KappaLab: le novità di marzo 2024

Kappalab, ex Kappa Edizioni, è una casa editrice italiana che ha visto la luce nel lontano 1995 grazie all’intraprendenza di Andrea Baricordi, Massimiliano De Giovanni, Andrea Pietroni e Barbara Rossi, noti anche come i Kappa boys. Il focus principale della casa editrice è sui fumetti, manga e libri d’autore, con una particolare attenzione ai generi di nicchia e alla narrativa connessa al Giappone. Nel corso degli anni, la Kappalab ha ampliato il suo catalogo anche con manualistica e saggistica legata alla cultura giapponese, dimostrandosi sempre all’avanguardia nel settore editoriale.

Tra le uscite in programma per il prossimo mese di marzo, spiccano titoli intriganti come “Fiabe e Leggende Coreane” di Anne-Claire Duval, un viaggio affascinante nella cultura coreana attraverso le sue fiabe e leggende millenarie ricche di saggezza e virtù. Le fiabe e le leggende coreane trasmettono da secoli virtù come la saggezza, la dedizione, il coraggio e la gentilezza. I loro protagonisti superano le avversità e trionfano sulle ingiustizie grazie alla forza interiore e alla perseveranza, sempre carichi di umiltà, diligenza e pietà filiale. Dalla creazione del mondo alla nascita delle stelle, attraverso storie di fratelli e sorelle dai destini intrecciati e creature fantastiche che popolano le montagne, queste storie aprono una finestra sulla cultura e la storia della Corea, rivelando la profondità delle emozioni e delle relazioni umane.

Non manca poi “Lupin – Il Mistero di Cagliostro” di Maurice Leblanc, che riporta in auge il celebre personaggio di Lupin in un’avventura avvincente e ricca di misteri. Il giovane Lupin affronta qui con spavalderia la sua prima grande sfida, e si confronta con l’intricato enigma del conte di Cagliostro, fra misteriosi candelabri, mitici tesori dei templari e il segreto dell’eterna giovinezza, combattuto fra la travolgente infatuazione per un’affascinante ladra avventuriera e l’amore per la dolce, romantica Clarisse.

Inoltre, la ristampa di “Penguin Highway” di Tomihiko Morimi promette di stupire i lettori con una storia strabiliante che mescola fantasia e realtà in un contesto tutto da scoprire. Aoyama frequenta solo la quarta elementare, ma conosce talmente tante cose da non avere nulla da invidiare a un adulto. Come fa? Prende sempre molti appunti dettagliati e legge un sacco di libri. Un giorno, nella periferia della sua città, iniziano ad apparire tanto all’improvviso quanto inspiegabilmente dei pinguini, che poi spariscono senza lasciare alcuna traccia. Ma il piccolo ricercatore, grazie alla sua dedizione, scopre che la strana vicenda è collegata a una sorprendente capacità segreta della ragazza che lavora alla clinica odontoiatrica cittadina, e decide così scoprire maggiori dettagli indagando sul mistero… In questo fantastico e premiato romanzo per ragazzi, un mondo sconfinato visto nella sua quotidianità con gli occhi di un bambino.

Infine, la terza ristampa di “E voi come vivrete?” di Genzaburo Yoshino, racconta le vicende di Junichi Honda e dei suoi amici in un romanzo che ha ispirato persino il maestro Hayao Miyazaki per uno dei suoi ultimi capolavori animati. Junichi è uno studente di seconda media orfano di padre. Soprannominato “Coper” – dopo essere stato paragonato a Niccolò Copernico per la sua capacità di guardarsi attorno senza considerarsi al centro dell’universo –, il ragazzo impara a pensare con la propria testa grazie ai consigli dello zio. Assieme agli amici Mizutani (suo compagno fin dalle elementari), Kitami (dal cuore d’oro, ma dal carattere irruento) e Urakawa (deriso dai compagni per le sue modeste estrazioni sociali) decide di tenere testa ai bulli della scuola. Ma mantenere l’impegno può rivelarsi più difficile del previsto, quando a mancare è il coraggio…

Insomma, il catalogo della Kappalab offre un’ampia varietà di storie coinvolgenti e di grande qualità, di certo in grado di soddisfare tutti i gusti dei lettori più esigenti. Per ulteriori informazioni e per rimanere aggiornati sulle novità in arrivo, vi invitiamo a visitare il sito ufficiale e la pagina Facebook della casa editrice. Buona lettura!

