L’oscar alla carriera di Mel Brooks, il genio della parodia che ha fatto ridere il mondo

Mel Brooks, il genio della parodia che ha fatto ridere il mondo, ha ricevuto il suo secondo Oscar, questa vola alla carriera (il primo era stato per il capolavoro “Per favore, non toccate le vecchiette“) durante una cena privata nel cuore di Hollywood. L’evento, il 14esimo Governors Awards, non è stato trasmesso in televisione, ma ha visto la partecipazione di alcuni dei più grandi nomi del cinema, come Martin Scorsese, Christopher Nolan, Leonardo DiCaprio, Penélope Cruz, Natalie Portman e Bradley Cooper. “Prometto di non venderlo”, ha detto Brooks, riferendosi alla sua statuetta dorata. Matthew Broderick e Nathan Lane, protagonisti del musical The Producers, hanno cantato per lui un medley delle sue canzoni più famose.

Mel Brooks Receives an Honorary Oscar Award | 14th Governors Awards (2024)

Brooks, nato a Brooklyn il 28 giugno 1926 da genitori ebrei immigrati dalla Russia e dalla Germania, ha iniziato la sua carriera come cabarettista nei locali notturni di New York, dopo aver servito nell’esercito durante la seconda guerra mondiale. La sua vena comica lo ha portato a scrivere testi per alcuni dei più famosi show televisivi degli anni ’50 e ’60, come Your Show of Shows di Sid Caesar, dove ha collaborato con Woody Allen. Nel 1964 ha sposato l’attrice Anne Bancroft, che lo ha incoraggiato a dedicarsi al cinema.

Il suo esordio alla regia è stato nel 1968 con Per favore, non toccate le vecchiette, una commedia musicale con cui appunta ha vinto il suo primo Oscar per la migliore sceneggiatura originale. Fu il primo di una lunga serie di successi, che lo hanno consacrato come uno dei maestri della parodia cinematografica. Tra i suoi capolavori si ricordano Mezzogiorno e mezzo di fuoco (1974), Frankenstein Junior (1974), Alta tensione (1977), L’ultima follia di Mel Brooks (1977), La pazza storia del mondo (1981), Balle spaziali (1987) e Dracula morto e contento (1995). Brooks ha saputo coniugare l’ironia, la satira, la critica sociale e la creatività in opere indimenticabili, che hanno fatto divertire e riflettere intere generazioni di spettatori. Il suo stile inconfondibile e il suo talento poliedrico lo hanno reso capace di trasformare ogni genere in una fonte di ispirazione e di innovazione.

Oltre al cinema, Brooks ha avuto successo anche a teatro, trasformando alcuni dei suoi film in musical di Broadway, come The Producers (2001) e Young Frankenstein (2007). Ha inoltre composto le musiche di molti dei suoi film e di altri, come La pazza storia di Robin Hood (1993) e Le avventure di Pinocchio (1996). Ha prestato la sua voce a diversi personaggi animati, come Yogurt in Balle spaziali, Re Harold in Shrek 2 (2004) e Vlad in Hotel Transylvania 2 (2015).

Brooks è uno dei pochi artisti ad aver vinto l’EGOT, cioè almeno un Emmy, un Grammy, un Oscar e un Tony Award. Ha ricevuto numerosi altri riconoscimenti, tra cui il Kennedy Center Honors (2009), l’AFI Life Achievement Award (2013) e il BAFTA Fellowship (2017).

A 97 anni, ha ricevuto il secondo Oscar della sua vita quello alla carriera: nel suo discorso di ringraziamento, ha scherzato sul fatto di aver dovuto vendere la sua prima statuetta perché all’epoca era in difficoltà, e ha espresso la sua gratitudine verso i suoi colleghi dell’Academy per aver apprezzato il suo lavoro. “Mel Brooks illumina i nostri cuori con il suo umorismo e la sua eredità ha avuto un impatto duraturo su ogni aspetto dell’intrattenimento”, ha dichiarato la presidente dell’Academy Janet Yang.

Mel Brooks è una leggenda vivente del cinema, che ha fatto ridere il mondo con le sue parodie geniali e irriverenti. Il suo Oscar alla carriera è un meritato tributo a una vita artistica straordinaria, che ha segnato la storia della commedia e del cinema. Mel Brooks è il genio della parodia che ha fatto ridere il mondo.

Robin Hood – Un uomo in calzamaglia: compie trent’anni l’esilarante parodia di Mel Brooks

Proprio oggi, il 28 luglio di trent’anni fa, usciva un capolavoro parodistico del leggendario Mel Brooks. Robin Hood – Un uomo in calzamaglia è un film meraviglioso che riprende la storia del celebre fuorilegge inglese e dei suoi compagni di avventure prendendo in giro, in particolare, la pellicola Robin Hood – Principe dei ladri, interpretato da Kevin Costner, ma anche riferimenti altri film come La leggenda di Robin Hood, Il padrino, Mezzogiorno e mezzo di fuoco e La pazza storia del mondo.

