Cioè per darvi un’idea prendete il nostro amico Argeste, e cominciate, davanti a lui ad insultare con veemenza nell’ordine: City Hunter, il Sulki e Trunks; a questo punto s’incazza come Ken il guerriero, ma se volete completare l’azione insultategli anche Dire Straits… a quel punto avrete una misura attendibile di quanto è ‘furioso’ Gatsu (per inciso, lo stesso teorema si può applicare al Carlo sostituendo ai Dire Straits la Ferrari o a Ciccio sostituendo con la Roma). Un’avvertenza comunque ve la do: se siete dei cuori teneri, odiate la violenza in ogni sua forma, il sangue e le frattaglie vi fanno schifo cambiate recensione… in tutti gli altri casi continuate pure…
Passiamo alla descrizione (sommaria ed a grandi linee, per non distruggere tutti i colpi di scena) della storia.
Gatsu è un guerriero solitario, spunta dal nulla un giorno in una terra che ricorda molto la nostra vecchia Europa (anzi Inghilterra e Francia per essere precisi) durante il più buio Medio Evo.
La prima cosa che colpisce di lui penso sia l’enorme macchè dico enorme, la gigantesca … no, non pensate male parlavo della spada! Una spada di dimensioni assurde, impossibile da maneggiare per un uomo normale, di uno spessore assurdamente grosso … in una frase: Cattiveria e dolore allo stato puro!
Altre cose che di lui colpiscono: la mancanza del braccio destro e dell’occhio sinistro. Gatsu si presenta subito bene, in quanto nella prima scena lo troviamo nel pieno di … cioè c’è lui ed una donzella che … beh.. bisogna vedere, insomma mica posso fa tutto io … che lui … che lei … beh, oddio stanno ‘cavalcando’ (tutto ‘sto casino per dire che scopano… mah!), ma la ‘donzella’ non è ciò che sembra, ed in un momento un orrendo mostro fuoriuscito dagli incubi di Giger avvinghia Gatsu, il quale, tosto tosto, gli infila in bocca il braccio artificiale (che è una specie di piccolo cannone) e lo fa secco.
Da metà del sesto volumetto in poi, inizia un flashback (ovvero un “salto indietro”) del passato di Gatsu, dalla sua tristissima nascita (nacque dal cadavere di sua madre), alla sua travagliata (è riduttivo, credetemi) infanzia e formazione come mercenario nella squadra del padre Gambino ( sapete com’e’, la natura non è prodiga con tutti … altrimenti l’avrebbero chiamato Gambone!), fino all’incontro decisivo con la ‘Squadra dei Falchi’ capitanata dal carismatico e misterioso Grifis … questo è un po’ il personaggio chiave dell’intera vicenda, visto che appare come uno dei ‘Cinque della Mano di Dio’, una congrega di ‘dei’ che secondo il principio di casualità domina le vicende umane da un’altra dimensione (imperdibili le tavole che ricordano molto i quadri di Escher, quello delle prospettive impossibili, tanto per capirci). Per essere invocati bisogna far affidamento ai sentimenti dominati dal principio di casualità (disperazione, odio, ecc.) e possedere ‘Bejelit’ l’uovo del conquistatore; dopo ciò i Cinque arrivano e, in cambio dei loro favori, esigono il sacrificio di una cosa cara all’invocante (tutto ciò ricorda molto da vicino la scatolina magica di Hellraiser ed i suoi cenobiti), in tutti i casi, una persona. Altri personaggi chiave che Gatsu incontra sono: Caska, donna vicecomandante della ‘Squadra dei Falchi’ con la quale ha un rapporto di amore-odio (ma si sa, chi disprezza compra … , Zoddo l’immortale (un tizio molto brutto e molto cattivo), ed altri.
Il punto di forza di questa serie risiede, a mio giudizio, oltre che nella estrema caratterizzazione dei vari personaggi, nella crudezza di una realtà (quella dei mercenari) difficile e violenta ove non si facevano distinzioni di sesso o di età. La scelta di impostare l’opera come un lungo flashback è accattivante, permette di scoprire a fondo il carattere di un personaggio e di chi gli ruota attorno.
Gatsu è una persona con un passato tremendo pieno di umiliazioni, traumi psicologici enormi, e un’esistenza sempre a stretto contatto con la morte; attraverso questo fumetto possiamo vedere un antieroe che nasce e cresce avvinto dalla paura per tutto, dalla diffidenza verso ogni cosa che può sembrare a prima vista innocente e pura, ma che in fondo cela solo orrore e dolore.
Per quanto riguarda l’osannato Miura, il tratto si affina e particolarizza sempre di più, man mano che la vicenda prosegue; in particolare ho trovato molto ben curata la grafica di certe armature che, nonostante la mole non trovo per niente inverosimili (ne ho viste di veramente enormi al museo della torre di Londra). Per chi, inoltre, trovasse esagerata la spada di Gatsu voglio dire che, custodite a Palazzo Ducale a Venezia, ho visto spade la cui dimensione non era di molto inferiore a quella dello spadone del nostro eroe. Potrei intrattenervi anche con altre considerazioni tecniche su baricentro e tecniche per costruire spade grosse e non difficili da maneggiare, ma confido che tra di voi vi sia chi ne sa di più del sottoscritto (che quanto ad ignoranza potrei definire un monumento: chiediamolo ai due ingegneri!!!!!!).
A conclusione di questa lunghissima recensione, posso esprimere che Berserk è un fumetto dalle tinte drammatiche, in cui la violenza marcata non è fine a sé stessa, ma realtà integrata in un mondo difficile, nel quale si muovono personaggi da un passato oscuro e accomunati da un tragico ed ineluttabile destino. Se questo ancora non vi convincesse sappiate che Berserk ha rimpiazzato degnamente Alita nelle mie preferenze … e scusate se è poco.ù
Insomma piena promozione per quest’opera, a mio avviso un cult, che vi consiglio senza riserve alcune.