Quattro chiacchiere con i Kappa Boys

Verso la fine degli anni ’80, quattro ragazzini appassionati di fumetti e anime giapponesi decisero di dar vita a delle fanzine per capire se in Italia ci fossero altri che condividevano la loro stessa passione. Ebbene, dalle tirature delle loro prime pubblicazioni riscontrarono che il terreno nel nostro paese era fertile affinché potessero giungere i manga. E così, dopo aver preso accordi con la casa editrice HOBBY FUMETTO e aver dato vita ad una rivista più professionale denominata MANGAZINE (dicembre 1989), che durò 5 numeri, questi ragazzi fecero il grande salto nel mondo dell’editoria iniziando una collaborazione con la GRANATA PRESS di Luigi Bernardi. Questo fu il debutto, senonché il pionieristico inizio della diffusione dei manga in Italia! Nel novembre 1990 esce in edicola il primo numero di ZERO NIPPON COMIX, la prima rivista dedicata al fumetto giapponese in Europa.
Tutto ebbe iniziò così! Quei quattro ragazzi, Massimiliano De Giovanni, Barbara Rossi, Andrea Pietroni e Andrea Baricordi, senza rendersene conto, hanno dato il via al più grande fenomeno fumettistico del XX secolo: l’esplosione dei manga in Italia. Successivamente prenderanno il nome di Kappa Boys e continueranno la loro missione scrivendo importanti pagine di storia del fumetto in Italia.

I Kappa boys sono singolarmente anche autori di libri e fumetti. Fra questi, Oltre la porta, nato nel 1992 dalla collaborazione tra Baricordi, De Giovanni e Rossi con l’autrice giapponese Keiko Ichiguchi, i volumi della serie Lupin III Millennium, realizzata tra il 2001 e il 2007 in collaborazione con l’autore originale Monkey Punch, la miniserie da edicola Mondo Naif del 1996, i volumi della collana libraria Mondo Naif per Kappa Edizioni dal 1998 al 2005, storie brevi e racconti per le raccolte annuali umoristiche Jet Lag e, successivamente, della collana Graphic Novel di Kappalab per cui firmano anche alcuni saggi e manuali. Baricordi ha pubblicato inoltre il librogame L’occhio della mente, con illustrazioni di Marco Albiero, liberamente ispirato al manga 3×3 occhi di Yuzo Takada, il Gioco di ruolo ufficiale dei manga insieme a Mirko Pellicioni, il mockazine Mangazine 100, e scritto soggetti e sceneggiature per l’animazione, fra cui Dragonix e Beast Keeper, oltre ad aver collaborato con la rete televisiva nazionale NHK per cui ha realizzato la rubrica mensile Felsina Jones. Nel 2020 De Giovanni ha scritto la graphic novel Le semplici cose disegnata da Andrea Accardi e edita da Feltrinelli.

 

Mercoledì 31 marzo, alle ore 21, nella pagina de  Il Tempio della Nona Arte, avremo il piacere di conoscerli tramite una diretta Facebook e ascoltare la loro affascinante storia.
Questo il link dell’evento ufficiale su Facebook: https://www.facebook.com/events/264233121999449

20 anni di Kappa Boys. L’Italia e l’invasione dei Manga!

I manga sono entrati nel nostro immaginario grazie ai lettori e alle lettrici più giovani: se gli adolescenti di oggi li hanno resi popolari, portandoli in cima alle classifiche e nelle vetrine delle librerie, furono gli adolescenti degli anni Ottanta e Novanta i pionieri che li vollero a tutti i costi tra le loro letture, seguendo una rivista, Kappa Magazine.

Correva l’autunno del 1989 quando quattro amici appassionati di fumetto e animazione internazionale decisero di verificare se in Italia esistessero altri fan di animazione (nello specifico) giapponese, un settore che aveva goduto tra gli anni Settanta e gli anni Ottanta di grande successo televisivo. Quei quattro erano Andrea Baricordi, Massimiliano De Giovanni, Andrea Pietroni e Barbara Rossi (che sarebbero stati conosciuti in seguito come i ‘Kappa boys’), e già negli anni precedenti avevano dato vita ad alcune fanzine in fotocopia come “Cartoni”, “Anime Fubun” e poi “Anime”, in cui si cercava di fare chiarezza sui personaggi dell’immaginario giapponese che da anni imperversavano – fra mille controversie – sui teleschermi italiani.