Il film racconta le vicende di Robin di Locksley (Cary Elwes), che torna in Inghilterra dopo essere stato prigioniero a Gerusalemme durante la crociata. Qui scopre che il suo castello è stato confiscato dal principe Giovanni (Richard Lewis), che opprime il popolo con le tasse e vuole sposare la bella Lady Marian (Amy Yasbeck), che ha fatto voto di castità fino al matrimonio. Robin, aiutato dal suo servo cieco Bellosguardo (Mark Blankfield), dal suo amico di colore Etcì (Dave Chappelle) e dal rabbino Tuckman (Mel Brooks), organizza la resistenza nella foresta di Sherwood, dove recluta altri uomini in calzamaglia come Little John (Eric Allan Kramer) eWill Rossella O’Hara (Matthew Porretta). Robin dovrà affrontare il perfido sceriffo di Ruttingham (Roger Rees), che trama con il principe Giovanni per eliminarlo, e il temibile Don Giovanni (Dom DeLuise), un boss mafioso che vuole impadronirsi delle terre inglesi. Solo il ritorno del re Riccardo Cuor di Leone (Patrick Stewart) potrà riportare la pace e l’amore nel regno.

Il film è una commedia irriverente e divertente, che gioca con i cliché e gli anacronismi della storia di Robin Hood. Il film è ricco di battute, canzoni, gag visive e situazioni comiche, che mettono in ridicolo i personaggi e le scene più famose del genere. Il film è anche una satira della società americana, che si manifesta attraverso le battute razziste, le allusioni sessuali, le citazioni cinematografiche e le parodie di personaggi celebri.

Il film ha avuto un buon successo di pubblico e di critica, che ha apprezzato lo stile umoristico e dissacrante di Mel Brooks. Il film è considerato uno dei migliori del regista, e uno dei più divertenti del cinema comico. Il film è diventato un cult, che ha ispirato altri film parodistici e ha dato vita a numerosi tormentoni e citazioni.

Il cast del film è composto da attori noti e bravi, che si prestano alla comicità del film con ironia e autoironia. Cary Elwes interpreta un Robin Hood affascinante e impacciato, che si diverte a imitare l’accento di Kevin Costner. Amy Yasbeck è una Lady Marian ingenua e sensuale, che nasconde un segreto sotto la sua cintura di castità. Richard Lewis è un principe Giovanni isterico e nevrotico, che si lamenta di tutto e di tutti. Roger Rees è uno sceriffo di Ruttingham crudele e maldestro, che ha una relazione con la sua assistente Latrina (Tracey Ullman). Dave Chappelle è un Etcì simpatico e sveglio, che introduce elementi di cultura afroamericana nella storia. Mel Brooks è un rabbino Tuckman buffo e saggio, che dispensa consigli e circoncisioni. Anche se per pochi secondi, Patrick Stewart è un re Riccardo Cuor di Leone autoritario e carismatico, che parla con l’accento scozzese di Sean Connery. Dom DeLuise è un Don Giovanni spietato e grottesco, che parodia il personaggio di Marlon Brando ne Il padrino.

Robin Hood – Un uomo in calzamaglia è un film da vedere e rivedere, per ridere e divertirsi con le avventure del più famoso eroe in calzamaglia della storia.

Oscar 2023 alla carriera a Mel Brooks e Angela Bassett

Mel Brooks e Angela Bassett riceveranno entrambi un Oscar alla carriera durante la serata dei Governors Awards che si terrà il prossimo 18 novembre. L’Academy of Motion Picture Arts and Sciences ha annunciato che la montatrice Carol Littleton riceverà anche lei una statuetta alla carriera. I vincitori di quest’anno sono stati riconosciuti come “pionieri che hanno trasformato l’industria cinematografica e ispirato generazioni di cineasti e appassionati di cinema”, ha dichiarato la presidente dell’Academy Janet Yang

Per il mitico Mel Brooks, che ha 97 anni, si tratta di un riconoscimento che arriva dopo più di mezzo secolo dalla sua unica statuetta vinta nel 1969 per la sceneggiatura di “The Producers“. Brooks, regista, produttore, sceneggiatore e attore, ha iniziato la sua carriera scrivendo commedie per i programmi televisivi di Sid Caesar e ha co-creato la serie televisiva “Get Smart”. Nel corso della sua lunga carriera, che viene raccontata nel suo libro “Tutto su di me! La mia vita straordinaria nel mondo dello spettacolo”, pubblicato in Italia da “La nave di Teseo”, ha ottenuto molti successi, inclusa la sua famosa opera “Frankenstein Junior”, ma pochi riconoscimenti. Tuttavia, la sua versione teatrale di “The Producers”, che ha debuttato nel 2001, ha vinto ben dodici Tony Award, il che rappresenta il record per il maggior numero di premi vinti e ha chiuso dopo 2502 repliche, facendola rientrare tra i 30 spettacoli di maggior successo a Broadway.

Angela Bassett, che ha 65 anni, riceverà la sua statuetta alla carriera dopo due nomination, l’ultima delle quali è stata nell’edizione del 2023 per il suo ruolo della regina Ramonda nel sequel Marvel “Black Panther: Wakanda Forever”. Oltre alle sue interpretazioni di successo in alcuni film Marvel, la Bassett è nota per i suoi ruoli in “Boyz N the Hood”, “Malcolm X”, “Music of the Heart” e “Mission: Impossible – Fallout”. È stata catapultata nel mondo del cinema dalla sua interpretazione di Tina Turner nel film del 1993 “What’s love got to do with it”, che le ha valso la sua prima nomination all’Oscar come migliore attrice. I premi saranno consegnati durante una cerimonia al Fairmont Century Plaza di Los Angeles.

Frankenstein Junior Night al cinema

“Si-può-fare!”, “Rimetta a posto la candela”, “Potrebbe essere peggio…potrebbe piovere”, ”Se-da-ta-vo??”: sono solo alcune delle esilaranti battute entrate nella memoria dei fan di Frankenstein Junior.

