Road to Armageddon

Quando vado in giro per fumetterie, eventi, fiere del comics o mercatini del fumetto usato, oltre a cercare di chiudere i vari buchi nelle mie collezioni, spero anche di imbattermi in opere indipendenti autoprodotte, senza nulla togliere alle grandi case editrici e ad artisti già famosi, ma perché ritengo che, molto spesso, tra vari albi realizzati da autori indipendenti e misconosciuti, ci si può imbattere in opere di gran pregio, come in altre occasioni mi è già capitato di trovare, ad esempio nell’edizione invernale di Torino Comics del 15 e 16 dicembre denominata Torino Xmas Comics, speravo di trovare una perla rara, infatti, anche questa volta il mio istinto aveva ragione.

Così, mentre vagavo per i vari stand nella mia solita ricerca, mi sono poi diretto nella zona dedicata agli autori e case editrici indipendenti, sperando di trovare qualcosa di interessante, infatti mentre visionavo, libri, fumetti, artbook, artwork e graphic novel varie, il mio “senso di appassionato” è entrato in funzione e lo sguardo si posò sulla copertina di un fumetto dal titolo intrigante “Road to Armageddon”.

Se devo essere sincero, quello che mi aveva attratto in Road to Armageddon, non era soltanto il nome dell’opera o la copertina, realizzata in altissima qualità, ma il disegno, infatti, il mech che vi era disegnato sopra, mi ricordava qualcosa che avevo già visto: i bellissimi robot di una serie di cui vi avevo già visto anni prima “2700”.

Il design è simile a quell’antica opera, in quanto a realizzare la parte grafica di questo fumetto abbiamo Ugo Verdi, il “papà grafico” di “2700”, per questo mi aveva colpito e il disegno mi era immediatamente piaciuto. Mentre il suo collega e decennale amico Paolo Buscaglino Strambio soprannominato “Pabus” ha realizzato la sceneggiatura della trama. Così, finalmente, dopo non poche difficoltà, hanno potuto dare alla luce il loro antico progetto “Road to Armageddon”.

Ambientazione

La storia si svolge in un mondo, che potrebbe essere un futuro remoto della Terra, come anche un mondo completamente differente e situato su un altro sistema stellare, o ancora un universo alternativo, però questa collocazione è ininfluente per la trama, la cosa che più colpisce è il fatto che non si tratta della classica ambientazione tecnologicamente avanzata sul piano hi-tech, oppure il filone largamente sfruttato del cyberpunk o dello steampunk, ma qui viene utilizzato un genere sfruttato molto poco, il TecnoBarocco, ovvero l’utilizzo di tecnologia avanzata sfruttando non il vapore o l’energia atomica, bensì l’utilizzo di meccanismi e ingranaggi e il largo uso di materiali alchemici, il tutto condito con un design che ricorda il periodo francese all’epoca di Maria Antonietta. Troviamo infatti robot enormi, qui chiamati “Titani” e pilotati da una ristretta cerchia di “eletti”, carrozze mosse da cavalli meccanici, tutti decorati come i lussuosi palazzi di Versailles, mentre per quanto riguarda le persone , sembrano uscite dalle illustrazioni francesi del Settecento. La trama  è degna degli spettacolari disegni, infatti partendo da un punto iniziale la storia si ramifica prendendo varie direzioni seguendo vari intrecci e varie trame.

Trama

La storia inizia con la morte di un personaggio chiave per mantenere l’equilibrio nella fragile pace tra le due grandi fazioni che rappresentano questo mondo, il Patriarcato e l’Impero; per cercare di mantenere lo status quo ed evitare una guerra che potrebbe coinvolgere non solo queste due fazioni ma anche i vari stati loro alleati e neutrali, si cerca una soluzione e qui entrano in gioco in Duca Filiel e, suo malgrado, sua sorella Lilia Alma, entrambi coreggenti del Ducato di Eridania, nazione che con il suo appoggio potrebbe mantenere le parti in equilibrio, sperando che la guerra totale non arrivi mai. Andando avanti con la storia, il tutto si arricchisce con inganni, sotterfugi, tradimenti e alleanze degni delle migliori storie di corte alla “Lady Oscar”.

Gli autori hanno previsto che la storia completa si svilupperà per un totale di 6 volumi. Questa scelta di fare una miniserie è, non solo per poter poi sviluppare altri progetti, ma anche come scelta pratica, infatti per riuscire a mantenere l’alta qualità della pubblicazione, la copertina rigida è di ottima fattura, l’alta qualità del disegno ricco di dettagli, retini, chiari scuri e tonalità di grigio con il mantenimento di una trama lineare ricco di colpi di scena, come infatti avviene alla fine del primo volume, senza mai cadere sul banale come può succede su opere di lunga uscita, hanno optato per questa soluzione. Per vedere l’uscita dei prossimi numeri dovremmo aspettare alcuni mesi, però, se ci pensate bene, se mettete in forno una torta che per cuocere bene ci vogliono due ore, la togliereste dal forno dopo mezz’ora? Non credo, anche perché sarebbe immangiabile, quindi per avere un prodotto di qualità a volte è un bene aspettare.

 

Biografie

Paolo Buscaglino Strambio 

Torinese, classe 1966, totalmente autodidatta, si forma nel mondo delle fanzine degli anni 90’, collaborando con l’ATIF/Multidea di Riccardo Migliorie con la “Torino Comics” di Vittorio Pavesio, Terzo al concorso internazionale dell’Accademia Pictor del 2000, dal 2014 collabora con la Cagliostro E-Press, per cui scrive episodi di opere collettive e progetta “Giganti d’Acciaio”.

“Estremamente pignolo, cura ogni dettaglio della sceneggiatura, dalla griglia alla regia, alle pose ed espressioni dei personaggi, amando mescolare generi diversi e nascondere citazioni, anzitutto di musica classica”

Ugo Verdi

Torinese, classe 1971, diplomato al Liceo Artistico “Vittorio Veneto” ma per il resto anch’egli autodidatta, raggiunge la fama a metà degli anni 90’ grazie alla serei “2700 A.D.”, di cui è creatore grafico. Tra il 1996 e il 2003 realizza cinque speciali di “Legs Weaver” per la bonelli, per poi uscire di scena fino ad oggi

“Suoi marchi di fabbrica sono la presenza di robot giganti in contesti ucronici, la pulizia del tratto, la cura maniacale dei dettagli e la figura ricorrente del Leone, presente anche nella firma. Abituato a realizzare le ombre con tratteggio a china, questa è la prima volta che si cimenta nell’uso dei retini.

 

 

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