Ultimate Spider-Man contro I Sinistri 6

Tanta avventura e sempre nuove sfide aspettano il giovane Parker nella quarta stagione di Ultimate Spider-Man contro I Sinistri 6 al debutto su Disney XD (canale disponibile in esclusiva su Sky) il prossimo lunedì 20 giugno.  utti i giorni dal lunedì al venerdì alle 19:00 gli adrenalinici episodi aspettano i telespettatori di Disney XD che vedranno un inedito ed eroico Spider-Man reclutare un nuovo team per combattere i suoi più acerrimi nemici Doc Ock, l’Hydra e I Sinistri 6 che si coalizzano per distruggere lui e lo S.H.I.E.L.D. Per sconfiggerli Spider-Man ha bisogno di una nuova squadra speciale, formata da ragni: l’Agente Venom, Iron Spider, Kid Arachnid e Scarlet Spider! A Spider-Man serviranno tutto il suo potere, tutta la sua conoscenza e tutti i suoi amici per fermare I Sinistri 6 e l’Hydra.

Sfide all’ultimo respiro che continuano anche fuori dal piccolo schermo con incredibili e divertenti giochi disponibili sul sito http://marvelkids.disney.it/spiderman, come La Vendetta di Venom, Goblin semina il Panico e Una Spia nel Laboratorio dove grandi e piccoli possono interpretare l’eroico Peter Parker per aiutare i suoi amici, salvare la città dalla distruzione e catturare i cattivi!

Cinema & Fumetto: uno strano rapporto

 Riflessione sul rapporto cinema, fumetto e immaginazione. Se si consulta Wikipedia e nella stringa “Cerca” si inserisce il nome di un eroe del fumetto come Spiderman, qualche secondo dopo si carica una pagina web sulla quale viene visualizzato il seguente messaggio: “Questa è una pagina di disambiguazione per orientarsi tra voci omonime o dal titolo ambiguo” e subito sottostante “Il termine Spider-Man o Uomo Ragno può riferirsi a: Fumetti, Cinema, Serie Tv di animazione, Videogiochi, Altro”.

Non è un’eresia affermare che il fumetto sia sempre stato elemento di grande ispirazione per il cinema fornendo, in un certo senso, una sorta di sceneggiatura pronta all’uso. Se consideriamo il cinema come una “narrazione per immagini” ci rendiamo conto di quanto questa definizione sia assimilabile a quella del fumetto stesso. Entrambi i media sono costituiti da linguaggi che fanno uso di immagini statiche,per quanto riguarda il fumetto, e in movimento per quanto riguarda il cinema. E’ proprio quest’ultimo ad attingere spesso alla fonte fumettistica in fase di realizzazione, attraverso l’uso degli “storyboard”, i quali non sono altro che una sorta di fumetto privo di dialoghi utilizzato dal regista per avere un idea più precisa di quello che deve girare.

I mondi della celluloide e quello dei comics, infatti, condividono una nutrita serie di punti in comune: entrambi si affermano negli stessi anni presso il grande pubblico ed nascono come forme popolari di intrattenimento. Il primo considerato come un’ideale valvola di sfogo per l’immaginazione, il secondo, snobbato e rifiutato dalla classe intellettuale americana che lo aveva etichettato come spettacolo da “baraccone”, si è imposto col tempo, conquistandosi il titolo di grande prodotto industriale e trovando conferma e apprezzamento proprio nella massa.

Ma è la televisione che per prima accoglie i supereroi come soggetti privilegiati della propria sceneggiatura. Superman appare per la prima volta in televisione, là dove lo stesso Batman farà furore per più di trent’anni (cioè fino al colossal di Tim Burton) . Ovviamente seguono produzioni di serial tv a medio budget che vedono protagonisti i vari Spider-Man, Hulk, Superman e Flash ma, con la nascita delle nuove tecniche digitali e lo sviluppo crescente nel campo degli effetti speciali, ci si accorge che il fumetto e i supereroi vengono rappresentati meglio al cinema. Batman è il film capostipite di tutta una nuova generazione di eroi dei fumetti che, dopo di lui, sono apparsi sul grande schermo e che hanno aderito al modello narrativo tipico del genere.

L’eterno scontro tra bene e male e l’introspezione psicologica degli eroi che (come ha detto lo stesso Giardino) non hanno voglia di fare l’eroe, ma che sono portati a farlo da eventi tragici. Oggi, fumetti come Spiderman, Batman, Sin City, Hulk, Daredevil, CatWoman, IronMan, I Fantastici 4, X-Men, sono stati tutti rappresentati sul grande schermo e questo ha permesso alle nuove generazioni di conoscerli e di avvicinarsi ad un mondo che, se fosse rimasto esclusivamente su carta, magari non avrebbe mai attirato la loro attenzione.

