Conosciamo Diana Cammarano, autrice di “CaTTarot”

Un’altra espositrice che ho incontrato a “L’Arte nel Gioco – Il Gioco nell’Arte” che si è tenuta a TinG 2021 è Diana Cammarano, autrice di “CaTTarot”, un bellissimo mazzo di 78 carte i cui personaggi sono gatti caratterizzati come alcuni personaggi famosi della letteratura, della storia, della TV e del cinema. I personaggi di riferimento sono vari: la Principessa Sissi (Sissicat), Cristoforo Colombo (Christopher Catlumbus), Amadeus (Acateus Mozart), Gengis Khan (Gengis Cat), il Capitano Nemo (Catptain Nemo), Luke Skywalker (Luke Catwalker). È un mazzo di tarocchi affascinante, divertente e splendidamente illustrato. I gatti sono rappresentati con caratteristiche vagamente umane, tagli di capelli inusuali, costumi e ambientazioni sontuosi. Ogni carta è una piccola opera d’arte.

Illustratrice da sempre amante di dettagli e sfumature, nelle illustrazioni, così come nella vita di tutti i giorni, Diana nasce a Treviglio negli anni ’80; si appassiona sin da bambina alle raccolte di favole classiche, dai racconti di Esopo gremiti di animali antropomorfi, alle fiabe anglosassoni dalle tinte più fosche. Crea con tecniche miste, apprezzando la versatilità del digitale ma mantenendo l’anima del tradizionale. Solitamente predilige soggetti naturalistici, ambientazioni fantastiche, situazioni oniriche e personaggi grotteschi, anche se non rinuncia a cimentarsi in temi nuovi e stimolanti, approcciandosi al mondo con mentalità aperta e cercando di non porre limiti a creatività e immaginazione. Rimane affascinata dalle illustrazioni elaborate e descrittive, capaci di guidare lo sguardo e dalle immagini che non sono di solo supporto e contorno al racconto, ma che possono già da sole narrare una seconda storia oltre il testo.

CatTarot - Silent Flip-through

Formazione:

Inizia la sua formazione artistica presso il “Liceo Artistico Statale Bruno Munari” (CR) – Italia, dove si diploma nel 2004 in ambito “figurativo”, continua frequentando i laboratori della scuola civica “Arte e Messaggio” (MI) ed attraverso la guida dell’artista Tino Chitò viene introdotta al mondo dell’illustrazione, che diventerà il suo percorso professionale e la porterà a frequentare la “Scuola del Fumetto ” di Milano conseguendo il diploma di “illustratore” dopo tre anni di studi.

Percorso e pubblicazioni:

Lavora per due anni come grafico per un’industria dolciaria italiana, dove rivisita l’intero stile dei prodotti e dei cataloghi di vendita. Successivamente si dedica esclusivamente all’illustrazione freelance, lavorando sia per clienti privati che come copertinista per la rivista “CISL Scuola e Formazione”. Realizza artwork per il mercato ludico, disegnando per District Games e Space Orange 42 e lavora al gioco di carte “Warage”, “Deadlands” RPG e “Richard I”, un gioco da tavolo di Andrea Chiarvesio.Collabora con il designer Nick Misaniad alcuni progetti, come l’illustrazione della copertina di “Chopstick”, una rivista sulla cultura giapponese in America, distribuita negli Stati Uniti, e un’illustrazione editoriale per il libro “You Must Remember It” di Robert J. Wagner pubblicato da Penguin. Dal 2016 collabora con la casa editrice “Lo Scarabeo ” che distribuisce in tutto il mondo: disegna un mazzo di tarocchi completo di 78 illustrazioni “CaTTarot” sceneggiato da Carole Anne-Eschenazi e 36 tavole in sequenza per “Steampunk Lenormand” ideato da Barbara Moore, in uscita nel 2021.

CATTarot

Ho avuto la possibilità di soddisfare alcune curiosità, ponendo qualche domanda a Diana

Questa è la tua Bio, però vorrei sapere qualcosa in più dei tuoi inizi, quando hai capito che non ti bastava più leggere una favola, che volevi essere tu a raffigurarla? E come hai capito che l’illustrazione sarebbe diventati la tua strada?

