La Gazzetta dello Sport  presenta “Strip! I grandi classici del fumetto Americano”

La Gazzetta dello Sport torna in edicola con una nuova inedita collezione a fumetti: StripI grandi classici del fumetto Americano. Ad aprire la collana le strisce giornaliere di Flash Gordon firmate da Dan Barry. 20 imperdibili volumi, in uno speciale formato che ne esalta la dimensione originale e ripercorre le avventure dell’eroe dello spazio dal 1951 al 1968, in ordine cronologico. Un’opera imperdibile per tutti gli amanti del fumetto d’autore, arricchite da inedite rubriche.

Flash Gordon mito della fantascienza creato da Alex Raymond, è protagonista dell’omonima serie a fumetti apparsa per la prima volta il 7 gennaio 1934 sul quotidiano New York American Journal. La storia del fumetto inizia con una meteorite che colpisce l’aereo dove si trovava Flash Gordon insieme alla fidanzata Arden. I fidanzati, sopravvissuti alla strage, arriveranno in un’isola dove incontreranno lo scienziato Zarkov. I tre partiranno insieme verso il pianeta Mongo, dove un’altra meteorite sta per staccarsi per colpire la terra, con l’intento di scongiurare la catastrofe. Da qui nacquero le avventure che hanno segnato la storia del fumetto. Tantissimi negli anni sono i volumi dedicati a Flash Gordon che, continua a vivere, e non smette di essere amato grazie alle sue storie di carattere fantascientifico e ai bellissimi disegni.

Le strisce giornaliere di Flash Gordon saranno in edicola, dal 14 febbraio, con Il primo numero “La città di ghiaccio”. L’intera collana sarà disponibile in edicola con La Gazzetta dello Sport ogni martedì a 5,99 euro oltre al prezzo del quotidiano.

 

Quando in TV c’era la Filmation…

Miei cari Predatori Del Tempo, per citare il nome di una nota serie animata giapponese della Tastunoko, che siete figli di quegli anni fatti di spensieratezza, consumismo e tanta tanta esagerazione! Quando eravate pischelli/e, e ancora andavate a scuola, quante volte vi è capitato di vedere in TV, all’inizio della sigla di un cartone animato, un logo scandito da rapide inconfondibili note ove appariva la parola Filmation scritta a colori?

Magari a quell’età non ci facevate caso, ma proprio grazie a questo logo, simbolo di una società di produzione TV, siete cresciuti vedendo le sue tante serie. Eh già… quelle belle serie animate, fatte di eroi, eroine e personaggi bizzarri che in quei tempi potevano essere soltanto una striscia di fumetto.In quest’articolo, vorrei proprio raccontarvi un po’ di curiosità e segreti di questa casa di produzione che in USA era considerata il contraltare di Hanna & Barbera, proprio quella che ha lanciato i Flinstones e Scooby Doo. Ed è proprio grazie alla Filmation che molti dei vostri giocattoli e action figures sono riusciti a prendere vita, diventando dei veri amici che hanno allietato i vostri pomeriggi durante l’ora della merenda, magari facendo una pausa durante i compiti. Per conoscerla meglio, dovremo partire dal 1962, quando si chiamava Filmation Associates ed era rappresentata da una semplice scritta bianca con una O che, al suo interno, aveva un faccino con due antennine simpatiche.

Mighty Mouse (The original cartoon theme intro)

Eppure quella scritta semplice, semplice è stata il simbolo di tante avventure dei vostri eroi preferiti: da Tarzan, ai super eroi della Dc Comics come Superman, Batman e Robin, Capitan Marvel, la Justice League, per giungere a Flash Gordon, Zorro, Lassie, Lion Ranger e addirittura, Jerry Lewis! Ricordiamo anche Sport Billy che era un cartone spaziale a tema sportivo che ispirò fumetti e videogiochi e fu adottato dalla FIFA come mascotte del Fair Play per i Mondiali, dato che il suo sport preferito era proprio il calcio. Queste sono solo alcune delle serie che sfornò all’inizio della sua ascesa. Addirittura fecero una riedizione di cartoni anni ’40 come Mighty Mouse ovvero Super Mouse e le gazze Heckle e Jeckle (anche se a me parevano più delle cornacchie), seguita da un papero vampiro casinista chiamato Quackula, e non dimentichiamo, visto il grande successo del telefilm, anche le avventure dell’equipaggio dell’Enterprise di Star Trek composta da 22 episodi, con le voci originali degli attori.

