I Titanosauri: giganti preistorici che dominarono la Terra

I Titanosauri erano dinosauri erbivori di dimensioni colossali, che un tempo dominavano tutti e sette i continenti. Questi giganti del Cretaceo Inferiore (circa 126 milioni di anni fa) sfidavano le leggi della fisica con i loro corpi enormi e la loro capacità di adattamento.

Diversità e dimensioni:

Con quasi 100 specie identificate, i Titanosauri presentavano una straordinaria diversità. Il gigantesco Argentinosaurus superava le 60 tonnellate, mentre il più piccolo, Rinconsaurus, era simile a un elefante africano.

Ciclo di vita:

Nati da uova non più grandi di un pompelmo, questi giganti crescevano a ritmi sorprendenti, simili a quelli dei mammiferi. Le loro impronte fossili ci offrono uno sguardo affascinante sulla loro infanzia.

Segreto del successo:

La chiave del loro dominio risiedeva nella loro adattabilità e nella loro dieta variata. Si nutrivano di una vasta gamma di piante, sfruttando al meglio le risorse del loro habitat.

Fine di un’era:

Nonostante la loro grandezza, i Titanosauri non sono sopravvissuti all’estinzione di massa causata dall’impatto di un asteroide 66 milioni di anni fa.

La vera storia del meteorite “alieno” inabissato nel Pacifico

Nel gennaio del 2014, le onde sonore misteriose catturate in Papua Nuova Guinea durante la caduta di un meteorite nel Pacifico occidentale hanno scatenato un interesse significativo nella comunità scientifica. Tuttavia, uno studio condotto dall’Università Johns Hopkins ha rivelato che la fonte di queste onde non era affatto di origine aliena, ma piuttosto molto più terrena.

Secondo i ricercatori, le vibrazioni rilevate erano in realtà causate dal passaggio di un camion lungo una strada nelle vicinanze della stazione sismica di Manus, sull’isola dove è stato individuato il segnale. Contrariamente alla credenza diffusa, i materiali recuperati dall’oceano l’anno scorso non erano collegati al meteorite caduto, che si è rivelato essere distante più di 160 chilometri dal presunto luogo del ritrovamento.

Benjamin Fernando, che ha guidato lo studio, ha sottolineato che il segnale registrato ha mostrato caratteristiche tipiche di un veicolo pesante in transito, e non di un meteorite. Numerosi segnali simili sono stati identificati in passato e presentano le stesse peculiarità che ci si aspetterebbe da un camion, escludendo definitivamente l’ipotesi di un’invasione aliena. Le conclusioni dello studio mettono in discussione le ipotesi errate formulate in precedenza, tra cui l’associazione delle onde sonore al meteorite e l’identificazione dei materiali marini estratti come di origine extraterrestre. Questo esempio dimostra l’importanza di un’analisi accurata dei dati e della ubiquità delle interpretazioni errate che possono derivarne.

Un nuovo dinosauro semiacquatico aggiunge un tassello al puzzle dell’evoluzione

I dinosauri non erano tutti animali terrestri, come si pensava in precedenza. Un nuovo studio ha scoperto un dinosauro semiacquatico, il Natovenator polydontus, che viveva in Mongolia circa 68-75 milioni di anni fa.

Il Natovenator era un dromaeosauride, un gruppo di dinosauri carnivori che comprendeva anche il Velociraptor. Aveva un collo lungo e sottile, un muso pieno di denti aguzzi e una gabbia toracica longilinea, simile a quella degli uccelli tuffatori.

Queste caratteristiche suggeriscono che il Natovenator fosse un nuotatore abile che cacciava pesci e altre prede acquatiche.

La scoperta del Natovenator è un importante passo avanti nella nostra comprensione dell’evoluzione dei dinosauri. Suggerisce che questi animali erano più diversificati di quanto si pensasse in precedenza e che alcuni di loro si erano adattati a vivere in ambienti acquatici.

Il Natovenator è solo uno dei tanti esempi di dinosauri semiacquatici. Altri esempi includono lo Spinosaurus, che era un predatore gigante che viveva in Africa, e l’Halszkaraptor, un piccolo dromaeosauride che viveva in Mongolia.

Queste scoperte ci aiutano a capire come i dinosauri si adattavano a diversi ambienti e come hanno contribuito alla diversità della vita sulla Terra.

NASA: la Capsula con campioni dell’asteroide Bennu atterra nello Utah

Il 24 settembre 2023 una capsula a forma di disco volante contenente i campioni dell’asteroide Bennu è stata paracadutata dolcemente nel deserto occidentale dello Utah (USA).

Si tratta della prima missione della NASA a riportare sulla Terra frammenti di un asteroide, polveri che potrebbero svelare molto sulla storia del Sistema Solare e sull’origine della vita sul nostro Pianeta.

La capsula sigillata è stata subito trasportata in elicottero in una “camera bianca” della NASA, dove è stata connessa a un flusso continuo di azoto per evitare contaminazioni terrestri.

I 250 grammi di rocce e polveri prelevati da Bennu non sono stati alterati dal passaggio in atmosfera terrestre.

La NASA conserverà il 70% delle rocce per le future generazioni di scienziati, invierà il 4-5% ai partner di missione di Canada e Giappone e terrà il restante 25% per analisi dettagliate.

Gli scienziati cercheranno nelle polveri di Bennu tracce di molecole organiche, tra cui amminoacidi, peptidi e zuccheri.

