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Gina Carano vs. Disney: la causa infiamma il web, con Elon Musk nel ruolo di Batman!

Gina Carano, l’ex star di The Mandalorian, ha fatto causa a Disney e Lucasfilm per licenziamento illegittimo, scatenando un acceso dibattito online.

La causa:

Carano sostiene di essere stata cacciata dalla serie a causa di alcuni tweet controversi, bollati da Disney come “ripugnanti e inaccettabili”. L’attrice, che interpretava Cara Dune, nega di aver offeso la comunità transgender e ritiene che il suo licenziamento sia ingiusto.

Sostegno da Elon Musk:

Carano ha trovato un inaspettato alleato in Elon Musk, il magnate di Tesla e SpaceX. Musk ha offerto di pagare le spese legali dell’attrice, paragonandola a Batman che difende i cittadini ingiustamente perseguitati.

Le accuse di Carano:

L’attrice sostiene che Disney abbia applicato un doppio standard, punendola per i suoi tweet mentre altri attori del cast avrebbero pubblicato contenuti offensivi senza subire conseguenze.

Un caso che fa discutere:

La causa di Carano ha acceso un dibattito sulla libertà di parola e sul potere delle grandi aziende di Hollywood. Il caso è ancora in corso e non è chiaro chi avrà la meglio.

Cosa c’è da aspettarsi:

  • L’esito della causa potrebbe avere implicazioni importanti per la libertà di parola nel mondo dello spettacolo.
  • La vicenda potrebbe portare a un maggiore controllo sui social media da parte delle major di Hollywood.
  • Il caso di Carano potrebbe ispirare altri a sfidare le grandi aziende quando si sentono ingiustamente trattati.

Disney: Censura e Tracotanza Postmoderna

Nel mondo del cinema e dell’intrattenimento, pochi nomi risuonano con la stessa forza di Disney, un colosso globale che ha costruito la sua fortuna sulla magia, il sogno e l’immaginazione. Con un valore che supera i 200 miliardi di dollari, la casa di Topolino ha intrapreso un percorso che ha suscitato non poche polemiche, soprattutto negli ultimi anni, abbracciando l’agenda del “politicamente corretto”. Ma cosa significa esattamente questo per Disney, i suoi film e i suoi amati cartoni animati?

L’evoluzione della Disney nel corso dei decenni è stata notevole, passando da una fabbrica di sogni a una piattaforma globale che, oggi più che mai, cerca di rispondere alle esigenze della società moderna. A partire dagli anni 2000, infatti, la Disney ha dato sempre più spazio a minoranze etniche, di genere e sessuali, cercando di rispecchiare la diversità che caratterizza il mondo contemporaneo. Non si tratta solo di una questione di rappresentazione, ma anche di sensibilità nei confronti di temi delicati come la discriminazione, il sessismo e la violenza.

La Censura della Storia: Un Esempio da “Steamboat Willie”

Prendiamo ad esempio il celebre cortometraggio Steamboat Willie del 1928, un classico senza tempo che ha dato il via alla carriera di Mickey Mouse. Questo film potrebbe essere oggi oggetto di censura, per via delle sue scene che potrebbero risultare offensive per alcune sensibilità contemporanee. In Steamboat Willie, Topolino viene bullizzato dal suo collega Pietro Gambadilegno in una scena che, secondo alcuni critici moderni, potrebbe essere vista come una forma di “violenza gratuita”. È questo l’inizio di un processo che ha portato la Disney a rivedere, modificare o addirittura eliminare contenuti che un tempo erano considerati parte integrante della sua identità.

Ma è davvero necessario intervenire in questo modo? La storia, quella vera, è fatta anche di disuguaglianze, discriminazioni e violenze. Tuttavia, con il passare dei decenni, la società ha fatto enormi passi avanti sul fronte dei diritti civili, della parità di genere e della lotta contro il razzismo. È giusto, quindi, che anche il grande intrattenimento evolva, adattandosi alle sensibilità contemporanee, ma non si rischia di perdere qualcosa di fondamentale, come la capacità di raccontare storie vere e autentiche, che talvolta sono anche crude?