I supereroi riacquistano, grazie al cinema, una sorta di egemonia di mercato: gadgets di ogni tipo popolano gli scaffali dei negozi, i quotidiani fanno uscire, in allegato, dvd o fumetti con le loro storie, le case di produzione di videogames progettano e mettono in commercio videogiochi di animazione. Tutto questo, accompagnato da una pubblicità alquanto pervasiva, fa registrare già nel primo finesettimana di programmazione record di incassi. Il fumetto in questo modo è in grado di filtrarsi nella nostra vita quotidiana. I bambini assumono le movenze e gli atteggiamenti tipici del loro supereroe preferito, lo emulano comprando maschere e costumi.

L’uso degli effetti speciali, di programmi di grafica, di tecniche di simulazione computerizzata rendono l’eroe, agli occhi dello spettatore, fin troppo reale evitando che egli utilizzi la sua immaginazione per produrre immagini mentali. La ragione va cercata nella stessa natura dell’immagine proiettata: un’immagine iper-reale, una visione ravvicinata sulle cose capace di aprire profondità inattese sulle scena che si susseguono una dopo l’altra sulla pellicola. La messa in scena di una realtà più reale di quella reale; l’immagine è satura dal punto di vista informativo e non richiede allo spettatore interventi di integrazione del senso o di elaborazione dei significati.

L’inibizione della creatività e la morte conseguente dell’immaginazione,  è una delle possibili ipotesi che molti studiosi hanno avanzato. Mi domando se con lo sviluppo delle nuove tecniche di grafica  da applicare alle vecchie delle forme visive, quali cinema e tv, non si sia persa realmente la capacità di usare l’immaginazione e se ci sia una sorta di “congelamento della fantasia” in atto. Se questo accadesse sul serio, il fumetto è condannato a morte? I fumettisti di domani, ovvero i bambini/spettatori di oggi, riusciranno a scrivere sceneggiature intense e coinvolgenti come quelle scritte finora?

L’Uomo Ragno – “Il segreto del vetro”

L’Uomo Ragno – “Il segreto del vetro” di Tito Faraci porta Spider-Man in Italia e lo fa attraverso la penna di uno degli autori maggiormente amati nel panorama fumettistico italiano. Giorgio Cavazzano, celebre autore della scuola disneyana, dona al simpatico arrampicamuri una nuova veste facendolo uscire dal tratto tipico dei comics per giungere a quello più morbido dei cartoon. La sceneggiatura è firmata da un’altra stella del fumetto italiano, il poliedrico Tito Faraci che nella sua carriera è passato più volte dalle avventure di Paperino e soci fino alle indagini horrorifiche di Dylan Dog.
 
“L’Uomo Ragno – Il segreto del Vetro”,è stato annunciato per la prima volta nel numero 373 dell’Uomo Ragno per poi essere presentato al grande pubblico durante LuccaComics, la più importate mostra mercato del fumetto italiana. Progetto molto interessante della Panini Comics per la Marvel, è un perfetto ibrido commerciale tra il fumetto americano ed Europeo. Si presenta in una versione brossurata, in bianco e nero.
 

L’edizione finale è divisa in due distinte parti, le prime ventidue pagine sono dedicate alle tavole della storia vera e propria, le successive ci illustrano un interessante making off dove il lettore potrà reperire i bozzetti originali di Cavazzano e stralci della sceneggiatore di Faraci.  Può far storcere il naso la scelta di condensare una trama in pochissime pagine, ma in effetti il motivo di tale compromesso editoriale si può trovare proprio nei comics americani dedicati ai supereroi, di cui le avventure di rado consumano più di venti pagine illustrate. A questa edizione, creata apposta per il pubblico delle fumetterie, è seguita una seconda, più fedele allo standard dei comics americani. L’albo non ha rilegatura, è spillato, ma soprattutto presenta un’indovinata colorazione creata da Nardo Conforti, una degli astri nascenti del fumetto made in Italy.

La storia è molto lineare, a tratti scontata. Indubbiamente Faraci ha trovato arduo condensare la sua prolifica penna in così poche pagine. Ma il risultato è comunque accattivante. Peter Parker, desideroso di prendersi una vacanza dal suo lavoro di Uomo Ragno, accetta di essere inviato dal suo direttore J.J. Jameson in Italia. Lo scopo del viaggio è di preparare un servizio sul carnevale di Venezia per il Daily Bungle. Peter, sbarca in laguna con intenzioni da turista ma non sa che si troverà ben presto di fronte un oscuro conte veneto, Alvise Gianus custode dell’arte misterica della Fabbricazione del vetro.

