Natura e Impressionismo: Vincent van Gogh a Roma

Alla vigilia dei 170 anni dalla sua nascita, presso Palazzo Bonaparte a Roma, dall’ 8 ottobre 2022 al 26 marzo 2023, sarà possibile visitare una mostra monografica su van Gogh. Importante pittore dalla vita tormentata, che con il suo spiccato senso artistico, folle, sensibile e innovativo è riuscito a date un controverso tocco all’arte impressionista di fine ‘800.

Questa mostra vede esposti 50 suoi capolavori provenienti dal Kröller-Müller Museum di Otterlo (Paesi Bassi). Tra queste opere si potrà vivere a tutto tondo un escursus di vita del pittore. Toccandone tutti i punti più salienti. Dalla vita campestre, dove predominava l’aspetto umile e semplice della vita di campagna, al suo soggiorno parigino, dove noteremo un astile artistico più variopinto, una sorta di inno alla vita e al benessere e alla ricchezza, fino ad arrivare al momento più cruciale della sua vita, passata all’interno di istituti di sanità mentale. Questo stato di malessere non lo abbandonerà fino alla drammatica fine. Si potranno ammirare quadri molto famosi, come: L’Autoritratto del 1887, Il Seminatore o Sulla soglia dell’eternità (Il Vecchio che soffre); che lavori meno conosciuti.

“ Dall’ appassionato rapporto con gli scuri paesaggi della giovinezza allo studio sacrale del lavoro della terra scaturiscono figure che agiscono in una severa quotidianità come il seminatore, i raccoglitori di patate, i tessitori, i boscaioli, le donne intente a mansioni domestiche o affaticate a trasportare sacchi di carbone o a scavare il terreno; atteggiamenti di goffa dolcezza, espressività dei volti, la fatica intesa come ineluttabile destino. Tutte queste sono espressione della grandezza e dell’intenso rapporto con la verità del mondo di Van Gogh… L’immersione nella luce e nel calore del sud, a partire dal 1887, genera aperture ancora maggiori verso eccessi cromatici e il cromatismo e la forza del tratto si riflettono nella resa della natura.”

( Maria Merola, Laurea in Beni Culturali)

Le varie opere sono state suddivise in cinque sezioni e presentate in ordine cronologico. Affiancate da interessanti note biografiche che le accompagnano in sottofondo con soave musica classica, creando un’idilliaca immersione nel suo intimo mondo.
Qui, viene approfondita un’indole volta alla venerazione della natura, cui appartiene la condizione umana, attraverso un percorso cronologico che parte dal primo periodo olandese (1881-1885), in cui domina un realismo spirituale con toni scuri. Segue il soggiorno parigino (1886-1888), dove van Gogh incontra Paul Gauguin e in cui emerge un linguaggio più immediato, fondato sull’accostamento di colori puri per un disegno sintetico. In tale periodo raggiunge, inoltre, una completa autonomia tematica, in completa simbiosi con il percorso che l’artista compie con le novità culturali che vanno maturandosi nella capitale francese. Si passa, in seguito, al suo vissuto ad Arles (1888-1889), dove descrive la campagna, servendosi del colore in maniera vibrante, come legata a una sua interiorizzazione. Infine, la reclusione a St. Remy, testimoniata dall’emblematica opera del 1889, Il giardino del manicomio a Saint-Rémy, fino all’epilogo a Auvers-Sur-Oise. La mostra, il cui lavoro di preparazione è durato cinque anni è stata prodotta e organizzata da Arthemisia e curata da Maria Teresa Benedetti e Francesca Villanti.

Chi era questo emblematico pittore?

Ripercorriamo brevemente i momenti salienti della sua vita… Vincent Willem van Gogh ( Zundert, 30 marzo 1853- Auvers-sur-Oise, 29 luglio 1890) è stato un importante pittore olandese. Fu autore di quasi novecento dipinti e disegni, senza contare i numerosi schizzi non portati a termine. Tanto geniale quanto incompreso, Van Gogh influenzò l’arte del XX secolo. Iniziò a disegnare fin da piccolo, nonostante le critiche del padre, un pastore protestante che gli impartiva delle norme severe. Nonostante ciò non smise mai di disegnare. Iniziò però a dipingere tardi, all’età di ventisette anni. I suoi soggetti consistevano in autoritratti, paesaggi, nature morte di fiori, dipinti con cipressi, rappresentazioni di campi di grano e girasoli. La sua formazione si deve all’esempio del realismo paesaggistico dei pittori di Barbizon e di Jean-François Millet. Dopo aver trascorso diversi anni soffrendo di frequenti disturbi mentali, morì con un colpo di pistola a soli 37 anni, nel 1890; Il grande valore delle sue opere verrà riconosciuto solo successivamente la sua morte. Importanti saranno sempre i suoi scambi epistolari con il fratello Théo.

