Cosplayer denuncia molestie al Comicon di Napoli: l’organizzazione indaga

Una cosplayer denuncia di essere stata ripresa di nascosto da un uomo con il badge dello staff durante il Comicon di Napoli 2024. L’episodio ha avuto luogo presso l’Asian Village, uno degli stand della fiera. Secondo il racconto della ragazza, l’uomo, dopo averla filmata a sua insaputa, si è rifiutato di cancellare il video e ha mostrato un atteggiamento minaccioso quando lei ha chiesto di eliminarlo.

L’accaduto è stato denunciato sui social dalla cosplayer stessa, Faenel (Maria Muollo), e ha rapidamente fatto il giro del web, raccogliendo numerose testimonianze a sostegno della sua versione.

L’organizzazione del Comicon ha preso atto della denuncia e ha dichiarato di aver avviato delle indagini interne per accertare i fatti e prendere i provvedimenti del caso.

“Ci teniamo a dirti che abbiamo visto il tuo video, e vogliamo rassicurarti che ci siamo attivati subito per indagare, come aveva anticipato qualche collaboratore nei commenti”, ha scritto l’organizzazione su Instagram.

L’episodio solleva importanti questioni sulla sicurezza all’interno delle fiere e degli eventi affollati, e ribadisce la necessità di garantire un ambiente sicuro e rispettoso per tutti i partecipanti.

La vicenda è ancora in corso e si attendono i risultati delle indagini del Comicon.

È importante sottolineare che si tratta di una denuncia e che al momento non è stata accertata la colpevolezza dell’uomo.

Tuttavia, l’episodio rappresenta un monito per tutti gli organizzatori di eventi e per le autorità competenti affinché si rafforzino le misure di sicurezza e si tutelino i diritti di tutti i partecipanti.

Seguiremo gli sviluppi della vicenda e aggiorneremo le informazioni non appena saranno disponibili.

Addio a Ed Piskor: Il Fumettista di ‘Hip Hop Family Tree’ e ‘X-Men Grand Design’ Ci Lascia

È con grande tristezza che annunciamo la scomparsa del talentuoso fumettista statunitense Ed Piskor, avvenuta il primo aprile scorso all’età di 41 anni. Piskor, noto per le sue opere come Hip Hop Family Tree e X-Men Grand Design, ha lasciato un vuoto nel mondo dell’arte e della narrativa visiva.

La sua morte è stata preceduta da una serie di eventi dolorosi. Pochi giorni prima del tragico evento, Piskor si è trovato al centro di accuse di molestie e comportamenti inappropriati da parte di alcune donne sui social media. Queste accuse hanno scosso profondamente l’autore, portandolo a una profonda disperazione.

Nella sua ultima lettera pubblica su Facebook, Ed Piskor ha cercato di spiegare la sua versione dei fatti. Ha dichiarato la sua innocenza, si è scusato per alcune azioni passate e ha cercato di giustificare altre situazioni. Nel suo messaggio, ha anche attaccato coloro che, secondo lui, lo hanno spinto al punto di non ritorno: “Sono stato ucciso dai bulli di Internet”, ha scritto.

Le ore successive alla pubblicazione della sua lettera sono state cupe e angoscianti. Piskor è diventato irraggiungibile, e gli amici e colleghi hanno cercato disperatamente di rintracciarlo. La notizia della sua morte è stata confermata dalla sorella, lasciando tutti sgomenti e addolorati.

Tra le accuse che hanno scosso la sua reputazione, c’è quella della fumettista Molly Dwyer, conosciuta anche come Sydgoblin. Dwyer ha rivelato di essere stata adescata da Piskor su Instagram quando era ancora minorenne. I messaggi privati che lui le aveva inviato nel 2020, quando lei aveva solo 17 anni, sono stati resi pubblici. In quei messaggi, Piskor chiedeva la sua età, flirtava con lei e la invitava a incontrarlo a Pittsburgh.

Altre donne si sono unite alle accuse. Molly Wright, animatrice, ha dichiarato che Piskor le aveva proposto del sesso orale in cambio del numero di telefono del suo agente. La podcaster Taffeta Darling ha scritto che Piskor le aveva offerto di presentarla a persone importanti dell’industria del fumetto se lei fosse andata a casa sua e si fosse lasciata disegnare nuda.

La comunità dei fumettisti è stata scossa da queste rivelazioni, e molti si sono chiesti come sia possibile che un artista talentuoso possa essere coinvolto in tali comportamenti. La morte di Ed Piskor è una triste testimonianza dei pericoli dell’era digitale, in cui le parole e le azioni possono avere conseguenze devastanti.

