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Tabernas: il deserto spagnolo che ha creato il mito degli Spaghetti Western

Se sei un amante del cinema western, preparati a scoprire un luogo che sembra uscito direttamente dal grande schermo: il deserto di Tabernas, nel cuore dell’Andalusia. Questo paesaggio polveroso e affascinante non è solo uno dei pochi deserti veri d’Europa, ma anche il set naturale di alcune delle pellicole più iconiche della storia del cinema. Soprannominato “la Hollywood europea”, Tabernas ha ospitato leggende del cinema come la “Trilogia del Dollaro” di Sergio Leone, trasportandoci nel Far West senza bisogno di attraversare l’oceano.

Negli anni ’60 e ’70, registi come Leone rimasero incantati da questo angolo remoto di Spagna, utilizzandolo per girare capolavori come Per un pugno di dollari, Per qualche dollaro in più e Il buono, il brutto, il cattivo. Non solo western, però: oltre 300 film hanno trovato casa tra queste rocce e canyon, da Lawrence d’Arabia a Cleopatra, passando per produzioni moderne come Game of Thrones, Terminator: Destino Oscuro e persino Assassin’s Creed. Non è un caso se Quentin Tarantino ha espresso il desiderio di girare qui il suo prossimo western: l’atmosfera di Tabernas è unica, autentica, capace di evocare emozioni che vanno oltre il tempo.

Di Colin C Wheeler – Opera propria, CC BY-SA 3.0 es

Ma non è solo il cinema a rendere speciale questo luogo. Tabernas è diventato una vera e propria mecca per gli appassionati, grazie ai parchi tematici che permettono di immergersi nella magia del Far West. Il più famoso è Mini Hollywood – Oasys, una cittadina western perfettamente conservata dove puoi vivere da protagonista duelli, rapine in banca e spettacoli a tema. Tra saloon, chiese diroccate e uffici dello sceriffo, puoi quasi sentire le note delle colonne sonore di Ennio Morricone accompagnarti durante la visita. E se hai voglia di un po’ di relax, il parco offre anche un’area zoologica con oltre 800 animali e un parco acquatico immerso tra cactus e panorami desertici.

Non da meno è Fort Bravo – Texas Hollywood, celebre per le sue spettacolari rievocazioni quotidiane. Qui, attori in costume riportano in vita l’epoca d’oro dei western, con sparatorie e inseguimenti a cavallo che sembrano usciti da un film. E poi c’è il Western Leone, dove puoi visitare i set originali di Sergio Leone, ancora oggi carichi di un fascino nostalgico che fa battere il cuore a ogni cinefilo.

Il deserto di Tabernas, però, non è solo un luogo per appassionati di cinema: è una destinazione che offre anche un’esperienza naturalistica straordinaria. Con il suo clima secco e paesaggi brulli, ricorda le lande del sud-ovest americano, ma è comodamente raggiungibile dall’Europa. Puoi esplorare i suoi percorsi a piedi o a cavallo, magari sfidando il caldo torrido dell’estate per vivere sulla tua pelle le stesse condizioni affrontate dalle troupe cinematografiche.

E per i più avventurosi? Non c’è niente di meglio che indossare un costume da cowboy, impugnare una pistola giocattolo e posare per una foto ricordo sul set di un western. Tra canyon, villaggi abbandonati e il silenzio del deserto, Tabernas ti regala l’emozione unica di essere il protagonista della tua storia.

