Il lato oscuro degli influencer: come il mercato dei fake follower mina la credibilità del settore

Gli influencer sono diventati delle vere e proprie star del web, capaci di influenzare le scelte e le opinioni di milioni di persone. Con i loro post, le loro storie e i loro video, raccontano la loro vita, i loro gusti e le loro esperienze, creando una forte connessione con il loro pubblico. In Italia, gli influencer sono considerati dei veri imprenditori di se stessi, in grado di guadagnare fino a 10.000 euro per post. Il costo medio di una foto pubblicitaria varia da 100 euro per coloro con 10.000 follower fino a mille euro per chi ne ha 300.000. Questi numeri impressionanti fanno sì che molti manager di marketing vedano nei social media un ottimo investimento.

Tuttavia, dietro il velo di successo e glamour, si nasconde una realtà più controversa. Instagram, il principale canale per la moda e la condivisione di immagini, è invaso da account falsi e Bot che gonfiano i numeri dei follower e il valore dei profili. Il mercato nero dei like e dei follower è molto diffuso, con venditori che offrono interazioni da utenti reali a pagamento. Anche gli influencer italiani non sono estranei a questo fenomeno: nonostante il successo su Instagram, il loro prestigio su altre piattaforme social come Twitter o Facebook è inferiore.

La lotta contro i fake influencer è sempre più importante. Unilever, una delle più grandi aziende di beni di consumo al mondo, ha deciso di combattere quegli influencer che falsificano i numeri dei propri profili, chiedendo maggiore trasparenza e regolamentazione nel settore. Questa decisione è stata accolta positivamente dagli esperti del settore, poiché i fake influencer danneggiano la reputazione e l’efficacia del marketing di influenza. Secondo una ricerca di Points North Group, il 20% degli influencer pagati dalle aziende ha follower falsi o inattivi. Questo significa che le aziende stanno sprecando una parte dei loro budget in campagne inefficaci e ingannevoli.

Analizzando i profili delle fashion blogger italiane emerge che numeri alti su Instagram non sempre corrispondono a un coinvolgimento reale su altre piattaforme. Ad esempio, Chiara Ferragni, la più famosa influencer italiana, ha 24 milioni di follower su Instagram, ma solo 1,5 milioni su Twitter e 1,3 milioni su Facebook. Al contrario, Giulia De Lellis, una delle più seguite influencer emergenti, ha 6,4 milioni di follower su Instagram, ma 2,4 milioni su Twitter e 2,2 milioni su Facebook. Questa differenza potrebbe indicare una maggiore autenticità e fedeltà del pubblico di De Lellis, che la segue su più canali e interagisce con i suoi contenuti.

La questione dei fake follower mette in dubbio l’effettiva efficacia delle strategie di marketing basate su numeri gonfiati artificialmente. La trasparenza diventa sempre più importante, con l’emergere di nuove figure professionali e nuovi criteri di valutazione che misurano la qualità delle relazioni tra gli influencer e il loro pubblico. Tra questi, ci sono le agenzie specializzate nel marketing di influenza, che selezionano gli influencer più adatti per le campagne delle aziende, verificando la loro reputazione, la loro autorevolezza e la loro affinità con il target. Inoltre, ci sono le piattaforme di analisi, che forniscono dati e metriche sulle performance degli influencer, come il numero di visualizzazioni, di commenti, di condivisioni e di click.

Il futuro degli influencer dipenderà dalla capacità di adattarsi a queste sfide, offrendo contenuti autentici e di valore. Solo in questo modo potranno mantenere la loro credibilità nel mondo digitale e continuare a essere dei validi partner per le aziende che vogliono promuovere i loro prodotti e servizi. Gli influencer dovranno essere più selettivi nelle loro collaborazioni, scegliendo solo quelle in linea con la loro immagine e i loro valori. Dovranno anche essere più trasparenti con il loro pubblico, dichiarando quando si tratta di post sponsorizzati o di recensioni oneste. Infine, dovranno essere più innovativi e creativi, proponendo contenuti originali e coinvolgenti, che sappiano catturare l’attenzione e la fiducia dei loro follower.