Fin da piccola, leggendo una fiaba, sentivo una forte attrazione per le immagini di contorno; non mi annoiavo mai a riguardarle, anche una volta che il testo aveva dato tutto. Notavo particolari sfuggiti in precedenza, e mi reimmergevo nella storia, immaginando sequenze non narrate per iscritto, e il racconto così viveva più e più volte. Con lo stesso principio ho cominciato prima a copiare le illustrazioni lato-testo, e poi piano piano a capire che potevo farne una nuova versione, ma dal mio punto di vista.

Mi è sempre piaciuto disegnare, ma l’idea di proseguire verso un percorso da “artista” puro, che vende quadri e la propria arte, non mi stimolava, mi sarebbe mancata quella parte narrativa che mi coinvolge più come artigiano che come artista. Alle superiori il mio professore di disegno mi illuminò sull’illustrazione editoriale, chiedendosi perché non pensassi di intraprendere quella strada; a quel punto cominciai a chiedermelo seriamente anche io.

Le tue raffigurazioni sono sempre molto accurate e meticolose, quanto è importante la fase di ricerca e studio del soggetto da cui prendi riferimento?

Direi essenziale, ma ci ho messo anni a capirlo. Quando si è all’inizio è facile attraversare una fase critica nella quale non si accetta di osservare davvero quello che ci sta intorno. Si pensa di sapere come è fatto un cane, perché viviamo con lui da anni, o come calzano degli occhiali, perché li indossiamo da sempre, e si rischia così di rimanere bloccati in una specie di impasse, non riuscendo a proseguire verso un livello professionale.

Ogni volta che si disegna, bisogna trovare l’umiltà e la pazienza di osservare dei riferimenti, senza dare nulla per scontato, e di studiare chi quel percorso lo ha fatto prima di noi comprendendo come ha superato alcuni ostacoli.

Se c’è una buona base e un metodo di ricerca, il resto verrà filtrato dallo stile e reinterpretato in modo personale; ma il solo stile, senza una direzione, raramente potrà maturare.

Esistono varie tecniche di realizzazione di un’immagine, quali sono le tue preferite ed in base a cosa decidi di usarle?

Spesso dipende dalla richiesta del cliente, e in base alle direttive capisco se preferirebbe qualcosa sviluppato in un modo o nell’altro. A volte invece è questione di tempo e spesa: nell’ultimo periodo ho optato per opere in digitale anziché tradizionale (con acquerello e pastello, tecniche a cui sono affezionata), per consegne ravvicinate o un budget non adatto a sostenere le spese della realizzazione su supporto fisico, che oltre al materiale prevede anche scansioni e stampe in tipografia.

Durante l’ultimo lockdown ad esempio, ho fatto esperienza come colorista di fumetti e ho dovuto adeguare la pittura digitale, indispensabile per le motivazioni di cui sopra, alla tecnica ad acquerello delle tavole precedentemente realizzate da un’altra artista. In sostanza, l’importante è raggiungere l’obiettivo, anche se talvolta bisogna accettare qualche compromesso.

Come è nato “CaTTarot”?

La casa editrice “Lo Scarabeo”, dopo aver visionato alcune mie illustrazioni pubblicate nel settore dei giochi da tavolo, mi ha proposto di realizzare una carta come prova per un nuovo mazzo a tema “gatti antropomorfi”.

Approvata la prima carta (Catrilyn Monroe / XVIII – The Moon) sono stata messa in contatto con l’ideatrice del mazzo, la scrittrice francese Carole-Anne Eschenazi, la quale è riuscita a tramettermi in modo chiaro e minuzioso il mondo che si era immaginata.

Coordinate da una direzione artistica abbiamo superato le piccole barriere linguistiche, e io ho potuto colmare la mia mancanza di conoscenza del simbolismo e della struttura dei tarocchi; con questi presupposti il progetto è partito subito a pieno ritmo, per concludersi 78 illustrazioni dopo.

Ti descrivi così: “Illustratrice Freelance amante dei particolari. Sono di mentalità molto aperta, non amo le etichette e tutto quello che pone limiti a libertà e immaginazione”. Come riesci a conciliare il tuo modo di essere con le eventuali richieste che arrivano dagli editori o da chi ti commissiona un lavoro?

Penso di essere di larghe vedute, l’illustrazione è un settore ad ampio spettro, quindi cerco di non precludermi nessuna possibilità, ma non andrei mai contro i miei principi, ad esempio veicolando con il mio lavoro messaggi che non condivido. Tutto sta nel trovare un equilibrio tra la parte artistica e quella artigianale, conciliare quindi il proprio modo di essere e vedere le cose, con le richieste del committente, senza per questo snaturarsi.

