so che sei nella tua cameretta, la porta chiusa come un confine tra te e il mondo. Lo so, perché io sono te, solo un po’ più avanti nel tempo. Hai lo zaino buttato in un angolo, la schiena curva sul quaderno pieno di disegni ispirati a Dragon Ball e Evangelion, e un senso di solitudine che ti stringe lo stomaco come una cintura troppo stretta. Ti senti fuori posto, vero? Ti senti diverso. Strano. Nerd, ti chiamano. Ma non con l’ammirazione con cui, un giorno, quella parola verrà pronunciata.
Ti capisco. Ti prendono in giro perché porti la maglietta di Spider-Man, perché passi i pomeriggi a leggere fumetti invece di giocare a calcio, perché ti perdi nei mondi immaginari dei tuoi videogiochi invece di uscire con gli altri. Quando parli di Star Wars ti guardano come se parlassi un’altra lingua. Quando cerchi di spiegare la bellezza strategica di un gioco da tavolo ti ridono in faccia. Quando disegni i tuoi personaggi manga, ti accusano di essere infantile. E ogni volta che arrossisci, ti chiudi ancora un po’ di più in quel guscio che ti costruisci attorno come un’armatura.
Ma ascolta me, che sono te con qualche anno in più. Un giorno quella passione che oggi nascondi sarà la tua forza più grande. Quello che oggi ti fa sentire emarginato, domani sarà ciò che ti renderà speciale. Non sto esagerando. È la verità. Il mondo cambierà, le cose evolveranno e improvvisamente ci sarà spazio per tutti i tuoi mondi. I supereroi non saranno più solo “roba da sfigati”, ma riempiranno i cinema. Le serie fantasy saranno tra le più amate, e i manga non saranno più considerati semplici cartoni animati giapponesi, ma opere d’arte globali. Le fiere del fumetto diventeranno eventi giganteschi dove incontrerai persone come te, con la tua stessa luce negli occhi.
So che ora non riesci a vederlo, ma sarai fiero di essere nerd. Fiero di aver amato con tutto te stesso quei mondi quando nessun altro lo faceva. Fiero di non aver rinunciato a ciò che ti faceva battere il cuore. Quella maglietta di Spider-Man? Continuerai a indossarla, ma con orgoglio. I tuoi disegni? Li pubblicherai, e qualcuno ti dirà che si è emozionato guardandoli. Quei giochi che ti fanno sentire vivo? Ne parlerai in pubblico, ne scriverai, li condividerai con altri che ti capiranno al volo.
E sai una cosa meravigliosa? Incontrerai persone straordinarie, che parleranno la tua stessa lingua nerd. Alcuni diventeranno amici per la vita, altri saranno complici in avventure incredibili. E un giorno guarderai indietro, ripensando a quel ragazzo solo nella sua cameretta, e gli dirai: grazie. Grazie per non aver mollato. Per aver creduto che quei mondi fantastici non fossero solo una fuga, ma un modo per immaginare un futuro migliore.
Perché è questo che fa di noi dei nerd: non smettiamo mai di sognare. Siamo quelli che vedono possibilità dove gli altri vedono limiti, che sanno che ogni eroe ha avuto un passato difficile prima di trovare la propria missione. E ora la tua missione è chiara: essere te stesso. Sempre. Con orgoglio. Con passione. Con tutta la bellezza di chi non ha mai smesso di credere.
E allora, piccolo nerd, tieni duro. Continua a leggere, disegnare, esplorare, immaginare. Il tuo tempo sta arrivando. E sarà epico.
Se anche tu hai vissuto momenti come questi, se ti sei mai sentito un outsider per la tua passione per il fantasy, i fumetti o i videogiochi, condividi questa lettera. Commenta, racconta la tua esperienza. Celebriamo insieme la nostra identità nerd, conquistata con coraggio e amore. Perché oggi, finalmente, essere nerd è un motivo di orgoglio.
Ho visto nascere il cosplay in Italia. L’ho visto crescere, tra timidi primi costumi cuciti in casa e i palchi delle prime fiere, dove l’emozione era più forte della tecnica. Ho visto generazioni di ragazzi e ragazze dare forma alla propria passione, costruendo non solo armature o abiti da sogno, ma anche una cultura, una comunità, un’identità. Ed è per questo che oggi, con orgoglio e commozione, vi parlo di IncanTalese della donna straordinaria che ne è l’anima, Jasmine Mattiocco. Quella di IncanTales non è solo una storia. È un viaggio. È un’epopea moderna fatta di stoffe colorate, microfoni, sorrisi, sacrifici e magia. È la storia di come il cosplay sia diventato, in Italia, qualcosa di molto più di un semplice hobby: un linguaggio, una forma d’arte, una casa per chi si sente parte di un mondo più grande.
Jasmine Mattiocco: l’arte di trasformare la passione in missione
Ci sono persone che fanno cosplay. E poi ci sono quelle che il cosplay lo vivono, lo respirano, lo creano ogni giorno come fosse linfa vitale. Jasmine Mattiocco è una di queste. Ma ridurre tutto a una semplice frase non le rende giustizia. Jasmine è un’artista, una sognatrice, ma anche una manager, una comunicatrice, una leader. È una visionaria con i piedi ben piantati nella realtà.
Conosciuta nella community con il nome di @_p_e_r_a, Jasmine comincia la sua avventura nel 2007. Un’epoca in cui il cosplay era ancora una nicchia, lontana anni luce dalla visibilità di oggi. Ma lei aveva già capito tutto. Aveva compreso che quel mondo non era solo travestimento, ma un modo per raccontare se stessi, per creare legami, per emozionare e farsi emozionare.Dopo gli studi in arti visive e comunicazione, si lancia nel circuito delle fiere nerd collaborando con Luca Panzieri e con me. Insieme non si limitano a partecipare agli eventi: li reinventano. Prima con il laboratorio cosplay, poi con l’organizzazione dei contest, portando un’attenzione maniacale ai dettagli e un’energia contagiosa. Nel 2016 nasce Epicos, una delle realtà più solide e amate del panorama cosplay nazionale. Jasmine diventa così una figura di riferimento per la comunità italiana: coordina gli artisti, cura la comunicazione, segue i cosplayer nelle fiere e nei parchi divertimento. Ma soprattutto, continua a credere nei sogni di chi ha il coraggio di salire su un palco con il cuore in mano.
IncanTales: dove ogni storia trova casa
E come ogni narratore che si rispetti, Jasmine ha voluto cambiare pagina creando un luogo dove ogni racconto potesse prendere vita. Così nasce IncanTales, un’associazione culturale che è una vera e propria estensione del suo spirito: inclusiva, colorata, creativa, accogliente. IncanTales non è un semplice collettivo. È una fucina di idee, un laboratorio emotivo, un rifugio per chi sente che la cultura nerd è molto più di una passione. È una community che organizza eventi tematici, workshop, spettacoli, contest e contenuti digitali che raccontano le vite e le emozioni di chi ne fa parte. Ogni progetto è un tassello in più in un mosaico fatto di anime affini e storie incrociate. Il motto dell’associazione — “Every Tale, Everyone” — è la sua promessa: ogni persona, ogni storia, ogni voce ha il diritto di brillare. Ed è proprio questo che rende IncanTales diversa da qualsiasi altra realtà. Qui, il cosplay non è una competizione, ma una narrazione collettiva. Non si vince per l’armatura più grande, ma per il cuore più sincero.
Palchi, canzoni e sogni condivisi
Il fermento creativo che anima è qualcosa di straordinario. Gli eventi in arrivo, come Japan Days a Roma o PGComix a Perugia, promettono esperienze immersive dove il confine tra realtà e fantasia si fa sempre più sottile. Non mancano neanche i progetti artistici, come la splendida canzone “Ti racconto di me”, prodotta da Daniek Tek, che diventa l’inno emotivo di ogni cosplayer che ha conosciuto la bellezza e la fragilità di un’esibizione vissuta col cuore in gola.
E se c’è una cosa che Jasmine e il suo team sanno fare bene, è costruire ponti. Tra generazioni, tra passioni, tra competenze diverse. Che tu sia un videomaker, un cantante, un ballerino, una sarta, un social media manager o semplicemente una persona con un sogno… è il posto dove quel sogno può trovare un palco.
Una storia che continua, scritta da tutti noi
Da “papà del cosplay” — come mi chiamano con affetto molti ragazzi e ragazze che ho visto crescere in questo mondo — vi dico che realtà come questa sono un dono raro. Non solo perché promuovono la cultura pop, ma perché lo fanno con etica, rispetto, dedizione e — lasciatemelo dire — una dose di coraggio che oggi è merce preziosa. Jasmine Mattiocco non ha solo cucito costumi. Ha cucito legami. Ha costruito una famiglia che oggi si chiama IncanTales, e che cresce ogni giorno, alimentata dai sogni di chi non ha mai smesso di credere nella bellezza del gioco, dell’arte e della condivisione.
Se vi riconoscete in tutto questo, se avete voglia di far parte di un racconto collettivo che parla di nerd, di emozioni, di storie e di magia… allora unitevi. Partecipate, commentate, condividete. Perché questa favola non è finita. Anzi, è appena iniziata. E potrebbe essere proprio la vostra la prossima storia da raccontare. 🧡 Condividete questo articolo, raccontateci il vostro primo cosplay o il vostro evento nerd indimenticabile nei commenti, e unitevi alla grande famiglia di IncanTales. Perché ogni storia conta. E oggi, più che mai, è tempo di scriverne una insieme.
Ancona Comics&Games 2025 si preannuncia come uno degli eventi più attesi nel panorama della cultura pop, un festival che abbraccia l’universo del fumetto, dei giochi e della creatività. Nel weekend del 12 e 13 aprile, il Palaprometeo di Ancona si trasformerà in un epicentro di incontri, scoperte e passioni, un’occasione unica per gli appassionati di tutte le età di immergersi in un mondo dove la fantasia prende vita.