“Ma il giorno in cui ti innamorerai, ti accorgerai con stupore dell’esistenza di una forza che ti spinge ad agire e sarà la forza del cuore”

( lettera 157 inviata a Théo )

Pannello espositivo.

Van Gogh e l’arte:

La svolta definitiva in campo artistico si verificò quando van Gogh individuò nella pittura un metodo migliore per diffondere il messaggio di solidarietà verso quei lavoratori sfruttati e bisognosi. Van Gogh, voleva sublimare i propri tormenti nella professione artistica, riconoscendo in un simile atto creativo un modo ideale per riscattare la straziata insoddisfazione che lacerava il suo animo e per trovare la propria strada nel mondo. Van Gogh, d’altronde, si era sempre sentito a suo agio nel «paese dei quadri», anche negli anni più bui e disperati.

“Con I mangiatori di patate ho voluto, lavorando, far capire che questa povera gente, che alla luce di una lampada mangia patate servendosi dal piatto con le mani, ha zappato essa stessa la terra dove quelle patate sono cresciute; il quadro, dunque, evoca il lavoro manuale e lascia intendere che quei contadini hanno onestamente meritato di mangiare ciò che mangiano. Ho voluto che facesse pensare a un modo di vivere completamente diverso dal nostro, di noi esseri civili. Non vorrei assolutamente che tutti si limitassero a trovarlo bello o pregevole”.

(Vincent van Gogh, lettera n. 404 a Théo van Gogh, aprile 1885.)

Nel novembre del 1885 si trasferì a pensione ad Anversa, frequentando le chiese ed i musei della città, dove ammirò il vivace colorismo di Rubens (pittore fiammingo). Altrettanto importante fu la ricezione delle stampe giapponesi (una tecnica di incisione artistica unica nel panorama mondiale. Si tratta di una tecnica non tossica perché utilizza, per creare le immagini, legni naturali, colori ad acqua e carta fatta a mano), che scoprì vagabondando nel quartiere portuale della città: Vincent acquistò queste xilografie in generose quantità e le usò per adornare la propria camera da letto.

Pini al tramonto. Tipologia di disegno che quasi riprende alcuni tratti orientali

A Parigi (1886-87), spronato dal miglioramento dei rapporti, con il fratello Théo, votato al recupero di un rapporto più autentico, Vincent iniziò a produrre quadri più colorati e gioiosi. Con gamme cromatiche più leggere e luminose: era felice. All’inverno 1886 risale l’incontro con il pittore Paul Gauguin. La metropoli parigina fornì stimoli indispensabili non solo al van Gogh-artista, che poté finalmente fruire di un crogiolo di esperienze artistiche ininterrotte, ma anche al van Gogh-uomo, che iniziò a rivelare una sicurezza di sé poi sfociata, purtroppo, anche nella vanità e nell’alcolismo, distanziandosi così dal misticismo religioso degli esordi. Il Meridione francese (Provenza), luogo di Zola, Cézanne e di Monticelli, rispose splendidamente alle esigenze di van Gogh, che vi si stabilì nel febbraio del 1888. Eccitato da uno “stato febbrile”, ad Arles van Gogh realizzò ben duecento dipinti e cento altre opere tra disegni e acquerelli. Opere come: La sedia di Vincent, La camera di Vincent ad Arles, Il caffè di notte, Terrazza del caffè la sera, e Notte stellata sul Rodano, oltre che la serie dei Girasoli, furono tutte realizzate durante il soggiorno arlesiano.

La Collina di Montmatre, Parigi

Gauguin giunse ad Arles il 29 ottobre 1888. Van Gogh, manifestava un’aperta ammirazione per Gauguin, lo considerava un artista superiore. A giudizio di Gauguin, la permanenza con un personaggio strano come van Gogh erano mortificanti per la sua maturazione pittorica. Le continue tensioni tra i due toccarono il loro apice il pomeriggio del 23 dicembre. Quel giorno van Gogh dopo un’accesa discussione rincorse per strada Gauguin con un rasoio, rinunciando ad aggredirlo quando l’uomo si voltò per affrontarlo. Gauguin corse in albergo con i bagagli, preparandosi a lasciare Arles; van Gogh invece, in preda a disperate allucinazioni, rivolse su di sé la sua furia, tagliandosi il lobo dell’orecchio sinistro. La vita del pittore, purtroppo, continuò a essere costellata di eventi spiacevoli: subendo repentini attacchi allucinatori. Nella clinica di Saint-Rémy dipinse il famosissimo quadro: Notte stellata, oggi esposta al Museum of Modern Art di New York.

