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Nautilus: Un Adattamento TV di Jules Verne che Perde la Magia di Ventimila leghe sotto i mari

Nel panorama delle produzioni TV che tentano di portare in vita i classici della letteratura, Nautilus, la serie TV lanciata su Prime Video, si presenta come una delle più recenti reinterpretazioni della leggendaria figura del Capitano Nemo, il protagonista di Ventimila leghe sotto i mari di Jules Verne. Basata sul racconto delle origini di Nemo, questa serie non si limita a un semplice adattamento; piuttosto, cerca di rinnovare il mito e di rivivere la grandiosità della storia in un contesto moderno, ma purtroppo non senza delle ombre.

La genesi di Nautilus è tutt’altro che lineare. Originariamente pensata per Disney+, la serie ha subito una serie di colpi di scena dietro le quinte, culminati nell’abbandono del progetto da parte del colosso dello streaming. Tuttavia, il destino ha riservato una seconda chance per il capitano Nemo e il suo leggendario sottomarino, grazie all’acquisizione dei diritti da parte di AMC, un network rinomato per produzioni di qualità come The Walking Dead. L’accordo con Prime Video ha garantito la distribuzione in diverse nazioni, tra cui Italia, Gran Bretagna, Irlanda e Australia. Un cambio di rotta che ha dato nuova vita al progetto, ma che, purtroppo, non ha impedito che la serie incappasse in alcune scelte narrative discutibili.

La trama di Nautilus ruota attorno alla figura di Nemo, il quale, in questa versione, viene descritto come un uomo oppresso e schiavo della Compagnia britannica delle Indie orientali. Laddove il romanzo di Verne offriva una visione complessa di Nemo, con le sue radici anti-imperialiste e la sua lotta per la libertà, la serie riduce queste sfumature a un dramma semplice e forse troppo lineare, dove il Capitano Nemo è più un emarginato in cerca di vendetta che un uomo simbolo di speranza e sfida contro l’oppressione. Una scelta che, seppur interessante, rischia di appiattire la profondità del personaggio.

Inoltre, l’intento di spingere verso un’atmosfera drammatica, con conflitti psicologici e tensioni che si sviluppano troppo in fretta, finisce per erodere il potenziale della serie. Il senso di avventura e scoperta che permeava le opere di Verne è sostituito da un’immediata tensione narrativa che non lascia spazio alla meraviglia delle esplorazioni oceaniche. Non c’è più la meraviglia di un viaggio sottomarino nel cuore di un mondo misterioso, ma un dramma di vendetta che travolge un po’ troppo velocemente i personaggi e la loro evoluzione.

La produzione, che può contare su un cast di tutto rispetto – da Shazad Latif a Georgia Flood, passando per la partecipazione di star come Richard E. Grant e Anna Torv – si distingue per l’impegno visibile, ma la sceneggiatura a tratti troppo frettolosa e la riscrittura di alcune dinamiche, sebbene comprensibile nell’intento di modernizzare, rischiano di compromettere l’eredità del materiale originale. È chiaro che c’era la volontà di rendere Nautilus un prodotto fresco e appetibile per il pubblico odierno, ma il risultato finale lascia qualche perplessità.

Dal punto di vista estetico, la serie riesce comunque a restituire l’atmosfera cupa e misteriosa che si addice alla leggenda di Nemo e del suo Nautilus, ma il richiamo all’immaginario di Verne, seppur presente, non riesce mai a risuonare con la stessa potenza del romanzo. La stessa compagnia delle Indie Orientali, nemico storico di Nemo, viene descritta con tratti un po’ troppo generici, quasi come se mancasse quel carattere storico e filosofico che il romanzo di Verne aveva saputo ben incapsulare.

Nautilus rappresenta dunque un’ottima occasione mancata. Nonostante le buone intenzioni e le potenzialità del materiale originale, la serie si perde in una trama che fatica a mantenere viva la magia della narrazione di Verne. Le avventure sottomarine, che erano il cuore pulsante del libro, si trasformano in un dramma di vendetta e sopraffazione che perde la sua epicità. È un adattamento che riscrive la storia ma, purtroppo, dimentica di onorare l’essenza di ciò che ha reso Ventimila leghe sotto i mari un capolavoro. Se, da un lato, questa serie offre uno spunto per nuove generazioni, dall’altro manca di quella profondità che avrebbe potuto rendere giustizia all’immensità della narrazione di Verne. In conclusione, Nautilus potrebbe essere un buon punto di partenza per avvicinare i più giovani a un classico della letteratura, ma è lontana anni luce dall’essere l’adattamento che i fan di Verne avrebbero sperato.

