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“The Accountant 2” – Un Thriller d’Azione Che Riesce a Superare l’Originale

Con “The Accountant 2”, Gavin O’Connor torna a dirigere il sequel del suo thriller d’azione del 2016, confermando la sua abilità nel creare storie ad alta tensione, ma con un tocco più umano e profondo. Il ritorno di Christian Wolff, interpretato da Ben Affleck, si inserisce in un contesto che non solo amplifica la componente d’azione, ma esplora anche nuove dinamiche emotive, con uno sguardo più intimo sui suoi rapporti familiari e sul suo mondo interiore. Il film, che ha debuttato al South by Southwest Festival nel marzo 2025, è stato accolto con entusiasmo dalla critica e ha raggiunto notevoli traguardi al botteghino, battendo le aspettative di incasso rispetto ad altri recenti film di Affleck, come “The Last Duel” e “Hypnotic”. La trama si sviluppa in modo intrigante, mescolando il riciclaggio di denaro con la caccia ad una famiglia scomparsa, il tutto in un contesto di vendetta e cospirazioni internazionali. Ma ciò che colpisce davvero è come la storia mantenga il ritmo serrato e, allo stesso tempo, riesca a sviluppare i personaggi in modo ricco e complesso.

Una Narrazione Multilivello e un Affleck a Tutto Tondo

Il punto forte di “The Accountant 2” è, senza dubbio, la performance di Ben Affleck. L’attore, nel ruolo di Christian Wolff, continua a rappresentare una delle figure più affascinanti del thriller moderno, dando spessore a un personaggio che, pur essendo un genio della matematica e del crimine, è anche profondamente segnato dalle sue difficoltà personali e relazionali, in particolare con il suo fratello assassino, Braxton, interpretato da Jon Bernthal. Il rapporto tra i due fratelli, lontani ma mai veramente separati, diventa il nucleo emotivo del film, con momenti di tensione, ma anche di sincera riconciliazione. La chimica tra Affleck e Bernthal è palpabile e rende ogni scena che li vede protagonisti estremamente coinvolgente. La performance di Bernthal è, infatti, uno degli aspetti più positivi del film, contribuendo a una profondità che arricchisce la narrazione.

Tuttavia, il cast di supporto, sebbene competente, non è altrettanto equilibrato. Cynthia Addai-Robinson, nel ruolo dell’agente Medina, risulta un po’ meno incisiva rispetto alle altre interpretazioni principali, limitandosi a muovere la trama senza aggiungere molto alla complessità della storia. Al contrario, Daniella Pineda offre una performance straordinaria nei panni di Anaïs, una figura enigmatica e letale, che porta una nuova intensità al film e completa la già potente presenza di Affleck e Bernthal.

Azioni, Commedie e Legami Fraterni: Un Equilibrio Riuscito

Gavin O’Connor, già regista di “The Way Back”, dimostra ancora una volta la sua maestria nell’alternare toni diversi, mescolando sequenze d’azione mozzafiato con momenti di leggera comicità e intensi scambi emotivi. Sebbene il film si mantenga fedele alle radici del thriller d’azione, non mancano momenti di riflessione, come quando Christian si trova a fronteggiare non solo nemici esterni, ma anche le sue lotte interiori. La sua abilità nel risolvere problemi complessi, sia attraverso la matematica che l’intuizione, è affiancata da una narrazione che esplora la sua vulnerabilità emotiva.

O’Connor non esita ad arricchire il film con un’ulteriore evoluzione del personaggio di Christian, in cui la giustizia, la vendetta e la redenzione si intrecciano in un racconto che, pur basandosi su premesse di azione e adrenalina, non perde mai di vista la profondità psicologica dei protagonisti. Eppure, a sorpresa, anche un certo senso di umorismo emerge dalla dinamica tra i due fratelli e dalla presenza di Justine, il personaggio interpretato da Allison Robertson, che si inserisce nel gruppo con un’intelligenza pratica e un’indole tenace.

Un Successo da Prime Video e un Futuro Incerto

“The Accountant 2” ha già superato i 50 milioni di dollari a livello globale, ma la vera prova sarà il suo successo su Prime Video, dove potrebbe continuare a guadagnare visibilità e apprezzamento, proprio come il suo predecessore. Nonostante la sua distribuzione principalmente cinematografica, il film sembra destinato ad avere una lunga vita sulla piattaforma di streaming, che potrebbe far lievitare ulteriormente il suo successo.

In questo contesto, la domanda sorge spontanea: un “The Accountant 3” è possibile? Dopo l’accoglienza positiva, le porte per un ulteriore capitolo sembrano effettivamente aperte. Se la sceneggiatura di questo sequel si destreggia con audacia tra più fili narrativi, pur rischiando qualche passo falso, ciò che rimane indelebile è la capacità del film di costruire tensione, emozione e azione in un mix che cattura il pubblico e lo tiene incollato allo schermo fino all’ultimo minuto.

Un Sequel che Rende Giustizia al Primo Film

“The Accountant 2” è, senza dubbio, uno di quei rari sequel che non solo riprende i punti di forza del suo predecessore, ma riesce a elevarli. Con un Ben Affleck straordinario e una storia che evolve su più livelli, il film si rivela un avvincente thriller che non si limita a essere un semplice susseguirsi di azioni spettacolari, ma che va a fondo nella psicologia dei suoi personaggi. Il risultato finale è un film che, pur rispettando la natura adrenalinica del genere, riesce a mescolare efficacemente intrighi, emozioni e relazioni personali. Un’opera che, sebbene non priva di imperfezioni, rimane una visione affascinante per chi cerca una narrativa intelligente e ben costruita.

La Tigre e il Dragone Diventa una Serie TV: Nuove emozioni su Prime Video

La notizia che La tigre e il dragone diventerà una serie televisiva è un segno evidente che questa storia, intrisa di emozione, tradizione e azione, ha ancora tanto da raccontare. Dopo aver conquistato il pubblico con la sua versione cinematografica, il celebre film di Ang Lee, ispirato al romanzo Wòhǔ Cánglóng di Wang Dulu, prenderà vita in un nuovo formato destinato a Prime Video. Lo sviluppo della serie è già in corso, e le aspettative sono alle stelle per un adattamento che promette di ampliare e approfondire l’universo narrativo che ha già incantato milioni di spettatori.

La serie si concentrerà sugli stessi personaggi che hanno dato vita al film, in particolare Shu Lien e Mu Bai, due guerrieri intrappolati tra un amore proibito e il conflitto interiore tra il desiderio di onorare la tradizione e quello di adattarsi a un futuro che sembra inesorabilmente diverso. La tensione tra conservazione e innovazione, tra cuore e mente, tra passione e dovere, è il motore narrativo che farà da filo conduttore all’intera serie. Non mancheranno paesaggi mozzafiato, caratteristici della Cina rurale, e scene d’azione spettacolari che richiamano l’estetica tanto amata del film, arricchendo l’esperienza visiva con la possibilità di esplorare più a fondo il mondo delle arti marziali e dei suoi protagonisti.

La sceneggiatura della serie sarà affidata a Jason Ning, il quale, oltre a scrivere, si occuperà anche della produzione. Con un team di produttori d’eccezione come Ron D. Moore, già noto per i suoi lavori su Battlestar Galactica e For All Mankind, e Maril Davis, insieme ai produttori Roy Lee di Vertigo Entertainment, e Hong Wang e Qin Wang dello Wang Dulu Estate, la serie si preannuncia come un progetto ambizioso che porterà nuova linfa vitale alla storia. Sony Pictures Television, grazie alla collaborazione con Moore e Ning, sarà lo studio responsabile della produzione, già impegnato con altri adattamenti importanti, come quello del videogioco God of War.

Questa serie non è solo un adattamento di un film leggendario, ma una nuova opportunità per esplorare il ricco mondo creato da Wang Dulu. Il romanzo La tigre e il dragone fa parte di una serie di cinque libri, e quindi c’è ancora molto materiale da esplorare. La serie offrirà probabilmente l’occasione di scoprire nuovi personaggi, nuove trame e nuovi conflitti, il che alimenta ulteriormente l’entusiasmo per il progetto.