La penna di Faraci descrive in maniera piuttosto arguta e simpatica il carattere di Peter. Sin dalle prime battute con Jameson fino ai suoi dialoghi interiori, si risaltano le doti autoironiche del nostro arrampicamuri. Lo schema narrativo stranamente non è così originale come ci si poteva aspettare dall’autore. Vuoi anche per l’esiguo numero di pagine, la sceneggiatura presenta parecchi clichè e situazioni “già viste”. Tanto per citare il più eclatante, l’utilizzo del classico metodo del doppio scontro fra gli antagonisti, uno di “conoscenza” e l’altro di definitiva vittoria. Lo stesso conte Gianus viene descritto da un personaggio particolare, una specie di deus ex machina, avulso dal contesto della storia. Grimani, un bibliotecario, fornisce al nostro Uomo Ragno tutte le informazioni necessarie sulla vita del conte: sembra di conoscerlo talmente bene da far presagire al lettore un suo coinvolgimento “particolare” nella trama. In realtà il buon Grimani è solo un espediente creato da Faraci per informare il lettore di alcuni aspetti del conte Gianus, che difficilmente si sarebbero evinti in così poche pagine. Faraci, troppo abituato alla prolissità del fumetto italiano, sembra non riuscire ad abbandonare il suo stile tipico e sceneggiare una storia in un contesto editoriale diverso dal solito.

 

Di tutt’altra natura è il commento che si può fare alle tavole di Giorgo Cavazzano. L’autore dimostra, se ce n’era ancora bisogno, tutta la sua maestria regalando a Spidey un tratto nuovo, morbido, tipico delle tavole disegnate per la Disney. Parrebbe quasi spontaneo aspettarci l’entrata in scena di Paperinik ad aiutare il nostro sprovveduto reporter.  Le espressioni sono familiari, vive, simpaticamente inverosimili. Utilizzando sapientemente l’utilizzo del bianco e nero, le tavole di Cavazzano abbandonano la spigolosità tipica del comics americano per esaltare le linee curve della ragnatele stese sulla laguna.  Non vuole essere verosimile: questo spidey è già riassunto nell’incontro iniziale tra Peter e Jameson dalle “nuvolette” che il sigaro del direttore sprigiona nel Daily Bungle.

La localizzazione è discreta ma importante: Venezia, città natale dell’autore, eppure assente fino a questo momento dalle sue tavole, ci appare monumentale ma distaccata. Non partecipe, fredda, immobile, ma sfondo ideale che risalta ancor di più la caratterizzazione visiva dei protagonisti della vicenda. Le tavole più belle sono proprio quelle ad ampio respiro: i disegni che escono dalla schematizzazione della pagina invadendo spazi più grandi, consentono movimenti totalmente nuovi in uno spazio che sembra non rispettare le leggi della fisica. La struttura  e la genesi di ogni tavola, vengono affrontate proprio nelle ultime pagine dell’edizione dove un dietro le quinte ci introduce nello studio di Cavazzano.

Quel che resta alla fine è un’operazione bella, unica, ma paradossalmente anonima, una prova di autore a se stante, un cammeo illustrato di Cavazzano che come Castellini aveva già fatto del 95 (con Silver Surfer) cimenta la sua china al comics americano. Bello da vedere, familiare nel disegno, non altrettanto pregevole da leggere. Un volume da avere assolutamente in biblioteca più che sfogliare ripetutamente nascosto nei libri di studio.

Spiderman 3 di Sam Raimi

Una attesa durata fin troppo per questo gioiello di sfarzosità e di ingegno tecnologico.  Peter Parker è alle prese con tre nemici, l’amore per Mary Jane e il suo  egocentrismo che lo porteranno ad una scelta finale fra il bene e il male. Solo queste ultime parole indicano una storia piena di pathos, eccitazione. Degna di quel famoso viaggio dell’eroe che accompagna la costruzione di una storia ben costruita. Ogni qual volta viene proposto un personaggio che deve fare questa scelta, viviamo con spasmodica attesa la sua decisione ( Vedi il caro Luke).  Ma non è stato semplice per Raimi riuscire concentrare tutte queste emozioni in solo tre ore di film.  E tutto questo è visibile.  Il secondo tempo tende un po’ a scalare di tono, per quanto i geni dietro alla computer-grafica riescano a far restare gli spettatori sulla poltrona.