Jules Verne: il visionario che immaginò il futuro

Jules Verne, nome leggendario della letteratura francese, non ha solo appassionato generazioni di lettori con i suoi romanzi avventurosi, ma ha anche profetizzato con sorprendente accuratezza alcune delle invenzioni che avrebbero rivoluzionato il mondo.

Un’epoca di prodigi e di fantasia

Nato a Nantes nel 1828, Verne visse in un’epoca di grandi sconvolgimenti tecnologici. La Prima e la Seconda Rivoluzione Industriale spinsero l’umanità verso traguardi mai visti prima: ferrovie, automobili, dirigibili, telegrafi, telefoni, navi a vapore… La fantasia degli uomini era inebriata da queste conquiste e Verne, spirito curioso e visionario, seppe cogliere l’essenza di questo fermento e plasmarlo nelle sue opere.

Viaggio verso la Luna: un sogno diventato realtà

Forse la “predizione” più famosa di Verne è quella dei viaggi lunari. Nei romanzi “Dalla Terra alla Luna” (1865) e “Intorno alla Luna” (1870), descrisse con ingegno un cannone gigante in grado di lanciare una capsula spaziale verso il nostro satellite. Un’impresa che, pur con alcune differenze, si sarebbe avverata circa un secolo dopo, con le missioni Apollo della NASA.

Ventimila leghe sotto i mari: esplorando le profondità oceaniche

Un altro capolavoro di Verne, “Ventimila leghe sotto i mari” (1870), ci porta nelle profondità oceaniche a bordo del Nautilus, il sottomarino del misterioso Capitan Nemo. Un’invenzione che all’epoca era solo un sogno, ma che già affascinava gli ingegneri e gli inventori. Verne, con la sua penna visionaria, ne descrisse le caratteristiche con sorprendente accuratezza, anticipando persino l’utilizzo di motori elettrici per la propulsione.

Parigi del XX secolo: uno sguardo al futuro

In “Parigi nel XX secolo” (1863), Verne immagina la capitale francese nel 1960, popolata da grattacieli di vetro, collegata da una rete di treni ad alta velocità e dotata di automobili a gas. Un quadro futuristico che, seppur con alcune licenze poetiche, coglie alcuni elementi chiave dello sviluppo urbano e tecnologico del secolo successivo.

Come ha fatto Verne a predire il futuro?

Se da un lato Verne era dotato di una fervida immaginazione, dall’altro era anche un attento osservatore del suo tempo. Attratto dalle novità tecnologiche e appassionato di scienza, seppe cogliere le tendenze del suo tempo e proiettarle in un futuro che, seppur immaginario, presentava sorprendenti affinità con la realtà.

Un lascito inestimabile

Le opere di Jules Verne non sono solo storie avvincenti, ma anche un invito a sognare e a spingersi oltre i confini dell’immaginabile. La sua capacità di prevedere il futuro, pur con alcune inesattezze, ci ricorda che l’innovazione nasce spesso da un connubio tra fantasia e conoscenza, spingendoci a guardare sempre oltre l’orizzonte e a sognare un mondo migliore.

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Submarine 2020: il pub Ventimila Leghe sotto i Mari

Submarine 2020 è un pub di Roma in Via Rodi 17: perché ne parliamo in un magazine “nerd”? Perché nella geniale idea di Alessia, questo pub non è un semplice “locale” ma una vera e propria esperienza scenografica all’interno di un sommergibile che strizza l’occhio al mitico Nautilus di Ventimila Leghe sotto i mari di Jules Verne. A metà tra l’estetica steampunk con richiami precisi che evocano l’atmosfera dei ponti dei leggendari u-boat della WWII. Submarine 2020 è un luogo nuovo, non scontato, ricco di creatività e collezioni originali.

Questa birreria nasce con forza dalla parola “passione”, la passione ardente di Alessia, classe ’77, e di suo marito che hanno iniziato questo progetto nel 2020 con tanti “stop and go” dovuti alla situazione pandemica mondiale. La giovane imprenditrice ha rilevato uno storico bar del quartiere Prati, chiuso ormai da alcuni anni con l’obiettivo ambizioso di realizzare un locale “diverso dagli altri” con un’atmosfera raccolta, appagante e originale. Dopotutto le mura del caffè originale ben si prestavano all’idea di sommergibile, essendo la pianta del locale, di per sé, “stretta e lunga”.

Cercando ispirazione, Alessia e suo marito si sono lasciati guidare dalle proprie passioni: lui è un noto collezionista di orologio militari della Seconda Guerra mondiale innamorato dei grandi “Assi” del conflitto, gli eroi di entrambe le fazioni, noti per il loro coraggio che supera di gran lunga la loro ideologia, stimati per le loro gesta anche dalla fazione nemica. Poi si sono imbattuti, nelle loro ricerche, nella ricostruzione del Sommergibile Aquila IV all’interno del parco Cinecittà World di Roma (ovvero l’originale U-571 del film riportato a nuova vita grazie allo storytelling dei creativi del parco guidati … ehm, dal sottoscritto!) e di un pub “Submarine” in Romania creato dai designer Tohotan Alessandro e Zoltan Zelenyak del 6th Sense Interior.

