Roma Film Music Festival 2022

Anche Roma, città simbolo dell’immaginario del cinema, avrà da quest’anno il suo festival dedicato alla colonna sonora e ai protagonisti della musica per il grande schermo. Il progetto è ideato e prodotto dagli storici Forum Studios (MUSIC VILLAGE) sotto la direzione artistica di Marco Patrignani. L’iniziativa ha ricevuto il supporto del Ministero della Cultura – Direzione Generale Cinema e Audiovisivo, il patrocinio del Comune di Roma e altri importanti enti del settore tra i quali Nuovo Imaie, Siae, Roma Lazio Film Commission, Anec Lazio e ACMF – Associazione Compositori Musica per Film.

Gli eventi del festival sono distribuiti su due location prestigiose. All’Auditorium Conciliazione, giovedì 29 settembre alle ore 21, si terrà “Il Grande Cinema Italiano in Concerto”, uno straordinario omaggio alle grandi colonne sonore del nostro cinema, dal Neorealismo alla commedia all’italiana, fino al cinema d’autore. Sul palco gli oltre 120 elementi, tra musicisti e coro, dell’Orchestra Italiana del Cinema, già nota al grande pubblico italiano ed internazionale per la sua vocazione cinematografica. La direzione a quattro mani è affidata ai Maestri Ludwig Wicki (direttore musicale del festival) e Daniele Belardinelli, due accreditati direttori “classici” con la passione per il cinema. Aprirà lo spettacolo Stefano Fresi, noto ed apprezzato attore ma anche musicista e compositore, completamente a suo agio, quindi, in una serata come questa.

Tra gli ospiti già annunciati Mario Biondi, che interpreterà il tema di “Lo chiamavano Trinità” diretto dal Maestro Franco Micalizzi, autore del brano e grande protagonista della musica per il cinema italiana e internazionale, a cui questa prima edizione intende rendere omaggio ricordando alcune delle sue più note colonne sonore (su tutte “L’ultima neve di primavera” e “Lupin III”) e la cui musica ha ispirato Quentin Tarantino per “Django Unchained” e “Grindhouse”.

Confermata anche la presenza di Amii Stewart, che renderà omaggio a Piero Piccioni attraverso due brani iconici legati ai film di Alberto Sordi“Amore amore amore” (da “Un italiano in America”) e “You Never Told Me” (da “Fumo di Londra”). Grandi emozioni, poi, con Héctor Ulises Passarella: era sua l’esecuzione al bandoneón nella colonna sonora originale de “Il Postino”, che verrà riproposta insieme al tema de “L’ultima neve di primavera” di Franco Micalizzi.

Sempre alla Conciliazione, venerdì 30 settembre alle 21 e sabato 1 ottobre alle 15 e alle 21, arriva per la prima volta a Roma Star Wars. A New Hope In Concert, la proiezione integrale del capolavoro di George Lucas con l’esecuzione in perfetto sincrono delle musiche del Premio Oscar John Williams eseguite dall’Orchestra Italiana del Cinema diretta da Ludwig Wicki, autentica autorità a livello internazionale per la direzione di film con orchestra dal vivo, dove si fondono perizia tecnica e sensibilità artistica.

Le tre date, già sold-out, vedranno il foyer e la sala dell’Auditorium animati dai personaggi provenienti “da una galassia lontana lontana”, grazie alla partecipazione di 501st Legion Italica Garrison, Rebel Legion Italian Base e Saber Guild – Italia, i distaccamenti italiani dei gruppi internazionali di costuming Star Wars ufficialmente riconosciuti da Lucasfilm. Uno spettacolo nello spettacolo.

L’altra sede del Festival saranno i Forum Studios di Piazza Euclide, gli storici studi di registrazione fondati nel 1969 da Ennio Morricone, Piero Piccioni, Armando Trovajoli e Louis Bacalov universalmente riconosciuti come il “tempio della musica”, che ospiteranno concerti, masterclass, workshop e panel a tema. Dai rapporti tra compositore e regista alle nuove tecniche di composizione, dal sound design all’utilizzo delle libraries. E non mancherà una guida all’ascolto delle musiche di “Star Wars. A New Hope In Concert”.

Mercoledì 28 settembre alle ore 18:30, nella Sala A dei Forum Studios verrà proiettato il documentario “Score. La musica nei film”, nel quale i più importanti compositori raccontano la complessa arte della colonna sonora.

