Space Pirate Capitan Harlock

Il lungometraggio “Space Pirate Capitan Harlok”, diretto da Shinji Aramaki basato sul leggendario manga omonimo di Leiji Matsumoto, è stato realizzato in grafica al computer utilizzando la tecnica di motion capture e sceneggiato da Harutoshi Fukui (l’autore della light novel da cui è stata tratta la serie OAV Mobile Suit Gundam Unicorn). Il film è stato distribuito nei cinema giapponesi a partire dal 7 settembre 2013, mentre in Italia è stato presentato fuori concorso alla 70ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia ed è uscito nei cinema il 1º gennaio 2014, distribuito da Lucky Red.

Nel 2977, l’universo è popolato da 500 miliardi di esseri umani, discendenti di coloro che sono stati esiliati dalla Terra. Il pianeta Terra, considerato da tutti come “casa”, è ora controllato dalla Coalizione Gaia, un’entità sovranazionale decadente e corrotta che governa dittatorialmente l’intera umanità. L’incrociatore Arcadia, comandato dal misterioso pirata dello spazio, Capitan Harlock, è diventato l’ultima speranza per liberare l’umanità dal controllo della Gaia: la Coalizione lancia quindi un progetto per infiltrarsi nell’astronave e uccidere Harlock. Il prescelto per questa difficile missione è un ragazzo di nome Yama, fratello minore del crudele e ambizioso comandante Ezra.

Durante una sosta su un pianeta roccioso, quattro uomini, tra cui Yama, si avvicinano all’Arcadia chiedendo di essere arruolati. Tuttavia, vengono informati che solo uno di loro potrà unirsi all’equipaggio. Vengono sottoposti a una semplice domanda attitudinale: “Cosa ti spinge a chiedere di essere arruolato?”. Il primo risponde “l’onore” e viene fatto cadere dalla nave, il secondo risponde “i soldi” e viene eliminato anch’egli, mentre il terzo si getta giù di sua spontanea volontà. Quando viene posta la domanda, Yama esita per un attimo, ma poi risponde “la libertà” e viene arruolato. Durante un attacco a una nave, il giovane dimostra le sue eccellenti capacità come artigliere, mostrando una grande abilità nell’uso delle armi da fuoco. Si scopre che la nave fa parte della flotta della Coalizione Gaia e viene impiantato un analizzatore a raggi infrarossi sull’occhio destro di Yama, che gli permetterà di scoprire il funzionamento dei leggendari macchinari dell’Arcadia. Un membro degli assaltatori della nave pirata, credendo che Yama sia in difficoltà, uccide la guardia che lo stava istruendo sul da farsi. Una volta tornati a bordo, Yattaran spiega a Yama il funzionamento del sistema di auto-rigenerazione della nave e gli accenna accidentalmente al funzionamento del motore a Darkmatter, una fonte di energia che vive in simbiosi con il Capitano. Successivamente si scopre che Harlock è pienamente consapevole del motivo per cui il ragazzo è lì, e mentre parla con il nibelunga Meeme, dice di aspettare “un miracolo”.

È arrivato il momento di posizionare “la novantanovesima”, cioè la penultima della serie di bombe a vibrazione che l’equipaggio dell’Arcadia sta posizionando in diversi punti dell’universo. Questi punti, chiamati “nodi temporali”, fungono da tappi in punti dove il continuum spazio-temporale è più instabile e contengono un’enorme quantità di energia, indispensabile per mantenere la coerenza dello spazio-tempo. Far esplodere i nodi temporali causerebbe una catena di esplosioni che bucherebbe il continuum, creando un paradosso spazio-temporale che farebbe scomparire l’Universo come lo conosciamo, facendo ripartire tutto da capo. Tuttavia, il ragazzo non è ancora a conoscenza di tutto ciò e si offre volontario per posizionare la bomba insieme all’ufficiale Yuki. Mentre stanno maneggiando i circuiti, vengono scossi da un violento movimento e si rendono conto di essere sulla schiena di un gigantesco mostro spaziale. Nel caos del momento, Yama nota una navicella proveniente dall’Arcadia e ne approfitta per spingere Yuki dalla piattaforma. La ragazza viene salvata da Yattaran, che utilizza un braccio meccanico. Yuki è dubbiosa sul fatto che la colpa di aver fatto cadere il ragazzo nella fossa dei gas e di averlo fatto irrimediabilmente incastrare sia sua. Tutti (eccetto la stessa Yuki) vorrebbero abbandonare il giovane, ma il Capitano non è dello stesso avviso, infatti dopo aver messo una mascherina si lancia nel vuoto per andare a recuperare il disperso.