Kappa Magazine nasce esattamente venti anni fa, nel 1992, da un sogno di quattro ragazzi innamorati dei manga e che oggi sono tra i guru dell’editoria di manga. La rivista diventa presto un fenomeno di culto per i lettori e le lettrici di manga, un campo di prova per innovare l’editoria italiana di manga e un capitolo fondamentale della cultura del fumetto italiano.

Gli anni ’90!

Dai primi anni Novanta, mentre gli anime facevano capolino in tv nei programmi per ragazzi, i manga se la passavano un po’ peggio. Gli editori, nonostante il successo dei personaggi televisivi, rimanevano titubanti per vari motivi. Innanzitutto, molti li consideravano “prodotti secondari”, senza nessuna nota di merito. Non capivano che in molti casi gli anime erano solo delle trame preesistenti dei manga, che spesso avevano una qualità superiore alle versioni televisive. Insomma, un bel viva alla logica!Poi c’erano le polemiche sulla bruttezza estetica e l’influenza negativa sui giovani. Si diceva che i cartoni animati giapponesi fossero troppo violenti e diseducativi. Le discussioni che ne erano seguite avevano causato non pochi problemi alle reti televisive, anche se, a dire la verità, le argomentazioni in difesa avevano il manico parecchio scivoloso. Gli editori italiani avevano paura di fare errori. Avevano bisogno di sicurezza e quindi si rivolgevano a mercati considerati più esperti in materia, come quello americano e francese. Era quasi un obbligo passare per la Viz Comics americana, che era stata fondata da Shōgakukan e Shueisha. Insomma, per avere i manga in Italia si doveva fare un passaggio obbligato negli Stati Uniti. Ecco perché le edizioni italiane erano spesso delle pagliuzze delle edizioni americane, con tutti gli errori che ne conseguivano. Ciò che rendeva necessario il ricorso alla Viz era anche il fatto che alcune reti locali italiane avevano trasmesso anime senza preoccuparsi del permesso e senza pagare alcun compenso agli aventi diritto. Che bella figura, eh? Insomma, gli editori giapponesi dubitavano della serietà e credibilità degli italiani, considerando il tutto come un brutto precedente.

Uno per tutti, tutti per uno!

Come spesso accade nella storia dei fenomeni editoriali di successo, c’era un pubblico curioso di fan di anime che avevano trascorso numerosissime ore guardando cartoni animati giapponesi a partire dagli anni Settanta. Questo pubblico era molto più numeroso rispetto ad altri Paesi del mondo. Tra questi fan c’erano Andrea Baricordi, Massimiliano De Giovanni, Andrea Pietroni e Barbara Rossi. I quattro erano appassionati di cartoni animati giapponesi e avevano degli amici pen-pal in Giappone con cui scambiavano lettere riguardanti le ultime notizie e curiosità sui personaggi preferiti e sulla cultura giapponese. Questa passione comune li ha spinti a creare delle fanzine, distribuite in fotocopia e realizzate nel sottoscala della casa di Barbara. Inoltre, hanno cercato un contatto diretto con gli editori giapponesi durante la Bologna Children’s Book Fair, uno dei principali eventi annuali dedicati all’editoria per bambini e ragazzi. I quattro si stabilirono vicino allo stand di Kōdansha finché non attirarono l’attenzione dell’editore. I “Kappa Boys”, come si facevano chiamare, raccontano che Kōdansha aveva concesso loro il permesso di promuovere le loro fanzine presso il suo stand e allo stesso tempo loro aiutavano gli editori occidentali a importare fumetti giapponesi in Europa. Nel 1991, presso lo stand di Kōdansha, i quattro incontrarono il loro primo editore, Granata Press, con cui continuarono a lavorare sulla loro fanzine semi-professionale, MangaZine, che fu la prima ad essere stampata in tipografia e ad avere la partecipazione di giornalisti e professionisti del settore.