La “Cancel Culture” e i Cambiamenti della Disney

Un altro aspetto che ha caratterizzato il cambiamento della Disney in questi ultimi anni è l’adesione alla cosiddetta “cancel culture”, un movimento che mira a rifiutare pubblicamente e a “cancellare” le figure o i contenuti che sono considerati offensivi o non conformi agli standard morali e politici odierni. Un esempio di questa tendenza è il caso di un’università che ha deciso di cambiare il nome di una delle sue torri perché il filosofo David Hume, il cui nome la torre portava, aveva espresso opinioni razziste in passato. La Disney, come molte altre grandi aziende americane, ha intrapreso una strada simile, cercando di fare i conti con il passato e di “ripulirlo” dalle ombre della discriminazione.

Non è difficile immaginare che questo approccio non sia stato ben accolto da tutti. Molti, infatti, si sono interrogati sulla necessità di modificare il passato per adattarlo agli standard attuali. La storia, anche quella del cinema, non dovrebbe essere un campo di battaglia per una revisione politica, ma un luogo in cui si riflette sul progresso umano, che è sempre stato irregolare e contraddittorio.

Elon Musk e la Difesa della Libertà Creativa

In questo contesto, non sono mancati gli interventi di figure fuori dal coro, come Elon Musk. Il patron di Tesla e SpaceX ha pubblicamente espresso il suo disappunto nei confronti della Disney, decidendo di coprire le spese legali di chi, all’interno dell’azienda, fosse stato discriminato o licenziato per non aver rispettato le rigide politiche aziendali sul “politicamente corretto”. Un caso che ha attirato l’attenzione è stato quello di Gina Carano, l’attrice che è stata licenziata dalla serie The Mandalorian per alcune sue dichiarazioni sui social network. Musk ha sottolineato come la Disney, a suo avviso, stia sacrificando la libertà di espressione e la creatività per conformarsi a un pensiero unico che rischia di soffocare la diversità di opinioni.

Il Dilemma degli Standard di Inclusione

Un altro aspetto controverso riguarda gli standard di inclusione imposti dalla Disney stessa. Un documento interno all’azienda stabilisce che almeno il 50% dei personaggi nei suoi film e cartoni animati debba appartenere a “gruppi sottorappresentati”, tra cui minoranze etniche, persone LGBTQ+ e altre categorie. Questa regola ha sollevato preoccupazioni in molti settori, tra cui quello artistico, dove si teme che l’obiettivo di rappresentazione possa prevalere sulla qualità narrativa e creativa. In un mondo in cui l’inclusività è giustamente un valore, non si rischia di creare una forzatura che mina la libertà artistica degli autori?

La Lezione di Steamboat Willie e la Libertà Creativa della Disney

Alla fine, una lezione potrebbe arrivare proprio da Steamboat Willie, che, nonostante le sue problematiche per i valori di oggi, racconta una storia di coraggio, resilienza e di un Topolino che, pur subendo violenza, riesce a cavarsela con astuzia. In un certo senso, la Disney dovrebbe ricordare questa lezione e non censurare la sua stessa storia. In un’era in cui il politically correct sembra prevalere su ogni altra cosa, la compagnia rischia di soffocare la propria identità e di mettere in pericolo la libertà creativa, che è sempre stata una delle sue caratteristiche distintive. In conclusione, la strada intrapresa dalla Disney ci invita a riflettere su dove stiamo andando. Se è vero che l’inclusività è un valore fondamentale, è altrettanto importante non perdere di vista ciò che rende un’azienda come Disney un’icona culturale globale: la capacità di raccontare storie che, a volte, sono difficili, ma che alla fine ci insegnano più di quanto immaginiamo.

La seconda stagione di “The Mandalorian”

La seonda stagione vede il Mandaloriano e il Bambino continuare il loro viaggio, affrontando nemici e radunando alleati mentre si fanno strada attraverso una galassia pericolosa nell’era tumultuosa dopo il crollo dell’Impero Galattico. La seconda stagione della serie televisiva The Mandalorian, composta da otto episodi, è stata pubblicata sul servizio di streaming on demand Disney+ dal 30 ottobre al 18 dicembre 2020.

