Sellano: inaugurato il ponte tibetano più alto d’Europa, un’attrazione mozzafiato per rilanciare il turismo

Un’opera ingegneristica unica nel suo genere: il ponte tibetano di Sellano, in Umbria, è stato inaugurato il 25 marzo 2024 e si fregia del titolo di ponte tibetano più alto d’Europa, con i suoi 175 metri di altezza dal fondovalle.

Un’esperienza da brivido: 517,5 metri di lunghezza sospesi nel vuoto, con una vista mozzafiato sulla Valnerina e sul fiume Vigi. Il ponte è realizzato in acciaio e legno e presenta una particolarità: è in salita, con un dislivello di 68 metri tra le due stazioni.

Un progetto per la rinascita: il ponte tibetano di Sellano nasce con l’obiettivo di rilanciare un territorio duramente colpito dal sisma del 2016. Un’attrazione turistica unica nel suo genere che, si spera, possa portare nuova linfa vitale alla Valnerina.

Sicurezza e adrenalina: per attraversare il ponte è necessario indossare casco, imbracatura e guanti. Il tempo di percorrenza è di circa 30-45 minuti, durante i quali si può godere di una vista panoramica davvero suggestiva.

Un investimento per il futuro: il costo del ponte, 1,5 milioni di euro, è stato finanziato dal Pnrr. Un investimento importante per il futuro del territorio, che punta a un turismo sostenibile e di qualità.

Non solo il ponte tibetano: Sellano e la Valnerina offrono ai visitatori anche altri borghi incantevoli, paesaggi incontaminati e attività all’aria aperta. Un luogo ideale per una vacanza all’insegna del relax e dell’avventura.

Narni Comics & Games 2016

Arriva dal 2 al 4 settembre 2016, un evento tutto dedicato al fumetto e ai giochi, nel centro dell’Italia:  Narni Comics & Games che si svolgerà nella suggestiva atmosfera della cittadina umbra, tra Palazzo degli Scolopi, Museo Eroli e Teatro Giuseppe Manini. Un evento culturale che coinvolge il mondo del fumetto, della musica, della pittura, della scrittura e di tutto ciò che è arte; ci sarà infatti una mostra mercato e ancora conferenze, incontri, scouting, corsi di fumetto, ma anche il live painting.

Narni è una location perfetta per questo genere di iniziative: dopo tutta la bellezza della cittadina umbra attrasse l’attenzione dello scrittore Clive Staples Lewis, autore dei sette libri de Le Cronache di Narnia, scritti tra il 1950 e il ’60, che diede il nome della sua magica terra di Narnia ispirandosi proprio ai luoghi della Narnia romana sulla via Flaminia.  La magica Narnia dai molti fiumi, infatti, viene sempre rappresentata in cima a una collina che domina una valle dove scorre il fiume.

Narni Comics & Games, che festeggerà i 55 anni di Zagor e i 30 di Dylan Dog, è un evento importante per Narni e per l’Umbria: “C’è grande soddisfazione in tutti noi – ha detto l’assessore Giombolini – per la qualità dell’evento, garantita da personaggi di primissimo piano nel panorama nazionale, alcuni dei quali residenti ormai da anni in città… il percorso fumettistico iniziato anni fa e rinnova un evento che ha grande richiamo a livello locale, regionale e nazionale”.

Saranno circa trenta gli autori di fumetti a livello nazionale e internazionale, la maggior parte della scuderia Bonelli, che presenteranno i loro lavori ed eseguiranno disegni dal vivo.  Presso il Teatro Comunale sarà organizzata una mostra su Dylan Dog che festeggia con tavole originali di quattro disegnatori e una mostra di pittura di un giovane artista emergente, Beppe Stasi. Altra importante grande mostra sarà dedicata a Stefano Andreucci, disegnatore che vive a Narni e che esporrà le tavole originali di tutti i suoi lavori, da quelli per la SBE a quelli per la casa editrice francese Delcourt. Presente all’edizione 2016 anche il nuovo copertinista che prenderà il posto di celebre Gallieno Ferri, creatore grafico di Zagor e suo copertinista per 55 anni, scomparso ad aprile.