Fonte: rollingstone.it/cultura/news-cultura/fashion-blogger-e-instagram-la-valanga-dei-fake

Giovanna Pedretti, un omicidio di massa

Giovanna Pedretti, la titolare della pizzeria “Le Vignole” di Sant’Angelo Lodigiano, in provincia di Lodi, è stata trovata morta domenica 14 gennaio 2024 sulle rive del fiume Lambro. L’ipotesi più accreditata è quella del suicidio, probabilmente causato dalla pressione e dalle critiche ricevute sui social network dopo essere stata accusata di aver pubblicato un post probabilmente fake.

La donna era diventata famosa per aver postato una risposta a una recensione negativa lasciata da un cliente sul suo locale, che si lamentava di aver mangiato accanto a una coppia omosessuale e a un ragazzo in carrozzina.

“Mi hanno messo a mangiare di fianco a dei gay. Non mi sono accorto subito perché sono stati composti, e il ragazzo in carrozzina mangiava con difficoltà. Mi spiaceva ma non mi sono sentito a mio agio. Peccato perché la pizza era eccellente e il dolce ottimo , ma non andrò più”.

La recensione, che risaliva alla scorsa estate, era stata poi cancellata, ma Giovanna aveva dichiarato di averne fatto uno screenshot e dunque l’aveva ripubblicata sulla pagina Facebook della sua pizzeria, insieme alla sua replica.

“Il nostro locale è aperto a tutti e i requisiti che chiediamo ai nostri ospiti sono l’educazione e il rispetto verso ognuno. Le sue parole di disprezzo verso ospiti che non mi sembra vi abbiano importunato mi sembrano una cattiveria gratuita e alquanto sgradevole”. E poi l’invito definitivo: “A fronte di queste bassezze umane e di pessimo gusto… credo che il nostro locale non faccia per lei. Non selezioniamo i nostri clienti in base all’orientamento sessuale e men che meno la disabilità. Le chiedo gentilmente di non tornare da noi a meno che non ritrovi in sé i requisiti umani che nel suo atteggiamento sono mancati”.

La risposta di Giovanna aveva suscitato inizialmente molti consensi e apprezzamenti, anche da parte di personalità politiche e del mondo dello spettacolo. Tuttavia, non tutti avevano creduto alla veridicità della recensione e della risposta. Alcuni utenti dei social network avevano insinuato che si trattasse di una bufala o di una mossa pubblicitaria, per attirare l’attenzione e la simpatia del pubblico. Alcuni noti influncer italiani, investigatori antelitteram per smascherare la bufala, avvrebbero anche trovato sul web recensioni con testi analoghi postate però nei profili di altri esercizi commerciali. In ogni modo, queste accuse hanno messo in difficoltà Giovanna, che aveva iniziato una strenua difesa, negando di aver inventato la recensione, ma ammettendo al contempo di non avere una risposta certa sulla sua autenticità.

Queste parole avevano scatenato ulteriori dubbi e critiche, che forse hanno spinto la donna a compiere il gesto estremo. Il suo corpo è stato trovato senza vita sulle rive del Lambro, vicino al ponte di Sant’Angelo Lodigiano, dove si era recata con la sua auto.

La storia della signora Pedretti mi ha colpito moltissimo, soprattutto perché si inserisce in maniera tragica in un dibattito costante sulla potenza creativa e distruttiva della rete. Come anticipato nel titolo di questo articolo, l’accadimento tragico della morte della ristoratrice non può e non deve essere classificata come un caso di suicidio: si tratta invece di un vero e proprio omicidio. Un caso difficile che ha molti indiziati, ognuno con il proprio movente e ognuno con la propria arma del delitto.

