Aquaman arriva a Capodanno! [spoiler!]

Da Warner Bros. Pictures e dal regista James Wan arriva “Aquaman”, la storia delle origini di Arthur Curry, metà umano e metà atlantideo, e dell’avventura più grande della sua vita che lo costringerà non solo ad affrontare chi sia veramente, ma anche a scoprire se sia degno di essere ciò per cui è nato…un re. L’avventura ad alto tasso di azione è ambientata nel vasto e mozzafiato mondo sottomarino dei sette mari e vede protagonista Jason Momoa nel ruolo che dà il titolo al film. Nel film è protagonista anche Amber Heard nel ruolo di Mera, fiera guerriera e alleata di Aquaman nel corso dell’avventura; il candidato all’Oscar Willem Dafoe (“The Florida Project”) in quello di Vulko, consigliere al trono di Atlantide; Patrick Wilson nel ruolo di Orm, attuale Re di Atlantide; Dolph Lundgren in quello di Nereus, Re della tribù Atlantidiana ribelle Xebel; Yahya Abdul-Mateen II nel ruolo di Black Manta in cerca di vendetta; e la premio Oscar Nicole Kidman (“The Hours”) nel ruolo della madre di Arthur, Atlanna. Nel film compare anche Ludi Lin nel ruolo del Capitano Murk, soldato Atlantideo e Temuera Morrison nel ruolo del padre di Arthur, Tom Curry. Wan ha diretto da una sceneggiatura di David Leslie, Johnson-McGoldrick e Will Beall, un soggetto di Geoff Johns & James Wan e Will Beall, basato sui personaggi creati da Paul Norris e Mort Weisinger per la DC. Il film è prodotto da Peter Safran e Rob Cowan, con Deborah Snyder, Zack Snyder, Jon Berg, Geoff Johns e Walter Hamada come produttori esecutivi. Il team dietro la macchina da presa di Wan include suoi collaboratori frequenti, come il direttore della fotografia candidato all’Oscar Don Burgess (“Forrest Gump”), il montatore di cinque dei suoi film Kirk Morri, lo scenografo Bill Brzeski e il supervisore agli effetti visivi Kelvin McIlwain.  A loro si sono uniti la costumista Kym Barrett e il compositore Rupert Gregson-Williams. La Warner Bros. Pictures presenta una produzione di Peter Safran, un film di James Wan, “Aquaman”. Il film sarà presentato in 2D, 3D, 4D, Dolby Cinema e ScreenX nei migliori cinema e IMAX, e sarà distribuito nel mondo dalla Warner Bros. Pictures. Il film arriverà nelle sale italiane dal 1° gennaio 2019.

Metà uomo, metà Atlantideo, Aquaman è un guerriero valoroso che viene a conoscenza della sua legittima pretesa di salire al trono del regno subacqueo di Atlantide, ma è anche un uomo che si è autoemarginato, sia sopra che sotto la superficie del mare. Vive la sua vita come Arthur Curry, cresciuto in superficie con il padre Tom, nonostante sia il figlio primogenito della Regina Atlanna. La sua esistenza rappresenta un potenziale ponte fra gli abitanti del mare e quelli in superficie, ma un giorno spetterà a lui provare a farli unire. In “Aquaman”, quel giorno è arrivato. Lavorando insieme, James Wan e Jason Momoa hanno cercato di portare sul grande schermo l’iconico supereroe della DC, che fa onore alle sue radici di fumetto ma che è anche una rivisitazione per il pubblico cinematografico odierno, visto che vive nel mondo di oggi.