Verrà inoltre testato il nuovo gioco di Zagor che sarà in vendita a Lucca Comics & Games. Ci sarà anche la Scuola Romana dei Fumetti, tra cui la disegnatrice Disney, Arianna Rea, e i cui autori si esibiranno in dimostrazioni dal vivo, mentre nel cortile di Palazzo dei Priori si allestirà un’ area ragazzi con laboratori gratuiti per i tre giorni dell’evento

Per info: facebook.com/Narni-Comics-Games-1479880538955125/

Narni sottotteranea

Immaginatevi un pittoresco centro storico, con un’atmosfera medievale, strette stradine, piazze incantevoli e antiche botteghe, che si staglia come la perfezione di un borgo umbro. Questa è Narni, un gioiello incastonato in una vallata verde smeraldo. Ma Narni non è solo ciò che si può vedere sulla superficie, nasconde un mondo sotterraneo affascinante e misterioso che affascina e incuriosisce ogni visitatore.

Nel sottosuolo della cittadina insiste infatti un intricato complesso di ambienti ipogei che è stato utilizzato in diverse epoche, anche molto antiche. Alcuni di questi cunicoli possono essere visitati, mentre altri rimangono inaccessibili al pubblico. La migliore maniera per scoprire questo affascinante mondo segreto è attraverso una visita guidata. Ma non tutto ciò che si trova sotto la terra è bello e affascinante: alcuni ambienti dei sotterranei di Narni venivano utilizzati come tribunali dell’Inquisizione. Il Sant’Uffizio aveva infatti una sede nella Narni Sotterranea, dove venivano interrogati gli “eretici” o presunti tali. Aggiungendo un’atmosfera ancora più angosciante a questa storia, alcuni documenti ritrovati negli Archivi Vaticani indicavano questi ambienti come “Stanza dei Tormenti”.

Un passaggio segreto collega questa stanza ad una cella, le cui pareti sono ancora oggi incise con suppliche, testimonianze e messaggi degli imprigionati. Alcuni di essi sono veri e propri codici, simboli che non sono ancora stati completamente decifrati. Alcuni vedono in questi simboli tracce di misteri massonici o alchemici, altri evocazioni demonic, altri ancora credono che siano una combinazione di tutte queste cose. Il prigioniero più celebre che ha occupato questa cella fu Giuseppe Andrea Lombardini, colui che ha lasciato molti dei simboli alchemico-massonici ancora visibili oggi.

Grazie agli studi su questa cella sono stati scoperti anche la cripta di Santa Maria Maggiore, risalente al XII secolo, e l’abside di quella che un tempo era la cattedrale di Narni. Tra gli altri luoghi “celebri” c’è la splendida Chiesa di San Domenico, con affreschi straordinari del XII secolo. Tra le numerose cisterne per l’acqua spicca la profonda Cisterna del Lacus. Inoltre, è possibile ammirare una porzione dell’acquedotto romano della Formina, del I secolo d.C., che si estende per ben 13 chilometri sotto terra. In modo curioso, proprio qui si trova il punto centrale d’Italia, chiamato Ponte Cadorna, che si trova equidistante dai confini settentrionale e meridionale del paese.

I sotterranei di Narni sono un luogo carico di storia e magia, un mondo sommerso che offre una prospettiva unica sulla vita e sui misteri del passato. Una visita a questo affascinante borgo umbro è un viaggio nel tempo che non deluderà mai le aspettative di coloro che sono affascinati dalla storia e dalla bellezza nascosta.