  1. Il primo indiziato è da cercarsi proprio nell’ambito familiare della donna: il genio che le ha consigliato (potrebbe essere essa stessa ma non lo sappiamo) di creare questo post fake e, non contento, lo ha realizzato non creando una “storia originale” ma copiando e modificando una recensione riferita ad un altro esercizio commerciale. Non pago ha realizzato una grafica fasulla posticcia e palesemente falsa, facilmente criticabile sui social. Il movente? Sicuramente aiutare la comunicazione della pizzeria, l’Arma del delitto? L’ingenuità: una pericolosa arma insita nell’inquisito che non lo ha fatto riflettere abbastanza sui possibili sviluppi della sua azione che è stata perpetrata senza neanche pensare che tale azione avrebbe avuto una rilevanza così vasta sul web.
  2. Il secondo possibile colpevole è da ricercarsi nei sedicenti giornalisti, che hanno rilanciato la notizia di questo “recensione offensiva” e della presunta arguta risposta della donna senza neanche un minimo verificare la prova del delitto, lo “screenshot” che a occhi di chiunque è palesemente fake! Il movente in questo caso va ricercato nella spasmodica richiesta dei giornali di news e sul tentativo costante di “essere sul pezzo” anche a scapito dell’accuratezza dell’informazione. Le armi del delitto in questo caso sono due: “control+c” e “control+v”. Si perché nel giornalismo ormai non esiste più la ricerca della notizia ma una fame malefica esclusivamente volta a riportare le notizie altrui, con titoli altisonanti per raccimolare un po’ di lettori! Forse spinti dal timore che, presto, l’intelligenza artificiale possa sovrascrivere totalmente questo mestieri, questi giornalieri sono spinti sempre più spesso dall’idea maliziosa e letale che: “se l’ha scritto quello sarà sicuramente vero“.
  3. Il terzo colpevole sarebbe invece da ricercare nella galassia dei vip e degli influencer che si sono mossi sin da subito come paladini di questo accadimento. Prima esaltando il gesto eroico della ristoratrice a difesa dei deboli e degli oppressi, poi come vigilantes, giudici ed esecutori di una condanna, tanti “Giudici Dredd” del web e dei format TV. L’arma del delitto, in questo caso, è una “camera”, che sia tele o che sia foto. Il dover apparire, dire la propria, commentare, condividere, condannare senza prima valutare la situazione in modo attento. Il movente è estremamente semplice: sfruttare una notizia per essere sempre al centro dell’attenzione, per ingolosire nuovi follower, per ingigantire il proprio ego (e i propri introiti).
  4. Il quarto colpevole sono semplicemente io, oppure tu, forse meglio dire noi! Siamo tutti noi che usiamo in maniera impropria gli strumenti web, che siamo soliti ad utilizzarli per il nostro tornaconto personale (chi non ha mai scritto una recensione “creativa”, vuoi per disprezzo o vuoi per aiutare qualcuno, scagli la prima pietra!). Noi che siamo nascosti dalla luce dei monitor che illuminano le nostre dita danzanti odiose sulle tastiere. Noi che ci limitiamo a leggere i titoli “clickbait” piuttosto che approfondire le notizie. Noi che viviamo le vite degli altri dimenticando le colpe insite nel nostro animo umano. L’arma del delitto sono le nostre dite, che non sanno riflettere più di dieci secondi prima di muoversi sinuose nel deliberare sentenze. Il movente? tanti quanto un intero manuale di sociologia della comunicazione!

Non potendo decretare in questa sede il “colpevole” reale di questo caso di omicidio, quel che è certo, purtroppo è che Giovanna lascia la figlia e il marito Nello, pizzaiolo e partner anche a lavoro da oltre 30 anni.

Questo episodio ci mostra come i social network possano diventare una fonte di disinformazione, di manipolazione, di violenza e di odio, che può avere conseguenze fatali sulla vita delle persone.