https://youtu.be/9hseFdKcCD4

Ma, torniamo al 1962, quando 2 amici, un produttore e doppiatore: Lou Sheimer di origine ebraica, laureato in storia dell’arte assieme all’animatore Harold Sutherland, decisero di unire le loro capacità, visti i loro trascorsi alla Larry Harmon Pictures, dove avevano lavorato sui cartoni di Braccio di Ferro e Bozo, per creare un loro primo studio di animazione di nome “True Line, realizzando così il loro primo lavoro per la Sib Production. Quando quest’ultima fu acquistata dalla Paramount Pictures, nel settembre di quell’anno, alla True Line arrivò un nuovo socio: Norm Prescott, che all’epoca era un semplice DJ radiofonico e la società cambiò nome proprio in Filmation Associates, iniziando a occuparsi di spot pubblicitari per la TV. Lou Sheimer divenne in seguito produttore esecutivo. Se ci pensate, pare la trama di un film: 3 amici-soci che grazie alle loro idee e alla loro squadra di disegnatori e animatori riuscirono a raccontarci storie di intrattenimento, portando sul piccolo schermo personaggi dei fumetti o noti attori del tubo catodico in versione animata.

Perfino Bill Cosby (accantoniamo i suoi recenti fatti di cronaca nera che tutti noi ahimè conosciamo) si rivolse alla Filmation per produrre una serie animata di genere comico-educativo su un personaggio da lui creato, il mitico Albertone, in USA conosciuto come Fat Albert (per via della sua corporatura massiccia) insieme a una banda di amici di colore: i Cosby Kids e che in Italia fu trasmesso nel 1986: era un cartone nato per raccontare l’infanzia dell’attore presso il quartiere di Philadelphia, narrando ogni puntata a suon di tanti Hey Hey Hey (guarda caso Albertone in lingua originale era doppiato proprio da lui).

L’animazione di ogni prodotto della Filmation si riconosce subito. Grande uso del rotoscopio, tecnica all’epoca molto usata, soprattutto dalla Disney e da Ralph Basky: Richiedeva scene girate da attori veri le cui azioni, poi, venivano ricalcate su un piano di disegno, un po’ come si fa con la carta lucida. Vedere certi visi animati con espressività così realistiche faceva una certa impressione (anche se ora, a distanza di anni, si vede che alcuni movimenti dei personaggi non risultano normali, ma abbastanza macchinosi e a volte rallentati). Cospicuo, però, era il risparmio economico delle animazioni. Per fare una battuta, la Filmation è stata proprio una società di animazione a risparmio energetico, anche se a detta di molti era più incentrata sulla quantità che sulla qualità grafica, puntando però su sceneggiature ben scritte. Basta vedere come venivano riutilizzate le stesse azioni per ogni personaggio e poi come, in ogni episodio, venivano riutilizzate le trasformazioni. Gli sfondi erano comunque delle opere d’arte, ed erano il frutto di un grandissimo lavoro in cui i disegnatori posizionavano un foglio di acetato sopra all’illustrazione e usavano il contorno nero per
rimarcare l’immagine di sfondo e questo contribuiva a creare scene davvero memorabili, tanto da essere definiti i pionieri del tridimensionale. Tuttavia, come tutte le società che si rispettano, la Filmation ebbe i suoi passaggi di proprietà: dalla TelePrompTer Company, all’inizio degli anni ’70, per poi passare alla Westinghouse nel 1982 e nell’89 alla L’Oreal! Si proprio il brand noto in tutto il mondo per i prodotti di bellezza. Sarà proprio Louis Sheimer negli anni ’80 a essere la vera anima di questa azienda, anzi io direi il “boss”. Ci ha lasciati nel 2013 ma nel frattempo ha dato tantissimo: ha curato le colonne sonore e prestato la voce a parecchi personaggi, basti citare, ad esempio, il gorilla Grunt dei The Ghost Busters o Orco il mago pasticcione dei Masters. Anche la figlia doppiava… Della serie tutto in famiglia. Può darsi che avranno chiamato a doppiare pure qualche dipendente o l’usciere… chi lo sa…

