Whamageddon 2023 – back again and again and again and again!

Whamageddon is back! Ricomincia dal 1 Dicembre alla mezzanotte del 24, la sfida lanciata da alcuni ragazzi anni ormai qualche anno fa sul famoso social blu.

Ma in cosa consiste?

Le regole sono semplici, non bisogna mai ascoltare la canzone degli Wham “Last Christmas” in versione originale per tutto il periodo delle feste, pena la “dipartita” dal gioco con l’approdo nel Whamhlalla, il regno dei caduti di questa impresa.

Questa goliardica iniziativa partita dall’Italia si sta diffondendo negli ultimi anni a macchia d’olio nel web, comprendendo illustri partecipanti quali presentatori radiofonici, dj, e persone dello spettacolo che danno il loro sostegno alla divertente sfida. In queste ore già si registrano casi di sconfitta per mano di amici, parenti o semplicemente per essersi trovati nel posto sbagliato al momento sbagliato.

Vi riportiamo le regole di Whamageddon in breve

1-L’obiettivo è durare il più a lungo possibile senza ascoltare il classico natalizio di Wham  “Last Christmas”.
2-Il gioco inizia il 1° dicembre e termina a mezzanotte del 24 dicembre. Usa il tuo fuso orario locale, se lo desideri.
3-Si applica solo la versione originale. Goditi le migliaia di remix e cover.
4-Sei eliminato non appena riconosci la canzone.
5-Regola bonus: Pubblica sui social media l’hashtag #whamageddon quando vieni succede.
6-Infine: Anche se non possiamo impedirti di inviare deliberatamente i tuoi amici a Whamhalla, l’intenzione è che questo sia un gioco di sopravvivenza. Non un Battle Royale. Quindi… non fare lo stupido, okay?

Voi adesso cosa farete?

Parteciperete al Whamageddon e sfiderete la sorte acustica, o resterete in disparte ad ammirare gli eroi che realizzeranno l’impresa e che risponderanno all’apertura delle porte del Whamhlalla: “Non oggi”?

Natale di Fiaba 2021

Natale di Fiaba, l’evento a favore di Città della speranza organizzato dal gruppo “Amici di Thiene” in centro storico della omonima città di Thiene, si svolgerà nelle date del 4/5 e 11/12 Dicembre 2021.

Grazie all’impegno di questa associazione no profit, tutto il ricavato della manifestazione pubblica verrà devoluto in beneficenza, mediante la vendita di prodotti agroalimentari ( e non solo ) con tutta la forza di coesione di un paese intero.

Affianco alla manifestazione troverete il “Cosplay Day 5” capitanato dal cosplayer locale Kristian Anderson che con il suo impegno darà anche quest’anno la possibilità a tutti i cosplayer di essere presenti nelle date di Domenica 5 e 12 per un momento di convivialità e condivisione, nel rispetto di tutte le norme Covid, per animare questa grande “festa” e dare colore ad una piazza all’insegna della convivialità.

Natale di Fiaba vi aspetta tutti insieme con Babbo Natale ed i suoi folletti per portare la gioia anche ai più piccini, e invita i cosplayer a partecipare con il miglior carico di allegria.

Per info: facebook.com/events/885968532292410/

Perché riguardiamo i film?

Perché riguardiamo i film? Vi è mai capitato di riguardare un film ciclicamente o per qualche ricorrenza?
Magari durante il Natale o per un giorno speciale, o vi siete affezionati ad una pellicola tanto da averla rivista decine e decine di volte di seguito imparando a memoria le battute. La maggior parte di noi ha un film preferito che non si stancherebbe di riguardare, e non è detto che sia un capolavoro dell’arte cinematografica, ma tra loro hanno tutti una cosa in comune: i ricordi che ci suscitano.

Nell’essere umano i ricordi sono delle riproduzioni del passato a cui si cerca di dare un’interpretazione mediante l’uso delle emozioni. Queste ultime sono le responsabili del perché riguardiamo i film. Sebbene può sembrare scontato pensarlo in un primo momento, vorrei vi soffermaste a ragionare ad un livello più alto di questo concetto. Prendendo per assoluta l’equazione ricordi = emozioni, allora possiamo affermare che la nostra scelta non è poi così tanto “libera” come pensiamo ma è invece “pilotata” dall’influenza emotiva che il prodotto ha avuto su di noi. Questo effetto è presente in tutti i film (che si rispettino) e prende vita grazie a psicologi esperti che lavorano per ricreare situazioni e personaggi il più verosimili e credibili per lo spettatore, svolgendo anche la funzione di consulenti per gli attori, addestrandoli con il linguaggio non verbale a suscitare più empatia nello spettatore.