Il fumetto, spesso definito la “nona arte”, sarà al centro di questo evento, che celebra l’immaginazione attraverso le opere di autori di talento. Gabriele Montagnani e Davide Calzolari, due nomi di spicco nel panorama artistico italiano, saranno protagonisti di una delle mostre più attese. Montagnani, noto per la sua poliedricità che spazia dai libri per l’infanzia ai giochi da tavolo, e Calzolari, che ha lavorato come vignettista, caricaturista e animatore, sono entrambi coinvolti nel progetto “Itarobots”. Questa affascinante opera, pubblicata da DADA Editore, presenta robot immaginari nati dall’ingegno italiano, sfidando le tradizioni della robotica giapponese con tecniche grafiche innovative. Durante il festival, i visitatori potranno non solo acquistare il volume, ma anche incontrare di persona gli autori, scoprendo il loro processo creativo e il mondo che hanno dato vita con le loro matite.
Ancona Comics&Games non è solo una vetrina per gli autori affermati, ma anche un palcoscenico per artisti emergenti. L’Artist Alley, cuore pulsante della manifestazione, offrirà un’opportunità unica di entrare in contatto con fumettisti e illustratori. Tra i nomi che spiccano ci sono Marta Manfredi, con la sua originale fusione di fumetto e beni culturali, e Nilo Trovo, un artista eclettico dal curriculum internazionale. Gli appassionati potranno esplorare tavole inedite, acquistare stampe uniche e, soprattutto, vivere l’emozione di incontrare dal vivo gli autori delle opere.
Un’altra grande protagonista di Ancona Comics&Games sarà la figura di Alessandro Konrad. Ingegnere meccanico, professore e artista satirico, Konrad ha dedicato la sua carriera a ritrarre con ironia e acutezza le contraddizioni del nostro tempo. Il suo intervento più recente, la locandina dell’evento, è una reinterpretazione di un capolavoro senza tempo: “Il Piccolo Principe” di Antoine de Saint-Exupéry. Quest’anno, infatti, si celebrano gli 80 anni dalla pubblicazione del libro in Francia. L’opera di Konrad sarà visibile nello stand DADA Editore, dove i visitatori avranno l’opportunità di incontrarlo e ricevere dediche personalizzate.
Il festival non si limita solo al mondo del fumetto, ma abbraccia anche il vasto universo del gaming. Un’intera area sarà dedicata ai videogiochi, con postazioni per PC e console dove i partecipanti potranno sfidarsi in titoli leggendari come Mario Kart 8, Super Smash Bros., Resident Evil e Cyberpunk 2077. Per gli appassionati di giochi da tavolo, la Compagnia dei Board Game proporrà una serie di sfide emozionanti, con giochi classici e novità del settore. I visitatori potranno mettersi alla prova, socializzare e scoprire nuove esperienze ludiche.
Per chi desidera entrare nel mondo della scrittura fantasy, non mancherà un laboratorio tenuto da autori esperti come Christian Bonora, Federica Federici e Federico Pierlorenzi. Questi talentuosi scrittori condivideranno i segreti della narrativa fantasy, offrendo un’opportunità unica per imparare dai maestri del genere. Inoltre, gli appassionati di pittura e modellismo potranno partecipare a un workshop di colorazione delle miniature, con Damiano Dondi, che trasformerà un hobby in vera e propria arte.
Ancona Comics&Games 2025 sarà anche un paradiso per i cosplayer. Oltre a una serie di ospiti specializzati nel mondo del cosplay, come il team di Pocah Design, che presenterà le sue creazioni originali, il festival offrirà numerosi laboratori pratici. Questi workshop permetteranno ai partecipanti di apprendere i segreti della creazione di costumi e accessori, un’opportunità imperdibile per chi desidera entrare nel mondo del cosplay con maggiore preparazione. Pocah Design, in particolare, non è solo un’azienda che realizza costumi, ma anche un progetto di recupero sociale, portando il cosplay in contesti riabilitativi come la Clinica Psichiatrica di Torrette.
Il programma del festival è ricco e variegato, con appuntamenti imperdibili che spaziano dall’intrattenimento alla cultura pop. Il palco principale ospiterà una serie di spettacoli e incontri con ospiti di spicco. Sabato 12 aprile, il pubblico potrà assistere a “Back to 80’s”, un evento che farà rivivere l’epoca d’oro dei cartoni animati, seguito da “CUT!”, una stand-up comedy che esplorerà le censure nei cartoni animati, e dall'”Anime Piano Quiz”, una sfida musicale a tema anime. L’apice della giornata sarà il live di Cristina D’Avena, che interpreterà le sue celebri canzoni, seguito da un incontro con i fan per foto e autografi.
Domenica 13 aprile, il programma proseguirà con “Telericordi”, una rassegna delle sigle più amate dei cartoni animati, e il K-POP Dance Contest, dove i ballerini si esibiranno sulle hit più celebri della musica coreana. Non mancherà nemmeno un raduno speciale per i fan di Bleach, con quiz e gadget tematici, e la Gara Cosplay, che vedrà i cosplayer sfidarsi per il titolo di miglior interpretazione. Ospiti come Flavio Aquilone e Marcello Cesena arricchiranno ulteriormente l’esperienza, raccontando aneddoti dal mondo del doppiaggio e dello spettacolo.
Infine, per chi desidera una pausa dalle attività, l’area food offrirà un’ampia selezione di street food, con piatti che spaziano dalla cucina italiana a quella asiatica, soddisfacendo ogni tipo di palato.
Ancona Comics&Games 2025 si preannuncia, dunque, come un evento imperdibile per tutti gli appassionati di fumetto, gaming, cosplay e cultura pop. Con una programmazione ricca e variegata, il festival promette di offrire un’esperienza unica per tutti i partecipanti, unendo divertimento, arte e creatività in un solo grande appuntamento.
Il cosplay è molto più di un semplice hobby: è una forma d’arte, un’espressione creativa e, per molti, un vero e proprio stile di vita. Chiunque si avvicini a questo mondo scopre un universo fatto di costumi spettacolari, interpretazioni appassionate e un senso di appartenenza a una comunità accogliente e solidale. Ma quali sono le ragioni che spingono una persona a indossare i panni di un personaggio immaginario? Perché dedicare ore, giorni o persino mesi alla creazione di un costume? Per capirlo, occorre esplorare le diverse motivazioni che rendono il cosplay un’attività così affascinante e coinvolgente.
L’amore per i personaggi e le storie
Uno dei principali motivi che porta una persona a fare cosplay è l’amore incondizionato per i personaggi e le storie che li accompagnano. I cosplayer trovano ispirazione negli eroi degli anime, nei protagonisti dei videogiochi, nei guerrieri dei fumetti o persino nei personaggi dei film e delle serie TV. Indossare il costume di un personaggio significa rendergli omaggio, dargli vita in un contesto reale e, in un certo senso, fonderne l’identità con la propria.
Interpretare un personaggio non è solo una questione estetica: molti cosplayer studiano a fondo le movenze, le espressioni e i tratti caratteristici di chi stanno impersonando. Alcuni si esercitano davanti allo specchio, altri si ispirano ai doppiaggi originali o alle pose iconiche. Questo processo di immedesimazione consente di entrare più a fondo nel mondo dell’opera originale e di sentirsi, anche solo per un giorno, parte di essa.
La creatività senza confini
Il cosplay è una vera e propria sfida artistica. Creare un costume richiede una combinazione di abilità che spaziano dalla sartoria alla scultura, dalla pittura alla lavorazione di materiali come la schiuma EVA, il worbla o il 3D printing. Ogni progetto rappresenta un’opportunità per apprendere nuove tecniche e migliorare le proprie capacità.
Anche chi non realizza i propri costumi da zero può esprimere la propria creatività attraverso il make-up, le acconciature, gli accessori e la personalizzazione dei dettagli. Il cosplay offre una libertà incredibile, permettendo ai partecipanti di reinterpretare i personaggi in chiave personale, come nel caso dei genderbend (variazioni di genere) o delle versioni originali (original design).
L’adrenalina degli eventi e delle competizioni
Partecipare a una fiera del fumetto o a una competizione cosplay è un’esperienza unica. Il momento in cui si entra in un evento vestiti da un personaggio amato e si viene riconosciuti dagli altri fan è indescrivibile. Le fiere offrono l’opportunità di socializzare con persone che condividono la stessa passione, scattare foto, partecipare a parate e performance.
Le gare cosplay, in particolare, aggiungono un livello ulteriore di coinvolgimento. Salire su un palco e interpretare una scena iconica o un’azione epica davanti a una giuria e a un pubblico rappresenta una sfida emozionante. Alcuni cosplayer realizzano veri e propri spettacoli, combinando recitazione, combattimenti coreografati e effetti scenici sorprendenti.
La comunità: un ambiente inclusivo e solidale
Uno degli aspetti più belli del cosplay è la comunità che lo circonda. Il mondo cosplay è noto per la sua accoglienza e inclusività: non esistono barriere legate all’età, al genere, al corpo o al livello di esperienza. Chiunque può partecipare, indipendentemente dalle proprie capacità artistiche o dalla qualità del proprio costume.
La condivisione di consigli e tecniche è una prassi comune tra i cosplayer. Nei gruppi social e nei forum dedicati, è facile trovare aiuto su come cucire un abito, costruire un’armatura o applicare un make-up specifico. L’atmosfera collaborativa e l’entusiasmo collettivo rendono il cosplay una passione che va oltre il semplice travestimento: diventa un legame tra persone che condividono la stessa passione per l’immaginazione e la creatività.
Il cosplay come crescita personale
Oltre all’aspetto artistico e sociale, il cosplay può essere anche un potente strumento di crescita personale. Molti cosplayer raccontano di aver migliorato la propria autostima grazie a questa passione. Indossare un costume può aiutare a superare la timidezza, sviluppare fiducia in sé stessi e acquisire sicurezza nel rapportarsi con gli altri.