Quando i toys designer della Mattel, noto marchio di fabbrica dei vostri giocattoli d’infanzia, come Big Jim e Barbie, volevano escogitare un modo per far comprare più giocattoli e action figures ai bambini, si rivolgevano strategicamente proprio alla Filmation, che era diventata la loro ancora di salvezza a livello di vendite. Prima della Mattel, ci fu la Galoob, che in Italia era distribuita dal marchio GIG. All’epoca funzionava cosi, prima usciva il giocattolo e se questo non vendeva a sufficienza allora entrava in gioco la Filmation col relativo cartone, a sistemare tutto, e, aggiungerei, che era una strategia usata moltissimo anche da altri marchi concorrenti come la Hasbro.

BLACKSTAR Cartoon Intro

Tra i cartoni, inoltre, come non ricordare Blackstar, agli inizi degli anni ’80, una mini serie di 13 puntate, che a mio parere, sembrava una versione primordiale di He-Man e che aveva come protagonista un astronauta terrestre precipitato su un pianeta sconosciuto e diventato una sorta di guerriero a cavallo di un drago volante che combatteva contro Overlord. Entrambi impugnavano una spada stranissima che sembrava più una stalattite che, però, era chiamata spada stellare! Peccato che, riguardo a questa serie, le relative action figures, non comparivano tutte nel cartone animato e, a volte, alcuni personaggi non erano proprio realizzati e somiglianti come nella serie, ma da bambini ci si accontentava. Il momento più florido della Filmation fu il 1985.

He-Man e i dominatori dell'universo - Sigla Iniziale e Finale

Finalmente in TV furono trasmesse le gesta eroiche dei Masters Of The Universe (per il potere di Greyskull!) La Mattel per contrastare la Kenner, reduce del successo della trilogia di Star Wars, voleva che i bambini potessero avere una sorta di potere magico nelle loro mani, anzi nei loro giochi! E così nacquero i Dominatori Dell’Universo, con protagonista il muscoloso e biondo Nino D’Angelo oops… He-Man! Ma a differenza di come erano stati concepiti i personaggi, nel blister, infatti, si trovava anche un mini-comic che raccontava una storia, la Filmation stravolse completamente tutto. Per la Mattel il protagonista doveva essere un barbaro su un lontano pianeta (guarda caso il creatore Marc Taylor si era ispirato a Conan del disegnatore Frank Frazetta) mentre la squadra del nostro Lou, lo rese più fiabesco, ed ecco che fu introdotto il principe Adam, che all’urlo di “a me il potere!”, con la sua spada, diventava l’uomo più potente dell’universo e tramutava una tigre timida dal pelo verde a strisce gialle, nel corazzato Battle Cat. I bambini impazzivano nel vedere quelle battaglie tra giocattoli, simulate nella propria cameretta, impersonando anche le scene più divertenti e comiche, come gli errori di magia di Orco, che prendevano di mira il povero Duncan/Manatarms, o i ‘cazziatoni’ di Skeletor ai suoi scagnozzi.

Rivolgendosi a un pubblico così giovane, ogni puntata veniva raccontata come se fosse una lezione di vita. Alcuni protagonisti (i buoni) invitavano gli spettatori a comportarsi bene. Questo ‘sistema’ venne ripreso anche da altre serie successive. La Mattel voleva dare spazio anche alle bambine e decise di introdurre una He-Man femmina, anzi no She-Woman, ma alla fine si chiamò She-Ra, la principessa del potere ed è cosi’ che usci la mini bambola con vestitino intercambiabile e pettine per pettinarla e per collegarla al principe Adam, la Filmation trovò la soluzione di introdurla come sua sorella Adora. Sfruttando, poi, delle figures menzionate nella serie classica dei Masters, ecco Hordak che, da semplice action figure dalle fattezze vampiresche, diventò proprio il nemico principale di She-Ra, nonché mentore di Skeletor.