Non dimentichiamoci poi del ruolo del montaggio, che sia video o audio. È risaputa la potenza emotiva della musica che può arrivare addirittura a migliorare le prestazioni di un atleta, e la capacità di un taglio fotografico montato alla perfezione di restituire all’occhio quella sensazione desiderata che sia di gioia, di tensione o qualsiasi altra che lo spinga a generare un ricordo di quello che vede.

Visto così inizia ad essere tutto meno magico, non è vero? Bisogna capire una questione fondamentale: il cinema è intrattenimento, tutto quello che vediamo in scena è la somma di più capacità, dall’attore a al regista, al tecnico delle luci, atto a catturare lo spettatore, farlo appassionare e vendergli un prodotto di finzione che lui reputi il più possibile insostituibile. Più questo meccanismo riesce bene, più il film avrà successo e sarà in grado di entrare di diritto nei colossal che tutti ricordiamo e riconosciamo come tali.

Per concludere, se volete capire perché riguardiamo i film, parte della risposta ricade sullo scontato: rivivere ricordi ed emozioni, ma l’altra parte ha radici molto più profonde, che si fanno strada in noi mediante la capacità di un prodotto cinematografico di saper comunicare alle giuste aree della nostra psiche creando quella che è la vera e forse unica magia del cinema: farci innamorare di ciò che ci fa vivere.

La prima serie di Squid Game: hype di troppo?

Squid Game, o per dirla alla spagnola: il gioco del calamaro, la nuova serie tv Netflix che ha già raccolto in poco tempo migliaia di visual diventando il prodotto più visto in assoluto della piattaforma, dopo l’acclamato film Parasite.  La serie tv sudcoreana con la sua trama avvincente, i suoi personaggi memorabili e le sue scene di violenza estrema, è stata creata da Hwang Dong-hyuk che attraverso nove episodi racconta di un gruppo eterogeneo di persone ai margini della società Koreana.

Squid Game | Official Trailer | Netflix

Hwang ha scritto la sceneggiatura della serie per la prima volta nel 2008, ma ha avuto difficoltà a trovare dei produttori interessati al suo progetto. Solo nel 2019, Netflix ha acquisito i diritti della serie e ha permesso a Hwang di realizzare il suo sogno. Hwang si è ispirato alle sue esperienze personali di povertà e di difficoltà economiche, oltre che alle disuguaglianze sociali presenti nella Corea del Sud. Hwang ha anche diretto tutti i nove episodi della serie, che sono stati girati tra il 2020 e il 2021.  Non si sa esattamente quanto Hwang abbia guadagnato dalla serie, ma si stima che il budget per ogni episodio sia stato di circa 21 milioni di dollari, per un totale di circa 189 milioni di dollari.  Considerando che Squid Game è stata la serie più vista di sempre su Netflix, con oltre 142 milioni di spettatori in tutto il mondo, si può immaginare che Hwang abbia ricevuto una buona parte dei profitti generati dalla serie.

La trama è ormai arcinota: racconta la storia di 456 persone in gravi difficoltà economiche che accettano di partecipare a un misterioso gioco di sopravvivenza in cui devono affrontare delle sfide ispirate ai giochi tradizionali per bambini, ma con la posta in gioco della vita o della morte. Il vincitore si aggiudicherà un premio di 45,6 miliardi di won, circa 34 milioni di euro.

La serie ha ottenuto un enorme successo di critica e di pubblico, diventando la serie più vista di sempre su Netflix in diversi paesi, tra cui Italia, Francia, Germania, Spagna, Brasile, India e Stati Uniti. La serie ha anche generato un forte impatto sulla cultura popolare, dando vita a numerosi meme, cosplay, parodie, fan art e discussioni sui social media. Alcuni dei simboli più riconoscibili della serie sono la bambola gigante che controlla il primo gioco, le maschere geometriche degli organizzatori, i tute verdi dei partecipanti e il gioco del calamaro che dà il titolo alla serie.

Ma tutto questo hype…non è immotivato?

Analizzando la serie, riscontriamo che non riporta realmente nulla di innovativo, non ha una narrazione così affascinante e non è nemmeno fonte di grandi spunti di riflessione. Tutto si basa su avidità e violenza, mix tipico per il pubblico che ha amore per il genere gore o splatter. E forse i più che lo hanno seguito dimenticano che ci sono libri e film con storie e trame molto simili o addirittura migliori in anni passati, senza contare che i “colpi di scena” della serie sono letteralmente telefonati per chi ha una cultura del cinema più espansa di Peppa Pig.