Per alcuni, il cosplay è una forma di espressione che permette di esplorare nuove identità o di abbattere insicurezze personali. La soddisfazione di completare un costume e vedere il proprio impegno riconosciuto dagli altri può essere estremamente gratificante, dando la spinta per affrontare nuove sfide anche al di fuori del mondo nerd.
Conclusione: perché iniziare a fare cosplay?
Il cosplay non è solo un gioco o un passatempo: è un’arte, una sfida e una comunità che accoglie con entusiasmo chiunque voglia partecipare. Che si tratti di un semplice costume comprato online o di una creazione artigianale realizzata con mesi di lavoro, ogni cosplay è una celebrazione della passione e della dedizione.
Chiunque può fare cosplay, senza limiti o restrizioni. Basta la voglia di mettersi in gioco, di sperimentare e, soprattutto, di divertirsi. Perché alla fine, l’essenza del cosplay è proprio questa: vivere, anche solo per un momento, la magia di essere qualcun altro, in un mondo dove tutto è possibile.
Il cosplay, acronimo di “costume play”, è molto più di una semplice forma di intrattenimento; è un’espressione artistica che fonde passione, creatività e performance, coinvolgendo milioni di appassionati in tutto il mondo. Questa pratica, che vede i partecipanti indossare costumi ispirati a personaggi tratti da anime, manga, fumetti, videogiochi e film, è diventata un fenomeno globale ampiamente riconosciuto. Tuttavia, dietro l’apparente bellezza dei costumi e delle interpretazioni si celano problematiche sociali e culturali che meritano un’attenta riflessione, in particolare riguardo alle dinamiche di parità di genere e al rispetto per l’individuo.
Il Cosplay come Espressione Artistica
Il cosplay non è semplicemente un atto di travestirsi, ma una forma di espressione che consente a chi lo pratica di immergersi in mondi immaginari, dando vita a storie di avventure, speranze e lotte. Quando una persona sceglie di incarnare un personaggio amato, lo fa per esprimere una parte di sé, per celebrare la propria passione e per condividere un pezzo della propria identità. Non si tratta di un gesto volto alla ricerca di attenzioni o di giudizi superficiali, ma di una creazione che si fonda sull’autoconsapevolezza. Tuttavia, questa libertà creativa è spesso ostacolata da pregiudizi sessisti che riducono il cosplay a una mera vetrina estetica, snaturando il suo vero significato culturale.
Le Donne nel Cosplay: Vittime di Molestie e Discriminazione
Le donne nel mondo del cosplay sono frequentemente oggetto di molestie e discriminazioni. Un fenomeno preoccupante come il “slut shaming” emerge soprattutto quando una cosplayer sceglie di interpretare un personaggio con un costume che può essere percepito come provocante. In questi casi, scatta un meccanismo di colpevolizzazione che trasforma la cosplayer in un oggetto di giudizi negativi, accusandola di svilire l’autenticità del cosplay con una presunta sessualizzazione.
Questa visione riduttiva non giustifica in alcun modo un trattamento invadente. Purtroppo, il focus viene spesso posto sulla superficialità del costume, ignorando che ogni dettaglio è frutto di un atto creativo e personale. Le critiche si concentrano sull’aspetto estetico piuttosto che riconoscere il valore culturale e emotivo di ogni scelta. Questo non solo minaccia la libertà di espressione, ma perpetua dinamiche discriminatorie basate su stereotipi sessisti.
Sessualizzazione e Oggettificazione: Una Questione Sociale
La sessualizzazione nel cosplay non è un fenomeno isolato, ma un riflesso di dinamiche culturali più ampie. I personaggi, soprattutto quelli femminili, sono spesso costruiti con un’estetica ipersessualizzata: abiti succinti e pose provocatorie. Sebbene questa estetica faccia parte di molte opere originali, essa porta a una distorsione della percezione del cosplayer, che viene visto come una proiezione del personaggio piuttosto che come un individuo.
La cultura della sessualizzazione ha come effetto diretto l’oggettificazione del cosplayer, riducendolo a un mero oggetto di desiderio, privandolo della sua individualità. Questo fenomeno contribuisce a una comprensione errata del cosplay, non solo come arte, ma come opportunità per giudicare, sessualizzare o aggredire chi lo pratica. Ciò accade tanto nelle fiere fisiche quanto nelle interazioni online, dove il confine tra espressione artistica e violazione del consenso è sempre più labile.
Episodi di Molestie: Un Problema Persistente
Sfortunatamente, le fiere di cosplay non sono immuni da episodi di molestie. Commenti offensivi, fotografie non richieste, palpeggiamenti indesiderati e altre forme di violenza sono pratiche che si verificano con frequenza, danneggiando l’immagine del cosplay e creando un ambiente ostile per molti partecipanti. Eventi come Lucca Comics & Games e Comicon di Napoli hanno fatto emergere questi problemi con episodi che hanno sollevato interrogativi cruciali sul rispetto delle cosplayer.
L’evento Lucca Comics & Games, uno dei festival più importanti d’Italia, ha messo in luce quanto possa essere grave la situazione, quando un uomo, qualche edizione fa, travestito da confezione di croccantini per cani, ha lanciato biscotti alle donne in costume, accusandole di indossare abiti troppo succinti. Questo gesto ha sollevato numerosi interrogativi sul rispetto che viene riservato alle cosplayer e ha dimostrato quanto sia urgente una riflessione culturale sul comportamento verso le donne all’interno di questi eventi.
Un altro caso che ha suscitato indignazione è quello di Maria Muollo, meglio conosciuta come Faenel, che nel 2024 ha denunciato di essere stata ripresa di nascosto da un uomo durante il Comicon di Napoli. Non solo è stata filmata senza il suo consenso, ma l’uomo ha mostrato un atteggiamento minaccioso quando la cosplayer ha chiesto la rimozione del video. Questo episodio ha messo in evidenza le problematiche di sicurezza durante le fiere, un tema che richiede una discussione urgente. L’organizzazione del Comicon ha prontamente avviato un’indagine interna per accertare i fatti e prendere provvedimenti. Questo è solo uno degli innumerevoli esempi che evidenziano la necessità di garantire eventi sicuri e rispettosi per tutti i partecipanti.
La sicurezza, purtroppo, continua a essere una questione irrisolta in molti eventi cosplay. Durante il festival Cartoon Club di Rimini 2024, un altro episodio di molestie ha coinvolto una cosplayer, palpeggiata da un uomo mentre si trovava vicino a uno stand. Nonostante l’intervento delle forze dell’ordine, l’uomo è stato identificato e rilasciato, mentre la vittima non ha ancora formalizzato la denuncia. Questo caso conferma che le fiere, purtroppo, non sono esenti da episodi di violenza e molestie, ribadendo l’importanza di rafforzare le misure di sicurezza per proteggere i partecipanti durante eventi affollati.
Oggi, il cosplay non si limita più ai contesti fisici, ma si estende anche al mondo digitale, attraverso piattaforme come Patreon e OnlyFans. Queste realtà permettono ai cosplayer di monetizzare il proprio lavoro e di creare contenuti anche sensuali, ma la sensualizzazione dei costumi è spesso criticata da una parte della comunità, che la considera un elemento che svilisce l’essenza del cosplay. È fondamentale ricordare che ogni cosplayer ha il diritto di scegliere come esprimersi, e nessun tipo di abbigliamento dovrebbe essere correlato al rischio di molestie o aggressioni. Le aggressioni, infatti, avvengono a prescindere da quanto una persona possa essere vestita.
Recentemente, purtroppo, diverse testimonianze hanno denunciato episodi di abusi fisici e psicologici all’interno della community cosplay italiana. Alcune ragazze, tra cui Alessia Boccola, Arianna Gaspardo (@reddieblack), Martina Bubi (@bubi.cosplay), Poison Demi ed Elisa Merchiori (@elisamerch), hanno condiviso pubblicamente le loro esperienze, rivelando comportamenti inaccettabili attribuiti a tre individui noti nella comunità. Le loro dichiarazioni, disponibili sui social nei loro rispettivi profili, hanno acceso i riflettori su una realtà preoccupante, alla quale si sono aggiunte ulteriori voci di chi ha vissuto situazioni simili o ne è stato testimone. È emerso inoltre che alcuni episodi erano già noti, ma il silenzio ha spesso prevalso. Questa vicenda sottolinea la necessità di denunciare, sostenere le vittime e promuovere una maggiore consapevolezza. Durante eventi e fiere, è fondamentale segnalare eventuali episodi di molestia alla sicurezza, agli organizzatori o, se necessario, alle forze dell’ordine. La community cosplay deve rimanere uno spazio sicuro e inclusivo, basato sul rispetto e sul supporto reciproco.
Cosplay Is not consent
Per contrastare questo fenomeno e sensibilizzare il pubblico sul tema del consenso e del rispetto, è nato il movimento “Cosplay is not consent”, ovvero “Cosplay non significa consenso”. Si tratta di una campagna di informazione e prevenzione che si propone di diffondere il messaggio che il fatto di indossare un costume non implica l’accettazione di qualsiasi tipo di contatto o interazione da parte degli altri, e che i cosplayer hanno il diritto di decidere chi, come e quando può avvicinarsi a loro, parlare con loro o fotografarli.
Il movimento “Cosplay is not consent” è emerso intorno al 2012, grazie alla testimonianza e alla mobilitazione di molti cosplayer che hanno denunciato le molestie subite nelle varie convention in cui hanno partecipato. Attraverso i social network, i blog e i siti web dedicati al cosplay, hanno condiviso le loro esperienze, le loro emozioni e le loro richieste di cambiamento, creando una rete di solidarietà e di supporto tra di loro. Inoltre, hanno realizzato dei cartelli, dei volantini e dei badge con lo slogan “Cosplay is not consent”, che hanno esposto e distribuito nelle manifestazioni, per rendere visibile il problema e coinvolgere anche gli altri partecipanti.
