Based on a true story

La serie “Based on a true story” ha ottenuto un’eccezionale accoglienza da parte del pubblico americano grazie alla sua ironica rappresentazione della mania dilagante per i podcast di cronaca nera! Creata da Craig Rosenberg e interpretata da Kaley Cuoco e Chris Messina, la serie thriller-commedy è stata trasmessa in anteprima su Peacock l’8 giugno 2023 e ha immediatamente conquistato il pubblico. Il successo è stato tale che, già nell’ottobre dello stesso anno, è stata confermata la produzione di una seconda stagione.

Based On A True Story | Official Trailer | Peacock Original

Con soli otto episodi, “Based on a true story” narra la storia di una coppia con un matrimonio in crisi che si impegna nella risoluzione di un omicidio per creare un podcast. Grazie alla reputazione di Craig Rosenberg, già noto per il suo lavoro su The Boys e Gen V, la serie si distingue per la sua qualità e originalità: la trama segue Ava, interpretata da Kaley Cuoco, un’agente immobiliare sfortunata appassionata di podcast sui serial killer, e suo marito Nathan, interpretato da Chris Messina, un ex campione di tennis che ha visto sgretolarsi il suo sogno di successo. Dopo essere stato retrocesso come allenatore di tennis in un club esclusivo, Nathan vede svanire le sue ambizioni future insieme al suo orgoglio.

Ava e Nathan scoprono che l’idraulico che hanno assunto per un lavoro (interpretato da Tom Bateman) è in realtà un pericoloso serial killer. Vedendo un’opportunità di guadagno sfruttando l’ossessione impereante per i podcast sul crime, decidono di offrire una proposta insolita al killer: collaborare con lui per creare uno show che sveli i dettagli della mente criminale di un serial killer, evitando così di denunciarlo alla polizia.

Il cast include anche Priscilla Quintana, Liana Liberato, Natalia Dyer, Alex Alomar Akpobome, Aisha Alfa, Annabelle Dexter-Jones e Li Jun Li, che contribuiscono a creare un’atmosfera coinvolgente e intricata in questa storia insolita e intrigante di una coppia in crisi che trova un modo originale per affrontare le proprie sfide. “Based on a true story” si distingue per la sua trama avvincente e per l’interpretazione magistrale del cast, offrendo al pubblico un’esperienza televisiva indimenticabile che riflette l’ossessione contemporanea per i podcast true crime e i casi irrisolti.

Grafologia e criminologia. Killer e vittime analizzati attraverso la loro scrittura

Il libro “Grafologia e criminologia. Killer e vittime analizzati attraverso la loro scrittura” scritto dalla giornalista Candida Livatino offre un intrigante sguardo sulle personalità degli assassini e delle vittime, con una particolare attenzione ai femminicidi. La grafologia ha lo scopo di studiare i gesti grafici e di estrapolarne elementi relativi al nostro carattere, alla nostra personalità e al nostro comportamento. Questi elementi sono unici nella loro intrinseca particolarità, come tracce di DNA, ed è in grado di fornire informazioni fondamentali per scopi identificativi.

Secondo i recenti dati rilasciati dal Ministero dell’Interno, aggiornati al 3 settembre, quest’anno in Italia si sono verificati 225 omicidi, di cui 77 vittime donne. Questo libro, frutto di un lavoro impegnativo, mira a contribuire alla comprensione di ciò che si cela nella mente di molti assassini. Infatti, se fossero rilevati i segnali rappresentativi delle loro personalità in anticipo, certi crimini potrebbero forse essere prevenuti.

Attraverso un’analisi attenta e approfondita della scrittura, Candida Livatino mette a nudo le personalità di coloro che hanno commesso efferati crimini nel nostro Paese, come Michele Buoninconti, Matteo Messina Denaro e Andrea Volpe. L’autrice analizza anche l’anima dei più noti serial killer, come Ted Bundy, Charles Manson e Leonarda Cianciulli. Livatino è convinta che la grafologia possa rappresentare uno strumento di prevenzione e che possa aiutare le donne vittime di violenza ad evitare un tragico destino. Inoltre, lo studio analizza la scrittura di alcune vittime di femminicidio, come Roberta Ragusa, Sarah Scazzi e Yara Gambirasio, che hanno pagato con la loro vita per essersi fidate troppo delle persone, spesso legate a loro in modo stretto.