D’altro canto Squid Game è una serie che denuncia le ingiustizie e le disuguaglianze della società contemporanea, in cui il denaro domina e schiavizza le persone, e in cui i poveri sono costretti a competere tra loro per la sopravvivenza, mentre i ricchi si divertono a scommettere sulle loro vite. La serie mette in luce le conseguenze della povertà, del debito, della corruzione, della violenza, dell’egoismo e della disperazione, ma anche i valori dell’amicizia, della solidarietà, della lealtà e della speranza. La serie, pur essendo ambientata in Corea del Sud, ha un messaggio universale che può essere condiviso e compreso da chiunque, indipendentemente dalla nazionalità, dalla lingua o dalla cultura.

Quindi cosa in effetti mette hype di questa sequenza di episodi?

La sola violenza sullo schermo immotivata basta a tenere alto il livello di interesse? In parte si, ma sarebbe riduttivo, esattamente come sarebbe oltremodo esagerato dire che questa serie è bella. La verità a volte non sta nemmeno nel mezzo, ma nel contesto. Credo che lo spettatore, ammaliato da un ottima recitazione e attirato da violenze che non comprende, riesca a percepire senza capirle, quelle che sono le note in sottofondo delle serie di denuncia ad una società (quella Koreana) che non ci appartiene, ma che in qualche modo comunica con noi ugualmente mediante le situazioni in scena.

Ed è proprio questo a rendere Squid Game una serie famosa, il suo intento non di essere bella, ma essere in grado di parlare in modo autocritico di tante situazioni presenti nella cultura e nel vivere di un paese in ascesa che abbraccia troppe contraddizioni e letteralmente gioca per arricchirsi.

 

Space Jam: New Legacy la critica oltre al coniglio

Space Jam: New Legacy, il nuovo prodotto di casa Warner che, sulla scia del primo amatissimo cult con Michael Jordan, prova a ricreare l’ammirazione e la freschezza portata dal suo predecessore, in una chiave più moderna ed in linea con i gusti del nuovo pubblico dei ragazzi. Ma se non fossero tutte carote quelle che mangia il coniglio? Se alcune delle cose che vengono mostrare nel film fossero degli attacchi in piena regola alla diretta rivale, quella con la grandissima D e le orecchie da topo?

Analizziamo il contenuto che ci viene proposto: mondi veri e propri con un loro universo, un algoritmo che decide le nuove idee, una digitalizzazione delle figure classiche disegnate per anni a mano come punizione ai protagonisti da parte del cattivo, migliaia di easter egg e comparse da tutto il mondo Warner, un tripudio di personaggi e situazioni che mettono in mostra tutto quello di cui è composta la produzione Warner chiamata nel film Serververse attribuendo sempre una connotazione negativa alla pratica di collegare assieme questi mondi diversi, ed una invece positiva nel riscoprire i valori di amicizia e unità nel riavvicinamento dei personaggi nel mondo dei Looney Tunes, riferimento ovvio alla parte più celebre dell’animazione classica targata Bros.

Contando sul fatto che nulla è fatto a caso nel mondo delle pellicole, non vi sembra quanto meno sospetto che proprio l’operazione più sbandierata dalla Marvel ovvero il Marvel cinematic universe sia reso nel film proprio come una fonte di disgregazione e problematiche che si riflettono sui personaggi stessi? e che tantissime comparse presenti nel film siano per lo più di prodotti lontanissimi dal mondo dei bambini così tanto da risultare “stonate” e a tratti fuori luogo? Sotto a questa mossa di comunicazione non può che celarsi una critica per nulla velata alla concorrenza, da un lato mostrando che non esiste solo il prodotto della big D ad avere pacchetti di intrattenimento dei più vari, e dall’altro puntando il dito contro il generale accaparrarsi ogni prodotto senza una accurata selezione che sia in linea con i valori ormai persi di un brand, con l’accusa di pensare solo al fare successo e soldi sfruttando l’Immagine costruita da altri (Marvel, Lucas, Pixar ecc..) per ampliare il suo universo di prodotti inconciliabili insieme.

Capiamoci bene, Warner non è una portatrice di valori tradizionali di per se, ma la sfida ideologica verte proprio attorno alla coerenza di progetto, una carota di sfida lanciata in pieno volto tra i roditori simbolo del ritorno di un era di faide tutta da gustare per noi consumatori.