I contenuti fake, cioè falsi o ingannevoli, sono una minaccia per la verità, la trasparenza e la responsabilità, e possono violare i diritti e la dignità delle persone. Chi produce o diffonde contenuti fake può essere mosso da vari motivi, come il guadagno, l’approvazione, l’emozione, la propaganda o il sabotaggio. Il sentirsi “scoperti” può provare sentimenti di colpa, di vergogna, di conflitto, di paura, di rabbia o di impotenza. In alcuni casi, questi sentimenti possono portare a contemplare o a compiere il suicidio, come forse è accaduto a Giovanna Pedretti.

Obe Summit 2023: The Passion Economy

Si è tenuta oggi al Mudec – Museo della Culture di Milano la 10° edizione del più importante convegno italiano dedicato al Branded Entertainment organizzato da Obe. L’Obe Summit 2023 é appuntamento annuale che coinvolge i maggiori player del settore e tanti ospiti, organizzato dall’ Osservatorio Branded Entertainment, l’Associazione che studia e promuove la diffusione sul mercato italiano del BC&E come leva strategica integrata per la comunicazione di marca. Un evento di rilevanza nazionale che rappresenta un’occasione unica per fare il punto sui trend e sulle opportunità offerte da un settore in continuo sviluppo, ricco di preziosi momenti di confronto tra i principali protagonisti dell’industry. L’evento ha avuto come main partner Mondadori Media che insieme ai gold sponsor Google, PWC e OMG e a tutti gli sponsor tecnici hanno contribuito alla sua realizzazione. OBE SUMMIT ha inoltre ottenuto anche per questa edizione il Patrocinio del Comune di Milano.

Tema dell’edizione di quest’anno “The Passion Economy”, una scelta dettata dalla consapevolezza come ha dichiarato Laura Corbetta, Presidente di OBE e CEO e Founder di YAM112003:

“… le passioni rappresentano il motore del mondo, delle aziende e delle persone. Mai come in questi anni di grande complessità e trasformazione l’economia sarà guidata dalla passione, ossia da persone che scelgono di fare ciò che più amano e che maggiormente li rappresenta e li realizza. I brand di successo sono proprio quelli che sanno esprimere autentica passione”.

L’evento ha visto l’introduzione istituzionale di Laura Corbetta, seguita da Erik Rollini, consigliere OBE e Managing Director EssenceMediacom, che ha presentato i dati della ricerca sul mercato del BE 2022/2023 in Italia, condotta da OBE e BVA Doxa, in partnership con RTI.

Tra i principali dati emersi l’84% delle aziende intervistate ha dichiarato di aver realizzato nel 2022 almeno un progetto di Branded Entertainment, un dato in crescita rispetto allo scorso anno (+4 punti perventuali) Aumenta l’uso delle diverse piattaforme: padroni della scena i social (72%), seguiti dal mezzo televisivo (49%) – che è quello sul quale si concentrano i maggiori investimenti (36%) – e ancora da YouTube (41%) e dall’editoria online (39%), mentre diminuisce il ruolo dei canali proprietari o costruiti ad hoc (47% nel 2022 rispetto al 49% del 2021).

Sempre più aziende si avvalgono per i progetti di BE di influencer e creator (+13% rispetto al 2021), figure che entrano sempre più nella creazione dei contenuti, oltre che nella distribuzione tramite i loro canali, diventando oggi partner integrati nella comunicazione di marca.

Sul fronte digital maggiori sono gli spazi di racconto tra i quali scegliere per investire su nuovi progetti di BE: articoli redazionali (66%), eventi live (38%), tutorial (28%), cortometraggi o short film (18%), comedy sketch o video divertenti (15%), web series (14%), canzoni e video musicali (11%). Nel contesto televisivo prevale l’uso dei programmi di intrattenimento (65%), seguono i talent o i game show (25%), le fiction e le serie tv (21%), i documentari e i programmi sportivi (16%).

Si conferma la preferenza delle aziende verso lo sviluppo di produzioni originali (60%), ma in diminuzione negli ultimi anni (-12% rispetto al 2020), mentre cresce la brand integration all’interno di programmi e audience preesistenti: una scelta “rassicurante” che riguarda il 40% dei progetti (+12% rispetto al 2020) di cui il 69% sul mezzo televisivo.