Per tutti gli appassionati del Dottor Frederick Frankenstein, discendente del famoso barone Victor, il capolavoro comico di Mel Brooks, con l’indimenticabile doppiaggio di Oreste Lionello, arriva nelle sale italiane solo dal 27 febbraio al 1° marzo con la Frankenstein Junior Night al cinema, tre notti di festeggiamenti in attesa del 50esimo anniversario del film uscito nel 1974 (elenco delle sale a breve su nexodigital.it).

Dopo il successo dell’evento di dieci anni fa, quando Nexo Digital riportò nelle sale il film raccogliendo migliaia di spettatori, si ripeterà uno dei riti più amati dagli appassionati di cinema. Anche in questo caso, infatti, l’invito, per celebrare a dovere l’anniversario, sarà quello di recarsi al cinema vestiti come gli indimenticabili protagonisti del film (con gobbe, carri, candele, mantelli, proprio come accaduto nel 2013) pronti a recitarne le battute salienti e a rivivere su grande schermo le scene entrate nella leggenda. Nelle sale italiane saranno inoltre disponibili materiali visuali per scattare il proprio selfie accanto al poster celebrativo e speciali allestimenti a tema. Al via sui social, con l’hashtag #FrankensteinJuniorNight, anche un challenge per sfidarsi nella messa in scena dei passaggi più famosi: l’incontro tra Igor e il Dottor Frankenstein, la (piovosa) notte al cimitero, il sorprendente balletto del Dottor Frankenstein e della creatura, l’incontro con l’eremita cieco, i misteriosi cervelli “abnormal” e le candele che celano stanze segrete, ma che è meglio rimettere al loro posto.

Film cult senza tempo e capolavoro del divertimento Frankenstein Junior, vede protagonisti personaggi entrati a pieno titolo nell’immaginario collettivo: il geniale Gene Wilder nei panni del Dottor Frankenstein, lo straordinario gobbo Igor reso immortale da Marty Feldman, la terribile e innominabile Fraü Blucher interpretata da Cloris Leachman, la creatura – mostro portata in scena dall’immenso Peter Boyle, e Madeline Kahn in Elizabeth.

Frankenstein Junior sarà distribuito al cinema da Nexo Digital in versione restaurata digitalizzata in collaborazione con i media partner Radio DEEJAY e MYmovies.it.

La pazza storia del mondo, Parte II

Dopo oltre 40 anni, il sequel del film iconico di Mel Brooks, La pazza storia del mondo (History of the World, Part I), sarà composto da più episodi con una varietà di sketch che ci porteranno attraverso diversi periodi della storia umana.

History of the World Part 2 | Teaser | Hulu

 
La serie vanta un cast stellare che comprende Jillian Bell, Ken Marino, David Wain, Joe Lo Truglio, Seth Rogan, Jay Ellis, Zazie Beetz, Dove Cameron, Taika Watiti, Ronny Chieng, Johnny Knoxville, Hannah Einbinder, Jake Johnson, Tyler James Willams, Zahn McClarnon, Tim Baltz, Quinta Brunson, Andrew Rannells, Brandon Kyle Goodman, Danny Devito, Richard Kind, J. B. Smooth, Charles Melton, Sam Richardson, Brock O Hurn, Emily Ratajkowski, Kumail Nanjiani, Josh Gad, Lauren Lapkus, Timothy Simons, Reggie O Hurn. B. Smooth, Charles Melton, Sam Richardson, Brock O’Hurn, Emily Ratajkowski, Kumail Nanjiani, Josh Gad, Lauren Lapkus, Timothy Simons, Reggie Watts, Pamela Adlon, Sarah Silverman, Poppy Liu, Kimiko Glenn, Rob Corddry e Jenifer Lewis.

 
Mel Brooks è sceneggiatore ed executive producer della serie insieme a Nick Kroll, Wanda Sykes, Ike Barinholtz, David Stassen, Kevin Salter, David Greenbaum e Christie Smith. La pazza storia del mondo, Parte II è una produzione di Searchlight Television e 20th Television.

Si può fare. Gene Wilder e Mel Brooks: nascita di un sodalizio mostruoso 

Il graphic novel “Si può fare. Gene Wilder e Mel Brooks: nascita di un sodalizio mostruoso(BeccoGiallo Edizioni), scritto e disegnato da Isabella di Leo ripercorre le vite di due indimenticabili personaggi della Storia del Cinema Gene Wilder e Mel Brooks e la creaazione del leggendario film  Frankenstein Junior.

Per molti di noi si tratta diun film di culto: per Mel e Gene è stato qualcosa di più. Tutto comincia da un’idea di Gene: “Raccontiamo la storia del nipote del barone Frankenstein”. Poi lui e Mel scrivono la sceneggiatura. Un lavoro febbrile, fatto di intuizioni, angoscia, litigi e riappacificazioni. Ma entrambi hanno la sensazione che quella sarebbe stata la volta buona: Gene, per smettere di interpretare ruoli secondari; Mel, per evitare il solito fiasco al botteghino. Dopo aver creduto in quel sogno per ore, giorni e settimane, alla fine la realizzazione di quello che per molti di noi è un capolavoro, per Mel e Gene coincide con la nascita di una grande (mostruosa) amicizia. Il graphic novel Si può fare. Gene Wilder e Mel Brooks: nascita di un sodalizio mostruoso racconta proprio questa storia.