Il movimento ha avuto un impatto positivo sulla cultura e sull’organizzazione delle convention, che hanno iniziato a prestare maggiore attenzione alla sicurezza e al benessere dei cosplayer. Alcune manifestazioni, come il New York Comic Con, hanno adottato una politica di tolleranza zero verso le molestie, e hanno esposto dei cartelli con il messaggio “Cosplay is not consent” all’ingresso e nei vari punti del centro espositivo¹. Altre, come il RuPaul’s DragCon, hanno esteso il concetto anche al drag, con il motto “Drag is not consent”. Inoltre, sono stati creati dei gruppi e delle associazioni, come il Cosplayer Survivor Support Network, che offrono risorse e assistenza ai cosplayer che hanno subito abusi, e che valutano le procedure di sicurezza delle varie convention, per informare i fan su come le molestie vengono gestite.
Il movimento “Cosplay is not consent” ha contribuito a creare una maggiore consapevolezza e una maggiore responsabilità tra i partecipanti alle manifestazioni nerd, ma non ha ancora eliminato completamente il problema delle molestie ai cosplayer. Molti di loro, infatti, continuano a subire episodi di violenza e di umiliazione, e a dover adottare delle strategie di auto-difesa, come evitare di indossare costumi troppo rivelatori, andare sempre in gruppo o portare con sé degli spray al peperoncino³. Per questo, è necessario che il movimento continui a crescere e a diffondersi, coinvolgendo non solo i cosplayer, ma anche gli organizzatori, i media, le istituzioni e la società civile, per garantire il rispetto e la dignità di chi pratica il cosplay, e di chiunque esprima la propria identità e la propria creatività in modo libero e autentico.
Analisi e Cultura del Rispetto
Il cosplay rappresenta una forma di espressione artistica che ha la capacità di abbattere le barriere culturali, unendo persone di diverse origini, storie e passioni attraverso l’amore condiviso per i personaggi e gli universi immaginari. Sebbene il fenomeno del cosplay sia cresciuto notevolmente negli ultimi decenni, diventando una pratica riconosciuta e celebrata a livello globale, sono ancora presenti problematiche significative che ne minano il pieno sviluppo come forma inclusiva e rispettosa. Tra queste problematiche, le molestie nei confronti dei cosplayer continuano a essere un fenomeno preoccupante, sia durante eventi dal vivo che sulle piattaforme digitali. Da una prospettiva sociologica, le molestie nel cosplay possono essere analizzate alla luce delle dinamiche di potere e controllo sociale. Il corpo del cosplayer diventa, così, un territorio conteso, dove la libertà di espressione individuale si scontra con le aspettative sociali e i pregiudizi. La percezione errata che un costume rivelatore sia un invito a interazioni non richieste riflette una cultura ancora radicata in dinamiche di dominio e oggettificazione. Questo fenomeno non riguarda solo la sfera privata del cosplayer, ma contribuisce a plasmare la percezione sociale di questa arte, riducendo l’interpretazione di un personaggio a un’azione che può essere vista come un’opportunità per giudicare, sessualizzare o aggredire.
La risposta della comunità cosplay a tali problematiche si è tradotta in numerose iniziative. Le campagne di sensibilizzazione come “Cosplay is Not Consent” (“Il cosplay non è consenso”) sono state fondamentali nel sensibilizzare il pubblico e promuovere un rispetto reciproco. Parallelamente, alcune fiere e piattaforme online hanno rafforzato le loro politiche interne, adottando regolamenti chiari contro le molestie e creando spazi di supporto per le vittime di abusi. Questi sforzi, sebbene importanti, non sono sufficienti da soli a risolvere la questione, e richiedono un continuo impegno per garantire che ogni individuo possa vivere il cosplay in modo sicuro e rispettoso.
Per affrontare efficacemente il problema della sessualizzazione e delle molestie nel cosplay, è necessario adottare un approccio multidisciplinare che coinvolga diverse aree di intervento. In primo luogo, è essenziale promuovere una cultura del rispetto attraverso campagne educative mirate e workshop durante le convention. Inoltre, le fiere e gli eventi dovrebbero dotarsi di codici di condotta più rigorosi, con sanzioni chiare per chi non rispetta le regole, creando anche punti di supporto immediato per le vittime di molestie. Le piattaforme digitali, dal canto loro, devono rafforzare gli strumenti di moderazione per prevenire abusi online, implementando funzioni di segnalazione e rimozione di contenuti inappropriati. Infine, è fondamentale offrire supporto psicologico alle vittime di molestie, creando spazi sicuri dove queste possano ricevere assistenza e sostegno emotivo.
Il cosplay, infatti, è molto più di una semplice esibizione estetica: è una forma di espressione personale e creativa che merita di essere rispettata nella sua integrità. Le esperienze negative legate alla sessualizzazione e alle molestie non devono offuscare il valore profondo di questa arte, ma piuttosto fungere da stimolo per una maggiore consapevolezza sociale e culturale. Solo attraverso il rispetto reciproco, la comprensione e il sostegno collettivo il cosplay potrà continuare a crescere come una vera e propria forma d’arte, in grado di celebrare la diversità, la passione e la creatività di ogni individuo.
Un’analisi psicologica e sociologica della sessualizzazione nel cosplay evidenzia come le rappresentazioni mediatiche di alcuni personaggi, soprattutto quelli femminili, contribuiscano a rinforzare la percezione errata che i cosplayer che li impersonano siano oggetti di desiderio, piuttosto che artisti che esprimono affetto o ammirazione per il personaggio stesso. L’influenza dell’industria dell’intrattenimento e dei media alimenta stereotipi che si riflettono anche nel cosplay, dove le donne, in particolare, sono spesso costrette a confrontarsi con una percezione esterna che enfatizza la sensualità piuttosto che il talento interpretativo. Le molestie sono, dunque, il risultato di una cultura che non riesce a superare le sue radici patriarcali e che continua a oggettivizzare il corpo femminile, riducendo la libertà di espressione delle donne.
Per contrastare questo fenomeno, è fondamentale un impegno costante. Campagne educative, normative più severe, moderazione online e supporto psicologico sono misure indispensabili per tutelare i cosplayer e garantire che fiere e piattaforme digitali diventino spazi sicuri, in cui ogni partecipante possa esprimere liberamente la propria passione senza temere molestie o aggressioni. Solo attraverso una maggiore sensibilizzazione e un impegno collettivo, il cosplay potrà tornare ad essere quello che dovrebbe essere: un rifugio creativo, un luogo dove ogni individuo può essere libero di esprimersi senza paura di essere giudicato, molestato o sessualizzato.
Il cosplay, fenomeno che nasce negli anni ’80 in Giappone, è passato da una pratica esclusiva legata agli anime e manga giapponesi a una vera e propria forma d’arte globale. Oggi, il cosplay abbraccia una vasta gamma di universi narrativi, che spaziano dai film hollywoodiani ai videogiochi, e si è evoluto ben oltre la mera espressione ludica. Oltre alla dimensione creativa e di svago, il cosplay offre uno spazio unico per esplorare e ridefinire l’identità di genere. Esaminando questa pratica attraverso le lenti della psicologia, dell’antropologia e della sociologia, si può osservare come il cosplay diventi uno strumento potente per sperimentare ruoli di genere alternativi, sfidare le norme sociali e immaginare nuove possibilità per l’individuo.
Un Rifugio per l’Identità di Genere
Dal punto di vista psicologico, il cosplay rappresenta una piattaforma sicura dove chi partecipa può esplorare e manifestare identità di genere alternative, senza la pressione dei giudizi esterni. Questo aspetto è particolarmente significativo per le persone che si trovano in un processo di scoperta del proprio genere, come gli individui transgender o non binari. Il cosplay consente loro di sperimentare con il proprio corpo e ruolo di genere, adottando personaggi di un genere diverso dal proprio. In questo ambiente di accettazione, il cosplay si configura come una forma di esplorazione che offre benessere psicologico e permette una profonda introspezione.
Le teorie psicologiche, come quelle di Erik Erikson, che esplorano l’identità, suggeriscono che gli individui attraversano fasi di sperimentazione prima di raggiungere una definizione stabile del sé. Il cosplay, in questo contesto, funge da esperienza attiva di esplorazione, un terreno fertile che favorisce la crescita psicologica e aiuta gli individui a definire chi sono al di fuori delle pressioni sociali.
Fluidità e Ruoli di Genere
Dal punto di vista antropologico, il cosplay sfida le strutture tradizionali di genere. In molte culture occidentali, i ruoli di genere sono stati storicamente rigidamente imposti, ma le sottoculture nerd e otaku hanno aperto la strada a un approccio più fluido e dinamico. In particolare, la pratica del “crossplay”, che consiste nel travestirsi da personaggi di un genere opposto, è ormai ampiamente diffusa e rappresenta un modo per esplorare la fluidità di genere.
In Giappone, inoltre, la separazione tra i generi è ancor più sfumata. Il fenomeno del bishōnen, che si riferisce a personaggi maschili dai tratti androgini, così come la presenza di idol che interpretano ruoli maschili, testimoniano una maggiore accettazione della fluidità di genere in certi ambienti giovanili e artistici. Questo approccio alla fluidità di genere si riflette nel cosplay, che diventa un terreno fertile per sfidare le convenzioni tradizionali e sperimentare identità non necessariamente legate al sesso biologico.
La teoria della performatività di Judith Butler, che concepisce il genere come una serie di atti performativi piuttosto che come un’entità fissa, trova una concreta applicazione nel cosplay. Quando un cosplayer interpreta un personaggio del sesso opposto, non sta semplicemente imitandolo, ma sta partecipando attivamente alla costruzione e reinvenzione del genere stesso, esplorando il concetto di genere come fluido e in continua evoluzione.