Quali sono i tuoi progetti in lavorazione e/o futuri?

Ultimamente mi sto sforzando di diventare un po’ più social, cercando di condividere il mio lavoro su più piattaforme (instagram/facebook/redbubble), non ho mai trovato facile mostrare i miei disegni, quasi fosse una parte privata della mia vita, ma mi è sembrato naturale farlo in concomitanza con l’uscita del nuovo mazzo di carte “Steampunk Lenormand”.

Nell’ultimo periodo sto elaborando consegne più brevi da freelance, che mi permettono di cambiare forma e stile più frequentemente, così da continuare a studiare e sperimentare nuovi assetti di immagine; parallelamente a queste, ho in cantiere progetti personali e l’obiettivo di direzionarmi verso l’editoria per ragazzi, da sempre mia grande passione.

Ringrazio Diana per essersi messa a disposizione ed aver soddisfatto molte curiosità, se volete seguire i suoi lavori ecco i link

Conosciamo Laura Spianelli autrice del fumetto “Stirpe di pesce”

Ho incontrato Laura alla mostra “L’Arte nel Gioco – Il Gioco nell’Arte” che si è tenuta a TinG 2021; è una persona molto gentile e disponibile, pertanto ne ho approfittato subito per rivolgerle qualche domanda in modo da togliermi e magari togliervi qualche curiosità su di lei ed i suoi lavori.

Laura parlaci un po’ di te.

Sono nata a Roma il 3 Marzo 1978. Dopo aver conseguito il diploma di Perito Agrario presso l’Istituto C.Gallini di Voghera (PV), nel 1998 mi iscrivo alla Scuola del Fumetto di Milano e frequento il corso triennale di Fumetto Realistico sotto la guida di insegnanti validi come Alessandro Baggi, Mauro Muroni, Giovanni Civardi e Diego Cajelli. Terminata la scuola, muovo i primi passi nel campo nell’editoria lavorando per piccole realtà come Stregatto Editore, Sciacallo Elettronico e Filippo Editore che mi hanno permesso di imparare a lavorare comprendendo la differenza tra disegnare e pubblicare. Negli anni a seguire, svolgo commissioni sia come fumettista che come illustratrice per Case Editrici di importanza nazionale tra cui spiccano Gruner und Jahr/Mondadori (Focus Storia, Focus, Focus Brain Trainer, Focus Junior e Top Girl), Rizzoli (Saghe Mentali di Caparezza e il mensile Max), Aurea Editoriale (Skorpio e Lanciostory), Banca Anton-Veneta, Star Comics (miniserie “NOX”), Pavesio Production, Midian Comics e NPE Editore. Per la statunitense Heavy Metal ho realizzato alcune storie brevi a fumetti. Come disegnatrice di carnet di viaggio ho realizzato, insieme ad altri 4 disegnatori e disegnatrici, la guida illustrata di Venezia per l’editrice toscana Kleiner Flug. Attualmente ho portato a termine la mia prima storia a fumetti auto-prodotta dal titolo Stirpe di Pesce di cui ho realizzato sia la storia che i disegni, occupandomi anche del colore, del lettering, dell’impaginazione, messa in stampa e distribuzione.  Nella lavorazione, mi sono avvalsa dell’aiuto di Simone Delladio in veste di editor, mentre nella parte di correttori di bozze sono intervenuti Leonardo Moro Moretti e Pietro Gandolfi. A Dicembre 2020 con Stirpe di Pesce concludo con successo il mio primo crowdfunding attraverso la piattaforma Kickstarter e nello stesso anno, la serie a fumetti vince il premio BergamOscar nella sezione “Miglior Proposta Fumettistica Italiana”. Due soddisfazioni uniche arrivate insieme a fine 2020. Lavoro nel campo dell’editoria scolastica sia come fumettista che come illustratrice. Svolgo inoltre commissioni per agenzie, aziende e privati.