Oltre ad aver realizzato il fumetto, Isabella di Leo ha dedicato a Mel Brooks e Gene Wilder la figurina solidale Fumetto Card #13, entrata a far parte del progetto Figurine Forever e dove Mel e Gene vengono raffigurati in tenuta da tennisti, sport di cui erano grandi fan. Il ricavato da questa nuova figurina solidale è destinato all’Istituto Nazionale Tumori di Milano.

Isabella Di Leo nasce a Milano nel 1988. Si diploma in grafica pubblicitaria nel 2008 e comincia a collaborare con diverse agenzie pubblicitarie, ma da quando è bambina ha il sogno di diventare autrice di fumetti. Nel 2017 le viene diagnosticato un cancro al seno: da una vicenda così drammatica decide di tirare fuori qualcosa di positivo, e sui suoi social comincia a condividere il progetto si chiama Triplo Guaio, vignette ironiche che raccontano il suo percorso oncologico. Il progetto comincia a diventare popolare e molte donne e uomini che hanno affrontato la malattia cominciano a seguire le vignette pubblicate settimanalmente. Isabella decide dunque di proporre il progetto a una casa editrice in modo che possa raggiungere i luoghi in cui le persone hanno più bisogno di conforto: gli ospedali. Beccogiallo accoglie il progetto a braccia aperte e nel 2019 approda in tutte le librerie il graphic novel Triplo Guaio, che realizza il sogno di Isabella diventare fumettista. Nel 2021 esce Si può fare. Gene Wilder e Mel Brooks: nascita di un sodalizio mostruoso, sempre per BeccoGiallo Edizioni.

L’Associazione Figurine Forever utilizza l’immortale fascino delle figurine per creare o sostenere iniziative di solidarietà, cultura e progetti di sviluppo: nella convinzione che oltre alle necessità economiche, sia altrettanto importante il messaggio sociale, la sensibilizzazione e la memoria storica. Con questi obiettivi sono nate le collane di figurine solidali: Fumetto Forever (coinvolgendo fumettisti con disegni inediti), Fan Forever (coinvolgendo personaggi del mondo della musica), Celebrative (dedicate a grandi nomi e grandi storie dello sport). Sono tutte produzioni a tiratura limitata e numerata, con finalità no profit ed il ricavato viene devoluto in beneficenza ad Associazioni, Onlus, realtà sportive, culturali e museali.

Happy 35° Anniversary Spaceballs

Il 2022 ha segnato i quarantacinque del franchise di Star Wars ma anche i trentanni di uno dei film più belli della storia del cinema, un film parodia proprio della saga di George Lucas. Infatti 35 anni fa, il 24 giugno 1987, debuttava nei cinema americani Balle Spaziali, un film molto importante per le nostre vite e il nostro portale. Prodotto, interpretato e diretto da Mel Brooks è una commedia fantascientifica, parodia della saga di Guerre stellari ma anche di Star Trek, Alien e Il Pianeta delle Scimmie. Tutto ciò è visibile dalle numerose citazioni e gag come ad esempio la tavola calda spaziale in cui si assiste alla ri-nascita del “chestburster” di Alien dal petto del povero John Hurt, e il piccolo Darth Vader / Lord Casco, intepretato da Rick Moranis.

