Fate i giochi non fate la guerra: Cranio Creations per l’Ucraina

Secondo i dati dell’UNHCR, sono oltre 168.000 i rifugiati ucraini presenti in Italia*. Per aiutare le famiglie e i bambini costretti a scappare dalle loro case, è necessario costruire consciamente spazi ed istanze di protezione e di scoperta, dove coloro che accolgono e coloro che vengono accolti possano creare uno scambio che vada al di là delle tragiche condizioni che lo causano ma che permetta una vera e propria integrazione sociale. Cranio Creations conosce in prima persona la capacità dei momenti di gioco di costruire legami, rafforzare amicizie e crearne di nuove: è per questo che la casa editrice italiana specializzata in giochi da tavolo ha deciso supportare i rifugiati ucraini in Italia con la creazione di Nome in Codice Ucraina, la versione bilingue in ucraino e italiano del famosissimo gioco di parole.

Basandosi sulla consapevolezza che il gioco è un diritto fondamentale per lo sviluppo cognitivo, fisico, sociale ed emotivo dei bambini e degli adolescenti, come riconosciuto dall’Alto Commissariato per i Diritti Umani delle Nazioni Unite, Nome in Codice Ucraina è distribuito gratuitamente alle associazioni impegnate nell’accoglienza dei profughi e alle famiglie ospitanti. Il gioco è stato adattato per facilitare l’apprendimento e l’integrazione linguistica tra i rifugiati ucraini e la comunità italiana: le carte presentano trascrizioni fonetiche e traduzioni, consentendo ad entrambe le realtà di apprendere nuove parole in modo divertente e intuitivo. Questo approccio ludico, ben lungi dall’essere semplice svago, permette ai rifugiati di familiarizzare con l’ambiente circostante attraverso un’attività e in uno spazio, il tavolo da gioco, dove possono sentirsi sicuri e accettati. L’interazione che ne deriva non solo stimola la mente, ma incoraggia anche la creazione di legami sociali, riducendo la sensazione di isolamento che molti rifugiati possono sperimentare.

L’iniziativa umanitaria affonda le sue radici nel progetto originale di Czech Games Edition (CGE), editore di Nome in Codice in Repubblica Ceca. La loro vicinanza geografica e la profonda comprensione delle sfide affrontate dai rifugiati hanno motivato CGE a intraprendere quest’azione solidale, riconoscendo immediatamente l’importanza di estendere il proprio impegno ben oltre i confini nazionali. In Italia, Cranio Creations ha pubblicato e distribuito la versione bilingue del gioco in collaborazione con associazioni come Refugees Welcome, Caritas, Save the Children e SOS Villaggi dei Bambini.

Il progetto verrà presentato in una conferenza stampa presso la Camera dei Deputati il 14 dicembre alle 13:00, introdotta dalla Onorevole Maria Chiara Gadda di Italia Viva. Interverranno Lorenzo Tucci Sorrentino, CEO e fondatore di Cranio Creations; Maurizio Cutrino, Direttore di Assogiocattoli; Giovanna Piergentili, Responsabile della Comunicazione dei negozi Città del Sole di Roma; Fabiana Musicco, Direttrice di Refugees Welcome Italia e Iryna Luts, Presidente di Ucraina Più-Milano APS, che esploreranno insieme il potenziale delle esperienze ludiche nel promuovere l’integrazione sociale e il progresso.

Lorenzo Tucci Sorrentino ha commentato:

Con l’obiettivo di costruire ponti anziché muri, il gioco contribuisce a tessere una rete di supporto comunitario per coloro che sono stati costretti a lasciare la loro casa, affrontando le sfide dell’integrazione in un nuovo paese con dignità e speranza… Il nostro impegno in questa iniziativa è il riflesso di una visione più ampia: quella di un mondo in cui il gioco assume il ruolo di catalizzatore di valori costruttivi, integrazione e sviluppo personale. La nostra identità si basa proprio su questi valori, che guidano ogni nostro passo verso la realizzazione di esperienze ludiche che siano non solo intrattenimento, ma anche strumenti di crescita personale e sociale”.

Le copie omaggio di Nome in Codice Ucraina saranno disponibili per tutti i nuclei familiari, le persone e le associazioni che ospitano rifugiati ucraini ma anche per tutte quelle persone che vorranno aiutarci a diffonderlo, presso tutti i Cranio Store (https://www.craniocreations.it/cranio-store) e i punti vendita Città del Sole, al fine di ampliare ancora di più la portata del progetto e per garantirne la diffusione capillare.