Narni VS Narna. L’amicizia di C.S. Lewis e J.R.R. Tolkien

C’era una volta una magica città chiamata Narnia. Sì, perché Narnia è il nome antico in latino dell’attuale Narni, uno splendido comune ubicato in Umbria. Questo luogo incantevole, situato nel cuore dell’Italia, rappresenta il meglio che la nostra terra può offrire: sorge infatti su una collina, a un’altitudine di 260 metri, ed è considerata uno dei borghi più suggestivi dell’intera regione umbra. La storia di Narni è ricca di avvenimenti: è abitata fin dal periodo Paleolitico e, nel primo millennio a.C., gli Osco-Umbri si stabilirono proprio lì chiamando il loro insediamento Nequinum. Successivamente, Narni cadde presto sotto il dominio dell’Impero Romano e il nome del borgo venne cambiato da Nequinum a Narnia, facendo parte del regno. Nonostante le prime notizie sulla città risalgano al VI secolo a.C., è solo nel Medioevo che Narni ha subito una trasformazione, assumendo l’aspetto attuale che ammiriamo oggi. Questa perla architettonica, capace di far sognare ogni viaggiatore, ha persino conquistato il famoso scrittore C.S. Lewis.

Il suo capolavoro, “Le Cronache di Narnia”, è una serie di romanzi high fantasy ambientati principalmente propro in una terra immaginaria chiamata, appunto, Narnia. Pubblicata tra il 1950 e il 1956, questa serie di romanzi è stata tradotta in 47 lingue e ha venduto oltre 100 milioni di copie, diventando una delle opere letterarie più popolari del XX secolo ispirando una serie di film cinematografici. I romanzi, pur narrando una storia fantastica. secondo la critica letteraria, rappresentano una trasfigurazione del messaggio cristiano attraverso l’uso di forti simboli esoterici.

Ma come è arrivato C.S. Lewis a tutto questo?

Il grande scrittore, una delle menti più illuminate della seconda metà del Novecento, era nato a Belfast nel 1898 ed era stato fortemente influenzato da un incontro particolare che aveva generato una grande amicizia: John Ronald Reuel Tolkien, il futuro autore de “Il Signore degli Anelli” trovo proprio in Lewis un amico con cui condividere un triste passato comune. Sia l’autore di Narnia che il Professore di Arda, che era sei anni più grande di Lewis, avevano perso prematuramente la madre: un accadimento in “comune”  che per Tolkien si risolse nel conforto nella fede: entrambe le famiglie avevo radici cristiane, sebbene cattoliche per Tolkien e protestanti quella di Lewis. Inoltre entrambi avevano combattuto nella Grande Guerra, in prima linea sul fronte occidentale e ambedue avevano un profondo interesse per la mitologia e la letteratura Tolkien probabilmente era una sorta di fratello maggiore per Lewis: inizialmente, questa somiglianza aveva suscitato in Lewis una certa diffidenza, come scrive ironicamente nella sua autobiografia “Surprised by Joy” (pubblicata nel 1955):

“Alla mia venuta in questo mondo mi avevano (tacitamente) avvertito di non fidarmi mai di un papista, e (apertamente) al mio arrivo nella facoltà di inglese di non fidarmi mai di un filologo. Tolkien era entrambe le cose”.

Ma è proprio questo “papista” e “filologo” – Tolkien – a spalancare le porte di una nuova comprensione del Cristianesimo che Lewis aveva rifiutato nell’adolescenza, proprio a partire dai vecchi miti pagani i quali, secondo Tolkien, parlano tutti di morte e resurrezione.

Per Lewis, è stata una vera illuminazione. È la nascita di una compagnia esclusiva chiamata “Inklinks”, molto più di un salotto letterario, ma un legame di artisti che ha segnato la vita culturale britannica dagli anni ’30 agli anni ’50.

Nel settembre del 1931, l’opportunità si presenta durante una lunga conversazione notturna con Tolkien, Charles Williams (autore del celebre “The Place of the Lion”) e Hugo Dyson. Tolkien suggerisce a Lewis che il Cristianesimo può essere considerato come l’unica verità in grado di riassumere, comprendere e sciogliere i miti pagani e le credenze degli antichi. Alla luce di queste considerazioni, il Cristianesimo inizia ad apparire agli occhi di Lewis non solo come una religione o una filosofia, ma come il “riassunto e l’attualizzazione” di tutti i miti e le culture preesistenti, come egli stesso scrive in “Surprised by Joy”. Dopo una settimana, Lewis comunica ai suoi amici la sua conversione. E ciò che interessa a Lewis è il Cristianesimo che lui stesso non si stanca di “propagandare”, quello che ha avuto un significato particolare nella sua vita: riconoscere il significato del giusto e dell’ingiusto e la legge morale che è inscritta nel cuore di ogni uomo.

