Warhol, Haring Basquiat: l’exhibit per combattere HIV

Tre artisti che hanno fatto la storia dell’arte: per la prima volta in Italia, il padre della Pop Art e i suoi due figli spirituali in una mostra unica prodotta da Next Exhibition. Un’esposizione esclusiva che racchiude le opere più iconiche di Warhol, Haring e Basquiat, legate dal file rouge della creatività che si respirava nei clubs della New York underground degli anni ’80, dove i tre artisti trasformarono quegli eccessi in arte senza tempo.

Partner sociale dell’esposizione è Anlaids Onlus, la prima associazione italiana, fondata nel 1985, che opera per fermare la diffusione del virus HIV e dell’AIDS.

Valeria Calvino, vicepresidente di Anlaids Onlus durante la conferenza stampa di inaugurazione della mostra, ha dichiarato:

«Questa mostra ci dà l’occasione di aprire un dibattito serio e responsabile sul tema dell’HIV spesso considerato retaggio del passato. Essere partner sociale di un evento come questo è per noi importante per rilanciare l’attenzione su prevenzione, informazione e lotta allo stigma: azioni fondamentali, soprattutto considerando che, spesso, le nuove generazioni non ne sono ne sanno abbastanza».

Presente su tutto il territorio nazionale con 12 sedi in 9 regioni, l’Associazione Anlaids, diretta da Bruno Marchini, opera per sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema dell’HIV e delle malattie sessualmente trasmissibili e avanzare proposte concrete per soluzioni incisive. Quello di oggi è uno scenario profondamente cambiato da quando Anlaids è stata fondata e con esso sono mutate anche le sfide che l’associazione si trova ad affrontare: resta centrale la prevenzione, soprattutto tra le nuove generazioni che non conoscono il virus HIV e non hanno ricevuto un’educazione sessuale a scuola; per lo stop ai contagi è critica la questione dell’accessibilità dei test, anche tramite luoghi più a bassa soglia rispetto a ospedali e ambulatori, quali i checkpoint community based, e soprattutto per la popolazione più a rischio; fare corretta informazione per abbattere lo stigma, chiarendo che “Non rilevabile = Non trasmissibile” (Undetectable=Untrasmittable), e cioè che, se la carica virale non è più rilevabile grazie alle terapie, il virus non è trasmissibile; diffondere la conoscenza della PrEP, la profilassi pre-esposizione, che ha dimostrato di essere uno strumento di prevenzione dall’infezione da HIV altamente efficace.

La mostra “Warhol, Haring e Basquiat” sarà disponibile dall’11 marzo al 18 giugno presso Palazzo Belloni – Via de’Gombruti 13/A – Bologna . Per maggiori informazioni: mostrawarholharingbasquiat.it

Positivə di Alessandro Redaelli

Un viaggio in macchina verso il mare tra quattro sconosciuti, tutti under 40, tutti HIV+, per scoprire le loro vite e raccontare a volto e cuore scoperti cosa significhi avere l’HIV oggi, in un’epoca che vede possibile convivere con il virus e condurre vite normali ma che vede ancora le persone infette vittime di un enorme stigma sociale. È il contenuto di Positivə – 40 anni di HIV in Italia, documentario indipendente che, in chiave pop, accende i riflettori su una nuova generazione di persone HIV+ che non vuole più nascondersi

Positivə | Trailer | Nexo+ Store

Il lungometraggio, realizzato con la regia del giovane talento Alessandro Redaelli, si immerge, per la prima volta in Italia senza censure su volti e voci, nelle vite di una mamma milanese e di un papà pistoiese, entrambi eterosessuali, di una ragazza transgender e di un ragazzo omosessuale per far emergere, con linguaggi freschi e leggeri, il gap di comunicazione che si è generato negli ultimi decenni, portando un’intera generazione di giovani a conoscere poco o nulla di un virus che oggi colpisce oltre 130.000 italiani. Così come delle moderne terapie in grado di azzerarne gli effetti e impedirne il contagio.

Positivə, realizzato dalle case di produzione Peekaboo e UAU e scritto da Elena Comoglio, Francesco Maddaloni e Ruggero Melis, conserva nel suo immaginario il ricordo della narrazione sul virus negli anni ’90 come appannaggio di omosessuali e tossicodipendenti, ma i rivolge anche ad un pubblico di giovanissimi, che dell’HIV non ha alcuna memoria.

Ad intervallare l’osservazione della quotidianità dei protagonisti e i loro scambi durante il viaggio, compaiono materiali inediti tratti dagli archivi delle associazioni che hanno combattuto il diffondersi dell’HIV tra gli anni ’80 e ’90 in prima linea, come ANLAIDS e ASA, e le testimonianze di personaggi e attivisti che hanno fatto la storia di questa malattia, quali Oliviero Toscani, Jo squillo e Loredana Berté, oltre al finalista del Premio Strega Jonathan Bazzi, dichiaratamente HIV+, Rosaria Iardino, la ragazza baciata sulla bocca dall’immunologo Fernando Aiuti in una storica fotografia del ‘91 che ha cambiato la percezione dell’AIDS, e l’infettivologo Massimo Cernuschi del San Raffaele di Milano, impegnato nello studio della malattia fin dai primi anni di diffusione sul territorio nazionale.

 

Hiv, oggi la partita è più semplice

Nadir lancia una campagna per informare che oggi convivere con l’HIV è più semplice: esistono co-formulazioni di farmaci che consentono un miglioramento della qualità della vita (meno pillole, meno volte al giorno) e ci sono test diagnostici che permettono di mirare meglio quali medicinali utilizzare, verificandone l’efficacia e prevenendo possibili complicazioni.

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