Ghostbusters Filmation - Sigla.Iniziale (1986)

La Filmation faceva della comicità o meglio della demenzialità il suo asso nella manica, anche quando prendeva in giro una scuola di super eroi come la Hero Hight. Questa fantacomicità la usò soprattutto in The Ghost Busters, serie che si rifà a un telefilm, sempre della casa, del 1975 che si chiamava The Ghost Busters, con Forrest Tucker e Larry Storch. La serie animata del 1986 aveva invece per protagonisti i figli: Jack ed Eddie, insieme al gorilla Grunt, in originale Travis (nel telefilm era interpretato da Bob Burns!), sempre a caccia di fantasmi, capitanati da Malefix. E per i collezionisti di giocattoli va detto che avere tra le mani il giocattolo della Fanta Buggy, la mitica autovettura parlante del team, distribuita dalla Shaper Toys, è una gran fortuna, perché al giorno d’oggi vale, anche senza scatola originale, un capitale! E ora vi svelo un segreto! E’ grazie a questa serie che nove anni dopo Ivan Raitman poté utilizzare il titolo Ghostbusters (senza spazio) per il suo celebre film, accordandosi con la Filmation, pagando 500 mila dollari e una percentuale sui profitti in cambio dell’uso del nome. La Columbia, per non confondere, decise di sviluppare una serie animata ispirata al film, ribattezzata “The Real Ghostbusters”, per cui nell’86 le due serie debuttarono parallelamente.

Bravestarr - Opening - Sigla iniziale

Alla fine degli anni ’80, la Mattel ci riprova con la Filmation a fare un altro sodalizio Giocattolo/Cartone, ma questa volta lo scenario spaziale è western steampunk. Nel 1988 debutta infatti “Bravestarr” che sarà l’ultimo lavoro animato di questa azienda. Questa volta non abbiamo un barbaro ma uno sceriffo indiano chiamato Marshall Bravestarr, discendente da un’antica famiglia di nativi americani che può evocare la forza dell’orso, la velocità del puma, l’udito del lupo e la vista del falco e ha come fedele compagno un destriero di nome TrentaTrenta, che, a differenza di Gringer, si trasforma in un cavallo umanoide munito del suo fucile: Sara Jane. Questa serie, seppur di ambientazione diversa, ricorda molto quella dei Masters. I nemici sono abbastanza simili, seppur in versione cowboy. Il ‘villain’ di turno, invece di essere un cattivone col teschio, è uno zombie, e si chiama Tex Hex. Se He-Man aveva Teela come alleata, qui c’è il giudice donna Joy McBride (JB), che ha un debole per Marshall, c’è uno sciamano che ricorda la maga Sourceress del castello di Greyskull, non c’è un inventore come Duncan, ma il barman alieno del Saloon, di nome Handle Bar, poi c’è un vice sceriffo buffo, di una razza autoctona somigliante a talpe, di nome Fuzz che fa pasticci come Orco. Insomma una fotocopia dei Masters in salsa western, con la solita buona morale in ogni puntata, che per la prima volta affrontò temi anche abbastanza seri, come la droga, come avvenne nell’episodio 26 e che purtroppo non ha un lieto fine. Nonostante tutto, questa serie non ottenne il successo sperato, tanto da far ritirare dal mercato alcune figures che dovevano essere proposte, tra cui il giudice donna. Di questa serie di giocattoli furono realizzati solo sette pezzi, con l’aggiunta della diligenza, lo Skull Walker e il Fort Kerium.

Peccato che la Filmation non esista più, ma i tempi cambiano e anche le animazioni, per cui non ci resta altro che tenerci quel tanto che ci hanno lasciato, fatto anche di slogan memorabili, di musiche e sigle che ancora canticchiamo sotto la doccia o ci tornano in mente quando ci capita di trovare in un mercatino anche un solo pupazzo di qualcuna delle serie. Perché diciamolo, va bene Mazinga, va bene Goldrake, Candy Candy, Lady Oscar, le Maghette, i Puffi, ma nella nostra e vostra infanzia la Filmation è stata una compagnia che ha utilizzato personaggi nati quasi sempre per altri media ma che sono diventati i beniamini della vita di tantissimi ragazzini dell’epoca e li ricordiamo e li portiamo nei nostri cuori ancora oggi che bambini non siamo più.

Gianluca Pistoia

tratto da

Un saggio interamente dedicato al mondo di Flash Gordon

Un saggio interamente dedicato al mondo di Flash Gordon e alle sue trasposizioni mediali

Chi è stato Flash Gordon? Perché un personaggio creato negli anni Trenta è così centrale nell’immaginario audiovisivo contemporaneo? Come si è evoluto il suo mito?

