Francesco Borromini, un ticinese che rivoluzionò l’architettura del suo tempo

Nel 1631, il cardinale Bernardino Spada si mise alla ricerca di una residenza adeguata al suo rango, e la scelta cadde su Palazzo Capodiferro, sia per la grandezza che per il prezzo ritenuto ragionevole. Tuttavia, per soddisfare appieno i suoi desideri di rappresentanza, erano necessari dispendiosi lavori di ristrutturazione che finirono per costare il doppio della cifra pagata per l’acquisto.

Come prima cosa il cardinale fece sostituire lo stemma del predecessore con il proprio, poi chiamò a Roma i pittori bolognesi Angelo Michele Colonna e Agostino Mitelli per decorare il salone principale. Ma c’era un problema da risolvere: il palazzo occupava quasi l’intero appezzamento, cioè mancava quell’ampio giardino che tradizionalmente abbelliva una proprietà del genere, e anche il terreno acquistato da un vicino purtroppo non era più grande di un fazzoletto.

Quando nel 1635 Bernardino Spada incaricò Francesco Borromini dei lavori di restauro della facciata, pregò l’architetto di trovargli una soluzione.  Francesco Borromini non ha ancora vent’anni quando arriva a Roma a piedi da Milano, lasciando i genitori e il suo lavoro di umile scalpellino al Duomo per inseguire il sogno di lavorare nel cantiere più prestigioso del suo tempo, la Fabbrica di San Pietro. È il 1619, Roma è il centro dell’arte occidentale, ‘the place to be’ per ogni pittore, scultore, architetto che desideri la gloria e che consideri Michelangelo il suo maestro. È qui che spuntano ogni giorno nuovi cantieri di chiese, fontane, palazzi nobiliari e sedi di giovani e ambiziose congregazioni religiose di tutta Europa: a cominciare dalla nuova Basilica di San Pietro, la Chiesa ha deciso di utilizzare l’arte e l’urbanistica come potente mezzo di fascino e persuasione e come simbolo di grandezza di fronte al mondo, per rilanciare il suo messaggio dopo lo shock provocato dalla Riforma protestante di Martin Lutero. Questa è la storia di Borromini, un giovane nato in Canton Ticino che si trasferisce là dove l’arte del suo tempo ha trovato il suo cuore pulsante. Diventa allievo di Carlo Maderno, che lo prende come suo assistente e rappresenta per lui un secondo padre, si priva di tutto per inseguire un sogno, si fa tutt’uno con la sua arte, senza altra ambizione che quella di riuscire a realizzarla lottando per affermarsi.

Per il Palazzo del cardinale Spada, Borromini creò una galleria di colonne in apparenza lunga almeno venticinque metri, in realtà di appena otto e mezzo. L’inganno ottico fu reso possibile dalla costruzione a cannocchiale della galleria, che all’entrata misura sei metri d’altezza e tre di larghezza e rimpiccolisce progressivamente fino ad arrivare ai due metri d’altezza e uno di larghezza, mentre il pavimento procede in leggera salita.

La scultura di Marte sullo sfondo sembra enorme, ma è alta solamente ottanta centimetri. L’effetto era notevolissimo. Quando il cardinale riceveva i suoi illustri ospiti nella corte interna, essi potevano scorgere la galleria da un’apertura e ammirare così l’apparente profondità della proprietà. E persino coloro che erano a conoscenza del segreto erano incantati dalla spettacolare invenzione. Oggi Palazzo Spada espone la preziosa collezione del cardinale ed è sede del Consiglio di Stato.

di Annarita Sanna

Palazzo Spada a Roma

Palazzo Spada è l’edificio di Roma nel quale hanno sede sia il Consiglio di Stato che la Galleria Spada. Si trova in Piazza Capo di Ferro, una piccola piazzetta del Rione Regola, lungo il percorso che da piazza Farnese conduce a via Arenula. Fu costruito nel 1540 per il cardinale Girolamo Recanati Capodiferro (1501–1559). L’architetto fu Bartolomeo Baronino da Casale Monferrato, mentre una squadra di lavoro coordinata da Giulio Mazzoni creò i sontuosi stucchi sia dell’interno che degli esterni.Il palazzo fu comprato nel 1632 dal cardinale Bernardino Spada, il quale incaricò Francesco Borromini di modificarlo secondo i nuovi gusti dell’epoca, propendenti per lo stile barocco.
 
 
Borromini creò, tra l’altro, il capolavoro di trompe-l’oeil della falsa prospettiva nell’androne dell’accesso al cortile, in cui la sequenza di colonne di altezza decrescente e il pavimento che si alza generano l’illusione ottica di una galleria lunga 37 metri (mentre è di 8); in fondo alla galleria, in un giardino illuminato dal sole, si trova una scultura che sembra a grandezza naturale, mentre in realtà è alta solo 60 centimetri. Per creare la sua falsa prospettiva, Borromini fu aiutato dal matematico, Padre Giovanni Maria da Bitonto.
 
Le decorazioni scultoree in stucco manieristiche della facciata del palazzo, ispirate a quelle di Palazzo Branconio dell’Aquila e del cortile, con sculture all’interno di nicchie incorniciate da ghirlande di fiori e frutta, grottesche e scene di significato simbolico in bassorilievo fra le piccole finestre del mezzanino, ne fanno la più ricca facciata del Cinquecento romano. Le statue del primo piano rappresentano Traiano, Pompeo, Fabio Massimo, Romolo, Numa Pompilio, Marco Claudio Marcello, Giulio Cesare e Augusto. Le loro imprese sono narrate in otto grandi riquadri che si alternano alle finestre dell’ultimo piano.
 
 
Nel cortile sono collocate le statue di Ercole, Marte, Venere, Giunone, Giove, Proserpina, Minerva, Mercurio, Anfitrite, Nettuno e Plutone. Il palazzo ospita, al primo piano, in un salone attiguo alla sala delle Quattro stagioni, anche una colossale scultura di Pompeo Magno, ritenuta essere quella ai cui piedi cadde Giulio Cesare.
 
Fu trovata sotto le mura di confine di due case romane nel 1552 nel vicolo dei Leutari (vicino alla Cancellieria): doveva essere decapitata per soddisfare le pretese di entrambe le famiglie, ma il cardinale Capodiferro, chiamato a dirimere la questione, intercedette a favore della scultura presso papa Giulio III, che la comprò, donandola poi al cardinale Capodiferro.
 
Palazzo Spada è stato acquistato, con tutti gli arredi e la galleria, dallo Stato Italiano nel 1927 e attualmente ospita il Consiglio di Stato. Nei primi mesi del 2014 a causa dei lavori per la creazione di alcuni locali sotterranei, fra cui un parcheggio, sono state smontate le fontane seicentesche ed è stato rimosso il manto erboso che ricopriva il giardino retrostante il palazzo, il tutto verrà ripristinato al termine dei lavori di costruzione dei locali sotterranei.
 
La collezione del cardinale Spada, la Galleria Spada, espone in quattro sale pitture del XVI e XVII secolo di Andrea del Sarto, Guido Reni, Tiziano, Jan Brueghel il Vecchio, Guercino, Rubens, Hans Dürer, Caravaggio, Domenichino, Annibale Carracci, Salvator Rosa, Parmigianino, Francesco Solimena e Artemisia Gentileschi. I quadri sono esposti secondo il gusto del XVII secolo, cornice contro cornice, con i quadri più piccoli in alto, sopra quelli più grandi.
 
 
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