Il vero merito di questo libro risiede nella proposta davvero originale e coinvolgente che l’autrice offre ai suoi lettori: utilizzare la scrittura come uno strumento valido e, oserei dire, indispensabile per l’indagine introspettiva. Questo può contribuire in modo decisivo non solo alla prevenzione, spesso lasciata in secondo piano in politiche educative timide e inefficaci, ma anche alla lotta contro la violenza di genere, affiancando le tradizionali tecniche delle forze dell’ordine.

Candida Livatino è una giornalista pubblicista, perito grafologo e specializzata nella lettura dell’età evolutiva e nella valutazione grafologica per la selezione del personale. È membro dell’Associazione Grafologica Italiana e collabora con trasmissioni come “Mattino Cinque”, “Quarto Grado”, “Forum” e “Le Iene”, oltre a vari giornali del gruppo Mediaset. Ha vinto il premio Barocco nel 2013 e il Premio Internazionale Bronzi di Riace nel 2019.

Il libro nero del Brasile. Storie brasiliane di serial killers, omicidi, sette religiose e altri fatti cruenti

Un’analisi approfondita del lato oscuro del Brasile, spesso sconosciuto al grande pubblico, è presentata nel nuovo libro di Francine Arioza, “Il libro nero del Brasile. Storie brasiliane di serial killers, omicidi, sette religiose e altri fatti cruenti“. Il libro offre un’esplorazione dettagliata del satanismo, dei riti voodoo e del cannibalismo in Brasile, mettendo in luce gli uomini, donne e ragazzi spietati che hanno seminato terrore e morte per le strade del paese.

Arioza, la prima autrice brasiliana a esplorare la criminologia del suo paese, affronta temi oscuri e bizzarri che stimolano la curiosità umana. Il saggio include una bibliografia e una sitografia esaurienti, rendendolo un’interessante lettura per un ampio pubblico. Il libro presenta una lunga lista di serial killer brasiliani, spesso legati al satanismo, alla schizofrenia, alla pedofilia e al cannibalismo, che, secondo l’autrice, sono più feroci e “cattivi” rispetto a quelli “mainstream” conosciuti a livello mondiale.

Nonostante il Brasile abbia uno dei tassi più alti di omicidi nel mondo, la polizia ha spesso rifiutato di accettare l’idea di un serial killer in azione. Di conseguenza, molti crimini rimangono irrisolti perché la polizia non trova collegamenti tra di loro. Il libro include esempi di serial killers brasiliani, come Pedro Amaral, Marcelo de Andrade, Corumbà, André Cassimiro, Francisco de Assis Pereira e Orphinelli, che hanno seminato terrore e morte nelle strade brasiliane. In Brasile, molti serial killer psicopatici e schizofrenici sostengono di aver sentito la voce del Diavolo durante i loro crimini. Vi sono anche casi particolari riportati nel libro, come quello di un medico accusato di castrare ragazzini per rituali satanici, o quello di un padre che ha mangiato vivo il proprio neonato davanti a una folla, in un tentativo di estinguere un debito contratto in una setta satanica. Il volume include anche la traduzione del diario personale di uno dei più famosi serial killer cannibali brasiliani, che riassume l’orrore che si nasconde nel paese.

In definitiva, “Il libro nero del Brasile” offre un’analisi accurata e dettagliata del lato oscuro del Brasile, che sicuramente interesserà coloro che sono interessati alla criminologia, leggono thriller o sono appassionati di questo tipo di storie.

Serial Killer Exhibition: la mostra che vi farà tremare

Se siete attratti dal mistero e dalla psicologia dei serial killer, non potete perdervi la mostra che aprirà i battenti il 14 ottobre nelle ex carceri della Rocca Colonna a Castelnuovo di Porto: “Serial Killer Exhibition“. Si tratta di una mostra unica nel suo genere, che vi farà entrare nel mondo dei più famosi e crudeli assassini seriali della storia.

