Cthulhu Art from Beyond

Lucca Comics & Games 2023 vedrà rivivere il mito di Cthulhu grazie a CMON, l’editore e designer internazionale di giochi da tavolo, giochi di ruolo e graphic novel. Non solo sarà presente una statua imponente alta 5 metri e pesante oltre 800 kg, ma anche un esclusivo portfolio contenente reinterpretazioni magistrali dell’iconica creatura da parte di 10 artisti di fama internazionale. Queste opere d’arte saranno disponibili presso il padiglione monografico CMON in Piazza San Giusto.

Cthulhu, la figura leggendaria dell’orrore cosmico creata da H.P. Lovecraft, conosciuta per la prima volta nel lontano 1928, è stata ridisegnata in modo esclusivo per CMON in 10 straordinarie litografie raccolte in un portfolio speciale intitolato “ART FROM BEYOND” e verranno messe in vendita durante l’evento lucchese. La tiratura sarà limitata a soli 250 pezzi al prezzo di 99 euro, in formato 30,5 x 36,5.

L’essere antico e malvagio, una divinità extraterrestre addormentata nelle profondità degli oceani, è stato reinterpretato in modo unico da ogni artista. Dai tratti unici di ZeroCalcare, al rinomato lavoro di Adrian Smith nel campo delle concept art, fino alle dettagliate opere fantasy di Paul Bonner e alle serie Marvel firmate da Marco Checchetto. Anche Gipi, Karl Kopinski, Marko Djurdjevic, Daniel Zrom, Paolo Parente e Giuseppe Camuncoli hanno dato il loro contributo disegnando Cthulhu con il loro stile caratteristico. Questi pezzi unici saranno accessibili esclusivamente al pubblico di Lucca Comics & Games, con la possibilità di toccarli e di ricevere speciali cartoline omaggio.

L’immancabile oggetto da collezione sarà disponibile esclusivamente nello stand di CMON, che coprirà un’enorme superficie di oltre 100 metri quadri in Piazza San Giusto. Durante i cinque giorni del festival, sarà possibile incontrare gli artisti coinvolti, i quali si alterneranno per partecipare all’evento. Otto cartoline saranno distribuite nel padiglione in piazza San Giusto, mentre quella di Giuseppe Camuncoli sarà disponibile nell’area Foodmetti. La cartolina di Gipi sarà distribuita esclusivamente durante un evento speciale, per il quale verranno forniti ulteriori dettagli a breve.

CMON invita tutti gli appassionati a visitare il suo padiglione monografico e a immergersi nell’atmosfera di Cthulhu. A fare da protagonista sarà una maestosa scultura alta 5 metri ispirata al gioco Cthulhu: Death May Die, co-creato da Eric Lang e dal famoso game designer statunitense Rob Daviau, ospite d’onore del festival. L’enorme statua, che pesa oltre 800 kg, rappresenta alla perfezione Cthulhu, “la cosa che non dovrebbe essere”, un’entità gigantesca con sembianze umane, piovra e dragone. La scultura sarà svelata al pubblico nella mattinata di mercoledì 1° novembre, un evento imperdibile. Durante il festival, sarà possibile godere di anteprime ed esclusive firmate da autori di spicco e saranno i primi in Italia a poterlo fare.

Costume Player: espressione e libertà

Il fenomeno Cosplay “moderno”  ha avuto origine in Giappone agli inizi degli anni 80 e, in seguito, si è diffuso in maniera esponenziale soprattutto tra i giovani di tutto il mondo. Innanzitutto bisogna dire che il Cosplay è una pratica che consiste nell’indossare e nell’interpretare un costume che rappresenti un personaggio scelto tra quelli individuabili nei manga e negli anime giapponesi, ma anche nei videogiochi, nelle band musicali(in particolare nella musica J-pop e J-rock),nei giochi di ruolo, film e telefilm.

