Interfaccia cervello-computer cinese: una scimmia controlla un braccio robotico “con il pensiero”

Un team di ricercatori cinesi ha annunciato di aver sviluppato con successo un’interfaccia cervello-computer (BCI) in grado di controllare un braccio robotico mediante il “pensiero” di una scimmia. La tecnologia, chiamata Neucyber, è stata presentata dalla società Beijing Xinzhida Neurotechnology durante il Forum annuale di Zhongguancun a Pechino.

Neucyber è un chip cerebrale impiantato che traduce i segnali elettrici del cervello in comandi per il braccio robotico. Secondo l’agenzia di stampa cinese Xinhua, si tratta della prima BCI invasiva ad alte prestazioni sviluppata in Cina.

La dimostrazione ha mostrato una scimmia in grado di utilizzare il braccio robotico per raccogliere un oggetto. La scimmia era legata all’interno di un contenitore di plexiglass con fili collegati al suo cervello. Un video della dimostrazione mostra la scimmia che muove il braccio robotico con precisione e fluidità.

Lo sviluppo di Neucyber rappresenta un passo significativo nel campo delle BCI.

Queste interfacce hanno il potenziale per rivoluzionare il modo in cui interagiamo con la tecnologia, permettendo alle persone con disabilità di controllare protesi o altri dispositivi con il loro pensiero.

Tuttavia, la tecnologia BCI solleva anche importanti questioni etiche.

Ad esempio, è importante garantire che i diritti e la privacy degli individui siano tutelati quando si utilizzano queste interfacce.

La Cina sta investendo pesantemente nello sviluppo di tecnologie BCI. Questo annuncio rappresenta un altro passo avanti nella corsa del paese per diventare leader mondiale nel campo dell’intelligenza artificiale.

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Disney e Steve Ditko raggiungono un accordo sulla proprietà di Spider-Man e Dottor Strange: tutti i dettagli

La disputa legale tra Steve Ditko e la Walt Disney Company per stabilire la proprietà dei personaggi co-creati da Ditko per Marvel Comics, tra cui Spider-Man e Dottor Strange, è stata risolta con un accordo economico di cui non si conoscono i dettagli. L’avvocato che rappresenta gli eredi di Ditko ha definito l’accordo come “una risoluzione amichevole”. La causa era stata portata avanti insieme a un gruppo di autori di Marvel Comics (e i loro eredi) per stabilire la proprietà dei personaggi co-creati per la casa editrice, tra cui Iron Man, Ant-Man e Capitan Marvel. Fra i nomi di spicco coinvolti c’erano Larry Lieber, Don Heck, Gene Colan, Don Rico e, appunto, Steve Ditko.

La multinazionale aveva intentato causa ai fumettisti dopo che quest’ultimi avevano tentato di reclamare la proprietà intellettuale dei personaggi da loro co-creati nel corso degli anni. Disney aveva poi accettato di far cadere le accuse, offrendo agli autori un accordo extra-giudiziario, definito, anche in quel caso, «una risoluzione amichevole». Lieber e gli eredi di Heck, Colan e Rico avevano accettato, mentre gli eredi di Ditko avevano preferito continuare la loro battaglia legale.

Non è la prima volta che si tengono cause legali di questo tipo. Anni fa, la famiglia di Jack Kirby intentò causa a Marvel Comics per ottenere la proprietà intellettuali dei personaggi co-creati dal disegnatore. Nel 2011, una corte federale decretò che tutte le opere realizzate da Kirby come disegnatore tra il 1958 e il 1963 andavano classificate come “work for hire”, lavoro su commissione, ovvero un’attività di mera “esecuzione” che prevedeva la rinuncia a qualsiasi paternità legale.

L’AI Act: un passo avanti per la tutela dei diritti digitali

L’AI Act, il pacchetto europeo di regole sull’intelligenza artificiale, è stato finalmente approvato dopo una maratona di negoziati durata 36 ore. Si tratta di un accordo storico, che rappresenta la prima legge al mondo che affronta in maniera complessiva lo sviluppo dell’intelligenza artificiale.

L’AI Act pone una serie di regole e obblighi per gli sviluppatori e gli utilizzatori di sistemi di intelligenza artificiale, con l’obiettivo di tutelare i diritti fondamentali dei cittadini, come la privacy, l’uguaglianza e la non discriminazione.

I punti principali dell’AI Act

Tra i punti principali dell’AI Act, si segnalano:

  • Il divieto di utilizzo dell’intelligenza artificiale per scopi di sorveglianza biometrica in tempo reale, salvo in tre casi specifici:
    • Per prevenire un attacco terroristico imminente;
    • Per ricercare vittime di un crimine;
    • Per perseguire gravi reati.
  • Il divieto di utilizzo dell’intelligenza artificiale per la polizia predittiva.
  • L’obbligo di trasparenza per gli sviluppatori di sistemi di intelligenza artificiale, che dovranno fornire informazioni sui dati utilizzati per addestrare i propri algoritmi, sui rischi potenziali dei sistemi e sui meccanismi di controllo in atto.
  • L’obbligo di sicurezza per gli sviluppatori di sistemi di intelligenza artificiale, che dovranno adottare misure per prevenire discriminazioni e abusi.
  • Il divieto di esportare sistemi di intelligenza artificiale ad alto rischio in paesi terzi che non garantiscono un livello di tutela dei diritti fondamentali equivalente a quello dell’Unione Europea.

Le critiche delle associazioni per i diritti digitali

L’AI Act è stato salutato come un passo avanti importante per la tutela dei diritti digitali, ma alcune associazioni per i diritti digitali hanno espresso alcune critiche.

In particolare, si è sollevato il dubbio che il divieto di utilizzo dell’intelligenza artificiale per la polizia predittiva possa essere aggirato attraverso l’utilizzo di sistemi di intelligenza artificiale per l’analisi dei dati. Inoltre, si è sottolineato che le eccezioni al divieto di utilizzo dell’intelligenza artificiale per la sorveglianza biometrica in tempo reale sono troppo ampie.

La partita non è ancora finita

L’AI Act non è ancora definitivo, in quanto dovrà essere approvato formalmente dal Parlamento europeo e dal Consiglio europeo. Inoltre, il testo dovrà essere ulteriormente precisato dai tecnici, che dovranno limare il fraseggio dei documenti.

Le associazioni per i diritti digitali invitano a non abbassare la guardia, in quanto il labor limae potrebbe scavare piccoli fori nelle barriere di salvaguardia presentate alla stampa. È quindi importante che il testo dell’AI Act sia esaminato attentamente prima della sua approvazione definitiva, per scovare dettagli che potrebbero aprire la porta sul retro a sistemi intrusivi di controllo, sorveglianza alle frontiere ai danni di migranti e altre forme di polizia tecnologica.

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