Il gioco da tavolo “Giostre Cavalleresche d’Italia”

Il gioco da tavolo Giostre Cavalleresche d’Italia, edito dalla White Line Edizioni di Faenza, è stato creato da Aldo Ghetti, esperto di ‘war games’, e da Willer Giacomoni, plurivincitore di molte Giostre d’Italia. Questo gioco permette agli appassionati di strategia e da tavolo di immergersi nel mondo delle moderne rievocazioni storiche, in particolare nelle Giostre.

Il gioco è stato progettato per coinvolgere e divertire un ampio pubblico con regole semplici e accessibili. I partecipanti possono interpretare diverse figure come Cavaliere, Terziere, Sestiere, Borgo o Rione, a seconda della tipologia di Giostra che scelgono di giocare. Possono riprodurre la giostra del Niballo – Palio di Faenza, la Corsa all’anello di Narni, la Giostra Cavalleresca di Sulmona o cimentarsi nella Giostra ‘al Buratto o Saraceno’.

Ogni giocatore ha un mazzo di ‘carte movimento’ con cui può muovere il proprio cavaliere lungo il campo di gara, che è rappresentato su una plancia a esagoni, per cercare di colpire il bersaglio prima degli avversari. Questo gioco innovativo unisce il mondo della Rievocazione Storica a quello dei giochi da tavolo, offrendo un’esperienza unica e coinvolgente per tutti i partecipanti.

Saint Seiya: Traduzioni creative

Leggendo l’elenco dei personaggi si può notare una forte discrepanza tra i nomi italiani e quelli originali. Questo è dovuto alle contorte vicende legate alla diffusione della serie dal Giappone al resto del mondo. Originariamente, in Italia i diritti della serie televisiva furono comprati dal gruppo Fininvest (l’odierna Mediaset), che fece doppiare l’anime modificando tutto ciò che non sarebbe stato orecchiabile al pubblico italiano (nomi di persone, luoghi ecc.), ma senza censura. Nonostante ne avesse acquistati i diritti, Fininvest non trasmise sulle sue reti l’anime, ma cedette i diritti a Odeon Tv e Italia 7. In Spagna la serie televisiva venne trasmessa su Telecinco e qui si spiega l’adattamento identico Caballeros del zodiaco. Recentemente Saint Seiya è stato trasmesso da Cartoon Network negli USA con il titolo di Knights of the Zodiac, traduzione inglese de I cavalieri dello zodiaco. Si può affermare ormai che “I Cavalieri dello zodiaco” è il nome con cui l’anime Saint Seiya è conosciuto nel mondo occidentale, sulla scia dell’adattamento italiano, approvato con piacere anche dall’autore Kurumada. Nel 2000 Mediaset trasmise l’anime su Italia 1, ma in versione pesantemente censurata.
 
 Quando giunse in Italia anche il manga, la Granata Press decise di utilizzare i nomi dell’adattamento italiano, forse per cavalcare il successo dell’anime ormai divenuto un vero e proprio cult insieme a Ken il guerriero (Hokuto no ken) e a Dragon Ball e creare un prodotto vicino ai lettori.
 
 La parola “cavaliere” non è la traduzione corretta del termine usato da Masami Kurumada nel suo manga, ma è quella più vicina alla tradizione occidentale, nonché quella più entrata nel cuore degli appassionati: l’autore utilizza il termine seitoshi (e non saint) il cui significato è “sacro guerriero” (vedi adattamento Dynamic dei 4 OAV). Il termine in lingua inglese scelto da Kurumada per rappresentare l’ideogramma giapponese usato nel manga è saint, vocabolo scelto per un criterio di sonorità e non di correttezza. Nel primo adattamento italiano dell’anime si scelse invece di optare per il termine “cavaliere”, più indicato di “santo” a rappresentare il sacro guerriero. Anche nell’immaginario collettivo (si pensi al ciclo dei racconti arturiani) i cavalieri medioevali erano guerrieri in armatura che combattevano per la giustizia, uomini votati agli ideali come i sacri guerrieri di Atena.
 
 * Il termine “vestigia” utilizzato moltissimo nell’anime è utilizzato in modo non corretto: “vestigia” infatti non significa “veste o armatura” ma rovina, reperti, resti oppure anche reliquie, ruderi, ritrovamenti, tracce.
 

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