L’idea era dunque nata: trasportare gli avventori in un vero e proprio sottomarino, ora si doveva realizzare! La coppia di Roma si è messa a cercare pezzi originali di veri sommergibili del secondo conflitto globale unitamente a vario materiale bellico recuperato da collezionisti in mezza Europa. Partendo da questi memorabilia, una vera e propria “collezione” degna di un museo, ha acquisito ricostruzioni fedeli e, soprattutto, grazie alla loro creatività ha realizzato ambienti scenografici originali resi ancor più “magici” grazie al suggestivo sistema di illuminazione (realmente un’opera d’arte di riuso “creativo dei materiali”). Ad esempio sono geniali gli accessi della “ritirata” (i bagni, per intenderci) che riproducono perfettamente le porte a tenuta stagna dei sommergibili: Alessia e il marito sono partiti da normali ante allo stato grezzo e le hanno lavorate sapientemente per ricreare una texture verosimile in ottone arrugginito sulle quali hanno aggiunto un volantino / manopola di tipo idraulico (quello delle fognature) così da renderlo credibile per gli ospiti.

Come capirete, la realizzazione di questo “Submarine 2020” è stata una vera avventura, metafora perfetta del coraggio degli eroi citati nel locale, i grandi sommergibilisti che pur vivendo in condizioni difficili sono riusciti a compiere gesta leggendarie superando ogni difficoltà.

Ma una birreria non è tale senza, ovviamente, la Birra… E l’offerta del Submarine 2020 ha veramente la B maiuscola! La selezione delle bevande è molto ricercata e non scontata, marchi belgi, irlandesi e italiani rari e entusiasmanti (in particolare le IPA sono tutte da provare!). Similmente, la scelta del food è frutto di una ricerca unica con prodotti sostenibili e estremamente gustosi, basta provare i taglieri di salumi e di formaggi per capire che non si tratta “del solito” cibo da pub: una vera leccornia! Così come i panini, gustosi, con carne selezionata e pane fatto appositamente per il locale da un mastro fornaio, veramente a km0! Da sottolineare anche i piatti di ispirazione messicana che mettono il fuoco nel palato, facendo battere il cuore anche al più glaciale Capitano Nemo.

Il locale, che ha aperto da qualche mese, si sta preparando per offrire un palinsesto di iniziative molto ricco e variegato anche – e soprattutto – dedicato al popolo nerd come reading, serate culinarie speciali tematiche, gaming night in collaborazione con importanti associazioni di settore.

Submarine 2020 è stata una scoperta, un’esperienza, un’avventura “sotto il mare”. Entrando nel locale si apprezza il gusto e la creatività, l’idea e lo storytelling originale per un’esperienza inedita per Roma realizzata dalla passione meravigliosa di una coppia di giovani sognatori!

Mollate gli Ormeggi, la rotta verso la il gusto è impostata, basta scendere Ventimila leghe sotto i mari!

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Nadia: Il Mistero della Pietra Azzurra – Un Capolavoro Senza Tempo dell’Animazione Giapponese

Nel vasto oceano degli anime, pochi titoli riescono a mantenere la propria rilevanza anche a decenni di distanza dalla loro prima messa in onda. Nadia: Il Mistero della Pietra Azzurra, noto in Giappone come Fushigi no Umi no Nadia, è uno di questi gioielli, una serie che ha conquistato il cuore di milioni di spettatori e si è guadagnata un posto d’onore tra i capolavori dell’animazione.

Un Lancio Memorabile e il Successo di Gainax

La serie debuttò il 13 aprile 1990 sull’emittente giapponese NHK e proseguì fino al 12 aprile 1991, trasmessa ogni venerdì sera. In quegli anni, la Gainax, lo studio dietro la produzione, era ancora giovane e in difficoltà economiche. Grazie al successo di Nadia, però, riuscì a risollevarsi, preparando il terreno per future opere rivoluzionarie come Neon Genesis Evangelion. La serie vinse anche il prestigioso premio di “Personaggio Favorito” sulla rivista Animage, spodestando nientemeno che Nausicaä di Hayao Miyazaki, un’impresa epocale.

