Il primo aprile è il Satyr Day

Il primo aprile non è solo la festività legata allo Scherzo più famoso dell’anno! Per noi di Satyrnet e per tutti i “nerd e otaku” italiani questo data è famosi per gli entusiasti eventi che celebrano il compleanno del nostro fondatore Gianluca Falletta. No, non è uno scherzo ne una idea totalemente autoreferenziale: Gianluca Falletta, alias Satyr, in trent’anni di carriera, è stato il promotore di tutta quella cultura geek che noi viviamo ogni giorni. Papà del Cosplay in Italia, le storiche feste “del primo di Aprile” hanno segnato la nascita e la diffusione del fenomeno del Cosplay nel nostro paese e, in generale, i primi timidi passi della condivisione della pop culture.

Chi è Gianluca Falletta?

Gianluca, un creativo specializzato, anzi, focalizzato sul mondo dell’entertainment e dell’amusement, ha iniziato la sua vita dedicata al divertimento nel 1999, fondando il nostro sito, Satyrnet.it. Questa realtà, che nel 2003 ha dato origine ad un’omonima associazione culturale, è di fatto il portale di riferimento per il “mondo nerd” italiano: per tutte quelle community di appassionati di fumetti, cartoni animati, film e videogiochi che, iniziavano ad affacciarsi sulla rete e nei primissimi eventi di settore. Proprio su questo sito ha mosso i primi timidi passi, in Italia, il fenomeno “cosplay”, questa passione, importata sol Levante, per la quale gli appassionati entrano letteralmente nei panni dei propri beniamini mediali, interpretandone le caratteristiche fisiche e psicologiche in una sorta di gioco di Ruolo creativo. Dai primi 20 cosplayer di fine anni ’90, ora, nel nostro paese si contano decine di migliaia di appassionati che considerano Gianluca, con estremo amore e rispetto, il “papà del cosplay Italiano”.

Ciò che spinge Gianluca a fare quello che fa è assai semplice, romantico e, forse, scontato: scrivere per regalare emozioni, sorrisi, idee e ricordi indelebili.

Chi sono i Satyr?

I Satiri  sono creature mitologiche della Grecia classica e poi dell’Antica Roma. Raffigurati come uomini barbuti con le fattezze caprine, dalle ritorte corna frontali, erano considerati geni dei boschi, delle acque e dei monti, da loro simboleggianti insieme con le Ninfe, con le quali partecipavano alle feste del dio Bacco. Il satiro è dunque una personificazione della forza vitale della natura, connessa con il culto dionisiaco e del dio Pan. Nell’antica Roma, i satiri erano anche custodi di una grande saggezza e non era raro che venissero loro fatte delle offerte perchè aiutassero negli studi, nelle ricerche o facessero scoprire qualcosa.

Perchè “Satyr”?

Il soprannome “Satyr” fu scelto da Gianluca Falletta fu scelto proprio per la “somiglianza” con la figura in primo piano nel celebre quadro di Peter Paul Rubens “Satyr and Girl”. Nella bottega di Rubens, copie o variazioni di questo satiro venivano spesso realizzate dai suoi allievi e colleghi per motivi di studio e per commissioni. Questo dipinto è probabilmente una copia del quadro della Gemäldegalerie di Dresda. Il dipinto appartiene alla Collezione Schönborn-Buchheim, è in prestito permamente alla Residenzgalerie di Salisburgo.

Perchè festeggiare il “Satyr Day”?

Perchè non è solo un compleanno, è un omaggio a quel carattere sardonico e a quella filosofia di vita che non solo contraddistinge Gianluca ma, in generale, tutti gli appassionati di Pop Culture in Italia! Il satiro simboleggia la forza vitale, il rispetto della natura, la voglia di vivere serenamente le proprie passioni, l’istinto a volere donare agli altri divertimento ed emozioni. Tutti noi dunque siamo Satyri… ed è giusto ricordarlo almeno una volta l’anno!

