Argentina, 1985

Non si può perdere il film Argentina, 1985 di Santiago Mitre con Ricardo Darin e Peter Lanzani, vincitore del Golden Globe, del premio Goya, e candidato all’Oscar come miglior film internazionale.

Argentina 1985 di Santiago Mitre - candidato Oscar per Miglior Film Straniero | Trailer ITA HD

Acclamato dalla critica alla Mostra Internazionale d’arte cinematografica di Venezia, dove il film ha ottenuto il Premio Fipresci e il Premio Signis, vincitore del Golden Globe e candidato agli Oscar come Miglior Film Straniero,

Argentina, 1985 è ispirato alla vera storia dei procuratori Julio Strassera e Luis Moreno Ocampo, che nel 1985 hanno avuto il coraggio di indagare e perseguire la più sanguinosa dittatura militare argentina di sempre. Senza lasciarsi scoraggiare dall’influenza ancora considerevole dei militari all’interno della loro fragile nuova democrazia, Strassera e Moreno Ocampo hanno riunito una giovane squadra legale di improbabili eroi per la loro battaglia alla Davide contro Golia.

Nonostante le costanti minacce per sé stessi e per le loro famiglie, hanno lottato per portare giustizia alle vittime della giunta militare. Il film è una coproduzione tra La Unión de los Ríos, Kenya Films, Infinity Hill e Amazon Studios. Axel Kuschevatzky, Federico Posternak, Agustina Llambi-Campbell, Ricardo Darín, Santiago Mitre, Santiago Carabante, Chino Darín e Victoria Alonso hanno prodotto il film.

Carnevale della Quebrada: un rituale tra la terra e l’incontro

Nel nord-ovest della provincia di Jujuy, dove l’altitudine scandisce il ritmo delle stradine strette e delle case in mattoni di creta impastati con paglia, le tradizioni ancestrali e la cultura della terra si uniscono per dare vita a una festa unica: il Carnevale della Quebrada de Humahuaca. Visit Argentina ci invita a vivere questa festa colorata dell’abbondanza e della gratitudine nello splendido scenario andino

Per la sua bellezza paesaggistica e le sue meraviglie naturali, la Quebrada de Humahuaca è stata dichiarata Patrimonio culturale e naturale dell’umanità nel 2003. Lì, tra le Ande di Jujuy, a 3500 metri d’altezza, si conserva uno degli angoli più colorati e ancestrali dell’Argentina. Ed è qui che si svolge una delle feste più suggestive dell’Argentina: il Carnevale della Quebrada.

Questa celebrazione collettiva è nata con i riti estivi degli Omaguacas, gli abitanti originari della regione, per ringraziare la Pachamama, la terra, per il raccolto e per chiederle la fertilità della nuova semina. Gli spagnoli associarono questi rituali al carnevale e la cerimonia si fuse con la tradizione cristiana e il calendario cristiano, motivo per cui viene celebrata all’inizio della Quaresima. Per secoli, la Quebrada ha mantenuto viva questa festa millenaria, che attira visitatori da tutto il mondo.

Con Tilcara come epicentro del Carnevale, le comparsas irrompono nel silenzio andino con i loro rumorosi costumi, musica e danze per celebrare la fertilità e l’incontro per 9 giorni. Dal sabato prima del mercoledì delle ceneri, i diversi gruppi vanno in giro per i villaggi con i loro carnavalito e copla mentre un lieve aroma di basilico invade la Quebrada.

Il Carnevale inizia con le comparsas che vanno per le colline alla ricerca del Pujllay, il diavoletto, che è stato sepolto l’anno precedente e che devono dissotterrare. Ci sono due eventi che segnano il preludio alla festa: il giovedì dei compadres (due giovedì prima del dissotterramento) e il giovedì delle comadres (giovedì prima del dissotterramento). Durante il giovedì dei compadres, solo gli uomini escono a festeggiare e sono invitati in diversi luoghi o case per bere la tipica chicha, che è fatta con il mais. Il giovedì delle comadres è il giorno in cui le donne escono per le strade, per cantare coplas al ritmo dei tamburi. Spesso vanno in giro a condividere le vidalas, le canzoni popolari, e invitano tutte le donne del posto. Tutte le attività del Carnevale iniziano presto e vanno avanti fino alle prime ore del mattino, con festeggiamenti e feste organizzate dalla gente del posto per mantenere viva la gioia di incontrarsi e festeggiare la Pacha, la terra.

