La Bufala dei robot che parlano tra loro

Perché (per ora) possiamo stare tranquilli: le macchine non hanno preso il sopravvento

Nei giorni scorsi si è diffusa la notizia di due ROBOT che avrebbero iniziato a parlare tra loro in una lingua sconosciuta, prima di essere fermati dagli scienziati spaventati per le conseguenze di questa “evoluzione artificiale”. Terminator sembrava dunque essere alle porte, con i robot che prendono il sopravvento sugli umani.

Ma è andata veramente così? La risposta è NO, si tratta di una BUFALA. E Satyrnet vi spiega perché.

Nel 1950 il matematico Alan Turing, ideatore della famosa macchina di Turing – primo concetto di  computer moderno -, si chiese come determinare la capacità di pensare di un’intelligenza artificiale. Ideò quindi un famoso test, in cui si provava a far comunicare un essere umano con una macchina. Obiettivo, vedere se l’uomo era in grado di capire che dall’altro lato ci fosse un robot.

Ci hanno provato in molti: da Apple (con Siri) a Microsoft (con Cortana), e ci sta provando anche Facebook, cercando di sviluppare dei Bot. Cosa sono i Bot? Utenti macchina realistici, programmati per “imparare”. In questi giorni si è parlato appunto a lungo di un esperimento intentato proprio da Facebook, in cui due  Bot hanno parlato tra loro.

Un esperimento semplice, per vedere come reagissero tra loro. Ma questi hanno improvvisamente iniziato a comportarsi in modo strano, sviluppando un codice “nuovo”. Basato sull’inglese, ma incomprensibile…

I tecnici hanno allora sospeso l’esperimento, perché evidentemente qualcosa non aveva funzionato. La notizia come dicevamo è stata ripresa  in termini apocalittici e catastrofici, in cui si raccontava di due robot in grado di comunicare tra loro senza essere compresi dagli umani.

Ma la realtà è diversa per fortuna, perché in pratica i due Bot hanno semplicemente sviluppato un sistema di codice differente, basato sull’inglese. 

Un codice incomprensibile per gli astanti ma che, a quanto pare, i due interlocutori riuscivano a capire benissimo. Un codice che non è stato programmato, ma si è creato lì per lì, sulla base degli algoritmi pensati proprio perché i due bot potessero arricchire il loro linguaggio, di fatto, imparando.

Pensare ad un Bot capace di imparare è affascinante. Lo possiamo vedere come un bambino che prima o poi scoprirà come parlare ed agire da adulto. Ma la cosa che più colpisce è il miglioramento del codice utilizzato.

E’ davvero interessante da un punto di vista comunicativo che siano riusciti a sviluppare un nuovo codice comprensibile. Forse questo ci potrebbe aiutare anche a capire i vari nodi irrisolti sullo studio della comunicazione umana.

Voi che ne pensate?

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