«Osservo negli altri che anch’essi durante le crisi percepiscono suoni e voci strane come me e vedono le cose trasformate. E questo mitiga l’orrore che conservavo delle crisi che ho avuto […] oso credere che una volta che si sa quello che si è, una volta che si ha coscienza del proprio stato e di poter essere soggetti a delle crisi, allora si può fare qualcosa per non essere sorpresi dall’angoscia e dal terrore […] Quelli che sono in questo luogo da molti anni, a mio parere soffrono di un completo afflosciamento. Il mio lavoro mi preserverà in qualche misura da un tale pericolo.

(Lettera a Théo van Gogh, 25 maggio 1889)

Ritratti e Autoritratti:

Van Gogh, noto per i suoi paesaggi, sembrava però avere la sua più grande ambizione nei ritratti. A proposito di essi, ebbe a dire: “ L’unica cosa in pittura che mi emoziona nel profondo della mia anima, e che mi fa sentire più infinito di ogni altra cosa “ L’interesse per la figura umana, presente all’interno della mostra anche attraverso formati cartacei, l’immersione nel calore, tipico del sud francese, in quelli che Gauguin definiva “infiniti soli in piena luce di sole “, genera aperture verso un’intensità con cui va a definire i mutamenti della natura circostante. Tra il 1886 e il 1889 van Gogh eseguì anche una trentina (37 per la precisione) di autoritratti dalla forte valenza psicologica, che consentono all’osservatore di cogliere tutte le inquietudini che tormentavano il suo animo. I dipinti variano in intensità e colore e alcuni ritraggono l’artista con la barba e altri senza. Particolari sono gli autoritratti che lo rappresentano bendato, dipinti dopo l’episodio in cui lo ha visto recidersi un orecchio. Tutti gli autoritratti dipinti a Saint-Rémy mostrano il lato del volto dell’artista con l’orecchio sano, cioè il destro. Tuttavia, essendo realizzati allo specchio, il lato sano che appare in questi dipinti è il sinistro. Importante opera è l’Autoritratto, 1889, Musée d’Orsay, Parigi, presente attualmente in mostra.

Tecnica pittorica:

La tecnica pittorica da lui utilizzata è la così detta tecnica a impasto o pittura a impasto è una tecnica pittorica, in cui il colore viene posto sulla tela con strati molto spessi. L’interesse per i girasoli e per i vasi di fiori in generale rappresenta l’altra faccia della passione di van Gogh e in generale degli artisti di scuola impressionista per la natura. Nella serie dei Girasoli possiamo ammirare il giallo tanto caro a Van Gogh; si tratta del giallo cadmio che era un colore nuovo all’epoca. Sperimentando un approccio espressivo, la materia pittorica si fa estremamente spessa, densa, tracciando un solco che verrà portato avanti dalla pittura espressionista del XX secolo. Vincent, come si firma l’artista sulla parte bassa del vaso, vede in questi fiori il calore ed il colore della Provenza, la regione da lui scelta per creare una sorta di sodalizio di pittori. Durante il periodo di Arles, poi, vede una incredibile esplosione coloristica della tavolozza dell’olandese, infatti e tinte cupe e brune di pochi anni prima sono totalmente dimenticate. In alcuni quadri van Gogh sperimenta la tecnica delle variazioni tonali di un unico colore, mentre un’altra sua tecnica molto utilizzata è quella di accostare i colori complementari.

NB. Molto interessante è il percorso sensoriale presente nella mostra, accanto ai pannelli descrittivi, messo a disposizione per tutti i visitatori, grandi e piccini.