È per rispondere a tali quesiti che questo volume ha messo insieme numerosi studiosi del fumetto che, in un’ottica multidisciplinare, provano a indagare la mitografia di Gordon, partendo dalle tavole di Alex Raymond e arrivando alle sue multiformi incarnazioni mediali (radio, serial filmici, serie televisive, cartoni animati, lungometraggi e user-generated-content).

Il saggio mira a esplorare i contesti socioculturali di produzione e consumo del personaggio, il legame con gli archetipi dell’immaginario e, infine, la sua profetica natura transmediale che, ancora oggi, emoziona varie generazioni di lettori.

«Flash Gordon continua a essere terreno fertile per indagini sulle culture visuali del Novecento, protese a intercettare simboli mitopolitici, consumi culturali, echi del fantastico e del meraviglioso, codici cavallereschi, invenzioni tecnologiche, scoperte scientifiche in un melting pot di suggestioni espressive, artistiche e culturali sublimate dal linguaggio grafico di Alex Raymond e di chi ne ha affiancato e proseguito il lavoro». (Mario Tirino)

Flash Gordon

Continuando la nostra carrellata di cinecomics del passato, non poteva mancare all’appuntamento l’adattamento del fumetto omonimo, Flash Gordon. Basata sull’opera fumettistica del 1934, il film esce nel 1980 nel pieno boom del filone eroistico-fantascientifico. Anche se il film è una coproduzione Gran Bretagna-U.S.A., buona parte del cast è di nazionalità Italiana infatti due delle protagoniste del film sono le attrici Ornella Muti e Mariangela Melato ed è prodotto dalla Dino de Laurentis film. Tra gli interpreti figurano attori del calibro di Max Von Sydow che non ha bisogno di presentazioni e un giovanissimo Timothy Dalton famoso per aver interpretato il ruolo di James Bond 007 in alcuni film. La colonna sonora è stata composta quasi interamente dai Queen di cui produssero l’omonimo album discografico, fu una delle prime volte che film a così alto budget per l’epoca (il film costò 35 milioni di dollari) per la colonna sonora venne utilizzata un unica Rock Band.