Dopo aver salvato il ragazzo, Harlock sta cercando di far ripartire la navicella, leggermente incastrata, ma Yama gli punta una pistola alla testa. Dopo avergli chiesto cosa lo spinga a farlo, il capitano gli dice che se è salito su quella nave cercando la libertà, potrà ottenerla solo lottando contro le catene che lo opprimono. Il ragazzo si redime e aiuta il capitano ad azionare la navicella, cosicché i due riescono a salvarsi. L’intera flotta della Coalizione Gaia si mette in movimento per distruggere l’Arcadia e il suo equipaggio che stanno facendo rotta sulla Terra per collocare il centesimo detonatore. Con un intricato sistema di ologrammi, però, i pirati riescono a eludere tutti gli attacchi, compreso quello del famigerato Kaleido Star-System, un’arma micidiale capace di spazzare via una Galassia grazie alla potenza delle Stelle di Neutroni. Una volta sconfitta la flotta, viene catturato il comandante Ezra, che una volta resosi conto della redenzione del fratello e dell’ammirazione e stima che scopre esserci tra i membri dell’equipaggio, si dice molto deluso dall’operato di Yama e gli racconta le origini del famigerato Capitan Harlock, spiegandogli il funzionamento dei “nodi temporali” e dicendogli che Harlock vuole fare in modo di eliminare l’intero Universo. Una volta visto il vero aspetto della Terra, cioè una landa desolata e arida completamente ricoperta di getti di materia oscura, il giovane si convince che il fratello dice il vero. Yama, ferito per la scoperta e deluso dall’operato e dalle idee del Capitano, che fino a poco fa considerava come una guida, torna dalla parte della Coalizione Gaia e aiuta i soldati a mettere a ferro e fuoco l’Arcadia. Solo dopo aver fatto ciò, Ezra lo informa della morte di Nami, una ragazza che amava, ma di cui però era innamorato anche lo stesso Ezra. In realtà la ragazza era tenuta in vita da una macchina, a causa dello stesso incidente che aveva fatto perdere le gambe a Ezra, causato dallo stesso Yama nella serra della madre. Ezra, in realtà, dopo un alterco con la ragazza aveva tolto l’energia alla macchina che teneva in vita Nami, dopo che questa gli aveva confessato di non averlo mai amato e di amare da sempre Yama. Il ragazzo capisce di essere stato ingannato, e si sente un idiota per aver fatto catturare l’equipaggio dell’Arcadia. Dopo un momento di esitazione, Yama decide di non starsene con le mani in mano e decide di liberare i pirati che altrimenti verrebbero giustiziati. Dopo aver liberato l’equipaggio e la nibelunga Meeme, vanno a liberare Harlock, trovandolo però debole e senza motivazioni per continuare. Yama gli mostra allora un fiore bianco, una varietà creata dalla madre, e che ora sta nascendo sulla Terra, segno che il pianeta è ancora vivo e vuole rinascere. L’uomo ritrova allora la grinta, e decide che il loro nuovo obiettivo sarà quello di far vedere la verità ai terrestri: una volta tornati in plancia, Yattaran riesce ad hackerare il sistema di satelliti per le comunicazioni sparsi in tutto l’Universo dalla stessa Coalizione Gaia, e Yama mostra allora in diretta a tutto l’Universo quale sia il vero aspetto della Terra, ma li informa anche che nuova vita sta rifiorendo sul pianeta e che questo non è quindi completamente perduto, perché un istante ripetuto molte volte diventa eterno e in ogni vita c’è dell’eternità.

Il Supremo, capo della Coalizione Gaia, dà a Ezra l’ordine di distruggere l’Arcadia, che ora si trova sulla stessa traiettoria della Terra, considerata ora inutile, dato che nessuno la vede più come un luogo inviolabile. Il delirante comandante torna a bordo dell’Arcadia, dove però ingaggia una cruenta battaglia fratricida con Yama, che causa tra l’altro al più giovane dei fratelli una ferita al volto che lo rende praticamente identico ad Harlock. Quando Yama sta per essere sopraffatto, Ezra viene ucciso da Harlock con un colpo di pistola, rivelando che però è riuscito a spostare il puntatore del Kaleido Star-System, che ora non è più in rotta di collisione con l’Arcadia e la Terra, spiegando a Yama che voleva vedere i fiori di Nami e della loro madre. Dopo averli visti il comandante muore sereno tra le braccia del fratello minore con il sorriso sulle labbra, avendo compiuto un atto estremamente rischioso, che però rivela in fondo la sua umanità e fragilità.