The Mandalorian è interpretata da Pedro Pascal, insieme alle guest star Gina Carano, Carl Weathers e Giancarlo Esposito. I registi della nuova stagione sono Jon Favreau, Dave Filoni, Bryce Dallas Howard, Rick Famuyiwa, Carl Weathers, Peyton Reed e Robert Rodriguez. Lo showrunner Jon Favreau è il produttore esecutivo insieme a Dave Filoni, Kathleen Kennedy e Colin Wilson, con Karen Gilchrist e Carrie Beck nel ruolo di co-produttrici esecutive. Gli sceneggiatori di questa stagione sono Jon Favreau, Dave Filoni e Rick Famuyiwa.

 

La recensione della prima stagione di The Mandalorian: un’epopea spaziale che reinventa Star Wars

Nel dicembre del 2019, Disney+ lanciava con grande attesa The Mandalorian, una serie live-action che, fin dai primi episodi, ha saputo farsi strada come un pilastro fondamentale nell’universo di Star Wars. Ideata da Jon Favreau e con la partecipazione di Dave Filoni, già pilastri dell’animazione e del live-action di Star Wars, la serie ha sorpreso fan e critica non solo per la qualità visiva, ma anche per il modo in cui riesce a raccontare storie intime e affascinanti senza mai essere schiava dei grandi conflitti galattici a cui la saga ci aveva abituato.

La trama si ambienta dopo gli eventi de Il ritorno dello Jedi, più precisamente circa cinque anni dopo la caduta dell’Impero. Al centro della narrazione c’è Din Djarin, meglio conosciuto come Mando, un cacciatore di taglie appartenente alla leggendaria e misteriosa tribù dei Mandaloriani. La missione iniziale che gli viene affidata sembra semplice: catturare un misterioso bambino di 50 anni, appartenente alla stessa specie di Yoda, ma l’incontro con questo enigmatico essere cambierà radicalmente il suo destino. Questo viaggio non è solo fisico, ma interiore, poiché Mando dovrà affrontare nuove sfide morali e questioni legate alla sua cultura, alla lealtà e al concetto di famiglia.

La forza di The Mandalorian risiede nella sua capacità di mescolare con maestria diversi generi. Non si limita a essere una space opera, ma attinge a piene mani dai western e dai film di samurai, creando un ibrido perfetto che rievoca le atmosfere epiche della tradizione di Star Wars pur andando oltre. Ogni episodio sembra un omaggio a quei generi, pur mantenendo un forte legame con la mitologia della saga. In particolare, il quarto episodio, che richiama fortemente l’estetica dei film di samurai, con una narrazione visiva che ci trasporta nel Giappone feudale, è un esempio magistrale di come la serie giochi con le sue influenze culturali per costruire un racconto senza tempo.

A livello stilistico, The Mandalorian è una meraviglia visiva. La CGI è impeccabile, creando paesaggi e creature che sembrano saltare fuori da un film da blockbuster, ma con l’intimità di un’opera televisiva. Le ambientazioni desolate dei pianeti che Mando visita sono tanto affascinanti quanto pericolose, con il loro senso di vuoto che si sposa perfettamente con il tema della solitudine che permea la serie. È un universo che si sente vivo, ma anche desolato, dove i protagonisti devono fare i conti con la loro umanità e il loro posto in un mondo che è stato scosso dal crollo dell’Impero.

Uno degli aspetti più affascinanti di The Mandalorian è la costruzione dei personaggi. Pedro Pascal, nel ruolo di Din Djarin, riesce a trasmettere con incredibile efficacia le emozioni di un personaggio che parla poco, ma che ha tanto da dire. La maschera del Mandaloriano è sia un simbolo del suo codice d’onore che una barriera che nasconde il suo lato più umano. Il suo rapporto con il Bambino, che diventerà il cuore pulsante della serie, è quello di un padre che si scopre tale, tra paura e protezione. La dolcezza e la forza del loro legame è ciò che rende The Mandalorian un racconto epico, ma anche profondamente umano.

Tra i tanti colpi di scena che la serie ci regala, il finale della prima stagione è senza dubbio uno dei momenti più esplosivi. Giancarlo Esposito nel ruolo di Moff Gideon è una figura che, con la sua presenza minacciosa e il carisma, fa presagire l’inizio di una lunga battaglia per il futuro della galassia. Il ritorno della Darksaber, una delle armi più iconiche della storia di Star Wars, aggiunge un ulteriore livello di mistero e di tensione alla trama, creando una connessione diretta con la storia passata dei Mandaloriani e aprendo scenari intriganti per il futuro.