Aumenta il valore di mercato del Branded Entertainment (619 milioni, +9% rispetto al 2021), un dato rilevante se confrontato con l’andamento più stabile del totale degli investimenti pubblictari: il 70% degli investitori intervistati ha dichiarato di aver incrementato gli investimenti su questo settore, con buone previsioni anche per il 2023, con una prospettiva di crescita del 6%. Per il 28% delle aziende il budget destinato per questi progetti va oltre il 25% degli investimenti totali.

Le ragioni per le quali le aziende decidono di investire su questo settore sono varie: oltre agli obiettivi più tecnici e consolidati (brand awareness 60%, brand consideration 54%, brand image 52% ecc..), emergono fortemente motivazioni più “emotive”, come la volontà di raccontare qualcosa in più, oppure di diverso, sulla marca / prodotto (indicata dal 68% degli intervistati), associarsi o sposare temi o valori specifici (53%), sorprendere, divertire e coinvolgere emotivamente il target (48%), emergere dall’affollamento pubblicitario abituale (48%), raggiungere target nuovi o difficili (34%).

Simonetta Consiglio, Direttrice Generale di OBE ha commentato:

Ci troviamo all’interno di un contesto iper-affollato e per un brand emergere e differenziarsi in modo autentico e innovativo rappresenta una sfida necessaria per attrarre l’attenzione e creare una relazione con le proprie audience. Con OBE Summit ogni anno presentiamo una fotografia del mercato del BE e proviamo a intercettare le tendenze del futuro, con l’obiettivo di evidenziare le opportunità di questa industry e le strategie e gli strumenti vincenti per costruire contenuti sempre più accattivanti ed efficaci.

Guardando ai nuovi strumenti del Branded Entertainment, la percezione delle aziende intervistate è che il peso degli influencer, soprattutto come creator, continuerà a crescere (69%) portandosi dietro nuovi strumenti di analisi anche quantitativa (73%), mentre diminuisce la percezione delle opportunità offerte dal Metaverso (-15%) considerato sempre più un fenomeno passeggero e sopravvalutato (+17%). Al conrario il ruolo dell’Intelligenza artificiale nella realizzazione del Branded Entertainment è considerato rilevante, soprattutto per la quantità (58%) e la varietà dei progetti realizzabili (48%), e per la loro facilità di produzione (68%), più che non per la qualità (29%).

Dopo la presentazione dei dati di mercato, si è tenuto l’intervento di Marco Robbiati, Head of Media Intelligence & Market Insight OMG Italia, dal titolo “Beyond Visual Attention”.Il pomeriggio dell’OBE Summit 2023 è proseguito con le l’analisi di diverse aree tematiche legate alle diverse passioni, e le testimonianze di rilevanti ospiti e aziende attive sul mercato.

Musica, con Roberto Giugliano (Marketing of Marketing, Red Bull Italia), Ester Gazzano (Head of Consumer Marketing per il Sud e Est Europa di Spotify), Carlo Pastore (Direttore Artistico e Conduttore Radiofonico). Education con Carla Leveratto (Head of Creative Works – Google) e Andrea Moccia (Fondatore e Direttore Editoriale – Geopop). Beauty & fashion, panel a cura di The Wom, brand di Mondadori Media e main partner dell’evento, con Valentina Meli (Client Manager Innovation & Shopper GenHub lead, 1&D expert – Kantar), Daniela Cerrato (Direttrice Marketing – Mondadori Media), Stefania Fabbri (Marketing Manager di Eucerin- Beiersdorf), Elisabetta Rossi (Modella e Content Creator), Giulio Casagrande (Fashion Creative Director e Celebrity Stylist). Sport con Michele Sarzana (Head of Brand Marketing, Communication & eCommerce -Fastweb), Massimo Caputi (Giornalista), Ambra Sabatini (Campionessa paraolimpica e mondiale di atletica), Simone Barlaam (campione paraolimpico e mondiale di nuoto). Food con Benedetta Parodi (conduttrice televisiva);Gaming con Luigi Caputo (CEO e Founder Sport Digital House e Osservatorio Italiano Esports), Francesco Cordani (Head of Marketing and Communication – Samsung Electronics Italia), Ckibe – Roberta Sorge (Content creator e illustratrice). DEI (Diversity Equity and Inclusion) con Rosella Serra (Presidente Advisory Board OBE e Head of Industry Relations, Google), Gabriella Crafa (Vicepresidente Fondazione Diversity) e Barbara Falcomer (Direttrice Generale Valore D).