Che tu sia cresciuto con i film di Clint Eastwood o ti sia lasciato conquistare dai draghi di Game of Thrones, Tabernas è un viaggio nel tempo, un mix perfetto di cinema, avventura e paesaggi mozzafiato. Qui il passato e il presente si fondono in un’esperienza indimenticabile, dove ogni angolo racconta una storia e ogni passo ti avvicina alla magia del grande schermo.

foto di copertina di Gordito1869 – Opera propria, CC BY 3.0

Tartesso: l’enigma sepolto tra mito e realtà che continua ad affascinare l’umanità da tremila anni

C’è un luogo, nel cuore del sud-ovest della penisola iberica, che continua a vibrare nei racconti dei poeti, nelle cronache degli antichi, nei sussurri dei venti andalusi e perfino nei sogni degli archeologi più audaci. Un luogo che ha attraversato millenni avvolto da un’aura di fascino irresistibile: Tartesso. Una parola che suona come un incantesimo antico, un’eco dimenticata di un regno perduto che ha saputo mescolare leggende, miti, storia e misteri in un mosaico affascinante e ancora incompleto. Ma Tartesso è esistita davvero? E se sì, che cos’era: una città, un impero, un popolo, o forse un mito divenuto leggenda?

Secondo le fonti antiche, Tartesso fu una civiltà fiorente nel sud-ovest della penisola iberica tra il XII e il VI secolo a.C., in un’epoca in cui i Greci solcavano il Mediterraneo e i Fenici costruivano rotte commerciali che avrebbero cambiato per sempre la storia del mondo. Di Tartesso si raccontava che fosse un regno ricco oltre ogni immaginazione, colmo d’oro, d’argento e di stagno, che commerciava con popoli lontani e che possedeva una cultura avanzata, forse la prima civiltà storicamente documentabile della Spagna preromana. Eppure, nonostante il suo presunto splendore, Tartesso scomparve nel nulla, come inghiottita dal tempo o, secondo alcuni, dal mare. Molti la identificarono con Tarsis, la leggendaria terra citata nella Bibbia, che commerciava metalli con Tiro. Altri ancora la associarono a miti greci come il Giardino delle Esperidi, le Isole dei Beati o addirittura Atlantide. Una cosa è certa: Tartesso, o qualunque fosse la sua vera forma, ha lasciato un’impronta indelebile nella memoria culturale dell’umanità.

Il risveglio della pietra: una lastra che potrebbe riscrivere la storia

Nel 2023, nel sito archeologico di Casas del Turuñuelo, in Estremadura, una scoperta ha riacceso l’interesse mondiale: una lastra di pietra lunga appena 20 centimetri, incisa con simboli di un alfabeto sconosciuto, è stata portata alla luce. Si tratta del terzo esempio conosciuto di “alfabeto paleo-ispanico meridionale”, un sistema di scrittura arcaico che potrebbe finalmente aprire uno spiraglio nella lingua dimenticata dei Tartessi.

Joan Ferrer i Jané, dell’Università di Barcellona, ha identificato chiaramente i segni come tartessici. Le 21 lettere superstiti, disposte in sequenza, potrebbero essere il primo vero tentativo di decifrare il codice linguistico di una civiltà che per ora ci parla solo attraverso le cronache altrui. Ferrer ipotizza che in origine la lastra contenesse fino a 32 simboli, alcuni persi a causa della rottura della pietra. Ma è un inizio. Un frammento che, come una chiave nascosta nel fango, potrebbe aprire le porte di un mondo perduto.

I miti si intrecciano con la storia

A dare carne e anima alla leggenda tartessica ci sono racconti mitologici tramandati per secoli. Il re Gerione, tricefalo e invincibile, proprietario di una mandria di buoi così ben nutriti che rischiavano di affogare nel proprio sangue, fu sconfitto da Ercole nell’ambito delle sue dodici fatiche. La battaglia ebbe luogo proprio nel cuore di Tartesso, in un paesaggio che molti associano alle terre presso l’attuale Cadice. Il mito si fonde con la geografia: Gerione potrebbe simboleggiare le tre foci del Guadalquivir, il fiume identificato dagli antichi con Tartessos.

C’è poi la figura del mitico re Argantonio, che secondo Erodoto visse centoventi anni e regnò per ottanta. Un sovrano pacifico e saggio che accolse i Focei in fuga dai Persiani, offrendo loro rifugio e denaro per costruire mura di difesa nella loro patria. Troppo saggio, troppo perfetto per essere vero? Forse, ma queste storie sono tutto ciò che ci resta della sua leggenda.