Comunità e Inclusività
Il cosplay non è solo un fenomeno individuale, ma è fortemente radicato in una dimensione comunitaria. Le fiere, le convention e le piattaforme online come Instagram, Reddit e Discord offrono spazi dove l’espressione di genere attraverso il cosplay non solo è accettata, ma celebrata. All’interno di queste comunità, la diversità delle identità di genere viene riconosciuta e supportata, creando un ambiente di accoglienza dove ognuno può sentirsi libero di esprimersi senza timore di discriminazioni.
Tuttavia, al di fuori di questi spazi, alcuni cosplayer che sfidano le tradizionali aspettative di genere possono affrontare reazioni negative. Ad esempio, mentre le donne che si travestono da personaggi maschili tendono ad essere più facilmente accettate, gli uomini che si travestono da personaggi femminili possono essere oggetto di stereotipi e pregiudizi. Questo squilibrio evidenzia le persistenti disuguaglianze di genere nella società.
Nonostante queste difficoltà, le comunità di cosplay si stanno evolvendo, abbracciando sempre di più il concetto di autodeterminazione di genere. Movimenti come “Cosplay is for everyone” contribuiscono a creare spazi più inclusivi, dove ogni identità di genere è celebrata e accolta. Questi ambienti sono diventati luoghi di empowerment, dove le persone possono esplorare liberamente il proprio genere, senza limitazioni, e sfidare le convenzioni senza compromessi.
Il Cosplay come Arte e Strumento di Trasformazione Sociale
Il cosplay, oltre a essere un fenomeno culturale e creativo, è un atto artistico che richiede competenze tecniche avanzate. Dalla progettazione dei costumi all’uso di materiali complessi come resine e schiume, la creazione di un costume richiede grande dedizione. Questo processo creativo non è solo un’espressione di abilità manuale, ma anche una forma di narrazione e di immersione profonda nel personaggio. I cosplayer, infatti, non si limitano a vestirsi, ma interpretano il personaggio, adottandone comportamenti, atteggiamenti e movimenti, rendendo il cosplay una performance vivente.
In eventi come le convention, la performance diventa un momento di interazione con il pubblico, trasformando l’esperienza del cosplay in un’arte condivisa. Questi eventi sono l’occasione per le persone di trascendere la realtà e vivere esperienze uniche, sfidando le convenzioni quotidiane attraverso la magia della trasformazione.
Dal punto di vista sociologico, il cosplay ha creato una comunità globale che celebra la diversità e la creatività, purtroppo non priva di difficoltà. Ad esempio, le molestie durante gli eventi e la percezione del cosplay come un passatempo infantile sono problematiche che alcune persone affrontano. Movimenti come “Cosplay is not consent” lavorano per sensibilizzare e creare ambienti di rispetto, dove tutti possano sentirsi sicuri di esprimere se stessi.
Il cosplay è un fenomeno in continua evoluzione, che ha attraversato diversi ambiti della cultura popolare e si è radicato in una varietà di contesti culturali e sociali. Non è solo una forma di intrattenimento, ma un potente strumento di autoespressione che consente alle persone di esplorare, contestare e ridefinire l’identità di genere. In un mondo dove le norme di genere sono spesso rigide, il cosplay offre un’opportunità unica di sperimentare nuove versioni di sé, senza limiti né confini. Come fenomeno culturale e sociale, il cosplay celebra la diversità, promuove l’inclusività e crea spazi di rispetto reciproco, contribuendo a una maggiore consapevolezza dell’importanza dell’autodeterminazione di genere. Con la sua capacità di sfidare le convenzioni e abbracciare la trasformazione, il cosplay continua a unire le persone, celebrando la magia del cambiamento e dell’auto-esplorazione.
Nel panorama sempre più variegato del cosplay, una nuova voce si è fatta strada per affermarsi con determinazione e talento: Astrasthetic, conosciuta semplicemente come Astra. Questa giovane cosplayer italo-polacca è emersa sui social all’inizio del 2024, ma la sua passione per il cosplay affonda le radici nel 2020, un anno che ha segnato per lei l’inizio di un percorso di scoperta e crescita artistica. Il viaggio di Astra nel mondo del cosplay inizia con un’esperienza che molti appassionati conoscono bene: la prima fiera. Nel 2020, entrando per la prima volta in quel magico universo fatto di costumi, colori e persone accomunate dalla stessa passione, Astra ha capito di aver trovato un luogo a cui appartenere. La pandemia, però, ha interrotto bruscamente gli eventi dal vivo, spingendola a trasformare il suo entusiasmo in azione: la creazione del suo primo costume. La scelta non poteva che cadere su Misa Amane, la protagonista dark e magnetica di Death Note, il suo anime preferito. Quel progetto, nato quasi per caso, è diventato il simbolo della sua intraprendenza, ponendo le basi per il futuro di Astrasthetic nel mondo del cosplay.
Il 2022 segna una svolta: Astra partecipa per la prima volta a una fiera in cosplay, riscuotendo un successo immediato. Complimenti, foto e il calore della community le hanno fatto capire che il cosplay non sarebbe rimasto solo un passatempo, ma una parte fondamentale della sua vita. Nel 2024, la decisione di aprire il suo account Instagram, @astrasthetic, rappresenta un nuovo capitolo. Il nome scelto è ricco di significati: “Astra” è un omaggio al manga Astra: Lost in Space, una delle sue opere preferite, mentre “aesthetic” riflette il suo desiderio di rendere il profilo un luogo dedicato alla bellezza e all’arte del cosplay.
Personaggi che parlano di lei: dal manga ai videogiochi
Uno degli aspetti più affascinanti del lavoro di Astra è la cura con cui sceglie i personaggi da interpretare. Ogni cosplay è una finestra su ciò che lei stessa è, rispecchiando la sua personalità e il suo stile. Tra i suoi lavori più iconici spiccano Marin di My Dress-Up Darling, Emma di The Promised Neverland e Toga di My Hero Academia. Ma è Pardofelis, dal videogioco Honkai Impact 3rd, il personaggio che più di tutti incarna la sua passione. Questo cosplay è diventato un vero e proprio simbolo del suo account, grazie anche a set fotografici straordinari come quello realizzato con @billy_cash allo Space Dreamers.
La forza della community e l’importanza dell’ispirazione
Nel mondo del cosplay, Astra non è sola. La sua ispirazione principale è MochiChuu, una cosplayer di fama per la cura nei dettagli dei suoi set fotografici, ma Astra trova motivazione anche nella rete di amici e collaboratori che ha costruito nel tempo. Fotografi come @nick._.pics e @aikophotozz sono stati fondamentali non solo per i suoi progetti, ma anche per farla sentire parte di una community inclusiva e accogliente.
Uno degli elementi distintivi di Astra è la sua capacità di dare vita a cosplay autentici e originali senza ricorrere a budget esorbitanti. Molti dei suoi costumi sono closet cosplay o acquistati di seconda mano, mentre accessori e dettagli vengono realizzati a mano, spesso con l’aiuto del padre, un esperto modellista. Carta, legno e persino uncinetto diventano strumenti per creare, dimostrando che la vera arte sta nella creatività e nell’impegno, non nella spesa.
Il cosplay come passione e sfida
Come ogni cosplayer, Astra ha affrontato anche momenti difficili. Racconta di quanto possa essere complicato scattare set in esterni, dove l’arte del cosplay è talvolta fraintesa o giudicata. Nonostante queste esperienze, Astra resta fedele alla sua visione: il cosplay è una forma d’espressione, un modo per divertirsi e celebrare le proprie passioni.
Un messaggio per il futuro: il cosplay è per tutti
Guardando al futuro, Astra spera di poter continuare a crescere e a esplorare questo mondo per molti anni. Il suo messaggio a chi si avvicina al cosplay è chiaro: “Non importa quanto spendi o quanto il tuo costume sia fedele all’originale. Il cosplay è creatività, passione e, soprattutto, divertimento. Siate voi stessi!”
Seguire il profilo Instagram di Astrasthetic significa entrare in un universo fatto di dedizione, talento e voglia di condividere. Il viaggio di Astra è una celebrazione del cosplay come arte capace di unire, ispirare e creare bellezza.
Amici nerd e appassionati di cosplay, oggi voglio parlarvi di un libro che merita davvero la vostra attenzione. Si tratta di “Divertimento senza età – Cosplay e fiere del fumetto“, un’opera unica nel suo genere scritta da Luigi Falanga, un autore che ha saputo unire passione, competenza e una buona dose di esperienza personale per raccontare il mondo del cosplay in modo coinvolgente e autentico.
Il libro si divide in due parti ben distinte ma ugualmente interessanti. La prima sezione è più tecnica e offre una guida pratica dedicata a chi vuole scoprire o migliorare le proprie abilità nel cosplay. È un’immersione dietro le quinte di questa fantastica arte, con dettagli utili per la realizzazione dei costumi e un’analisi del fenomeno delle fiere del fumetto. La seconda parte, invece, è molto più personale: Luigi ci porta con sé in un viaggio attraverso le sue esperienze in fiera, raccontando aneddoti e incontri che hanno segnato il suo percorso. In questa sezione ci sono anche omaggi dedicati ai cosplayer che lo hanno ispirato, rendendo il racconto ancora più intimo e ricco di emozione.
Un elemento che spicca nel libro è l’attenzione ai valori. Luigi non si limita a descrivere il cosplay, ma riflette anche su temi importanti come il riciclo e il riuso, proponendo un approccio sostenibile a un hobby che spesso richiede tanta creatività anche nel gestire le risorse. Inoltre, affronta un tema caldo nella community: i flame e le polemiche. Con toni equilibrati e saggi, invita i lettori a privilegiare il rispetto e la collaborazione, per costruire una comunità più unita e accogliente.
Tra i momenti più emozionanti del libro ci sono i tributi che Luigi dedica a due figure speciali. Il primo è Alessandro Mazza, che lui definisce “l’amico dei cosplayer”. Alessandro ha avuto un ruolo fondamentale nel far conoscere a Luigi molte persone che hanno influenzato la sua esperienza, tra cui Gaia Giselle, una delle sue fonti di ispirazione. Il secondo tributo è per Giada Robin, un omaggio che mescola passione per il cosplay e amore per la musica, mostrando quanto l’autore sia stato ispirato dal suo percorso dal 2017 in poi.
