La Morte di Cicerone

Nel dicembre del 43 a.C. i sicari di Marco Antonio raggiunsero la lettiga di Cicerone, che stava fuggendo verso il mare di Formia trasportato da alcuni servi. Il biografo Plutarco racconta:

«Cicerone li sentì arrivare e immediatamente ordinò ai servi di posare a terra la lettiga. Poi, appoggiando il mento sulla mano sinistra, come era solito fare, si mise a fissare i soldati che si avvicinavano. I suoi capelli erano arruffati, il volto era segnato dall’apprensione, e la sua espressione era tale che molti si coprirono gli occhi mentre Erennio lo colpiva. Fu ucciso mentre sporgeva il collo dalla lettiga, nel suo sessantaquattresimo anno di vita».

Per volere di Antonio, quel fatidico 7 dicembre 43 a.C, i sicari tagliarono la testa e le mani con cui Cicerone aveva scritto le violente orazioni che gli erano costate la vita, note come “Filippiche”. I macabri resti dell’oratore vennero quindi inviati a Roma e appesi sui rostri: un terribile monito per chiunque pensasse di poter sfidare l’autorità dei triumviri.

Si narra che molti anni dopo l’imperatore Augusto, che era stato in parte responsabile dell’omicidio, sorprese un nipote mentre leggeva un libro di Cicerone. Temendo di essere rimproverato, il giovane cercò di nascondere il testo sotto la veste, ma Augusto lo vide, prese il libro e rimase a leggerlo a lungo. Quando infine lo restituì, disse:

«Era un saggio, ragazzo mio, un saggio; e amava la patria».

di Annarita Sanna

I Guardiani di Roma. La saga della Legione occulta

“I guardiani di Roma“,  sesto capitolo de “La saga della legione occulta” di Roberto Genovesi, racconta il cruciale passaggio dalla Roma repubblicana a quella imperiale e l’accrescersi del potere di Ottaviano Augusto.

Un patto per la vita. È quello che stringono tre ragazzi in una bettola di Apollonia, dove Giulio Cesare li ha spediti per studiare la diplomazia e la guerra: vuole fare di loro dei valenti generali o degli abili politici. Obnubilati dal vino e dalla musica, Gaio Ottavio Turino, Gaio Cilnio Mecenate e Marco Vipsanio Agrippa si giurano fedeltà, senza sapere che il destino sta viaggiando per mare con la notizia dell’assassinio del loro mentore. La strada che porterà i tre amici alla gloria sarà costellata di ostacoli, eserciti, traditori e sicari. Cesare lo aveva previsto e, ancor prima che l’astrologo Teogene scorgesse la scintilla dell’imperium negli occhi di Ottavio, aveva incaricato il suo soldato più fedele di vegliare a qualunque costo sulla vita dell’erede designato: un prefetto muto, in grado di ascoltare le voci dei suoi simili e di raccoglierli attorno al vessillo della legione più temuta di tutto l’esercito romano. I soldati della Legio Occulta diventeranno il braccio armato di Augusto e saranno l’arma più letale contro cui i nemici dell’Urbe si siano mai confrontati. La leggenda li ricorderà per sempre come i Guardiani di Roma.

 

Roberto Genovesi è un giornalista, scrittore, sceneggiatore e autore televisivo. Ha collaborato con i più importanti periodici e quotidiani italiani tra cui «L’Espresso», «Panorama», «TV Sorrisi e Canzoni», «la Repubblica». Insegna Teoria e Tecnica dei linguaggi interattivi e crossmediali in diverse università. Con la Newton Compton, oltre ai primi cinque volumi della saga della Legione occulta (La legione occulta dell’impero romanoIl comandante della Legione occulta; Il ritorno della Legione occulta. Il re dei Giudei, I due imperatori I guardiani di Roma), ha pubblicato La mano sinistra di SatanaIl Templare nero e la trilogia La legione maledetta (Il generale dei dannatiLa fortezza dei dannati e L’invasione dei dannati). I suoi romanzi sono pubblicati anche in Spagna, Portogallo e Inghilterra.

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