Diavoli ed esorcismi: perché ora se ne sta parlando così tanto (di nuovo), tra film splatter e realtà

Siamo d’accordo: la religione è – fin dalla notte dei tempi – probabilmente uno degli argomenti di cui maggiormente discute l’essere umano. Chi la vede come “oppio dei popoli” capace di incatenare e schiavizzare mentalmente miliardi di esseri umani. Chi la vede come via di salvezza per i peccatori.

Ma di cosa si discute, in definitiva? Di Dio, chiedendosi se esita o meno e di come possa rendere la nostra vita terrena ed extraterrena migliore.

Ma anche del Diavolo, l’antitesi di Dio, il Male, l’Oscuro. Insomma, quello che ci porta al peccato, che ci seduce (una volta al momento del battesimo si chiedeva “rinunci al Diavolo e alle sue pompe?”): perché il Demonio, per chi ci crede, è davvero dietro l’angolo, pronto a infilarsi nelle nostre vite.

Negli ultimi giorni se ne sta di nuovo parlando molto. Ma come mai? Fondamentalmente per due motivi, semplici ed essenziali, che hanno entrambi a che fare (un po’) con Padre Amorth.

 

Il primo motivo è che al cinema è uscito “L’esorcista del Papa”, un film che ha come protagonista Russel Crowe, quello del Gladiatore insomma, dei pollicioni all’ingiù di Commodo e della frase “al mio segnale, scatenate l’Inferno” (e chi ci sta all’inferno?). La pellicola (ve l’avevamo anticipata qui) diretta da Julius Avery, è un horror che si ispira a una storia vera, ovvero agli scritti di Padre Gabriele Amorth, il capo esorcista del Vaticano, morto nel 2016.

Crowe veste i panni proprio di Padre Amorth che, chiamato a intervenire su un ragazzo posseduto, scopre poi – e qui dalla realtà si passa alla fantasia – una cospirazione che va avanti da secoli e che il Vaticano ha tentato in tutti i modi di tenere nascosta.

Ovviamente un film del genere (non è il primo del genere) ha scatenato il risentimento dell’Associazione internazionale degli esorcisti, che in un comunicato lo ha definito uno “splatter”, “inattendibile” in cui “Tutto viene esasperato, con manifestazioni eclatanti sul piano fisico e verbale, tipo dei film horror”.

“Tale modo di raccontare l’esperienza esorcisti da Don Amorth (…) stravolge e falsifica ciò che veramente si vive e si sperimenta durante l’esorcismo di persone veramente possedute. (…) In più, è offensivo nei riguardi dello stato di sofferenza in cui versano quanti sono vittime di un’azione straordinaria del demonio”.

 

Ma l’Associazione internazionale degli esorcisti (AIE) è legata anche al secondo motivo per cui si sta tanto parlando di Demonio e esorcismi ultimamente. Ovvero il libro “Esorcisti contro Satana” di Fabio Marchese Ragona, vaticanista di Mediaset (uno che ha intervistato due o tre volte Papa Francesco), la cui introduzione è affidata proprio a Padre Paolo Carlin, che dell’AIE è coordinatore.

Il libro (edizioni Piemme, 18,90 euro per 192 pagine) è una fucina – seria, niente splatter – di avvenimenti, racconti, esempi di esorcismi fatti in giro per il mondo e di cui ci sono tracce documentate e documentabili.

 

Nel volume ci sono storie raccontate in prima persona dai più importanti esorcisti internazionali, come pure scritti inediti proprio di Padre Amorth (niente film horror, tranquilli) e persino una intervista a Papa Francesco che racconta dei tentativi del Demonio di sedurre anche lui. E di come in passato sia stato testimone tanto di persone realmente indemoniate quanto di chi in realtà era solo in possesso di una “ossessione demoniaca”, dunque da curare in altro modo (psichiatricamente).

 

In sintesi: da una parte un film horror un po’splatter pieno di misteri, gente posseduta e uccelli che volano (e muoiono) in una Roma stranamente piena di nebbia.

Dall’altra un libro serio, che consigliamo di leggere, in cui si affronta a fondo il tema dell’esorcismo, ma con un linguaggio facile e assolutamente divulgativo.

 

Ecco perché si sta parlando tanto di Diavolo ed esorcismi.

Bingo, la nuova febbre del sabato sera

John Travolta questa volta rimarrebbe di sasso al solo ricordo della Sua febbre del sabato sera, quella che fece impazzire milioni di adolescenti in tutto il mondo pronti a scendere in pista muovendo vorticosamente le mani alla ricerca della più vaga somiglianza con il loro mito di celluloide, quel Tony Manero vestito di bianco, catena d’oro al collo e camicia sgargiante aperta sul petto villoso, pronto a far cadere nella sua trappola d’amore le ragazze della notte.

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Condominio Fuorisede

Si chiamano Anna, Claudio, Lucia, ma potrebbero avere altri dieci, cento, mille nomi diversi. Sono i protagonisti di una favola moderna, metropolitana, forse addirittura gli interpreti ideali di un nuovo telefilm di successo: sono studenti fuorisede che occupano una buona metà di un grande caseggiato in via delle Province, cuore pulsante del quartiere universitario. Qualcuno potrebbe parlare di una trama già sentita, di una storia già vista (ricordate il telefilm-culto Merlose Place?), ma quella era ambientata a Los Angeles, a due passi da Rodeo Drive, la via dello shopping, e i protagonisti si chiamavano Joe, Robert, Jane. Non c’è paragone. Questa nostra storia potrebbe avere la semplicità di una commedia stile Poveri ma Belli e il fascino intrigante di una Beautiful all’amatriciana: insomma, un successo assicurato.

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