Quando si parla di manga, si parla di mondi in cui la realtà si piega, la fantasia esplode e le emozioni bruciano come fiamme vive sulla carta. Ebbene, preparatevi, perché sta per arrivare in Italia un titolo che promette scintille, graffi e pugni allo stomaco emotivo: si chiama Tatari, e credetemi, non è il solito shonen d’azione che avete già visto mille volte sugli scaffali.
Il 13 maggio, grazie a J-POP Manga, i lettori italiani potranno finalmente mettere le mani sul primo volume di questa serie che in Giappone ha già fatto parlare di sé, conquistando pubblico e critica con la forza di un tornado che sa mescolare leggenda, oscurità e sentimento. Firmato da Watari, Tatari nasce sulle pagine del prestigioso Weekly Shōnen Sunday nell’aprile 2023 e, ad oggi, conta già sette volumi pubblicati nella terra del Sol Levante. Non solo: ha strappato anche una nomination ai Next Manga Award 2024, un riconoscimento che non arriva per caso e che sancisce Watari come una delle penne più interessanti della nuova generazione.
Ma che cos’è che rende Tatari così speciale? La risposta va cercata nel cuore pulsante della sua storia, che ci trasporta a Kyoto, città millenaria dove il passato non muore mai del tutto. Mille anni fa, un bakeneko — spirito felino mutaforma del folklore giapponese — terrorizzava la città. Il suo nome? Tatari. Dopo essere stato imprigionato per secoli da uno sciamano, lo ritroviamo oggi, ai giorni nostri, stanco, affamato e ridotto a randagio tra i vicoli della città moderna. Un dio decaduto, un mostro ormai senza artigli.
Ed è qui che entrano in scena Takeru e Yuki, due fratelli legati da un affetto che resiste alla povertà, alla solitudine e a un destino crudele. Saranno loro a offrire rifugio al bakeneko, senza sapere che quel gesto gentile scatenerà una tempesta. Perché Tatari non è solo un gatto: è una creatura millenaria, orgogliosa e tormentata, che dietro la battuta ironica — “Wagahai wa neko de aru”, omaggio sofisticato al romanzo satirico di Natsume Soseki — nasconde ferite profonde.
Il manga ci mostra come, per un attimo, la vita sembri sorridere a questa famiglia improvvisata. Ma nei manga, e nella vita, la felicità è un lampo. Takeru viene brutalmente assassinato, e per Tatari non resta che una scelta: assumere l’aspetto dell’amico perduto e scendere in campo per vendicarlo. Quel che inizia come un racconto di vendetta personale presto si espande, diventando una guerra che abbraccia clan, spiriti, mafia e segreti antichi.
La scoperta che ribalta tutto è una di quelle degne dei migliori thriller: Takeru non era un ragazzo qualunque, ma il figlio illegittimo di un boss mafioso di Hong Kong. Alla sua morte, l’eredità scatena un inferno di ambizioni, tradimenti e violenza. Tatari, trascinato suo malgrado in questo vortice, capisce che proteggere Yuki — l’ultima persona che gli rimane — significa entrare nella partita. E lo fa nel modo più folle: calandosi nel corpo del defunto Takeru e infiltrandosi nella guerra per la successione, dove uomini e yokai si scontrano in un duello senza regole.
Il manga di Watari brilla per come fonde azione, folklore e introspezione. Il bakeneko, che nella tradizione spesso è una figura ambigua o apertamente maligna, qui si fa antieroe, simbolo di resilienza e cambiamento. Il tratto dell’autore è cupo, potente, capace di evocare un mondo dove ogni sguardo, ogni ombra, ogni graffio sulla pelle racconta dolore e memoria. In Tatari i mostri non sono solo nemici: sono specchi delle debolezze umane, e per questo fanno ancora più paura.
Ciò che colpisce, leggendo, è la capacità della serie di alternare scene di combattimento mozzafiato a momenti di silenziosa vulnerabilità. Le dinamiche familiari, il senso di colpa, la lealtà, il desiderio di redenzione: tutto viene intrecciato con maestria, senza mai risultare forzato. L’azione esplosiva convive con il dramma intimo, e il risultato è un manga che ti prende alla gola ma anche al cuore.
Con l’ingresso di Tatari nella scacchiera criminale di Hong Kong, la storia si arricchisce ulteriormente: sette capi mafiosi si contendono il potere, tra cui una figura femminile tanto affascinante quanto misteriosa, legata al mondo soprannaturale. Watari non ha paura di alzare la posta, spingendo la narrazione su un piano internazionale e soprannaturale che fonde magia e gangster movie, yokai e pistole, onore e sangue.
Alla fine, però, il centro di tutto resta Tatari: questo gatto che diventa uomo per salvare la sua nuova famiglia, che combatte con rabbia e tenerezza, che inciampa, cade, si rialza. La sua trasformazione non è solo fisica, è emotiva, e racconta qualcosa di universale: il bisogno di appartenere, di proteggere, di trovare un senso persino in mezzo alla tragedia.
Tatari è quindi molto più di una serie dark per appassionati di combattimenti e misteri. È un viaggio in un Giappone dove gli spiriti non sono mai scomparsi del tutto, dove le leggende antiche tornano a bussare alla porta e chiedono il conto, dove un gatto con troppe vite finisce per scoprire cosa significa essere umano.
Se amate gli shonen che non hanno paura di sporcarsi le mani con temi duri, di mostrare la magia accanto alla miseria, di farvi innamorare di un protagonista tanto spavaldo quanto fragile, Tatari è il manga che stavate aspettando. Non lasciatevelo scappare: dal 13 maggio lo trovate in libreria, in fumetteria e online grazie a J-POP Manga.
E ora voglio sentire la vostra: cosa ne pensate di questo mix di folklore, mafia e dark fantasy? Avete già avuto modo di leggere qualche scan o vi butterete sull’edizione italiana? Scrivetemi nei commenti, fatemi sapere le vostre impressioni e, se l’articolo vi è piaciuto, condividetelo sui vostri social: spargiamo la voce, perché Tatari merita di essere scoperto da ogni nerd che si rispetti!