Nonostante il film originale abbia segnato un punto di riferimento nel genere wuxia, la serie televisiva ha il potenziale per arricchire l’universo di La tigre e il dragone con una narrazione più profonda, un approfondimento psicologico dei suoi protagonisti e una maggior attenzione agli aspetti sociali e filosofici che permeano la trama. In un’epoca in cui la serialità sta guadagnando sempre più spazio rispetto al cinema tradizionale, questo adattamento promette di raggiungere nuove vette, portando sul piccolo schermo la stessa magia che ha reso il film di Ang Lee un capolavoro immortale.

Le aspettative sono alte: la storia di Shu Lien, Mu Bai e Jen, con le loro lotte interiori, le loro passioni e il loro destino segnato dalla tradizione e dal conflitto, è destinata a continuare a emozionare e affascinare, mantenendo vivo un mondo che, seppur lontano nel tempo e nello spazio, ha ancora tanto da dire.

Meg LeFauve Racconta il Fenomeno “Inside Out” all’Università Cattolica di Milano: Un’Open Lecture Imperdibile

Martedì 29 aprile 2025, alle ore 16.30, Milano ospiterà un evento imperdibile per tutti gli appassionati di animazione e sceneggiatura. Meg LeFauve, una delle figure più influenti nel panorama dell’animazione e della scrittura cinematografica, sarà protagonista di una Open Lecture all’Università Cattolica del Sacro Cuore. L’incontro, dal titolo “The Long Journey to Inside Out and Inside Out 2”, rappresenta un’occasione unica per scoprire i retroscena del fenomeno Inside Out, il capolavoro animato della Pixar che ha conquistato milioni di spettatori in tutto il mondo.

Meg LeFauve, sceneggiatrice e produttrice di entrambi i capitoli della saga, terrà questa lectio pubblica presso l’Aula Pio XI della sede milanese dell’Università Cattolica, a Largo Gemelli 1. Il suo intervento si inserisce all’interno del programma del Master in International Screenwriting and Production (MISP) e della Laurea Magistrale “The Art and Industry of Narration”, diretti dal prof. Armando Fumagalli. Entrambi i corsi sono da più di venti anni fucine di talenti che lavorano nel mercato globale della scrittura per il cinema, la televisione e l’editoria, nonché della produzione audiovisiva.

Meg LeFauve ha contribuito alla scrittura di Inside Out (2015) insieme al regista Pete Docter e a Josh Cooley, e ha curato la sceneggiatura di Inside Out 2 (2024), lavorando con il regista Kelsey Mann e lo sceneggiatore Dave Holstein. La saga racconta la crescita della giovane Riley Andersen, alle prese con le proprie emozioni, esplorando temi universali come il cambiamento, le relazioni familiari e la complessità della mente umana. Le emozioni principali, rappresentate nei primi due capitoli dal personaggio di Gioia, Rabbia, Paura, Tristezza e Disgusto, sono arricchite nel secondo film da nuovi protagonisti come Ansia, Invidia, Imbarazzo, Ennui e Nostalgia, portando a una riflessione ancora più profonda sul mondo interiore di ogni individuo.

Classe 1969 e originaria dell’Ohio, Meg LeFauve ha avuto una carriera ricca di successi e sfide creative. Prima di dedicarsi alla sceneggiatura per Pixar, è stata presidente della casa di produzione cinematografica Egg Pictures, fondata da Jodie Foster, e ha contribuito alla realizzazione del film The Dangerous Lives of Altar Boys. La sua carriera si è poi arricchita con collaborazioni in progetti come Il viaggio di Arlo (2015), Captain Marvel (2019) e Il drago di mio padre (2022), consolidandola come una delle sceneggiatrici più apprezzate di Hollywood.

Il successo di Inside Out è stato travolgente: il film ha vinto l’Oscar, il Golden Globe e il BAFTA come miglior film d’animazione, incassando globalmente quasi 860 milioni di dollari. Ma il sequel ha superato ogni aspettativa, arrivando a incassare quasi 1,7 miliardi di dollari, diventando il film d’animazione con il maggior incasso di sempre e il nono di tutti i tempi. In Italia, Inside Out 2 ha ottenuto un successo straordinario, risultando il film più visto della stagione 2023/2024 e il quinto di tutti i tempi al box office nazionale.

Durante la sua lectio, Meg LeFauve condividerà con il pubblico la genesi di questo capolavoro cinematografico, rivelando aneddoti e curiosità sulla sua creazione, dalla concezione iniziale del progetto alla realizzazione finale. Gli studenti del corso di Laurea Magistrale “The Art and Industry of Narration” e del MISP avranno l’opportunità di ascoltare da una delle voci più autorevoli del settore, che racconterà come la Pixar sia riuscita a coniugare emozioni universali con una narrazione innovativa e coinvolgente.

Oltre alla LeFauve, la laurea magistrale “The Art and Industry of Narration” e il MISP vedono la partecipazione di altri grandi nomi del panorama internazionale. Tra questi, John Truby, uno dei maggiori consulenti per la scrittura di storie a Hollywood, Bobette Buster, autrice e consulente che ha lavorato su alcuni dei film più iconici della storia del cinema, e Jeff Melvoin, noto showrunner di serie come Alias e Designated Survivor. A questi si aggiunge la sceneggiatrice italiana Gaia Violo, che ha scritto per la serie thriller Absentia e attualmente lavora alla nuova stagione di Star Trek.

La Laurea Magistrale in “The Art and Industry of Narration” si distingue per il suo focus sull’industria dell’animazione e sui prodotti destinati al pubblico più giovane. Il Master in International Screenwriting and Production si svolge interamente in inglese e ha formato numerosi professionisti che lavorano oggi in produzioni internazionali di successo, come DOC – Nelle tue mani, Un passo dal cielo, Don Matteo, Leonardo, Medici – Masters of Florence, e molte altre.

L’Università Cattolica offre anche borse di studio per supportare gli studenti interessati a intraprendere questo percorso formativo di eccellenza. Le iscrizioni per la prossima edizione del MISP si apriranno nella primavera del 2026, e gli studenti selezionati avranno l’opportunità di formarsi in un ambiente che coniuga creatività e formazione pratica. Questo incontro non sarà solo un’opportunità per gli appassionati di animazione di scoprire i segreti dietro il fenomeno Inside Out, ma anche un’occasione unica di apprendere dai grandi maestri dell’industria cinematografica, capaci di trasmettere il loro sapere e la loro esperienza alle nuove generazioni di sceneggiatori e produttori. Non resta che segnare in agenda questa imperdibile lectio per il 29 aprile 2025: un appuntamento che promette di arricchire non solo gli appassionati di cinema, ma anche chi vuole capire meglio le dinamiche che stanno dietro al successo di una delle saghe di animazione più amate di sempre.

Tenebrosa: Un Viaggio Nell’Oscurità e Nella Redenzione

Immaginate di dover intraprendere una guerra privata, armati di spada, ma senza l’illusione di salvare principesse o di diventare eroi leggendari. Questo è il mondo di Tenebrosa, un fumetto che, pur nell’apparenza di un’avventura fantasy, si fa portatore di riflessioni più profonde, esplorando il peso del passato, il retaggio familiare e la lotta contro i propri mostri interiori. Pubblicato in Italia da Sergio Bonelli Editore, Tenebrosa non è la solita storia di cavalieri e draghi, ma una narrazione che sfida le convenzioni del genere, restituendo una visione originale e potente, in grado di catturare anche i lettori più scettici. La trama di Tenebrosa ruota attorno a due protagonisti tutt’altro che tradizionali: Arzhur, un cavaliere errante disilluso e tormentato dal suo passato, e Islen, una principessa dalle capacità straordinarie, costretta a portare il peso delle colpe di sua madre e del suo regno. Se vi aspettate la classica fiaba medievale, con la principessa da salvare e il cavaliere senza macchia, preparatevi a una sorpresa. Hubert, lo sceneggiatore, intreccia una storia che, pur mantenendo le sembianze di un’avventura fantasy, affronta temi ben più complessi, dove la ricerca della redenzione, l’autosacrificio e la consapevolezza del proprio passato si mescolano in un affresco emotivamente ricco.