Fin dall’inizio, il regista suggerisce come i due abbiano condiviso una comprensione unica del dilemma di Arthur. “Credo che Jason abbia molti punti in comune con il suo personaggio, visto che anche lui ha vissuto in due mondi diversi”, dice Wan, anche lui cresciuto tra due culture differenti. “Jason è un Hawaiano cresciuto nell’America centrale. Non si è mai sentito di appartenere a nessuno dei due luoghi. E io questo lo capisco bene, visto che sono un asiatico nato in Malesia e cresciuto in Australia. Ho una forte educazione australiana, ma ho comunque conservato anche le mie radici culturali Cinesi/Malesi”. Se il personaggio di Arthur Curry è destinato a governare il regno sottomarino di Atlantide, anche Momoa era destinato ad interpretare questo ruolo. Oltre alle sue molteplici origini, il fatto di aver condotto una vita da isolano ha aiutato Momoa a calarsi nel personaggio ancora più a fondo. “Come Arthur, anche io sono un mezzosangue, diviso tra lo Iowa e le Hawaii, così ho potuto veramente indentificarmi con lui. E dalle Filippine alle Hawaii, da Tahiti alle Fiji… Molte isole hanno il loro proprio dio delle acque.  Questo mi ha coinvolto istantaneamente”, ricorda.

E non è tutto. “Ho studiato biologia marina mentre abitavo nello Iowa”, aggiunge Momoa, trovando altri punti in comune tra lui e il suo personaggio. “Ironia della sorte, c’era un campus al centro di Des Moines, ed era tutto in tema aquatico—squali, anguille e così via. Adoro il mare e la vita sulle isole. C’è qualcosa che mi spaventa ma che mi attrae allo stesso tempo. Mi infonde calma. È in continua evoluzione. È sempre in movimento. Come il fuoco, puoi stare lì e fissarti a guardarlo. I pensieri fluiscono. Ti ci puoi perdere dentro”. Momoa, che faceva surf sulle onde del Pacifico del Sud, davanti la casa che aveva affittato nella australiana Gold Coast durante le riprese del film, aggiunge che “in Polinesia, lo squalo è il protettore della nostra famiglia. Viene chiamato mana, il potere sovrannaturale. Ho fatto un sogno in cui facevo surf e vedevo uno squalo enorme. Gli ho detto ‘Hey, fratello!  Sono uno di voi!’ Mi piacerebbe molto poter parlare con i pesci, con gli squali. Ovviamente adesso che sono Aquaman…”, scherza.

Protagonista al fianco di Momoa, Amber Heard dice, “La produzione ha concesso a Jason di poter intervenire sulla nostra versione di Aquaman, e Jason ha veramente ricreato il personaggio. Credo che sia una versione di Aquaman fresca, moderna, cool e totalmente diversa, che va oltre quello che ci si aspetta da un fumetto, ma che allo stesso tempo gli rimane fedele”.             Ad ampliare il discorso sulla doppia natura di Arthur, Momoa continua, “Si comporta da spaccone, ma è comprensivo e a volte ha anche paura. È un uomo buono, ma ciò che lo rende veramente grande è il fatto di essere l’unico che può far unire quelle due società così diverse, perché è anche un Atlantideo ed è il prescelto. Tuttavia, ciò che lo rende umano, anche umile nonostante la spavalderia, è il fatto che sa di non essere pronto per tutto ciò”.

Sfortunatamente per Arthur, il tempo non è suo alleato. Il fratellastro, Orm, ha capito tutto e il suo piano di fomentare un conflitto ha permesso ai produttori di includere nella storia un messaggio importante sulla salute del nostro pianeta. “Orm ha deciso di unire tutti i regni dei mari, per poi attaccare il mondo in superficie, principalmente per l’inquinamento dei mari causato dall’uomo”, spiega Momoa. “Ad Arthur non interessa essere il re, però non vuole che Orm crei danni alla superficie. Orm sta per unire i sette regni per prendere il controllo del mondo intero. Perciò, finalmente Arthur capisce che deve fermarlo e l’unico modo per farlo è quello di lanciarsi in questa enorme crociata, un’avventura epica. Quella è la parte eccitante perché ha quella vibrazione tipo ‘Alla ricerca della pietra verde’, che mi è piaciuta molto”.

Alla guida della battaglia troviamo Mera, figlia del Re Nereus e Principessa del regno acquatico di Xebel. Oltre al suo status regale—che include l’obbedienza al fidanzamento con Orm—ha il dono della idrocinetica, una straordinaria e potente abilità nel manipolare l’acqua. “Quello che amo del nostro film, è il fatto che James, gli sceneggiatori, i produttori…nessuno di loro voleva che Mera fosse l’ennesima fanciulla in pericolo”, dice la Heard dell’orgogliosa eroina. “E io, per una volta, mi sono sentita grata per aver deciso quell’approccio per una protagonista femminile. Mera è un’individualista intraprendente e una leader. Credo che il pubblico abbia voglia di vedere una donna che occupi un ruolo forte e lei è, sotto tutti i punti di vista, l’equivalente di Aquaman poiché riesce a salvarlo tanto quanto lui salva lei”.