Nelle ultime settimane sul pianeta Terra si stanno abbattendo una serie di catastrofi naturali, dagli Uragani ai Terremoti fino agli Tsunami. Tutti gli scienziati brancolano nel buio senza trovare una sola spiegazione, tranne il Dr Zarkov, uno scienziato che deriso dalla comunità scientifica per le sue azzardate teorie, imputa tale serie di disastri a cause “esterne” al pianeta Terra. Infatti le cause di tali disastri sono colpa dell’Imperatore Ming del pianeta Mongo, che per allietare le sue giornate, grazie ad una macchina infernale, si diverte a scatenare disastri su disastri per divertire il suo “annoiato” spirito, e come ultimo colpo, ha fatto destabilizzare l’orbita della Luna facendola avvicinare contro la Terra. Scoperto da dove vengono gli impulsi che stanno distruggendo la Terra, il Dr Zarkov si prepara a partire con un Razzo Spaziale alla volta di Mongo, lo accompagnano Flash Gordon giocatore dei New York Jets e Dale Arden giornalista sportiva, che sono capitati per caso nelle vicinanze della sua base operativa a causa di un guasto all’aereo che li stava trasportando. Partiti alla volta di Mongo il veicolo spaziale viene intercettato daile forze militari di Ming; dopo essere stati catturati i tre vengono portati alla sala del Trono davanti al cospetto dell’Imperatore, qui Ming vedendo la giovane Dale, se ne invaghisce e pretende di avrela in sposa; Dale rifiuta e Flash si ribella scontrandosi con i soldati di Ming, ne nasce una tremenda collutazione ma grazie alla loro superiorità numerica le truppe di Ming riescono a sopraffare Flash, nonostante tutta la sua abilità, e ridurlo all’impotenza. Ming per placare la sua ira, condanna Flash a morte, e obbliga Dale a sposarlo oppure la Terra verrà completamente distrutta per suo volore, a Zarkov non capita sorte migliore, infatti eglie viere condannato alla completa cancellazione della volontà. Prima dell’esecuzione, grazie all’aiuto della figlia di Ming la Principessa Aura, Flash riescono a fuggire dal palazzo Imperiale e si dirigono verso il regno di Arborea stato vassallo dell’Impero di Ming. Appena giunti, Aura e Flash vengono accolti dal Principe Barin promesso sposo di Aura; la principessa dopo essersi accordato con Barin, lascia Flash ad Arborea per nascondersi dall’ira di Ming e rientra a palazzo. Dopo che Aura è partita i due hanno un alterco, in quanto Barin pensa che il terrestre voglia prendere il suo posto nel cuore della principessa, mentre stanno discutendo una pattuglia degli Uomini Falco, rivali di Barin e di Arborea, catturano sia Flash che il principe e li portano sulla loro città volante. Giunti alla città degli Uomini Falco, Vultano signore degli alati, decide di tenere prigionieri i due per consegnarli a Ming per rimanere nei suoi favori. Intanto Aura scoperto il suo tradimento, viene catturata e ridotta al rango di schiava di compagnia di Dale futura moglie dell’Imperatore su ordine di Ming stesso. Sulla città volante, intanto arriva l’inviato di Ming per prendere in consegna i prigionieri, ma Flash lo uccide. Temendo una ritorsione da parte dell’Imperatore, Vultano ordina ai suoi sudditi di lasciare la città volante e lascia i due al loro destino. Infatti dopo poco arriva ming che prende in consegna Barin, e prova a convincere Flash di diventare suo vassallo e di governare la Terra in suo nome, il nostro eroe rifiuta la proposta e Ming lo abbandona al suo destino sulla città volante che stà per essere distrutta. Flash all’ultimo riesce a fuggire dalla città e si dirige verso Arborea, qui incontra nuovamente Vultano che pentitosi di averlo abbandonato e di essere stufo della tirannia di Ming, si allea col Terrestre e alla testa dell’esercito degli Uomini Falco si dirigono al palazzo Imperiale per impedire le nozze e per bloccare l’arma che stà per far precipitare la Luna sulla Terra. Intanto mentre stanno iniziando i festeggiamenti per le nozze di Ming con la terrestre Dale, Aura libera sia Barin che Zarkov che era riuscito ad impedire il suo condizionamento cerebrale; insieme si dirigono verso il centro comadi per disattivare la bariera energetica che sta impedendo a Flash e Vultano di penetrare nel palazzo, i due riescono nell’impresa. Infatti appena lo scudo cede, Flash dirige il suo veicolo contro il palazzo e dopo aver affrontato e sconfitto il malvagio Ming in un duello mortale nel quale delle spoglie del malvagio Imperatore rimane solo il suo anello, riesce a disattivare la superarma, in un colpo unico Flash Gordon salva la Terra, riabbraccia Dale la sua amata e dona la libertà agli abitanti di Mongo e dei sistemi vicini dalla tirannia di Ming. Ma mentre tutti festeggiano, una misteriosa figura di cui si vede solo la mano, recupera l’anello di Ming lasciato sul campo di battaglia, e mentre si allontana si sente la fragorosa e perfida risata di Ming, che l’Imperatore non sia veramente sconfitto?

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Nonostante tutto il film non ha avuto un grande successo nelle sale, infatti negli U.S.A. Incassato circa 27 milioni di dollari confronto ai 35 spesi, mentre nel Regno Unito quasi 14 milioni di sterline. Come molti film del genere alla fine Flash Gordon ha avuto una rivalutazione “postuma” molti anni dopo la proiezione, rendendolo un Cult del genere. Infatti questo è uno dei film che riguardo molto volentieri, specie dove in sottofondo si sentono le musiche e le canzoni dei Queen nei momenti più salienti, e anche per gli appassionati del genere da ancora molte soddisfazioni anche se, ormai, sono passati quasi quattro decenni; una trama semplice e lineare, botte da orbi, principesse da salvare, ironia al massimo, buona colonna sonora, un eroe coraggioso e senza paura e un malvagio come pochi se ne vedono, è il mix ideale per un buon film da poter rivedere più e più volte. Ma come sempre e lo dico sempre questo è solo il mio parere e gusto personale, come dice un vecchio adagio “provare per credere!”

By Marco Talparius Lupani

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