Sul pianeta Druidia, la principessa Vespa è promessa sposa, contro la sua volontà, al catalettico principe Valium; decide quindi di fuggire nello spazio, accompagnata dalla sua damigella-droide Dorothy. In un’altra zona della galassia, il popolo del pianeta Spaceball ha completamente consumato la propria atmosfera ed è alla disperata ricerca di aria in altri mondi. Così il presidente Scrocco e il comandante militare Lord Casco, detentore del lato posteriore dello Sforzo, elaborano con l’aiuto del colonnello Nunziatella un piano per rapire la principessa Vespa e chiedere come riscatto l’aria del pianeta Druidia. Il padre di Vespa, Re Rolando, assolda il contrabbandiere Stella Solitaria e il suo fedele aiutante Rutto, un canuomo (metà cane e metà uomo) per riportare a casa la principessa fuggiasca. Però i due, in viaggio tra le stelle in un singolare camper spaziale, essendo in debito con il boss mafioso Pizza Margherita utilizzeranno tutti i soldi promessi dal padre di Vespa. Riescono a raggiungere la principessa Vespa e Dorothy, appena prima che siano catturate con un raggio traente dall’astronave Spaceball One e si allontanano a velocità iperattiva. I quattro, però, sono costretti a un atterraggio di fortuna sulla luna di Vega perché è finita la benzina.  Dove nel frattempo gli Spaceballs, si stavano dirigendo grazie alla visione della cassetta istantanea del film Balle Spaziali. Nel frattempo i quattro, sfiniti dal sole del deserto, vengono soccorsi da alcuni ometti che li portano al cospetto del “grande” Yogurt, detentore del lato anteriore dello Sforzo. Yogurt allena Stella Solitaria all’uso dello Sforzo, ma nella notte la principessa Vespa viene rapita con l’inganno da Lord Casco, che si allontana a bordo della sua astronave verso Druidia dove Re Rolando viene costretto a rivelare a Lord Casco la combinazione per aprire lo scudo spaziale che protegge l’atmosfera di Druidia pena un intervento di chirurgia plastica che avrebbe ridato alla principessa il suo naso originale. Per poter succhiare l’aria dal pianeta, la Spaceball One si trasforma in una gigantesca donna delle pulizie (simile anche alla Statua della Libertà) con tanto di aspirapolvere. Nel frattempo, Stella Solitaria e Rutto raggiungono con il loro camper la prigione sul pianeta Spaceball dove sono tenute prigioniere la principessa e Dorothy. Una volta fuggiti dal pianeta, raggiungono la Spaceball One e, grazie all’anello dello Sforzo che Yogurt ha donato a Stella Solitaria, riescono a invertire l’aspirapolvere e a rigettare l’aria sul pianeta Druidia. Stella Solitaria, dopo essersi introdotto nell’astronave, si mette in cerca del dispositivo di autodistruzione ma si trova a combattere contro Lord Casco il quale, prima del duello, gli rivela di essere «stato il primo compagno di stanza del cugino del nipote del fratello di suo padre». Segue uno scontro con gli anelli laser durante il quale Lord Casco riesce con l’inganno a sfilare l’anello dello Sforzo dal dito di Stella Solitaria e si prepara a infliggere il colpo mortale. La voce di Yogurt rivela a Stella Solitaria che l’anello è solo un pezzo di latta (trovato in un uovo di Pasqua) e che lo Sforzo è in lui. Così, attirato a sé uno specchio, Stella Solitaria riflette il colpo di Lord Casco che, tramortito, aziona il dispositivo di auto-distruzione. Stella Solitaria torna sul camper spaziale e, grazie alla velocità iperattiva, riesce a mettersi in salvo. Invece, Lord Casco, il presidente Scrocco e il colonnello Nunziatella vengono catapultati sul pianeta delle scimmie. Due scimmie a cavallo, infatti, vedendo i tre scendere dai resti dell’astronave, esclamano con tono disperato: «Spaceballs? Oh maledizione, è l’inizio della fine…». Dopo il sollievo circa la morte di Pizza Margherita, Stella Solitaria resta comunque triste perché non è un nobile e non può sposare la principessa Vespa, di cui si è innamorato, ma spezzando un biscotto della fortuna appare Yogurt che rivela a Stella Solitaria che lui è un principe. Il viaggiatore spaziale irrompe così durante la seconda cerimonia tra Vespa e Valium, chiedendo, corrisposto, la mano della principessa. I due partono per la luna di miele sul camper spaziale.

L’attore Bill Pullman ci racconta la sua avventura come Stella Solitaria e sul suo rapporto con il regista Mel Brooks, conosciuto al Los Angeles Theatre Center. L’interprete ha svelato che del periodo trascorso sul set ricorda in particolare gli occhiali da sole:

“All’epoca credevano che lo schermo blu facesse male agli occhi. Non ricordo se fosse Mel o se fossero gli assistenti alla regia che avevano sentito questa teoria, ma interrompevano le riprese e tutti indossavano gli occhiali da sole”.

Non tutti seguivano però l’indicazione perché era davvero difficile mantenere l’atmosfera leggera e a sfumature comiche mentre si tenevano indossati gli occhiali durante le pause. Pullman ha poi ricordato una delle prime sequenze girate insieme a John Candy, interprete di Barf, che aveva dei problemi con le orecchie meccaniche:

“E’ stata una giornata che l’ha messo alla prova. Voleva recitare in un certo modo, Mel voleva un altro approccio e poi ha dovuto affrontare i problemi meccanici con le orecchie e la coda. Il senso della comicità di John era così effimero e c’erano questi brevi momenti di timidezza così difficili da offrire mentre si cercava di controllare quegli elementi. Ma non ha mai urlato. Non si è mai arrabbiato. Si sedeva, diceva che doveva prendersi una pausa e tutti lo lasciavano stare. E poi si rialzava e diceva ‘Ok, riproviamoci'”.

Bill ha inoltre raccontato che Brooks aveva avuto qualche difficoltà nel delineare il personaggio che doveva interpretare portandolo in crisi perché non aveva mai lavorato con qualcuno con lo stile di Mel:

“Mi ricordo che a un certo punto durante le prove mi ha chiesto “Ti stanca tutto questo?”. Dovevo avere un aspetto esausto. Gli ho detto che stavo bene e ha replicato ‘Semplicemente non voglio che tu arrivi al tour per incontrare la stampa e pensi ‘Oh, ora so come dire la battuta!’. E semplicemente quella frase mi ha insegnato molto”. Rick Moranis, inoltre, non sempre andava d’accordo con il regista perché aveva uno stile più concettuale, tutto questo causava un po’ di tensione sul set: “Nessuno vuole dire ‘Non è divertente’ mentre stai lavorando”.

La star ha inoltre raccontato che Mel Brooks si concedeva delle pause, in cui faceva dei sonnellini di cinque minuti, sia per ricaricare le energie che trovare il modo di risolvere problemi. Pullman ha infine lodato il lavoro compiuto dal make up artist Bob Mills e dal costumista Donfeld. L’attore, dopo trenta anni, conserva ancora un ricordo positivo degli insegnamenti ricevuti da Brooks: “Mel diceva che il 10% di qualsiasi cosa è buono. Era un modo per dire che nell’arte e nell’essere creativi ci sono delle cose, suggerimenti, idee e qualsiasi elemento per arrivare a quel 10% che sono davvero buone. E’ il concetto di cercare l’eccezionale, e sapere che è raro e devi sempre essere consapevole di quanto duramente devi cercarlo”.