L’atterraggio della capsula con i campioni di Bennu è un importante passo avanti nella nostra comprensione del Sistema Solare e dell’origine della vita.

Scoperta la più grande struttura di impatto asteroidale della Terra

Un team di scienziati ha scoperto quella che potrebbe essere la più grande struttura di impatto asteroidale mai registrata sulla Terra. La struttura, denominata Deniliquin, si trova nel cuore del Nuovo Galles del Sud e ha un diametro di 520 chilometri, superando di gran lunga la struttura di Vredefort in Sudafrica, finora considerata la più grande.

La struttura di Deniliquin è ancora da esplorare attraverso perforazioni, ma i suoi ricercatori hanno già trovato prove che indicano che si è formata a seguito di un impatto asteroidale di proporzioni gigantesche. Le misurazioni magnetiche della zona rivelano un modello di ondulazione simmetrico attorno al nucleo della struttura, probabilmente prodotto durante l’impatto da temperature estremamente elevate che hanno generato intense forze magnetiche.

Queste evidenze, insieme ad altre caratteristiche geologiche, suggeriscono che la struttura di Deniliquin sia il risultato di un impatto asteroidale di proporzioni gigantesche. La datazione esatta dell’impatto che ha creato la struttura di Deniliquin rimane un mistero. Potrebbe risalire all’evento di estinzione di massa del tardo Ordoviciano o forse avere origini ancora più antiche, risalenti al Cambriano.

Per avere una risposta dobbiamo aspettare nuovi studi da parte degli esperti.

La scoperta della struttura di Deniliquin è un’importante scoperta scientifica che potrebbe aiutarci a comprendere meglio la storia della Terra e gli eventi catastrofici che hanno contribuito alla sua formazione.

Oumuamua: un’astronave aliena nel nostro sistema solare?

Proprio in questi giorni tutti i telescopi del mondo sono puntati in cielo per osservare uno strano asteroide a forma di sigaro, lungo circa 400 metri e largo 40. Questo oggetto, soprannominato Oumuamua, che significa ” primo esploratore” nella lingua hawaiana si comporta in modo davvero strano al punto da far pensare possa essere una astronave aliena.

Ci sono molti motivi perché Oumuamua ha destato cosi scalpore. In primis è il primo oggetto scoperto estraneo al sistema solare; infatti sembra provenire dalla stella di Vega. Inoltre è un oggetto che si muove estremamente veloce, talmente veloce da non essere stato catturato dalla gravità del sole, pur essendovi passato molto vicino. Infine per la sua forma allungata a sigaro, rarissima tra gli asteroidi, che lo fa assomigliare ad una nave spaziale.

Cosa sappiamo di questo oggetto misterioso? L’oggetto è stato avvistato per la prima volta ad ottobre dal telescopio Pan-StarrS1 e poi tenuto sotto osservazione dal grande telescopio VLT ( Very Large Telescopy) Europeo. Per quanto la precisa forma e il materiale di cui oggetto è composto sia ancora fonte di discussione tra gli esperti, secondo il  sito del VLT Europe,  ha una forma allungata, e varia di luminosità, con cigli di  7 ore, probabilmente perché ruota su se stesso. Il colore superficiale è nero e rosso, che fa ipotizzare quindi sia fatto di roccia roccia metallica o metallo. Assorbe la gran parte della luce che lo colpisce ed appare inerte e compatto, non presentando pulviscolo o nubi di detriti, e per questo si esclude che si possa considerare una cometa. In effetti la strana forma ricorda numerosi astronavi della fantascienza, ed anche la sua rotta  e la sua velocità non sembra essere facilmente spiegabile.

Al momento l’oggetto si muove troppo velocemente ( 95 000 Km/h) e si sta allontando da noi in direzione di Giove, per questo in questi giorni si sta cercando di capire con i radiotelescopi se lasci scie elettromagnetiche o emetta dei segnali di qualche tipo. Gli specialisti del SETI, il programma internazionale per la ricerca di tracce di entità aliene senzienti sono già pronti a cercare eventuali codici di trasmissione  Lo stesso SETI ha infatti già convocato per il 23 gennaio una conferenza stampa in cui divulgare i risultati delle osservazioni che stanno effettuando in questi giorni.

Da dove viene? Un’altro mistero è la sua provenienza e come abbia acquisito questa velocità. L’origine della sua rotta sembra essere la Stella di Vega, ( si, quella degli invasori contro cui combatte Goldrake), ma potrebbe venire da molto più lontano. Certamente l’oggetto ha viaggiato almeno 300 000 anni prima di arrivare qui da Vega, ma forse la sua corsa è stata ancora più lunga, e non si fermerà qui. Al momento infatti si sta allontando in direzione di Giove, e nel 2020 sarà nuovamente uscito dal sistema solare.

Un astronave Aliena? Certamente questo nuovo oggetto desta curiosità è sgomento. Sarebbe davvero incredibile avere a che fare con un’astronave aliena capace di percorrere le distanze siderali. In effetti l’oggetto presenta numerose anomalie, dalla presenza di metallo, alla luminosità variabile,   al punto che nessuno finora ha scartato la possibilità, per quanto poco probabile, di trovarsi davvero davanti ad un oggetto artificiale proveniente dallo spazio profondo.

La traiettoria  dell’oggetto nel nostro sistema solare.
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