Giovedì 29 settembre sarà invece il “Beautiful Business Day”, la giornata dedicata al mondo “industry” che sancisce il gemellaggio del Roma FMF con i due Film Festival più importanti d’Europa, il Krakow FMF e il Fimucité di Tenerife. Nel panel “Tre città, tre culture, una passione: i Film Music Festival” si confronteranno i direttori artistici Marco Patrignani, Robert Piaskowski e Diego Navarro, (introdotti da Gorka Oteiza, responsabile del sito specializzato Soundtrackfest.com), per disegnare strategie e alleanze che porteranno all’ideazione di produzioni comuni da proporre nei rispettivi festival e nelle sale da concerto di tutto il mondo. A seguire, il panel “L’arte di produrre la colonna sonora” dove Marco Patrignani dialogherà con Robert Townson, produttore di fama internazionale e fondatore della Varése Sarabande, una delle più prestigiose etichette di colonne sonore.

Sempre al Forum, due serate imperdibili. Lunedì 26 settembreore 21 (parte I) e martedì 27 settembre, ore 21 (parte II): “Noi siamo le colonne. Quattro generazioni di compositori per immagini in concerto”. Nella storica cornice dello Studio A dei Forum Studios, dove sono state registrate alcune pietre miliari delle colonne sonore italiane e internazionali, un concerto in due parti a cura dell’ACMF – Associazione Compositori Musica per Film. I brani più significativi dei maestri italiani contemporanei (con qualche affettuoso omaggio al passato) eseguiti da un ensemble composto da quartetto d’archi, contrabbasso e pianoforte. Il lato più intimo e di grande atmosfera del Festival.

In occasione del Roma FMF sarà possibile partecipare su prenotazione il 2 ottobre (dalle ore 14 alle 17) agli Open Forumspeciali visite guidate in cui i visitatori rivivranno le emozioni che hanno portato alla creazione e incisione di oltre 2.000 colonne sonore, tra cui diverse premiate con l’Oscar, ma anche a tanti capolavori della musica pop e rock internazionale. Dopo essere entrati in ambienti usualmente inaccessibili e riservati alla privacy di artisti, producers e tecnici, sarà possibile avvicinarsi alle strumentazioni tecnologiche più raffinate, dove le frontiere del digitale si fondono al calore analogico, in un mix che genera l’inconfondibile “Forum Sound” celebre in tutto il mondo.

Infine, il Roma FMF è lieto di ospitare nelle sue due location (Forum Studios e Auditorium Conciliazione) nei giorni del festival la mostra a ingresso gratuito “Musica e Immagine: il cinema dipinto e i capolavori nella musica da film”: una grande esposizione dedicata agli storici materiali promozionali del cinema italiano. Manifesti, locandine, copertine dei vinili di colonne sonore messe a disposizione da Alessandro Orsucci, il più grande collezionista di memorabilia del cinema e di dischi dedicati alla musica da film. Prime edizioni e copie autografate restituiscono meglio di tante parole le atmosfere e la creatività di una stagione irripetibile, l’età dell’oro in cui anche la pittura ricopriva un ruolo da protagonista nell’immaginario cinematografico.

“Erano anni che pensavo alla necessità di creare questo festival”, racconta Marco Patrignani, CEO dei Forum Studios e direttore artistico del Roma FMF.  “C’è un ponte, a Roma, a cui è stato dato il nome di Armando Trovajoli. Poco distante vi è l’Auditorium intitolato a Ennio Morricone. Ancora pochi minuti a piedi e si arriva ai Forum Studios, gli studi di registrazione fondati proprio da questi due grandi artisti, insieme agli altri maestri della colonna sonora internazionale Piero Piccioni e Louis Bacalov. È su questa e mille altre suggestioni che ha preso vita il Roma Film Music Festival: un festival che mancava proprio nella città-simbolo del cinema, e dove la musica da film ha saputo esprimersi – e continua a farlo – ad altissimi livelli. Siamo pronti – conclude Patrignani – per portare e celebrare nella Città Eterna le grandi colonne sonore e i suoi protagonisti, quelle musiche che spesso escono dal grande schermo per trasformarsi nelle colonne sonore della nostra vita. Le colonne sonore sono una componente fondamentale dell’opera cinematografica e se Mozart fosse in vita, probabilmente scriverebbe anche per il cinema.”

Partner del Roma FMF sono: Radio Dimensione Suono (Media Partner), Radisson Blu GHR Rome (Hospitality Partner), MyCicero (Mobility Partner), Terre dei Vaaz (Official Wine), Aeroporti di RomaSoundTrackFest.com e colonnesonore.net.