Ma chi è Luigi Falanga? Nato a Pesaro nel 1984, Luigi ha sempre avuto una grande passione per la lettura e la scrittura, come dimostra una foto della sua infanzia che lo ritrae con un libro in mano. Oltre a essere uno scrittore prolifico, con la sua prima opera pubblicata nel 2010-2011, Luigi ha un background accademico solido, con due lauree in materie giuridiche. È stato anche presidente dell’Associazione Culturale “8Muse”, con cui ha promosso eventi artistici e culturali fino al 2022.
“Divertimento senza età” non è solo un libro sul cosplay, ma un invito a scoprire un mondo fatto di creatività, amicizia e divertimento senza limiti. È una lettura perfetta per chi vuole avvicinarsi a questa realtà o per chi la vive già e vuole riscoprirla attraverso gli occhi di un appassionato. Se cercate un libro che sappia emozionarvi e al tempo stesso farvi riflettere, questo è quello che fa per voi. Non ve ne pentirete!
Cosa è rimasto delle fiere del fumetto che un tempo erano un punto di riferimento per gli appassionati, un luogo di incontro e di scambio culturale? Negli ultimi decenni, abbiamo assistito a una trasformazione radicale di questi eventi, che da piccole realtà dedicate ai comics e all’animazione si sono trasformati in mastodontici “eventi pop”, veri e propri luna park del divertimento.
Dalla nicchia al mainstream: un’evoluzione inevitabile?
L’espansione delle fiere del fumetto è stata indubbiamente un fenomeno positivo. Ha portato alla luce un mondo nascosto, ha creato una comunità e ha contribuito a legittimare il fumetto come forma d’arte. Tuttavia, questa crescita esponenziale ha portato con sé una serie di trasformazioni che, per molti appassionati, hanno snaturato lo spirito originario di questi eventi.
Dagli autori ai personaggi: un cambio di prospettiva
Un tempo, le fiere del fumetto erano l’occasione per incontrare i propri autori preferiti, per assistere a dibattiti e workshop sul mondo della creazione fumettistica. Oggi, gli ospiti d’onore sono spesso personaggi dello spettacolo, più o meno famosi, spesso “scandalosi” scelti per attirare un pubblico più ampio. Non c’è nulla di male nell’avere ospiti provenienti da diversi ambiti, ma quando questi personaggi diventano il fulcro dell’evento, a scapito degli autori e dei disegnatori, si rischia di perdere di vista ciò che ha reso uniche queste manifestazioni.
La pop culture: un termine abusato
Il termine “pop culture” è diventato un contenitore vuoto, utilizzato per definire qualsiasi fenomeno di massa. Le fiere del fumetto, una volta nicchia di appassionati, sono state inglobate in questa categoria, perdendo la loro identità specifica. Oggi, troviamo di tutto nelle fiere: dai videogiochi ai prodotti di merchandising, dagli anime ai cosplay. È comprensibile la volontà di ampliare l’offerta, ma a volte si rischia di creare un prodotto omogeneizzato, dove tutto si assomiglia.
L’intelligenza artificiale e la perdita del talento
L’utilizzo dell’intelligenza artificiale per creare le locandine degli eventi è un altro segnale di questa evoluzione. Da un lato, l’IA può essere uno strumento utile per creare immagini suggestive e accattivanti. Dall’altro, però, rischia di banalizzare il lavoro degli illustratori e dei fumettisti, che sono i veri protagonisti di queste manifestazioni.
Un appello per tornare alle origini
È arrivato il momento di fermarsi a riflettere. Qual è il senso di chiamare ancora “fiere del fumetto” degli eventi che hanno così poco a che fare con il fumetto stesso? Perchè continuare a chiamarli “NomeDellaCittà Comics”? Certo, l’evoluzione è inevitabile, ma non dobbiamo dimenticare le nostre radici. Le fiere del fumetto dovrebbero essere un luogo di incontro per gli appassionati, un’occasione per celebrare l’arte del fumetto e per scoprire nuovi talenti.
Le fiere del fumetto hanno ancora un grande potenziale. Possono essere molto più di semplici eventi commerciali. Possono essere un luogo di incontro, di scambio culturale, di crescita personale. Sta a noi, appassionati e organizzatori, lavorare insieme per restituire a questi eventi il loro valore originario.
Fiere Del Fumetto presenta Udine Comics&Games, che si terrà il 10 e l’11 febbraio 2024 a Fiera di Udine – Campus Friuli: la fiera della cultura pop unisce ad Udine tutte le generazioni, grazie alla passione per i fumetti, videogiochi, illustrazioni, figurine, gadget e moltissimo altro.
Ci saranno ospiti straordinari che delizieranno il pubblico con il loro show e incontreranno i fan per una foto e un autografo. Qualche anticipazione? Saranno presenti sia una vera e propria icona pop e la regina delle sigle più amate.
Da quanto ci ha comunicato l’organizzazione del Festival, il manifesto ufficiale è realizzato dall’artista Giusi Panico, in arte Demetra: l’illustratrice e scrittrice, attualmente intenta a produrre una storia di fantascienza.
Sono previsti numerosi ospiti provenienti dalla Pop Culture Italiana, con performance e meet&greet trai quali spiccano Cristina D’Avena, la regina delle sigle dei cartoni animati, l’icona pop Rocco Siffredi, di nuovo al centro dell’attenzione per la nuova serie Netflix a lui dedicata e intitolata Supersex, l’autore televisivo Danilo Bertazzi, volto storico della Melevisione con il suo Tonio Cartonio e, ancora, lo YouTuber e divulgatore scientifico Adrian Fartade, il Pianista degli Anime Edoardo Brugnoli e la cantante ufficiale del Winx Club Elisa Rosselli.
In particolare, sabato 10 febbraio 2024 sarà tutto dedicato alla musica con Edoardo Brugnoli, Elisa Rosselli e Cristina D’avena, mentre domenica 11 febbraio 2024 sarà la volta di Adrian Fartade, Danilo Bertazzi e Rocco Siffredi. Dopo lo show, gli ospiti incontreranno i fan per una foto e un autografo.
Nell’intento di Udine Comics&Games c’è anche la volontà di proporre al pubblico di fare esperienze attive: per tutto il weekend, in collaborazione con GAME OVER COMPUTER, EGA EVENT e WLT GAMING, nell’AREA GAMING si possono trovare gratuitamente 100 postazioni videoludiche con PC da gaming e console next generation con i migliori titoli e mettersi alla prova con molteplici e-sports. Menzione speciale va ai tantissimi retrogames presenti di Arcade Story, che delizieranno i più nostalgici con i cabinati arcade degli anni ’80. Ci saranno, inoltre, associazioni ludiche e sportive (come La Tana dei Goblin Udine) del territorio che accresceranno l’impatto culturale di Udine Comics&Games.
Ci sarà spazio anche per il KPOP a cura di KST – KPOP SHOW TIME e, infine ma non per importanza, il pubblico potrá conoscere illustratori e fumettisti da tutta Italia, difatti è confermata la presenza di DADA EDITORE.
Grazie all’animazione di BHC COSPLAY, tantissimi cosplayers si esibiranno sul nuovo palco per aggiudicarsi l’applauso del pubblico e dei fantastici premi per l’imperdibile GARA COSPLAY, capitanata da giudici di talento esperti in cosplay, anime, doti sartoriali, trucco e crafting. I cosplayer Runeterrae Cosplay, Yllsyra, Louis Guglielmero, Marco Simonelig, Marilù Bellemo Bullo e Fabio Cassisi saranno i giudici della gara e non mancheranno gli stand fotografici di AIFA COSPLAY. Da non perdere, inoltre, è la STAND UP COMEDY di BHC dedicata alle censure più disparate degli anime, entrambi i giorni sul palco principale prima degli ospiti.
Udine Comics&Games è il luogo perfetto per ritrovarsi, fare nuove amicizie e avvicinarsi alle novità: la prevendita online è già attiva e rimandiamo al nostro blog per ulteriori aggiornamenti.
Vi raccontiamo in modo dettagliato l’entusiasmante episodio di “Cosplaypub” condotto di recente da Paynto e Kaminaevans, in cui sono state esplorate le meraviglie del mondo del cosplay e delle fiere del fumetto. Abbiamo selezionato i momenti più interessanti e coinvolgenti di questa affascinante trasmissione.
Uno dei temi principali affrontati durante l’episodio riguarda la questione delicata delle molestie durante le fiere del fumetto. In questa discussione, viene dato ampio spazio a un caso recente, che mette in luce l’importanza di affrontare con determinazione tali problematiche. Vengono condivisi preziosi consigli sulla sicurezza, tra i quali spicca l’importanza di chiedere immediatamente aiuto, al fine di sensibilizzare e prevenire situazioni sgradevoli.
Gli ospiti di questa puntata sono stati due apprezzati membri del panorama cosplay italiano: Linda e Sara Martin, conosciute come le “Quattro Corone Italiane”, Eleo, talentuosa cosplayer e organizzatrice del Giocomix, e infine Alessio Mannino, responsabile delle gare di cosplay. Durante la conversazione, viene affrontata la percezione negativa che il cosplay ha in Italia, mettendo in luce l’insufficiente rispetto per la maestria e la creatività legate a questa forma d’arte. Un caso di discriminazione online viene citato per dimostrare l’atteggiamento negativo verso il mondo del cosplay nel nostro paese.
Nonostante ciò, emerge una speranza tangibile nel futuro del cosplay, grazie a un crescente interesse da parte di giovani tra i 10 e gli 11 anni, che abbracciano con entusiasmo il mondo delle fiere del fumetto e del cosplay. La puntata si conclude con uno sguardo alle sfide e ai cambiamenti che il panorama del cosplay sta affrontando, esplorando temi come l’importanza di giurie qualificate nel settore e la crescente preferenza per l’immagine sui social media. Si rimarcano le differenze culturali nel modo in cui i cosplayer apprezzano e promuovono l’artigianato, sottolineando la necessità di migliorare le condizioni delle fiere per continuare ad attrarre e mantenere la partecipazione di tutti.