Avendo così scampato il pericolo, nella plancia di comando il Capitano dona a Yama una benda, segnando quindi un passaggio di ruolo, dicendogli che nell’Universo ci sarà sempre bisogno di un Capitano che sia simbolo di libertà e che mantenga l’ordine, e dicendogli che se l’uomo dovrà compiere qualche altra stupidaggine non deve esitare a far esplodere i Nodi Temporali. Il nuovo Capitano, Yama, è quindi pronto a portare avanti la sua missione a bordo dell’Arcadia, mentre il vecchio Capitano rimane al suo fianco per guidarlo in questo nuovo, importante compito, avendo davanti un futuro di lenta ma costante rinascita per il Pianeta e l’intero genere umano, ora libero dalla mercé della Coalizione Gaia.

Capitan Harlock: differenze tra anime e manga

Mayu è stata inserita nella serie animata e il suo compito è in un certo qual modo di ‘addolcire’ il carattere di Harlock. Viene anche rapita da Raflesia, che non sapendo come fermare il pirata, ad un certo punto sceglie di percorrere la strada più meschina (scatenando la furia di Harlock). Anche Laura, la bellissima mazoniana che fugge dall’Arcadia ingannando Tadashi facendogli credere di essere sua madre con i suoi poteri ipnotici, non compare nel fumetto originale.

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Lo Steampunk negli anime e manga

Lo Steampunk è un particolare genere narrativo e stilistico che utilizza estetiche del periodo industriale, a cavallo tra ottocento e novecento, per identificare una tecnologia avanzata, futuristica. Una sorta di esperimento transtemporale che spalanca il genere fantascientifico ad originali sfumature retrò creando un notevole impatto visivo. È impossibile determinare con precisione l’origine di questo particolare genere, l’utilizzo di elementi di un passato più o meno recente in un contesto fantascientifico è intrinseco in questo genere sin dai tempi di Jules Verne. Il loro utilizzo può essere pratico, per ricordo, per citazione o per semplice ispirazione momentanea, ma da solo non può essere considerato distintivo per la classificazione di un genere a sé stante, almeno finché non viene teorizzato un paradigma comune da utilizzare nell’analisi. Solo recentemente è stato stabilito un minimo comune denominatore che ha definito in modo univoco i canoni dello steam punk.

Questi elementi erano già presenti nei primi anni cinquanta in Osamu Tezuka, considerato il padre del fumetto giapponese, nella sua trilogia fantascientifica: Lost World (1948), Metropolis (1949) e Next World (1951), in cui sono evidenti i riferimenti all’Europa del primo Novecento. Il secondo manga, Metropolis, prende chiaramente ispirazione dall’omonimo film di Fritz Lang del 1926, ed è stato trasformato in un’opera animata nel 2002 grazie all’opera di Rintaro e Katsuhiro Otomo. Questa trilogia è il risultato di una mente geniale, ma non rappresenta ancora un genere a sé stante, poiché rimane un esperimento quasi isolato per vent’anni.

Negli anni settanta, i disegnatori giapponesi, chiamati mangaka, hanno fatto una “scoperta” che ha influenzato molto il modo di creare e fruire l’animazione in quel periodo e negli anni successivi. Un’influenza che non era direttamente collegata alla fantascienza, ma che ha avuto un grande impatto su quello che poi sarebbe stato definito steam punk. Riyoko Ikeda, nel 1972, ha fatto conoscere al popolo giapponese la storia e i costumi europei della fine del Settecento, con la sua serie storica “Versailles no Bara” (Lady Oscar). Il Giappone si è appassionato all’epopea della giovane aristocratica francese, e la Parigi della Rivoluzione Francese è entrata prepotentemente nella cultura di massa giapponese, tanto che sono state create numerose serie ispirate a quel periodo storico negli anni seguenti.

