i pazienti con diabete di tipo 1, che possono monitorare la glicemia in modo divertente e stimolante, grazie a delle app in forma di videogiochi.

I videogiochi sono anche impiegati nei disturbi specifici dell’apprendimento, come la dislessia, sia come supporto didattico sia come incentivo. Infine, sono stati sviluppati videogiochi specifici per le persone con disturbi dello spettro autistico, con lo scopo di migliorare le abilità sociali e comunicative e facilitare l’apprendimento.

La tecnologia ci sta portando in un mondo diverso, in cui l’interattività, il gioco e l’attenzione alla salute sono prioritari. Semplificando la gestione medica, le visite online e le app per gestire lo stress in modo divertente, possiamo creare un futuro auspicabile per tutti. Lavorando sodo, scoprendo protocolli interessanti e tenendo sempre a cuore la privacy e il benessere dei pazienti, possiamo rendere questa nuova prospettiva della medicina uno standard sia a livello nazionale che internazionale. È importante sottolineare che non esiste una tecnologia o metodologia che sia adatta a tutti. Tuttavia, queste nuove applicazioni e dispositivi aumentano le possibilità di ottenere risultati ottimali per la salute in modo attraente e facile da integrare nella vita quotidiana.

Dottori e medicina 3.0

Il futuro della medicina è nel web 3.0 ovvero nella Realtà virtuale, nel metaverso e poi, finalmente nella realtà aumentata. In particolare, i medici possono utilizzare il metaverso per migliorare le loro conoscenze e prestazioni cliniche, nonché per creare una comunità di praticanti in grado di condividere le loro esperienze e idee.

Nonostante sia nelle sue fasi iniziali, il metaverso é in costante sviluppo. La tecnologia, che combina le tecnologie di Intelligenza Artificiale (AI), Realtà Aumentata (AR), Realtà Virtuale (VR) e Web 3.0, ha un enorme potenziale nel settore sanitario. L’Internet dei dispositivi medici, l’informatica quantistica e la robotica sono tutti pronti a trasformare completamente l’attuale ecosistema sanitario. la disponibilità di tecnologie avanzate in medicina consentirà ulteriori sviluppi nella riorganizzazione degli ospedali, delle procedure e degli equipaggiamenti. Un processo già avviato con la “telemedicina” che porterà sostanziali miglioramenti negli ambienti del personale sanitario, della didattica e dei materiali.

Non stiamo parlando di fantascienza! Uno dei modi principali in cui i medici utilizzano il metaverso è attraverso la formazione e la simulazione. Con la capacità di creare ambienti virtuali altamente realistici, i medici possono utilizzare il metaverso per simulare situazioni cliniche complesse e migliorare le loro competenze e conoscenze. Ad esempio, un medico che si prepara ad eseguire un intervento chirurgico complesso può utilizzare il metaverso per simulare l’intervento, esercitarsi e acquisire la padronanza della procedura prima di eseguire l’operazione su un paziente reale.

Grazie al Metaverso, i medici possono inoltre sfruttare uno strumento in tempo reale per la formazione continua. I medici possono partecipare a programmi di formazione virtuale su una vasta gamma di argomenti, come lo sviluppo di nuovi farmaci, la ricerca medica, la diagnosi e il trattamento di patologie gravi, e altro ancora. La formazione virtuale è particolarmente utile per i medici che hanno difficoltà ad accedere alle risorse formative tradizionali, come le conferenze in persona.

Inoltre, già oggi, grazie al Metaverso, il Rapporto digitale tra medico-paziente si è evoluto rispetto alle visite in video-conferenza, già ampiamente utilizzate in alcuni contesti clinici, soprattutto per l’emergenza COVID, attraverso l’implementazione di tecnologie di realtà virtuale e algoritmi di intelligenza artificiale.Medico e paziente, dotati di dispositivi portatili e/o di un visore ad joc, possono già adesso interagire in uno spazio digitale tridimensionale contando su una serie di dati clinici raccolti ed elaborati in tempo reale. D’altra parte, dal punto di vista “didattico”, grazie a tante soluzioni tecnologiche eterogenee, gli studenti di medicina possono esercitarsi nel loro percorso didattico, nella massima sicurezza, grazie a pazienti virtuali e, allo stesso tempo, di poter essere seguiti da tutor anche a distanza in tempo reale!

