Taiwan e Huawei: cooperazione strategica o rischio per la sicurezza?

In un contesto di crescente rivalità tra Stati Uniti e Cina, Taiwan si trova in una posizione strategica cruciale. L’isola è sede di alcune delle aziende leader mondiali nella produzione di microchip, che sono fondamentali per l’economia globale e per la sicurezza nazionale.

Secondo un’inchiesta di Bloomberg, diverse aziende taiwanesi stanno aiutando Huawei a costruire una rete di impianti di produzione di chip in Cina. Questo potrebbe rappresentare un rischio per la sicurezza di Taiwan, in quanto Huawei è considerata una minaccia dai governi occidentali.

Alcuni analisti ritengono che le aziende taiwanesi stiano semplicemente cercando di fare affari con la Cina, il loro principale mercato di sbocco. Altri, invece, sostengono che le loro attività potrebbero essere parte di una strategia più ampia del governo taiwanese per mantenere aperti i canali di comunicazione con la Cina.

La vicenda è destinata a rimanere al centro del dibattito politico e strategico in Taiwan e negli Stati Uniti. Il suo esito avrà un impatto significativo sulla sicurezza dell’isola e sulla relazione tra le due superpotenze.

OpenAi si lancia nei chip per l’intelligenza Artificale

L’azienda di intelligenza artificiale OpenAI, sta seriamente prendendo in considerazione la produzione autonoma dei propri chip per l’intelligenza artificiale. Questi componenti sono di vitale importanza nello sviluppo delle tecnologie AI, ma sono anche estremamente rari e costosi. L’amministratore delegato di OpenAI, Sam Altman, ha lamentato la carenza di questi chip e la predominanza di Nvidia nel settore delle unità di elaborazione grafica.

Attualmente, OpenAI sta sviluppando le proprie tecnologie di intelligenza artificiale utilizzando un supercomputer fornito da Microsoft. Tuttavia, il costo maggiore deriva proprio da ChatGPT, il famoso chatbot dell’azienda. Secondo una recente analisi di Bernstein Stacy Rasgon, ogni richiesta a ChatGPT costa all’azienda circa 4 centesimi. Se il numero di richieste dovesse aumentare anche solo al decimo della portata di Google, OpenAI avrebbe bisogno di una quantità enorme di gpu e chip.

Entrare nel mercato dei chip per l’intelligenza artificiale significherebbe unirsi ad altre grandi aziende tecnologiche, come Alphabet e Amazon, che hanno già intrapreso questa strada. Tuttavia, secondo gli esperti, questo passo richiederebbe investimenti significativi e non eliminerebbe completamente la dipendenza da fornitori esterni come Nvidia e Advanced Micro Devices.

Come si sentono, oggi, quelli del 5g e del “vaccino con il microchip di Bill Gates”

Sono passati tre anni dal lockdown, eppure sembra tutti così lontano. Come una storia d’amore che si infiamma in un attimo e si dimentica altrettanto velocemente.

Ma ve li ricordate quelli che suonavano dai balconi? Quelli che si mettevano gli assorbenti sulla faccia quando mancavano le mascherine? E tutte le polemiche sui vaccini? Ve le ricordate le calamite che si attaccavano sul braccio quelli che parlavano di 5g, di grande Reset, di Bill Gates e di Soros?

Esatto. Ripartiamo da qui: da quegli irriducibili che volevano bloccare l’Italia per protestare contro il Governo mondiale che ci voleva ridurre schiavi. Perché, si sa, c’era un complotto dei grandi della terra per farci vaccinare! Le grandi multinazionali avevano pagato miliardi di euro a milioni di cittadini per convincerli a convincere gli altri: politici, giornalisti, medici, poliziotti. Tutti pagati fior di dollari e di euro, pur di spingere le pecore a vaccinarsi. E #noncielodicono i media corrotti!

Ma che fine hanno fatto quelli che non volevano “farsi iniettare il 5g”, “perché verremo trasformati in robot che le case farmaceutiche comanderanno a distanza con un telecomando”?

Partiamo dalla politica.

Dalle calamite sul braccio al 5g fino ai chip sottopelle: le bufale dei novax
Una siringa che inietta un chip con il vaccino: l’incubo (falso) dei novax

 

IL TENTATO ASSALTO AI PALAZZI DEL POTERE. I cosiddetti “no vax” hanno provato a cavalcare l’onda lunga delle polemiche e del malcontento, cercando di entrare in Parlamento. Risultato? Il nulla: il principale movimento politico di riferimento era ITALEXIT, super sovranista anti euro, anti vaccino e anti casta. Insomma anti tutto. Che come un Fusaro antiturbocapitalismo qualunque è diventato in breve l’idolo di quanti erano – appunto – “contro le elite che ci comandano come pecore”. Slogan in campagna elettorale? “Ci hanno tolto la libertà. Ci hanno discriminato sul lavoro. Ci hanno nascosto la verità”.

Ma non è riuscito ad entrare in Parlamento. Spiaze. E ora gira l’Italia tra convegni, presentazione di libri e una buona base di gente che è presumibile ritentere così a destra da essere convinta che Salvini sia un super moderato di sinistra.

E gli altri? Parecchi movimenti si erano messi insieme in una incredibile accozzaglia che andava dall’estrema destra ai comunisti pur di superare lo sbarramento al tre per cento previsto per entrare in Parlamento: un cartello elettorale che aveva cambiato nome mille volte (ovviamente non riuscivano a mettersi d’accordo neppure su quello) e che alla fine si era chiamato Italia Sovrana e Popolare.

Popolare non molto, considerando che ha preso circa l’uno per cento dei voti. Ed è rimasto fuori. Spiaze.

 

E GLI ALTRI? La lista potrebbe andare avanti a lungo, citando l’ex M5s Sara Cunial, finita fuori dal Parlamento e a processo ad Aosta per rifiuto a fornire le proprie generalità, oltraggio e minaccia a pubblico ufficiale, dopo aver partecipato a una manifestazione contro la didattica a distanza nelle scuole ad Aosta, sabato 24 aprile 2021.

C’è però da dire che la Cunial qualcosa ha seminato, se è vero che alle recenti elezioni regionali in Friuli, una lista “antisistema” considerata a lei vicina ha raccolto parecchi voti, superando persino il Terzo Polo: ventimila friulani hanno messo una croce sulla lista Insieme liberi”, galassia che va da Italexit al Popolo della Famiglia, dal Movimento 3V a Byoblu tv.

 

LA “CONTROINFORMAZIONE” COME STA? A proposito di Byoblu, media di “controinformazione” diventato negli anni del Covid il megafono di ogni antivaccinista convinto che #noncielodicono (di nuovo): un mese fa ha annunciato di dover chiudere per mancanza di fondi. Ad ora, sta ancora lì e continuano le trasmissioni.

E poi – ma la lista sarebbe ancora lunga – c’è il Movimento ViVi, quelli che si mettevano la maschera di V per vendetta e si chiamavano tra loro con dei numeri o nomi in codice che manco sotto le peggiori dittature antilibertarie. Che fine hanno fatto? Continuano sottobanco a diffondere video di protesta – pure loro “antisistema” – di tanto in tanto “minacciano” virologi, con contestazioni varie. E promettono azioni dimostrative eclatanti.

La speranza, tre anni dopo il primo lockdown, è che anche questo – come tutto il resto, dalle calamite sul braccio al 5g fino ai chip sottopelle – rimanga sempre e solo un bluff.

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