La conclusione, dedicata all’Economia delle passioni, è stata a cura di Andrea Santagata (CEO Mondadori Media) e Laura Corbetta (Presidente OBE).

A moderare i vari interventi Giampaolo Coletti, giornalista de Il Sole 24 Ore, e Manuela Ravasio, Direttore di Marie Claire.

Al termine dei lavori, la consegna degli OBE Honor Awards, con i quali l’Osservatorio vuole premiare le persone che hanno generato un impatto positivo, economico e sociale, sul settore della comunicazione, che ha visto aggiudicarsi il titolo: Marco Girelli, Chief Executive Officer · Omnicom Media Group Italy, “per la sua passione e instancabile energia nel promuovere una comunicazione che utilizza leve strategiche innovative, sempre sostenibile ed efficace”; Laura Carafoli, SVP Chief Content Officer – Warner Bros. Discovery, “per il suo coraggio, per la capacità di innovare e fare squadra e per lo straordinario apporto al mondo dell’’intrattenimento televisivo italiano”; Mara Panaja, Presidente e Amministratore Delegato – Henkel Italia, “per il suo entusiasmo e determinazione, per il suo impegno sui temi della parità di genere e la creazione di un ambiente di lavoro aperto e inclusivo”; Nico Acampora, Fondatore di PizzAut “per l’impegno sociale, per la sua contagiosa energia, per il coraggio e la determinazione nel promuovere e realizzare l’inclusione delle persone “Aut”; Fedez, Artista e Imprenditore “per la sua capacità di rappresentare e raccontare la contemporaneità con creatività, generosità e coraggio, abbattendo barriere generazionali e limiti culturali, e per essere interprete e innovatore della comunicazione multicanale”; premio speciale a Barbie, bambola, icona e role model, “per la sua capacità di evolversi superando gli stereotipi della bellezza femminile, e di intraprendere una nuova narrazione orientata all’empowerment femminile e ai valori della Diversity e Inclusion”.

Elisa Pigliafreddo: cosplayer, gamer e Influencer dallo straordinario talento

Siamo orgogliosi di poter condividere con voi l’esperienza di Elisa Pigliafreddo, una talentuosa ragazza milanese di 24 anni, Laureata in triennale al Politecnico di Milano e prossima alla laurea Magistrale di Architetura e Disegno Urbano sempre al Politecnico di Milano. Elisa è anche una micro-influencer che ha approcciato da pochi anni anche l’arte del Cosplay e del Gaming. Fin da piccola ha sempre avuto la passione sia per le arti disciplinari, dal disegno figurativo alla modellazione tridimensionale per progetti legati all’ambito architettonico, sia per le arti creative andando a scoprire quelle che sono le carateristiche del cosplay tramite oufit, make-up e del mondo digitale del gaming.

In concomitanza con l’inizio del percorso universitario nel 2018 ha deciso di dedicare una piccola parte della sua vita approcciandosi al mondo dei social in special modo su Instagram, portando i suoi primi lavori di Make-up, Nail-art e outfit di ispirazione. Man mano che i suoi contenuti crescevano aumentava anche il suo pubblico che apprezzando i suoi lavori decise di avviare pian piano la sua attività di micro-influencer in cui tut’oggi aiuta i vari brand ad ampliare il loro pubblico tramite la sua creatività espositiva. Scoprendo sempre più le opportunità presenti sui social decide di allargare la sua prospettiva immergendosi nel mondo giapponese in prima persona realizzando il suo primo cosplay portato inizialmente sui social e in secondo momento anche nella realtà. Nel 2022 partecipa alla sua prima fiera, il Games Week di Milano e li capì che quella parte di interazioni con il pubblico che era sempre stata mostrata solo dietro a uno schermo, venne apprezzata ancora di più dal vivo.