Il 2021 ha segnato un nuovo record per gli investimenti in salute digitale: nel primo semestre dell’anno solo negli Stati Uniti gli investimenti in digital health hanno raggiunto 14,7 miliardi di dollari, più di quanto investito nell’intero 2020.Si stima  che nel 2025 il mercato globale della salute digitale raggiungerà 657 miliardi di dollari. Tra le tecnologie in crescita esponenziale la realtà virtuale e la realtà aumentata, che oggi valgono a livello globale circa 1,8 miliardi di dollari e, secondo le stime, nel 2028 dovrebbero arrivare a 9,5 miliardi.

Un nuovo futuro attende la medicina, un futuro che nasce adesso: numerose aziende internazionali stanno progettando idee rivoluzionarie per l’assistenza alle procedure mediche grazie al rilascio di software e hardware utili a diversi scopi come le tecnologie che consentono una visualizzazione completa dell’anatomia del paziente in tempo reale nei visori dei medici durante le operazioni chirurgiche: un grande passo in avanti che porta a migliorare i tassi d’errore, la velocità e la perfezione dei risultati. Basti ricordare che già nel 2021, è stato eseguito il primo intervento chirurgico olografico in Bolivia, utilizzando la tecnica della realtà XR con l’uso di HoloLens 3D e trasmessa wordwide. In questo modo si riducono i tempi chirurgici, si migliorano i risultati e allo stesso tempo si fa didattica agli studenti che partecipano direttamente e virtualmente.

Inoltre, oltre alla “vista” che, grazie ai visioni VR, sarà il senso principale per accedere a “ospedali virtuali” nel metaverso completamente funzionali grazie ai dati del paziente ottenuti tramite l’evoluzione dei device di diagnostica della telemedicina, sono in costruzione nuovi “gadget fantascientifii”  con cui i medici potranno toccare con “mano” i paziente per offrire diagnosi migliori. I ricercatori della National University of Singapore (NUS) hanno infatti creato un paio di guanti tattili che saranno utilizzati per la formazione medica nella realtà digitale. I dispositivi sono in grado di trasmettere tocco e presa quando interagiscono con oggetti 3d in ambienti VR e AR nel metaverso, in modo da consentire un’esperienza didattica più realistica possibile.

Grazie alle nuove tecnologie Virtuali e in Realtà Aumentata, i medici possono utilizzare strumenti digitali per migliorare drasticamente le loro competenze cliniche, accedere alle informazioni dei pazienti in modo rapido ed efficiente e collaborare con i loro colleghi in tutto il mondo. Con il metaverso, i medici possono migliorare la loro pratica clinica e offrire cure di alta qualità ai loro pazienti. Ciò nonostante, in ogni soluzione avveniristica ci porti il futuro, non è possibile non considerare i limiti di una assistenza sanitaria erogata esclusivamente a distanza grazie al supporto di questi progetti digitali fantascientifici. Il contatto fisico “reale” è e rimarrà sempre l’elemento centrale del delicato rapporto medico/paziente, difficilmente riproducibile (almeno per il momento) in forma digitale. Le possibili applicazioni attuali e future del metaverso e delle altre tecnologie XR  in ambito medico sono quindi diverse e potenzialmente in grado di portare dei benefici significativi per operatori e pazienti. Queste dovrebbero pero essere sempre finalizzate, almeno in prospettiva, a risolvere problemi clinici e organizzativi reali in ottica di costante evoluzione del settore!

 

 

I videogiochi scendono in campo per supportare la medicina

Solitamente i videogiochi sono sempre al centro di qualche polemica su quanto possano danneggiare la salute fisica e mentale di chi gioca. Ovviamente la verità sta sempre nel mezzo e nel giusto impiego, tutto nel suo ambito del “troppo” fa male. Questa volta però, a quanto pare, si sarebbe trovato un beneficio concreto collegato al mondo dei videogiochi e ai motori grafici, anche VR, con cui sono realizzati.

L’articolo non andrà a vertere sul discorso che i videogiochi sono brutti e cattivi o sono belli ed educativi perché non è di questo che oggi stiamo scrivendo. Oggi parleremo dell’impiego dei videogiochi et affini (sopratutto sfruttando la tecnologia VR) nel campo della medicina, non come cura ma come prevenzione e didattica.