Selene, la Dea della Luna

Selene è la Dea della Luna, nel suo aspetto di plenilunio, legato alla figura della Madre. Questa Dea era raffigurata come una bellissima donna dalla pelle d’argento, capelli lunghi, neri e intrecciati e una mezzaluna sulla fronte, lo stesso simbolo che si disegnavano le sacerdotesse di Avalon quando impersonavano la Dea nei loro rituali.
 
Il nome Selene viene dal greco Sèlas che significa splendore. Figlia di Iperione e della titanessa della luce Theia (chiamata anche Tia o Tea), era sorella di Elios (il sole) ed Eos (la luce dell’aurora). La troviamo raffigurata alla guida del carro lunare trainato da buoi bianchi nel firmamento, dono fattale da Pan per farsi perdonare di averla presa con l’inganno.
 
Narra una leggenda greca l’amore tra Selene e Endimone, risalente al tempo in cui gli Dei e gli esseri umani vivevano ancora uno accanto all’altro e il mondo era privo di male.
 
Un giorno la Dea scorse il bellissimo giovane e immediatamente se ne innamorò , essendone ricambiata. Il grande ostacolo tra loro consisteva nel fatto che lei era una Dea mentre lui un semplice mortale. Selene allora si recò da Zeus e gli chiese che le venisse concesso un desiderio. Chiese che a Endimione venne concessa l’immortalità, non ricordando però che non avendo chiesto prima l’eterna giovinezza, il giovane sarebbe diventato un vecchio condannato a vivere in eterno. Rendendosi conto dell’errore, la Dea lo addormentò in un sonno eterno e lo adagiò in una caverna sul monte Latmo, dove ancor oggi il principe, eternamente giovane e bello, sogna Selene.
 
La Dea si accoppiò anche con Zeus, il padre degli Dei, e dalla loro unione nacque Pandia, personificazione del chiarore del plenilunio.
 
 

I satiri: tra mito e natura

I satiri sono creature mitologiche della Grecia classica, che incarnano la vitalità e la fertilità della natura selvaggia. Raffigurati come uomini barbuti con le fattezze caprine, dalle ritorte corna frontali e sesso ipersviluppato, erano considerati geni dei boschi, delle acque e dei monti, da loro simboleggianti insieme con le Ninfe e con le Baccanti, con le quali partecipavano alle feste del dio Bacco,

Protetti dallo stesso Bacco e dal silvano Pan, era loro attribuita dall’immaginazione degli antichi una sensualità procace ed aggressiva, alla quale dava risalto la figura ch’era loro prestata, curiosa mescolanza dell’umano e del bestiale. Si aggiravano, insidiosi e protervi, nei boschi o sui monti, intenti a tendere lacciuoli alle fiere e alle ninfe, suonando tutti gli strumenti rustici

Si favoleggiavano figli di Mercurio e della Ninfa Istima. Curiosamente, però i Greci non vedevano nei satiri delle creature malvagie, quando delle creature moleste, da tenere alla larga e da cui guardarsi. Durante l’era cristiana invece la figura del satiro è stata connotata negativamente, al punto che, l’iconografia del diavolo stesso ha attinto alla figura del satiro.

Ma chi erano veramente i satiri, e qual era il loro ruolo nella mitologia e nella cultura greca? Per rispondere a queste domande, dobbiamo esplorare le origini e le trasformazioni di questi esseri, che hanno affascinato e spaventato generazioni di uomini.

Le origini dei satiri

I satiri sono tra le più antiche divinità della Grecia, e il loro nome deriva probabilmente da una radice che significa “saltare” o “scattare”, in riferimento al loro carattere irrequieto e giocherellone. Alcuni studiosi ritengono che i satiri siano stati originariamente dei genî della vegetazione, legati alla fecondità dei campi e degli animali, e che abbiano assunto le sembianze caprine per via dell’importanza della capra nella pastorizia e nell’agricoltura.