Qualche curiosità: il leggendario Elmo di Lord Casco è composto da una parte in plastica con un casco da muratore interno e ha una visiera mobile con ventole e una bocca ricavata da uno scarico di una doccia di metallo. 

Vi abbiamo detto che questo film è stato fondamentale per Satyrnet! Era il lontano 2005 e noi organizzavamo una delle prime gare cosplay “di nuova generazione” in quel di RomaCartoon al Palalottomatica di Roma: eccoci nei panni stellari di Rutto, Casco Nero e soci!

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Balle Spaziali – SpaceBalls il film!

Da grandi poteri derivano grandi responsabilità”, celebre frase di Spiderman, può essere rielaborata ogni qualvolta si produce la parodia cinematografica di uno o più film celebri in “con la realizzazione della parodia di un grande Blockbuster ci si assume una grande responsabilità”.  Già maestro di regia ed umorismo in Frankenstein Junior, in Blazing Saddles ed in High Anxiety, con Spaceballs, o in italiano Balle Spaziali, Mel Brooks nel 1987 mira più in alto, prendendo in giro non un solo film, ma addirittura l’intero genere della fantascienza. E sicuramente raggiunge l’obiettivo, prendendo in giro personaggi e filosofie, non risparmiando la Forza che qui diviene lo Sforzo, con tutti i doppi sensi della parola, ed in qualche modo la “scienza” di molte pellicole del periodo, spesso astrusa ed inspiegabile.

BALLE SPAZIALI (1987) - Trailer in Italiano

Il film riesce ad usare l’ovvio, il noto e l’iconico come strumento per celebrare e prendere in giro, pur molte scene essendo prevedibili, addirittura scontate, riescono a stupire ed ad essere esilaranti.

Appoggiando la pellicola sulla struttura narrativa e iconografica di Star Wars, in quegli anni vessillo e simbolo del genere, non risparmia altri film altrettanto celebri sia contemporanei sia pietre miliari della fantascienza. Ecco quindi la testa dell’astronave aspiratutto precipitata che fa il verso al pianeta delle scimmie, un teletrasporto instabile che capovolge i glutei del presidente Scrocco, parodiare Star Trek sottolineandolo con la frase “che diavolo su Star Trek funziona” e che viene azionato dal tecnico Snotty, storpiatura di Scotty, o battute isolate come “sembra il tempio maledetto” “beh benedetto non sembra davvero” a ricordare Indiana Jones.

 

Balle spaziali - velocità smodata

Memorabile è la trasposizione del personaggio di Chewbecca in Rutto, il canuomo o come lui stesso si definisce “il migliore amico di me stesso”, interpretato da un meraviglioso John Candy. O l’acconciatura della principessa Vespa che si riveleranno in seguito essere delle cuffie acustiche. Ma se queste scene alla fine sono solo piccole citazioni, un’intera sequenza è dedicata a prendere in giro Alien di Ridley Scott, addirittura utilizzando lo stesso attore della sequenza originale: un magnifico John Hurt rievoca il momento in cui l’alieno gli esce dall’addome recitando “oh, no!!! Ancora!!!”, con la differenza che la creatura in questo caso non trova di meglio che ballare con paglietta e bastone sul bancone della tavola calda spaziale in cui si svolge la scena, sulle note di Hello My Baby, riproponendo la medesima scena del cartoon Michigan J. Frog.

 

Balle Spaziali    CASCO NERO VS STELLA SOLITARIA

Altrettanto iconica è la sequenza dello scontro tra Casco Nero e Stella Solitaria che ricalca la scena del combattimento tra Darth Vader e Luke Skywalker nella stazione di Bespin, la sequenza di battute “sono stato il primo compagno di stanza del cugino del nipote del fratello di tuo padre”, “che comporta per noi?”, “assolutamente niente”, rendono omaggio in modo magistrale al “io sono tuo padre”, frase che ha segnato una generazione.

Una curiosità riguarda il fatto che pur parlando esplicitamente del merchandising del film, famosa è la battuta “Spaceballs il lanciafiamme, i bambini lo adorano”, nella realtà non ne è mai stato prodotto alcuno. La motivazione risiede nel fatto che Lucas per concedere il nulla osta al rilascio del film, visti gli espliciti e massicci riferimenti alla saga di Star Wars, obbligò Mel Brooks a non produrre alcun tipo di prodotto legato alla pellicola. Ovviamente il regista non trovò di meglio che parodiare la cosa, prendendo in giro Lucas sul fatto che quest’ultimo abbia costruito il suo impero proprio sul merchandising della Saga. Infatti Yogurt, alla domanda di Stella Solitaria se si sarebbero rivisti ancora, risponde “forse in Spaceballs 2: The Search for more money”, chiaro riferimento all’incredibile macchina finanziaria dietro al colosso Lucasfilm. In effetti uno “Balle Spaziali 2 – La vendetta (Martian go home!)” usci nel nostro paese, ma non vi era nessun collegamento ab orgine con l’esilerante vil di Mel Brooks.

 Il merchandising è costantemente preso in giro, basti pensare alla perri-air che beve il Presidente Scrocco, chiaro riferimento nel nome come nell’etichetta all’acqua Perrier, o alla scena in cui Lord Casco gioca con le minifigures di se stesso e degli altri personaggi del film.