Ed è proprio questo che è facile riconoscere nelle “Cronache di Narnia“, che sono ricche di leggende gotiche e magie appartenenti al Bene e al Male, nonché di prove di iniziazione attraverso cui i quattro fratelli protagonisti riscoprono se stessi, liberando il regno di Narnia dalla tirannia della Strega Bianca.

Potrebbe sembrare che tutto questo abbia poco a che fare con la nostra amata cittadina Umbra storia, se non fosse che prove recenti hanno dimostrato l’interconnessione tra la cittadina di Narni, la sua Rocca e la saga fantastica creata da C.S. Lewis. Walter Hooper, segretario e biografo di C.S. Lewis, ha rivelato che l’autore aveva trovato il nome “Narnia” consultando il suo atlante Murray’s Small Classical Atlas, edizione G.B. Grundy del 1904, che aveva acquistato mentre leggeva i classici con il suo istitutore Kirkpatrick presso Great Bookham. A pagina 8 di questo atlante si trova una mappa dell’Italia con iscrizioni in latino. Lewis aveva sottolineato il nome di una piccola città chiamata Narnia semplicemente perché amava il suono di quella parola. Narnia, o “Narni” in italiano, si trova in Umbria, a metà strada tra Roma e Assisi, come si legge nella sua biografia del 2002 “C.S. Lewis: A Biography”. In effetti, Narni ha sempre avuto un’atmosfera magica. Esiste persino una leggenda che narra di un’alleanza tra Narni e Perugia: le due città si unirono per sconfiggere un mostruoso grifone, che venne ucciso da entrambe. La pelle di questo animale mitologico fu ottenuta da Narni, mentre Perugia conservò le ossa. Ecco perché il simbolo di Narni è un grifone rosso, mentre quello di Perugia è bianco.

Il mistero della mummia di Narni

Inoltrandosi nella splendida cittadina umbra di Narni, tra i numerosi punti di interessi storici (e fantastici) non si può non visitare la sezione archeologica del Museo di Palazzo Eroli. Questo istituto offre ai propri ospiti diverrsi reperti provenienti dal passato, tra cui le zanne di un Elephas Antiqus e alcuni oggetti provenienti dall’Egitto. Questi manufatti, che al primo sguardo sembrerebbero incongruenti con il luogo ove sono espositi, sono stati donati al Comune di Narni da Edoardo Martinori, uno studioso che li aveva ritrovati nella necropoli di Edfu sulle rive del Nilo all’inizio del Novecento.

Tra questi reperti si trova anche la mummia di una giovane ragazza nubiana vissuta tra il II e il I secolo a.C., la quale, secondo Vittorio Sgarbi, potrebbe essere stata l’ispirazione per il personaggio di Aida nell’opera di Verdi. I resti della ragazza sono custoditi in un sarcofago ligneo decorato che apparteneva a Ramose, un sacerdote del tempio di Horo ad Edfu, scoperto dall’archeologo Auguste Mariette nella metà dell’Ottocento.

La storia di questa giovane donna egizia è stata oggetto di interesse e dibattito.

A lei è stato dedicatto fumetto intitolato “Aida nel sarcofago di Ramose” basato sugli studi scientifici condotti dall’egittologa Edda Bresciani. Inoltre, il programma televisivo Rai “Voyager”, condotto da Roberto Giacobbo, ha prodotto una puntata proprio dedicata alla ricerca delle vere origini di questa insolita mummia. Come e perché il corpo della giovane donna nubiana è finito nel sarcofago del sacerdote egiziano rimangono domande senza risposta. È possibile che ci sia qualche legame tra il nome di Ramose e quello di Radamès, il capitano delle Guardie protagonista dell’opera di Verdi, ma al momento non ci sono prove concrete per confermare o smentire tale teoria.