Giusto qualche anno dopo l’uscita dell’opera di Ikeda, il maestro Leiji Matsumoto, nel 1976, ha introdotto il gusto retrò nella fantascienza pura, utilizzando navi spaziali simili a galeoni del Settecento nella sua celebre serie “Capitan Harlock”, in cui il mitico capitano con la benda sull’occhio ha trasformato il suo veliero in una navicella spaziale. Lo stesso autore ha regalato al mondo, due anni dopo, un’altra serie storica, “La corazzata Yamato” (1978), in cui le astronavi erano chiaramente ispirate alle navi da battaglia della seconda guerra mondiale.

Contemporaneamente alle avventure della Yamato, un’altra serie ha rappresentato un’altra pietra miliare per questo fenomeno: “Conan il ragazzo del futuro”, dove il maestro Hayao Miyazaki ha introdotto per la prima volta le problematiche relative a un futuro post guerra atomica, quasi a esorcizzare la paura del popolo giapponese nei confronti di una nuova minaccia nucleare. La serie ha avuto un successo mondiale e ha posto Miyazaki nell’olimpo del cinema d’animazione.

Come abbiamo visto, il genere steam punk ha radici profonde nel decennio in cui l’animazione giapponese si è diffusa in tutto il mondo. Negli anni ’70 erano iniziate a comparire in Rai opere come quelle sopra menzionate, che, insieme alla fantascienza “classica” di Go Nagai, hanno gettato le basi per quella che ora chiamiamo “j-culture” in Italia. Da queste solide radici sono nate, nei decenni successivi, diverse produzioni più o meno interessanti che hanno suscitato l’interesse collettivo verso questo tipo di fantascienza, creando un corpus di opere notevoli.

Negli anni ’90, una serie in particolare ha suscitato grande interesse perché ha lanciato una nuova scuola di animazione. Lo studio neonato Gainax, fondato da Hideaki Hanno, ha creato nel 1990 l’anime “Fushigi no Umi no Nadia“, il Mistero della Pietra Azzurra, una storia che, per ambientazione e stile, sembra uscita dai romanzi di Jules Verne. In un’epoca a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento, due ragazzi cercano di risolvere il mistero di una strana pietra, un’avventura epica a bordo del Nautilus del Capitano Nemo che li porterà nelle profondità aliene di Atlantide. Più astronavi che sottomarini, il Gratan e l’Harpfish hanno influenzato la fantasia di una generazione di appassionati.

Con l’arrivo del terzo millennio, numerose produzioni animate hanno riproposto in modi diversi l’utilizzo di uno stile narrativo transtemporale, anche se non ancora propriamente steam punk. Hiroshi Aramata, in “Alexander“, ha trasportato l’antica Macedonia in un futuro non precisato, in cui le epiche battaglie di Alessandro Magno sono condotte con lance e astronavi, in un vortice cromatico e stilistico impeccabile. Kazuya Minekura ha creato un’ambientazione originale in “Saiyuki“, ispirandosi alla favola mitologica del “Scimmiotto di Pietra”: elementi futuristici sono inseriti in un contesto tipico dell’era Sengoku, simile al Medioevo fantasy occidentale. Magia, armi bianche, pistole, esperimenti genetici, demoni e dei si uniscono in un’unica trama narrativa con grande fluidità. In “Trigun” di Yasuhiro Nightow, lo spazio siderale si mescola alle praterie dell’America del XIX secolo. Un fanta-western in cui si uniscono i tipici elementi del genere americano e le tematiche più angoscianti del futuro scientifico, come le ricerche sul DNA e la creazione dell’essere perfetto.

Passato e futuro, abbiamo visto, si sono uniti più volte nel fumetto e nell’animazione giapponese, ma solo ultimamente si possono ritrovare produzione che riescono a fissare in maniera univoca quei paletti utili alla creazione di un paradigma d’analisi. In particolare si possono evidenziare questi tratti comuni in tre produzioni editoriali recentissime, si manifesta dunque questo minimo comune denominatore che fissa definitivamente il genere Steam Punk.

In primis Last Exile, dello studio Gonzo, narra di guerra in un mondo di nuvole, in un contesto fantascientifico e che prende spunto pesantemente dall’estetica occidentale dei primi quarant’anni del ‘900.In seconda battuta Full Metal Alchemist, in cui ancor di più si uniscono alla tematica futuribile non solo elementi del secolo scorso ma anche una finestra sulla magia e l’alchimia.Ultimo sguardo va invece per lo straordinario lungometraggio animato di Katsuhiro Otomo, di recentissima uscita nelle sale italiane, Steam Boy. Film che ha giustamente avuto l’onore di chiudere l’ultimo festival di Venezia e che ci porta in piena rivoluzione industriale, quando le nuove invenzioni meravigliavano il mondo e si confidava in un futuro migliore. Last ExileFull Metal Alchemist e Steam Boy rappresentano dunque il massimo esempio di questo genere e ne tracciano le linee guida per le future produzioni, a livello di stile, tratto e narrazione.

