Mozart e la massoneria: il ruolo dell’opera

Mozart aderì alla massoneria nel 1784, nel momento in cui questa corporazione stava vivendo il suo momento di massimo splendore. La massoneria era infatti molto fiorente nel settecento e diffusa praticamente in tutti i paesi europei. Approdò in Austria nel 1742 e fu occasione di incontro tra uomini che si opponevano alle tendenze politiche di quel periodo. Uomini di diversi strati sociali (le donne non erano ammesse) compresa l’elite intellettuale della città.

L’influenza massonica nella vita pubblica e politica del paese era così alta però che l’anno successivo all’adesione di Mozart, l’Imperatore ordinò la chiusura di tutte le logge massoniche tranne tre.

In questo periodo Mozart versava in grave crisi economica (una caratteristica costante della sua breve vita), in quanto l’Imperatore Giuseppe II, suo grande sostenitore, era morto, e il suo successore Leopoldo II licenziò il poeta e librettista Lorenzo da Ponte, principale collegamento tra Mozart e il teatro di corte, e tenne Antonio Salieri al posto di Maestro di Cappella (ricordate il film “Amadeus”‘). Mozart aveva quindi scarsissime probabilità di comporre altre opere per il teatro di corte dopo “Le nozze di Figaro” e “Così fan tutte” composte in collaborazione di Lorenzo da Ponte sotto Giuseppe II, e deve essere arrivata come manna dal cielo la proposta dell’impresario-attore Schikaneder di collaborare per la realizzazione di un’opera che riabilitasse la massoneria e il suo ruolo nella vita del paese. Nacque così il “Flauto magico”.

Che sia un’opera massonica a pieno titolo non ci sono dubbi, perché piena di simbolismi tipici della massoneria. A cominciare dal “numero tre” caro ai massoni: l’ouverture si apre con tre accordi, appaiono tre donne e tre uomini. I simboli continuano con i temi della fratellanza, della tolleranza e del silenzio, e con le prove rituali di Tamino che lo portano dalle tenebre dell’ignoranza alla luce del sapere e dell’amore universale.

La prima esecuzione del Flauto magico ebbe luogo nel Theater auf Wieden a Vienna il 30 settembre 1791, diretta da Mozart stesso, due mesi dopo aver ricevuto la commissione per una Messa da Requiem da un sinistro messaggero (suggestivamente interpretato nel film) per un non identificato mecenate.

Il Flauto magico non è l’unica opera massonica di Mozart. Scrisse infatti almeno altre due composizioni dedicate alla massoneria: “La musica funebre massonica in Do minore K477″ del 1785 e l'”Adagio e fuga in Do minore K546” del 1788.

Una curiosità: la presenza della K e della numerazione è dovuta alla classificazione fatta da Ludwig von Kochel delle opere mozartiane nel suo catalogo pubblicato nel 1862.

Informazioni sull’Autore

Mirco Conforti

imparareasuonare.com

Fonte: Article-Marketing.it

La Grande Opera: La pietra filosofale

La grande opera, come viene chiamato il procedimento di creazione della pietra filosofale è considerato il segreto più importante delle conoscenze alchemiche, ed la realizzazione della vita di un vero alchimista. La grande opera è infatti un procedimento cosi complesso e denso di significati, da essere più importante del suo risultato, ossia la pietra filosofale. Il processo è, prima di tutto, un cammino verso la conoscenza, il sentiero che dona al suo esploratore doni spirituali che eleveranno la sua anima al di sopra dei comuni mortali. Ed è forse proprio questa elevazione spirituale il vero fine della grande opera, poiché il vero alchimista durante il processo non si cura più del suo risultato, quanto degli insegnamenti sulla materia fisica e spirituale dimostrati durante il procedimento. Ora il processo è il segreto meglio custodito della tradizione ermetica degli alchimia, pieno di inganni e trappole, ma è possibile comunque tracciarne un percorso, basandosi sui principali scritti alchemici.

Come La pietra filosofale rappresenta il massimo punto di arrivo della scienza alchemica e il successo nel mondo minerale, vivente e spirituale, così la sua creazione rappresenta l’evolversi della conoscenza umana e l’elevazione spirituale. Se la pietra, quindi il risultato del procedimento ha il potere di trasmutare la materia, da cui  il mitico processo che permette di tramutare piombo in oro,  il procedimento ha il potere di purificare lo spirito dell’alchimista, mentre lo scarto di lavorazione, è conosciuto come panacea universale (cura a tutto), e permette di dare l’eterna giovinezza e sanare tutte le malattie attraverso la panacea universale, cura di tutti i mali,

 

Il celebre alchimista Fulcanelli scrive che “i profani credono che gli alchimisti siano attratti dalla grande opera per la possibilità di creare oro a piacimento” Invece per il vero alchimista questo potere è considerato accessorio ed inutile. Anzi chi si accinge alla grande Opera deve aver sviluppato un atteggiamento distaccato rispetto ai beni terreni. Tutti gli alchimisti sono concordi nel dire che non ci sia nulla di più sublime del procedimento, che forse è in se ancora più  importante della pietra. Esistono almeno  due vie per arrivare alla conclusione: la via umida e la via secca.