Il dissotterramento del Pujllay

Il sabato del dissotterramento è il giorno più importante del Carnevale. Questo rituale dà il via alla celebrazione. Ogni comparsa ha il suo tumulo, un luogo nascosto nelle colline dove il Pujllay è sepolto.

Mentre aspettano che avvenga il dissotterramento, i seguaci delle comparsas, i vicini e i turisti aspettano ai piedi delle colline con musica, cibo e bevande e fanno le loro offerte alla Madre Terra: sigari, foglie di coca e bevande. Verso le 18:00, si sentono delle esplosioni, con la terza esplosione, il Carnevale è ufficialmente inaugurato. Da quel momento, mentre i membri delle comparsas scendono dalla collina vestiti da diavoletti, la Quebrada diventa una festa di danza e musica con strumenti indigeni come erkenchos, anatas, charangos e bombos. Mazzi di basilico, festoni, carta intagliata, farina e talco per dipingersi il viso e truccarsi a vicenda, coca e incenso vengono disseminati per la Quebrada fino alla Domenica delle Tentazioni. In quel giorno, il Pujllay viene sepolto di nuovo nella buca che simboleggia la bocca della Pachamama. In questa cerimonia si chiede fertilità per il nuovo ciclo.

Per saperne di più sul programma del Carnevale della Quebrada de Humahuaca visitare il sito argentina.travel/es/experience/carnaval-de-humahuaca

di Miriam Del Oso

Nippur di Lagash

«Mi chiamano l’errante quelli che mi conoscono. E nessun uomo porta un nome senza motivo».

Come gli illusionisti tirano fuori un coniglio dal loro cilindro, io dalla mia “fumettoteca” ho tirato fuori un’altra opera proveniente dall’Argentina, di cui avevo già anche anticipato in un’altra recensione, si tratta della serie a fumetti di Nippur di Lagash. Serie apparsa sulla rivista argentina D’Artagnan nel 1967 per una durata complessiva di 440 episodi, e aggiungendo anche gli spin-off e i crossover il numero aumenta di molto. Di fatto Nippur è la serie a fumetti più longeva della scuola Argentina, qui in Italia è stato pubblicato a episodi nel settimanale Lanciostory e successivamente in volumi a lui dedicati sempre per la Eura Editore. Da un’idea del paraguaiano Robin Wood per i testi e la sceneggiatura e da Luis Lucho Olivera per i disegni, conosciutisi alla Scuola Panamericana d’Arte, i due divennero presto amici, in quanto scoprirono di avere entrambi una passione in comune: la storia degli antichi Sumeri. Fu appunto Olivera a chiedere all’amico di provare a scrivere una sceneggiatura ambientata nell’antica Sumer. Tra tante vicissitudini prese poi vita Nippur e Lagash, che ebbe vita lunga fino al 1998 fino alla conclusione della serie.

Nippur è un giovane generale agli ordini di Urakagina il Patesi, (titolo onorifico che avrebbe lo stesso significato di Re), della potente città-stato di Lagash. La vita all’interno di Lagash sembra scorrere senza nessun problema, finché le fosche ali del destino non si mettono di mezzo, infatti Sumur il sacerdote, nonché braccio destro di Urakagina, si allea con il Patesi della città-stato di Umma, Lugal-Zaggisi, per ottenere la corona di Lagash. Il piano prende atto con Urakagina che si accinge a firmare un trattato di pace tra Lagash e Umma, ma in realtà esso era solo un pretesto per far abbassare la guardia non solo al Patesi ma anche al generale Nippur. Approfittando dei festeggiamenti della falsa pace, Sumur riesce ad assassinare Urakagina, per poi essere subito dopo eliminato da Nippur che troppo tardi si rese conto dell’inganno. Nel frattempo, Lugal-Zaggisi attacca a tradimento la città di Lagash con il suo esercito, distruggendolo completamente e prendendo possesso della città dalle bianche mura. Nippur riesce a scampare miracolosamente al massacro ma, considerato ormai un criminale dal nuovo Patesi di Lagash scelto da Lugal-Zaggisi e con una taglia sulla sua testa messa dallo stesso Lugal-Zaggisi, a Nippur non resta che l’esilio. Nel suo girovagare per le antiche terre della Sumeria fino al momento in cui potrà ridare la libertà alla sua amata Lagash, Nippur vive molte avventure e incontra vari personaggi, molti dei quali gli giurano la loro amicizia, come il gigante Ur-EL un suo vecchio compagno d’armi che lo seguirà fino ad arrivare in Egitto, dove conoscerà il suo primo e più grande amore la principessa egiziana Nofretamon vivendo momenti felici tra le sue braccia. La sua natura inquieta, però, e la voglia di avventure, lo costringono a riprendere il suo girovagare: da quel momento verrà poi conosciuto da tutti come “l’Errante”.