La mostra si sviluppa su tre livelli, in 20 sale tematiche, che ripercorrono la vita, la personalità e i crimini dei serial killer, da Jack lo Squartatore a Ted Bundy, da Charles Manson a Aileen Wuornos. Potrete ammirare oltre 1000 reperti originali, tra cui oggetti appartenuti o usati dai serial killer, lettere, documenti, foto, video e testimonianze. Alcuni di questi reperti sono di grande valore storico e collezionistico, come gli occhiali di Jeffrey Dahmer, il cannibale di Milwaukee, che sono stati venduti all’asta per 150mila dollari, o la mannaia con cui Antonio Boggia, noto come “Il mostro di Milano”, uccise 17 donne tra il 1966 e il 1974.

La mostra ha anche un forte impatto emotivo, perché si svolge in un luogo simbolico: le ex carceri della Rocca Colonna a Castelnuovo di Porto, a pochi chilometri da Roma. Si tratta di un edificio storico, risalente al XII secolo, che è stato sede di una prigione fino al 1970. Qui, molti serial killer hanno trascorso gli ultimi anni della loro vita, prima di essere giustiziati o di morire in carcere. “È la prima volta al mondo che una mostra dedicata ai serial killer viene allestita in un ex carcere – ha dichiarato il criminologo Maurizio Roccato, curatore della mostra – e questo crea un’atmosfera unica e suggestiva, che coinvolge il visitatore a livello psicologico”.

La mostra ha anche uno scopo educativo e sociale, perché vuole sensibilizzare il pubblico sul fenomeno dei serial killer, sulle loro motivazioni, sulle loro tecniche e sulle loro vittime. Infatti, la mostra dedica uno spazio importante alle vittime, che spesso vengono trascurate o dimenticate. In una delle sale, potrete vedere i volti delle vittime, con il loro nome, cognome e data di uccisione, e rendere loro omaggio.

La mostra è anche un evento culturale e scientifico di alto livello, che ha richiesto anni di ricerca e di collaborazione tra esperti di criminologia, psicologia, storia e arte.

La mostra è stata realizzata con il patrocinio dell’Associazione Italiana di Criminologia e del Centro Studi Criminologici di Roma, e ha ricevuto il sostegno di 50 collezionisti privati di tutto il mondo, che hanno prestato i loro reperti per l’occasione. Dopo la sua chiusura nelle ex carceri della Rocca Colonna a Castelnuovo di Porto, prevista per il gennaio 2024, la mostra partirà per un tour mondiale, che toccherà le principali capitali europee e americane.

La mostra offre anche una serie di contenuti multimediali e interattivi, che rendono la visita ancora più coinvolgente e stimolante.

Potrete infatti accedere a teatri di eventi delittuosi in realtà immersiva, grazie a dei visori che vi faranno entrare nella scena del crimine. Potrete anche consultare dei touch-screen, che vi forniranno informazioni aggiuntive sui serial killer e sui loro casi. Inoltre, potrete ammirare la più grande collezione al mondo di scritti e disegni autentici e autografati dai serial killer, alcuni dei quali realizzati poco prima della loro esecuzione.

“Serial Killer Exhibition” è quindi una mostra imperdibile, che vi farà scoprire il lato più oscuro dell’umanità, ma anche riflettere sulle cause e sulle conseguenze di questi crimini atroci. Se siete appassionati di criminologia o semplicemente curiosi di conoscere meglio il mondo dei serial killer, non potete perdervi questa occasione. Vi aspettiamo dal 14 ottobre alle ex carceri della Rocca Colonna a Castelnuovo di Porto!

Ted Bundy: il fascino del male

Ted Bundy – Fascino criminale, diretto da Joe Berlinger e interpretato da Zac Efron. Il film racconta la storia di Elizabeth Kloepfer, una donna che ha vissuto per anni una storia d’amore con Ted Bundy, uno dei più famigerati serial killer della storia americana.