Arzhur, il cavaliere cinico e disilluso, non è il classico eroe che si lancia in battaglia per salvare il mondo. La sua spada non serve a una causa nobile, ma piuttosto a proteggere se stesso, a tentare di ricostruire la propria esistenza dopo aver subito troppe sconfitte. Tuttavia, Hubert ci mostra che c’è molto di più sotto la superficie di questo personaggio. La vera forza di Arzhur non risiede nella spada che impugna, ma nel lato umano e vulnerabile che emerge lentamente durante le sue vicissitudini. Le sue azioni, pur spesso segnate dalla paura o dall’incertezza, sono la testimonianza di un uomo che, nonostante tutto, cerca la sua strada verso la redenzione.Islen, dal canto suo, non è certo la tipica principessa che aspetta passivamente il proprio salvatore. La sua figura è complessa, sfaccettata, e porta con sé un potere che la rende ben più di una semplice erede di un regno. Figlia di una madre dai poteri oscuri, Islen ha ereditato non solo la corona, ma anche le maledizioni che essa comporta. Rifiutando un matrimonio combinato e ribellandosi al padre, si ritrova ad affrontare un destino che non ha scelto, ma che è costretta a portare. Ma ciò che la rende davvero unica non è solo il suo ruolo di principessa in pericolo, ma il suo incredibile potere, che la trasforma in un personaggio ben più complesso di quanto ci si aspetterebbe da una fiaba.

La storia di Tenebrosa si dipana con un ritmo che alterna momenti di tensione ad altri di profonda introspezione. Lungi dall’essere una narrazione lineare, l’avventura prende forme diverse, guidando il lettore attraverso un viaggio che è tanto fisico quanto emotivo. Arzhur e Islen, inseguiti dal re e costretti a fuggire attraverso terre selvagge e pericolose, sono più che semplici fuggitivi: sono portatori di segreti dolorosi, legati indissolubilmente al loro passato e al peso delle loro famiglie. In questo contesto, Tenebrosa diventa una riflessione intima e personale sui mostri che ognuno di noi porta dentro di sé, e sulle scelte che ci definiscono, per il bene o per il male.

L’aspetto visivo di Tenebrosa è magistralmente curato da Vincent Mallié, il cui tratto rende perfettamente l’atmosfera cupa e opprimente della storia. Le sue illustrazioni, ricche di ombre e luci, non solo catturano l’essenza del mondo in cui i protagonisti si muovono, ma contribuiscono a enfatizzare le emozioni e i conflitti interni che li tormentano. Ogni pagina è un capolavoro visivo, dove l’espressione dei volti, il gioco di luci e ombre, e la composizione delle scene creano un impatto emotivo forte, coinvolgendo il lettore in un’esperienza visiva che va oltre la mera lettura.

Il tema centrale della saga, il retaggio familiare, è affrontato con grande sensibilità. Arzhur e Islen, due reietti che sfuggono alle loro origini, si trovano a dover fare i conti con un passato che non possono cambiare, ma che è destinato a seguirli. Le loro storie personali, così diverse eppure intrecciate dal destino, sono un racconto di lotta e di tentativi di liberarsi dalle catene della loro eredità. La domanda che Hubert pone al lettore è chiara: quanto siamo disposti a fare per redimerci e per liberare noi stessi dai mostri che ci portiamo dentro?

In questo contesto, Tenebrosa non è solo una storia di cavalieri, principesse e battaglie. È un racconto di crescita, di consapevolezza e di confronto con se stessi. Ogni passo che Arzhur e Islen compiono, ogni pericolo che affrontano, li porta non solo verso la salvezza fisica, ma verso una comprensione più profonda della loro natura e delle loro scelte. Non c’è una risposta facile, non c’è un lieto fine che appiana tutte le difficoltà. Al contrario, la fine della storia è un momento di riflessione dolorosa, ma anche di emancipazione, che lascia il lettore con una sensazione di crescita e trasformazione.

Tenebrosa è quindi una lettura imperdibile per tutti gli appassionati di fumetti che cercano qualcosa di più di un semplice racconto di avventura. Con la sceneggiatura di Hubert e le illustrazioni di Vincent Mallié, l’opera si distingue per la sua originalità, per la sua capacità di mescolare il fantasy con un’introspezione psicologica rara nel genere. Non aspettatevi una storia scontata: Tenebrosa è un’esperienza che va vissuta, che esplora i lati più oscuri dell’animo umano, e che, con maestria, ci porta a riflettere su chi siamo e su ciò che siamo disposti a fare per cambiare.

In conclusione, Tenebrosa non è solo un fumetto fantasy, ma un’opera che parla di scelte, di redenzione e di mostri interiori. Un racconto che, sotto le spoglie di una fiaba oscura, si fa riflessione sulle nostre paure e sul nostro destino. Un viaggio che, seppur doloroso, porta con sé una speranza di crescita, di comprensione e di emancipazione. Se cercate un fumetto che sappia andare oltre la superficie, Tenebrosa è la lettura che fa per voi.

Fushigi no Kuni de Alice to -Dive in Wonderland- Una Nuova Incredibile Interpretazione Anime di Alice nel Paese delle Meraviglie

Il 29 agosto 2025 segnerà il tanto atteso debutto del film anime Fushigi no Kuni de Alice to -Dive in Wonderland-, un’opera che promette di trasformare la storica narrazione di Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie di Lewis Carroll, un classico che ha affascinato lettori di ogni età fin dal suo primo apparire nel 1865, in una nuova esperienza visiva e sensoriale. In questo adattamento, prodotto dallo studio P.A. WORKS e diretto da Toshiya Shinohara, conosciuto per il suo lavoro su serie come The Aquatope on White Sand e Black Butler, Alice e il suo mondo immaginario sono portati a nuova vita in una veste moderna, ma rispettosa del fascino intramontabile dell’opera originale.

La trama del film ruota attorno a Rise, una ragazza del nostro mondo, che, per ragioni misteriose, si ritrova catapultata nel magico e caotico Paese delle Meraviglie. Lì, incontrerà Alice, la protagonista della storia di Carroll, ma in un contesto che promette di scombussolare le regole e le dinamiche non solo del mondo fantastico, ma anche della realtà stessa. La fusione di due universi così lontani tra loro non può che suscitare curiosità e aspettativa, soprattutto per una persona come me, appassionata di anime giapponesi e del modo in cui la cultura nipponica riesce a reinterpretare storie conosciute, portando con sé freschezza e originalità. Il film, dunque, non si limita a essere un semplice adattamento, ma diventa una nuova lente attraverso la quale osservare un’opera che, sebbene radicata nella tradizione, non perde mai la capacità di stupire.

Il doppiaggio di Fushigi no Kuni de Alice to è stato affidato a talenti emergenti e a volti noti dell’industria dell’animazione giapponese, con Nanoka Hara nel ruolo di Rise e Maika Pugh, conosciuta per la sua interpretazione di Platelet in Cells at Work!, nel ruolo di Alice. La scelta di questi doppiatori conferisce al film un tocco di modernità, rendendo l’esperienza ancora più coinvolgente per gli spettatori contemporanei. Ma non sono solo le due protagoniste a brillare: il cast include anche voci familiari, come Mayu Matsuoka nel ruolo della temibile Regina di Cuori, Kōji Yamamoto nel ruolo del Cappellaio Matto, Kappei Yamaguchi come il Bianconiglio e Toshiyuki Morikawa nel ruolo dello Stregatto. Ogni voce sembra essere stata scelta con cura per dare vita a personaggi tanto iconici quanto amati.

Il lavoro alla sceneggiatura è stato affidato a Yūko Kakihara, già esperta nell’adattamento di storie complesse e intrise di significati, come dimostrato nei suoi lavori su Blue Box e Urusei Yatsura 2022. La produzione, curata da Shochiku e TBS, è un mix di tradizione e innovazione, che rispecchia l’approccio che questo film ha nei confronti del materiale di partenza: un tentativo di modernizzare una storia che affonda le sue radici in un passato lontano, ma che riesce ancora oggi a parlare agli spettatori di tutto il mondo. Ogni aspetto visivo è stato pensato con la stessa attenzione, a partire dal design dei personaggi, curato da un team di artisti tra cui Tomomi Takada, Jun Suzuki e Hiranko Konohana, fino alla direzione artistica di Kentarō Akiyama, che ha saputo ricreare un mondo visivamente stupefacente, surreale e, al contempo, affascinante.

La colonna sonora, che promette di essere uno degli aspetti più coinvolgenti del film, è stata affidata a kotringo, un compositore che ha il compito di accompagnare lo spettatore in un viaggio sonoro che, proprio come l’animazione, mescola elementi del mondo reale con quelli fantastici, per creare un’atmosfera unica e irripetibile. Ogni nota, ogni melodia, si intreccia perfettamente con le immagini, restituendo al pubblico la sensazione di trovarsi immerso in un sogno, dove ogni cosa può accadere e dove il confine tra ciò che è possibile e ciò che è impossibile si dissolve.