Questa è la tua Bio, però vorrei sapere qualcosa in più dei tuoi inizi, di quando e come hai capito che il disegno e soprattutto il fumetto sarebbero diventati la tua strada, considerato che il tuo percorso scolastico iniziale non ti ha ti ha visto frequentare un istituto d’arte o simile…

Un po’ come è successo a tanti, io disegnavo e imbrattavo fogli fin da piccola, ma poi è stato a 14 anni con Dylan Dog che ho capito che mi sarebbe piaciuto fare fumetto da grande! A 17 anni feci un corso di Fumetto nella città dove abito e grazie a questo venni a conoscenza di un corso triennale a Milano, una vera e propria scuola di Fumetto e così, ancora prima di terminare l’Istituto Tecnico Agrario, ecco che ero già iscritta alla Scuola del Fumetto di Milano! Da quel primo inizio, poi è stato tutto frutto della testardaggine, degli sbagli e della fortuna di potermi permettere un lavoro sopra le righe. Ma soprattutto, la grande fortuna di avere una famiglia che mi ha sempre supportato 🙂

Come ti avvicini a chi frequenta i tuoi corsi e che consigli daresti a chi vuole intraprendere la tua carriera.

In realtà io non tengo corsi di Fumetto, ho sempre fatto dei brevi laboratori per bambini e ragazzi, però c’è un concetto a cui tengo molto e che trasmetto sempre, ovvero: l’importanza di coltivare la fantasia e la creatività. Scrivere fumetti non significa solo saper disegnare. Certo, può voler dire anche quello, ma significa soprattutto saper creare e avere qualcosa da raccontare, e questo lo ha fatto capire molto bene Sio! Nei laboratori che ho avuto l’occasione di tenere mi è piaciuto far capire cosa vuol dire disegnare una pagina a Fumetti, di cosa si compone (vignette, i diversi tipi di baloon, le didascalie, ecc.ecc.) e infine, mi diverto a inventare insieme a ognuno dei presenti imbeccandoli prima con uno spunto e poi divertendoci a studiare la figura del protagonista, inventare i comprimari, i cattivi, e via dicendo. Alle volte basta davvero poco per aprire le dighe della fantasia dei presenti e ascoltare così tutte le loro storie!

Che tecniche usi per la realizzazione dei tuoi lavori

Ho iniziato a lavorare usando tecniche tradizionali come matita color ciano per le bozze, matite di diverse gradazioni per definire i disegni e infine la china. Per chinare, mi avvalgo da sempre del tavolo luminoso, uno strumento utile che mi permette di ripassare i miei disegni a matita su un secondo foglio usando – appunto – pennelli a china, penne a sfera e penne pigma di varia grandezza. La mia passione è focalizzata, fin dall’inizio della carriera, sullo studio della tecnica a china. Mi piacciono molto le pagine a fumetti in bianco e nero: trovo che abbiano un’eleganza, una leggibilità e una nobiltà che il colore tende a smorzare.

E qui la domanda vien da sé: perché Stirpe di Pesce è a colori?

Ho scelto di colorare la mia prima auto-produzione perché i mezzi a disposizione per farla conoscere durante la lavorazione sono stati fin da subito i canali social. In rete, infatti, i fumetti non a colori attraggono meno l’attenzione per cui ho dovuto mediare realizzando a colori la storia principale e poi in bianco e nero le storie brevi e collaterali.

Come ti approcci al colore?

Sostanzialmente in due modi perché coloro sia con tecniche tradizionali che digitali. Quando coloro con tecnica tradizionale, mi piace per prima cosa scegliere la carta adatta alla lavorazione, su questa realizzo il disegno a china (stando attenta a usare una china resistente all’acqua) dopodiché uso l’acquerello per dare la base di colore. Le rifiniture mi diverto a farle con le matite colorate, glitter o acrilici. Stirpe di Pesce, invece, è stato colorato tutto con tecnica digitale usando l’applicazione ClipStudio Paint. Il ventaglio di colori che ho scelto va dall’azzurro, al blu, dal viola al lilla fino al verde, perché l’ambientazione è per lo più acquatica. Da un paio di anni, realizzo la maggior parte del mio lavoro con tecnica digitale usando una Cintiq 13HD e l’applicazione ClipStudio Paint.