 Info

https://romafmf.com/

info@romafmf.com

 

Per informazioni sui biglietti e sulle visite guidate: boxoffice@romafmf.com

Prenotazione masterclass, ingresso gratuito: https://romafmf.com/masterclass/

 

App ufficiale del festival: https://apps.apple.com/it/app/roma-film-music-festival/id1644867615

@romafmf

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I commenti a caldo su Star Wars: A new Hope nel 1977

Quando nel 1977 uscì Star Wars: A New Hope, nessuno sapeva quanto sarebbe stato grande il successo che il film avrebbe avuto. Nessuno sapeva che avrebbe cambiato il mondo in generazioni e generazioni di fan.  Un giovanissimo John Lasseter,  dal 2005 direttore creativo della Pixar e dei Walt Disney Studios, commentò all’epoca: “Ci sono pochi momenti della mia vita che non dimenticherò e uno di questi è guardare Guerre stellari al TCL Chinese Theatre – era uscito da soli due giorni. Ricordo che vedendolo non riuscivo a credere che un film potesse appassionare così tanto. Alla fine rimasi scioccato. Guardai tra il pubblico di giovani e adulti e stavano tutti urlando“.

Oggi non si riesce nemmeno a immaginare un mondo senza Star Wars eppure,  sembra che sia stato giudicato piuttosto noioso, all’epoca.

https://www.youtube.com/watch?v=vP_1T4ilm8M

Ci sono state parecchie recensioni negative per il film dopo la sua prima pubblicazione. Ma nessuna delle recensioni è stata così esilarante, come questa scritta dal critico cinematografico del New York Magazine, John Simon, che l’ha definita “una serie di gingilli giganti manipolati da una mente infantile“. La recensione completa può essere letta su Google Libri e, grazie a i09, abbiamo alcuni dei migliori estratti della recensione: “Spero sinceramente che la scienza e gli scienziati differiscano dalla fantascienza e dai suoi praticanti. Il cielo ci aiuta se essi non lo fanno: potremmo essere diretti verso un mondo molto noioso.” Spoglia Star Wars delle sue immagini spesso sorprendenti e il suo alto scientifico gergo, e ottieni una storia, personaggi e dialoghi di travolgente banalità, senza nemmeno un “futuro” cast per loro: esseri umani, androidi o robot, probabilmente potresti trovarli tutti, più o meno come, in centro Los Angeles oggi…

O noioso nuovo mondo! Siamo stati intrattenuti da una guerra civile galattica, eroi assortiti e cattivi, una principesca fanciulla in pericolo, uno splendido vecchio sopravvissuto a un estinto ordine di cavalieri che possedevano un misterioso potere chiamato “la Forza”, è emozionante come i bollettini meteorologici dell’anno scorso… Perché, anche la lotta più eccitante è un duello vecchio stile, solo che le spade hanno raggi laser al posto delle lame…”
Qui è tutta banale caratterizzazione e banale verbosità… L’unica eccezione è Alec Guinness nei panni del grande Ben Kenobi (Ben per l’ebraico ben, per farlo sembrare biblico e buono, Kenobi probabilmente da cannabis, cioè hashish, per ragioni che puoi probabilmente indovinare.)”
Ancora, Star Wars sarà molto carino per chi è abbastanza fortunato da essere un bambino o abbastanza sfortunato da non essere mai cresciuto”.

Stanley Kauffmann del The New Republic recensì così il primo film della saga:  “Il lavoro di Lucas è ancora meno inventivo de L’uomo che fuggì dal futuro.” Quest’ultimo è stato il primo film di Lucas, del 1971. Anche Jonathan Rosenbaum del Chicago Reader andò anche lui molto pesante: “Nessuno di questi personaggi ha profondità, e tutti sono usati come elementi di sfondo“

In Italia vi citiamo il pretestuoso commento anonimo apparso su L’Unità, probabilmente contrario ideologicamente al predominio della “fabbrica del cinema hollywodiana”: “Guerre Stellari non è un film, bensì un prodotto, un giocattolone per super minorenni che non lascia scampo alla fantasia. Il cinema fantastico, quello che ha diritto di chiamarsi così, vive in funzione della metafora, quindi è inviso alla grande fabbrica dell’evasione e, di conseguenza, anche ai suoi milioni di spettatori beati e sottomessi”.