Questa versione di Fushigi no Kuni de Alice to non è solo un adattamento cinematografico, ma anche un capitolo in un più ampio panorama di reinterpretazioni anime del classico di Carroll. La serie del 1983-1984 realizzata da Nippon Animation e Apollo Film è solo una delle tante incursioni nell’universo di Wonderland, ma ciò che distingue questo film è la capacità di coniugare, con eleganza, la tradizione con le tendenze moderne dell’animazione giapponese. Il risultato è una pellicola che non teme di giocare con il confine tra il reale e l’onirico, proponendo una narrazione che si muove tra la razionalità quotidiana e l’assurdo, tra la concretezza della vita di tutti i giorni e le meraviglie e le follie di un mondo fuori dal tempo.

Con l’uscita ufficiale fissata per il 29 agosto, le aspettative sono altissime, alimentate anche dai trailer e dalle immagini promozionali, che ci danno uno scorcio di questo nuovo e incantevole Paese delle Meraviglie. La bellezza e l’eccentricità del mondo che ci viene mostrato sembrano rispettare in pieno l’estetica tipica di un’interpretazione anime, con colori vivaci, personaggi bizzarri e scenari che sembrano prendere vita proprio sotto gli occhi dello spettatore. Questo film, come ogni buona opera di animazione giapponese, non si limita a raccontare una storia, ma ci invita a riflettere sul nostro rapporto con il mondo che ci circonda, sulle contraddizioni e sulle meraviglie che si nascondono dietro la realtà che conosciamo.

In definitiva, Fushigi no Kuni de Alice to -Dive in Wonderland- è un film che promette di conquistare non solo i fan di Alice nel Paese delle Meraviglie, ma anche chiunque sia appassionato di anime giapponesi e delle innumerevoli sfaccettature che questo genere è in grado di offrire. Sospeso tra il sogno e la realtà, tra l’assurdo e il possibile, questo film si preannuncia come una nuova e affascinante incursione nel magico mondo di Wonderland, pronta a emozionare e a sorprendere.

Margot Robbie raddoppia: dopo Barbie, il film su Monopoly!

Monopoly diventa un film grazie a Margot Robbie, e l’annuncio è già un segno che ci troviamo di fronte a un progetto ricco di potenziale. Dopo il trionfo mondiale di Barbie, che ha conquistato il pubblico con la sua visione unica e l’approccio irriverente al fenomeno culturale della bambola, l’attrice e produttrice australiana non ha intenzione di fermarsi. Se con Barbie ha ridefinito i confini del cinema popolare, ora punta a fare lo stesso con un altro gigante della cultura popolare: Monopoly, il celebre gioco da tavolo che da quasi novant’anni stimola l’istinto immobiliare di generazioni di giocatori.

L’idea di un adattamento cinematografico di Monopoly non è nuova, ma l’ambizioso coinvolgimento di Margot Robbie e del suo studio, LuckyChap, trasforma il progetto in qualcosa di molto più interessante di una semplice trasposizione di un gioco. Dopotutto, il legame che abbiamo con questo gioco è forte, quasi viscerale. Chi non ha mai fatto una partita con gli amici o la famiglia, tra l’entusiasmo di acquistare la proprietà più ambita o la frustrazione di finire in prigione? È un gioco che ha alimentato interminabili discussioni e, soprattutto, ha dato vita a quella sana competizione che può anche sfociare in rivalità familiari.

Creato nel 1935 da Charles Darrow, Monopoly è uno dei giochi da tavolo più popolari di tutti i tempi. Con oltre un miliardo di copie vendute e tradotto in più di 47 lingue, è diventato un’icona del nostro immaginario collettivo. Il suo fascino risiede nella sua semplicità apparente, che nasconde una complessità di dinamiche economiche e psicologiche, oltre a offrire momenti di tensione e di intrighi tra i giocatori. Da quando è stato acquisito da Hasbro, il gioco ha visto innumerevoli edizioni e varianti, rendendolo un marchio davvero globale.

L’annuncio di Robbie non ha sorpreso chi conosce il suo approccio audace al cinema. Dopo aver portato sul grande schermo un’interpretazione tanto giocosa quanto profonda del fenomeno Barbie, ora sembra voler esplorare un altro grande marchio, sempre con l’intenzione di darle una forma innovativa. Insieme ai suoi partner produttivi di LuckyChap, ha deciso di concentrarsi su un adattamento che potrebbe sfruttare al massimo la riconoscibilità e il potenziale di Monopoly. E c’è da scommettere che non sarà solo una trasposizione fedelissima del gioco da tavolo, ma un’opera che ne esplorerà la psicologia e i conflitti, facendo emergere il lato oscuro e, per così dire, “famigliare” di questa competizione. Dopo tutto, se c’è qualcosa che Monopoly sa fare è scatenare il conflitto tra parenti e amici, un aspetto che potrebbe trovare spazio anche in una trama cinematografica.

A dare un’impronta decisiva a questo progetto ci saranno anche John Francis Daley e Jonathan Goldstein, sceneggiatori e registi di Dungeons & Dragons – L’onore dei ladri (2023), una pellicola che ha riscosso un buon successo di pubblico e critica per il suo approccio leggero e ironico al mondo dei giochi da tavolo. Il duo ha già collaborato con Hasbro, e la loro esperienza con Dungeons & Dragons lascia ben sperare per un risultato simile anche con Monopoly, grazie a quella combinazione di avventura, commedia e spirito di squadra che ha caratterizzato il loro lavoro precedente. Inoltre, l’approccio divertente e leggero che hanno portato in Game Night – Indovina chi muore stasera? dimostra che sono i registi ideali per gestire il mix di tensione e ironia che un film su Monopoly potrebbe richiedere.

Nel frattempo, sebbene i dettagli sulla trama siano ancora scarsi, la domanda sorge spontanea: come si adatterà il gioco da tavolo alle esigenze di una sceneggiatura cinematografica? La possibilità di esplorare le dinamiche familiari e le rivalità che si generano durante una partita di Monopoly potrebbe rivelarsi un terreno fertile per una narrazione ricca di colpi di scena e umorismo. Immaginiamo il Monopoly Man come uno dei protagonisti, magari portato in vita da un attore come Ryan Gosling, come suggerito da alcuni fan. Chi non vorrebbe vedere il visconte delle proprietà immobiliari più famose d’America interpretato da un attore così carismatico?

La notizia è quindi decisamente intrigante. Monopoly diventa più che un semplice gioco, si trasforma in un fenomeno che potrebbe essere ripensato per una nuova generazione, in un mondo dove i giochi da tavolo e i videogame si intrecciano sempre più frequentemente con la cinematografia. Margot Robbie, con il suo talento e la sua capacità di interpretare e produrre storie fuori dagli schemi, sembra essere la persona giusta per affrontare questa sfida. Chissà cosa ne uscirà fuori. Una cosa è certa: il film su Monopoly avrà sicuramente molto da dire su come, in un mondo dominato dal denaro e dalle proprietà, l’unica vera cosa che conta sono i legami che ci uniscono, anche quando il gioco si fa duro.

“I Will Find You”: il nuovo adattamento Netflix dal capolavoro di Harlan Coben

Nel panorama contemporaneo del thriller letterario e televisivo, pochi nomi risuonano con la stessa potenza di Harlan Coben. L’autore statunitense, celebre per la sua capacità di intrecciare misteri avvincenti e colpi di scena mozzafiato, si appresta a portare un’altra delle sue storie sul piccolo schermo con l’adattamento di “I Will Find You”. La serie, prodotta da Netflix in collaborazione con Final Twist Productions, promette di essere un’esperienza intensa e coinvolgente per tutti gli amanti del genere.

La trama ruota attorno a David Burroughs, interpretato da Sam Worthington, un uomo ingiustamente condannato all’ergastolo per l’omicidio del proprio figlio. Un destino atroce, che lo porta a vivere un’esistenza di dolore e rimorso, finché un’inaspettata fotografia non sconvolge la sua realtà: l’immagine mostra un bambino che assomiglia in modo inquietante a Matthew, il figlio che David credeva morto. Questa rivelazione dà inizio a una disperata ricerca della verità, che porterà il protagonista a tentare un’evasione impossibile per trovare il figlio e smascherare il vero colpevole.