Nei sui viaggi giunge fino all’isola di Creta, dove Nippur e l’amico Ur-El fanno la conoscenza di Teseo e successivamente anche di Sargon di Akkad, i quali grazie al coraggio e l’onestà di Nippur gli giureranno eterna amicizia. Durante le sue avventure, anche Ur-El si separa da Nippur, in quanto si innamora e prende in moglie Merielem, sovrana della città di Merem, di cui anche Ur-El,, dopo le nozze  diventa sovrano. Nippur dà l’addio all’amico e riprende a percorrere le strade sabbiose. Dopo anni, Nippur si ritrova di nuovo in Egitto in quanto gli Ittiti hanno deciso di invadere la patria della sua amata Nofretamon. La guerra per l’Egitto sembra perduta, ma per fortuna, grazie ad un alleanza con i monaci-guerrieri chiamati Uomini di Fuoco, Nippur riesce a sconfiggere gli Ittiti e metterli in fuga. Per l’Errante, l’Incorruttibile uomo di Lagash essa è una vittoria amara, infatti ,subito dopo la battaglia decisiva, la regione viene investita da un’epidemia di peste che falcia gran parte della popolazione egizia. Tra le vittime vi è anche la sua amata Nofretamon, che muore tra le braccia del guercio sumero; che dopo un periodo di lutto, prosegue il suo girovagare solitario.

Durante i suoi viaggi, Nippur fa moltissimi incontri, nuovi nemici ma anche nuovi amici e alleati, come il gobbo Hattusil, un guerriero Ittita che nonostante la sua deformità  è considerato da tutti il miglior guerriero della terra tra i due fiumi e temuto dai sui stessi compatrioti delle terre di Hatti; e la rossa Karien l’amazzone delle montagne, la fiera e valorosa guerriera che in barba alle ferree leggi delle donne guerriere, si è innamorata di Nippur che contraccambia il sentimento: da questa unione nasce Hiras, Karien l’Amazzone, contrariamente alla legge delle amazzoni di tenere solo le figlie femmine e sacrificare i figli maschi, decide di affidare Hiras alle cure di suo padre Nippur. Passano gli anni, e Nippur vive mille avventure, tra una guerra e l’altra in Egitto, per impedire l’ennesima invasione e l’isola di Keros per cacciare un perfido usurpatore, ma non evita di affrontare semplici banditi di strada che minacciano le carovane e mercenari allo sbando che inveiscono contro contadini indifesi, ma anche allevare e istruire suo figlio Hiras che con l’avanzare del tempo è diventato un adolescente e un superbo arciere come Karien. Però Nippur conserva dentro di sé il ricordo della sua amata città dalle bianche mura Lagash.

Ma il fato come sempre ha in serbo per Nippur delle sorprese, infatti il suo vecchio compagno d’armi Sargon che nel tempo è diventato Patesi di Akkad, decide di muovere guerra a Lugal-Zaggisi, e per avere l’appoggio delle altre città stato, Sargon chiede l’aiuto di Nippur, perché grazie al suo nome e alla sua leggenda raccolga alleati per poter sconfiggere il tiranno di Umma. Nippur accetta ma pone a Sargon una condizione: lo aiuterà ma in cambio pretende la libertà e l’indipendenza per la sua Lagash. Sargon accetta il patto e così Nippur assieme a suo figlio Hiras e il suo amico Hattusil l’Ittita partono in cerca di alleati per la guerra. La guerra per il dominio della Sumeria ha inizio, gli scontri si fanno cruenti e sanguinari e vi sono atti di eroismo e vigliaccheria da ambo le parti. Dopo molte battaglie, si arriva allo scontro finale e Nippur, al comando delle armate di Sargon, riesce a sconfiggere la sua nemesi Lugal-Zaggisi il quale viene giudicato e linciato dalla folla oppressa di Lagash, ma Nippur perde il suo vecchio compagno d’armi e amico, il gigante Ur-El, che muore tra le sue braccia per evitare che una freccia nemica uccida l’amico guercio. Ma non c’è tempo per Nippur per piangere, infatti, per evitare che Lagash, città-stato senza re, resti agli ordini di Sargon, Nippur rivendica la corona e con l’approvazione di tutti diventa il nuovo patesi di Lagash.