Il lavoro per i percettori di reddito? Toglietelo ai bambini!

Il lavoro ai percettori l’hanno rubato i bambini, è chiaro e ora vi spieghiamo perché. Partendo da un dato semplice semplice: è dal 2019 che parliamo di reddito di cittadinanza, sostenendo che non ci sia lavoro per quelle centinaia di migliaia di percettori, perché sarebbero non qualificati e senza titoli di studio.

E invece, sapete la novità? Che il lavoro, per tutti quei percettori, dal primo all’ultimo, ci sarebbe pure. Anzi già c’è, è in mezzo a noi. Solo che è in nero e nessuno sembra essere seriamente intenzionato a farlo diventare “in bianco”.

Grave? Più che grave, tragico, perché per oggi – si scopre ora – quel lavoro lì lo fanno bambini e minori sotto i 15 anni. Alla faccia della legalità.

IL RAPPORTO. A dirlo non è qualcuno senza titolo ma, insomma, niente meno che Save the Children. Che in un rapporto pubblicato qui, racconta che ci sono circa 336mila minori in Italia impiegati in vario modo. Minori, sotto i quindici anni, avete capito bene. In Italia. Ecco, per loro il lavoro c’è eccome, soprattutto nel settore della ristorazione e del commercio.

Insomma, l’ennesima dimostrazione che il mercato avrebbe bisogno eccome di forza lavoro, fosse anche non qualificata e senza titoli di studio (come  quei ragazzi). Ma piuttosto che assumere regolarmente chi ne avrebbe bisogno, disoccupati e percettori di reddito, il “Sistema Italia” preferisce gettarsi sui più deboli dei deboli. Sui bambini, fornendo l’illusione di quattro soldi sotto banco che li facciano sentire grandi.

Un fatto gravissimo, e non solo dal punto di vista della legge: perché quell’illusione di guadagno infatti è uno dei motivi principali a spingere tanti minori ad abbandonare gli studi, affascinati dai “soldi facili”.

Secondo Save the Children infatti il lavoro minorile è strettamente connesso all’abbandono degli studi.  Pensate che tra i 14-15enni intervistati che lavorano o hanno lavorato l’anno precedente, quasi 1 su 3 (29,9%) lo ha fatto durante i giorni di scuola e tra questi il 4,9% ha saltato le lezioni per lavorare.

Conseguenza? I ragazzi che lavorano vengono bocciati quasi il doppio degli altri e abbandonano totalmente la scuola più del doppio di chi non lavora. Qualcosa vorrà pur dire, no?

MARE FUORI – E poi ci sono le carceri minorili, “quelli che sbagliano”. Che c’entra questo con il lavoro?

C’entra, perché anche in questo caso, una buona fetta di quanti sono dietro le sbarre, è formata da quelli che avevano lasciato gli studi e che avevano avuto delle esperienze lavorative saltuarie e fatte di sfruttamento e di illegalità. Tutte situazioni che – per gli psicologi che li seguono – hanno ingenerato in questi ragazzi sfiducia verso la società e aumentato la loro propensione al crimine.

Questo vuol dire che tutti quelli che hanno aiutato lo zio al bar sono destinati al peggio?

Assolutamente no, ma di sicuro non si scherza con il fuoco e il lavoro non può e non deve spingere ad abbandonare il percorso di studi.

Anche perché è un cane che si morde la coda: la maggior parte dei ragazzini/ragazzi che lavora in nero (e lascia gli studi) viene da famiglie che hanno fatto lo stesso percorso. Famiglie che hanno bassi (o assenti) titoli di studi e che quindi sono state relegate a lavori qualificati e poco retribuiti. Nuclei che andrebbero aiutati offrendo un’assistenza ai loro figli, per permettergli di concludere un percorso scolastico che possa aiutarli a prendere “l’ascensore sociale”.

LA SPERANZA. Insomma, l’allarme di Save the Children appare chiaro: liberiamo il futuro di questi minori, non facciamoli cadere nella spirale del lavoro nero e dell’abbandono dei cicli scolastici.

Piuttosto – aggiungiamo noi – prendiamo atto per l’ennesima volta che contrariamente a quanto si dice, c’è un chiaro bisogno (anche) di personale non qualificato e senza un livello di istruzione alto. La verità è che il lavoro c’è ma è in nero.

Restituiamo ai bambini e ai nostri ragazzi la loro spensieratezza, facciamo emergere il lavoro nero. E – riprendendo stavolta seriamente quella che era una provocazione – diamo un lavoro dignitoso a chi percepisce il reddito di cittadinanza: 336mila posti potrebbero essere a disposizione.