Il romanzo di Coben, da cui la serie è tratta, si distingue per il suo ritmo incalzante e la profondità psicologica dei personaggi. La disperazione di David, il suo tormento interiore e la determinazione nel cercare la verità rappresentano il cuore pulsante della storia, trasformandola in un thriller emotivo che va ben oltre il semplice mistero investigativo. La trasposizione televisiva di “I Will Find You” si inserisce all’interno della fruttuosa collaborazione tra Coben e Netflix, che ha già dato vita a produzioni di successo come “The Stranger”, “Stay Close”, “Fool Me Once” e “Gone for Good”.

Alla guida della serie troviamo Robert Hull, noto per il suo lavoro su “Quantum Leap” e “God Friended Me”, che vestirà il doppio ruolo di showrunner e produttore esecutivo. Al suo fianco, una squadra di veterani del genere, tra cui Bryan Wynbrandt, Steven Lilien e John Weber, pronti a trasporre sullo schermo le intricate trame dello scrittore. La scelta di Worthington per il ruolo principale si rivela particolarmente interessante: l’attore, già noto per le sue interpretazioni in “Avatar”, “Hacksaw Ridge” e “Manhunt”, ha dimostrato una notevole versatilità nel dare vita a personaggi tormentati e complessi.

“I Will Find You” segna un’importante svolta nella carriera televisiva di Coben, poiché rappresenta la sua prima serie ambientata interamente negli Stati Uniti, una scelta che rompe con la tradizione delle sue precedenti collaborazioni con Netflix, spesso ambientate in Europa e adattate in più lingue. Questo cambio di ambientazione potrebbe avere un impatto significativo sull’atmosfera della serie, conferendole una dimensione più radicata nella cultura statunitense, senza però rinunciare agli elementi che hanno reso celebre l’autore: segreti di famiglia, rivelazioni scioccanti e un senso costante di pericolo imminente.

L’interesse per l’adattamento di “I Will Find You” si è intensificato con l’annuncio della data di uscita prevista per il 2025, un periodo in cui Netflix sembra voler puntare forte sul genere thriller, sfruttando il crescente successo delle serie crime e mystery. La combinazione tra la solida scrittura di Coben, la regia esperta di Hull e un cast di primo livello promette di regalare agli spettatori un’esperienza ricca di suspense e colpi di scena imprevedibili.

L’opera di Coben ha sempre saputo giocare con le aspettative del pubblico, costruendo narrazioni che si sviluppano su più livelli e che sfidano continuamente la percezione della realtà. Con “I Will Find You”, ci si aspetta un ulteriore passo avanti in questa direzione, una serie capace di intrattenere, sorprendere e tenere incollati gli spettatori fino all’ultimo episodio. Il conto alla rovescia è iniziato: il thriller di Coben è pronto a conquistare ancora una volta il piccolo schermo.

Roberto Orci: L’Ultima Frontiera di un Visionario della Fantascienza

Roberto Orci ci lascia troppo presto, a soli 51 anni, portandosi via una mente brillante capace di ridefinire il concetto di blockbuster. La sua morte, avvenuta il 25 febbraio 2025 a causa di una malattia renale, segna la fine di un’epoca per Hollywood e per tutti gli appassionati di cinema e televisione che hanno seguito con entusiasmo le sue opere.

Nato a Città del Messico il 20 luglio 1973, Orci ha incarnato il sogno americano con un percorso fatto di talento, perseveranza e un pizzico di ribellione. Figlio di un padre messicano e di una madre cubana, si è spostato con la famiglia tra il Canada, il Texas e infine Los Angeles, dove avrebbe trovato il suo destino nell’industria dell’intrattenimento.Era ancora uno studente quando incontrò Alex Kurtzman, il sodale con cui avrebbe scritto pagine memorabili della fantascienza e dell’azione contemporanea. Insieme, i due hanno plasmato il linguaggio cinematografico degli anni 2000 con titoli come “The Island”, “The Legend of Zorro”, “Mission: Impossible III”, “Transformers” e “Star Trek”.

Ma il genio di Orci non si limitava al grande schermo. La sua influenza si è estesa anche al panorama televisivo con contributi fondamentali in serie iconiche come “Hercules”, “Xena – Principessa Guerriera”, “Alias” e, soprattutto, “Fringe”, uno show che ha ridefinito il genere sci-fi con una profondità narrativa e una complessità emotiva rare.

Il suo stile era inconfondibile: storie intrise di mistero e azione, personaggi che sfidavano i propri limiti, trame che mescolavano sapientemente scienza e finzione. Non c’era progetto a cui Orci mettesse mano che non avesse l’ambizione di essere qualcosa di più di un semplice intrattenimento. Hollywood lo aveva riconosciuto come una delle personalità latine più influenti nel 2007, ma il suo impatto andava ben oltre le etichette e le liste di prestigio.

Eppure, dietro il successo c’era un uomo complesso. Il suo percorso personale è stato segnato da momenti difficili, inclusa la lotta contro l’alcolismo, un demone con cui aveva avuto il coraggio di confrontarsi pubblicamente. Era un visionario, ma anche un essere umano pieno di contraddizioni. Lo dimostrano le controversie legali che lo hanno accompagnato fino alla fine della sua vita, con la causa in corso tra lui e la sua ex moglie, l’attrice Adele Heather Taylor.

Ciò che rimane, al di là delle ombre personali, è un’eredità artistica che ha ridefinito il cinema di genere. Ha co-sceneggiato i primi due “Transformers”, contribuendo a rendere la saga un fenomeno globale. Ha dato nuova linfa a “Star Trek”, restituendo a Kirk, Spock e compagni un posto di rilievo nel panorama cinematografico moderno. Ha prodotto successi come “Now You See Me”, “Ender’s Game” e “The Proposal”, dimostrando una versatilità capace di spaziare tra azione, thriller e commedia.

Ma forse l’aspetto più toccante di Orci non era il suo talento dietro la macchina da scrivere, bensì la sua generosità. Il fratello, J.R. Orci, lo ha descritto come un uomo dal “cuore senza confini” e dall'”anima splendida”, qualcuno che non esitava a prendersi cura di chiunque fosse in difficoltà, inclusi i cani abbandonati a cui dava rifugio. Il suo fedele compagno, Bogey, rimane il simbolo di un uomo che, tra i riflettori e le sceneggiature adrenaliniche, trovava spazio per la dolcezza e l’empatia.

La sua scomparsa lascia un vuoto immenso, uno di quelli che non si colmano con un semplice tributo. Si potranno riguardare i suoi film, riscoprire le sue serie, rileggerne le interviste, ma la sensazione sarà sempre la stessa: quella di aver perso troppo presto un autore che aveva ancora molto da raccontare. Hollywood piange Roberto Orci, e con essa lo fanno tutti coloro che hanno amato i suoi mondi di celluloide, le sue storie epiche e le sue visioni audaci. Addio, Roberto. Il cinema non sarà più lo stesso senza di te.

Foto di copertina di Gage Skidmore, CC BY-SA 3.0

Just Cause Arriva al Cinema: L’Adrenalina del Videogioco in un Film Esplosivo

Il videogioco Just Cause sta per fare il suo grande salto sul grande schermo, promettendo di portare con sé l’esplosiva combinazione di adrenalina, acrobazie spettacolari e storie di ribellione che hanno conquistato milioni di appassionati nel mondo del gaming. Sviluppato da Avalanche Studios, il franchise è noto per la sua azione frenetica, i mondi aperti mozzafiato e una libertà d’azione senza pari, che ha permesso ai giocatori di vivere avventure selvagge in contesti esotici e pieni di caos.

La saga di Just Cause ha visto finora quattro capitoli principali, ognuno dei quali ci ha immersi in un mondo ancora più vasto e ricco di possibilità. Il primo gioco, Just Cause (2006), ci portava sull’isola fittizia di San Esperito, dando il via a una serie che sarebbe diventata celebre per la sua libertà totale e l’approccio destrutturato alle missioni. Nel secondo capitolo, Just Cause 2 (2010), i giocatori venivano trasportati sull’arcipelago di Panau, dove la fluidità del gioco e la varietà delle missioni portavano l’esperienza a un livello superiore. Il terzo gioco, Just Cause 3 (2015), ha spostato l’azione sull’isola mediterranea di Medici, introducendo il wingsuit, che ha permesso a chi giocava di librarsi nel cielo con una libertà mai vista prima. Infine, Just Cause 4 (2018) ha portato il tutto a un nuovo livello con una mappa ancora più grande e l’introduzione di un sistema meteorologico dinamico che rendeva ogni partita unica e imprevedibile.