La via umida è la più semplice e sicura, ma molto lunga, cosi tanto lunga,che l’alchimista potrebbe morire prima che il procedimento abbia fine,  mentre la via secca dura pochi giorni, ed è considerata pericolosissima, per via della alte temperature che si possono sviluppare. Alcuni storici alchimisti  hanno indicato una terza via, a metà strada tra le due. Scelta la strada da seguire bisogna dotarsi di un recipiente speciale chiamato Uovo filosofale. Detto recipiente a forma di uovo simboleggia l’uovo cosmico fonte di vita.

 

Se avete preferito la via secca abbiamo bisogno di un forno Alchemico detto Athanor, in grado di raggiungere temperature altissime, la cui forma ricorda i forni d’altoforno per l’ acciaio. Gli ingredienti di partenza sono segreti e conosciuti solo dagli adepti;  si sa solo che ” sono tre, ma a ben vedere sono quattro, quindi sono cinque” e che ” il primo di essi è una pietra vile che pietra non è, ma che tutti possiedono in gran quantità.” Uno di questi poi è la rugiada, considerata acqua energizzata.

 

Il processo attraversa almeno tre fasi prima di concludersi, ma è probabile che  si aggiungano fasi non necessarie  ognuno dei quali è rappresentato da un colore. Il primo colore è il nero, che rappresenta la parte morente della Materia. In questa fase si forma il Nigredo, cioè la parte oscura della Materia. Questa sostanza rappresenta la morte e la disgregazione; la corruzione del Nigredo aumenta fino a putrefare la materia e tutto l’interno dell’uovo. E’ interessante sapere che questa fase è considerata pericolosa perché il Nigredo sembra avere il potere di corrompere l’anima e il corpo dell’alchimista. Come un enorme pustola la corruzione gonfia la materia e la rende negativa.

 

La fase che segue è detta bianca: eliminato il Nigredo la materia diventa inerte, ma nasconde l’inizio di una nuova fase germinativa. Qui la materia non cambia e sembra essere morta. E’ il momento della purificazione, il Nigredo ormai è sparito, elevando la materia; come in un procedimento di distillazione, la materia all’intero dell’uovo ha perso la sua parte negativa, ma ha anche perso movimento e vita. E’ considerata una fase molto delicata, poiché la materia può morire davvero, compromettendo  il procedimento, ma se si è fatto tutto a regola d’arte, e l’alchimista con pazienza e scrupolo ha vegliato sulla materia, essa cova sotto la cenere e man mao si energizza.  Se questa delicata fase viene superata ormai l’opera è quasi compiuta. Da questo punto in poi l’uovo deve energizzarsi.

 

La terza fase è la fase rossa, nella quale l’uovo è portato ad alte temperature fino al limite. Qui la materia si carica di energia. Anche questa fase può essere pericolosa per l’alchimista, perché se si fossero sbagliati gli ingredienti, l’uovo potrebbe esplodere, e comunque le altissime temperature possono provocare danni al laboratorio, Nella fase umida questa fase non è necessaria e viene sostituita dalla fase verde, vegetativa. Si tratta di una fase molto lunga durante la quale la materia riacquista nel tempo energia da se stessa, man mano recuperando le forze; questa fase potrebbe durare parecchi anni, per questo molti alchimisti preferiscono la via secca. In ultima analisi, la fase rossa è un accelerazione della fase verde durante la quale l’energia viene fornita in modo copioso dall’esterno. Se nella fase rossa si porta il composto al calor rosso, nella fase verde l’uovo si scalda con il tepore della  fermentazione del letame. ” il corvo nato da sotto il letame diviene fenice”

 

L’ultima fase, cioè la conclusione, è il colore dell’oro. Qui lo splendore della materia epurata dalle imperfezioni si innalza altissima e incontrastata. L’uovo allora si rompe da solo perché inutile ed al suo interno saranno rimasti i frammenti della pietra e un liquido. Il liquido è un elisir di lunga vita e un medicamento miracoloso che viene chiamato Panacea universale. Tutto il procedimento ha chiare valenze simboliche e ricorda molto il cammino mistico dell’ anima.

 

In ogni caso la Grande Opera è stata cercata da ogni alchimista di ogni tempo e sarebbe assurdo pensare di aver detto tutto a riguardo!Ricordate che il primo requisito richiesto a un Alchimista è il segreto ed il secondo l’arte di sviare i curiosi!

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