Ricordiamo Ed Piskor per il suo contributo all’arte del fumetto e per le emozioni che ha suscitato nei suoi lettori. Che la sua anima possa trovare pace, e che la sua arte continui a ispirare le generazioni future.

Cosplay is not consent

Negli ultimi mesi abbiamo notato che nei maggiori eventi cosplay internazionali è comparso un divieto con su scritto “cosplay is not consent“, cosa vuol dire?

Il cosplay è una forma di espressione artistica e culturale che consiste nel travestirsi e interpretare personaggi di fumetti, film, videogiochi e altri media. Chi pratica il cosplay, chiamato cosplayer, dedica tempo, passione e creatività alla realizzazione dei costumi, degli accessori e del trucco, cercando di riprodurre fedelmente l’aspetto e il comportamento del personaggio scelto.

Tuttavia, il cosplay non è sempre visto con rispetto e ammirazione da parte degli altri partecipanti alle manifestazioni dedicate al mondo nerd, come le fiere del fumetto, i festival dell’animazione e i raduni di fan. Spesso, i cosplayer sono vittime di molestie, abusi e violenze da parte di persone che non rispettano la loro integrità fisica e psicologica, approfittando della loro vulnerabilità e della loro esposizione pubblica.

Le molestie ai cosplayer possono assumere diverse forme, come commenti offensivi, richieste inopportune, fotografie non autorizzate, palpeggiamenti indesiderati, baci forzati, stalking, intimidazioni e aggressioni. Questi comportamenti sono motivati da una visione distorta e sessista del cosplay, che lo riduce a una mera provocazione erotica, ignorando il valore artistico e culturale che esso ha per chi lo pratica.

Per contrastare questo fenomeno e sensibilizzare il pubblico sul tema del consenso e del rispetto, è nato il movimento “Cosplay is not consent”, ovvero “Cosplay non significa consenso”. Si tratta di una campagna di informazione e prevenzione che si propone di diffondere il messaggio che il fatto di indossare un costume non implica l’accettazione di qualsiasi tipo di contatto o interazione da parte degli altri, e che i cosplayer hanno il diritto di decidere chi, come e quando può avvicinarsi a loro, parlare con loro o fotografarli.

Il movimento “Cosplay is not consent” è emerso intorno al 2012, grazie alla testimonianza e alla mobilitazione di molti cosplayer che hanno denunciato le molestie subite nelle varie convention in cui hanno partecipato. Attraverso i social network, i blog e i siti web dedicati al cosplay, hanno condiviso le loro esperienze, le loro emozioni e le loro richieste di cambiamento, creando una rete di solidarietà e di supporto tra di loro. Inoltre, hanno realizzato dei cartelli, dei volantini e dei badge con lo slogan “Cosplay is not consent”, che hanno esposto e distribuito nelle manifestazioni, per rendere visibile il problema e coinvolgere anche gli altri partecipanti.

Il movimento ha avuto un impatto positivo sulla cultura e sull’organizzazione delle convention, che hanno iniziato a prestare maggiore attenzione alla sicurezza e al benessere dei cosplayer. Alcune manifestazioni, come il New York Comic Con, hanno adottato una politica di tolleranza zero verso le molestie, e hanno esposto dei cartelli con il messaggio “Cosplay is not consent” all’ingresso e nei vari punti del centro espositivo¹. Altre, come il RuPaul’s DragCon, hanno esteso il concetto anche al drag, con il motto “Drag is not consent”². Inoltre, sono stati creati dei gruppi e delle associazioni, come il Cosplayer Survivor Support Network, che offrono risorse e assistenza ai cosplayer che hanno subito abusi, e che valutano le procedure di sicurezza delle varie convention, per informare i fan su come le molestie vengono gestite².

Il movimento “Cosplay is not consent” ha contribuito a creare una maggiore consapevolezza e una maggiore responsabilità tra i partecipanti alle manifestazioni nerd, ma non ha ancora eliminato completamente il problema delle molestie ai cosplayer. Molti di loro, infatti, continuano a subire episodi di violenza e di umiliazione, e a dover adottare delle strategie di auto-difesa, come evitare di indossare costumi troppo rivelatori, andare sempre in gruppo o portare con sé degli spray al peperoncino³. Per questo, è necessario che il movimento continui a crescere e a diffondersi, coinvolgendo non solo i cosplayer, ma anche gli organizzatori, i media, le istituzioni e la società civile, per garantire il rispetto e la dignità di chi pratica il cosplay, e di chiunque esprima la propria identità e la propria creatività in modo libero e autentico.

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