Passano i mesi e gli anni e sotto la guida di Nippur, Lagash ritorna a essere la grande città-stato dalle bianche mura del passato, dopo guerre, carestie e briganti, ma anche periodi di abbondanza e nuove alleanze, finalmente Lagash ritorna prospera e in grado di difendersi, con campi fertili, mura solide, commercio florido e un buon esercito a difenderla. Nippur è così in grado di poter lasciare la sua  amata città e passare la corona a Lamir suo generale e braccio destro. Salutato da tutti gli abitanti di Lagash, che lo festeggiano e lo ringraziano per tutto quello che lui ha fatto per loro, Nippur riprende le strade della Sumeria in cerca di nuove avventure.

Così si conclude la lunga saga di Nippur di Lagash, l’Errante e l’Incorruttibile, che finisce come è iniziata, con il nobile Nippur che percorre le strade impolverate della sua terra avendo come tetto un cielo di stelle e vivendo avventure di vario tipo. I disegni presentano tratti omogenei, e nonostante il passare del tempo e i vari cambiamenti di disegnatori, l’anatomia dei personaggi, gli sfondi e l’ambientazione del mondo antico che vi è rappresentato, è rimasta pressoché identica, come se dietro a ogni disegno ci fosse un unico tratto. Grazie alla sapiente sceneggiatura di Robin Wood, la saga di Nippur, si può leggere nella sua interezza ma anche a episodi singoli, in quanto anche se essi erano parte di un epopea unica, ogni capitolo ha la sua avventura a sé. Un altro esempio di scuola Argentina che ha fatto e fa sognare gli appassionati.

alla prossima

by Marco Talparius Lupani

Gilgamesh attraverso i secoli

Dopo aver precedentemente accennato, del fumetto franco-belga, e in particolar modo di Valerian e Laureline, di cui presto nelle sale cinematografiche avremo modo di vedere un adattamento per il grande schermo; mi è venuta in mente un idea che da un po’ di tempo mi stava ronzando per la mente, riscoprire pian piano fumetti che non appartengono solo al panorama del manga Giapponese e del comics made in U.S.A. che la maggior parte dei lettori di fumetti conoscono, ma ogni tanto commentare anche opere provenienti anche da altri paesi, come i fumetti franco-belga, quelli sudamericani, e anche delle opere italiche per citarne alcuni. La serie a fumetti di cui vogliamo parlare oggi è quella di Gilgamesh, creata dalla matita di Lucho Olivera e dai testi della sceneggiatura del paraguaiano Robin Wood; pubblicata alla fine degli anni ’60 primi anni ’70 in Argentina e poi successivamente pubblicato in altri paesi  del Mondo tra cui l’Italia, nel nostro paese venne pubblicato diviso in episodi dal settimanale Skorpio e poi raccolto in un volume dalla casa editrice Euracomix. Il tema trattato di Gilgamesh si ispira liberamente alla leggenda del popolo dei Sumeri riguardante la storia di un Re divenuto Immortale per volere degli Dei, chiamato appunto Gilgamesh, anche se nata come serie di fantascienza, riesce con maestria a fondere anche altri generi, come il fantasy, l’horror il noir e il fumetto d’azione.