Come si arriva allo sbarco di Elisa Pigliafreddo da Influencer/Cosplayer all’aggiunta della parte Gamer?

Man mano che la sua popolarità sui social aumentava anche dopo le prime fiere, molte persone le chiesero se avesse Twitch per poter interagire con lei in live mentre coinvolgeva in modo diretto i suoi follower. Decise dunque di fare esperienza su questa nuova piataforma osservando e conoscendo Cosplayer/Gamer di talento come LaVica, KasumiSen, HitomiOkami e molti altri. Decidendo così all’inizio del 2023 di aprire il suo profilo Twitch portando giochi come League of Legend, Valorant, Genshin Impact, ma anche sezioni dedicate al Cosplay in diretta per poter interagire e creare una community di persone amanti del mondo giapponese e gaming come lei.

Elisa ci ha rivelato che essere una studentessa di un’università così importante in Italia e avere anche un approccio social ha riportato spesso delle difficoltà nella sua vita. Portare avanti due attività simili è stato spesso impossibile, difatti ci sono stati momenti in cui ha dovuto dare priorità allo studio per potersi laureare e avviare il prima possibile la sua carriera da aspirante Architetto. Il lato social non è mai stato abbandonato, anzi ha sempre cercato di soddisfare i vari brand con cui collaborava per offrire un’esperienza il più utile e creativa possibile e quando poteva, per staccare un po’ la testa dai libri, si dedicava al gaming e alla creazione di Cosplay.

Un domani Elisa non sa cosa il futuro le aspetta ma è certa che cercherà di trasformare i suoi hobby nel suo lavoro e il suo lavoro in hobby per cercare di rendere la sua vita e quella di chi la circonda il più colorata, rimanendo in tema artistico, possibile e poter dunque essere un esempio per chi sogna di realizzarsi in più settori senza dare peso ai pregiudizi ancora troppo comuni.

Per approfondire lo straordinario talento creativo di Elisa vi invitiamo a visitare il suo aggregatore di link: cadencexx – Link in Bio & Creator Tools | Beacons.

Charlotte M. – Il film Flamingo Party

Sono in corso le riprese del primo film della popolarissima YouTuber/TikToker Charlotte M., la giovane content creator che dal 2016 spopola sul web, con numeri da capogiro! Le riprese del film termineranno il 2 agosto e l’uscita è prevista a inizio 2023. Prodotto da Notorious Pictures e diretto da Emanuele Pisano, Charlotte M. – Il film Flamingo Party, che avrà due nuovi brani musicali interpretati dalla stessa influencer, racconta la storia della giovane Charlotte che, al primo anno di superiori, si trova a fare i conti con l’adolescenza e non solo.

Creatività e spontaneità sono i suoi segni distintivi. Tutto il suo mondo gira intorno a Sofia, la sua migliore amica, e all’amatissima oasi di fenicotteri vicino la casa in campagna di sua nonna. Purtroppo, però, Charlotte scopre che questo luogo così speciale per lei sta per chiudere a causa di mancanza di fondi. Allora, insieme alla sua inseparabile compagna di avventure Sofia e ad altri amici, decide di organizzare un evento di raccolta fondi per salvare l’oasi: un ballo scolastico. Ma non tutto sembra andare per il verso giusto e l’arrivo in città di un nuovo ragazzo rompe alcuni equilibri…

In linea con i valori e i contenuti portati avanti da sempre dalla giovane influencer, il film intende raccontare la vita reale degli adolescenti, affrontando tematiche come: l’amicizia, intensa ed imprescindibile, i primi amori, quelli che sembrano farti esplodere il cuore, ma soprattutto l’accettazione di sé stessi con l’enorme impegno che questo percorso comporta. Tematiche che in modo semplice e in linea con il linguaggio dei giovani, vengono trattate costantemente dalla nota teenager, tanto nei contenuti social, quanto nei libri e nei fumetti che ha scritto e ideato, fino alle sue canzoni.