L’iniziativa benefica Kimi’s Creator Challenge

Dopo aver recentemente annunciato il prosieguo della collaborazione per tutto il 2021 tra Acer e Sauber Motorsport, società che gestisce il gruppo Alfa Romeo Racing ORLEN, nella giornata odierna Acer presenta la “Kimi’s Creator Challenge”, iniziativa internazionale con finalità benefica organizzata in partnership con Sparco e Alfa Romeo Racing ORLEN, con il contributo del pilota ufficiale del team Kimi Räikkönen.  Con questa ulteriore collaborazione Acer continua a dimostrare il proprio impegno come protagonista attiva nel mondo sportivo, sia tradizionale che eSport, attraverso numerose partnership con le realtà più rinomate del settore. La challenge è aperta a tutti i creator, chiamati a progettare le scarpe da corsa che saranno indossate da Räikkönen – uno dei piloti più iconici e famosi del motorsport – durante uno dei prossimi weekend del Gran Premio di Formula Uno. In seguito le scarpe saranno messe all’asta a sostegno dell’organizzazione per i diritti dei bambini, Save the Children.

Come partecipare alla Kimi’s Creator Challenge1:

  • I partecipanti possono scaricare le linee guida e un template dalla landing page ufficiale dell’iniziativa e caricare il disegno realizzato sul sito stesso.
  • I tre migliori progetti saranno scelti in una votazione online, mentre il vincitore finale sarà decretato da una giuria composta da Kimi Räikkönen e da manager Acer, Alfa Romeo Racing ORLEN e Sparco.
  •  La scarpa vincitrice sarà prodotta e donata da Sparco dopo essere stata indossata da Kimi Räikkönen durante un weekend di gara. Verrà autografata e messa all’asta insieme a un notebook ConceptD 7, per raccogliere fondi a favore di Save the Children.
  • Il vincitore sarà annunciato a metà giugno e premiato con un ConceptD Creator Studio (postazione composta da workstation ConceptD 300 e monitor CP)

Hajo Blingen, Vice President Marketing, Acer EMEA, afferma:

“La partnership con Alfa Romeo Racing ORLEN ci consente di coinvolgere tutti i creativi e al tempo stesso di dimostrare il nostro impegno nella responsabilità sociale… Dando il sostegno all’istruzione di bambini bisognosi si può offrire loro un futuro pieno di possibilità, speranza ed opportunità. Per questo siamo grati per il lavoro svolto da Save the Children e orgogliosi che Acer possa supportare questa organizzazione. Ispirati dalle potenzialità delle workstation ConceptD di Acer, permetteremo ai creativi di liberare il proprio estro per una causa importante”.

Fa eco Yan Lefort, Commercial Director of Alfa Romeo Racing ORLEN:

“La creazione di sinergie con i nostri partner è sempre stato un obiettivo chiave del nostro team commerciale… Una proficua collaborazione, anche nell’utilizzo efficiente dei rispettivi asset, ci consente, infatti, di creare campagne di alto valore. Con questa particolare iniziativa, il concetto di partnership è incarnato dal sostegno diretto ai bambini bisognosi attraverso la collaborazione con un partner benefico, Save the Children. Sapendo di far del bene, ci siamo entusiasmati maggiormente nella realizzazione e nello sviluppo del progetto. Per noi, questa è l’equazione perfetta per l’attivazione di partnership”.

I tre disegni più votati saranno giudicati da una giuria composta da Frédéric Vasseur, Team Principal di Alfa Romeo Racing ORLEN; Hajo Blingen, Vice President Marketing, Acer Europe; Daniela Vignale, Motorsport Manager, Sparco; e da Kimi Rӓikkӧnen. Le grafiche finali saranno valutate in base a diversi criteri come l’originalità, l’impatto emotivo, l’estetica e la possibilità di realizzazione. Il vincitore finale riceverà un ConceptD Creator Studio e vedrà il suo design indossato dal pilota Kimi Rӓikkӧnen durante uno dei prossimi weekend dei GP di Formula Uno e successivamente venduto all’asta con tutti i proventi destinati a “Save the Children“. La Kimi’s Creator Challenge sarà attiva in 15 nazioni e saranno anche proposte promozioni speciali su prodotti Acer ConceptD presenti sull’Acer Store nazionale. Per maggiori dettagli sulla Kimi’s Creator Challenge è possibile visitare la pagina ufficiale sul sito. I partecipanti potranno caricare i loro design di scarpe tra e il 1 giugno 2021; il vincitore sarà annunciato a metà giugno.