Tartesso è Atlantide?

La domanda aleggia da sempre: e se Tartesso fosse davvero Atlantide, il continente sommerso descritto da Platone nei dialoghi di Timeo e Crizia? Geograficamente, l’ipotesi è plausibile. Atlantide si trovava oltre le Colonne d’Ercole, oggi identificate con lo Stretto di Gibilterra. Tartesso, secondo le fonti antiche, si trovava nel delta del Guadalquivir, appena oltre quello stesso confine simbolico del mondo antico. Platone descrive Atlantide come una potenza navale avanzata, ricca di metalli, con una capitale divisa in cerchi concentrici. Molti ricercatori hanno visto in queste parole un’eco delle città tartessiche e delle loro strutture idrauliche complesse.

La genealogia mitologica si complica ancora di più quando scopriamo che il mitico re Gerione, oltre a essere legato a Tartesso, è inserito nella stessa stirpe divina da cui discenderebbe Atlante, il re di Atlantide. Coincidenza narrativa o testimonianza di una memoria culturale condivisa? Il fascino di Tartesso sta anche in questo: è un crocevia tra mitologia e archeologia, tra fede e scienza, tra desiderio e scoperta.

I Fenici e la fine del sogno

Nella storia di Tartesso, i Fenici sono una presenza ambivalente. Da un lato furono maestri di commercio e tecnologia, che portarono innovazione e nuove vie di scambio; dall’altro, sono visti come gli artefici della caduta della civiltà tartessica. Fondarono Gadir, oggi Cadice, intorno al 1100 a.C., e nel tempo assorbirono il controllo delle rotte commerciali e delle miniere della regione.

La presenza fenicia è testimoniata dai numerosi reperti ritrovati nei tesori tartessici: gioielli, oggetti religiosi e manufatti in metallo, alcuni dei quali recano il simbolo della dea madre Tanit. La cultura tartessica, inizialmente autonoma, venne progressivamente inglobata da quella fenicia, fino a scomparire attorno al 500 a.C., forse schiacciata dalla crescente potenza di Cartagine o dagli eventi naturali.

Archeologia e mito: un binomio ancora vivo

Gli scavi archeologici nel sud della Spagna, da El Carambolo a Cancho Roano, fino all’attuale Casas del Turuñuelo, stanno riportando in vita il mondo tartessico. Oggetti d’arte raffinati, costruzioni complesse e sistemi urbanistici avanzati raccontano la storia di un popolo colto, spirituale e organizzato. Gli studi dell’archeologo tedesco Adolf Schulten, seppur oggi riconsiderati con maggiore spirito critico, hanno avuto il merito di accendere i riflettori su questo mistero iberico.

La teoria più affascinante è forse quella che collega Tartesso ai Liguri e ai Popoli del Mare: un’antica stirpe migrante, padrona dei metalli e delle rotte navali, che avrebbe costruito una rete commerciale complessa e ben nascosta, protetta da racconti mitologici terrificanti per scoraggiare l’intrusione.

Un’eredità viva, un sogno senza fine

Tartesso non è solo un nome antico su vecchie mappe o una citazione scolorita nei testi di Erodoto. È un sogno che continua a pulsare nelle vene della cultura iberica e nell’immaginario collettivo dell’Occidente. È una Atlantide di terraferma, un Eden industriale nascosto tra le pieghe della storia. La lastra con l’alfabeto ritrovato, i miti di Ercole, i re leggendari come Argantonio e Habis, la connessione con il mondo ligure e la preistoria mediterranea: ogni elemento ci dice che Tartesso, reale o immaginaria che fosse, ha lasciato un’impronta indelebile nella nostra identità culturale.