Il Grifone di Narni

L’antico simbolo del grifone, con la testa di uccello e il corpo di leone, è stato posto da Dante nel Paradiso come simbolo della chiesa. Tuttavia, questo emblema è diventato particolarmente importante per la cittadina umbra di Narni, una città dell’Umbria… ma anche per Perugia, la sua storica, acerrima nemica

Infatti, una delle leggende più note relative alla splendida città di Narni risale al periodo medievale. Si racconta che tra Perugia e Narni avesse trovato dimora un terribile grifone, e nonostante le due città fossero in guerra tra loro, si coalizzarono per combattere questa creatura. Quando il grifone fu ucciso, le due città divisero le sue parti come trofeo: a Narni toccò la pelle, mentre a Perugia furono assegnate le ossa. Proprio per questo motivo, il Grifone di Perugia è raffigurato come bianco nella simbologia, mentre quello di Narni è rosso.

Lo stemma della città di Narni, concesso con Decreto del Presidente della Repubblica il 12 ottobre 1951, viene descritto come segue: “su sfondo argento, presenta un Grifone rosso con la lingua dello stesso colore.”

Il misterioso tesoro di Narni

I turisti in visita nella suggestiva cittadina di Narni, precisamente nella contrada Santa Lucia, dopo aver percorso un lungo e suggestivo sentiero in mezzo al bosco,  certamanete si troveranno dinnazi ad un vecchio ponte. Fatto costruire da Cocceio Nerva nel lontassimo I secolo d.C., questa costruzione, chiamata “Ponte Cadorna”, faceva parte dell’acquedotto della Formina, che permetteva di portare acqua dalla città di Narni alle varie sorgenti delle colline circostanti.

A questo antico ponte, è legata una leggenda, viva ancor’oggi.

La leggenda del Ponte Cardona racconta di un favoloso tesoro. Un anziano frate mendicante del convento di Sant’Ubaldo era solito scendere a piedi dal monte ogni giorno per raggiungere Narni e raccogliere le poche offerte necessarie a vivere per lui e i suoi confratelli. Ogni giorno, un certo Giovenale, che abitava vicino a Ponte Cardona, se vedeva che il sacco del frate vuoto, gli offriva del pane e lo ristorava con acqua o vino. Ma un giorno, Giovenale non scorse l’anziano sacerdote ma un frate giovane con una vecchia sacca sulle spalle: non ci volle molto a capire che il vecchio “amico” era purtroppo volato in cielo. Profondamente addolorato, quella stessa notte, l’uomo sognò il “suo” frate che gli rivelò di un tesoro proprio sotto il ponte, esattamente al centro dell’arco.

“Mille e più monete d’argento dell’era di Marco Cocceio Nerva, l’imperatore nato a Narni, oggetti d’oro e pietre preziose in quantità sufficiente per renderci ricchi come tutti i nobili della zona messi insieme”.

Quella stessa notte, Giovenale iniziò a scavare e dopo un’ora la pala toccò un oggetto metallico! Con ancora più fervore, continuò a scavare, ma improvvisamente il cielo si oscurò e gli animali del bosco cominciarono a scappare in ogni direzione, mentre una pioggia intensa faceva traboccare il piccolo torrente. Giovenale si salvò per miracolo aggrappandosi al ramo di un albero e improvvisamente tutto tornò come prima, ma la buca che aveva faticosamente scavato si era completamente riempita. Fu allora che l’uomo si ricordò delle ultime parole del sogno:

“Se trovi il tesoro, è tuo, ma non ti appartiene”.

Giovenale capì che, se lo avesse trovato, doveva condividerlo con gli altri, perché ci erano molte cose da fare e ciò che non mancava erano i poveri. Venuta la notte, tornò sotto il ponte e scavò nuovamente una grande buca, proprio nel punto in cui oggi ne esiste una. Si racconta quindi che Giovenale trovò il tesoro e seppe dividerlo con gli altri, ma secondo alcuni, il tesoro di Ponte Cardona è ancora lì.