La pericolosità nelle “challenge” sui social

Ricordate quando alcuni anni fa sui social media si diffuse il fenomeno noto come Mannequin Challenge per cui nascevano virali decine di video in cui persone alle prese con la vita quotidiana ad un certo punto si immobilizzassero come manichini, come se fossero state congelate in un tempo sospeso. Questa è stata una delle più famose sfide del web che si è diffusa rapidamente diventando virale qualche anno fa. Le sfide sono proprio queste “prove condivise”, lanciate sui social media, con l’intento di diffondersi e diventare globali: le azioni relative a queste sfide vengono registrate o fotografate, si taggano amici e conoscenti, e tutto viene pubblicato sui vari canali social nella speranza di coinvolgere altri e fare like diffondendosi velocementea livello mondiale.

Secondo molti la prima di queste sfide si diffuse nella lontana estate del 2014 quando imperversò su YouTube la “Ice bucket challenge” che nacque a New York per il raggiungimento di uno scopo benefico. Alcune volte, le sfide hanno duqneu uno scopo sociale, mentre nella maggior parte dei casi sono solo divertenti, e talvolta, anzi spesso possono addirittura essere pericolose tanto da essere letali per gli stessi creator. Ma a cosa servono? Cosa spinge le persone a lanciare queste sfide?

Spesso, si tratta semplicemente di trovare nuovi follower e aumentare l’autostima basata sul riconoscimento sociale: un aspetto estremamente delicato, soprattutto per gli adolescenti. Altre volte, le sfide possono essere un modo per mettersi alla prova e testare i propri limiti. Altre ancora sono solo un modo per divertirsi e sperimentare qualcosa di nuovo. Tuttavia, non possiamo ignorare il potenziale rischio delle challenge sui social media.

Alcune sfide superano i limiti di legalità e sicurezza, con prove allarmanti che diventano virali grazie a specifici hashtag. Ad esempio, c’è la tristemente nota sfida della Blue Whale, un tragico gioco di cui si è tanto discusso in passato anche grazie a un servizio delle Iene. Questa sfida dura 50 giorni e prevede una serie di prove autolesionistiche sempre più gravi, che culminano nel suicidio. È davvero spaventoso. C’è anche la sfida del Milk Challenge, che consiste nell’ingerire tre litri di latte senza interruzione e senza vomitare. Poi c’è la sfida del carsurfing, che richiede di salire sul tetto di un’auto in movimento e mantenere l’equilibrio. E non dimentichiamo l’Eraser Challenge, in cui bisogna sfregare il braccio con una gomma fino a farlo sanguinare. Infine, c’è la sfida delle Tide Pods, una delle sfide più famose del 2018, che consiste nell’ingerire una capsula di detersivo per lavatrici…

Queste sfide estreme vengono create per suscitare scalpore e attrarre attenzione, e spesso i giovani finiscono per parteciparvi per evitare di sentirsi esclusi, per non sembrare paurosi o per cercare un po’ di adrenalina in giornate noiose e prive di stimoli positivi. È un insieme di dinamiche complesse e delicate, su cui però il mondo dei social media, sempre più parte integrante delle nostre vite, ci spinge a riflettere.

Per proteggere i più piccoli dai possibili rischi delle sfide social, Save the Children ha pubblicato un vademecum per condividere con gli  adulti alcune regole per una fruizione consapevole delle piattaforme da parte di bambini e adolescenti senza dimenticare che è possibile iscriversi ai social network solo dai 13 anni in su, con il consenso dei genitori, oppure dai 14 anni, da soli.

Ecco alcuni consigli utili di Save the Children:

  • Occorre non dare per scontato il grado di autonomia che possono avere nell’uso delle tecnologie digitali e non avere paura di stabilire regole anche sulla condivisione delle attività e sui tempi di utilizzo.

  • La gestione della propria identità online va supportata, soprattutto agli inizi della loro vita social, sempre cercando di non risultare invadenti.

  • Parlare, interessarsi e prevenire sono le parole chiave, dunque, per evitare di trovarsi coinvolti in situazioni rischiose. Sebbene la pratica di verificare i contenuti a cui nostro figlio/figlia ha accesso possa essere un comportamento consigliabile nel caso dei più piccoli, facendone sempre oggetto di dialogo e come pretesto per spunti educativi, ciò potrebbe anche essere inutile e controproducente con gli adolescenti più grandi. Inutile per il moltiplicarsi di spazi, canali e “luoghi” virtuali a cui è possibile accedere con particolari abilità informatiche; controproducente perché allontana, lede la privacy a cui hanno diritto e soprattutto interferisce con una dinamica educativa basata sulla responsabilizzazione, la progressiva autonomia e la fiducia.