Lo SteamPunk, in definitiva, pone la sua estetica nella Rivoluzione Industriale o nel periodo immediatamente successivo; periodo nel quale le immense macchine d’acciaio prendono vita dall’energie del Vapore, una rivoluzione globale che da inizio all’era moderna. Lo stile grafico usa dunque tonalità cromatiche retrò, sfumate, quasi come se i disegni fossero posti su una pellicola antica e rovinata. I protagonisti sono appartenenti alla classe operaia, raramente a quella borghese: la nobiltà rappresenta da una parte l’ordine costituito ma anche il nemico da sconfiggere. L’acciaio domina su tutto, non solo nello stile e nell’uso del colore, ma anche e sopratutto nella narrazione. Colore Metallico costantemente velato dal vapore delle macchine.

Il manga di Capitan Harlock di Leiji Matsumoto

Il manga di Captain Harlock di Leiji Matsumoto fu pubblicato per la prima volta in Giappone nel 1977. Non ho informazioni precise sul numero di volumi pubblicati in patria, ma so che venne edito dalla “Akita Shoten Publishing” (non so se come serie o come volume singolo). La trama del manga è identica a quella dell’anime. La serie televisiva, oltre alla trama, eredita dal linguaggio fumettistico di Leiji Matsumoto anche l’uso frequente di fermo immagine e linee cinetiche. In Italia, la serie viene pubblicata in modo incompleto dalla Granata Press. Prima del loro fallimento, pubblicarono solo metà dell’opera in 15 volumi ormai introvabili. A differenza di altri mangaka dell’epoca, Matsumoto è sia un grande autore che un grande disegnatore. Il suo stile ha chiari accenti europei, è ricco di dettagli ed espressivo. Il tratto caricaturale è praticamente assente. La cura per il design delle astronavi è quasi ossessiva, con schemi simili a quelli usati nei lavori di CAD. Le tavole bicromatiche rendono ancora più affascinante l’aspetto oscuro di Harlock. Il volto del “pirata spaziale” è ritratto con dei lineamenti più duri e adulti rispetto alla serie televisiva, mentre i personaggi femminili sono caratterizzati con un tratto gentile e una sensibilità superiore. Matsumoto utilizza il chiaroscuro per caratterizzare i suoi personaggi; essendo necessario utilizzare sfondi neri per rappresentare lo spazio, l’autore capisce che mantenendo lo stesso stile anche all’interno delle sequenze, aumenta il tono malinconico della narrazione.

Purtroppo, le case editrici italiane si sono orientate verso pubblicazioni più mature e culturalmente elevate, come “Yu-Gi-Oh” o “Dead Man”. È triste che in un paese come il nostro, che si nutre avidamente di anime e manga, non si possa avere la fortuna di vedere manga come quelli di Go Nagai o Reiji Matsumoto, o il meraviglioso “Ashita no Joo” di Chiba/Asamori. Le case editrici si sono dimenticate, fin dai tempi della Granata, che i loro prodotti non sono destinati solo agli adolescenti e ai bambini, ma che ci sono anche veri otaku come noi che desiderano leggere queste opere. Capisco che lo stile di alcuni di questi manga può sembrare datato, ma ci sarebbero delle soluzioni (basterebbe pubblicarli in edizioni da libreria) e ci sarebbero certamente acquirenti interessati. Il vero problema è che, dopo la scomparsa di queste serie televisive dalle reti italiane (soprattutto quelle nazionali), manca il traino pubblicitario che potrebbe spingere anche i lettori meno esperti a comprare i manga. Dei manga di Reiji Matsumoto, solo “Capitan Harlock” ha beneficiato di un’edizione italiana (sebbene parziale), a meno che non si vogliano includere le riduzioni a fumetti di “Galaxy Express 999” (spesso un tipo di anime comics) che apparvero circa vent’anni fa su “Corriere dei Ragazzi” o “Banda Tv ragazzi”.

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