Nonostante la sua profondità, The Mandalorian non dimentica di intrattenere, grazie a momenti di leggerezza e umorismo. Gli scambi tra gli Scout Trooper, ad esempio, che cercano di catturare il Bambino, sono divertenti e leggeri, ma non rovinano mai il tono serio della serie. Questi momenti di comicità sono dosati con cura, permettendo ai fan di respirare senza mai rompere la magia della storia principale.

L’aspetto che più ha colpito in The Mandalorian è la sua capacità di attrarre sia i fan più sfegatati di Star Wars, che i neofiti del franchise. La serie riesce a restare fedele al materiale originale, ma senza essere un semplice esercizio di nostalgia. La narrazione si sviluppa in modo lento ma sicuro, dove ogni episodio si inserisce in una tessitura più ampia che non ha paura di evolversi e sorprendere. La caratterizzazione dei personaggi, la qualità della regia, e l’approfondimento del codice mandaloriano sono solo alcuni degli elementi che rendono questa serie unica.

In conclusione, The Mandalorian è una serie che reinventa Star Wars e, al contempo, lo omaggia. Con la sua capacità di mescolare intimità e epicità, tra il codificato e l’inaspettato, The Mandalorian ha segnato un nuovo standard per le serie televisive, portando la galassia lontana lontana in una nuova era. Con una scrittura raffinata, un cast stellare e una regia impeccabile, questa prima stagione è solo l’inizio di una storia che promette di diventare leggendaria. Chiunque sia un fan di Star Wars, ma anche chi si è avvicinato per la prima volta a questa galassia lontana lontana, troverà in The Mandalorian un’esperienza da non perdere.

Deadpool: un cinecomic politicamente scorretto che ha lasciato il segno

Deadpool, il nuovo film della 20th Century Fox, si basa sulle avventure di uno dei più iconici anti-eroi della Marvel e vanta un cast di grande talento, tra cui Ryan Reynolds, Morena Baccarin, T.J. Miller, Gina Carano, Ed Skrein e Brianna Hildebrand.

Il protagonista, Wade Wilson (interpretato da Ryan Reynolds), è un ex agente delle Forze Speciali che si guadagna da vivere come mercenario, risolvendo torti per pochi soldi. La sua vita prende una svolta drammatica quando scopre di essere malato di cancro e decide di accettare una cura sperimentale offerta dal misterioso dottore Ajax (interpretato da Ed Skrein). L’effetto collaterale? Wade si ritrova sfigurato ma dotato di poteri mutanti, e decide di vendicarsi di Ajax assumendo l’identità di Deadpool.

Ci sono diversi aspetti chiave che rendono questo film unico nel suo genere. Innanzitutto, Deadpool è già entrato nella storia come il film vietato ai minori più visto in America nel primo weekend. La sua scorrettezza è lampante: il protagonista utilizza volgarità gratuite, compie stragi ridendo di esse, fa scherzi di cattivo gusto alla sua coinquilina nera, vecchia e cieca e si concede atti sessuali alquanto creativi. Questa scorrettezza sembra una sorta di ribellione contro la convenzionale formula cinematografica dei cinecomic.

Inoltre, Deadpool rompe la quarta parete: si rivolge direttamente al pubblico, introduce flashback e commenta il film stesso e la sua produzione. Questa dimensione metalinguistica, amplificata dalla scorrettezza del personaggio, crea un legame unico con gli spettatori. Quando uno dei personaggi propone a Deadpool di parlare col professor Xavier, l’antieroe risponde con ironia: “Ma Stewart o McAvoy? Non ci si capisce più con tutte queste linee temporali!”. La complicità del protagonista con il pubblico è disarmante e rende il film un’esperienza unica nel suo genere.

Va inoltre sottolineato il notevole lavoro di Ryan Reynolds nell’interpretazione di Deadpool. Nonostante il suo fisico da modello e il volto levigato, l’attore riesce a trasformarsi in un antieroe credibile. Il suo carisma e l’umorismo tagliente sono fondamentali per il successo del personaggio.

In sintesi, Deadpool è un cinecomic audace, divertente e ribelle. Non si prende troppo sul serio e ha conquistato il cuore dei fan, aprendo nuove strade nel genere dei supereroi.