Il fascino di Ted

La storia inizia con Elizabeth, ormai anziana e segnata dalla vita, che si reca in carcere per incontrare Ted. L’incontro è breve e sofferto, ma è anche un’occasione per Elizabeth di ricordare i giorni in cui Ted era un uomo affascinante e gentile, che aveva conquistato il suo cuore.

Elizabeth racconta di come si sono incontrati, in un bar, vicino a un juke box. Ted era un ragazzo bello e intelligente, con un sorriso disarmante. Elizabeth si era subito sentita attratta da lui, e non ci era voluto molto per innamorarsi.

Ted era un uomo premuroso e attento, e Elizabeth si sentiva al sicuro con lui. Era un uomo che sapeva come farla ridere, e che la faceva sentire speciale.

Il lato oscuro di Ted

Tuttavia, Elizabeth inizia presto a notare qualcosa di strano nel comportamento di Ted. È spesso nervoso e agitato, e a volte scompare per giorni senza dare spiegazioni.

Elizabeth inizia a sentirsi sempre più insicura, e a temere che Ted la stia tradendo. La sua paura aumenta quando la televisione inizia a diffondere notizie sugli omicidi di alcune ragazze.

Le vittime di Ted Bundy erano giovani studentesse, che venivano rapite, stuprate e uccise. Bundy era un uomo intelligente e metodico, e riusciva a eludere le indagini della polizia per molti anni.

L’arresto e il processo

Nel 1975, Ted Bundy viene finalmente arrestato. È accusato dell’omicidio di alcune ragazze, e viene condannato a morte.

Anche dopo essere stato arrestato, Ted continua a dichiarare la propria innocenza. Si difende in prima persona in uno dei primi processi spettacolo americani, ripreso dalle telecamere nello stato della Florida.

La fine di un incubo

Nel 1989, Ted Bundy viene giustiziato in Florida. La sua morte mette fine a un incubo che ha terrorizzato gli Stati Uniti per anni.

Un film controverso

Ted Bundy – Fascino criminale è un film controverso. Alcuni critici lo hanno accusato di glorificare un serial killer, mentre altri hanno elogiato la performance di Zac Efron.

Indipendentemente dal giudizio che si possa dare sul film, è innegabile che sia un ritratto accurato di Ted Bundy e della sua storia. Il film ci mostra il fascino e la pericolosità di un uomo che è stato capace di commettere crimini orribili.

Alcune riflessioni

La storia di Ted Bundy ci interroga sulla natura del male. Come è possibile che un uomo così affascinante e intelligente possa essere stato anche un serial killer?

La risposta non è semplice. Bundy era un uomo complesso e disturbato, che soffriva di gravi problemi psicologici. Tuttavia, è anche vero che ha sfruttato il suo fascino per attirare le sue vittime, e per evitare di essere catturato dalla polizia.

La storia di Ted Bundy è un monito per tutti noi. Ci ricorda che non dobbiamo mai giudicare le persone in base al loro aspetto, e che dobbiamo sempre stare attenti ai segnali di pericolo.

Piggy il film horror che parla di bullismo e revenge

Piggy è un film del 2022 diretto da Carlota Pereda. Racconta la storia di Sara, una ragazza sovrappeso che viene bullizzata dalle sue coetanee. Un giorno, Sara viene salvata da un misterioso uomo che la aiuta a fuggire. L’uomo, che si fa chiamare “El desconocido”, offre a Sara un posto dove stare e la aiuta a perdere peso. Sara inizia a innamorarsi di El desconocido, ma presto si rende conto che lui non è quello che sembra. El desconocido è un serial killer che sta usando Sara per attirare le sue vittime. Sara deve trovare un modo per sfuggire a El desconocido e salvare se stessa e le sue amiche.

Piggy è un film horror, ma è anche un film sull’adolescenza, sul bullismo e sulla ricerca dell’identità. Il film è ben diretto e interpretato, e la storia è originale e coinvolgente. Piggy è un film che non si dimentica facilmente.

Piggy è un film che non si dimentica facilmente. È un film horror, un film sull’adolescenza e un film sul bullismo. È un film pieno di suspense, sangue, violenza e umorismo. Se cercate un film che vi faccia ridere, piangere e pensare, Piggy è il film perfetto per voi.