L’enorme successo di Charlotte M. risiede proprio nella sua capacità di restituire squarci di vita adolescenziale vera, ponendosi anche come punto di riferimento per quel mondo teen che è sempre alla ricerca di modelli a cui ispirarsi. Un’adolescente influencer che non basa il suo successo sull’apparenza ma su contenuti di valore che attraversano la musica, la poesia, il canto, la recitazione, la scrittura.

Khan Baba, l’hulk pakistano, un vero bodybuilder o un mitomane dei social?

Khan Baba, noto anche come “l’hulk pakistano”, è un influencer e bodybuilder che si autoproclama l’uomo più forte del mondo. Afferma di pesare 436 kg e di essere in grado di sollevare 600 kg di peso morto. Ma è davvero così forte come dice o si tratta di una bufala?

I Challenged The Hulk Of Pakistan!! (The Story Of Khan Baba)

Il sedicente wrestler, il cui vero nome è Arbab Khizer Hayat, ha 31 anni e vive in Pakistan. Ha attirato l’attenzione dei media e dei social per il suo fisico enorme, che però non ha mai mostrato senza vestiti. Indossa infatti sempre diversi strati di abiti, che secondo alcuni nasconderebbero una tuta imbottita per farlo sembrare più grosso di quanto sia in realtà.

Khan Baba:World Weightlifting champion Khan Baba the Pakistani Hulk

Khan Baba ha dichiarato di seguire una dieta ipercalorica, che comprende 36 uova, 5 litri di latte, 4 kg di carne e 4 kg di pollo al giorno, oltre a pizze e frutta. Il suo obiettivo è quello di crescere ancora di più e di partecipare a competizioni internazionali di strongman.

Tuttavia, molti dubitano della veridicità delle sue affermazioni, in quanto non esistono prove concrete delle sue prestazioni. Khan Baba non ha mai partecipato a gare ufficiali di sollevamento pesi, né ha mai pubblicato foto o video di sé stesso senza maglietta o con una canottiera. Inoltre, il suo peso di 436 kg sarebbe più del triplo di quello di Roni Coleman, considerato uno dei più grandi bodybuilder di tutti i tempi che raggiungeva i 145 kg, eppure la sua mole era già impressionante.  Per avere un’idea ancora più chiara della grandezza del peso di Khan Baba, possiamo fare un confronto con l’attuale uomo più forte del mondo, Hafthor Bjornsson, reso celebre da Game of Thrones che pesa 193 kg.

Pakistani Khan Baba Without Clothes and Ballons / Rare Breed Animal

Alcuni esperti hanno anche messo in dubbio la salute di Khan Baba, sostenendo che un peso così elevato sarebbe pericoloso per il suo cuore, i suoi polmoni e le sue articolazioni. Inoltre, una dieta così ricca di grassi e proteine potrebbe causare problemi al suo fegato e ai suoi reni.

Khan Baba, però, non sembra curarsi delle critiche e continua a diffondere i suoi video sui social, dove ha migliaia di seguaci. Si definisce un patriota e un orgoglio per il suo paese, e sfida chiunque a mettere in discussione la sua forza. Dice di essere pronto a combattere contro qualsiasi avversario, anche contro il wrestler iraniano Sajad Gharibi, noto come “l’hulk persiano”.

Khan Baba è quindi un vero bodybuilder o un mitomane dei social? La domanda rimane aperta, in attesa di vedere se riuscirà a dimostrare le sue capacità in una competizione ufficiale o se resterà solo un fenomeno da internet.

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