Nelle prime testimonianze letterarie, i satiri appaiono come compagni di Dioniso, il dio del vino, dell’estasi e della trasgressione. Dioniso era un dio straniero, proveniente dall’Asia Minore, che portava con sé un culto orgiastico e misterico, in cui i suoi seguaci, chiamati menadi o baccanti, si abbandonavano a danze frenetiche, musica, bevute e rapporti sessuali. I satiri erano i partecipanti maschili a queste celebrazioni, e si distinguevano per la loro lussuria, la loro ubriachezza e la loro violenza.

I satiri erano anche associati a Pan, il dio dei pastori e dei greggi, che viveva nelle zone montuose e selvagge della Grecia. Pan era raffigurato come un essere metà uomo e metà capra, con corna, zampe e coda di quest’ultima. Pan era il protettore dei satiri, e condivideva con loro l’amore per la musica, in particolare per il flauto, che secondo la leggenda aveva inventato. Pan era anche famoso per la sua libido insaziabile, e per il suo potere di incutere paura improvvisa, chiamata appunto “panico”.

I satiri nella letteratura e nell’arte

I satiri sono stati protagonisti di diversi generi letterari e artistici nella Grecia antica. Uno di questi era il dramma satiresco, una forma teatrale comica e burlesca, che si svolgeva dopo le tre tragedie nelle competizioni drammatiche. Il dramma satiresco era ambientato in un contesto mitologico, in cui i satiri, guidati da Sileno, il padre e il maestro di tutti loro, interagivano con gli dei o con gli eroi, creando situazioni paradossali e ridicole. Il dramma satiresco aveva lo scopo di alleggerire il tono tragico delle opere precedenti, e di divertire il pubblico con battute oscene, doppi sensi e scherzi.

Un altro genere letterario in cui i satiri erano presenti era la poesia bucolica, che cantava le gioie e i dolori della vita pastorale. I poeti bucolici, come Teocrito e Virgilio, descrivevano i satiri come esseri semplici e ingenui, che si innamoravano delle ninfe o delle pastorelle, ma venivano spesso respinti o derisi. I satiri rappresentavano il contrasto tra la natura e la cultura, tra l’istinto e la ragione, tra il desiderio e la frustrazione.

Nell’arte greca, i satiri erano raffigurati in vari modi, a seconda del periodo e dello stile. Nell’arte arcaica, i satiri erano mostrati come esseri brutti e deformi, con grandi orecchie, naso schiacciato, occhi sporgenti, bocca larga e denti aguzzi. Nell’arte classica, i satiri assunsero un aspetto più umano e armonioso, pur mantenendo le corna, le zampe e la coda caprine. Nell’arte ellenistica, i satiri furono rappresentati in scene realistiche e vivaci, in cui esprimevano le loro emozioni e le loro passioni.

I satiri nel mondo moderno

La figura del satiro ha continuato ad esercitare il suo fascino anche nel mondo moderno, sia nella letteratura che nell’arte. Molti autori hanno ripreso il tema dei satiri e del loro rapporto con la natura e con la sessualità, spesso in chiave critica o ironica.  satiri sono anche entrati a far parte della cultura popolare, in particolare nel genere fantasy, dove appaiono come personaggi ricorrenti in opere come “Le cronache di Narnia” di C.S. Lewis, “Percy Jackson e gli dei dell’Olimpo” di Rick Riordan, “Harry Potter” di J.K. Rowling. In queste opere, i satiri sono spesso descritti come esseri allegri e leali, ma anche impulsivi e irriverenti, che aiutano i protagonisti nelle loro avventure.

In conclusione, i satiri sono delle creature mitologiche che hanno attraversato i secoli, cambiando aspetto e significato, ma conservando sempre il loro legame con la natura e con la vita. I satiri ci invitano a riflettere sul nostro rapporto con il mondo che ci circonda, e sulle nostre pulsioni più profonde. I satiri sono, insomma, una parte di noi stessi, che non possiamo ignorare o reprimere, ma che dobbiamo accettare e integrare.