Crew

Basato su “Space Jam”, Space Jam: New Legacy è scritto da Leo Benvenuti & Steve Rudnick e Timothy Harris & Herschel Weingrod. Il film è prodotto da Ryan Coogler, LeBron James, Maverick Carter e Duncan Henderson, i produttori esecutivi sono Sev Ohanian, Zinzi Coogler, Allison Abbate, Jesse Ehrman, Jamal Henderson, Spencer Beighley, Justin Lin, Terence Nance e Ivan Reitman. Il team creativo dietro la cinepresa include il direttore della fotografia Salvatore Totino (“Spider-Man: Homecoming”), il produttore animazioni Troy Nethercott (“Wonder Park”), gli scenografi Kevin Ishioka (“The Mule”), Akin McKenzie ( “When They See Us” per Netflix) e Clint Wallace (l’imminente “Eternals”), il montatore Bob Ducsay (“Godzilla: King of the Monsters”, “Star Wars Episode VIII – The Last Jedi”) e la costumista Melissa Bruning (“Rampage”, “War for the Planet of the Apes”). Le musiche sono di Kris Bowers (“Greenbook”, “Bridgerton” per Netflix).

Doppiaggio

  • Fedez ha prestato la voce a Wet-Fire,  membro della Goon Squad interpretato nella versione originale da Klay Thompson, e versione digitale super potenziata del giocatore, capace di creare ostacoli meteorologici sul campo, sparare fiamme o schizzare onde d’acqua contro la squadra avversaria.
  • Carlton Myers, leggenda del basket italiano, è la voce di The Brow, giocatore della Goon Squad doppiato nella versione originale da Anthony Davis, veloce, forte, con 9 metri di ali blu brillanti per elevarsi al di sopra degli avversari in campo.
  • Cecilia Zandalasini ha doppiato White Mamba, giocatrice della Goon Squad interpretata nella versione originale dalla star del basket Diana Taurasi, capace di trasformarsi in un vero mamba mortale, in grado di scivolare, avvolgere e colpire come mai prima d’ora.
  • Gianluca Gazzoli e Flavio Tranquillo sideono in prima fila, al tavolo dei commentatori, nella partita più pazza della vita di LeBron James e della Tune Squad,  prestando la propria voce ai telecronisti interpretati nella versione originale rispettivamente da Lil Rel Howery ed Ernie Johnson Jr.

And that’s all folks! or maybe not…

Cosa ricorderemo di questi anni 10?

Cosa ricorderemo di questi anni 10? Intendo dal 2010 al 2020, questi dieci anni di storia nerd cosa ci lasceranno in eredità?

Una tra le cose che per prime ricorderemo saranno i tanti film Marvel, i supereroi a tutto tondo che riconquistano le masse definitivamente nell’era cinematografica. E poi i mille reboot, remake, remastered che sia nel videoludico che tra le pellicole va tanto di moda (o meglio dire andava).

Ricorderemo gli anni 10 come quelli della spinta ecologista cosa riversata anche nei giochi con il disastro di Fukushima, del naufragio di Costa Crocera, quelli dell’oscar a DiCaprio (finalmente) e la nomination al Nobel per la pace a Putin e dell’elezione del nuovo Papa.

Ricorderemo Samantha Cristoforetti con la ISS mentre fa la storia, e Bebe Vio e Zanardi con tutta loro forza di vivere e lottare tutti i giorni per qualcosa che non sia solo sopravvivenza.
Potremo a volte ricordare anche che i Simpson avevano particolarmente ragione su tante cose, come Trump presidente e Pokemon Go, e la scalata al successo dello streaming di Twitch e le nuove piattaforme social dopo il dominio di Facebook (prima che si comprasse comunque tutto e diventasse ciò che oggi conosciamo come meta).

Gli anni di netflix e l’inizio dell’era delle piattaforme private per i contenuti visivi online, dell’arrivo dei season pass sulle console di videogiochi grazie anche a Fortnite ed alla diffusione enorme dei Battle Royal, ma senza dimenticare il grandioso arrivo dei souls like come Bloodborne e tanti titoli diventati iconici come The last of us, Red Dead Redemption 2 (ricordo era così atteso) Nier: automata, Zelda: Breath of the Wild, God of War e The Witcher 3…e purtroppo di Kingdom hearts 3.

E li abbiamo già dimenticati i Fidget Spinner? Quei cosi rotanti che hanno riempito le edicole per dei mesi.

Cosa ricorderemo di questi anni 10? Forse è presto per dirlo, ma di certo non ci scorderemo mai il finale di Game of Thrones! SIGLA!

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