Numerose sono le app di supporto alle persone, ci sono molti suggerimenti sull’importanza di seguire diete equilibrate, app che ricordano di bere acqua, che aiutano i bambini diabetici (Mission T1D, sviluppata da Sanofi), motivazionali per esercizi fisici (Fight Obesity 2.0, Zombie Vs Obesity e Zombies, Run! che spingono all’attività fisica). Menzione d’onore anche al famoso, anche se ormai passato di moda, Pokémon Go. Ma anche la Wii scende in campo per supportare attraverso la Balance Board o il Wii Mote, le persone con morbo di Parkinson.

Grazie alla sua versatilità e diffusione, alcuni ricercatori e professori universitari hanno potuto compiere progressi importanti nell’applicazione della console della Nintendo nel campo medico, nella fattispecie quello della ricerca sul Parkinson, morbo che porta lentamente alla perdita di controllo nei movimenti.

In particolare l’attenzione va rivolta al lavoro svolto dai professori della Purdue University (della divisione College of Health and Human Sciences) Jessica Huber e Jeff Haddad, che stanno compiendo degli studi sull’applicazione del videogioco rivolta al miglioramento del movimenti e in generale volta a migliorare la qualità della vita dei pazienti. In alcuni casi le terapie con il Wii avrebbero portato a risultati addirittura migliori rispetto ai trattamenti tradizionali per il Parkinson.

Per quanto riguarda realtà virtuale e metaversi sviluppati attraverso motori grafici videoludicim numerose strutture e università hanno già realizzato progetti avveniristici importanti!

  • Nel 2021 è stato eseguito il primo intervento chirurgico olografico in Bolivia, utilizzando la tecnica della realtà XR con l’uso di HoloLens 3D di Microsoft e trasmessa wordwide. .
  • Negli Stati Uniti XRHealth si propone come la prima clinica completamente virtuale. Ogni paziente riceve un visore e dei comandi per accedere a percorsi terapeutici in ambienti immersivi. Questi dispositivi oltre a guidare il paziente ne registrano le prestazioni, che vengono condivise con il terapeuta.
  • La Case Western Reserve University e Cleveland Clinic hanno lanciato un programma di “Living Anatomy“ che utilizza la mixed reality per l’insegnamento dell’anatomia. Basata sulla tecnologia Microsoft HoloLens, la suite HoloAnatomy permette agli studenti di “guardare” all’interno di una rappresentazione 3D del corpo umano, visualizzando strutture anatomiche particolarmente difficili da discernere a occhio nudo nella dissezione tradizionale.
  • Nel 2021 il Seoul National University Hospital ha creato un ambiente digitale basato sull’integrazione delle tecnologie già oggi disponibili in una sala operatoria “smart” e quelle del metaverso, e lo ha utilizzato per istruire 200 chirurgi toracici provenienti da diversi Paesi su alcune procedure utilizzate nel trattamento del tumore del polmone. Grazie a un visore per la realtà virtuale, infatti, i chirurghi in formazione hanno potuto assistere, in tempo reale e con una visuale a 360°, a tutte le fasi dell’intervento.
  • Il progetto BraveMind, sviluppato dall’Institute for Creative Technologies della University of Southern California, permette, grazie al metaverso, di rivivere il trauma in un ambiente sicuro, con il supporto di terapeuti. Questa tecnologia è utilizzata sempre più anche per le terapie cognitivo-comportamentali.
  • Nel 2021  la FDA ha autorizzato la commercializzazione di EaseVRx, un sistema di realtà virtuale che utilizza la terapia cognitivo comportamentale per trattare la lombalgia cronica. Si tratta di una terapia non invasiva che i pazienti possono seguire a casa, attraverso un visore di realtà virtuale, un controller e un “amplificatore di respirazione”. L’obiettivo è trattare i sintomi fisiologici del dolore ed alleviarlo attraverso tecniche come il rilassamento profondo, lo spostamento dell’attenzione, l’accettazione.
  • Anche per quanto riguarda il campo della psicoterapia si sta rilevando importante l’utilizzo dei visori. Il caso più significativo è la “Virtual Reality Exposure Therapy” (Terapia di esposizione a realtà virtuale) sperimentata per la prima volta dallo psicologo americano Dawn Jewell su un paziente che, dopo il coinvolgimento in un incidente automobilistico, aveva sviluppato una forma di  ansia che gli impediva di guidare nei pressi dell’incrocio in cui è avvenuto l’episodio. Il metodo  funzionerebbe perché va a riprodurre sì il luogo dell’incidente, ma lo simula in un ambiente protetto.
  • Tommi è un visore per la realtà virtuale dedicato ai bambini per distrarli dal processo di trattamento. È un’esperienza VR, progettata per aiutare i pazienti pediatrici con stress durante le cure mediche, distraendoli quindi dall’ansia e dal dolore. In questo modo, si riduce il tasso di sedazione dei pazienti. L’obiettivo è quello di rendere i bambini più a loro agio durante la terapia, migliorando i loro rapporti con i medici e facilitando il lavoro del personale ospedaliero
  • In Italia, la Regione Piemonte ha creato nel Metaverso un progetto legato al cyberbullismo: uno spazio virtuale di ascolto, in cui è possibile confrontarsi con uno specialista attraverso un avatar anonimo, in un ambiente immersivo e sicuro, potrebbe essere una soluzione efficace per superare il problema.
  • Sempre nel nostro paese esiste invece il progetto pionieristico: CAVE dell’Istituto Axuologico Italiano di Milano. In questo caso il paziente affetto da disturbi motori o psicologici viene messo all’interno di una stanza dove su ognuna delle pareti, attraverso un sistema di telecamere, viene proiettato un ambiente virtuale tridimensionale dentro il quale si possono compiere determinate azioni. (TIV, la Telepresenza Immersiva Virtuale).  E ancora abbiamo app che permettono di aiutare a correggere l’ambioplia nei bambini, grazie a una partnership fra  Ubisoft e Amblyotech Inc. nasce infatti il progetto Dig Rush, un videogioco terapeutico per dispositivi mobili.