Il cosplay è una forma di espressione artistica e culturale che consiste nel travestirsi da un personaggio di un fumetto, di un film, di un videogioco o di qualsiasi altra opera di fantasia. Chi pratica il cosplay è chiamato cosplayer e spesso partecipa a fiere del fumetto e a eventi tematici dove può mostrare il proprio costume e interagire con altri appassionati.
Ma quali sono le motivazioni che spingono i cosplayer a dedicare tempo, denaro e impegno alla realizzazione dei loro costumi? E come si rapportano con la bellezza e la comodità nella scelta e nella creazione del loro abbigliamento?
Secondo alcuni studi psicologici, il cosplay può essere visto come una forma di identificazione con il personaggio, di esplorazione di sé e di appartenenza a una comunità . I cosplayer si sentono attratti da un personaggio che li rappresenta o che vorrebbero essere, e cercano di imitarne l’aspetto, i gesti, la voce e il comportamento. In questo modo, possono sperimentare nuovi ruoli, esprimere aspetti nascosti o repressi della loro personalità, o semplicemente divertirsi e sfuggire alla routine quotidiana.
Il cosplay può anche essere un modo per entrare in contatto con altri appassionati che condividono la stessa passione, e per sentirsi parte di una comunità che li accetta e li apprezza. I cosplayer possono scambiarsi consigli, opinioni, esperienze e ammirazione, e creare legami di amicizia e di affinità.
Tuttavia, il cosplay non è privo di sfide e di difficoltà.
Una di queste riguarda il rapporto tra bellezza e comodità nella scelta e nella realizzazione del costume. Infatti, i cosplayer devono confrontarsi con due esigenze contrastanti: da un lato, quella di essere il più possibile fedeli al personaggio e di ricrearne ogni minimo dettaglio; dall’altro, quella di essere a proprio agio e di poter resistere a lunghe ore in piedi, tra folla, caldo e sudore.
La bellezza e la fedeltà al personaggio sono valori importanti per i cosplayer, che spesso si sottopongono a diete, allenamenti, trucchi, parrucche, lenti a contatto e protesi per assomigliare il più possibile al loro idolo. Inoltre, investono molto tempo e denaro nella ricerca e nell’acquisto dei materiali, degli accessori e degli strumenti necessari per realizzare il costume, che può essere molto elaborato e complesso.
La comodità, invece, è un fattore che spesso viene trascurato o sacrificato in nome della bellezza e della fedeltà. Molti cosplayer, infatti, si trovano a indossare costumi scomodi, pesanti, ingombranti, caldi, stretti o pruriginosi, che limitano i loro movimenti, la loro respirazione, la loro vista e il loro udito. Questo può causare disagi fisici, come mal di testa, nausea, stanchezza, irritazioni, vesciche, crampi e svenimenti, ma anche psicologici, come ansia, stress, frustrazione e insicurezza.
Come si può quindi conciliare la bellezza e la comodità nel cosplay? Non esiste una risposta univoca, ma dipende dalle preferenze, dalle capacità e dalle aspettative di ogni cosplayer. Alcuni consigli utili, però, possono essere i seguenti:
Scegliere un personaggio che si adatti al proprio fisico, al proprio stile e al proprio budget, senza forzare troppo la propria immagine o il proprio portafoglio.
Provare il costume prima dell’evento, per verificare che sia confortevole, funzionale e resistente, e per apportare eventuali modifiche o correzioni.
Prendersi cura del proprio corpo, idratandosi, alimentandosi, riposandosi e rinfrescandosi adeguatamente, e portando con sé un kit di emergenza con acqua, cibo, cerotti, forbici, ago e filo, spille, colla e trucco.
Chiedere aiuto o consiglio ad altri cosplayer, che possono offrire suggerimenti, trucchi, soluzioni e supporto, e condividere le proprie difficoltà e le proprie soddisfazioni.
Ricordarsi che il cosplay è un hobby, un divertimento, un gioco, e non una competizione, una sfida, una prova. L’importante è divertirsi, esprimersi, socializzare e apprezzare il proprio lavoro e quello degli altri.
Quando si parla di cosplay in Italia, si finisce sempre per raccontare storie che sembrano uscite da un manga o da un episodio di una serie cult anni ’80. Ma ogni tanto, tra le pieghe delle fiere, dei palchi e dei travestimenti che prendono vita, spunta qualcuno che non solo interpreta un personaggio, ma lo incarna. È il caso di Lucrezia Crisci, una vera icona del cosplay nostrano che, con passione e dedizione, ha tracciato un percorso che vale la pena raccontare, anche per chi oggi si avvicina a questo mondo solo su TikTok o Instagram.
Lucrezia nasce a Caserta, nel cuore caldo e solare del Sud Italia, ma la sua storia prende una piega diversa quando si trasferisce in provincia di Cremona, portando con sé quel bagaglio di entusiasmo e sogni popolati da robottoni, guerriere stellari e supereroi in calzamaglia. La sua passione per l’animazione giapponese sboccia prestissimo: i pomeriggi passati davanti alla TV a guardare eroi in armatura, ragazze combattenti e serie robotiche lasciano un segno profondo, che nel tempo si traduce in una vera e propria missione artistica.
Le prime fiere le frequenta a Roma, città facilmente raggiungibile da Caserta, e lì scopre quel magico microcosmo che noi tutti conosciamo: stand pieni di action figure, cosplay variopinti, autori giapponesi di passaggio, e l’inconfondibile odore dei takoyaki cucinati sul momento. Poi, con il trasferimento al Nord, il grande salto: Lucca Comics & Games, la Mecca di ogni nerd italiano che si rispetti. E qui Lucrezia trova finalmente la sua dimensione: tra un padiglione e l’altro, comincia a costruire — letteralmente — il suo primo cosplay.
E che cosplay! Parliamo di Jun Hono, la pilota di Venere A da “Il Grande Mazinga”. E già qui si capisce che non stiamo parlando di un cosplay scelto a caso: Jun è una figura potente, determinata, in una serie che ha fatto la storia dell’animazione robotica giapponese. Il costume se lo realizza da sola, senza stampanti 3D o commissioni online. Ago, filo, sudore e tanta passione. È l’inizio di un lungo viaggio costellato di personaggi amatissimi dal pubblico.
Nel suo armadio dei sogni ci sono vere e proprie icone nerd: Sheila da “Occhi di Gatto”, la misteriosa e affascinante ladra dal caschetto nero; Castalia, la dolce sorella di Pegasus ne “I Cavalieri dello Zodiaco”, personaggio che più di ogni altro simboleggia la purezza e il sacrificio; la mitica Miss Dronio di “Yattaman”, criminale sexy e pasticciona, e persino Lamù, la ragazza dello spazio, con le sue orecchiette da oni e il bikini tigrato che ha fatto sognare intere generazioni.
Ma è con Wonder Woman che Lucrezia raggiunge l’apice della sua notorietà nelle fiere. Il suo cosplay della principessa amazzone è un vero tributo all’iconica serie TV degli anni ’70 e ’80 con protagonista Lynda Carter. E non si tratta solo di un costume fatto bene — che lo è, intendiamoci — ma di una somiglianza fisica, una presenza scenica e un carisma che fanno esclamare al pubblico: “Ma è lei! È proprio lei!”. Ed è così che Wonder Woman diventa uno dei suoi personaggi di punta, quello che la gente aspetta di vedere, che i fotografi cercano e che gli appassionati ricordano.
Il talento di Lucrezia non si ferma al cosplay. Nel tempo, viene invitata come ospite e madrina in numerosi eventi legati al fumetto, al cinema e alla cultura pop. È apparsa in televisione, ha partecipato a trasmissioni nazionali e persino girato una pubblicità cinematografica nel Nord Italia. Tra le sue collaborazioni più curiose c’è quella con il gioco di carte Assist WarAngel di Angelo Porazzi, per cui ha realizzato il primo cosplay ufficiale: Donna Stella, personaggio femminile forte e brillante che diventa un nuovo simbolo per il mondo del gioco da tavolo italiano.
Ma non finisce qui. Lucrezia ha calcato i palchi televisivi di XFactor, Italia’s Got Talent su Sky Uno, e perfino Italia Sì su Rai 1 con Marco Liorni, portando il cosplay — quello autentico, fatto di stoffa, artigianalità e cuore — sotto i riflettori di un pubblico più ampio. E come dimenticare la sua partecipazione al mitico Colorado, in una serata nerdissima con i Gem Boy e Cristina D’Avena, dove i sogni di una generazione si sono fusi tra musica, risate e costumi.
Lucrezia Crisci non è solo una cosplayer. È una testimone vivente di una cultura pop che ha attraversato decenni, un esempio di come si possa dare vita ai personaggi che ci hanno fatto crescere, con passione, dedizione e tanta voglia di condividere. La sua storia è quella di tantissimi di noi: bambini cresciuti a pane e Goldrake, che oggi hanno trovato nel cosplay un modo per non smettere mai di sognare.
E tu, quale personaggio vorresti vedere interpretato da Lucrezia? Hai mai avuto la fortuna di incontrarla in una fiera? Raccontacelo nei commenti, oppure condividi questo articolo sui social per far conoscere anche agli amici la meravigliosa storia di una vera dea del cosplay made in Italy.
Conosciuta come Rael Uchiha (o Rael89), Chiara è una ragazza romana di 30 anni laureata in Archeologia; da poco tempo si è trasferita nel Nord Italia dove attualmente vive e lavora. Fin da bambina ha sempre avuto un grande amore per la cultura giapponese e il mondo dei manga, anime e videogiochi; la passione per il cosplay nasce molto presto, nel 2004, quando con un gruppo di amiche andò per la prima volta ad una fiera del fumetto: da allora non ha mai più smesso di farlo.
