Crimes of the future di David Cronenberg

Entra nel listino Lucky Red, Crimes of the future di David Cronenberg, di ritorno sul grande schermo dopo otto anni di assenza. Tra i registi più amati dagli appassionati di horror e thriller, Cronenberg è tornato a far parlare di sé presentando al Festival di Cannes Crimes of the Future. Dopo La promessa dell’assassino, A History of Violence e A Dangerous Method, ancora una volta David Cronenberg sceglie Viggo Mortensen come protagonista. Ad affiancarlo Léa Seydoux e Kristen Stewart.  

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Crimes of the future, che prende il titolo dal suo precedente film del 1970 senza esserne il remake, segna il ritorno del regista al genere del body horror, già mostrato in film come Shivers, Rabid, The Brood e La mosca. Un film sconvolgente ed estremo, viscerale, in cui Cronenberg torna ad esplorare l’evoluzione dell’uomo e del pianeta in relazione alla tecnologia. Una visione fuori dagli schemi, un film di fantascienza spiazzante che racchiude in sé tutti i temi, attualissimi, della filmografia dell’autore canadese. 

Quando la specie umana si adatta a un ambiente sintetico, il corpo subisce nuove trasformazioni e mutazioni. Con la sua compagna Caprice (Léa Seydoux), Saul Tenser (Viggo Mortensen), famoso artista e performer, mostra pubblicamente la metamorfosi dei suoi organi in spettacoli d’avanguardia. Timlin (Kristen Stewart), un investigatore del National Organ Registry, segue ossessivamente i loro movimenti, quando viene rivelato un gruppo misterioso…La loro missione: usare la notorietà di Saul per far luce sulla prossima fase dell’evoluzione umana. 

 

La Compagnia dell’Anello

Pochi film negli ultimi anni hanno creato un’atmosfera di fibrillante attesa come La compagnia dell’anello, atto primo della trilogia de Il signore degli anelli diretta da Peter Jackson e interpretato da Elijah Wood, Ian McKellen, Viggo Mortensen, Liv Tyler, Cate Blanchett, Ian Holm, Sean Bean, Christopher Lee. L’attesa è dovuta all’indiscusso valore della fonte letteraria, ovvero l’omonimo romanzo di John R.R. Tolkien divenuto, dalla sua pubblicazione (1954-55), testo di culto e libro per antonomasia del genere fantasy. La traslazione cinematografica del regista neozelandese ha l’indiscutibile merito di proiettarci senza sforzo apparente nell’arduo territorio del meraviglioso, direttamente all’interno del mito, con un sostanziale aiuto di effetti speciali ipertecnologici ma non invasivi ai fini della storia.

Il prologo narra come Sauron, re di Mordor, forgiò diciannove anelli magici per farne dono ai signori della Terra di Mezzo, tenendo per sé l’Unico, ovvero l’anello in grado di controllarli tutti, capace di dare il potere assoluto a chi lo porta. Il malvagio signore di Mordor tentò di portare le tenebre del suo regno nel mondo, ma fu sconfitto inaspettatamente da Isidur, che gli mozzò il dito con l’anello scemando il suo potere: il re degli uomini non riuscì a distruggere l’anello scagliandolo nel vulcano del monte Fato, lasciando al grande nemico una possibilità di riconquistare il potere. La trama prende avvio nella Contea degli hobbit con i festeggiamenti per il compleanno di Bilbo Baggins, l’ultimo tra i possessori dell’anello, che parte in viaggio e lascia il gioiello in eredità al giovane parente Frodo Baggins. Quest’ultimo scoprirà la natura dell’anello dal mago Gandalf, che lo avviserà del terribile pericolo che incombe su di lui, perché Sauron sta riorganizzando le sue sinistre armate ed è in cerca del monile perduto. Intorno a Frodo, eletto portatore dell’Unico, si formerà così la Compagnia dell’anello, composta dei vari esponenti della Terra di Mezzo: i tre hobbit Sam, Pipino e Merry, il mago Gandalf, il nano Gimli, l’arciere elfico Legolas, gli uomini Bormir e Aragorn, cavaliere ramingo, discendente di Isidur ed erede al regno di Gondor.

La compagnia dell’anello procede tra fughe serrate per le sterminate miniere di Moria, agguati nei picchi nevosi, una sosta nella spettacolare città degli Elfi, sanguinosi combattimenti, atti d’eroismo ed amicizia, e gli inevitabili momenti di confusione generati dal nefasto influsso dell’anello all’interno della stessa Compagnia.

Peter Jackson è riuscito nella ciclopica impresa ricreando nel dettaglio il complesso universo tolkieniano: la grande intuizione dello scrittore britannico era stata infatti quella di ambientare la sua sterminata saga in uno scenario creato ad hoc e studiato nei minimi particolari, ovvero la fabulistica Terra di Mezzo, non luogo fantastico all’interno del quale il lettore aveva l’impressione di perdersi – Tolkien aveva addirittura coniato un idioma elfico per amplificare il realismo del meraviglioso, dettaglio peraltro felicemente ripreso da Jackson -. Lo stesso effetto è all’opera anche nel primo tassello della trilogia de Il signore degli anelli, una lunga, fantastica e divertente avventura che procede a gran ritmo per quasi tre ore, interpretata da un cast perfettamente in parte e che promette nuove emozioni nella seconda e terza parte della saga filmica (Le due torri e Il ritorno del re), per le quali il countdown è già cominciato. Il film di Columbus è puro (magico) intrattenimento, La compagnia dell’anello, nonostante l’annesso carico di merchandising, si muove dalle parti del mito.

Il Signore degli Anelli: curiosità dalla Terra di Mezzo

Il Signore degli Anelli, in originale The Lord of the Rings, è una trilogia cinematografica fantasy del regista neozelandese Peter Jackson, basata sull’omonimo romanzo scritto da John Ronald Reuel Tolkien. Insieme a Ben-Hur e Titanic, Il Ritorno del Re è il film premiato con il maggior numero di premi Oscar, 11, e complessivamente la saga è la più vittoriosa della storia: 17 statuette. Questa serie di film è celebre per l’estremo realismo degli effetti speciali, realizzati dalla società neozelandese Weta, fondata da Peter Jackson.

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