Narni tra storia e Leggende

Narni è un’antica cittadina medievale situata in provincia di Terni. Il suo centro storico è un vero gioiello caratterizzato da viette pittoresche, scorci suggestivi, scalinate e piazze affascinanti, oltre a tipiche botteghe. Questa città si trova nel cuore del Bel Paese e offre bellezze naturali e culturali, ma anche un paesaggio sotterraneo misterioso e affascinante. Grazie al territorio, al clima favorevole e alla tradizione agricola, le Terre di Narnia vantano una vasta gamma di prodotti gastronomici di alta qualità che caratterizzano la cucina locale.

La storia di Narni si mescola con la leggenda.

L’area intorno alla città era abitata già nel Paleolitico, come dimostrano i ritrovamenti nelle grotte presenti nel territorio. Si stima che l’insediamento abbia circa 2700 anni e che sia stato chiamato Nequitum nell’antichità. Nel 300 a.C., Narni divenne di interesse per Roma, che cercò di assediarla con il console Quinto Appuleio Pansa. Nonostante la posizione impervia della città, ci volle più di un anno per conquistarla. Solo grazie al tradimento di due abitanti locali, i Romani riuscirono ad entrare all’interno delle mura. Da quel momento, la città divenne una colonia romana e un centro strategico lungo la via Flaminia. I Romani cambiarono il nome della città da Nequitum a Narnia, prendendo spunto dal fiume vicino (l’attuale Nera). Non si hanno molte informazioni sulla città durante questo periodo, ma si ritiene che abbia avuto un ruolo di rilievo durante le prime due guerre puniche. Recentemente è stato scoperto un sito archeologico che sembra essere un cantiere navale romano lungo il fiume Nera, vicino alla frazione di Stifone, dove un tempo si trovava il porto della città romana.

Durante il Medioevo, Narni divenne un libero comune e fu poi incorporata nello Stato della Chiesa. Tuttavia, la città mantenne la sua identità autonoma dopo l’unificazione italiana. La Narni moderna ha avuto un’evoluzione separata nella pianura sottostante, attratta dall’importanza del fiume e della ferrovia. Lo sviluppo industriale di Narni ebbe inizio alla fine dell’Ottocento.

Una leggenda narnese racconta che, in epoca medievale, tra Narni e Perugia vivesse un Grifone. Le due città, in guerra tra loro, si unirono per sconfiggerlo. Dopo averlo ucciso, Perugia si tenne le ossa del Grifone (bianche) e Narni la pelle (rossa). Questa leggenda spiega perché il Grifone di Perugia sia bianco e quello di Narni rosso.

Non è noto con precisione quando Narnia abbia cambiato il suo nome in Narni, ma è probabile che sia avvenuto gradualmente a partire dal XIII secolo, diventando effettivo dopo la Rivoluzione francese. Tuttavia, fino alla fine del XIX secolo, si trovavano ancora iscrizioni e scritte ufficiali con l’antico nome di Narnia. È proprio da questo antico nome che C.S. Lewis trasse ispirazione per la sua eccezzionale saga letteraria “Le Cronache di Narnia”. Infatti, la serie di romanzi, tradotta in numerose lingue e venduta in milioni di copie, ha radici in Italia e, più precisamente, a Narni:Lewis trovò il nome antico di Narnia su un’antica mappa geografica latina.

I misteri della Rocca Albornoziana di Narni

La Rocca Albornoziana di Narni è una magnifica fortezza situata sul Monte Maggiore che domina la città di Narni, la Via Flaminia e offre una vista panoramica sulle Gole del Nera. Costruita nel XIV secolo per ordine del Cardinale Albornoz, durante il periodo della cattività avignonese, la Rocca Albornoziana è un luogo da non perdere se si visita l’Umbria. Si può raggiungere a piedi attraverso la caratteristica Via del Monte, partendo da Piazza Garibaldi. La costruzione della Rocca iniziò nel 1367 su progetto di Ugolino di Montemarte o Matteo Gattapone. Secondo una vecchia tradizione, fu edificata sui resti di una struttura costruita da Federico Barbarossa e in precedenza ospitava un monastero di Clarisse e una torre.