James Hillman: Saggio su Pan

pan3Chi è Pan? E chi sono gli dèi della Grecia? Tutta la cultura moderna – basta pensare a Holderlin e a Nietzsche – è stata traversata dal desiderio di un ‘ritorno alla Grecia’ di cui qui Hillman ci aiuta a riscoprire le motivazioni profonde e la tortuosa storia. L’immenso lavorio degli studi sull’antichità classica negli ultimi due secoli è andato di pari passo con l’erosione di quel modello monocentrico di cultura che ci ha trasmesso la tradizione giudeo-cristiana. Così la ricerca della Grecia si è collegata con la riscoperta di un modello policentrico, dove i nuclei sono i vari dèi. E quei nuclei vivono ancora in noi.

Poggiando sulle tesi di Jung, ma spingendole alle loro conseguenze più radicali, Hillman ci mostra come l’immagine di Pan continua a manifestarsi nella nostra esperienza, dietro le maschere della psicopatologia. Il panico, lo stupro, la masturbazione, l’incubo, la malia delle ninfe, la sincronicità – sono tutti fatti oscuri che in qualche modo si rivelano governati dal potere di Pan, e grazie a esso possono acquistare senso, invece di continuare ad agire ciecamente. Ma perché il dio possa operare in noi, perché il dio che rende pazzi possa anche guarire la nostra follia, bisogna che ritroviamo ciò che qui Hillman, sulla scia di Corbin, chiama l’immaginale, un livello di percezione e di esperienza delle immagini a cui la nostra storia ha tentato in ogni modo di impedire l’accesso. Scritto con felice piglio polemico, questo saggio, che rivendica “una regressione che sia peculiarmente ‘greca'” e ne argomenta lucidamente le ragioni, ci introduce subito nel cuore dell’opera di uno degli psicoanalisti che più hanno fatto in questi anni per criticare rigorosamente dall’interno la psicoanalisi e la sua storia.

Recensione a cura di Maurizio Carandini:

Partendo dalla fuga dell’uomo moderno verso il futurismo e le sue tecnologie, dalla conversione all’Oriente e all’interiorità, James Hillman offre in questo saggio una riscoperta dei miti Greci proponendoci la figura e l’immagine di Pan come presenza continua e manifesta delle nostre esperienze.
La Grecia “ci offre una possibilità per correggere le nostre anime” perché gli Dei, se letti in una regione immaginale, sono e non furono o saranno.
Pan morì quando Cristo divenne Sovrano assoluto, così che, il diavolo non è altro che Pan visto attraverso l’immaginario cristiano.
La morte dell’uno significò la vita dell’altro in un contrasto chiaramente espresso nelle iconografie: Pan nella grotta, Cristo sul Monte; l’uno ha la musica, l’altro la Parola.
Ecco quindi perché Roscher ripropone la tesi di Pan come demone dell’incubo.
Partendo da Roscher, Hillman ricorda che Pan è Dio della natura:
Il termine natura va considerato a partire dalle qualità associate e Pan, dalla sua descrizione iconografica e dalla sua storia.
Il suo luogo originario: Arcadia, “oscure caverne” dove lo si poteva incontrare = località tanto fisica che psichica.
Il suo habitat: grotte, fonti, boschi e luoghi selvaggi.
Genealogia: abbandonato alla nascita, avviluppato in una pelle di lepre ( animale sacro ad Afrodite e Eros) dal padre Ermes fu accolto dagli Dei con gioia.
La genealogia di Pan offre un quadro archetipico entro cui egli viene costellato.
Per afferrare Pan dobbiamo allontanarci dai concetti astratti per accostarci ad una persona sensibile che corrisponde al movimento dall’intelletto all’immaginazione che è popolata di tangibili immagini sensoriali.
Solo così Pan può personificare la nostra coscienza per tutto ciò che è naturale, ma prima dobbiamo essere afferrati dalla natura, sia da “fuori”, in una campagna deserta che parla con suoni e con parole, sia “dentro” di noi, in una reazione improvvisa ed istintiva.
Partendo da questi presupposti Hillman ci mostra come Pan continui a manifestarsi nella nostra esperienza dietro le maschere della psicopatologia.
Così, quando l’anima è presa dal panico, come nella storia del suicidio di Psiche, Pan si rivela con la saggezza della natura.
Ecco perchè la masturbazione, il panico e lo stupro sono governati dal Dio Capro della natura e, solo osservandole sensibilmente, ci appaiono come attività istintuali e naturali se inserite nell’ambiente del Dio Pan, nello spogliarsi della natura, nell’acqua, nelle grotte e nel clamore di cui è amante, nella danza e nella musica.
Pan, quindi, si divide tra cime montuose e grotte, tra clamore e musica, tra zampe pelose e corna spirituali, tra panico e stupro.
Nel rapporto con le Ninfe, (alcune erano “impersone”: senza nome) come Siringa, Pitis, Eco, Eufeme, Selene, Pan rivela la radice della trasformazione in arte.
Pan, nella favola di Siringa, ci dice che il desiderio della natura “dentro di noi” è di unirsi con se stessa con consapevolezza.
Tra le immagine che Hillman ci offre, mi piace ricordare quella di coscienza riflessiva dove Pan viene rappresentato come un osservatore: ritto in mezzo ad eventi ai quali non partecipa ma dove è fattore soggettivo di attenzione vitale: Pan l’osservatore, Pan il lungimirante.
La via di Pan può essere ancora questa: lasciati guidare dalla natura anche dove la natura “là fuori” è scomparsa.
Riascoltiamo il nostro corpo quando ci dice “si” o “no”, “lascia andare” oppure “vai”.
Con la morte di Pan scomparvero anche le ninfe che esprimevano liberamente le verità naturali.
La ninfa continua però ad operare nella nostra psiche e così produce il moderno culto di Pan.
In ogni ninfa c’è un Pan, in ogni Pan una ninfa.
Rozzezza e timidezza vanno insieme.

http://www.liberonweb.com/

by Ilaria ***Luna***

Il dio Pan

Il Dio Pan rappresenta la Natura “nella sua interezza” e quindi nel bene e nel male, senza alcuna connotazione Manichea. E’ sostanzialmente un personaggio neutrale che può essere all’origine della creazione ma anche della distruzione Secondo una leggenda, Pan, figlio di Ermes, fu abbandonato dal padre in una pelle di lepre (animale sacro a Afrodite e Eros) e fu accolto con estrema gioia dagli Dei, soprattutto da Dioniso, così come narrato nell'”inno omerico a Pan”.Per altre fonti, il Dio, figlio di Mercurio e della Ninfa Dryops (o, stando ad altre leggende, di Hermes e Penelope, la moglie di Ulisse), è nato con le gambe e le corna di una capra. Abbandonato dalla madre proprio per il suo aspetto mostruoso, il padre Hermes se lo è portato nell’Olimpo, conferendogli quindi il rango di divinità.

Gambe e corna caprine e busto di uomo, Pan è il Dio dei pastori e dei greggi. Il suo nome si fa derivare solitamente da “paein” che in greco vuol dire pascolare ma il termine greco pan significa letteralmente “tutto” e in questa accezione è la designazione del Dio occulto della foresta, dell’abisso, del profondo.

Pan, oltre che sulla pastorizia, governa anche sul timor panico. Si narra che il Dio non sopportava essere disturbato durante il suo riposo pomeridiano e se ciò accadeva Pan emetteva urli terrificanti che scatenavano appunto il timor panico. E’ anche il Dio che governa la sessualità, la masturbazione e l’ignoto, per questo il diavolo cristiano è sovrapposto all’immagine di Pan come forte condanna e rifiuto della sessualità e degli istinti.

