Storia di Carrara

L’insediamento umano nella zona di Carrara e nelle ripide valli a ridosso delle Apuane risale a tempi remoti ed è legato a due fattori importanti: la strategia del luogo, posto nei pressi dell’importante via Aurelia e poi sulla Postale Lucca-Genova, e ovviamente la presenza del marmo, estratto sin dal secolo II a. C. dagli stessi Romani dopo la fondazione della colonia di Luni. Il circondario venne abitato da imprenditori e funzionari del fisco imperiale addetti alla riscossione delle gabelle sui marmi (ville a Vezzola e Torano) e il porto di Luni divenne famoso, in quanto da lì il marmo proveniente dalle cave veniva imbarcato per Roma e verso le altre provincie dell’Impero.

Carrara Medievale

La prima menzione di Carrara in un documento storico risale al 963, quando Ottone I fece atto di donazione ai Vescovi di Luni di alcuni casolari e fondi rurali. Alla caduta dell’Impero Romano sia Carrara che le sue cave subirono un periodo di abbandono, cadendo nell’oblio per tutto il periodo in cui Bizantini, Longobardi e Franchi si disputarono le regioni italiane. Solo dopo l’anno Mille Carrara si riprese, sotto il dominio pisano, e i suoi marmi tornarono ad essere estratti per essere portati in ogni porto del Mediterraneo dalla Repubblica Marinara di Pisa. Nel 1235 venne stipulato un patto tra la popolazione e il vescovo, primo passo verso la conquista comunale che si realizzò poi, quando il Vescovo di Luni Guglielmo venne catturato dai Pisani mentre si stava recando al concistoro lateranense indetto da Gregorio IX.

Carrara nel secolo XIV

Per oltre due secoli Carrara venne minacciata dai suoi potenti vicini, passando di dominazione in dominazione per tutto il XIV secolo. Dapprima il suo distretto venne amministrato dai Pisani (1313), poi fu conquistato dai Lucchesi (1322) per passare in seguito ai Genovesi (1329), ai Rossi di Parma (1330), agli Scaligeri di Verona e per finire, nel 1343, ai Visconti di Milano che nel 1385, con Gian Galeazzo, accettarono il voto di sudditanza, restituendo alla città quelle libertà, perdute nel precedente periodo di dominazione e conquistate nel 1235 con lo statuto comunale.

Carrara nel secolo XV

Carrara ritornò in mano ai Lucchesi durante il XV secolo, occupata con l’appoggio fiorentino dai Malaspina di Fosdinovo (1428-1440). Il gioco dell’alternanza di dominazione riprese tra Fiorentini, Lucchesi e Milanesi, finendo col risolversi nel 1441 a favore di questi ultimi. Con la morte di Filippo Visconti nel 1477, il destino di Carrara si giocò tra Tommaso Campofregoso, signore di Sarzana, e Giacomo Malaspina di Fosdinovo. Grazie all’arbitrato di Giano Fregoso di Genova, il Comune passò appunto ai Fregoso. Nel 1473 tra Giacomo Malaspina e Antonio Fregoso si concluse una permuta di beni per cui, in cambio delle terre di San Nazzaro in Burgundi (presso Pavia) e di 5000 scudi, Carrara e il suo territorio passarono ai Malaspina.

Carrara nei secoli XVIII – XIX

Carrara diventò un marchesato sotto i Malaspina, per poi passare nel XVI secolo a principato sotto l’illuminata reggenza dei Cybo. La reggenza di Alberico I e di suo zio, il Cardinale Innocenzo Cybo, fu un periodo di grandi fasti e rinnovamenti urbani per la città: le mura furono allargate, inglobando i borghi di Grazzano e di Cafaggio, si aprirono nuove piazze e nel 1575 un nuovo statuto confermò le norme statutarie più importanti ereditate dai tempi precedenti. Ai Cybo si deve anche il palazzo residenziale, finito dal nipote Carlo I. La storia di Carrara, a partire dal 1473, finì con l’identificarsi con le vicende della vicina Massa per tutto il XVII secolo. Il Barocco inaugurò il grande periodo della scultura carrarese con nomi quali Pietro Tacca (1577-1640), i fratelli Finelli, Andrea Bolgi (1605-1656), Francesco Baratta (1590-1656), Domenico Guidi (1625-1701), Francesco Baratta (1670-1747).

Chi era Tomaso di Campofregoso?

Tomaso di Campofregoso è stato uno dei personaggi più importanti della storia della Repubblica di Genova. Nato nel 1370 nella città ligure, fu eletto doge della Repubblica per la prima volta nel 1415. Rimase al potere fino al 1421, quando fu costretto a dimettersi a causa delle tensioni interne alla città.

Tomaso di Campofregoso non si arrese e continuò a lottare per il potere a Genova. Nel 1437, dopo una serie di ribellioni e conflitti, fu nuovamente eletto doge e rimase al comando della città fino al 1442. In questo periodo, la Repubblica di Genova conobbe una serie di importanti trasformazioni, soprattutto dal punto di vista economico e commerciale.

Tomaso di Campofregoso si adoperò per promuovere gli scambi commerciali con l’Oriente e con le grandi potenze europee dell’epoca, come la Francia e la Spagna. Inoltre, sostenne l’espansione della flotta genovese e la costruzione di nuovi porti e infrastrutture, al fine di migliorare le condizioni di trasporto e di mercatura della città.

Nonostante la sua lunga permanenza al potere, Tomaso di Campofregoso dovette affrontare numerose difficoltà durante il suo mandato. Tra queste, vi furono i conflitti interni tra le famiglie nobili di Genova, che spesso si contrapponevano al doge e alle sue politiche. Inoltre, la Repubblica dovette fare i conti con la concorrenza di altre città e potenze commerciali, come Venezia e Firenze.

Tomaso di Campofregoso morì a Savona nel febbraio del 1453. La sua figura resta ancora oggi un punto di riferimento per la storia di Genova e della sua Repubblica. Grazie alle sue politiche e alle sue scelte, la città poté allargare i propri confini economici e commerciali, diventando un importante nodo di scambi e di relazioni anche a livello internazionale.

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