Mera dimostra di essere una formidabile eroina e diventa alleata di Arthur, nel tentativo di salvare il mondo. “Emerge dall’acqua nel mezzo della notte, come ultima risorsa, per trascinare per il bavero un riluttante Arthur via dal mondo in superficie, via dalla sua sciatta, malinconica e ignorante zona sicura, perché si unisca alla sua missione di fermare il Re Orm dai suoi propositi”, continua la Heard. “Lei è l’unica che può veramente convincere Arthur ad andare ad Atlantide e salvare il mondo”. “Nel mondo dei fumetti, in realtà Mera è molto più potente di Arthur, sotto molti aspetti”, nota Wan. “Ha poteri che Arthur non possiede, e penso che questo sia affascinante. So che questo è ciò che ha convinto Amber ad accettare la parte. Però Amber la interpreta mettendo in mostra anche la sua vulnerabilità, che credo sia richiesto dal ruolo. Nel film, anche Mera sta cercando di scoprire il suo posto nel mondo. Entrambi i protagonisti vivono questo pazzesco rito di passaggio, imparando entrambi chi siano e chi debbano essere. “Quando ho conosciuto Amber, sono rimasto colpito dal suo carisma e dal suo fascino.  Le giovani ragazze possono prendere Mera a modello, anche lei un personaggio intelligente e forte”.  “Amber è fantastica”, dice Momoa. “Eravamo veramente in sintonia. In questa battaglia eravamo più che altro io e lei che andavamo ovunque, ed è stato molto divertente. E poi i nostri personaggi sono entrambi dei tipi tosti. Grazie alla sua abilità con l’acqua, Mera potrebbe avere la meglio su Arthur, sul serio. Ha un potere veramente straordinario”.

La fonte dei super poteri di Arthur come Aquaman, è sua madre, Atlanna, che è stata di ispirazione per la giovane Mera. Wan lancia l’intera avventura con la presentazione di un guardiano del faro del New England, chiamato Tom Curry, mentre salva la vita a una creatura marina umanoide. Era naufragata sulla spiaggia rocciosa adiacente il faro durante un violento uragano e, mentre la aiuta a riprendere i sensi, scopre che si tratta di Atlanna, Regina di Atlantide, fuggita dal suo regno sottomarino dopo essere stata promessa come sposa al suo ripugnante re. Così si innamorano e dal loro amore nasce un figlio, Arthur, in onore del leggendario re di Camelot. Nicole Kidman è interprete della regale Atlantidiana, la cui lotta per la libertà dà il via alla storia delle origini. “È una regina, ma anche una madre che deve sacrificarsi per potere stare accanto al figlio e salvarlo”, dice la Kidman. “Il suo sacrificio è un grande tema, ciò che le costa come persona e come si riflette sulla sua famiglia. Amo questo personaggio per la sua forza.  James mi diceva sempre che Atlanna è il cuore pulsante della storia, una definizione che mi piace molto”.  “Quando abbiamo iniziato a fare le scelte del casting per il ruolo di Atlanna, sapevamo di aver bisogno di un’attrice icona che interpretasse la parte”, dichiara Safran. “Sapevamo che dovesse essere qualcuno che portasse qualcosa di suo, che mettesse in campo la propria esperienza. Avevamo saputo che Nicole Kidman voleva lavorare con James, così l’abbiamo cercata e lei si è dimostrata entusiasta dal fatto di dover interpretare una supereroina, perché non aveva mai un ruolo del genere nella sua carriera”. Il genere ha suscitato un enorme fascino per l’attrice, che dice, “Ho appena finito di girare due film molto drammatici, quindi passare ora in questo mondo è stata un’opportunità divertente.  James mi ha fatto vedere alcuni disegni dello storyboard e ha detto, ‘Questa è la prova che ho sempre pensato a te’, e così mi ha conquistata. Come potevo dire di no? E poi lo amo, amo la sua energia, il suo entusiasmo, quello che offre al mondo. Lui è un autore che si applica con passione e conoscenza. E poi è una brava persona, quindi per me la scelta è stata facile. Infine, mi ha confidato che avremmo girato in Australia, che ovviamente ho preso come un favore personale’”. “Non immaginavo nessun’altra che potesse interpretare Atlanna che non fosse Nicole”, gli fa eco Cowan. “Ci sono momenti durante il casting, in cui non sei sicuro delle disponibilità degli attori. Perciò devi trovare delle alternative e domandarti, ‘E se poi non funziona? Dovremo ricominciare da capo’.  Per il ruolo di Atlanna non abbiamo mai avuto alcun dubbio”. Quando Arthur è poco più che un poppante, Atlanna fa ritorno controvoglia ad Atlantide a causa di circostanze insormontabili. Una volta arrivata, si sposerà con Orvax come da accordi, e partorirà un secondo figlio…