In conclusione…

La mostra ripercorre le tappe di questo travagliato percorso attraverso l’amore difficile per Sien, la donna “sola” della quale van Gogh si innamora perdutamente e frammenti delle lettere al fratello Theo, che ci accompagnano durante tutta la visita. Alla scoperta di un uomo colto, sensibile, amante della vita ma allo stesso tempo complesso e tormentato. Animato da speranza e forza di volontà, nonostante le intemperie della vita. Tutta questa forte intensità dell’animo umano espressa dal pittore, può portarci a riflettere e interrogarci con molta più sensibilità su cosa sia realmente “giusto o sbagliato”. Cosa sia la normalità che tanto viene decantata e etichettata dalla nostra società. Quella società che al più delle volte ci fa sentire stretti, senza fiato e fuori posto. Come la genialità, la magnificenza e lo splendore dell’arte non deve essere mai giudicata dall’uomo medio incline e pronto a etichettare “ folle” l’anticonformismo e il pensiero fuori dagli schemi. Tutto ciò che fa paura perché non compreso.

Bibliografia:

  •  Giulio Carlo Argan, Storia dell’arte italiana, vol. 3, Firenze, Sansoni, 1979.
  • Enrica Crispino, Van Gogh, Giunti, 2010, ISBN 978-88-09-05063-1.
  • Vincent Van Gogh, The Letters of Vincent Van Gogh, Penguin, 2003, ISBN 978-0-14-192044-3.

Sitografia:

 

Chi è Vincent van Gogh?

Nato in Olanda il 30 marzo 1853, Vincent van Gogh fu un artista dalla sensibilità estrema e dalla vita tormentata. Celeberrimi sono i suoi attacchi di follia, i lunghi ricoveri nell’ospedale psichiatrico di Saint Paul in Provenza, l’episodio dell’orecchio mozzato, così come l’epilogo della sua vita, che termina il 29 luglio 1890, a soli trentasette anni, con un suicidio: un colpo di pistola al petto nei campi di Auvers. Nonostante una vita impregnata di tragedia, Van Gogh dipinge una serie sconvolgente di Capolavori, accompagnandoli da scritti sublimi (le famose “Lettere” al fratello Theo van Gogh), inventando uno stile unico che lo ha reso il pittore più celebre della storia dell’arte.

Cresciuto da un padre pastore protestante, la sua formazione è stata segnata dagli studi irregolari e da un impiego come commesso nella casa d’arte Goupil, che lo ha portato dall’Aja a Londra e a Parigi. Tuttavia, la sua ambizione di diventare un predicatore e un missionario è stata respinta e van Gogh ha trovato consolazione solo nell’arte.

A partire dal 1879, il disegno ha iniziato a giocare un ruolo sempre più importante nella sua vita, ridisegnando opere di altri artisti e studiando figure e contadini dopo le lezioni a Bruxelles e all’Aja. Solo nel 1881 van Gogh ha finalmente deciso di dedicarsi completamente alla pittura, e in meno di dieci anni ha prodotto un’enorme quantità di opere che hanno rivoluzionato la cultura artistica europea. La sua formazione è stata influenzata dal realismo paesaggistico dei pittori di Barbizon e dal messaggio etico e sociale di Jean-François Millet.

Nel settembre del 1883 si è trasferito nel nord dei Paesi Bassi, nella regione della Drenthe, ritraendo il duro lavoro degli operai e dei contadini. Successivamente, si è trasferito a Nuenen nel Brabante, dove ha prodotto quasi duecento quadri, oltre a numerosi acquerelli e disegni. I suoi soggetti principali sono stati i tessitori al lavoro, il villaggio di Nuenen e, naturalmente, i contadini, tra cui spicca il capolavoro “I mangiatori di patate” del suo periodo olandese, per cui ha realizzato studi dettagliati e che ha completato nel 1885. Un breve viaggio ad Amsterdam ha permesso a van Gogh di riscoprire gli ideali formali di Frans Hals e Rembrandt al Rijksmuseum. Nel novembre del 1885 si è trasferito ad Anversa per seguire i corsi dell’Accademia, apprezzando il vivace colorismo di Rubens. Inoltre, si è interessato alle stampe giapponesi, acquistandone una vasta quantità che ha portato ovunque con sé.

Dall’appassionato rapporto con gli scuri paesaggi della giovinezza allo studio sacrale del lavoro della terra scaturiscono figure che agiscono in una severa quotidianità come il seminatore, i raccoglitori di patate, i tessitori, i boscaioli, le donne intente a mansioni domestiche o affaticate a trasportare sacchi di carbone o a scavare il terreno; atteggiamenti di goffa dolcezza, espressività dei volti, la fatica intesa come ineluttabile destino. Tutte queste sono espressione della grandezza e dell’intenso rapporto con la verità del mondo di Van Gogh.