Il terzo “ Uomo ragno”  si presenta come la consacrazione del personaggio che Raimi in tutti questi anni è riuscito sapientemente a giostrare. Ne troppo eroe, ne troppo fifone, una persona semplice, come tutte, visibile in quei quadretti comici che Raimi riesce a ritagliare in ognuno dei tre film( basta stare attenti a quando Bruce Campbell fa il suo cameo all’interno del film, li è la scena comica). Dove si vede Peter alle prese con problemi reali, a volte fin troppo ( la morte dello zio, un amore non ricambiato), che gli ricordano che la vita è fatta anche di altro. Non come  “gli” altri che non avevano di che lamentarsi, uno è ricco sfondato quindi problemi non ne ha, un altro ha un lavoro, un bell’appartamentino, due genitori che stanno li da circa cinquant’anni e non ne vogliono sapere di morire.

Peter ha un stanza in affitto decadente, un lavoro precario, ( nel secondo portava persino le pizze), cioè uno che a fine mese deve fare i salti da ragno per arrivare a fine mese.

E si, sembra proprio cosi, gli assomigliamo un po’ tutti a ‘sto “ Uomo ragno “, non c’è che dire, quell’appellativo, “precario“ ci rianima pensieri quotidiani e per questo piace tanto la trasformazione cinematografica di questo eroe di carta.

Le sue paure sono simili alle nostre e i suoi nemici spesso si intromettono nella sua vita personale e lavorativa. Non sono alieni a  far gridare al pericolo, ma un nuovo fotografo con l’intenzione di prendere il posto di Peter. L’uomo ragno diventa il nostro super eroe un po’ Rat-man un po’ Superman, combatte con suoi demoni interiori e riesce a fare la cosa giusta.

È senza dubbio buonista e un po’ “ AMERICANO” ,specialmente svolazzare sempre su quella benedetta bandiera a ricordarci il civico da dove viene.

Non è il film dell’Uomo ragno, è il film di Peter Parker, se si volesse parlarne male  potremmo interpretarlo come un sottogenere di telefilm adolescenziale (tipo Dawson’s Creeck) dove ogni tanto compare quest’uomo in calzamaglia che non si capisce da dove sia uscito fuori, e si urla – via  questo qui vogliamo Peter – si vuole sapere se Mary  Jane lo sposerà, se lui la tradirà con la biondina di turno, oppure sarà lei a tradirlo.

Infatti se vogliamo mettere i puntini sulle famose “I “, i combattimenti sono monotoni, tranne il primo incontro fra Peter e il nuovo Goblin. Alla fine Mary Jane si fa sempre rapire dal mostro di turno e la scena finale si basa sempre su “ salvare la principessa dal drago cattivo”.

Il costume nero ci offre una nuova visione dell’eroe ma non ce la fa gustare molto, il costume viene subito rimpiazzato da quello vecchio e i suoi propositi cattivi si osservano solo nelle vesti di un Peter incattivito e non un “ Uomo ragno” incattivito.

Venom, uno dei cattivi di punta del film non è stato caratterizzato al massimo, gran peccato, perché proprio lui nella trasfigurazione cartacea è il nemico pubblico numero uno dell’Uomo ragno. (memorie adolescenziali da un fan dell’Uomo ragno).

Dispiace un po’ vederlo cosi poco.

Il film nel suo insieme è un enorme parco giochi vivente filmato, fatto di luci e colori. Colori ripresi da quelli del fumetto, il cinema moderno ci mostra sempre di più quanto si possa fare con questo mezzo, la tecnologia in nostro possesso oggi giorno ci permette di fare cose che i cineasti di ieri neanche si potevano immaginare, Tim Burton, ad esempio un cinque anni fa voleva fare un film sul ritorno di Superman. La sua idea venne subito bocciata una volta capito cosa volesse fare, -troppo costoso, troppi mezzi.-. Questo piccolo aneddoto lo lessi non più di cinque anni fa, è in commercio anche un libro con lo storyboard e la preparazione al film e, sicuramente, vedendo “ L’uomo ragno” avrà  gridato – Si può fare-, si ma tutto al giusto prezzo.

Il film è bello, c’è chi ha detto meglio gli altri due e chi lo ha glorificato ma d’altronde, vogliosi o no, molte persone saranno costrette a vederlo, ovunque tu vada ora, in qualsiasi cinema lo troverai ad aspettarti, sicuramente la tua prima visione del cinema sarà uno “SPIDERMAN”  gigante vestito di nero che sovrasta tutta la zona quasi come un idolo da venerare per quelle due ore e mezza.

Almeno fino a quando non arriva Jack Sparrow.

di Giulio Cangiano

 

Exit mobile version