AQUAMAN (2018) | Trailer Esteso Ita del Film DC con Jason Momoa

Aquaman è stato girato in gran parte nella australiana Gold Coast, Queensland, sulla costa orientale del continente a sud di Brisbane. La produzione ha utilizzato tutti e nove i teatri di posa della Village Roadshow Studios, tra cui l’ultimo nato, Teatro 9. Tra gli oltre 50 set creati per il film, ha ospitato i luoghi deputati a Sala del Trono di Atlantide e il Coliseum, la nave da guerra di Re Orm e il magnifico Trono del Re Morto.  Anche se dotati di spazi enormi, la difficoltà maggiore di girare un film che si svolge principalmente sott’acqua è…l’acqua. “Fin quando possibile, sono una persona molto pratica. Amo girare con effetti reali, mi piace vederli e toccarli”, dice Wan. “Più riesco a lavorare con il mondo del reale e meglio è, così abbiamo girato molte scene asciutto per bagnato. Abbiamo fatto ampio uso del blue screen, ma abbiamo cercato di per quanto possibile di realizzare set materiali, e poi li abbiamo sommersi nelle cisterne di acqua a disposizione. Per me, certe cose vanno girate dal vivo; preferisco lasciare il campo ai ragazzi del digitale proprio quando non se ne può fare a meno. Abbiamo avuto difficoltà con alcune scene e abbiamo dovuto usare sia set veri che digitalizzati”. Lo scenografo Bill Brzeski dice, “la difficoltà nella creazione di un film di supereroi è comunque enorme. Intanto bisogna far apparire come se tutto fosse girato sotto la superficie dell’acqua e poi bisogna fare i conti con le realtà del mondo sottomarino.  Abbiamo compreso che non potevamo lavorare sott’acqua, e perlomeno due terzi del film è ambientato proprio lì, perciò è stato molto complicato”.

Brzeski dice, “Atlantide iniziò quando un’intera cultura scese sott’acqua e decise di rimanervi, evolvendosi in sette diversi regni: Atlantis, Brine, Fisherman, Xebel, Trench, Deserter e Lost. E la maggior parte di loro è ignara di cosa ci sia in superficie, perché non ci vanno mai.  Perciò, è come se due diversi mondi occupassero lo stesso pianeta senza mai entrare in contatto.  O perlomeno era così prima di questo film”. Per creare il set reale di Atlantide, Brzeski ha progettato “una cultura neoclassica proveniente da qualche parte del Mediterraneo…forse precursori dei Greci o del periodo Ellenico.   Perfino pre-Egizi. Ma ciò che sorprende è che questa cultura era sul punto di scoprire la tecnologia digitale”. Come per la Barrett con i costumi, Wan ha parlato a lungo con Brzeski “sul fatto di dovessero costruire materiali in superficie come i mattoni, legno, metallo e i vari tipi di tessuto che indossiamo. Materiali forse sconosciuti sotto il mare”, dice il regista. “Perciò, abbiamo cercato di lasciarci influenzare dagli oceani e dal mondo marittimo e nautico. Abbiamo pensato che le loro costruzioni fossero costituite da materiale organico, come il corallo. Vivono dentro cose vive?  E poi, da cosa ricavano la luce?  Vivono talmente in profondità che i raggi del sole non riescono a penetrare il mare. Quale è il loro sole? Il ciclo del sole è quello che regola il nostro orologio biologico, i nostri bioritmi, giusto?  Se non c’è il sole, cos’è che lo fa? Cos’è che fornisce energia?”. “Quello è stato un bel problema”, nota Brzeski, “così abbiamo pensato alla bioluminescenza e alla luminosità dei coralli. Le creature degli abissi oceanici si fanno luce da sole grazie alla bioluminescenza, così siamo rimasti dell’idea che gli Atlantidiani non erano una cultura primitiva trasferita sott’acqua, anzi, erano molto avanzati”.