Pan vagava per boschi e montagne zufolando, seguito dalle ninfe. Sull’origine dello zufolo, la leggenda narra che Pan un giorno tentò di prendere la ninfa Siringa ma questa si trasformò in un gruppo di canne che al soffiare del vento emettevano un suono tanto bello che il Dio, con canne di diversa lunghezza, creò il mitico flauto di Pan.

Altro aspetto di Pan era quello di Dio bonario, che accorreva in aiuto di chiunque ne avesse bisogno.

Pan è il Dio delle streghe, fortemente legato alla Luna, alle forze della grande Madre, della Dea. Si narra infatti che egli sedusse Selene, celando il nero pelo caprino sotto un vello bianco. La Dea non lo riconobbe e acconsentì, salendogli in groppa, a godere di Lei a suo piacimento. Tale leggenda si riferisce probabilmente all’atto sessuale svolto al chiaro di luna a Beltane, notte in cui la Dea e il Dio si uniscono carnalmente per procreare.

Secondo Plutarco, con l’avvento del cristianesimo Pan muore, ma molti non sono d’accordo con l’autore, affermando altresì che Pan non è morto ma giace addormentato. Per quanto infatti il cristianesimo tentò di assimilare Pan al diavolo e quindi di ucciderlo, egli può risvegliarsi se si recupera la connessione personale con la natura e con l’istinto.

by Ilaria ***Luna*** & Satyr

Pope Lick, il satyro del Kentucky

pope0

A quanto pare i satyri esistono davvero e si sono trasferiti in USA! Secondo alcuni avvistamenti, nella vecchia ferrovia nella zona di Fisherville di Louisville nel Kentucky, si aggirerebbe una creatura ibrido, metà uomo e metà capra. L’esistenza di questo essere, del tutto simile ad un fauno greco è stata confermata anche dallo studioso David Domine e ulteriormente da una strana foto che immortalerebbe la presunta creatura.

Secondo i testimoni oculari l’essere, chiamato Pope Lick, è ricoperto da un folta pelliccia e zampe possenti, possiede corna affilate che sporgono dalla fronte parzialmente coperte dai suoi lunghi capelli. Il suo corpo è deformato simile a quello di una capra ma con sembianze antropomorfe. La sua tana è il vecchio ponte della ferrovia, luogo noto per misteriose sparizioni e suicidi inspiegabili.

La sua origine è ovviamente sconosciuta: c’è chi sostiene che la creatura sia fuggita da un treno da circo deraggliato su quel tratto di ferrovia, altri che sia uno scherzo della natura che si stia vendicando di chi lo ha creato. La teoria più agghiacciante, sostenuta da molti fattori locali, è che sia una sorta di demone incarnato in un uomo del posto dopo un rito satanico, con sacrificio di capre, al fine di ottenere poteri sovrannaturali.

pope1

Secondo alcuni, il Pope Lick ha poteri paranormali e sarebbe in grado di usare l’ipnosi per catturare le proprie vittime e trascinarle lungo i binari in attesa dell’arrivo di un treno. Secondo altri il satiro assalirebbe le autosaltando giù dai ponti o dai cavalcavia con una grande ascia per sfasciare i tettucci delle vetture in transito. Il capro, a quanto pare, è così spaventoso che coloro che lo avvistano tendono a scappare verso i pericolosi tralicci dismessi anzichè superare il ponte maledetto.

Per molti versi queste dicierie fanno pensare al Dio greco Pan, signore delle foreste e dei satiri:un essere al di là del bene e del male che amava scherzare con gli esseri umani e da cui nacquè la parola “Panico”, la paura per il suo urlo agghiacciante.

Non vi preoccupare, i satyri che scrivono su questo sito, non sono proprio così cattivi come questo lontano cugino del Kentucky!

Exit mobile version