La statua incompleta di Ramses II: una scoperta che risolve un mistero centenario

La recente scoperta della parte superiore della statua del faraone Ramses II, dopo quasi cento anni dal ritrovamento della parte inferiore, rappresenta un importante passo avanti nell’ambito dell’archeologia egiziana. Questo avvenimento conferma come l’archeologia non sia affatto una disciplina desueta, bensì sempre più viva grazie alle tecnologie moderne che permettono di effettuare analisi sempre più approfondite e dettagliate.

La statua di Ramses II, scoperta per la prima volta nel 1930 da Gunther Roeder ma incompleta, è stata recentemente completata grazie alla scoperta di un blocco di 3,8 metri contenente la parte superiore del torso e il volto del sovrano. La statua, che potrebbe raggiungere un’altezza di più di sette metri una volta unita alla parte inferiore, presenta sfumature di colore rosso, marrone, beige e bianco dovute alla composizione del materiale utilizzato.

Gli archeologi, utilizzando tecniche digitali per unire le due parti della statua in maniera virtuale, stanno cercando di individuare l’aspetto finale dell’opera senza comprometterne la qualità. Questo reperto è di particolare importanza anche perché è stato rinvenuto durante le ricerche di un tempio e di un centro religioso ad El Ashmunein, anticamente conosciuta come Khemmu, dimostrando ancora una volta quanto possa essere sorprendente e inaspettata la scoperta di reperti archeologici.

La collaborazione tra archeologi egiziani e statunitensi, guidata da Basem Gehad del Ministero egiziano e da Yvona Trnka-Amrhein dell’Università del Colorado, è un altro esempio di come la ricerca archeologica possa portare alla luce nuove scoperte e stimolare ulteriori studi e ricerche nel campo della storia antica.

Ferie Permettendo alla scoperta della Piramide di Cheope, la Grande Piramide di Giza

La Piramide di Cheope, nota anche come Grande Piramide di Giza, è indubbiamente una delle strutture più antiche e affascinanti dell’antico Egitto. Situata nella necropoli di Giza vicino a Il Cairo, la piramide è stata costruita per il faraone Cheope della IV dinastia intorno al 2560 a.C. I Signori dei Nerd Giulia “Juppina” & Paolo ci portano alla scoperta dell’unica delle sette meraviglie del mondo antico sopravvissuta fino ai giorni nostri, e rimane un mistero circondato da teorie e ipotesi.

Con i suoi impressionanti lati che misurano circa 230 metri ciascuno, la Piramide di Cheope era originariamente alta circa 146 metri, sebbene l’usura atmosferica abbia ridotto questa dimensione nel corso di oltre quattromila anni. La struttura è composta da oltre due milioni di blocchi di pietra, ciascuno pesante circa due tonnellate, e presenta un intricato labirinto di camere interne, tra cui la camera funeraria del faraone Cheope.

Nonostante la magnificenza e la complessità della Piramide di Cheope, il suo interno è stato trovato vuoto durante il primo tentativo di saccheggio nell’820 d.C. Questo fatto, insieme all’assenza di decorazioni o geroglifici sulle pareti interne, ha sollevato interrogativi sul reale scopo e la destinazione della piramide. Alcuni studiosi suggeriscono che la struttura potrebbe non essere stata originariamente pensata come tomba per un faraone, ma potrebbe avere una funzione diversa ancora sconosciuta.

Nonostante l’incertezza e i dubbi che circondano la Piramide di Cheope, il suo complesso piramidale comprendeva non solo la grande piramide stessa, ma anche templi funerari, piramidi secondarie e un peribolo che circondava l’intera area sacra. Questa antica meraviglia continua a catalizzare l’interesse degli studiosi e dei visitatori di tutto il mondo, rimanendo un’affascinante enigma dell’antico Egitto da risolvere con ulteriori studi e ricerche.

ChaosLess di Alex L. Mainardi

L’affascinante terra d’Egitto custodisce un segreto rimasto celato per millenni agli uomini. A scoprirlo, spinta dall’amore per il suo lavoro, sarà Susan, archeologa a capo di una spedizione finanziata da una misteriosa multinazionale, che si mette sulle tracce di un antico sarcofago apparentemente impossibile da aprire. Quello che la ragazza troverà, sarà molto diverso da quanto immaginava, ma allo stesso tempo confermerà una verità che nel profondo sentiva di conoscere da sempre. Insieme a una sconvolgente rivelazione sul passato della storia dell’umanità, tra detriti e codici indecifrabili, Susan ritroverà infatti anche una parte di se stessa e delle sue origini, prendendo coscienza della propria vita e del proprio destino.

Tra maledizioni, sepolcri inviolati e strani amuleti si snoda la narrazione di ChaosLess – Fuori dal tempo, secondo libro che fa parte del Traveler Universe creato da Alex L. Mainardi. Passato, presente e futuro, vite di uomini e divinità eterne si incrociano stavolta all’ombra delle piramidi, dove tutto ha avuto inizio. Animati dalla ricerca della verità o da un tentativo di redenzione, dalla passione o dalla vendetta, umani e dei si troveranno a fare i conti con le trame che il Caso, o forse il Caos, ha preparato in un gioco lungo più di 11000 anni.

 

Dal fantasy alla fantascienza, passando per l’hobby del cosplay fino all’universo di manga e anime: è questo il mondo di Alex L. Mainardi che è natǝ e vive a Parma, dove si dedica attivamente alla scrittura. Appassionatǝ di mitologia e archeologia è un’autrice di narrativa che, dopo avere pubblicato due saghe letterarie e una serie di libri illustrati, dal 2018 è parte di Casa Ailus, collettivo di autori e illustratori che hanno il fine comune di promuovere ciò che creano nei vari ambiti del genere fantastico. Affetta da una rara malattia genetica degenerativa, l’Atassia di Friedreich, è per hobby una cosplayer dal 2003, infatti quando non è al lavoro lǝ si può trovare in cosplay… carrozzina compresa! E’ così che porta personalmente avanti la mission di inclusione delle persone con disabilità all’interno dell’universo Nerd, riassunto nel neologismo e hashtag che ha creato: #cosplability

Per informazioni:  afreedomwriter.com

Gli Egizi ed il vino

Ricercatori dell’università della Pennsylvania hanno pubblicato un articolo secondo il quale gli antichi Egizi, già a partire dal 3150 a.C. avevano individuato nel vino rosso, arricchito con altre erbe aromatiche, un’ottima bevanda per curare diverse tipologie di malattie. In alcuni scavi, infatti, sono stati rinvenuti alcuni contenitori con tracce di erbe immerse nel vino.
 
Insomma, già diversi anni fa, gli Egizi avevano capito quello che gli scienziati solo oggi hanno appurato: il vino contiene particolari sostanze antiossidanti, in primis il  resveratrolo, capaci di avere effetti benefici, soprattutto a livello cardiovascolare, ma anche per quanto riguarda la coagulazione sanguigna, prevenzione di alcune forme tumorali e via discorrendo.
 
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