 

Il termine “Cosplay” è una contrazione delle parole inglesi costum (costume) e play (interpretare/recitare) che descrivono accuratamente l’hobby (come lo ha definito la campionessa  in carica Nadia Baiardi) di divertirsi e trasgredire vestendosi come il proprio personaggio preferito. La principale differenza tra il Cosplay e il vestirsi in costume praticato negli Stati Uniti e in Europa sta nel fatto che in Giappone è una vera e propria cultura giovanile che produce un enorme business economico, mentre l’altro è un puro fenomeno estetico interpretativo. Credo che fondamentalmente il Cosplay sia un fenomeno di partecipazione sociale che nasce tra i giovani ed in cui convergono varie tendenze come i tribalismo, lo street style e il fandom: infatti i Cosplayers sono dei veri e propri fans che si appropriano di alcuni tratti peculiari dei propri idoli per ridisegnare sè stessi con lo scopo di ottenere una certa riconoscibilità sociale in una specie di morphing estetico e psicologico.

Inoltre penso che questa pratica sia un modo per i ragazzi di condividere interessi, esperienze, opinioni e di concorrere a far parte di una grande comunità attraverso cui lo scambio sociale rafforza l’identità del singolo mediante una collettività ben definita: i fan club del Cosplay sono delle vere e proprie interfacce tra le grande organizzazioni produttive, un fan può diventare un opinion maker  e attraverso le molteplici reti relazionali può diffondere modi e stili di vita che influenzano il target giovanile. Intervistando alcuni cosplayers è emersa soprattutto la passione che questi investono nel ritrovare oggetti, accessori, vestiti da indossare per assomigliare ai propri eroi: credo che tutto ciò scaturisca dal desiderio di evadere dalla propria realtà quotidiana; in quanto attraverso questo travestimento i ragazzi possono esprimere( liberandosi di remore e timidezze) pienamente  alcuni lati della propria personalità che spesso coincidono con alcune caratteristiche del proprio personaggio preferito.

Infatti i ragazzi tengono a ribadire che non andrebbero mai in giro vestiti in quel modo fra la gente,poichè diventerebbe una partica paradossale che perderebbe il senso di evasione e la ricerca del sogno. C’è da dire però che esistono delle differenze tra i Cosplayers:per esempio le gothic lolita vestono tutti i giorni una moda dark e prendono seriamente in considerazione questo tipo di raffigurazione della realtà che si tramuta in un vero e proprio stile di vita;da questo fenomeno si creano così, non solo nuove tendenze di stile ma anche di linguaggio e pratiche socio-culturali. Infine posso dire che mi è rimasto solo un dubbio a cui non ho trovato risposta: è giusto che i manga, i cartoni e l’intero mondo dell’industria culturale influenzino il mondo dei ragazzi attraverso evocazioni irrealistiche che tendono a spostare l’attenzione su una dimensione “altra” in cui i problemi e i disagi vengono mascherati, oppure dovrebbero prendere spunti di riflessione realistici sul disagio giovanile e sulle percezioni emotive dei ragazzi per aprire una finestra su ciò che accade loro intorno?

Mi chiedo questo perché ho trovato molto interessante ed educativo una testimonianza di Marko Djurdjevic (character designer della Marvel) durante una manifestazione. L’artista rappresenta per noi giovani un esempio reale di una persona che ha realizzato i propri sogni con sacrificio e determinazione credendo nelle proprie capacità ed idee, conducendo una vita normale e semplice non certo come i supereroi o gli idoli manga dei fumetti. Un esempio concreto e reale di  uno stile di vita da prendere in considerazione “da imitare e interpretare seguendo la filosofia del cosplay”.

 

Marko Djurdjevic, tra arte e fandom

 Quest’anno ho seguito per la prima volta il Festival del Fumetto Romics, e ho scoperto un mondo che non mi aspettavo di trovare. Che forse non mi susciterà mai emozioni da fan, ma che da occhio critico esterno mi interessa invece molto. Per me i fumetti erano sostanzialmente un ricordo dell’infanzia (i vari album e film della Walt Disney) o qualche momento strappato al tram-tram quotidiano (Diabolik mimetizzato e nascosto sotto i testi scolastici…), ma soprattutto le indimenticabili ore passate a guardare cartoni animati giapponesi come Holly e Benji, Ken il Guerriero, i Cavalieri dello Zodiaco e via dicendo.

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