 

Balle spaziali - yogurt

Mel Brooks riesce a creare un piccolo capolavoro di genere demenziale comico, destreggiandosi abilmente nel genere fantascientifico e cogliendone i paradossi, le incongruenze e le contraddizioni. Riesce ad essere originale pur citando continuamente, giocando tra scene celebri ed altrettanto celebri modi dire, giusto per ricordare, gli Spaceballs che “passano al pettine” il deserto con un enorme pettine. In conclusione Balle Spaziali è un film molto ben realizzato, godibilissimo per qualsiasi spettatore, ma particolarmente divertente per le innumerevoli citazioni e riferimenti presenti.

leggi anche lo speciale:

Happy 30°Anniversary Spaceballs

 

Stanislao Maria Di Amato

tratto da

Le rocambolesche avventure di Robin Hood contro l’odioso sceriffo

Nel corso dei secoli, sono stati creati moltissimi personaggi, che hanno invaso la narrativa di vario genere dai romanzi e racconti di avventure, fino alla fantascienza, fantasy e horror e così via. Molti film e serie televisive si sono spesso ispirati a tali personaggi sia reali che di fantasia, molte di queste serie ricalcano fedelmente le loro avventure, alcune invece ne fanno una sorta di biografia romanzata tanto da renderla intrigante per il pubblico; però alcune di queste serie, invece del solito tono eroistico/epico, hanno una piega decisamente parodistica, che dove al posto di pugni, arco e freccie, colt e armi laser, le varie situazioni vengono risolte a colpi di battute e di azioni al limite dell’assurdo, dove il cattivo di turno viene allegramente preso in giro dall’eroe.

Una di queste parodie, prende il verso dalle avventure di Robin Hood, l’allegro furfante che derubava i ricchi per darlo ai poveri; Capitato sotto il genio esplosivo di Mel Brooks che ne ha ideato sia la sceneggiatura che la regia, verso la metà degli anni settanta nasce la serie televisiva  “When Things Were Rotten”, qui da noi tradotta come “Le rocambolesche avventure di Robin Hood contro l’odioso sceriffo”. Serie comica composta da una sola stagione di 13 episodi totali, tra i suoi protagonisti ricordiamo Dick Van Patten già famoso nel ruolo del capofamiglia della serie “la Famiglia Bredford” qui nei panni del sempre affamato Frate Tuck e Bernie Kopell il mitico “Doc” di “Love Boat” nei panni di Alan-A-Dale.

Robin hood When things were rotten theme tv 1975

La storia non cambia molto dalle avventure originali, tranne nelle situazioni tragicomiche, in cui si ritrovano i vari personaggi, e della beffa finale sempre e spese dello Sceriffo di Nottingham. Con battue allegre e situazioni da parodia e alcune anacronistiche trovate come ad esempio un semaforo o la presenzadi un passaggio a livello ferroviario e modernità simili, le avventure di Robin Hood continua anche in maniera allegra e scanzonatorio. Molte delle trovate utilizzate nella serie, sono state riprese in altri progetti di Mel Brooks, come anche nel suo film dedicato nuovamente alle gesta dell’allegro arciere di Sherwood ne “Robin Hood un uomo in calzamaglia”, che se uno ci pensa sembra quasi una specie di Rebbot o omaggio della serie.

Allegra, divertente, irriverente, una serie che nonostante i pochi episodi a disposizione e i centellinati passaggi televisivi, specie sulle reti locali, per chi ha avuto la fortuna di vedere tale serie, non l’ha certo dimenticata, forse non ricorda esattamente il titolo, ma di certo ricorderà tutte le volte che Robin e i suoi allegri compagni sono riusciti a farsi beffe di Hubert, vero nome dello sceriffo.

Qui di seguito viene riportato il testo originale della sigla, che evidenzia la parodia delle avventure di Robin e compagni:

“Once upon a time when things were rotten,
Not just food, but also kings and cotton,
Everybody kicked the peasants,
Things were bad and that ain’t good,
Then came Robin Hood (Ta-daah!)

“Soon a band of merry men he’d gotten,
They wore outfits made of plain green cotton,
Helping victims was their business
Boy oh boy was business good,
Good for Robin Hood!

“They laughed, they loved, they fought, they drank,
They jumped a lot of fences,
They robbed the rich, gave to the poor
Except what they kept for expenses!

“So when other legends are forgotten
We’ll remember back when things were rotten
Yay for Robin Hood!”

Balle spaziali 2 – la Vendetta. “Martian go home!”

Come recita un vecchio proverbio “l’abito non fa il monaco”, in campo cinematografico, il titolo non ne fa un kolossal, infatti se ci pensate bene, quante volte il titolo di un film ci ha tratto in inganno? A me personalmente è successo più di una volta. Quante volte è successo, dopo aver visto per la prima volta al cinema o in televisione film come Terminator, Alien e Ritorno al Futuro, per citare alcuni esempi,  di trovare dopo un po’ di tempo, nella nostra videoteca a noleggio preferita, nel periodo d’oro delle VHS, titoli come Terminator 2, Alien il ritorno, Zombi 2, eccetera, e, credendo al seguito tanto sperato, scoprire, durante la visione, che in realtà era tutt’altro film, che con il titolo in questione non c’entrava un fico secco. Tra vari film che ci hanno tratto in inganno, oggi è il caso di Balle Spaziali 2 – la Vendetta, nonostante sia stato diretto e prodotto nel 1989, il film, non solo non è il seguito dell’opera di Mel Brooks del 1987 “Spaceball” Balle Spaziali, ma il titolo con la trama non c’entra  nulla, infatti il titolo originale del film è “Martian go home” (Marziani andate a casa), distribuito in Italia con il titolo appunto di Balle Spaziali 2,  ingannando molti spettatori e anche appassionati di Mel Brooks, come il sottoscritto.