Per riprendere questa civilizzazione con la macchina da presa, Wan ha collaborato con il direttore della fotografia Don Burgess, giunto sul set con alcune speciali tecniche di illuminazione, ideali per le riprese in acqua. “Questo è un vecchio trucco: vassoi d’acqua sotto il palcoscenico, posti al di sotto delle lampade alla trave. Poi si mettono a fuoco queste luci comandate dal computer, per indirizzarle verso una trama che ti fa sembrare come se si fosse sotto l’acqua, con una reazione a catena creata dall’uso di corde per far brillare l’acqua nei vassoi”, rivela. “Ho girato molti film sull’acqua e sotto l’acqua”, continua Burgess. “La difficoltà in questo film, era data dal fatto di dover creare un mondo sottomarino in un ambiente asciutto. Per questo motivo abbiamo sviluppato delle tecniche che avevo già provato in passato, ma mai per queste dimensioni. Qui abbiamo dovuto spingere al massimo, e io adoro le sfide in cui devo fare cose mai fatte prima”. Elaborando, Burgess dice, “In questo film, abbiamo usato molte luci comandate dal computer e molti movimenti di macchina per creare la sensazione di trovarci sott’acqua. La luce viaggia attraverso l’acqua in una certa maniera. Abbiamo studiato questo fenomeno prima di emularlo in alcuni dei set che abbiamo costruito. Abbiamo provato anche diverse velocità di otturazione, angoli di ripresa e lunghezze di esposizione per manipolare l’immagine, così da permettere al pubblico di sentirsi seduto sul fondo del mare”.

Nonostante molto di Atlantide sia stato creato dalla CGI in post-produzione, due dei set reali di Brzeski replicavano il regno sottomarino, incluso l’anello di fuoco dojo, che lui definisce “la nostra versione del Colosseo dei gladiatori” e la stanza delle armi dove, dice lui, “i gladiatori si vestivano. Si tratta di una stanza con colonne adornate da vestiti da gladiatore e numerose armature, antiche migliaia di anni”. Uno dei pezzi sommersi più impressionanti progettati, riempiva l’intero teatro di posa 8: un galeone affondato completamente incrostato di cirripedi e alghe. “Quel set era fenomenale”, commenta entusiasta Safran. “È lì che Vulko parla della battaglia a Mera e Arthur, ed è lì che si tiene una grande scena d’azione con i commando di Atlantide che attaccano Arthur.  Non riuscivamo a credere al look e alla sensazione che dava quel set, ogni crostaceo, ogni pezzo di corallo sembra che si trovi lì da sempre. Con quel lavoro Bill ha fatto veramente centro”. Nella storia, all’interno dello scafo del galeone si è formata una sacca d’aria, così la squadra ha costruito un meccanismo vecchia maniera per la cascata d’acqua, chiamato “flusso laminare”, un muro di acqua in cui Arthur e Mera nuotano dalle profondità dell’oceano fino all’interno vuoto della nave. Il meccanismo è risultato complesso, poiché la lastra d’acqua durava parecchio prima che la velocità terminale la rompesse. Nonostante questi intoppi, l’effetto generale è stato realizzato alla grande. Il flusso laminare è stato triplicato in grandezza per scene girate in seguito, quelle in cui Arthur passa attraverso una cascata vestito in pompa magna da Aquaman—la tuta dell’eroe in oro e verde.