La collaborazione con Granata Press durò poco e successivamente si unirono a Star Comics, un sodalizio molto più lungo e fruttuoso, che diede loro molta più libertà e spazio per lavorare. Per consolidare i rapporti con Kōdansha, Baricordi, De Giovanni, Pietroni e Rossi fecero un viaggio in Giappone, dove visite la sede della casa editrice che era tra le poche che si impegnava personalmente per pubblicare i propri autori in Occidente. Gli editori giapponesi furono colpiti dalla preparazione del gruppo e dal loro sincero entusiasmo. Così, dall’incontro tra i quattro fan, Kōdansha e Star Comics nacque il progetto Kappa Magazine, che prese il nome dallo yokai del folklore giapponese ma che inizialmente voleva essere un omaggio a “mamma Kōdansha”. Da quel momento, Baricordi, De Giovanni, Pietroni e Rossi firmavano collettivamente come Kappa Boys. È inutile dire che il buon rapporto instaurato con Kōdansha presto convinse anche gli altri editori, inizialmente riluttanti, ad affidare i loro titoli ai quattro fan.

Benvenuto Kappa Magazine

Kappa Magazine era un concentrato di risate e avventure, grazie al mix di contenuti redazionali e manga a puntate. Ma non fermiamoci qui, perché la parte più succulenta della rivista era il centro, un paradiso di pagine a colori chiamate Anime, dove trovavamo tutte le ultime novità dal Giappone riguardanti anime, manga e videogiochi. Immaginatevi un portale magico che vi trasporta direttamente nella terra del Sol Levante, ma senza dover affrontare una stancante sessione di viaggio in aereo. Un vero sogno!

I Kappa, i geniacci dietro questa straordinaria iniziativa, sapevano che inserire rubriche era fondamentale. Beh, forse non fondamentale come respirare, ma quasi. In quel periodo, i comuni mortali erano impregnati di preconcetti, credenze errate e stereotipi sorpassati sul Giappone. Quindi, essi decisero di scrivere di tutto ciò che riguardava il Sol Levante, non solo concentrarsi sulla fiction. Questa mossa rivoluzionaria ha permesso a tutti di capire meglio quello che il Giappone aveva da offrire. Dopotutto, ci stufavamo a sentire discorsi del tipo “Giappone? Ah, i samurai, le motociclette, le esplosioni atomiche, Godzilla, il karate e Akira Kurosawa”. È ora di andare oltre a queste anteprime!

Nella sezione Anime, ci sono state frequenti interviste con autori e registi giapponesi, ottenute grazie a un contatto diretto con editori e case di produzione. Potremmo considerarle vere e proprie notizie in esclusiva, dite la verità, fatevi onore Kappa! Inoltre, è stato anche il momento in cui gli autori giapponesi hanno finalmente potuto parlare del loro lavoro senza dover fronteggiare sciocchezze inventate dai mezzi di comunicazione dell’epoca. Anzi, spesso si sono divertiti a smentirle con grazia in puro stile nipponico. Grazie al team redazionale di Kappa, è stato possibile spiegare il misterioso universo dei manga, rivelando il lato artistico di questa meravigliosa produzione che è stata snobbata per decenni a causa di pregiudizi assurdi. Questo ha anche dato ai giornalisti seri la possibilità di avere una fonte di informazioni attendibile per controbattere a tutte le chiacchiere, persino sui giornali e nei programmi televisivi nazionali.

I manga di Kappa Magazine

L’obiettivo dei curatori di Kappa Magazine era quello di pubblicare titoli che riuscissero a rispecchiare la varietà del mondo dei manga e mostrare che il manga non è un genere, ma semplicemente il fumetto di un altro paese che contiene una vasta gamma di generi.Con orgoglio, i Kappa affermano che “sulle pagine di Kappa Magazine è davvero apparso l’universo manga in ogni sua forma”, attraverso circa cento serie che coprivano una vasta gamma di target, dal seinen allo shojo allo shonen. Tra queste, le serie più notevoli furono: Ghost in the Shell di Masamune Shirow (ribattezzata Squadra speciale Ghost per l’occasione), che ebbe un grande impatto sul pubblico italiano sia per l’ambientazione che per la qualità della scrittura e dei disegni; Oh mia dea! di Kōsuke Fujishima, una commedia romantica particolarmente duratura; 3×3 Occhi di Yuzo Takada, un’intreccio fantasy corposo con elementi dark; Narutaru di Mohiro Kitō, che mescola un’avventura avventurosa con drammi personali; SteamBoy, il capolavoro dell’estetica steampunk firmato dal regista Katsuhiro Otomo; Genshiken – Otaku Club di Shimoku Kio, emblematica perché capace di spiegare agli stessi appassionati di manga e anime chi fossero, ponendoli di fronte a uno specchio virtuale accanto alle loro controparti del Sol Levante.