Nel febbraio del 1886, si è trasferito a Parigi, vivendo nell’appartamento del fratello Theo. In questa città ha conosciuto molti artisti, compresi Émile Bernard ed Henri de Toulouse-Lautrec, che condividevano la sua insofferenza verso i tradizionalismi. Ha stabilito anche importanti amicizie con Monet, Renoir, Degas, Pissarro, Sisley e i pointillistes Seurat e Signac. Durante questo periodo, van Gogh ha cercato di introdurre colori più chiari nelle sue opere, dipingendo vedute di città, autoritratti e nature morte.

Nell’inverno del 1886, ha fatto amicizia con Paul Gauguin, un pittore proveniente da Pont-Aven, in Bretagna. Successivamente, ha lavorato con lui ad Asnières, sulle rive della Senna. Durante questo periodo, ha frequentato il Café du Tambourin sul boulevard de Clichy, intrattenendo una relazione sentimentale con la proprietaria, Agostina Segatori, che ha ritratto in un celebre quadro. Nel 1887, ha organizzato una mostra per riunire tutti i suoi amici artisti, tra cui Bernard, Gauguin e Anquetin.

Durante il soggiorno parigino, Van Gogh si dedica a un’accurata ricerca del colore sulla scia impressionista e a una nuova libertà nella scelta dei soggetti, con la conquista di un linguaggio più immediato e cromaticamente vibrante.
Si rafforza anche il suo interesse per la fisionomia umana, determinante anche nella realizzazione di una numerosa serie di autoritratti, volontà di lasciare una traccia di sé e la convinzione di aver acquisito nell’esperienza tecnica una fecondità ben maggiore rispetto al passato.

L’immersione nella luce e nel calore del sud, a partire dal 1887, genera aperture ancora maggiori verso eccessi cromatici e il cromatismo e la forza del tratto si riflettono nella resa della natura. Nel febbraio del 1888, attratto dalla luce e dai colori intensi, van Gogh si è trasferito ad Arles, in Provenza, dove ha realizzato numerosi dipinti, disegni e acquerelli. Durante il suo soggiorno ad Arles, ha creato capolavori come “La sedia di Vincent”, “La camera di Vincent ad Arles”, “Il caffè di notte”, “Terrazza del caffè la sera”, “Place du Forum, Arles” e “Notte stellata sul Rodano”, oltre alla famosa serie dei “Girasoli”. Nel settembre dello stesso anno, si è trasferito nella Casa gialla, dove sognava di fondare l’Atelier du Midi, una comunità solidale di artisti. Ha invitato Gauguin ad unirsi a lui ad Arles, ma le loro differenze caratteriali e artistiche hanno reso la convivenza impossibile. Le discussioni si sono trasformate in un tragico episodio nel dicembre del 1888, quando van Gogh si è mutilato un orecchio.

Gauguin ha lasciato Arles e, nel maggio 1889, van Gogh si è volontariamente internato nella Maison de Santé di Saint-Rémy-de-Provence, un ospedale psichiatrico situato a una ventina di chilometri da Arles. Nonostante la sua reclusione, è rimasto incredibilmente produttivo, creando centoquaranta dipinti, raffiguranti contadini, paesaggi con vigneti luminosi e uliveti grigio-argentei intorno a Saint-Rémy. Durante questo periodo ha dipinto capolavori come “La notte stellata” e numerosi ritratti, tra cui spiccano quelli dedicati all’Arlesiana M.me Ginoux. Il 16 maggio 1890, van Gogh ha lasciato definitivamente Saint-Rémy per raggiungere il fratello Theo a Parigi, dove ha finalmente incontrato per la prima volta il nipotino e la cognata.

Successivamente, si è trasferito ad Auvers-sur-Oise, un villaggio vicino a Parigi, dove era stato raccomandato al dottor Paul-Ferdinand Gachet per ricevere cure. Ha alloggiato nel caffè-locanda gestito dai coniugi Ravoux, nella piazza del Municipio. Durante questo periodo ha dipinto ritratti del dottor Gachet, paesaggi con case di contadini e campi di grano, giardini e fiori dalle tonalità vibranti. Poi, il 27 luglio 1890, una domenica come tante, dopo aver dipinto i suoi quadri come al solito nelle campagne circostanti il paese, van Gogh si è sparato un colpo di rivoltella. È morto due giorni dopo, assistito dal fratello Theo, all’età di 37 anni. I due fratelli sono stati sepolti uno accanto all’altro ad Auvers-sur-Oise, perpetuando così l’inestinguibile legame che li ha uniti per tutta la vita.

Exit mobile version