Il protagonista di tutta la serie è Rico Rodriguez, un agente segreto con il compito di abbattere regimi corrotti in nazioni immaginarie. Armato fino ai denti con armi, veicoli e gadget iconici, tra cui il gancio per arrampicarsi e il parapendio, Rico è sempre pronto a seminare il caos in modo spettacolare. Sebbene la trama dei vari giochi non fosse mai il punto forte, la vera forza di Just Cause risiedeva nella possibilità di distruggere ogni cosa con una creatività sfrenata, rendendo ogni partita un’esperienza intensa e liberatoria.

Ora, il franchise si prepara a conquistare il grande schermo, grazie a una collaborazione con Universal Pictures annunciata nel maggio 2024. Questo non è il primo tentativo di adattamento cinematografico: nel 2010 era stato annunciato un film intitolato Just Cause: Scorpion Rising, ma il progetto non è mai andato oltre la fase iniziale. Questa volta, però, sembra che l’adattamento stia finalmente prendendo forma, con un team di alto livello al lavoro.

La sceneggiatura del film sarà curata da Aaron Rabin, che ha già lavorato su progetti come la serie Jack Ryan di Prime Video e Secret Invasion, la serie Marvel che ha diviso i fan. A dirigere la pellicola sarà Ángel Manuel Soto, regista di Blue Beetle, che porterà la sua visione dinamica e coinvolgente a un film che promette di essere una vera e propria scarica di adrenalina visiva. La produzione è supervisionata da David Leitch e Kelly McCormick, noti per aver lavorato a pellicole come John Wick e Atomic Blonde, mentre le sequenze d’azione saranno curate dalla leggendaria squadra di stunt 87 Eleven, che ha reso iconiche le scene di combattimento di John Wick.

Anche se una data ufficiale di uscita non è ancora stata fissata, le aspettative sono altissime. Con effetti speciali all’avanguardia, una produzione di altissimo livello e una squadra di talento pronta a portare sullo schermo tutta l’adrenalina che i fan si aspettano, Just Cause ha tutte le carte in regola per diventare uno dei film più attesi dell’anno.

In un’epoca in cui il cinema si ispira sempre di più ai videogiochi, adattamenti come quello di Just Cause dimostrano che i mondi virtuali non sono più solo il regno dei gamer. Stanno conquistando anche il grande schermo, offrendo a una nuova generazione di spettatori l’opportunità di vivere esperienze di azione pura e avventure mozzafiato. Se questa tendenza dovesse continuare, potremmo trovarci di fronte a una nuova era di film tratti dai videogiochi, capaci di emozionare e intrattenere tanto quanto i giochi che li hanno ispirati.

Never Too Late: la Serie Teen Italiana che ci proietta nel Futuro Distopico

Ci sono momenti in cui una serie TV si presenta con una premessa così affascinante da accendere subito la nostra curiosità, ma poi, quando il sipario si alza, ci rendiamo conto che le promesse sono state solo un’illusione. Never Too Late, debuttata su RaiPlay il 22 novembre 2024, appartiene purtroppo a questa categoria. Un esperimento che aveva tutte le carte in regola per diventare una serie di fantascienza memorabile, ma che finisce per arrendersi a una narrazione inconsistente e a scelte creative troppo banali.

 

“Never Too Late”: Un’Occasione Persa nel Futuro Distopico

Ambientata nel 2046, in una Sardegna devastata dal collasso climatico, la trama ruota attorno alla scarsità di ossigeno e alla creazione di un “green lockdown” da parte delle Milizie Verdi, un’organizzazione paramilitare che governa con pugno di ferro. I protagonisti sono un gruppo di adolescenti figli di ribelli, decisi a scoprire cosa si nasconde dietro la riserva naturale di Nur, l’ultimo polmone verde del pianeta. Sembra una premessa perfetta per una riflessione sul cambiamento climatico e sull’umanità alla deriva, ma la realtà del prodotto finito è molto meno brillante.

La serie fatica a creare una visione coerente del futuro. La distopia proposta non riesce a convincere: la costruzione del mondo è vaga e priva di quel respiro che ti fa sentire davvero immerso in un’altra realtà. Invece di un futuro plausibile, Never Too Late sembra più un collage di idee confuse, messe insieme senza una vera logica narrativa o scientifica. I dettagli, poi, sono spesso trascurati. Per esempio, come può un mondo in cui l’ossigeno è scarso permettere ai personaggi di fumare tranquillamente sigarette senza che qualcuno sollevi obiezioni? È un’inezia, ma sono proprio questi dettagli che minano la sospensione dell’incredulità.

Eppure, Never Too Late ha un lato positivo: il cast. Arianna Becheroni e Roberto Nocchi, nei panni dei figli dei ribelli, dimostrano una discreta intensità, ma la sceneggiatura non fa altro che soffocare il loro talento. I loro personaggi sono mal sviluppati, con dialoghi che sembrano tratti da un copione generico, senza il minimo accenno di profondità o originalità. Le dinamiche tra i ragazzi potrebbero essere interessanti, ma finiscono per sfilacciarsi in una banalità che non crea mai una vera connessione emotiva.

Poi ci sono i villain. Ah, i villain… Il generale Piras, interpretato da Antonio Gargiulo, è più un cartone animato che un antagonista serio, con una performance che fa crollare ogni illusione di credibilità. Se fossero stati scritti con maggiore attenzione, avrebbero potuto essere una critica sociale affilata, ma finiscono per essere solo un fastidioso elemento di disturbo.

Il vero tallone d’Achille della serie, però, è la sceneggiatura. I dialoghi sono spesso un miscuglio di frasi fatte, piene di espressioni che appaiono fuori luogo e che spezzano l’immersione. L’uso di termini da cultura americana come “Bingo!” o “Si vede lontano un miglio” stona terribilmente in un contesto che dovrebbe essere grigio e drammatico. La trama, poi, è un susseguirsi di eventi forzati e poco credibili, che mettono in evidenza tutte le contraddizioni del progetto.

In conclusione, Never Too Late rappresenta una grossa occasione persa per il panorama sci-fi italiano. Un tentativo apprezzabile, ma che si perde in un mare di incertezze. Se solo la serie avesse avuto una sceneggiatura più solida e un budget maggiore, sarebbe potuta diventare una proposta interessante. Invece, rimane un prodotto mediocre, che non riesce a risvegliare l’immaginazione né a far riflettere sul futuro del nostro pianeta. Per chi cerca qualcosa di più di una semplice visione leggera, questo è un viaggio che vale la pena intraprendere solo se non ci sono alternative migliori.

 

Crazy Rich Asians 2: Tutto ciò che dovete sapere sul sequel della commedia romantica che ha fatto storia

Se nel 2018 Crazy Rich Asians è stato un fulmine a ciel sereno nel panorama cinematografico, è ora il momento di fare il bis con il sequel. L’incredibile successo del film, che ha guadagnato 239 milioni di dollari e ha lanciato stelle come Constance Wu, Henry Golding e Awkwafina, ha acceso l’attesa per il seguito. Il regista Jon M. Chu, che ha già portato il film al successo con il suo stile brillante, ha confermato che Crazy Rich Asians 2 è finalmente in cantiere. Ma, come spesso accade nei sequel, non sono mancate le sorprese, con qualche cambiamento in corso d’opera.

Jon M. Chu: “Non riporterò tutti indietro se non ne vale davvero la pena”

Jon M. Chu è tornato a parlare del sequel e ha già dato il tono delle aspettative: il ritorno di alcuni personaggi è tutto da vedere. In parole povere, il regista non ha intenzione di “far tornare tutti” a meno che non ci sia una vera ragione per farlo. Con il suo solito approccio di precisione e attenzione ai dettagli, ha dichiarato di voler una sceneggiatura che non solo regga il confronto con il primo film, ma che mantenga lo stesso livello di urgenza emotiva che ha reso Crazy Rich Asians così coinvolgente. Ecco, quindi, che la scrittura sarà al centro del progetto, e sembra che il lavoro sul copione sia ancora in corso.