Elizabeth Bathory, Bloody Lady

Elizabeth Bathory (Erzsébet Báthory), soprannominata Bloody Lady, è il primo – di cui si hanno testimonianze storiche – e più efferato serial killer della storia umana. Le sue vittime si aggirano sulle 650 unità. Un personaggio leggendario, a cui sono stati dedicati dipinti, libri, canzoni, film e fumetti, tanto da trasformare questa terrificante storia vera in una leggenda: la leggenda della prima Vampira.

La contessa è nata nel 1560 in una famiglia nobiliare della Transilvania legata ai regnanti d’Ungheria. Elizabeth ha ricevuto un’educazione degna dei principi, a differenze delle sue coetanee che a malapena sapevano leggere, lei parlava e scriveva fluentemente in latino. A 10 anni, dopo la morte del padre fu promessa sposa al giovane nobile Ferencz Nadasdy, soprannominato, per la sua condotta in battaglia, l’Eroe Nero di Ungheria.

Trasportata in una realtà differente da quella della sua infanzia,la ragazza crebbe covando odio e risentimento soprattutto nei confronti della suocera,Orsola,e detestando l’atmosfera cupa e opprimente del castello,che si animava solo quando rientrava,da qualche campagna di guerra,il castellano padre del marito. Da questa unione nacquero quattro figli, ma l’amore coniugale non è mai stato preso in considerazione dalla coppia: Elizabeth tradì Ferencz con il suo servo Thorko che la iniziò probabilmente ai riti pagani e alla magia nera.

Quando la dama aveva 40 anni rimase vedova dell’Eroe nero ed iniziò a dare libero sfogo ai suoi turbamenti. La solitudine,il sentirsi lontana da casa,la mancanza di affetti crearono ben presto problemi alla fragile psiche della ragazza,che ben presto rivolse un’ossessiva attenzione al suo corpo e alla cura della sua comunque notevole bellezza. Passava le giornate davanti allo specchio,in compagnia delle sue damigelle,che tiranneggiava in ogni modo,costringendole a cambi frequenti di vestiti. Contemporaneamente Elizabeth impiantò un piccolo laboratorio,nel quale sperimentava strane pozioni,distillati di erbe che avrebbero dovuto servirle a conservare la sua superba bellezza. Il suo maniero,  nei boschi di Csejthe, divenne la sede di sedicenti maghi e streghe che scappavano dall’inquisizione Cattolica. Da questi fattucchieri , la contessa credette di scoprire il modo per rimanere sempre giovane e bella tramite un elisir basato sul sangue di una vergine. La sua psiche iniziò a funzionare in maniera diversa; era disturbata da numerose crisi nervose, emicranie e lunghi stati catatonici, dai quali ella si risvegliava, ci raccontano i documenti dell’epoca, con una irrefrenabile istinto violento.

La contessa si rese conto che il fatto stesso di torture a morte le sue serve, provocasse in lei una sensazione di pace facendo scomparire i mal di testa e le convulsioni e spesso subito dopo subentrava in lei uno stato simile ad un’estasi mistica. Elizabeth aveva una feroce immaginazione, arrivando a progettarne lei stessa, facendosele costruire appositamente su commissione da un orologiaio svizzero. Si pensa che la famosa “vergine di ferro” sia stata un’invenzione della Contessa stessa. Tra le tecniche di tortura che non necessitavano veri e propri macchinari o strutture, la Contessa utilizzava aghi e spilli per perforare labbra e capezzoli delle vittime o infilare loro aghi sotto le unghie, pinze d’argento (per strappare la carne), ferri per la marchiatura e attizzatoi roventi, fruste e forbici. A Elizabeth piaceva anche mordere le malcapitate sulle guance e sui seni, cavando loro il sangue con i denti o legare le vittime per poi poter ridurre i loro seni a brandelli o ustionarne i genitali con la fiamma di alcune candele, mordendo via grossi lembi di carne da viso e corpo. Una delle vittime fu costretta a cuocere e mangiare un pezzo del suo stesso corpo, altre furono lasciate, bagnate di acqua fredda, a morire assiderate sulla neve all’esterno del castello, altre ancora, venivano cosparse di miele e legate su alberi attirando api e insetti vari.