Alba dei tempi, nel pieno centro della regione della Sumeria, nella Città-Stato di Uruk governa con saggezza il Re Gilgamesh, grazie alla sua guida la città di Uruk conosce un lungo periodo di pace e di prosperità, ma essendo senza discendenza egli comincia a temere per il futuro del suo popolo. Un aiuto inaspettato giunge dalle stelle, infatti Gilgamesh per tutta una serie di circostanze, dopo aver aiutato un extraterreste, ottiene l’immortalità. Per un periodo, grazie a questo dono, Gilgamesh continua a regnare su Uruk, ma col passare degli anni, la popolazione comincia a temere questa sua “longevità”, infatti egli solo a pochissimi suoi fidati, ha confessato di essere divenuto immortale come gli Dei. Notando che il suo popolo lo stava guardando sia con timore reverenziale che con malcelato sospetto, egli abbandona la sua città e la popolazione al loro destino, cominciando a esplorare il mondo intero. Passano i secoli, Gilgamesh consapevole di questa sua condizione, non rivela a nessuno di essere un immortale, per evitare che la gente lo guardi come fosse un figlio del demonio e anche per evitare di diventare una specie di cavia da laboratorio. Per tutta la sua lunga vita egli si tiene ai margini della storia, come spettatore al fianco dei grandi personaggi che si sono via via susseguiti nel grande teatro della vita, a volte anche per consigliare. Lo vediamo così apparire in Francia, durante la rivoluzione francese, oppure durante la guerra civile americana, nel periodo rinascimentale europeo, e alla corte dei mandarini. I secoli si susseguono fino ad arrivare ai giorni nostri, quando le nazioni si scontrano in una terribile guerra nucleare, causando la completa distruzione del genere umano e di tutte le forme di vita del pianeta. Essendo immortale, Gilgamesh riesce a sopravvivere al terribile olocausto e, temendo di essere l’unico essere umano rimasto in vita sulla Terra, pian piano impazzisce di dolore, finché, nel suo girovagare solitario per i deserti radioattivi, incappa in una base di lancio inaspettatamente intatta con un’astronave pronta alla partenza, infatti alcuni scienziati avendo intuito che lo scoppio della guerra e il massiccio utilizzo di armi nucleari, avrebbe reso invivibile il pianeta Terra, avevano provveduto ad allestire un astronave in cui erano stati collocati alcuni neonati in ibernazione, che avrebbero provveduto a far rinascere l’umanità; cogliendo questa nuova opportunità, Gilgamesh si mette alla guida dell’astronave e lascia il pianeta ormai diventato una landa sterile e radioattiva, e dopo un lungo peregrinare atterra in un nuovo mondo incontaminato, qui risveglia i neonati ibernati e crea una colonia dove essi potessero poter vivere e crescere senza pericoli alcuni; con il passare degli anni, Gilgamesh assume il ruolo di “padre” della nuova umanità, ed è così che lo definiscono e lo chiamano non solo i primi umani risvegliati, ma anche i loro discendenti che si susseguono con l’avanzare delle generazioni. Però ad un certo punto Gilgamesh, si rende conto che, anche se grazie alla sua saggia guida la nuova umanità sta crescendo e sviluppandosi in armonia con tutto ciò che la circonda e senza incorrere negli errori degli abitanti della vecchia Terra, i figli della nuova umanità sono completamente dipendenti dalla sua guida e presenza. Egli decide così di partire e lasciare i “suoi figli” per poterli sorvegliare e proteggere a distanza così che finalmente possano cresce da soli. Mentre è impegnato nel suo ruolo di “custode”, scopre che nello spazio si sono formate due grandi fazioni comprendenti varie razze aliene, in lotta tra loro per il dominio completo della galassia. Gilgamesh, consapevole che tale conflitto potrebbe giungere anche sul pianeta dei suoi protetti, si schiera con una delle due fazioni, e dopo una lunga e sanguinosa guerra spaziale, riesce a sconfiggere tutti i suoi nemici, anche quelli interni e a fermare finalmente il conflitto, ma non volendo il potere che gli deriva da questa sua vittoria, come spinto da una specie di istinto o di voce interiore che lo reclama, Gilgamesh si dirige verso un pianeta completamente deserto, dove spicca una specie di enorme obelisco. Giunto davanti a tale costruzione, davanti a lui si palesano altri uomini, che gli confidano che anche loro sono immortali come lui e che da milioni di anni hanno assunto il ruolo di “Guardiani” dell’universo per vegliare su tutto il creato, e che, vedendo le sue gesta, lo hanno chiamato a sé per offrirgli di unirsi a loro e prendere il posto che gli spetta di diritto. Gilgamesh accetta e diviene così il guardiano e padre dell’umanità fino alla fine dei tempi.

 

Per ampliare l’idea di “Immortalità” del personaggio creato da Wood e Olivera, appaiono anche altri personaggi come Nippur di Lagash, Dago e Martin Hel, sia nella serie regolare di Gilgamesh, che nelle serie dedicate ai personaggi stessi, creati anche essi dalla maestra di Wood; così facendo, essendo serie ambientate in varie epoche storiche differenti, sono riusciti a rendere Gilgamesh “Immortale” sotto ogni punto di vista, grazie a una trama che parte dall’idea originale di sfruttare il mito dell’Immortale creato da Wood, e grazie anche ai meravigliosi disegni di Olivera che in ogni episodio ci regalano un’opera unica e mai ripetitiva, rendendo Gilgamesh una storia che, nonostante i decenni passati dalla sua prima edizione, resta un’opera tutt’ora odierna e intrigante sotto ogni aspetto.

By Marco Talparius Lupani

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