Kappa Magazine ha aperto la strada alle pubblicazioni in volume di Star Comics, che fino al 2008 sarebbero state curate dagli stessi Kappa. Fu proprio con una di queste pubblicazioni, l’edizione in volume di Dragon Ball del 1995, che si decise per la prima volta di pubblicare i manga nel senso di lettura originale da destra a sinistra, contro la tendenza consolidata di invertire le immagini per rendere possibile la lettura occidentale. Le ragioni per cui si era optato per la riproduzione ribaltata dei manga anche su Kappa Magazine, in apparente contraddizione con la ricercata fedeltà alle edizioni originali, erano dettate dal buonsenso. All’epoca era già difficile far accettare al pubblico generalista i manga in generale, a causa dei numerosi pregiudizi che circolavano. Ogni sforzo era rivolto ad abbattere questa barriera culturale. Il pubblico tradizionalista già aveva difficoltà ad adattarsi allo stile di disegno, alle onomatopee, alle dinamiche tra i personaggi, alla cultura di un paese considerato “alieno” e persino alla forma delle vignette, estremamente irregolari rispetto al fumetto occidentale. Se solo questi elementi creavano già una differenza tra manga e i possibili fruitori, si può immaginare l’impatto che avrebbe avuto la lettura invertita.

Il successo di Dragon Ball, che secondo i Kappa rappresenta ancora oggi un record di vendite imbattuto, ha poi normalizzato la scelta di riprodurre il senso di lettura originale sui manga. Nei primi anni Duemila, questo cambiamento arrivò anche su Kappa Magazine, che presentava due copertine, una per i manga che si leggevano alla giapponese e una per le pagine redazionali che si leggevano normalmente.

La rivoluzione Manga!

Attraverso gli editoriali – e in particolare la rubrica della posta – emerge un ritratto abbastanza fedele del pubblico di manga di quegli anni: stravagante ed esigente, puntiglioso e a volte saccente. Ma soprattutto, un pubblico in grado di migliorare e imparare in fretta, se si considera la differenza tra l’incontro con Go Nagai a Lucca Comics del 1992 (raccontato proprio in un editoriale infuocato della rivista) davanti a una platea di quattro gatti, impreparata e disinteressata, e invece, solo due anni dopo, quello con Monkey Punch.

Mamma mia, grazie a Kappa Magazine, i lettori e le lettrici di manga potevano essere all’altezza dei “fandom” che fino a quel momento si credevano i più informati e aggiornati, come quelli dei supereroi americani Marvel e DC, o quelli delle saghe di fantascienza come Star Trek e Star Wars, mica pizza e fichi! A poco a poco, hanno acquisito la stessa dignità e rispetto nella comunità del fumetto, tanto che hanno scalato le classifiche degli esperti di nerditudine.

Con ben 173 numeri e tonnellate di speciali, Kappa Magazine ha chiuso i battenti nel 2006. Le ragioni di questa chiusura sono molte, ma si possono riassumere in una parola: Internet. Sì, perché con l’avvento di Internet, tutto quello che una volta veniva pubblicato soltanto sulla rivista ha cominciato a essere reperibile online. Ecco perché Kappa Magazine ha dovuto dire addio, ma ha lasciato un’impronta indelebile che ha cambiato le sorti dei manga e degli anime (dai quali, diciamocelo, non riusciamo a staccarci nemmeno per un attimo).I kappa originali, invece di abbattersi, hanno continuato a lavorare nel campo, creando una loro etichetta editoriale chiamata Kappalab, dove pubblicano libri di approfondimento su anime e manga, insomma, roba da nerd per nerd. Grazie alla rivista, alle sue regole ferree sul rispetto degli originali giapponesi e ai suoi curatori che facevano la voce grossa, ora tutti gli editori di manga devono attenersi a standard di qualità altissimi, altrimenti i kappa originali gli danno fuoco alla poltrona!

 

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