Ben presto le segrete di Csejthe si riempirono di giovani donne prese tra il popolo, che una volta giunte al castello, venivano sacrificate in oscuri riti presieduti dalla Bathory che utilizzava il loro sangue come ingrediente base per il suo filtro dell’eterna giovinezza. Si raccontava anche che ella dissanguasse le sue vittime e tutto il sangue delle giovani fanciulle finisse in vasche entro cui faceva il bagno. Accecata dalla sua “sete di sangue” e avendo esaurito le giovani contadine della zona e di quelle adiacenti, iniziò a concentrarsi sulle ragazze provenienti da famiglie nobili minori. I parenti delle giovani non avendone più notizie, iniziarono a insospettirsi e denunciarne la scomparsa. Quando queste voci arrivarono alla Chiesa cattolica, l’imperatore Mattia II intervenne ordinando un’indagine sulla nobildonna. Gli inviati dell’imperatore colsero sul fatto la Bzthory mentre torturava alcune ragazze. Il 30 dicembre 1610 Elizabeth fu arrestata e con la donna furono rinchiusi in prigione i suoi collaboratori. Nelle segrete del castello furono ritrovate molte ragazze, vittime segnate da piccole ferite prodotte dagli aguzzini della contessa per prelevare da esse il sangue da offrire alla terribile contessa. Furono anche ritrovati molti cadaveri sotterrati nelle segrete del castello. Al termine dell’inchiesta furono rinvenuti in totale i resti di seicentodieci vittime. Il processo fu celebrato a Bicse il 2 gennaio 1611 e terminò il 7 dello stesso mese ma la contessa non vi partecipò mai. Tutti i collaboratori della Bathory furono giustiziati dopo essere stati sottoposti alla tortura mentre le donne che avevano collaborato con la contessa finirono sul rogo con l’accusa di stregoneria. Elizabeth Bathory invece non fu mai condannata ma fu comandato che le finestre e le porte della sua camera, nel castello di Csejthe, fossero murate con lei dentro, lasciando solo un piccolo spazio utile per il quotidiano passaggio del cibo. Per la sanguinaria contessa Bathory fu chiesta la condanna a morte ma la sua esecuzione fu sempre rimandata. Dopo quattro anni di questa segregazione solitaria venne trovata morta il 14 agosto 1614.

bathory

Da notare i curiosi legami tra i Bathory ed i Dracula: il comandante che aiutò Vlad a riconquistare il suo trono nel 1476 era un principe Bathory; un feudo di Dracula divenne un possedimento dei Bathory e inoltre entrambe le famiglie hanno l’immagine di un drago nello stemma di famiglia. Inoltre negli scritti di Padre Laslo Turáczi, in quelli Wagener nel 1785 e di Sabine Baring-Gould ai primi dell’800, si inizia ad associare la Contessa Bathory al vampirismo . In molti hanno perciò ipotizzato che il Conte Dracula, il vampiro di Bram Stoker, sia ispirato a Elizabeth  Bathory e non, come tanti pensano, a Vlad III. Il Conte di Valacchia, ed eroe nazionale Rumeno, non ha mai bevuto sangue né esistono racconti in questo senso.  Báthory ha vissuto molti anni in Transilvania e, secondo McNelly, lo scrittore che per primo ha avanzato questa teoria nel suo libro “Dracula era una Donna”, anche il personaggio del servo, Renfield, ricorderebbe la figura di Thorko . Dunque Bram Stoker, prima di scrivere il “Dracula”, ha letto le pagine del reverendo Sabine Baring-Gould? Questa ipotesi viene comunque dibattuta, a colpi di libri, da molto tempo.

“Quando il tuo servitore è in pericolo, manda in suo soccorso un esercito di 99 gatti, poiché dei gatti tu sei il signore. I 99 gatti arriveranno con grande velocità e mangeranno il cuore del nemico, e del tuo servitore sarà salva la vita.”

(Uno dei riti del dio Isten che probabilmente era iscritta sulla pergamena di Erzsébet Bathóry).

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