"BALLE SPAZIALI 2 - LA VENDETTA" (1990) Titoli di testa Versione Italiana

Il film inizia all’interno della sala interrogatori della sede dell’FBI di Quantico, al suo interno, sia agenti Federali che della NSA stanno mettendo sotto torchio Mark Devereaux, compositore di colonne sonore di film di serie B, egli si trova lì in stato d’arresto, in quanto è stato accusato di essere il principale responsabile della crisi che si è sviluppata in tutto il pianeta: l’invasione degli invadenti Marziani. Mark comincia la sua storia, confessando in primo luogo di essere effettivamente l’unico responsabile di quella che ormai è chiamata “l’Invadente Invasione”. Settimane prima, Mark stava lavorando per creare una musica per un film di fantascienza che gli era stato commissionato, entusiasta per aver, per una volta, finito il lavoro rispettando le scadenze e, soddisfatto del lavoro fatto, nonostante l’ora tarda telefona immediatamente a Sara Brody, la sua ragazza, per farle sentire la sua melodia. Scocciata dall’inopportuna chiamata, circa le 3 di notte, Sara mette in attesa la telefonata, solo che per un contatto tecnico, si collega con un ripetitore e la melodia di Mark si diffonde nell’etere e oltre lo spazio. Il giorno dopo Mark si sveglia come di consueto, ma quella mattina si accorge che c’è qualcosa che non va, infatti dopo poco vede apparire davanti a sé un buffo umanoide verde, che si identifica come un Marziano, un abitante del pianeta Rosso, dicendo che lui e il suo popolo sono stati attratti da un messaggio di benvenuto partito proprio dal pianeta Terra. Contenti dall’invito, si sono materializzati sul suolo terrestre, infatti, come Mark viene a scoprire subito dopo, i marziani riescono a muoversi e a spostarsi grazie a una sorta di potere di teletrasporto, e in meno di una notte, si sono trasferiti tutti sulla Terra per stare in compagnia dei loro nuovi amici. Pur essendo pacifici e di indole buona, i marziani creano non pochi problemi, non solo a Mark ma a tutti gli abitanti della Terra. Nonostante le loro buone intenzioni, la loro curiosità nei confronti del genere umano, li porta a veri e propri atti di voyeurismo, curiosando non solo nei momenti normali della giornata, ma anche nei momenti di intimità, creando non pochi disagi. In più i marziani hanno anche un altro potere, che è quello di indurre gli esseri umani a dire la verità, creando situazioni imbarazzanti, non solo a personaggi di spicco nella scena politica, come anche il Presidente degli Stati Uniti, ma anche nella vita comune, nei normali rapporti tra le persone. Ogni mezzo per poter mandare via i marziani, sia con le buone che con le cattive risultò inutile. Mark, senza non troppa difficoltà, riesce a scoprire che è stata la sua musica ad attirare i marziani e trovando anche la soluzione al problema “dell’invasione”: se la sua musica li aveva attirati sulla Terra, la stessa, ma suonata al contrario li avrebbe cacciati  via. Per attuare  il suo piano, oltre al suo sintetizzatore, serve un impianto di ripetizione abbastanza potente, si reca al più vicino, ma, mentre sta cercando i collegamenti giusti, manda in corto tutta la rete di comunicazione, proprio nel momento in cui stava per essere trasmesso a tutta la nazione il messaggio del Presidente su come reagire all’attuale crisi. Dopo il suo arresto finisce il suo racconto e i rappresentanti della legge vogliono processarlo per reato di alto tradimento. Per evitare la galera Mark riesce a fingersi pazzo e a farsi rinchiudere in un ospedale psichiatrico. Dopo alcune settimane Sara va a trovarlo, preoccupata per il suo stato di salute, ma Mark le rivela che in realtà lui sta bene e che ha finto la pazzia, così facendo riuscì a uscire dalla clinica facendo credere di essere guarito. Con l’aiuto di Sara, Mark ci riprova e riesce a collegarsi a un ripetitore della radio locale, quindi inizia a trasmettere la sua melodia al contrario. Nonostante le interruzioni dei marziani, Mark riesce nel suo intento e così gli “invadenti invasori” ritornano sul loro pianeta e il genere umano può di nuovo vivere la sua vita in pace e tranquillità, mentendo senza più nessun problema.

 

Il film in sé non è male, vi sono molte battute e situazioni divertenti, infatti è uno di quei film di commedia fantascientifica, però, per via di un errata distribuzione, da imputare o a un erroneo ma improbabile  adattamento del titolo, oppure a una traduzione campata per aria, o peggio ancora il classico “colpo”: “basta il titolo per vendere”, Martian go home, non voglio ovviamente utilizzare il titolo italiano, non ha avuto il giusto riconoscimento come film commedia, rimanendo relegato in qualche blockbuster e con pochissimi quasi inesistenti passaggi televisivi. È un peccato perchè come film non è per niente male e con la giusta pubblicità e anche una distribuzione corretta avrebbe potuto avere un suo discreto successo. Questo è uno di quei casi in cui posso dire “il titolo non fa di un film, un kolossal”, ma non è l’unico.

Alla prossima.

By Marco Talparius Lupani

Martians Go Home (1989) with Randy Quaid - Trailer

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