Origini e Influenze Verniane

La storia di Nadia trae ispirazione dal romanzo di Jules Verne Ventimila leghe sotto i mari. Ambientata nel 1889, durante l’Esposizione Universale di Parigi, la trama segue le avventure di Jean, un giovane inventore, e Nadia, un’acrobata orfana dalla pelle scura che custodisce un misterioso amuleto blu. In fuga da un gruppo di malintenzionati e dal temibile Gargoyle, leader dei Neo-Atlantidei, i protagonisti si imbarcano a bordo del sottomarino Nautilus, comandato dal leggendario Capitano Nemo.
La serie combina abilmente elementi di avventura, fantascienza steampunk e temi ecologici, offrendo una narrazione stratificata che può essere apprezzata sia da un pubblico giovane che da spettatori adulti. Il mix di riferimenti letterari e temi universali ha reso Nadia una pietra miliare dell’animazione.

Un Progetto Che Sfiora la perfezione

Non tutti sanno che l’idea originale di Nadia nacque negli anni ’70 da una proposta di Hayao Miyazaki per un lungometraggio. Sebbene la Toho non portò avanti il progetto, la NHK lo riprese alla fine degli anni ’80, affidandolo alla Gainax e a Hideaki Anno, il regista che avrebbe poi rivoluzionato l’industria con Evangelion. Il risultato fu una serie che racchiude lo spirito delle opere ghibliane senza esserne una copia, mostrando già allora l’abilità di Anno nel creare mondi complessi e narrativamente potenti.
Lo stile visivo, curato da Yoshiyuki Sadamoto, offre un’estetica ricca di dettagli steampunk, resa ancora più affascinante dall’ambientazione ottocentesca e dal design unico dei personaggi. Il Nautilus, il leggendario sottomarino del Capitano Nemo, è un’icona dell’animazione, simbolo della dualità tra progresso e pericolo.

Un Viaggio Tra Mistero, Tecnologia e Natura

La trama intreccia riferimenti a Verne con tematiche profonde: il rapporto tra tecnologia e natura, l’ecologismo, e la critica all’ambizione umana. Nadia non è solo una storia di avventura, ma un racconto poliedrico che esplora il significato della perdita, il desiderio di appartenenza e la lotta contro l’oppressione.
Il legame tra Nadia e Jean, un giovane inventore, dà vita a una dinamica avvincente che fonde avventura, crescita personale e scoperta. I due si trovano coinvolti in un intricato gioco di potere, minacce globali e scoperte straordinarie, incontrando lungo il cammino nemesi memorabili come  malvagio Gargoyle, leader dei Neo-Atlantidei.
Accanto ai due protagonisti troviamo personaggi secondari iconici come Marie e il leoncino King,  il trio comico Grandis, Hanson e Sanson, che, da antagonisti maldestri, si trasformano in alleati preziosi, e il Capitano Nemo, figura enigmatica e carismatica che incarna il cuore morale della serie.

Un Successo Senza Confini

Nadia ha lasciato un’impronta indelebile non solo in Giappone, ma anche a livello internazionale. In Italia, Nadia arrivò con un doppiaggio fedele all’originale giapponese e una colonna sonora memorabile. Nonostante l’accoglienza positiva, la serie non ebbe una grande diffusione televisiva, probabilmente a causa di una programmazione errata che sottovalutò il suo target ideale. Tuttavia, il pubblico italiano affezionato continua a ricordarla con grande affetto.
L’opera non si è limitata alla serie TV: un lungometraggio successivo tentò di capitalizzare sul successo, ma fu ampiamente criticato dai fan per la scarsa qualità narrativa e tecnica. Nonostante ciò, la serie rimane un punto di riferimento nell’animazione, influenzando generazioni di spettatori e creatori.

Perché Riscoprire Nadia Oggi?

Se siete amanti dell’animazione giapponese e non avete ancora visto questo gioiello, ora è il momento perfetto per colmare questa lacuna. Nadia: Il Mistero della Pietra Azzurra non è solo un anime, ma un viaggio emotivo, un’avventura epica e una riflessione profonda sul nostro mondo e sulle nostre scelte. Tra i punti di forza di Nadia c’è la sua capacità di affrontare temi complessi, come la tecnologia contro la natura, l’ambizione umana e la perdita dell’innocenza, mantenendo un equilibrio perfetto tra intrattenimento e profondità. Tuttavia, il successo non fu privo di difficoltà. Il fatto che Nadia fosse una protagonista di colore inizialmente lasciò perplessi molti spettatori giapponesi, ma il suo carisma e la qualità della serie conquistarono rapidamente il pubblico. A oltre trent’anni dalla sua uscita, rimane un classico intramontabile che continua a ispirare creatori e spettatori. Se non l’hai mai visto, è il momento perfetto per immergerti nel misterioso mare blu di Nadia.
Cosa aspettate? Il mare misterioso vi chiama!
Ecco alcune cosplayer italiane e internazionali che hanno dedicato la loro creatività a questa serie