Brzeski ammette che uno dei suoi set preferiti, era il “Tempio del Re Morto”, una struttura piramidale eretta in un angolo del teatro 9, nella quale il cadavere del defunto Re Atlan siede su un trono, con le sue fredde mani senza vita saldamente strette attorno al sacro tridente. “Questo tempio è una cavernosa stanza a cupola, una enorme cavità sotto la crosta terrestre”, racconta Brzeski del fondamentale set, posizionato contro10 metri di blue-screen pe consentire ai tecnici della CG di creare il loro fondale. “È un luogo magico all’interno della storia, una sorta di ‘viaggio al centro della Terra’, l’oceano all’interno del nucleo terrestre simile alle caverne di Carlsbad, ma molto, molto più grande”, dice il designer. Un set nettamente poco Atlantideo, era il sottomarino russo requisito dai pirati, una parte del quale—la sua camera di lancio— è stata costruita sopra una cisterna poi sommersa durante una lotta fra Arthur e David Kane. L’azione è stata realizzata grazie a uno dei tanti cardani meccanizzati del supervisore agli SFX Brian Cox, costruiti per una varietà di set smuovibili.

Altri set spaziano da quello a raggiera di Black Manta e il suo laboratorio, all’interno della bocca di una balena, dove Arthur e Mera trovano rifugio, fino all’accogliente interno del faro di Tom Curry. La casa di Curry era annidata nella città fittizia del New England, Amnesty Bay; alcune riprese effettuate nel Newfoundland sono servite a questo proposito.  Brzeski e il suo art director Bill Booth hanno disegnato il set, un faro completo di tutto affacciato sul Pacifico del Sud nel villaggio di Hastings Point, New South Wales. Brzeski dichiara, “Abbiamo cercato paesaggi che ricordassero il Maine e, in gran parte, l’Australia non ricorda certo il Maine. Le sue rocce sono diverse. Anche la fauna e la flora sono differenti. Ma Hastings Point è stata un’ottima scoperta: una bellissima roccaforte, dove le rocce escono dal mare spazzate dalle onde e balene in lontananza. Era un grane posto dove costruire il nostro faro e farlo sembrare il New England”. Costruito in un magazzino a decine di chilometri di distanza, gli esterni del faro sono stati trasportati a pezzi e assemblati in loco, come un puzzle gigante. “Il luogo è un parco nazionale proprio sul mare, e noi non volevamo disturbare o danneggiare il paesaggio”, spiega Brzeski. Come ogni quartiere accogliente sul mare, anche Amnesty Bay ha il suo bar che si rispetti: quello di Tom e Arthur è il Terry’s Sunken Galleon Bar, situato su un pezzo di terra chiamato The Spit, una duna di sabbia permanente che separa un canale dalle acque del Pacifico del Sud, sulla Main Beach della Gold Coast, una mezzora di distanza dai teatri di posa. È diventato immediatamente uno dei preferiti dalla produzione. Il cast e la troupe non erano gli unici a sentirsi a casa al Terry’s. “C’era gente del posto che si avvicinava per la prima volta, dopo aver messo le insegne fuori dal locale, commentando che non sapevano neanche della sua esistenza”, dice l’arredatore Bev Dunn. “Un punto a favore di quel set era l’odore del mare, che era proprio fuori dalla finestra. Quello non avremmo mai potuto riprodurlo in un teatro”.

Un altro luogo perfetto per le sequenze drammatiche del film, è stato scoperto su un’antiquata isola paradisiaca chiamata North Stradbroke Island, poco al largo di Brisbane, la capitale del Queensland. Una gola appartata sulla spiaggia nord dell’isola, chiamata Lookout Point, è servita come parziale esterno della “Isola del Re Morto”. Oltre ai vari luoghi scoperti e ai numerosi set costruiti nei teatri di posa, la produzione ha anche usato gli sterminati spazi aperti dello studio, dove Brzeski ha eretto una bellissima piazza Italiana, basata su quella del villaggio collinare Siciliano di Erice, teatro di un’intensa scena di inseguimento. Le cineprese hanno anche catturato esterni mozzafiato in Italia e Marocco.

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