Se non bastasse vi presentiamo questo commento davvero delirante un commento pubblicato da La Repubblica che arrivava a inserire il film di George Lucas nella disputa politica destra/sinistra italiana: “In Guerre stellari, paradossalmente, il trionfo della supertecnica è contrappuntato da quella “rivolta contro il mondo moderno” cara al filosofo che Almirante definisce “il nostro Marcuse”. La pacificazione dell’universo viene affidata ai portatori dell’auctoritas, a un’alta gerarchia di valori eterni che si incarnano antidemocraticamente nel chiuso circolo dei cavalieri Jedi: un nuovo “Herrenklub” di proporzioni galattiche? Non vorremmo, insomma, che Guerre stellari diventasse una specie di “Campo Hobbit” multinazionale, per richiamarci al nome tratto da Tolkien con cui i fascisti nostrani battezzarono il loro festival l’estate scorsa. “Che la Forza sia con voi” augura la pubblicità. Per carità, tocchiamo ferro un’altra volta. Si comincia esaltando Ben Kenobi, si finisce in Vietnam con il tenente Calley.»

Ci fu anche una polemica generata da uno scritto del noto autore Giorgio Manganelli sul Corriere della Sera del 10 novembre 1977 in: «L’oroscopo? No, meglio Guerre Stellari. Omaggio alla fantascienza, letteratura analfabeta». Manganelli, partendo dal primo film della saga,  creò una vera e propria guerra al genere fantascientifico definendolo un “genere letterario infimo, infantile, fracassone e demente, sintomo di schizofrenia che è una infinita e infima proliferazione di liquami maniacali, che sfama la nostra fama di follia”.

Positivamente lo recensì invece il giornalista Gianni Pennacchi : “Se è vero che il cinema è spettacolo, questo Guerre stellari passerà alla storia come un capolavoro, anzi, come il capolavoro, perché un film fatto solo di spettacolo, effetti e scene stupefacenti come Star Wars non si era mai visto”.  e similmente, Simone Coppolaro su La Stampa: “Cambiavano soltanto le armi dei duelli, i costumi dei personaggi, gli sfondi spaziali, la cornice tecnologica: l’eroe maneggia una micidiale spada-laser, cavalca astronavi più veloci di un raggio di sole. L’orco ha lasciato il castello gotico e le mele avvelenate per una stazione spaziale grande come una luna e mortifera come una milione di bombe ai neutroni. Ma lo scontro tra il Bene e il Male, la lotta tra buoni e cattivi, con l’ottimistica vittoria dei perseguitati sui feroci tiranni, rimane intatta nel suo antagonismo naturale e nella sua dialettica ideologica, unica grande molla del progresso nella storia dell’uomo”.

Come ci ricorda Wikipedia, dopotutto, inizialmente solo 42 sale cinematografiche in tutti gli Stati Uniti accettarono di proiettare il film, quel fatidico 25 maggio 1977: per la Fox, Guerre Stellari poteva essere un grand flop e la sua proiezione venne posta come vincolo per avere anche L’altra faccia di mezzanotte di Charles Jarrott, ritenuto invece il film dell’anno. Quando Star Wars si rivelò una pellicola di grande richiamo le sale salirono a 1750 e in alcune di queste rimase in cartellone per un anno.  Nel nostro paese, nonostante le critiche sociali / ideologiche di cui vi abbiamo raccontato, il pubblico del 1977 fu così entusiasta di Guerre Stellari che rimase primo al box office per quasi un anno.

Nel corso degli anni, Star Wars ha acquisito sempre maggior popolarità, divenendo ben presto uno dei più emblematici blockbuster di tutti i tempi e scatenando un enorme fenomeno culturale senza precedenti in ogni parte del mondo, attirando un numero considerevole di appassionati e fan club. I costumi, le scene d’azione e le musiche sono diventati punti di riferimento per tutti coloro che tutt’oggi creano opere di fantascienza, influendo sui lavori di grandi cineasti, come Ridley Scott, Christopher Nolan, Peter Jackson, James Cameron, Gareth Edwards, J.J. Abrams, David Fincher e molti altri. Nel 1989, Guerre stellari è stato scelto per essere conservato all’interno del National Film Registry presso la Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti d’America, mentre nel 2007 la Visual Effects Society lo ha inserito al 1º posto della VES 50, riportante i 50 film più importanti nel campo degli effetti visivi.

Fonte: https://io9.gizmodo.com/the-most-hilariously-damning-review-of-the-original-sta-1684093048

Fonte: https://books.google.it…onepage&q&f=false

Fonte: https://atarimagari.blogspot.it/…guerre-stellari-nel.html?m=1

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