Oggi, mentre gli archeologi scavano centimetro dopo centimetro sotto il sole cocente dell’Andalusia, e gli studiosi sfogliano con attenzione tomi antichi alla ricerca di un segno, una parola, una traccia, Tartesso continua a vivere. Vive nei racconti, nelle mappe, nelle pietre incise e nei sogni di chi ancora crede che la verità possa nascondersi sotto la polvere del tempo.

E voi, amici lettori di CorriereNerd.it, cosa ne pensate? Tartesso era davvero la prima Atlantide? Un impero dimenticato o solo una favola antica? Condividete con noi le vostre teorie, sogni e suggestioni nei commenti o sui vostri social. Chissà, magari insieme riusciremo a risolvere questo mistero lungo tremila anni.

Soportùjar, il borgo stregato di Pueblo Embrujado

Situato a un’ora e mezza di distanza sia da Malaga che da Granada, il borgo di Soportùjar, conosciuto anche come Pueblo Embrujado, è un luogo magico abitato da 300 persone e molte moltre streghe. La sua storia risale al periodo in cui i Mori furono espulsi dalla Spagna e nuovi abitanti provenienti dalla Galizia si trasferirono nel villaggio. Questi nuovi residenti portarono con sé le fiabe dei paesi slavi, creando così l’atmosfera misteriosa e incantata che caratterizza Soportùjar.

Le leggende e le storie di streghe e incantesimi circolano da generazioni in paese nel cuore dell’Alpujarra di Granada, contribuendo a creare un’atmosfera unica e affascinante che attira numerosi visitatori, soprattutto durante il periodo di Halloween. Gli abitanti del borgo hanno abbracciato queste leggende e celebrano regolarmente feste dedicate alle streghe.

Durante una visita a Soportùjar, è possibile scoprire numerosi luoghi legati alle streghe, come la testa di Baba Yaga, la  Grotta dell’Occhio della Strega, il Ponte Incantato, la Fontana delle Streghe, il Pozzo dei Desideri e molti altri. Il paese è ricco di angoli suggestivi e di opere d’arte che rappresentano la presenza delle streghe nella vita quotidiana dei suoi abitanti.

Pueblo Embrujado è un luogo affascinante e misterioso, dove la magia e la fantasia si mescolano alla storia e alla tradizione, creando un’esperienza unica e indimenticabile per chi decide di visitarlo. Se siete alla ricerca di un’avventura insolita e emozionante, non perdetevi l’occasione di esplorare questo incantevole borgo delle streghe in provincia di Granada.

Júzcar, il villaggio dei Puffi in Andalusia

Un’attrazione imperdibile per i bambini e gli adulti appassionati dei Puffi

Júzcar è un piccolo villaggio dell’Andalusia, in Spagna, che è diventato famoso in tutto il mondo per essere il villaggio dei Puffi. Nel 2011, il villaggio è stato scelto come location per il film “I Puffi 3D” e, per l’occasione, tutte le case sono state dipinte di blu.

La decisione di mantenere il colore blu è stata presa dagli abitanti di Júzcar, che hanno visto in questa trasformazione un’opportunità per attirare turisti e promuovere il proprio paese. E così è stato: da allora, Júzcar è diventata una destinazione turistica molto popolare, soprattutto tra le famiglie con bambini.

Oltre al colore blu, Júzcar ha molto da offrire ai visitatori. Il villaggio è situato in una posizione panoramica, circondato da montagne e foreste. Qui è possibile fare escursioni, visitare la Chiesa di Santa Catalina, risalente al XVI secolo, e i resti della fabbrica di stagno, fondata nel XVIII secolo.

Per i bambini, Júzcar offre molte attività divertenti, come giocare nei parchi giochi a tema Puffi, visitare il museo dei Puffi e partecipare a eventi e animazioni dedicate ai personaggi dei cartoni animati.

Se siete in vacanza in Andalusia, non perdete l’occasione di visitare Júzcar, il villaggio dei Puffi. È una destinazione originale e divertente, che piacerà a grandi e piccini.