La Rocca Albornoziana segnò il declino dell’autonomia della Civitas di Narnia. Fu parte di un ampio sistema difensivo voluto dall’Albornoz per controllare il territorio di collegamento tra Perugia, Terni e Amelia, nonché per dominare la Via Flaminia e la strada verso Orte e il Lazio.

Nel corso dei secoli, la Rocca fu dimora di papi, cardinali e condottieri. Fu conquistata da Pandolfo Malatesta nel 1396, ma presto ritornò sotto l’influenza dello Stato Pontificio. Nel 1527 subì distruzioni durante il sacco di Roma e nel 1789 fu danneggiata dalle truppe francesi. Solo nel 1860 il generale Luigi Masi della Brigata Umbra riuscì a riportarla nelle mani del Regno d’Italia. Nel 1906 la Rocca fu acquistata dal principe russo Mestschezsy, che la tenne fino al 1972, quando passò di proprietà a una famiglia romana. Oggi la Rocca Albornoziana è di proprietà del Comune di Narni.

La struttura della Rocca è circondata da un fossato e da una doppia cinta di mura quadrangolari con quattro torrioni fortificati. All’interno si trova un cortile con una cisterna e una cappella accessibile attraverso due eleganti portali. Una scalinata conduce al piano nobile, dove è stato allestito un museo che ricrea l’atmosfera medievale del XIV secolo. La torre principale, chiamata maschio, dispone di una scala a chiocciola in pietra che porta alla terrazza superiore e agli ambienti dei vari piani.

Leggende e Fantasmi della Rocca Albornoziana

Negli ultimi anni, ci sono state segnalazioni di presunte presenze paranormali all’interno della Rocca, attirando l’attenzione degli esperti acchiappafantasmi. Questi moderni indagatori dell’occulto, che dispongono di strumenti sofisticati per investigare sulla presenza di spiriti, hanno recentemente esaminato la Rocca degli Albornoz di Narni per verificare se fosse veramente abitata da fantasmi, come da tempo si sosteneva. Le ricerche sono durate diversi giorni e notti, con la collaborazione della società che attualmente gestisce il complesso medievale.

L’eventuale presenza di spiriti sulla Rocca potrebbe derivare dalla sua antica fondazione: il maniero infatti sorge sopra l’antichissima Fonte Feronia. Proprio scavando sottoterra è emerso uno degli aspetti che ha suscitato interesse nella rocca: i cunicoli sotterranei che collegavano il corpo centrale al bastione esterno, dino all’avamposto e alla Piazza dei Priori.

Tornando ai nosti cercatori di spiriti, durante un sopralluogo, i ricercatori dell’EPAS (Ente per la ricerca del paranormale e analisi scientifica) hanno confermato che potrebbero esserci entità paranormali all’interno della Rocca. Durante le ricerche, sono state scattate sei foto con appositi strumenti fotografici. In due di esse, secondo gli esperti, sono visibili figure considerate “anomale”. Ad esempio, in una foto, si può notare la presenza di una figura simile a un velo o a delle ali in una stanza al piano superiore. In un’altra foto, scattata nella sala delle armi, si può vedere la parte inferiore di un busto con due gambe in movimento. Le altre foto sono offuscate e quindi più soggette a diverse interpretazioni. Non è chiaro a chi appartengano queste presunte presenze o cosa significhino esattamente. Tuttavia, le foto potrebbero confermare la presenza di entità paranormali nell’antica Rocca. Sebbene si possa dubitare di tutto ciò, queste evidenze scientifiche e parascientifiche offrono dei motivi in più per credere alle caratteristiche paranormali di questo luogo ricco di storia.

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