La trama di Crazy Rich Asians 2: Rachel scopre chi è davvero

Il sequel si ispira al romanzo China Rich Girlfriend di Kevin Kwan, che si svolge a Shanghai e prosegue la storia di Rachel Chu (Constance Wu) e Nick Young (Henry Golding). Nel secondo capitolo della saga, Rachel è pronta a sposare Nick, ma, come nelle migliori storie d’amore, niente è mai facile. La trama segue Rachel alle prese con la scoperta della sua vera identità biologica e con l’immersione nel mondo sfarzoso e competitivo di Shanghai. Un mix perfetto di segreti di famiglia, drammi e nuove sfide, il tutto condito con il lusso che solo Crazy Rich Asians sa regalare.

Chi tornerà nel cast? Forse sì, forse no, ma è troppo presto per dirlo

Se speravate in un ritorno di Michelle Yeoh, Awkwafina e degli altri personaggi amati, preparatevi a una buona dose di incertezze. Nonostante le voci circolino, Chu ha sottolineato che l’apparizione di alcuni attori dipenderà dal ruolo che avranno nel sequel. Con l’incertezza che aleggia su chi tornerà e chi no, però, ci sono buone probabilità di rivedere Constance Wu nei panni di Rachel e Henry Golding come Nick. I fan incalliti della saga saranno sicuramente felici di rivedere i protagonisti, ma c’è da aspettarsi qualche cambiamento e aggiustamento nel cast, a seconda di come la trama si sviluppi.

Sceneggiatura: Un cambiamento che potrebbe essere una ventata d’aria fresca

Per il sequel, la sceneggiatura sarà nelle mani di Amy Wang, che prenderà il posto degli autori del primo film, Adele Lim e Peter Chiarelli. La decisione di cambiare sceneggiatori arriva dopo qualche divergenza economica, ma Wang, con il suo bagaglio di esperienze, promette di portare una nuova energia nella storia. Se la sceneggiatura del primo film era stata un elemento chiave per il successo, il compito di Wang non è certo da poco. Il suo obiettivo sarà quello di mantenere viva l’intensità emotiva che aveva incantato il pubblico, ma con una nuova prospettiva, forse un po’ più fresca e moderna.

Quando inizieranno le riprese? E dove?

Le riprese di Crazy Rich Asians 2 sono in programma per l’inizio del 2025, e la produzione prenderà vita in location mozzafiato come la Malesia, Singapore e, naturalmente, Shanghai. Il film promette di restare fedele al suo spirito esotico e lussuoso, continuando a trasportare il pubblico in un mondo di ricchezze, drammi familiari e amori impossibili. Non possiamo che immaginare che ogni scena sarà un’opera d’arte visiva, piena di colori, eleganza e… ovviamente, tanto, tanto oro.

Dove guardare Crazy Rich Asians? Non è mai troppo tardi!

Se non avete visto il primo film o se volete solo rinfrescarvi la memoria (e magari sognare un po’ di lusso), Crazy Rich Asians è disponibile per il noleggio su Prime Video, iTunes e Tim Vision. Sfortunatamente, non è attualmente su Netflix, ma comunque, che ci vuoi fare? È un film che merita di essere visto, magari mentre aspettate il sequel, per farvi venire la giusta dose di nostalgia e prepotente voglia di scoprire cosa succederà a Rachel, Nick e tutti gli altri.

Cosa aspettarsi da Crazy Rich Asians 2?

Senza troppi spoiler (anche perché è tutto un po’ misterioso), Crazy Rich Asians 2 ha tutte le carte in regola per diventare un altro grande successo. Con una trama che mescola amore, identità e dramma familiare, e con la promessa di mantenere quella magia unica che ha fatto tanto parlare del primo capitolo, il sequel ha tutte le potenzialità per accontentare i fan. Quindi, preparatevi a un’altra immersione nel mondo dei lussi sfrenati e delle complicazioni romantiche: la storia di Rachel e Nick non è affatto finita. E, con un po’ di fortuna, il sequel ci regalerà nuovi colpi di scena che non vediamo l’ora di scoprire!

Transformers One: torna il franchise con un film d’animazione epico!

Dopo un’attesa che sembrava eterna, “Transformers One” è finalmente tra noi, e sorprendentemente, è un capolavoro inaspettato che rivoluziona il nostro rapporto con questo iconico franchise. Questo film d’animazione non solo rappresenta un ritorno alle origini, ma promette di svelare il passato inedito di due leggende: Optimus Prime e Megatron. In un audace colpo di scena, la storia dell’eterna guerra tra Bene e Male viene riscritta, azzerando tutti i precedenti film e proponendo un’origin story fresca e coinvolgente.

Il titolo “Transformers One” evoca un viaggio profondo nelle radici di una rivalità che ha segnato per sempre il destino di Cybertron. La trama si concentra sulle origini di Optimus Prime e Megatron, un tempo amici fraterni e ora acerrimi nemici. Questa narrazione va oltre la semplice cronaca di eventi; è un’analisi della loro evoluzione emotiva, un’immersiva esplorazione delle complessità che hanno trasformato due compagni inseparabili in avversari giurati. La tragica svolta del loro rapporto viene raccontata con maestria, rendendo il film non solo un’epopea di azione, ma anche una profonda riflessione sulle scelte e le loro conseguenze.

“Transformers One” riesce a sorprendere, superando il pregiudizio su una possibile virata infantile che avrebbe potuto ridurre la pellicola a un semplice prodotto riciclato. Al contrario, il film si distingue per la sua qualità tecnica e narrativa, dimostrando che l’animazione può essere molto più di un semplice intrattenimento per bambini. Lo stile visivo, ispirato alle serie animate degli anni ’80, non rinuncia a osare, coinvolgendo lo spettatore con una trama ben congegnata e una caratterizzazione di Cybertron e dei suoi abitanti incredibilmente affascinante e credibile.

Il cast vocale di “Transformers One” è stellare, con interpretazioni che promettono di rimanere nella memoria dei fan. Chris Hemsworth dà voce a un giovane Optimus Prime, mentre Brian Tyree Henry interpreta il giovane Megatron, D-16. La sempre affascinante Scarlett Johansson presta la sua voce a Elita-1, un personaggio forte e complesso che arricchisce la trama, evidenziando le dinamiche di potere e le sfide affrontate dai personaggi femminili nel mondo dei Transformers. Ogni personaggio chiave, da Sentinel Prime a Starscream, è interpretato da voci di grande talento, con Laurence Fishburne che presta la sua gravità a Alpha Trion, un personaggio saggio e influente.

Sotto la direzione di Josh Cooley, premio Oscar per “Toy Story 4”, il film beneficia di un equilibrio perfetto tra azione frenetica e momenti di riflessione. Cooley riesce a portare alla luce le complessità psicologiche dei personaggi, rendendo ogni interazione più intensa. La sceneggiatura di Andrew Barrer e Gabriel Ferrari è ricca di colpi di scena e dialoghi incisivi, approfondendo il legame emotivo tra i protagonisti. La produzione, sostenuta da nomi di peso come Lorenzo di Bonaventura, Michael Bay e Steven Spielberg, assicura un alto livello di cura e visione ambiziosa.

Ma “Transformers One” non è solo un’aggiunta al franchise; è una rivoluzione nella narrazione di una saga amata da milioni. Il film affronta temi di sfruttamento del lavoro, inganno politico e le tensioni tra diplomazia e violenza, offrendo una visione profonda di cosa significhi essere un eroe. La narrazione prende sul serio il dilemma tra Bene e Male, delineando i personaggi oltre la loro iconografia tradizionale. “Transformers One” si configura come un capitolo imprescindibile nella storia del franchise, portando la narrazione a nuove vette. Preparati a essere travolto da un’avventura che mescola azione, emozione e colpi di scena in un’epopea che lascerà tutti senza fiato. Non perdere l’appuntamento con i robot più famosi del cinema: il viaggio di “Transformers One” è destinato a rimanere nel cuore dei fan per molto tempo.

Arcadian: Tra le tenebre della sopravvivenza, un’alba di speranza

Nel tetro abbraccio di un futuro devastato, la luce della famiglia illumina il cammino verso la speranza.