  • Gli adolescenti vanno supportati nel riconoscimento e nella gestione delle proprie emozioni, nello sviluppo di autonomia, responsabilità e senso etico. Devono imparare ad esercitare il proprio pensiero critico anche quando sono online, quando cioè provare empatia per l’altro è più difficile, perché scatta un meccanismo di de-responsabilizzazione e di distacco. Devono sapere che se si ritrovano in una situazione più grande di loro, possono chiedere aiuto e possono chiederlo e riceverlo anche se si sono messi nei guai.

Atri consigli utili sulle sfide online sia per i genitori, sia per ragazzi e ragazze.

Dentiblù e i “Punti Luce” di Save the Children

illuminiamoilfuturo

La casa editrice Dentiblù , da sempre attenta a tematiche come l’integrazione sociale, donerà un’ampia selezione dei suoi albi a fumetti più apprezzati alla biblioteca del centro polifunzionale di Torre Maura a Roma. La casa editrice sostiene i “Punti Luce”, il progetto lanciato da Save the Children, l’Organizzazione dedicata dal 1919 a salvare i bambini e tutelarne i diritti, nell’ambito della campagna Illuminiamo il Futuro, donando un’ampia selezione dei suoi albi a fumetti più apprezzati alla biblioteca del Punto Luce di Torre Maura, il secondo di Roma, in via Walter Tobagi angolo Ruderi di Casa Calda.

I Punti Luce costituiscono uno spazio accogliente, sicuro, privo di barriere architettoniche, all’interno del quale vengono ospitate numerose attività, come laboratori di musica, teatro, fotografia, sostegno allo studio, ma anche iniziative rivolte alle mamme e ai papà e servizi di consulenza. La struttura di Torre Maura ha al suo interno anche una biblioteca, per avvicinare bambini e ragazzi alla lettura Scopo della campagna “Illuminiamo il Futuro” è, infatti, proprio quello di combattere la povertà educativa e l’esclusione sociale e culturale.

Dentiblù, casa editrice specializzata in albi a fumetti e letteratura umoristica, ha deciso di sostenere il progetto inviando una vasta selezione dei suoi titoli più amati. In particolare, è stata donata tutta la collana del personaggio di punta della casa editrice, Zannablù, un simpatico cinghiale dalle lunghe zanne cerulee, nato dalla matita dei fondatori della casa editrice, Stefano Bonfanti e Barbara Barbieri, proprio con l’intento di veicolare in modo leggero e divertente i temi dell’integrazione sociale e della solidarietà. Zannablù vive in un mondo abitato da due popoli, quello dei cinghiali e quello dei maiali, ma nessuno di questi lo accetta veramente: il primo a causa della diversità delle sue zanne, il secondo perché di specie diversa.

Tra gli altri albi, anche ARTErnativa, che propone opere d’arte reali spiegate in modo assurdo da tre improbabili critici, i volumi di Sacro/Profano, divertente trilogia con protagonista una coppia formata da un angelo e un diavolo, le avventure di Felinia (Sketch&Breakfast), gli albi di Deficients & Dragons e i 2 capitoli di Pappafifa, storia di un tenerissimo mostriciattolo che “mangia” le paure del suo amico. “In ‘Zannablù e il segreto della besciamella’, prima apparizione del personaggio, affrontiamo il tema della diversità e del desiderio di appartenenza ad una comunità. – Hanno commentato Bonfanti e Barbieri. – Nella storia, maiali e cinghiali vivono vicini ma separati da un fosso, un confine fisico che sarebbe facilmente scavalcabile, ma reso quasi insormontabile da preconcetti culturali, secondo i quali i due popoli sarebbero troppo diversi, e per questo non possono convivere. Abbiamo deciso di sostenere il nuovo Punto Luce di Save the Children donando alcuni albi alla loro biblioteca perché condividiamo i loro valori ed ammiriamo il loro impegno, e riteniamo, inoltre, molto importante far avvicinare bambini e ragazzi alla lettura sin da piccoli. Che si tratti di fumetti, romanzi o classici, il potere educativo che deriva dal leggere è di fondamentale importanza, perché un giovane che legge sarà un adulto informato e, quindi, più consapevole”.

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