I videogiochi nella medicina: innovazione terapeutica e riabilitazione

Il videogioco sta diventando sempre più popolare come oggetto di studio in diversi ambiti, come quello culturale, sociale, educativo e anche scientifico. In particolare, in quest’ultimo ambito, ci sono numerosi studi che dimostrano gli effetti positivi derivanti dall’applicazione dei videogiochi nel campo medico, terapeutico e riabilitativo, andando oltre il semplice valore di intrattenimento. Poche persone sanno, ad esempio, che negli Stati Uniti, oltre ad essere una piattaforma utile per l’addestramento dei soldati, i videogiochi possono aiutare i reclute a superare i traumi di guerra una volta tornati a casa.

È grazie all’opera di un ex soldato di fanteria che è tornato dall’Iraq, Stephen Machuga, che è nata la no-profit Operation Supply Drop (Osd), che si occupa di fornire materiale videoludico a coloro che si trovano ancora sul fronte, utile per coprire i tempi morti e distogliere la mente dagli orrori quotidiani. Al contempo, i videogiochi fungono da terapia per coloro che, una volta tornati a casa, non riescono più a integrarsi nella società civile. L’iniziativa di Machuga nasce da un’intuizione basata sulla sua personale esperienza di vita: dopo aver vissuto esperienze traumatizzanti in Medio Oriente, è stato salvato dalla passione per World of Warcraft, il popolare gioco di combattimento. Diffondendo poi questa passione tra i suoi ex compagni e riuscendo ad inviare varie copie di sparatutto o altri giochi di intrattenimento, come Guitar Hero, grazie all’aiuto dei produttori come la Activision, che hanno messo a disposizione gratuitamente i loro software.

L’iniziativa dell’Osd è solo uno degli esempi che dimostrano come i videogiochi possano avere una funzione terapeutica al di là degli stereotipi che li circondano. Al Center for BrainHealth di Dallas, viene utilizzata la realtà virtuale per curare disturbi dello spazio autistico. Anche titoli più popolari, come Minecraft o Halo, possono avere effetti positivi sui giocatori, e gli psicologi sono ancora al lavoro per scoprirne tutto il potenziale. Ma è indubbio che affrontare sfide e raggiungere obiettivi attraverso i videogiochi rappresenti un allenamento per la mente e il carattere.

Ci sono anche casi in cui i giochi vengono pensati fin dall’inizio con uno scopo terapeutico o per sensibilizzare su temi delicati come quello delle malattie. In Italia ci sono interessanti case study in questo settore, come quello di Relive, un videogioco sviluppato dagli sviluppatori bolognesi di Studio Evil per l’Italian Resuscitation Council, con l’obiettivo di creare consapevolezza sulla rianimazione cardiopolmonare. Il progetto ha vinto il Future of Health Award, una competizione europea organizzata da Games for Health Europe con il supporto di CZ Health Insurance, che premia la migliore idea innovativa nel campo dei giochi per la salute.

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