Arcadian, nuova perla del cinema post-apocalittico, approda su Prime Video, catapultandoci in un mondo distrutto dove la notte regna sovrana e creature mostruose bramano l’oscurità.

https://youtu.be/ag6yZIRX6EI?si=YK1vuM2BWcXKKFEJ

Un padre, Paul (Nicolas Cage), e i suoi due figli, Joseph e Thomas (Jaeden Martell e Maxwell Jenkins), combattono strenuamente per sopravvivere in una realtà frammentata, dove la luce del giorno è l’unico baluardo contro le insidie della notte. Barricati nella loro fattoria fortificata, attendono l’alba con trepidazione, consapevoli che il calar del sole segna l’inizio di un incubo senza fine.

Un giorno, l’amore sbocciato tra Thomas e Rose (Sadie Soverall), una ragazza che vive in una fattoria vicina, li spinge a sfidare le regole della sopravvivenza. Un atto di temeraria imprudenza che sconvolge l’equilibrio precario della loro esistenza e li costringe ad affrontare un pericolo mortale.

Tra le rovine di un mondo collassato, Arcadian narra una storia di coraggio, sacrificio e amore fraterno. Un viaggio emozionante che esplora le profondità dell’animo umano, mostrando come la forza dello spirito possa trionfare anche nelle circostanze più avverse.

Nicolas Cage, lontano dai suoi eccessi recitativi, offre una performance intensa e misurata, confermando il suo talento versatile. Al suo fianco, un cast di giovani interpreti, tra cui spiccano Jaeden Martell e Maxwell Jenkins, regala interpretazioni convincenti e piene di pathos.

La regia di Benjamin Brewer, già collaboratore di Cage in I corrotti – The Trust, si distingue per la sua solidità e per la capacità di creare un’atmosfera opprimente e ricca di suspense.** Gli effetti speciali, seppur non esorbitanti, risultano efficaci e contribuiscono a rendere l’ambientazione post-apocalittica ancora più immersiva.

Nonostante una sceneggiatura che poteva essere perfezionata in alcuni punti, Arcadian conquista con la sua messa in scena coinvolgente e con la sua capacità di esplorare temi profondi con genuinità. Un film che si inserisce con personalità nel panorama del genere post-apocalittico, regalando emozioni autentiche e momenti di tensione adrenalinica.

Amanti del brivido e delle storie commoventi, preparatevi a immergervi nell’oscurità di Arcadian e a scoprire la luce che brilla nel cuore dell’umanità. Un viaggio emozionante che vi terrà con il fiato sospeso fino all’ultimo fotogramma.

I 5 migliori libri sulla scrittura

Sia che tu sia un aspirante scrittore di fumetti, un romanziere in erba, un sceneggiatore di talento o un appassionato di tecnologia che desidera migliorare le proprie capacità di scrittura, questa lista dei 5 migliori libri sulla scrittura è per te. Questi libri ti forniranno le conoscenze e gli strumenti necessari per affinare la tua arte, perfezionare il tuo stile e dare vita alle tue storie.

1. “Bird by Bird” di Anne Lamott:

Un classico intramontabile per tutti gli scrittori, questo libro offre consigli pratici e incoraggianti per superare la paura del foglio bianco e la procrastinazione. Lamott fornisce un approccio amichevole e accessibile alla scrittura, suddividendola in piccoli passi gestibili.

2. “On Writing” di Stephen King:

Un’immersione nella mente di uno dei maestri del brivido, questo libro offre una combinazione di memorie personali e consigli pratici sulla scrittura. King condivide le sue opinioni su stile, grammatica, revisione e il duro lavoro necessario per diventare un bravo scrittore.

3. “Story” di Robert McKee:

Un manuale fondamentale per sceneggiatori, ma utile per chiunque voglia imparare a costruire storie avvincenti. McKee spiega i principi universali della narrazione, illustrando come creare personaggi memorabili, strutturare una trama efficace e suscitare emozioni nel pubblico.

4. “The War of Art” di Steven Pressfield:

Un libro motivazionale per scrittori che combattono contro la resistenza interiore, quella forza che ci impedisce di mettere a frutto il nostro talento. Pressfield fornisce strategie per superare le barriere mentali e dedicarsi con disciplina alla propria arte.

5. “Steal Like an Artist” di Austin Kleon:

Un libro che invita gli scrittori a non aver paura di copiare e ricombinare idee da altri artisti. Kleon incoraggia a trovare la propria voce originale attraverso l’ispirazione e la sperimentazione, senza il timore di plagio.

Conclusione:

Questi sono solo alcuni dei tanti libri disponibili sulla scrittura. La scelta migliore dipenderà dal tuo livello di esperienza, dai tuoi generi preferiti e dai tuoi obiettivi specifici. Leggere libri sulla scrittura è un ottimo modo per imparare nuove tecniche, acquisire ispirazione e migliorare le tue capacità di scrittura.

Call to action:

Quali sono i tuoi libri preferiti sulla scrittura? Condividili nei commenti e aiutaci ad arricchire questa lista!

Diabolik: Ginko all’attacco! – Il Secondo Capitolo dei Manetti Bros. tra Critiche e Aspettative

Il secondo capitolo di Diabolik, intitolato Ginko all’attacco!, segna il ritorno della celebre saga dei Manetti Bros. a cui si aggiunge una nuova e controversa interpretazione del “Re del Terrore”. A vestire i panni di Diabolik, troviamo Giacomo Gianniotti, noto per il suo ruolo in Grey’s Anatomy, ma la sua performance non è riuscita a convincere molti fan del personaggio. Accanto a lui, Miriam Leone torna nei panni della seducente Eva Kant, mentre Valerio Mastandrea interpreta ancora una volta l’instancabile ispettore Ginko. Monica Bellucci, dal canto suo, assume il ruolo della duchessa Altea, un personaggio che, nonostante il suo carisma, risulta ben lontano dalla nobildonna che ci si aspetterebbe.

Il film, scritto dai Manetti Bros. insieme a Mario Gomboli e Michelangelo La Neve, trae ispirazione dalla storia originale di Angela e Luciana Giussani. La trama riprende un classico del fumetto: Diabolik ruba una preziosa corona e, successivamente, si impossessa di altri gioielli, rapendo delle ballerine. Ma l’ispettore Ginko ha già in mente un piano per scovarlo, grazie all’inganno di gioielli radioattivi. Una serie di inseguimenti, colpi di scena e tradimenti seguiranno, mettendo a dura prova i protagonisti.

Tuttavia, nonostante una sceneggiatura che riprende abbastanza fedelmente l’albo originale, il film non riesce a decollare. La scelta di Gianniotti come Diabolik lascia molti perplessi: il suo volto non riesce a incarnare l’alone di mistero e pericolo che caratterizza il ladro mascherato. Più convincente, invece, Miriam Leone nel ruolo di Eva Kant, anche se la sua interpretazione non regge quando la sua voce entra in gioco, abbattendo l’illusione di perfezione che il personaggio dovrebbe incarnare. E se la Bellucci è senza dubbio una grande attrice, qui il suo personaggio di Altea sembra più una caricatura che una nobildonna. La sua parlata e il trucco, che la fanno sembrare più una badante che una donna di alta classe, sono uno degli aspetti più criticabili del film.

A completare il quadro c’è la performance di Valerio Mastandrea nei panni di Ginko. Sebbene il suo personaggio possa risultare interessante sulla carta, il suo approccio risulta troppo sopra le righe, trasformando l’ispettore in una sorta di macchietta. Purtroppo, anche la sceneggiatura non aiuta, con situazioni poco credibili che minano la coerenza del film. Per esempio, l’idea che Diabolik abbia creato un covo segreto all’interno di una montagna, con tanto di strisce stradali nel tunnel, rasenta l’assurdo.

Dal punto di vista stilistico, la sigla iniziale riprende un po’ il sapore dei vecchi 007, ma non riesce a suscitare quel brivido che ci si aspetterebbe. E nonostante la presenza di un terzo capitolo già in lavorazione, Ginko all’attacco! sembra non riuscire a costruire alcuna anticipazione intrigante per il futuro della saga.

In conclusione, nonostante le location e la trama interessante, il film di per sé non riesce a decollare, colpendo con una recitazione deludente e una serie di scelte discutibili in fase di casting. Se il terzo capitolo proseguirà su questa strada, sembra che la saga di Diabolik rischi di cadere sempre più nell’oblio, con i Manetti Bros. che sembrano ormai lontani dalle vette di genialità raggiunte con Zora. Dobbiamo davvero aspettarci un ulteriore passo indietro? Il futuro della saga è ancora tutto da scrivere.