Parlaci del processo di lavorazione di Stirpe di Pesce

Stirpe di Pesce nasce circa nel 2014, in un momento in cui stavo immaginando di realizzare delle storie a fumetti brevi e autoconclusive le cui protagoniste fossero delle Streghe. La prima storia breve è stata Il Braccio nella Tomba, storia immaginata da Simone Delladio, sceneggiata da entrambi e disegnata da me. Volevo che queste Streghe fossero delle donne emarginate, cacciate dalla società in quanto diverse e che nella loro segregazione avessero iniziato a covare rancore, rabbia. Conclusa quindi la prima storia Il Braccio nella Tomba, iniziai a pensare che la seconda poteva essere una versione distorta e malata della Strega Ursula del film Disney, un personaggio già di suo stupendo, sensuale e complesso. È iniziata così la storia di Stirpe di Pesce, un fumetto che mi dà tutt’ora la possibilità di trattare temi per me importanti come il rapporto genitoriale, l’amicizia, la violenza, ma soprattutto l’inquinamento, le malattie legate a questo e la sporcizia nei mari.

Qual è, invece, il tuo approccio alle storie?

Per prima cosa scrivo le idee su un quaderno, mi basta avere degli spunti, anche solo delle scene da cui, in un secondo momento, scelgo qual è la più adatta da realizzare. Sempre sul quaderno scrivo la dinamica della storia, il suo svolgimento a grandi linee e soprattutto il finale. È una fase in cui tendo a cambiare e ricambiare parecchio: cambio lo svolgimento, modifico il finale fin quando tutto non mi soddisfa. Con la sinossi della storia completa, inizio a sceneggiare attraverso delle bozze il cui scopo è quello di capire come verranno le sequenze e se i dialoghi funzionano. Anche questa fase porta con sé tantissimi cambiamenti, cancellature e riscritture. È importante che sia così, non può mai andare bene la prima stesura! Terminata anche la sceneggiatura, ecco che arriva la fase delle matite definitive, poi delle chine e infine del colore. Quando ho in mano la pagina a fumetti completa inizio a mettere le nuvolette (balloons) e il testo, ovvero la lettero, come diciamo in gergo lavorativo. Tutte le pagine letterate verranno impaginate, corrette per l’ultima volta al fine di evitare refusi e, creato il pdf del volume, il fumetto potrà finalmente essere mandato in stampa!

Stirpe di Pesce è una serie auto-prodotta, quanto (sempre che lo sia stato…) è stato difficile affrontare tutto il processo “produttivo” dalla decisione di provarci all’avere in mano la prima copia del tuo fumetto.

Come in tutte le cose, il primo ostacolo da affrontare è proprio la nostra testa! Io mi ponevo dei limiti perché pensavo di non essere all’altezza di una storia scritta da me, che può anche essere vero… ma l’importante resta provarci e mettersi in gioco! Mi hanno aiutata molto i canali social e in special modo Facebook, mi spiego: non avendo un editore alle spalle a cui rendere conto dei progressi, avevo preso come scadenza settimanale proprio i post della pagina Fb di Stirpe di Pesce. E più lavoravo, più mi rendevo conto che la piccola comunità intorno al fumetto cresceva. È stato grazie al pubblico che sono arrivata a finire tutta la serie, grazie alle persone che volevano leggere il seguito e mi hanno dato tante piccole spinte per non dormire sugli allori e lavorare al finale! Per realizzare il fumetto di Stirpe ho inoltre dovuto imparare a colorare e gestire una tavola, ho imparato a lavorare in team, ho imparato a letterare e impaginare… ed ho imparato l’importanza di leggere e rileggere i file prima di mandare in stampa per evitare i ferusi ^^ Creare il proprio fumetto insegna tanto, lo posso assicurare!

Hai detto: “La bellezza del mio lavoro è che mi dà la possibilità di spaziare affrontando sempre nuove sfide, l’unico limite è la mia fantasia e a me piace sempre imparare attraverso situazioni nuove”. Qual è la nuova sfida che stai affrontando o che stai per affrontare? Cosa ci riserva la tua fantasia?

Ho molte idee in cantiere e -banalmente- devo capire bene su quale di queste concentrami per prima. Avere delle idee è sempre facile, io sogno a occhi aperti, ma tutto un altro discorso è portarle a termine XD Ad ogni modo, tra le idee che mi girano per la testa, di sicuro, c’è la volontà di non dimenticare Stirpe di Pesce, ma anzi, dare alla serie una seconda vita magari in inglese, così da far conoscere la storia anche fuori dal nostro paese. Sono sicura che il caldo di questa estate, che mal sopporto e che mi farà chiudere in casa, mi porterà buoni consigli! Grazie mille del vostro interessamento e della vostra attenzione, buone letture e… W il Fumetto!!

In attesa delle nuove idee di Laura vi lascio i link per poterla seguire:


Exit mobile version