In questi 14 anni di “onorata carriera” Chiara ha visto il mondo del cosplay cambiare sempre di più sotto i suoi occhi; parte del merito lo attribuisce ai social network, che hanno decisamente accorciato le distanze, ma ammette che il motore principale di questa evoluzione è stato l’allargamento del numero dei suoi partecipanti. Di conseguenza, aumentando il bacino dei possibili consumatori, sono emerse anche nuove risorse e possibilità: è cresciuto il numero delle fiere ed eventi, localizzati un pò in tutto il territorio nazionale, per permettere a tutti di praticare il proprio hobby in più di un’occasione all’anno; hanno iniziato a prendere sempre più piede i siti di vendita online con i loro infiniti annunci di costumi e parrucche; sono nate nuove figure professionali legate al cosplay, dalla sarta al prop maker al fotografo professionista, che hanno trovato una linfa vitale nella volontà dei cosplayer di apparire sempre al meglio perché, di fatto, oggi si mette la propria “faccia” in rete. Insomma, divertirsi ok ma mettiamoci anche tanto impegno per creare qualcosa di spettacolare: ecco come è far cosplay nel 2020.
Oggi come oggi secondo Chiara si può parlare a tutti gli effetti di una Industria nata attorno al cosplay: ed è una vera e propria rivoluzione se si pensa ai primi anni 2000, quando di fiere ce ne erano tre all’anno e ci si ritrovava in piccole comunità. All’epoca ci si accontentava di costumi fatti in casa e non si dava la stessa importanza di oggi a parrucche e lenti colorate; gli scatti di quegli anni sono tutti foto ricordo perchè non esisteva proprio l’idea di “photoset a tema”. L’aspetto esteriore della comunity è cambiato ma sicuramente non il cuore.
Se lei dovesse descrivere il cosplay in poche parole direbbe che è “un modo per evadere dalla realtà di tutti giorni: un hobby creativo fatto per testare i tuoi talenti e indossare i panni del tuo personaggio preferito.” Per lei il punto focale del cosplay è l’interpretazione del personaggio scelto e l’obiettivo primario è cercare di assomigliarci il più possibile: per questo motivo non si dedica quasi per nulla agli original cosplay, ai gijinka o ai genderbend. Al contrario, preferisce proporre più versioni dello stesso personaggio: un metodo questo per sviscerare maggiormente il carattere del suo beniamino, collocandolo in situazioni ed ambientazioni diverse che possano anche metterla alla prova; ed è anche un buona scusa per organizzare ogni volta un gruppo cosplay. Il pregio maggiore di questo hobby sta infatti nella condivisione delle tue passioni con altre persone: andare in fiera ti permette di incontrare nuove conoscenze e, col tempo, di tirare su amicizie durature. Chiara crede che il divertimento stia non soltanto nel momento della fiera ma anche nella fase organizzativa pre-evento e nel post, quando ti ritrovi sui social network a commentare i ricordi e le foto fatte con gli amici; e in questo senso, come già anticipato, Facebook&co. hanno dato un bel contributo!
Al giorno d’oggi Chiara ritiene che la fotografia cosplay sia il miglior mezzo attraverso cui dar vita ai suoi personaggi: per questo motivo dedica una grande attenzione all’organizzazione dei set curandone ogni particolare, dalla location alla scelta di un fotografo che abbia lo stile più consono a quello che cerca. Inoltre, realizza vari accessori per arricchire la scena e contribuire all’immersione del personaggio nel suo habitat; il suo obiettivo è raccontare una storia attraverso i suoi scatti.
Chiara non è una cosmaker eppure non si sente sminuita nel suo “essere cosplayer”: le ritiene due cose del tutto separate. In passato si è anche dedicata alla realizzazione di interi cosplay da zero, consigliata ed aiutata da amiche più esperte; il divertimento principale secondo lei sta anche nell’ingegnarsi sul miglior modo per rendere nella realtà un particolare che funziona solo nella finzione cartacea/animata. Ancora oggi quando può si mette a realizzare qualcosina ma ammette che “non c’è niente di male nel commissionare o comprare i propri costumi, soprattutto quando non si ha la possibilità di farseli da soli.”
Emblematico per descrivere la carriera da cosplayer di Chiara è sicuramente il suo cosplay di Ino Yamanaka, che si è evoluto nel corso degli anni assieme a lei: la sua versione del personaggio nel 2007 era decisamente meno dettagliata rispetto al risultato che è arrivata ad ottenere nel 2019, dopo aver realizzato completamente da sola ogni particolare del costume e aver migliorato anche la resa fotografica grazie a tanti anni di esperienza sulle spalle. “Il cosplay mi ha aiutato anche a maturare come persona.” ammette infine. “Da adolescente ero molto insicura sul mio aspetto e sulle mie capacità: detestavo farmi fare delle foto perchè mi sentivo a disagio e mai avrei creduto di poter costruire qualcosa di decente; infatti agli inizi ero proprio una frana in tutto! Ma con il tempo, tentando e ritentando, supportata dagli amici, ho piano piano capito che mi sbagliavo; e oggi posso dire che sono davvero fiera dei risultati che ho raggiunto.”
Nel colorato e sfaccettato universo del cosplay italiano, c’è un nome che negli ultimi anni è riuscito a distinguersi per stile, creatività e una passione autentica che trasuda da ogni cucitura dei suoi costumi: stiamo parlando di Giudy-Chan Sweet Cosplay, artista e performer milanese che ha fatto del cosplay non solo un hobby, ma una vera e propria forma d’arte e di espressione personale. Ma andiamo con ordine, perché dietro ogni grande cosplayer c’è sempre una storia affascinante che merita di essere raccontata. Giudy-Chan, al secolo Giuditta, non si è avvicinata al mondo del cosplay per caso. Il suo background artistico è solidissimo: ha frequentato il Liceo Artistico e poi si è diplomata in Decorazione all’Accademia di Belle Arti di Brera, uno degli istituti più prestigiosi d’Italia nel panorama dell’arte contemporanea. Questo le ha permesso di affinare una manualità fuori dal comune e di sviluppare una visione estetica davvero personale, che oggi si riflette nella cura minuziosa con cui realizza props, accessori e dettagli scenografici per i suoi costumi.
Foto di Angelica’s Bear
Foto di Zeriel
Foto di Irish Gerry
Foto di Zeriel
Foto di Irish Gerry
Foto di Valerio Fea
Foto di Irish Gerry
Foto di Robert Skayal
Foto di Robert Skayal
Foto di Solipsis-photography
Foto di Robert Skayal
Foto di Francesco Ambuchi
Foto di Zeriel
Foto di Zeriel
Foto di Angelica’s Bear
La sua è una vera e propria bottega creativa: Giudy non si limita a indossare costumi, li vive, li interpreta e spesso li crea da zero. E anche quando si affida a terzi, come nel caso degli abiti realizzati dal reparto sartoria di Strips!, la web serie nerd in cui recita dal primo episodio nei panni della deliziosa e misteriosa Miyuki, mantiene sempre un controllo artistico totale sull’aspetto finale. Proprio grazie alla seconda stagione di Strips!—un piccolo cult tra gli appassionati di web series italiane a tema nerd—Giudy ha scoperto un nuovo modo di approcciarsi al cosplay: più performativo, più scenico, più immersivo.
Il 2016 è stato un anno chiave: è lì che il cosplay da passione si è trasformato in qualcosa di più serio, di più strutturato. Dopo aver interpretato vari outfit del suo personaggio in Strips!, ha iniziato a portare quei costumi anche alle fiere, entrando ufficialmente nel circuito dei contest cosplay. Da quel momento in poi, la sua presenza è diventata una costante nei principali eventi del settore, dove si è fatta notare per l’eleganza delle sue interpretazioni e per il sorriso con cui accoglie chiunque le chieda una foto o una chiacchiera sul mondo dell’animazione giapponese o dei fumetti.
Perché sì, Giudy-Chan è prima di tutto una nerd come noi, cresciuta a pane e anime, con una predilezione per le atmosfere kawaii, ma senza disdegnare incursioni nel fantasy o nella fantascienza. Ogni suo cosplay è una dichiarazione d’amore verso quei mondi che l’hanno formata fin da bambina: che sia un personaggio tratto da uno shōjo degli anni ’90 o una nuova eroina di un JRPG, si percepisce sempre una connessione autentica tra lei e i suoi alter ego in costume.
Quello che più ama di questa realtà non sono però solo i costumi, le foto o gli applausi delle competizioni. A colpirla, e a tenerla legata indissolubilmente al cosplay, è l’umanità di questo mondo: la possibilità di conoscere persone nuove, interessanti, che condividono le stesse passioni e con cui si crea subito un legame, come se ci si conoscesse da sempre. Ogni fiera è per lei un piccolo viaggio magico, dove si mescolano fantasia, amicizia e quel pizzico di adrenalina che solo il cosplay sa regalare.
La comunità nerd ha bisogno di figure come Giudy-Chan: persone autentiche, talentuose e appassionate che tengano viva la fiamma dell’immaginazione, portando in giro per l’Italia non solo costumi, ma storie, emozioni, arte. Il suo lavoro è visibile online su Facebook e Patreon, dove chiunque voglia può supportarla e seguirne i progetti futuri.
Se siete curiosi di scoprire i suoi lavori o semplicemente volete immergervi nel suo mondo fatto di stoffe, luci, colori e magia, potete seguirla su facebook.com/GiudyChanSweetCosplay e, se vi va di darle una mano, supportarla su patreon.com/giudychan.
E voi? Avete mai incontrato Giudy-Chan a una fiera? Avete un cosplay preferito tra quelli che ha realizzato? Raccontatecelo nei commenti o condividete questo articolo con i vostri amici nerd: ogni like è un piccolo abbraccio virtuale al mondo del cosplay!